Iam enim securis ad radicem arborum posita est.
(Mt 3, 10)

sabato 12 luglio 2025


Fermiamo

il “giubileo” dei sodomiti

 

 

Appoggiandosi sulla Sacra Scrittura, che presenta le relazioni omosessuali come gravi depravazioni, la Tradizione ha sempre dichiarato che gli atti di omosessualità sono intrinsecamente disordinati. Sono contrari alla legge naturale. Precludono all’atto sessuale il dono della vita. Non sono frutto di una vera complementarità affettiva e sessuale. In nessun caso possono essere approvati (Catechismo della Chiesa Cattolica, 2357).

Con poche, inequivocabili frasi, il Catechismo della Chiesa Cattolica dichiara l’assoluta illiceità di tutti gli atti omoerotici (come è più corretto designarli) a motivo del loro carattere intrinsecamente disordinato, cioè non conforme al fine naturale dei rapporti sessuali, i quali sono peraltro possibili solo tra due soggetti fisicamente e psicologicamente complementari, l’uomo e la donna. Il Catechismo maggiore di san Pio X colloca perentoriamente il peccato impuro contro l’ordine della natura fra i peccati che si dicono gridare vendetta nel cospetto di Dio (§ 966), spiegando che son così chiamati perché «lo dice lo Spirito Santo e perché la loro iniquità è così grave e manifesta che provoca Dio a punirli con più severi castighi» (§ 967).

Alla luce dell’insegnamento costante della Chiesa appare dunque mistificatorio e vano ogni tentativo di legittimare le varie forme di sodomia (come la chiama la Scrittura), già spontaneamente rigettate dal senso comune, prima che una massiccia e invasiva propaganda modificasse, nell’arco di qualche decennio, il normale sentire dei popoli. Malgrado le parole, però, la realtà delle cose continua a imporsi impietosa a chiunque la consideri in modo obiettivo, libero da paraocchi ideologici: l’omoerotismo costituisce oggettivamente una delle più gravi offese al Creatore e delle peggiori forme di degradazione della persona umana, la cui dignità viene calpestata in modalità ripugnanti. Riconoscere ciò non è affatto un’odiosa discriminazione, bensì una semplice costatazione.

Associazioni cattoliche di sodomiti?

Queste semplici considerazioni mostrano all’evidenza quanto sia falso e fuorviante parlare di cattolici omosessuali: è un ossimoro, poiché l’aggettivo è incompatibile col sostantivo al quale è associato. Ogni cristiano è tenuto a combattere i vizi ed evitare i peccati, pena la perdita dello stato di grazia e il rischio della dannazione eterna. Coloro che si adoperano perché la sodomia sia accettata all’interno della Chiesa commettono oltretutto un peccato contro lo Spirito Santo: impugnare la verità conosciuta (Catechismo maggiore, § 964). Tali attività propagandistiche si oppongono apertamente al Magistero, ingannano i fedeli e – ciò che è peggio – convincono le persone affette da tendenze omoaffettive che la loro condizione sia normale, con il gravissimo effetto di indurle ad abominevoli pratiche di manipolazione sessuale.

La vera carità consiste nel diagnosticare il male con precisione e nell’indicare a chi ne è afflitto vie efficaci per guarirne, quale la terapia riparativa di Joseph Nicolosi. Come dimostrato dall’evidenza scientifica, l’attrazione verso persone del medesimo sesso non è né genetica né nativa, ma insorge in seguito a traumi dell’infanzia o a precoci esperienze sessuali indotte da pervertiti. Non esiste una pretesa identità omosessuale distinta da quella eterosessuale: è pura frode linguistica e concettuale. Il massiccio indottrinamento avviato nelle scuole si basa su inconsistenti menzogne; a monte di una semplice analisi, tuttavia, basta il suo carattere aggressivo e grottesco a denunciarne la totale falsità e la completa illegittimità, che aggira spesso il consenso dei genitori.

Quale giubileo per chi propugna il peccato?

Sulla base di quanto fin qui asserito risulta per lo meno inopportuno inserire nei pellegrinaggi giubilari quello dell’associazione La tenda di Gionata, che si propone di accogliere e formare persone che soffrono di disturbi di identità e orientamento sessuale incoraggiandole non solo a permanere nella loro patologia, ma addirittura a coltivarla. Non è un mistero, d’altronde, che tale associazione sia collegata ad altre affini (finanziate da Soros) che non hanno affatto la sua facciata “cristiana”, anzi attaccano la Chiesa in modo virulento e blasfemo, promuovendo manifestazioni che, col pretesto della rivendicazione di inesistenti diritti, rigurgitano di oscenità e bestemmie. La cooperazione formale e diretta con quelle aggregazioni e la partecipazione a cortei sconci e obbrobriosi si aggiungono ai già gravissimi peccati, sopra menzionati, contro la verità e la carità.

Ora, lo scopo di un giubileo è il riconoscimento delle colpe e la loro emendazione, cui si aggiunge, alle condizioni richieste, la remissione totale della pena del Purgatorio, ottenuta con l’indulgenza. È perciò evidente che il pellegrinaggio dell’associazione sopra menzionata non ha senso; al contrario, è un atto sacrilego di sfida al Creatore e di contestazione del Magistero, nonché una grave offesa a tutti i veri cattolici e uomini di retta coscienza. Dato che l’assoluzione di chi non è pentito né deciso a evitare le occasioni prossime è nulla e che l’indulgenza plenaria esige un perfetto distacco dal peccato, anche veniale, mancano del tutto le condizioni necessarie per lucrarla. Evidentemente i promotori di quell’evento non credono né nei Novissimi né nella pratica stessa delle indulgenze, ma strumentalizzano l’Anno Santo per portare avanti la loro strategia di pressione.

Balletti diplomatici per paura?

Ovviamente non si tratta di un appuntamento espressamente dedicato a una particolare categoria di persone, come quelli previsti nel programma ufficiale, bensì del pellegrinaggio di un’associazione che, come tante altre, ha utilizzato l’apposito sito per registrare la propria partecipazione e, una volta ricevuta la conferma automatica dell’iscrizione, ha strombazzato ai quattro venti l’indizione di un presunto giubileo degli omosessuali. Tale meschina manovra, che tradisce innegabile malafede, è stata compiuta con l’appoggio dei gesuiti e della conferenza episcopale. L’imbarazzo provocato alla Santa Sede ha portato a rimuovere la notizia dal sito del Vaticano, ma l’iscrizione non è stata affatto annullata, poiché il potente cardinale della Sant’Egidio ha convinto i responsabili a non farlo per via del clamore mediatico che ciò avrebbe suscitato.

Sono decenni che l’agenda della perversione procede praticamente indisturbata grazie a inesauribili fiumi di denaro e a fortissime pressioni socio-politico-culturali. La Santa Sede si è arresa a quegli oscuri gruppi di potere? oppure ne è complice? Cosa ne pensa papa Leone XIV? Non ha pensato al clamore mediatico che provocheranno gli eventi che avranno luogo nella Basilica di San Pietro e nella Chiesa del Gesù tra il 5 e il 6 Settembre prossimi? Come ne uscirà l’immagine della Chiesa Cattolica e del suo stesso pontificato? L’amore per la Chiesa e per il Papato ci spinge a far udire in alto la nostra voce. Perciò siete tutti esortati a stampare il documento indicato in calce e a spedirlo agli indirizzi sotto indicati. Così le nostre coscienze potranno pacificarsi al pensiero di aver fatto almeno il possibile per evitare quell’abominio.

 

APPELLO AI RESPONSABILI:

https://crociatasangiuseppe.blogspot.com/p/appello-ai-responsabili-dio-creo-luomo.html


Si prega di stampare e spedire a:

 

Sua Santità Papa Leone XIV

00120 Città del Vaticano

 

S.E.R. Mons. Rino Fisichella

Dicastero per l’Evangelizzazione

Via della Conciliazione, 5 – 00193 Roma

 

S.E.R. Mons. Francesco Savino

Curia Diocesana

Piazza Sant’Eusebio da Cassano, 1 – 87011 Cassano allo Ionio (CS)

 

Rev.mo P. Claudio Pera

Rettore della Chiesa del Ss.mo Nome di Gesù

Piazza del Gesù – 00186 Roma



sabato 5 luglio 2025


Educazione, non presunzione

 

 

San Giovanni Battista, chiamato a essere Precursore del Messia, lo fu fin da quando era nel grembo della madre: lo annunciò sussultando di gioia nell’utero di Elisabetta, quando la Vergine Maria la salutò portando in Sé il Figlio di Dio fatto uomo. Egli, quindi, precorse realmente il Signore ancor prima di nascere e nella sua nascita stessa, accompagnata dal prodigio della ritrovata loquela del padre Zaccaria, il quale era rimasto muto dopo aver ricevuto dall’arcangelo Gabriele l’annuncio della nascita del figlio, al quale non aveva creduto.

Questa nascita ci fa già intravedere, in prospettiva, quale sarà la missione del Precursore. L’Angelo lo aveva affermato chiaramente: «Tuo figlio – aveva detto a Zaccaria – sarà ricolmo di Spirito Santo fin dal grembo di sua madre e riporterà al Signore molti figli di Israele. Egli precederà il Signore con lo spirito e la potenza di Elia per riportare i cuori dei padri verso i figli e gli increduli alla saggezza dei giusti, così da preparare al Signore un popolo perfetto» (cf. Lc 1, 15-17). Una missione, questa, di capitale importanza ma, come stiamo per vedere, ancora attuale, anzi estremamente urgente e necessaria nel nostro tempo: il compito di san Giovanni Battista non si è esaurito.

Un compito più che mai stringente

Ciò che doveva fare durante la vita terrena, certamente, lo portò a compimento: preparò il popolo di Israele a ricevere il Messia e indicò il Messia stesso quando disse: «Ecco l’Agnello di Dio, ecco Colui che toglie il peccato del mondo» (Gv 1, 29), cioè elimina ciò che separa l’uomo da Dio e ristabilisce l’alleanza tra Dio e l’uomo. Questo compito, evidentemente, fu realizzato – lo ripetiamo – durante la vita terrena del Battista, ma dal cielo il più grande fra i nati di donna, come lo chiamerà Gesù (cf. Mt 11, 11), continua ad esercitare una funzione provvidenziale nei confronti della Chiesa, Corpo mistico di Cristo, di quella parte della Chiesa che ancora cammina e combatte sulla terra.

Era il compito enunciato da Dio stesso mediante l’Arcangelo: il figlio di Zaccaria avrebbe dovuto riportare molti figli di Israele al Signore loro Dio. Quanti cattolici si sono allontanati da Dio! Quanti cattolici vivono come se Dio non esistesse! Quanti cattolici disonorano ogni giorno il loro Battesimo con i loro peccati, le loro abitudini, il loro stile di vita contrario al Vangelo! Anche oggi san Giovanni Battista deve riportare al Signore tanti Suoi figli che Lo hanno dimenticato e vivono come chi non Lo conosce affatto.

Il Battista dovrà dunque riportare i cuori dei padri verso i figli e gli increduli alla saggezza dei giusti, in modo da preparare al Signore un popolo perfetto. Di solito si traduce un popolo ben disposto, ma il testo latino utilizza un termine inequivocabile: perfectam. La perfezione non consiste nell’essere semplicemente ben disposti: questa è la premessa, ma non basta. Bisogna che la premessa porti dei frutti: occorre che la grazia, trovando gli uomini ben disposti, si realizzi nelle loro vite plasmando la loro condotta. A questo scopo è necessario riportare i cuori dei padri verso i figli.

Da ormai due generazioni è venuta meno la vera educazione cristiana e, con essa, è inevitabilmente venuta meno anche l’educazione umana. Nessuno educa più nessuno: né i genitori i figli, né i sacerdoti i fedeli, né il Magistero il popolo cristiano nella sua interezza. L’educazione umana e cristiana è ormai assente nelle famiglie, nelle parrocchie e anche nei seminari e nei conventi. Occorre perciò riportare i cuori dei padri verso i figli, non con quel sentimentalismo melenso che oggi va tanto di moda e che guasta i ragazzi e le ragazze, bensì con quell’amorevole cura, piena di attenzione e di rigore (nonché di severità, quando è necessario), che aiuta i piccoli a crescere, a diventare persone, non a vivere come animali.

Diagnosi del male

Perché è successo questo? – possiamo domandarci. Come mai è venuta meno l’educazione umana e cristiana? La risposta è che viviamo, ormai da decenni, in un clima culturale tipicamente gnostico: ciò che conta sono le idee; ciò che conta sono i discorsi; ciò che conta sono i dibattiti. Quanto siamo propensi a nutrirci di idee, di parole, di dibattiti! Tutte cose che, tuttavia, rimangono sterili, perché non incidono positivamente né sulla nostra mente, né sul nostro cuore, né sulla nostra vita. Se ci si ferma alle idee, alle parole e ai dibattiti, ci si crede a posto perché si è perso il contatto con la realtà, con la propria realtà: con la propria realtà interiore, anzitutto, e poi con quella esteriore, cioè con i propri comportamenti.

In questa degenerazione, purtroppo, un ruolo decisivo è stato svolto dai movimenti, che non soltanto non hanno educato umanamente e cristianamente i loro membri ma, anzi, li hanno illusi di essere perfetti, di essere al di sopra degli altri, di essere i migliori cattolici, secondo quel vano sentimento di eccellenza che è tipico del giudaismo; eppure, nella realtà, non c’è un vero progresso. Ora, che si tratti di acquisire conoscenze esclusive o di imparare a scrutare la Parola o di esercitare presunti carismi o di praticare una supposta unità e così via… si tratta di idee, ma di idee che non hanno una ricaduta pratica, poiché contemporaneamente, nella vita individuale, si trova il turpiloquio, si trova la maldicenza, si trovano i peccati sessuali, si trovano tante forme di superbia, di invidia, di gelosia, di competizione…

Bisogna allora porsi qualche domanda: qual è il frutto di quella pretesa eccellenza? In che cosa si manifesta l’effetto di ciò che il movimento propone? Dov’è la reale differenza rispetto agli altri? Certo, non si commetteranno magari i peccati peggiori (come l’aborto, le perversioni sessuali e tante altre forme di disprezzo della persona umana) ma, nonostante l’assenza di questi peccati gravissimi, sono comunque presenti mancanze in materia grave che non sono più percepite come tali, proprio perché tutta l’attenzione è assorbita da ciò che il movimento propone come fattore di eccellenza, come elemento che renderebbe i membri cristiani migliori degli altri.

Il problema è molto serio, poiché in una situazione del genere l’occhio interiore della coscienza si oscura e uno non coglie più la contraddizione lampante tra ciò che pensa e professa, da una parte, e ciò che fa, dall’altra. La coscienza, forse, percepisce ancora la contraddizione intellettualmente, sa che certe cose non vanno bene, ma trova poi un motivo per giustificarsi, scende quindi a patti col peccato e si fa una ragione – falsa, evidentemente – per non combattere più e giacere abitualmente nel peccato mortale.

Terapia improcrastinabile

Ora, come fare a riaprire l’occhio interiore della coscienza? Una volta che la coscienza ha cessato di funzionare, ci vuole un miracolo. Perciò bisogna intervenire il prima possibile: occorre (se ci si riesce, con la grazia di Dio) rianimare la coscienza che sta morendo e, a poco a poco, cessa di funzionare. Bisogna quindi esser molto vigilanti, senza illudersi che la soluzione venga da fuori, che basti seguire un determinato percorso e ascoltare tante catechesi, tante omelie, tanti insegnamenti… No: c’è un lavoro che ognuno deve fare su se stesso, in modo da poterlo poi proporre anche ad altri. Nessuno può educare qualcun altro se prima non ha educato se stesso con l’aiuto della grazia.

Ecco allora la grande attualità della missione di san Giovanni Battista: preparare al Signore un popolo perfetto, cioè un popolo che viva effettivamente secondo il Vangelo, un popolo composto di persone che si siano lasciate illuminare ad una ad una. Ognuno di noi ha il compito di ravvedersi, di purificarsi e di correggersi; non possiamo aspettare che lo faccia qualcun altro. Abbiamo certamente l’aiuto della grazia di Dio, ma la grazia – non dimentichiamolo mai – presuppone la natura, cioè il nostro sforzo.

La grazia eleva ciò che facciamo noi; se non facciamo niente, non eleva niente, perché non trova niente da elevare. Che san Giovanni Battista ci aiuti dunque a riaprire l’occhio della coscienza, a ridestarci interiormente e a metterci seriamente a lavorare su noi stessi, così da poter diventare membri di questo popolo perfetto, di un popolo che sia cioè capace di vivere effettivamente secondo l’insegnamento del Signore e di seguirlo effettivamente sulla via della Croce, non con le idee, non a parole, ma nei fatti.


sabato 28 giugno 2025


O nella Trinità o sotto Satana

 

 

Il tragicomico teatrino della politica internazionale ci spinge a innalzare lo sguardo verso le realtà imperiture. Per illuminare l’attualità, vi offriamo pertanto la trascrizione di una recente omelia.

Dalla Lettera di san Paolo Apostolo ai Romani (11, 33-36)

O abisso della ricchezza della sapienza e della scienza di Dio! Quanto sono impenetrabili i suoi giudizi e inesplorabili le sue vie! Chi, infatti, ha conosciuto il pensiero del Signore o chi è stato suo consigliere? Chi lo ha prevenuto con i propri doni, così da restare in credito con lui? Poiché tutto è da lui, per mezzo di lui e in lui. A lui la gloria nei secoli. Amen!

Dal Vangelo secondo Matteo (28, 18-20)

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Ogni potere mi è stato dato, in cielo e sulla terra. Andate, dunque, e fate discepole tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo e insegnando loro ad osservare tutto quanto vi ho comandato. Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni, sino alla fine del mondo».

«Andate, dunque, e fate discepole tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo». Il Signore Gesù, con l’invio dello Spirito Santo, ha completato la rivelazione dell’unico vero Dio, che è uno solo in tre Persone. Questa grande verità è un mistero propriamente detto, ossia una verità a cui la ragione umana, da sola, non può giungere. L’uomo, con la ragione, può conoscere l’esistenza di Dio come Creatore, ma non è in grado di cogliere la realtà della vita intima di Dio, che ci è stata rivelata dal Figlio, cioè dalla Persona che ha assunto la nostra natura umana e si è così mostrato come un uomo, ha parlato a noi da uomo e si è donato a noi mediante la Sua umanità offerta sulla Croce. È Lui che ci ha rivelato questo mistero insondabile a cui allude san Paolo, questa realtà assolutamente impenetrabile: è il Figlio di Dio che ci ha fatto conoscere Dio come Sommo Bene.

Tanti altri uomini credono in un solo Dio, ma non Lo conoscono per quello che è in Sé stesso. In quanto Sommo Bene – dirà l’apostolo Giovanni – Dio è amore (1 Gv 4, 8); perciò, proprio in virtù di ciò che è, Dio si dona incessantemente da tutta l’eternità, comunica il proprio stesso essere – ed è questo che fa sì che Dio sia in tre Persone, pur essendo una sola la sostanza divina, ossia l’essere di Dio, infinito e perfettissimo. La sostanza divina sussiste in tre modi diversi: nel Padre sussiste come principio di questa comunicazione di sé; nel Figlio sussiste in quanto termine, ovvero punto d’arrivo di questo dono del proprio essere ma, proprio perché l’essere di Dio è amore, il Figlio si dona a Sua volta reciprocamente al Padre, ricambiando ciò che ha ricevuto e comunicando tutto Sé stesso. Lo Spirito Santo è l’essere di Dio nell’atto stesso di donarsi dal Padre al Figlio e dal Figlio al Padre.

Questo mistero, che ci è stato appunto rivelato dal Figlio di Dio fatto uomo, supera evidentemente la ragione ma non la contraddice; è perciò una realtà che possiamo scrutare con l’intelletto, fin dove possiamo. Quel che conta, tuttavia, è che questo mistero sia per ognuno di noi una realtà viva: prima di ascendere al cielo, dopo la Risurrezione, il Signore ha comandato agli Apostoli di andare in tutto il mondo e di fare discepole tutte le nazioni battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. Egli ha così formalmente affermato che gli uomini devono essere immersi in questo mistero e, grazie alla Croce di Cristo, al Suo Sacrificio, rinascere a questa nuova vita (a questo nuovo livello, potremmo dire) che è la vita propria della Santissima Trinità.

Noi abbiamo ricevuto la vita come creature, la vita naturale, che è una partecipazione dell’essere; nel Battesimo abbiamo ricevuto la vita soprannaturale, siamo cioè diventati partecipi, in virtù della grazia, di ciò che avviene tra le tre Persone della Santissima Trinità, di quello scambio incessante di vita e di amore che La costituisce. Di conseguenza, dobbiamo certamente cercar di capire il mistero, per quanto è possibile: la fede cerca la comprensione, in quanto dobbiamo dare l’assenso a ciò che crediamo e tale assenso è un atto della volontà che richiede la luce dell’intelletto. Però, al di là della conoscenza che possiamo avere di questo mistero, ciò che conta è che viviamo di questo mistero.

Chi non vive di esso, chi continua a rifiutarlo perché si ostina a rifiutare Gesù Cristo come unico Salvatore del mondo e vero Messia, finisce con lo sterminare i popoli che gli fanno da ostacolo, attacca gli Stati vicini senza ragione, provoca immense sofferenze. Respingere il Messia significa porsi inevitabilmente sotto il diretto potere del nemico di ogni uomo, dell’antico nemico, di Satana. Una volta che una persona o un’istituzione si è posta sotto quel potere compie le opere proprie di colui che la domina, cioè del diavolo.

Che cosa dobbiamo dunque fare? Dobbiamo certamente esecrare quegli atti, che mettono in pericolo la sopravvivenza dell’umanità intera; non dimentichiamo però, nel puntare il dito verso gli altri, di guardare a noi stessi per domandarci se stiamo effettivamente vivendo del mistero straordinario della Trinità, che sicuramente ci supera all’infinito, ma è una realtà che ci è stata comunicata nel Battesimo, nel primo dei Sacramenti, quello che ci ha introdotti nella vita divina. Domandiamoci se ciò che pensiamo, ciò che diciamo, ciò che facciamo è compatibile con questa vita soprannaturale. La Santissima Trinità, col Battesimo, ha stabilito la Sua dimora nelle nostre anime: domandiamoci perciò se i nostri pensieri, le nostre parole e le nostre azioni sono degne di quest’ospite, se sono graditi alle tre Persone che abitano in noi, a Dio uno e trino.

A questo fine, un grande aiuto ci viene dal porci davanti alla Vergine Maria, la creatura che più di qualunque altra e in modo indescrivibile è stata abitata dalla Santissima Trinità. Mettendoci davanti a Lei, ci possiamo chiedere se ciò che pensiamo, ciò che diciamo e ciò che facciamo Le è gradito o meno. In questa maniera è molto più facile capire se i nostri pensieri, le nostre parole e le nostre azioni sono graditi a Dio: tutto ciò che non è gradito alla Madonna è sgradito a Lui. Dato che Maria, pur essendo una creatura eccelsa, è una semplice creatura, è per noi molto più agevole guardare a Lei; così siamo sicuri di avere accesso, tramite il Figlio di Dio fatto uomo, al mistero della Santissima Trinità. Invochiamola allora perché ci aiuti a vivere in modo degno di quello che siamo, di ciò che il Signore ci ha fatti diventare con il Santo Battesimo.


sabato 21 giugno 2025


Esistenza minacciata

 

 

«Nessuno dovrebbe mai minacciare l’esistenza dell’altro», ha dichiarato Leone XIV in occasione dell’udienza di Sabato 14 Giugno. Visto che tali parole han seguito l’espressione di preoccupazione circa la situazione che si è gravemente deteriorata tra l’Iran e lo Stato abusivo che occupa la Terra Santa (in quanto, come tutti sanno, il secondo ha attaccato il primo senza motivo), il senso comune deduce ragionevolmente che chi minaccia l’esistenza altrui sia proprio l’entità politica che da quasi ottant’anni destabilizza il Medio Oriente e che, negli ultimi due, si è distinta per la ferocia con cui sta massacrando i palestinesi della Striscia, dopo aver ridotto a cumuli di macerie i villaggi del Libano meridionale, le cui terre sono state sterilizzate dalle bombe al fosforo.

Data l’ambiguità della frase, tuttavia, le solite scimmiette dell’informazione, totalmente venduta agli zionisti, si sono affrettate a interpretarla in senso contrario, cioè in senso favorevole agli specialisti del genocidio, che nel frattempo han cominciato a mettere sotto assedio anche le città dei Territori occupati. Un certo presentimento ci fa però temere che, questa volta, i pennivendoli abbiano visto giusto: la narrazione del popolo perennemente perseguitato e per ciò stesso autorizzato a commettere senza limiti qualsiasi atrocità, superando ampiamente il regime nazista, pare abbia fatto breccia pure nella Santa Sede, che perfino con Bergoglio aveva cercato di mantenere una posizione autonoma. Niente da fare: quelli hanno il diritto nativo di far quel che vogliono – e han sempre ragione.

Gioco delle parti e retroscena imbarazzanti

Si vocifera però che l’attacco sia stato anticipatamente deciso per evitare che gli iraniani, venuti in possesso dei piani occulti di Isnaele, avessero il tempo di rafforzare le difese dei siti presi di mira dal nemico, che li accusa senza alcun fondamento di aver violato gli accordi sull’energia nucleare. I servizi segreti di Teheran, malgrado la vantata superiorità del Mussad, hanno infatti sfilato al governo zionista i dossier riservati concernenti le imminenti azioni terroristiche pianificate sul loro suolo. La guerra lanciata contro il colosso persiano rischia tuttavia di risolversi in un disastro per lo staterello giudio, un topolino che ha sempre fatto il prepotente grazie al legame con l’elefante d’Oltreoceano che tiene al guinzaglio mediante i banchieri aschenazisti.

Stavolta, però, l’elefante recalcitra: a parte l’eventuale intervento di Russia e Cina a fianco dell’Iran, la voragine del debito pubblico non gli consente di lanciarsi in un altro conflitto, dopo l’insuccesso dello Yemen e l’emorragia causata dal sostegno all’Ucraina. Si possono pure stampare quattrini a valanghe, ma prima o poi l’economia reale reclama i suoi diritti e bisogna mettersi a far seriamente i conti. Il conducente dell’elefante, dopo aver tentato invano di far ragionare lo psicopatico che guida il topolino, non sapendo più che pesci prendere si profonde in contraddittorie quanto patetiche dichiarazioni. Ahiahiahi… arriva sempre il momento in cui i prepotenti esagerano e si mettono in guai grossi; eppure già l’autunno scorso era giunto un chiaro avvertimento – e Mosca non lo aveva impedito, costringendo così lo psicopatico a darsela a gambe.

Nel frattempo i cittadini dello Stato genocida, vittime di una tragica illusione, si stanno dando alla fuga; visto che lo psicopatico ha chiuso i voli della compagnia di bandiera, si accalcano terrorizzati su imbarcazioni da diporto per raggiungere Cipro. Sarebbe stato meglio esser più avveduti nel dare il voto a chi professa apertamente un’ideologia satanica che prevede l’annientamento di Amalek, lo storico nemico di quattromila anni fa ma, a quanto pare, ancora vivo e vegeto. Se, del resto, fin da quando eri piccino, ti hanno inculcato l’odio e il disprezzo più assoluti per chiunque non fosse come te, che sei geneticamente superiore agli ominidi delle altre etnie, i quali tentan da sempre di eliminarti per complesso di inferiorità, ti pare del tutto normale che li si possa e debba sterminare senza pietà.

Risposta della Chiesa: non pervenuta

A questo punto giunge, inevitabile, la domanda: che fine ha fatto la diplomazia della Santa Sede? Il suo ruolo si è forse ridotto a quello di sponda dei criminali zionisti? L’intervento del Papa sembra correggere le esternazioni del presidente dei vescovi, il quale, benché da esponente di una famigerata comunità sorosiana e, quindi, da fautore di una società aperta e pacifista, ha ben a ragione, una volta tanto, criticato l’agire di Isnaele. Il Vaticano non sarà mica passato sotto l’influenza dello iudaismo cassitico, dopo aver subìto quella dello iudaismo talmutico (pronuncia yyiddish)? Possibile che dalla Chiesa Cattolica non giunga se non qualche flebile e isolata voce di condanna dei crimini contro l’umanità che sono perpetrati in Medio Oriente da un minuscolo Stato razzista e suprematista?

In tale frangente, chi mai si occupa dei cristiani di Terra Santa, che adesso stan sotto le bombe per colpa di quello stesso governo che già li discriminava e vessava? Sì, c’è il Patriarca latino che parla con coraggio, ma chi lo ascolta? La Santa Sede, a quanto pare, nutre preoccupazioni molto più vive per i diversamente pervertiti, il cui “giubileo”, momentaneamente soppresso, è stato diligentemente ripristinato e si terrà il prossimo 6 Settembre in uno dei luoghi più significativi del cattolicesimo, la Chiesa del Gesù in Roma, che custodisce la tomba di sant’Ignazio di Loyola. Grazie alla sinergia tra gesuiti apostati e prelati sodomiti, avrà luogo un abominio devastante che supererà quelli avvenuti durante il pontificato precedente; è davvero un nuovo corso.

La Santa Sede, piuttosto che dei cattolici stritolati in Medio Oriente, Nigeria, Pakistan e altre parti del mondo, si preoccupa delle pretese femministe di accesso al sacerdozio, come dimostra la recente ammissione di una squilibrata travestita da vescovo, al termine dell’udienza generale del Mercoledì, al saluto del Papa. La Santa Sede si preoccupa piuttosto di riabilitare due figure di preti ribelli come don Mazzolari e don Milani, definiti profeti di giustizia e di pace (ossia precursori di quell’utopismo sessantottino che immensi danni ha inferto alla società e alla Chiesa), proponendoli come esempi sacerdotali nel discorso rivolto dal Papa americano (che probabilmente non ne aveva mai sentito parlare) al clero romano (come se, nella Città Eterna, non ne avesse di abbastanza validi).

Anche se questi sono oltraggi ben peggiori degli insulti banali e ripetitivi lanciati dal predecessore, tralasciamo il fatto che un sacerdote cattolico si senta offeso nell’intimo nell’udire il Papa offrirgli modelli del genere o nel vederlo salutare cordialmente una pazza abbigliata da vescovo; anche se rischiamo proprio questo, non fissiamoci in modo egocentrico sulla sensazione che ci si spacchi il cuore alla notizia di ciò che subiscono altri cristiani; anche se non è possibile far buon viso a un gioco così ambiguo, evitiamo altresì tutto ciò che possa dar l’impressione di una puerile sindrome oppositiva… Vi concediamo quel che vi pare: ma non vi sembra che sia la nostra stessa esistenza come cattolici ad essere oggi minacciata, non solo dal di fuori, ma anche dal di dentro?


https://www.lantidiplomatico.it/dettnews-fulvio_grimaldiviolati_i_segreti_nucleari_di_israele_inventati_quelli_iraniani_il_non_dettodellattacco_israeliano_alliran/58662_61463/

https://www.aldomariavalli.it/2025/06/18/conflitto-israele-iran-situazione-sul-campo-e-possibili-sviluppi/amp/

https://www.renovatio21.com/mons-strickland-dichiarazione-sul-conflitto-tra-israele-e-iran/


sabato 14 giugno 2025


Parola di vero Pastore

 

 

Come più volte asserito in queste pagine, la cosiddetta sinodalità è un artificio retorico escogitato per scardinare la costituzione divina della Chiesa imponendo decisioni prese da pochi ma presentate come richieste provenienti dal basso. Ci è di grande conforto costatare che un valoroso Vescovo, ingiustamente e illegalmente rimosso dalla sua diocesi a causa della sua fedeltà al Signore, abbia maturato al riguardo una posizione analoga. Riproponiamo perciò con gioia l’ultima lettera da lui indirizzata ai fedeli, dal titolo: Il cammino sinodale non è una via da seguire per la Chiesa (28 Maggio 2025). È un testo che si fa molto apprezzare per la pacatezza evangelica, unita a cristallina chiarezza e a franchezza genuinamente apostolica. Auspichiamo peraltro con vivo desiderio che papa Leone XIV proceda quanto prima a riparare alla gravissima ingiustizia subita dall’Autore; sarebbe un gesto di riconciliazione che contribuirebbe non poco a dimostrare la veracità del saluto di pace rivolto alla Chiesa intera il giorno della sua elezione.

 

Miei cari figli e figlie in Cristo,

è con cuore di Pastore, spinto dal dovere e dall’amore, che devo parlare apertamente di una questione che in questo momento mi grava profondamente sulla mente e sul cuore: il cosiddetto cammino sinodale. Esso si presenta come una via da seguire per la Chiesa, ma in realtà si allontana dal fondamento posto da nostro Signore Gesù Cristo.

La Chiesa non è nostra, da reinventare. Essa è il Corpo Mistico di Cristo, fondato sulla roccia di Pietro, guidato dai successori degli Apostoli e santificato dallo Spirito Santo. Qualsiasi tentativo di ridefinire la sua costituzione divina – appiattendone la natura gerarchica o distribuendo l’autorità dottrinale del papato tra conferenze episcopali, assemblee o comitati laici – non è rinnovamento, ma rottura.

Il cammino sinodale si discosta dal chiaro insegnamento e dalla struttura tramandatici dagli Apostoli. Esso mina l’ufficio petrino, istituito da Cristo quando disse: «Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa e le porte degli inferi non prevarranno contro di essa» (Mt 16, 18). Esso introduce confusione al posto della chiarezza, sentimento democratico al posto dell’autorità divina e compromesso al posto della fedeltà.

La Chiesa non può contraddirsi: non può insegnare oggi ciò che ha condannato ieri. Il deposito della fede non è soggetto a evoluzione consensuale. Come scrisse sant’Ireneo di Lione, «la Chiesa, sebbene dispersa in tutto il mondo, fino ai confini della terra, ha ricevuto dagli Apostoli e dai loro discepoli questa fede […] e la conserva con cura» (Contro le eresie, I, 10, 1).

Nel libro dell’Apocalisse vediamo le anime dei Martiri che stanno sotto l’altare e gridano a Dio (cf. Ap 6, 9-11). Sono coloro che hanno mantenuto la fede fino alla morte, rifiutandosi di piegarsi allo spirito del mondo. Essi ci ricordano che essere cattolici non significa seguire le mode del tempo, ma aggrapparsi alla Croce di Cristo, qualunque cosa accada.

Il sangue dei Martiri non è solo il seme della Chiesa, ma anche il suo vessillo. Essi morirono nella fedeltà all’unica, santa fede cattolica e apostolica, non in un’esperienza sinodale. Morirono nella fedeltà ad una Chiesa che ha una sola voce, una sola fede, un solo Battesimo (cf. Ef 4, 5). Disonoriamo la loro testimonianza quando cerchiamo di sostituire la verità apostolica con i venti mutevoli dell’opinione popolare.

Preghiamo per il Papa, amiamo il Papa, ma seguiamo Cristo. Se la Santa Sede promuove un cammino che si allontana dalla fede degli Apostoli, dobbiamo rispondere non con la ribellione, ma con incrollabile fedeltà e dire, con Pietro e gli Apostoli: «Bisogna obbedire a Dio piuttosto che agli uomini» (At 5, 29).

Vi esorto, cari fedeli, a non lasciarvi smuovere. Tenete saldo ciò che avete ricevuto. State con i Santi e i Martiri. Siate come le vergini sagge, con le lampade accese e pronte per lo Sposo.

Aggrappiamoci alla fede dei nostri padri: immutata, immutabile e sempre vera.

Vostro in Cristo,

Vescovo Joseph E. Strickland