Qualche punto fermo sulla sodomia
Un promemoria per capire perché non ha senso e non è lecito celebrare
un “giubileo” dedicato a una categoria di persone che vivono stabilmente e
convintamente in stato di peccato mortale.
1) La cosiddetta omosessualità non esiste, in quanto
l’esercizio della sessualità (che è un’espressione esclusiva della persona
umana) presuppone per sua stessa natura due soggetti morfologicamente e
psicologicamente complementari, cioè un uomo e una donna. Negli animali
irragionevoli non c’è sessualità, ma solo rapporti riproduttivi regolati dalla
fisiologia e dall’istinto. Tra esseri umani dello stesso sesso la sessualità è
impossibile; con essa non ha nulla a che fare l’omoerotismo (pratiche di
manipolazione degli organi genitali e di altre parti del corpo avulse dal loro
fine proprio).
2) La sodomia – come, sulla scorta della Sacra Scrittura (cf. Gen
18,16-19, 29), è più corretto chiamare la cosiddetta omosessualità – è
un insieme di atti gravemente disordinati, in quanto non finalizzati all’uso naturale
degli organi della procreazione e profondamente contrari alla dignità della persona
umana. Essi sono estremamente degradanti e comportano sempre materia grave; compiuti
con piena avvertenza e deliberato consenso, costituiscono perciò peccato
mortale e privano l’anima dei battezzati della vita di grazia con tutti i suoi
benefici, esponendola così alla dannazione eterna.
3) Affermare che esiste un’altra identità sessuale (detta omosessuale
in contrapposizione a quella detta eterosessuale) significa negare una
verità di ragione (livello naturale della conoscenza) e una verità rivelata
(livello soprannaturale della conoscenza). La Sacra Scrittura (Gen 1, 27; 3,
24), con la quale concorda la scienza, riconosce solo due sessi, complementari
tra loro; la trasmissione della vita umana richiede necessariamente un gamete
maschile (prodotto dall’uomo) e un gamete femminile (prodotto dalla donna). Chi
nega questo dato, di per sé evidente ma confermato dalla Rivelazione divina, è al
contempo: a) un malato mentale; b) un eretico.
4) In certi casi – come quello qui considerato – uno può essere
simultaneamente eretico e malato di mente, poiché la permanente distorsione
cognitiva (delirio) è frutto di volontario assenso all’errore,
pervicacemente reiterato nonostante tutti i richiami della coscienza, della
grazia e dell’autorità; il soggetto – a meno che non sia stato plagiato – è
perciò pienamente responsabile della sua patologia e merita condanna finché, se
possibile, non si ravveda. Pur non avendo in ciò la potestà di emettere
sentenze che abbiano valore giuridico, abbiamo il diritto e il dovere della
pubblica esecrazione.
5) Nella Chiesa Cattolica il potere è stato preso da una mafia di
eretici e pervertiti; quello che finora sembrava un problema temporaneo si sta
invece rivelando una situazione di più lunga durata. Perciò bisogna proclamare
senza timore che chiunque sostenga l’omoeresia, a qualunque livello, in
questo non va ascoltato e che quanto dice in proposito non richiede affatto il
religioso ossequio dell’intelletto e della volontà, dato che non possiede
l’autorità del Magistero autentico. Il foro interno (coscienza) non può essere
violato da nessuno, fosse pure il Papa.
6) Perché un eretico perda la giurisdizione, tuttavia, è necessaria
una sentenza giudiziaria emessa da un’istanza superiore, non certo da
inferiori. Finché ciò non avviene, pertanto, siamo tenuti a prestare
obbedienza, in ciò che è legittimo, ai legittimi superiori. Questo non è
formalismo farisaico, poiché la comunione gerarchica non è una mera idea o un vago
sentimento né un legame puramente spirituale, bensì, prima di tutto, un vincolo
giuridico la cui sussistenza assicura l’unione organica con il Corpo Mistico e
che esige la sottomissione in ciò che non contraddice la legge divina e il
diritto canonico.
7) Per tali ragioni, qualunque cosa accada, restiamo saldamente
all’interno di quella società visibile che è la Chiesa Cattolica. Scegliersi
autonomamente una guida che rivendichi un’autorità di cui non è dotata
significa sottomettersi a un potere illegittimo che si regge sugli abusi di
coscienza (e, spesso, anche di altro genere); in altre parole, finire in una
setta da cui sarà molto difficile uscire a causa del profondo oscuramento
dell’intelletto, indotto da sistematiche manipolazioni cognitive ed emotive.
8) A quanti praticano l’omoerotismo in modo ostinato e convinto è
dovuta la riprovazione sociale e l’esclusione dai Sacramenti. Chi è invece
afflitto da tendenze omoaffettive, se ha buona volontà, va aiutato a guarire da
quella patologia; esistono a tal fine terapie riparative efficaci e
sperimentate, che occorre conoscere e applicare per il bene di tante persone
che soffrono di quel disordine a causa di traumi infantili o di un precoce
avviamento al vizio seguito all’adescamento da parte di pederasti. I tribunali
civili devono punire questi ultimi con la massima severità e metterli in
condizione di non nuocere più, poiché questa è un’esigenza fondamentale della
giustizia.
9) Alla luce di quanto sopra esposto, i neologismi omofobia
e omotransfobia sono privi di senso: condannare atti e comportamenti
gravemente contrari alla legge divina e alla dignità umana non è una patologia,
bensì una logica applicazione della retta ragione e della verità rivelata. Le
subdole manipolazioni linguistiche e concettuali cui, per legittimare
l’abominio, ricorre il sistema di potere che domina la società civile e la
Chiesa terrena non sono altro che inconsistenti giochi di parole con i quali è
impossibile nascondere la realtà e, tantomeno, modificarla.
10) La carità di Cristo ci spinge a proclamare la verità con
chiarezza e fermezza per il bene di tante anime che rischiano di dannarsi per
tutta l’eternità; illuderle con vuoti artifici dialettici significa condannarle
all’infelicità anche in questa vita. Pertanto, nella speranza di vincere la
sordità di chi si è lasciato irretire dall’errore e dalla menzogna, gridiamo
senza timore queste semplici certezze di fede e di ragione, consapevoli che non
c’è per l’errante altra via per sfuggire al fuoco eterno che la resipiscenza e
la conversione a Gesù Cristo, via, verità e vita.
Sulla base delle ragioni suesposte, chiediamo a papa Leone XIV di annullare le iniziative previste per il 5 e 6 Settembre 2025 nella Basilica di San Pietro e nella Chiesa del Gesù in Roma. Un abominio del genere sarebbe altamente offensivo di Dio e di tutti i cattolici, nonché di chiunque sia sano di mente. Esso contrassegnerebbe altresì negativamente tutto il pontificato e scuoterebbe fortemente la fiducia di moltissimi fedeli.
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