Iam enim securis ad radicem arborum posita est.
(Mt 3, 10)

sabato 5 ottobre 2024


L’importanza del soggetto

 

 

Figlioli, è l’ultima ora; come avete udito che viene l’Anticristo, così ora molti son diventati anticristi, per cui sappiamo che è l’ultima ora (1 Gv 2, 18).

Quando si sente un discorso o un’affermazione, non è di secondaria importanza chi li pronuncia. Nel caso dell’autorizzazione del movimento medjugorjano (concessa – si badi bene – senza previo giudizio sull’origine del fenomeno e dopo più di quarant’anni che si sviluppa illegittimamente), chi parla è un esperto di erotismo, autore di saggi pornografici ricchi di dettagliate descrizioni degli organi riproduttivi. Pur senza nominarlo per ragioni di decenza, non possiamo esimerci dal domandarci quali siano i requisiti intellettuali e morali di un soggetto del genere ai fini del discernimento di presunti fenomeni soprannaturali. Basta però un rapido sguardo al corposo testo scritto e alla relativa presentazione orale per rendersi conto che l’autore non dimostra la minima competenza in materia né la rettitudine necessaria per trattarne.

Approvazione interessata?

Fra le innumerevoli forzature teologiche e inesattezze dottrinali, sarà sufficiente osservare che nelle esperienze mistiche autentiche non possono assolutamente trovarsi – come invece espressamente asserito – errori o imperfezioni, né tali difetti possono essere semplicemente imputati alla percezione soggettiva del fenomeno (Dicastero per la Dottrina della Fede, “La Regina della pace”. Nota circa l’esperienza spirituale legata a Medjugorje, 2). Il Cielo, quando si manifesta, è in grado di fare in modo che fatti e parole siano percepiti dai destinatari con esattezza, come si può verificare in tutte le apparizioni riconosciute. La dichiarazione della Madonna riportata da santa Bernardetta circa la Sua identità («Io sono l’Immacolata Concezione»), che fece storcere il naso ai teologi, non fu frutto di un errore di percezione soggettiva da parte della veggente, bensì la precisa risposta della Vergine, la quale, a conferma del dogma definito poco più di tre anni prima dal beato Pio IX, volle identificare Se stessa a partire dal Suo concepimento immune dal peccato originale.

Se invece si fa dire alla Gospa: «Tutte le religioni sono uguali davanti a Dio. Dio regna su di esse come un sovrano nel suo regno» (“messaggio” del 1° Ottobre 1981), siamo in presenza di una vera e propria eresia, cosa che ci obbliga ad escludere senza appello un’origine soprannaturale di quella “rivelazione”: la risposta al quesito provenne o dalla “veggente” Vicka o dal demonio che le si stava manifestando, se il fatto sussiste realmente e non è un’invenzione; certamente non fu la Madonna. I successivi tentativi dei commentatori di spiegare quell’affermazione per giustificarla dimostrano ulteriormente, se mai fosse necessario, quanto essa sia inaccettabile per un cattolico… non però per chi è stato collocato al suo posto da qualcuno che ripete quell’eresia come verità indiscutibile e ne ha fatto una bandiera del suo “magistero” abusivo ed eterodosso.

Fa pensare la stretta successione del discorso a braccio tenuto a Singapore dall’oratore argentino e del documento firmato dal suo connazionale, nel quale le parole del primo vengono consacrate nientemeno che – come si vorrebbe far credere – dalla Madre di Dio. Questo non è altro che un ulteriore elemento a sfavore del fenomeno medjugorjano, che ancora una volta si conferma come un tipico prodotto dell’apostasia postconciliare nella sua variante spiritualistica e pentecostale. L’unica nota stonata, per quei signori, sono i rimproveri e le minacce, i quali, nelle apparizioni vere, sono invece un segno di autenticità per il carattere genuinamente cattolico dell’appello alla conversione, in mancanza di cui arrivano i castighi. Ciò però non piace alla loro “teologia” elastica e inclusiva, il cui “Dio” non punisce mai e, in definitiva, approva qualunque peccato.

Scherza coi fanti…

Ancor più ridicolo, se non fosse tragico, apparirebbe il ricorso agli scritti dei Santi dettato, nella conferenza-stampa, dall’intento di sdoganare gli errori dei “messaggi” tenendo conto del loro contesto. Anche qui è di fondamentale importanza il soggetto delle affermazioni riportate. Che san Giovanni della Croce non sia panteista è categoricamente escluso dall’ottima formazione teologica tomista; è ovvio che le sue riflessioni sulla presenza di Dio nell’anima vadano comprese nel quadro della teologia della grazia, dato che egli non è Buddha né qualche santone indù o volgarizzatore di dottrine new age. Se santa Teresa di Gesù Bambino, poi, esprime le sue considerazioni sui meriti in termini materialmente analoghi a quelli di Lutero, il significato di ciò che scrive è lontanissimo dalle tesi dell’eresiarca: nel primo caso, chi parla è una giovane donna che non aveva mai commesso un solo peccato mortale e osservava alla lettera l’austera regola carmelitana secondo la riforma di santa Teresa d’Avila; nel secondo, è un violento, lussurioso e crapulone.

È innegabile che la qualità della vita e della fede di chi parla abbia un peso nell’interpretazione di ciò che dice. Le abitudini e le idee professate dal “prefetto della dottrina” invalidano, in linea di principio, quasi tutto ciò che dice o scrive. Ciò non toglie che, occasionalmente, la Provvidenza si sia servita perfino di lui per render nota la condanna, già emessa dal vescovo locale nel 1956 e ratificata dal Sant’Uffizio l’anno seguente, poi ulteriormente aggravata nel 1974 dalla Congregazione per la Dottrina della Fede, delle false apparizioni di Amsterdam. Per quale motivo, però, queste ultime vanno rigettate (com’è giusto), se poi si approva un fenomeno come quello di Medjugorje, che fin dalle primissime battute manifesta totale incompatibilità con le vere apparizioni, le cui caratteristiche costanti ne sono completamente assenti?

Un pochino di logica

È del tutto incoerente omettere il discernimento dell’origine soprannaturale di un fatto, limitandosi alla comoda autorizzazione del culto, dopo aver citato una serie di comunicazioni ad esso connesse come provenienti dalla Madonna: è stata Lei a parlare o no? Nel primo caso, bisogna prender sul serio ciò che dice (ma ciò non è consentito dagli errori di cui sono disseminati i testi); nel secondo, è doveroso proibire la divulgazione dei pretesi messaggi e porre fine all’incresciosa vicenda. Nella Chiesa non c’è posto per le falsità e le invenzioni; qualora si diffondano, è ineludibile obbligo dell’autorità estirparle fin dalle radici. Sono decenni che il corpo ecclesiale è infettato da dottrine e devozioni eterodosse per mancanza di vigilanza e di intervento da parte di chi ne ha il dovere, che invece è severissimo con quanti richiamano la verità e si spendono per riportare un po’ d’ordine.

Se poi qualcuno invoca ancora i buoni frutti di Medjugorje, ribadiamo che effetti accidentalmente positivi non sanano un fenomeno che risulti problematico per le sue caratteristiche interne; essi servono solamente a confermare fenomeni che già risultino perfetti sotto ogni punto di vista. Le manifestazioni del Cielo non possono essere difettose, nemmeno a causa dei limiti soggettivi dei veggenti, con buona pace della sgangherata teologia mistica di Karl Rahner, cui si ispirano gli odierni analisti. Il Signore può concedere grazie ovunque a coloro che pregano con fede sincera – sempre che le conversioni e le vocazioni di cui tanto si parla siano autentiche, anziché dovute alla pressione emotiva… Se proprio volete pregare la Madonna e ricorrere al Suo patrocinio, mancano forse i santuari legati ad apparizioni riconosciute? non potete eventualmente farlo nella vostra parrocchia? oppure, quando vi fa comodo, preferite dar retta agli anticristi che hanno occupato il vertice della Chiesa? A che gioco giochiamo?

Ancor più dell’ipocrisia di chi governa la Chiesa, purtroppo, addolora l’ostinazione di coloro che, volendo rimanere fedeli al Signore, finiscono col confidare unicamente nel proprio giudizio privato e non sentono ragioni di sorta, ponendo quesiti ma accettando soltanto i responsi che confermano le opinioni che hanno già elaborato. Se la risposta non è conforme a ciò che si aspettavano, diventano aspri e aggressivi, fino a formulare sospetti maligni e ingenerosi verso chiunque esprima un parere diverso, benché sia fondato su fatti incontrovertibili. Uno degli effetti peggiori del modernismo imperante è che anche molti dei buoni, non sapendo più a chi dare retta, si aggrappano al libero esame, proprio come i protestanti. Il rimedio è la ricerca di un’intimità più profonda con Dio, capace di sviluppare il discernimento e i doni dello Spirito Santo, ma necessaria precondizione è una profonda umiltà.


Per chi avesse ancora dubbi:

https://md-tm.biskupija-mostar.ba/clanci/la-verita-su-medjugorje

https://www.aldomariavalli.it/2024/10/07/lettera-a-duc-in-altum-dopo-il-nihil-obstat-vaticano-ecco-tutti-i-miei-dubbi-su-medjugorje/

https://www.aldomariavalli.it/2024/10/08/sui-buoni-frutti-di-medjugorje/


sabato 28 settembre 2024


Medjugorje:

finita la credibilità della Chiesa?

 

 

Satana stesso si trasfigura in angelo di luce con ogni tipo di portento, con segni e prodigi menzogneri (2 Cor 11, 14; 2 Ts 2, 9).

Non ci vuole un dottorato in teologia per rendersi conto che i frutti del cosiddetto “rinnovamento” postconciliare non sono esattamente quelli che ci si era aspettati: basta un pizzico di libertà e onestà intellettuali. Chi è impegnato nel ministero parrocchiale, per sfuggire ai tragici dilemmi che posson dilaniare la coscienza di un prete, si trova costretto a scegliere tra, da una parte, vari tipi di illusioni spiritualistiche e, dall’altra, un cinico, disincantato pragmatismo. Non è poi un male assoluto esser stati buttati fuori da quel triste teatrino in cui bisogna far buon viso a qualsiasi cosa: a bambini che, per lo più ignari della fede, si prestano al gioco della Prima Comunione per far piacere a quel burlone del parroco e a genitori, compagni e affini; ad adolescenti che, in occasione della Cresima, rinnovano le promesse battesimali senza la minima idea di ciò che dicono, detestando cordialmente, al tempo stesso, sia la Chiesa che quel buffo signore con un missile in testa che non hanno mai visto prima, ma che si rivolge a loro come un vecchio amico; a familiari che, al termine delle esequie, esigono di ricordare il caro estinto con sproloqui totalmente estranei alla fede cristiana che azzerano tutto il resto; a catechisti che fanno Yoga e approvano sodomia, seconde nozze, eutanasia, convivenza, contraccezione e aborto (ma solo caso per caso)…

Vie di fuga

Nel generale fallimento della “pastorale” ordinaria, inevitabile conseguenza del sovvertimento, si può comprendere perché molti si siano rifugiati in presunte rivelazioni private in cui si sono illusi di trovare la panacea per tutti i problemi. Il risultato, però, è una confusione ancora peggiore, che non genera altro che ulteriore disobbedienza e divisione. Il fanatismo irragionevole con cui si difendono le pretese apparizioni di Medjugorje, le quali, pur presentando tutte le caratteristiche degli inganni demoniaci, hanno dato origine a un movimento mondiale, è proprio una delle prove più evidenti sia della loro cattiva origine, sia dell’errato atteggiamento con cui le si è accolte, in perfetta indifferenza, se non in aperta ribellione all’autorità apostolica su cui si regge la Chiesa. Non è affatto vero che la gerarchia, fino al 19 Settembre scorso, non si fosse ancora pronunciata sul fenomeno: non più di cinque anni dopo il suo inizio, il Vescovo del luogo (cioè colui al quale ciò compete per diritto divino) aveva emesso un giudizio negativo, confermato sia dal successore che dall’intera conferenza episcopale di allora. Fino a pochi anni fa, oltretutto, i pellegrinaggi ufficiali erano proibiti per disposizione della Santa Sede; perché, allora, si è continuato a organizzarne come se niente fosse? Forse perché c’erano dietro l’apparato e i capitali di una potenza planetaria come il movimento carismatico.

Il non-senso in cui spesso i preti si trovano a esercitare il ministero sacerdotale non li autorizza a regolarsi come se i successori degli Apostoli non contassero nulla, né si risolve con ricette magiche dettate da sedicenti veggenti. Le conversioni immediate, determinate per lo più da fattori emotivi che rendono poi le persone refrattarie a qualsiasi ragionamento, non rappresentano necessariamente svolte genuine, fatta salva la buona fede delle persone sinceramente disponibili alla grazia, che la misericordia di Dio può concedere ovunque, anche volgendo in bene ciò che bene non è. Le funzioni di insegnamento, di santificazione e di governo, poi, non possono ispirarsi a pretesi messaggi della Madonna mensilmente diffusi, puntualmente commentati e acriticamente assunti a programma. C’è una differenza sostanziale tra la fede e il fideismo, tra lo zelo e il fanatismo, tra la confidenza in Dio e la rincorsa del prodigioso… Che i fedeli si confessino e recitino il Rosario è di per sé una buona cosa, un po’ meno se lo fanno in totale disobbedienza ai legittimi Pastori.

Assecondamento del mondo

Questo genere di fenomeni, curiosamente, non disturba affatto quel mondo cui la Chiesa Cattolica, secondo le parole di Paolo VI, ha rivolto il suo affetto e la sua ammirazione (!); anzi, quello stesso mondo incoraggia e divulga, tramite i mezzi di comunicazione, qualunque evento pseudomistico, possibilmente non riconosciuto dalla gerarchia ecclesiastica. Anche questo è quanto meno sospetto; ma quei fenomeni, in realtà, si rivelano funzionali agli scopi che il mondo stesso persegue, ovvero proprio alla religione dell’uomo che vuol farsi Dio, aggirando ogni mediazione umana ed elevando a norma suprema il proprio giudizio privato. È la religione fai-da-te, che ognuno si fabbrica a suo uso e consumo, secondo i propri gusti e i bisogni del suo io ferito. Quel che conta non è la certezza della verità oggettiva, ma ciò che uno crede dentro perché corrisponde a ciò di cui soggettivamente sente la mancanza, piuttosto che a ciò che gli è effettivamente necessario e può realmente fargli del bene. Se la Chiesa gerarchica non lo asseconda, è essa che sbaglia; quello va avanti imperterrito per la sua strada.

Certamente ciò che davvero giova alle anime costa fatica: prendere decisioni tassative per romper definitivamente con il peccato grave; lavorare assiduamente per correggere i propri difetti e cattive abitudini; studiare la sana dottrina e formarsi una coscienza retta; esercitare con il prossimo – a cominciare dai familiari – una carità paziente e perseverante… Com’è tutto più facile, se si corre periodicamente in un luogo di pellegrinaggio (abusivo fino a poco tempo fa) per fare una bella scorta di emozioni religiose, con tanto di miracoli del sole e apparizioni ad orario prestabilito, annunciate nella bacheca parrocchiale! Si può addirittura parlare con i “veggenti”, assistere a una loro “estasi”, riceverne la “benedizione” e ascoltare in tempo reale i messaggi della Gospa, magari alloggiando direttamente in uno dei loro alberghi per non perdersi neanche una virgola… Al rientro, poi, a un prete può anche capitare di ricevere le confidenze di un pellegrino divorziato, convinto che sia stata la Madonna a fargli incontrare una donna che si trova nella sua stessa condizione perché diano inizio ad una nuova avventura insieme: ma di che stupirsi, se la stessa “Madonna” ha già approvato frati scandalosamente e pertinacemente disobbedienti, alcuni dei quali rei di abusi sessuali? Quelli, almeno, han potuto sospenderli, espellerli dall’Ordine o ridurli allo stato laicale; ma con un semplice fedele che cosa si può fare, se non cercare di fargli capire che è completamente fuori strada?

Alla fin fine, il nuovo umanesimo che ha abbracciato il mondo moderno e i movimenti visionari che spopolano nella Chiesa sfociano nella stessa palude: lo sdoganamento del peccato e l’illusione di una salvezza a buon mercato che non incide sostanzialmente sulla realtà; la sostituzione del culto che va reso a Dio con un camuffato culto dell’uomo, cioè di veggenti, messaggi, esperienze ed emozioni che nulla hanno di soprannaturale; la contraffazione della fede teologale, fondata sulla Parola di Dio scritta e trasmessa, con un surrogato di fede basato su presunte rivelazioni; la creazione di una “Chiesa” parallela senza gerarchia (quindi priva di raccordo certo e reale con Cristo), regolata dall’autorità di pretesi carismi; l’elusione delle severe esigenze di una sana vita cristiana mediante pratiche cult che provocano dipendenza e alienazione… Vista in filigrana, parrebbe una forma di protestantesimo pentecostale travestito da movimento cattolico, quindi più bizzoco e madonnaro, ma fondato sostanzialmente sul principio del libero esame.

Che fare?

È forse, questa, una soluzione al problema della gerarchia modernista? Tutt’altro, dato che si muove esattamente nel senso del modernismo: la verità si diluisce nell’esperienza e la religione diventa espressione dei bisogni soggettivi dell’individuo, elevati a criterio assoluto di moralità. Qualcuno si chiede ancora qual è, qui, l’interesse del maligno? Come minimo, minare la credibilità della Chiesa Cattolica. Non solo, ma tutte quelle confessioni e quei rosari, anziché dargli fastidio, possono in realtà contribuire alla sua causa se, in ultima analisi, separano i cattolici dalla legittima autorità ecclesiastica e fanno loro scambiare la grazia per un’emozione piacevole. Non stupisce allora che il Liquidatore argentino, pur essendosi accanito a deridere il fenomeno con le sue irriverenti battute sulla Madonna postina, si sia infine risolto ad approvare l’attività pastorale ad esso legata senza riconoscerne l’origine soprannaturale. Per evitare che scoppiasse il bubbone della divisione strisciante, dopo ben quarantatré anni di temporeggiamento della Santa Sede, ha trovato il modo di non scontentare nessuno: né i fautori della sua linea (che non riconoscono apparizioni di alcun genere ma per principio assecondano il popolo), né i ferventi sostenitori del movimento (che in modo fraudolento hanno salutato la decisione come un’approvazione definitiva, cosa che non è). Comunque sia, egli possiede l’arte di portare all’acme il disorientamento astenendosi dall’adempiere il proprio dovere.

Malgrado il caos, chi da sempre ha perseguito, pur fra mille cadute e debolezze, il vero culto di Dio, non ha nulla da temere: fondato com’è sulla roccia, niente potrà farlo vacillare. Chi invece, seppure in buona fede, si è lasciato affascinare dall’atmosfera indubbiamente serena e fervorosa di un luogo segnato, in un passato ancora recente, da feroci faide e vendette, si domandi fino a che punto la sua vita cristiana dipenda oggi da una presunta rivelazione che non appartiene al deposito della fede e quindi, quand’anche fosse autentica, non è così indispensabile come si vorrebbe far credere. Poi rifletta con calma sulla saggia osservazione di un anziano sacerdote che si interrogava sulla ragione ultima di tanta preghiera e tante conversioni: «Bisogna supporre che la Vergine entri nel gioco dell’avversario e lo beffi con lo stesso amo che lui ha maliziosamente gettato». L’uno attira la gente allo scopo di ingannare, screditare e dividere la Chiesa; l’altra ne approfitta per toccare il cuore delle persone ben disposte. «Il metodo non è nuovo; è lo stesso metodo del suo divin Figlio, il quale ha riscattato il genere umano prendendo all’amo della sua propria morte l’autore della morte». In tale prospettiva, si può pure trovare qualcosa di buono a Medjugorje, ma è impossibile vedervi – come si sostiene – una continuazione di Fatima, di cui rappresenta piuttosto l’obliterazione. Quando l’impostura verrà dimostrata a tutti, sarà la credibilità della Chiesa stessa ad averne un colpo fatale.


Assolutamente da leggere:

https://www.ibs.it/comprendere-medjugorje-visioni-celesti-o-libro-d-anthony-foley/e/9788868795108

Molto illuminante (malgrado l’illegittimità di quell’attività pastorale):

https://www.youtube.com/watch?v=5pOydQTDrFU




Osservate la forma della recinzione e fate le vostre deduzioni.

Poi immaginatevi cosa debba provare un palestinese o libanese cattolico che vada lì credendo che sia un luogo di culto della sua religione.


sabato 21 settembre 2024


Tutte le religioni, nessuna religione

 

 

Siamo figli di santi e aspettiamo quella vita che Dio darà a coloro che non mutano mai da lui la loro fede (Tb 2, 18 Vulg.).

«Tutte le religioni sono percorsi per raggiungere Dio. Esse sono, per fare un paragone, come differenti linguaggi, differenti dialetti, per arrivare a quell’obiettivo, ma Dio è Dio per tutti. Se tu incominci a combattere sostenendo: “La mia religione è più importante della tua; la mia è vera e la tua non lo è”, dove ci porterà tutto ciò? C’è un solo Dio e ognuno di noi possiede un linguaggio per arrivare a Dio» (1). Queste parole sono di una gravità inconcepibile per molteplici motivi: affermano in modo categorico il relativismo assoluto, sanciscono incondizionatamente l’indifferentismo religioso, riducono Dio a idea o sentimento totalmente soggettivo; non solo negano l’irrinunciabile pretesa del cristianesimo di essere l’unica religione vera, in quanto fondata sulla Rivelazione divina, ma privano ogni religione di qualunque legittimità, se ognuno di noi ha il suo modo proprio di raggiungere Dio: sulla base di questa opinione, possono esserci tante religioni quanti sono gli individui.

La volontà di invertire

Ciò che risulta ancor più sottilmente inquietante è l’implicita inversione della verità e della coscienza, fenomeno tipico di quella categoria di persone che potremmo chiamare invertitori: persone, cioè, che per giustificare il loro immondo vizio, fino a considerarlo persino una forma di eccellenza, si son talmente abituate a capovolgere la visione del reale da finire col vedere tutto in modo rovesciato. Anche la logica, a lungo andare, si inverte e la contraddizione si trasforma in normale principio argomentativo, mentre la coscienza, consequenzialmente, ribalta il giudizio morale e comincia ad approvare il male e condannare il bene. In questo caso, la certezza del cattolico che la sua fede è l’unica vera (certezza necessaria per essere cattolici e foriera di un grande merito) diventa oggetto di biasimo e riprovazione: dovremmo paradossalmente sentirci colpevoli di credere in Dio secondo la verità rivelata da Gesù Cristo!

Sempre implicitamente, si induce a pensare che il sostenere la vera fede sia una forma di violenza e intolleranza, come suggerisce la scelta del verbo combattere, quando invece la religione cattolica, a prescindere dai peccati e dagli errori dei cristiani e degli uomini di Chiesa, è intrinsecamente aliena da qualsiasi azione che non rispetti la coscienza altrui, dato che la conversione richiede il libero assenso dell’intelletto, senza il quale è impossibile. Sono le altre religioni – tutte, senza eccezione – a fomentare brutalità e sopraffazione verso chi dissente, compreso il “pacifico” buddhismo. L’empietà di quelle parole è un insulto non solo a Gesù Cristo, agli Apostoli e ai Martiri di tutti i tempi, anche attuali, ma pure a tanti santi confratelli del calibro di Francesco Saverio e Roberto Bellarmino, che spesero la vita a propagare e difendere la fede. Possibile che si siano tutti clamorosamente sbagliati e che la soluzione giusta arrivi finalmente da un protettore di stupratori e pedofili?

Vecchie radici del problema

Tale tendenza all’inversione, naturalmente, non è cominciata oggi. Sono decenni che, nei seminari, regna un’anomala indulgenza nei confronti dei pervertiti e, all’opposto, un’aspra avversione contro i ragazzi dotati di retta fede, sincera pietà e sano senso di continuità. Ai miei tempi eran severissimi se amavi la talare e praticavi devozioni tradizionali, come se ciò fosse stato sicuro sintomo di sterile bigottismo o attaccamento all’esteriorità. I buoni incassavano rimproveri e discriminazioni; i sodomiti venivano cacciati soltanto se il fatto diventava di pubblico dominio o non avevano l’appoggio dei superiori. Tuttora si fanno in quattro per coprire gli scandali senza sanzionare i colpevoli oppure per ottenere la dispensa ai preti che scappano con una donna, così che possano regolarmente sposarsi in chiesa; se ami la Tradizione, invece, diventi automaticamente un reprobo destinato alla morte civile e ti fanno attorno terra bruciata, come se non fossi mai esistito.

Questa è la “Chiesa dell’inclusione”, dove tutto è ammesso, fuorché la sincerità e la rettitudine. Gli invertitori, del resto, si sono a tal punto assuefatti a mentire a sé stessi e agli altri da non rendersene più nemmeno conto; dato che sono incistati in ogni ganglio del potere ecclesiastico, non è poi così sorprendente che le cose vadano in questo modo. Il peggio è che i poveri fedeli che ancora non han perso la fede si vedono anch’essi trattati con fastidio o dileggio da questo clero degenerato, che non si trattiene dal mostrare la propria noia e disaffezione verso tutto ciò che propriamente attiene allo stato e alla missione sacerdotale. Sembra che facciano a gara nel dissacrare gli edifici di culto e la liturgia stessa con le loro buffonesche esibizioni, sapendo solo ripetere a pappagallo i farneticanti vaneggiamenti dell’argentino venuto dalla fine del mondo… e votatosi a portare la Chiesa di Cristo – se possibile – alla fase terminale. Presunzione davvero demoniaca!

La verità come medicina

Queste disincantate osservazioni non mirano di certo ad aggravare lo sconforto dei buoni, bensì a spiegare una situazione mai verificatasi prima. Sappiamo bene che le porte degli inferi non possono prevalere; chi non ne è realmente convinto non è cattolico. La sopravvivenza della Chiesa a tutte le tempeste è una prova della sua origine ed essenza soprannaturali, così come lo è il fatto che la dottrina cristiana produce una meravigliosa elevazione dell’umano, mentre tutte le eresie e le false religioni o lo sopprimono o lo deformano. Non dobbiamo lasciarci intimidire dalla menzogna, neppure nelle sue espressioni più sfacciate; dobbiamo piuttosto ravvivare una giusta serenità e fierezza di essere discepoli del Cristo, vero Dio e vero uomo, la cui infinita grandezza e sapienza è attestata da schiere di Santi e da innumerevoli miracoli che coprono una storia di due millenni. Non esiste niente che sia simile o paragonabile a ciò che la Chiesa ha prodotto e continua a produrre.

Facciamo dunque verità sul male che infesta la componente terrena del Corpo Mistico, ma badiamo a non dimenticare il bene, immensamente maggiore, in essa presente. Abbiamo a disposizione uno sconfinato tesoro di santità e di dottrina, al quale dobbiamo attingere a piene mani; abbiamo tutti i mezzi della grazia e le risorse di un patrimonio multiforme di spiritualità, teologia, arte e cultura. Il Signore ci chiederà conto di averlo trascurato per concentrarci sulle notizie negative, come quelli che non hanno speranza. Siamo davvero figli di santi e attendiamo la vita eterna, che Dio donerà a coloro che avranno tenuto ferma e immutata la fede in Lui – non certo a quanti avranno promosso l’ateismo pratico rendendo superflua la religione e l’adesione alla verità.

Che questa certezza ci preservi dall’abbattimento e ci infonda il coraggio necessario per non mollare la presa e non esser risucchiati nel gorgo del nichilismo, che ha ingoiato le cattive guide e il loro capo, “profeta” di un mondo informe in cui la gente, dietro l’ipocrita maschera del dialogo, è privata di ogni riferimento per esser completamente sottomessa a un totalitario sistema di potere. Coraggio! Eventi di questo genere fan risaltare la differenza tra il grano e il loglio, serrano le fila dei veri fedeli separandoli dagli apostati, isolano sempre più dal corpo ecclesiale sano colui che ne è considerato il vertice, ma in realtà è rigettato dall’organismo come un agente patogeno, restando sempre più solo e inascoltato. La Provvidenza utilizza perfino le sue bestemmie per un fine di bene.

(1) La citazione riproduce il testo scritto non letto, per certi versi peggiore del discorso pronunciato a braccio.


https://www.aldomariavalli.it/2024/09/15/omelia-per-laddolorata/

https://lanuovabq.it/it/papa-sconcertante-per-arrivare-a-dio-una-religione-vale-laltra


sabato 14 settembre 2024


Il Signore è Dio e noi siamo Suoi

 

 

Vacate, et videte quoniam ego sum Deus (Sal 45, 11).

«Calmatevi e considerate che io sono Dio». L’esortazione divina riportata dal Salmista, pur nella sua lapidaria brevità, si rivela quanto mai ricca di significato e carica di attualità. Essa può essere intesa in due modi e applicata a due opposte categorie di persone. Il fine del tenersi liberi da altre occupazioni è la riflessione, che si può appunto sviluppare in due direzioni: «Io sono niente meno che Dio», ossia «l’Essere perfettissimo, Creatore e Signore del cielo e della terra», come scandisce san Pio X (Catechismo della dottrina cristiana, 2); oppure: «Io sono Dio, non voi», come dovrebbe esser chiaro ad ogni uomo ragionevole. Questa affermazione va utilmente ribadita sia per coloro che pensano di esser padroni della Chiesa e di poterne fare ciò che vogliono, sia per quanti si affannano a difenderla come se la sua sopravvivenza dipendesse dalla loro azione.

Bestemmie contro la Santissima Trinità

C’è chi, da undici anni e mezzo, si ostina ad offendere l’unico vero Dio, il quale si è veracemente rivelato in Gesù Cristo e, di conseguenza, non può esser conosciuto e servito se non tramite Lui e la comunità da Lui fondata, la Chiesa. Lasciar intendere che cristiani, ebrei e musulmani rendano culto alla stessa divinità è una menzogna, una bestemmia e un insulto alla ragione: una menzogna, perché ebrei e musulmani non riconoscono la Trinità né adorano Gesù Cristo; una bestemmia, perché Allah e il dio della Cabala sono controfigure di Lucifero; un insulto alla ragione, perché il principio di non contraddizione non consente di ammettere come entrambe vere, nello stesso tempo e sotto lo stesso aspetto, proposizioni contraddittorie: o Gesù Cristo è il Figlio di Dio, in quanto è la seconda Persona della Santissima Trinità, che ha assunto la natura umana, o è un semplice uomo.

Questo genere di problemi, naturalmente, non sussiste affatto per chi non considera la fede adesione alla verità oggettiva, cioè a una dottrina corrispondente alla realtà dell’essere, bensì, secondo questo fondamentale assioma del modernismo, espressione di un sentimento religioso con cui ogni uomo si avvicinerebbe al “divino” mediante il modo in cui se lo rappresenta e l’esperienza che ne farebbe, al fine di trovarvi consolazione e orientamento. Nel soggettivismo assoluto, tipico di tale posizione, la contraddittorietà delle dottrine è piuttosto presentata come una “ricchezza”; gli uomini religiosi si dovrebbero allora frequentare mettendo in ombra ciò che li divide e valorizzando invece ciò che li unisce, come si sente spesso ripetere. Questo programma – vale la pena ribadirlo – disonora Dio e offende la ragione, la quale è fatta per conoscere la verità, non per sdoganare l’errore.

Tale atteggiamento intellettuale è contrario all’intelletto stesso di cui l’uomo è dotato, ma conduce altresì direttamente all’indifferentismo totale e, indirettamente, all’ateismo pratico: se infatti tutte le religioni sono ugualmente valevoli e tutte le dottrine si equivalgono, nessuna di esse è vera e, di conseguenza, nessuna di esse merita l’adesione da parte di un essere ragionevole. Chi richiede ad altri di rinunciare alla verità pretende che abbandoni l’uso del raziocinio, quindi l’esercizio della propria stessa natura, in nome di una falsa armonia tra i popoli presentata come valore supremo, ma che nasconde in realtà la sottomissione dei cristiani agli infedeli, i quali perseguono non il dialogo, bensì l’annientamento della Chiesa. Chi propaganda questa menzogna è così ammonito dal Signore: «Ricordati che io sono Dio: sono l’Onnipotente (capace di intervenire in qualunque momento per rimettere ordine) e io soltanto (non tu né le false divinità adorate da chi mi rifiuta)».

Credenze formalistiche non applicate

La fede è vera conoscenza di Dio, che porta a contare su di Lui con la speranza e ad amarlo per Se stesso mediante la carità. I demoni sanno bene che Dio esiste (cf. Gc 2, 19), ma certo non lo amano né sperano di goderlo. Poiché la fede è fondata su ciò che Dio stesso ha fatto conoscere di Sé, essa esige l’adesione, sostenuta dalla grazia, alla verità rivelata, la quale permette all’intelletto umano di elevarsi al sopra di sé per riflettere la realtà oggettiva di Dio per mezzo di una dottrina definita, non di un vago sentimento religioso. Ora, se negli ultimi decenni i movimenti “cattolici”, diretto parto del modernismo, hanno insistito molto su quest’ultimo, non dobbiamo affatto cadere, per reazione, in quel formalismo dottrinale che si ferma all’esattezza nominale degli enunciati di fede, ma non ne trae alcuna conseguenza sul piano della vita.

Ci sono cattolici che discettano di dogmatica, morale, liturgia, diritto canonico e quant’altro con una sicurezza stupefacente, pur non avendone titolo, ma dimostrano poi, all’atto pratico, di non coltivare la fiducia nella Provvidenza né, tanto meno, la carità. C’è chi pubblica dotti compendi del trattato De Deo revelante o di quello De Ecclesia con l’ardire di indicare ai lettori la soluzione di problemi che non sono di sua competenza e, spesso, non sussistono proprio. Quanto infatti vien detto o scritto da membri della gerarchia, qualora non rientri nelle forme ufficiali del Magistero, non impegna affatto la coscienza dei fedeli; potrà certamente ferirla e darle scandalo, se non è ortodosso, ma è del tutto irrilevante. Dobbiamo abituarci a distinguere le diverse modalità in cui si esprime chi è rivestito di autorità, così da non lasciarci scuotere da esternazioni apparentemente estemporanee.

Certo, è inevitabile che la coscienza retta di ogni buon cattolico si ponga un dilemma, se colui che almeno materialmente dirige la Chiesa impiega il suo potere per il fine opposto a quello per il quale è stato istituito; tuttavia il problema, allo stato attuale, risulta insolubile ed è perciò inutile – se non dannoso – continuare a spaccarsi la testa con mille ipotesi teologico-canoniche una più strampalata dell’altra, a meno che non siano eventualmente pubblicati documenti del Papa defunto, tenuti finora segreti. In ogni caso, bisogna che la fede nell’indefettibilità della Chiesa non rimanga mero asserto verbale, ma divenga nutrimento dell’anima e sostegno del cuore nel tener fermo in questa situazione apocalittica; altrimenti rimarremo vittime di quel formalismo intellettuale che si avvita su se stesso nel vano tentativo di rimettere ordine nelle idee senza alcun influsso sulla realtà.

Reazioni davvero cristiane

Anche chi si trova sul fronte opposto a quello dei dissolutori della Chiesa, dunque, ascolti le parole che l’Onnipotente gli rivolge: «Férmati e renditi conto che io sono realmente Creatore e Signore – e non tu. La mia provvidenza dirige ogni cosa verso un fine positivo e trae il bene anche dal male; non ho bisogno del tuo dimenarti mentale alla ricerca di soluzioni che non sono alla tua portata». Chi si rimette effettivamente alla Provvidenza, riconoscendo nei fatti (e non a parole) la sovranità di Dio, placa le passioni disordinate e ritrova la gioia di offrire ad Essa, giorno per giorno, la propria umile collaborazione, preziosa non per se stessa, ma perché voluta dall’Altissimo. Ottimo antidoto all’ira – pur comprensibile – di chi vede il Signore continuamente insultato da chi dovrebbe onorarlo è la gratitudine per gli immensi e innumerevoli Suoi doni, spirituali e temporali; se dei secondi possiamo esser privati, i primi nessuno potrà mai toglierceli, se non siamo noi ad acconsentire.

Il dissidente russo Sergej Fudel’ (1900-1977), costatando come gran parte della gerarchia si fosse piegata al regime sovietico, coniò un’efficace locuzione per designarla: sosia oscuro della Chiesa. «Accanto alla vita immortale della Chiesa di Cristo, il male c’è sempre stato, all’interno stesso del sacro recinto. Dobbiamo guardarlo ad occhi aperti, sempre ricordando che “chi mette con me la mano nel piatto è colui che mi tradisce” [Mt 26, 23]. […] Andarsene dalla Chiesa per via del degrado morale che vediamo in essa è follia religiosa che riflette la nostra incapacità di riflettere in profondità sulle situazioni. Tutto quel che di errato, distorto o impuro possiamo vedere all’interno delle porte della Chiesa, non è Chiesa. Per non rendercene complici non abbiamo da lasciare il recinto della Chiesa; semplicemente dobbiamo rifiutarci di aver parte in ciò che è cattivo» (S. Fudel’, La luce splende nelle tenebre, Ponteranica 2021, 38-39). L’osservazione non lo condusse così alla ribellione, bensì alla gioiosa scoperta, pur nel realistico riconoscimento della malattia, della santità invincibile del Corpo Mistico.

Queste parole di un uomo che conobbe il carcere duro e l’esclusione sociale sono uno schiaffo morale per noi, che ancora non abbiamo sperimentato una persecuzione violenta. Dopo decenni di vacuo trionfalismo, nei quali ci siamo illusi che nella Chiesa tutto andasse a meraviglia perché Piazza San Pietro si riempiva e turbe entusiaste acclamavano il Papa, sono arrivati i tempi della purificazione, in cui il Signore ci chiede di portare la Croce con Lui sull’erta del Calvario. Molti sedicenti cattolici si rifiutano di partecipare a questa Passione, strepitano e si agitano. Se invece volete contribuire in modo efficace al bene della Chiesa, rimanete saldi al vostro posto facendo ognuno il proprio dovere con umiltà e perseveranza. Se poi volete riparare alle bestemmie proferite contro il Cristo e la Trinità, ripetete spesso il Credo, il Pater noster, il Gloria Patri; fatevi il segno della Croce in pubblico, senza rispetto umano, per attestare a Chi appartenete. In ogni occasione, rendete a tutti serena testimonianza dell’unico vero Dio.

Sappiate che il Signore stesso è Dio; egli ci ha fatti, non noi, che siamo suo popolo e pecore del suo pascolo (Sal 99, 3 Vulg.).


sabato 7 settembre 2024


Cattolici nei fatti (non a parole)

 

 

Omelia diffusa in questi giorni nella Rete sulle sfide che affrontiamo nella Chiesa

Dalla Lettera di san Paolo Apostolo ai Galati (5, 25-6, 10)

Fratelli, poiché viviamo dello Spirito, camminiamo anche secondo lo Spirito. Non diventiamo avidi di gloria vana, provocandoci a vicenda, invidiandoci gli uni gli altri. Fratelli, anche se uno viene sorpreso in qualche colpa, voi che siete spirituali istruitelo in spirito di dolcezza – e poni mente a te stesso, che tu pure non abbia a cadere in tentazione. Portate ognuno i pesi dell’altro e così adempirete la legge di Cristo. Se qualcuno, poi, ritiene di valere qualcosa, mentre non è nulla, egli inganna se stesso. Ciascuno esamini invece l’opera sua; allora potrà trarre motivo di vanto solo da se stesso e non dal confronto con altri. Ognuno, infatti, porterà il proprio fardello. Colui che è catechizzato nella parola faccia parte di tutti i suoi beni a chi lo catechizza. Non illudetevi: Dio non si lascia irridere. Ognuno, infatti, mieterà ciò che avrà seminato: chi semina nella sua carne, dalla carne mieterà corruzione; chi invece semina nello Spirito, dallo Spirito mieterà la vita eterna. Nel fare il bene non stanchiamoci, perché a tempo opportuno mieteremo, se non ci stancheremo. Dunque, nel tempo che ci è dato, operiamo il bene verso tutti, specialmente verso quelli che ci sono fratelli nella fede.

Dal Vangelo secondo Luca (7, 11-16)

In quel tempo, Gesù andava verso una città chiamata Naim e, con lui, i  suoi discepoli e una grande folla. Mentre si avvicinava alla porta della città, ecco un morto era portato a sepoltura: un figlio unico, e sua madre era vedova. C’era con lei moltissima gente della città. Quando l’ebbe vista, il Signore ne fu mosso a pietà e disse: «Non piangere!». Poi si accostò e toccò la bara; i portatori si fermarono ed egli disse: «Ragazzo, io ti dico: àlzati!». Il morto si levò a sedere e cominciò a parlare; Gesù lo rese a sua madre. Allora tutti furono presi da timore e glorificavano Dio dicendo: «Un grande profeta è sorto in mezzo a noi» e «Dio ha visitato il suo popolo».

Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. Amen.

Sia lodato Gesù Cristo!

Quando l’ebbe vista, il Signore ne fu mosso a pietà e le disse: «Non piangere!». In questo episodio evangelico si manifesta anzitutto la compassione del Signore per le situazioni umane che sembrano prive di soluzione: in questo caso, quella di una vedova che aveva un unico figlio, morto ragazzo, ed era perciò rimasta completamente sola, senza alcun appoggio dal punto di vista umano. Dobbiamo certamente tenere presente questa compassione attiva di Gesù verso coloro che sono nella sofferenza e nel bisogno; ritroveremo questa esortazione alla fine. Oltre al senso letterale, nondimeno, i Padri della Chiesa hanno visto in questo episodio anche il simbolo di una risurrezione spirituale: sant’Agostino, in particolare, spiega che questa vedova è immagine della Chiesa, la quale ogni giorno vede risorgere spiritualmente i suoi figli che ricevono la remissione dei peccati. Le anime che sono morte per il peccato grave, con l’assoluzione, ottengono di nuovo la vita della grazia.

Ora potremmo domandarci: che cosa succede se le anime non sono più consapevoli delle proprie colpe? Come possono pentirsene se, anche nella Chiesa, viene loro detto che va tutto bene? che i peccati più gravi (quelli riguardanti la famiglia, la trasmissione della vita e tutto ciò che attiene alla persona umana) non sono più peccati? Questa risurrezione, evidentemente, non potrà aver luogo, in quanto il perdono richiede il pentimento e, se non c’è consapevolezza della colpa, il pentimento è impossibile. Dobbiamo sicuramente pregare molto perché, nella Chiesa, si torni ovunque a indicare il peccato, a designarlo in modo molto preciso e a scuotere le anime dei peccatori, come si è sempre fatto: è la più grande opera di misericordia, dato che i peccatori rischiano l’Inferno. La Madonna, a Fatima, disse a tre bambini che molti finiscono là perché non c’è nessuno che preghi per loro.

Oltre a pregare, dobbiamo anche domandarci che cosa fare in questa situazione anormale, che, per certi versi, ha tratti apocalittici. Non c’è bisogno di andar dietro a tutte le false profezie catastrofiche che al giorno d’oggi circolano in modo così abbondante e si rivelano false, se non altro, perché sono troppo numerose: l’inflazione fa capire che non può essere qualcosa di  origine soprannaturale. Dio, quando si manifesta, è molto più sobrio, discreto ed efficace: Gli bastano pochissime parole. Questa situazione, in realtà, senza alcun bisogno di dar credito a false profezie, sotto certi aspetti si rivela davvero apocalittica. Che nella società si invertano i valori e si dichiari quindi lecito il peccato nelle sue forme più abominevoli, si faccia anzi propaganda alla perversione, è certo una cosa grave ma, se si riflette sullo stato in cui versa la società, se si prende in considerazione da chi essa è guidata, ciò non meraviglia più di tanto: chi ha il potere, oggi, in particolare il potere di determinare la mentalità, il pensiero e la cultura, sono forze oscure postesi al servizio del demonio.

Ciò che è davvero apocalittico è che nella Chiesa si invertano i valori, si pretenda cioè di presentare come qualcosa non solo di lecito, ma addirittura di eccellente, ciò che è abominevole, i peccati più ripugnanti. Allora ci domandiamo: che cosa dobbiamo fare? come dobbiamo regolarci? Dobbiamo evidentemente rimanere aggrappati alla dottrina, a ciò che ci è sempre stato insegnato, a ciò che la Chiesa ha sempre difeso come verità – non solo come verità rivelata, ma anche come verità di ragione, che la coscienza umana è in grado di riconoscere. Questo è quanto mai urgente: se nella società si abbandona Dio, ognuno si ritiene autorizzato a decidere cos’è bene e cos’è male; nella Chiesa, però, non si può abbandonare Dio, né si può essere abbandonati all’arbitrio del primo che apre bocca, fosse pure ai livelli più alti. Bisogna che ci sia la certezza della verità – e la certezza della verità sta nella continuità dell’insegnamento cattolico, del Magistero perenne.

Rimaniamo dunque fermi nella verità, in modo tale da poter sperimentare la risurrezione spirituale ogni volta che ne abbiamo bisogno. Per rimanere fermi nella verità, però, dobbiamo evitare anche un altro pericolo: quello di sceglierci autonomamente i maestri. È comprensibile che, nella confusione, si senta il bisogno di trovare punti di riferimento, ma non tocca a noi decidere chi deve insegnare: è Dio che costituisce i Suoi ministri; è Lui che, tramite la Chiesa, li sceglie e comunica loro l’autorità. Coloro che, nella Chiesa, insegnano legittimamente sono esclusivamente quei ministri di Dio che hanno ricevuto un mandato ed esercitano perciò un ministero legittimo, fondato su una disposizione dell’autorità competente; diversamente ci si perde dietro mille voci, mille “maestri”. La scelta di decidere chi seguire, chi eleggere come proprio capo, è d’altronde una scelta tipicamente rivoluzionaria, non una scelta cattolica; sono appunto gli artefici e i seguaci delle rivoluzioni che scelgono (o pensano di scegliere) chi vogliono avere come capo, mentre il cattolico riconosce e accetta le guide donate da Dio.

Abbiamo sentito come san Paolo ci ammonisce: «Non seguiamo chi ritiene di valer qualcosa, mentre non è nulla, e inganna quindi se stesso» (e anche gli altri). «Ciascuno esamini il proprio operare» (cf. Gal 6, 3-4): bisogna vedere i fatti, le azioni, le quali devono essere sempre buone; non possono esserci azioni cattive giustificate da un’intenzione che sembra virtuosa. Questo è uno dei princìpi fondamentali della morale cattolica: l’intenzione, per quanto buona, non giustifica azioni cattive. Ora, le azioni che rompono la comunione ecclesiale sono molto cattive; ci può esser dietro la migliore intenzione, ma non è una cosa lecita. Chiediamo perciò al Signore la luce necessaria per vivere umilmente nella comunione ecclesiale, così da sperimentare la gioia della Chiesa, di questa madre che vede continuamente risorgere i suoi figli, che li vede pure tornare, se si sono allontanati, che li vede riprendere la via di casa.

In ogni caso, non lasciamoci suggestionare da tante voci che pretendono di ergersi a guide senza alcuna legittimità. «Non illudetevi – incalza san Paolo –: non si può ingannare Dio. Ognuno mieterà ciò che avrà seminato. Chi semina nella sua carne, dalla carne mieterà corruzione; chi invece semina nello Spirito, dallo Spirito mieterà la vita eterna» (Gal 6, 7-8). Il termine carne non designa soltanto i peccati della carne; la carne è anche ogni attività dettata dall’io peccatore, dall’orgoglio, dalla superbia. Chi semina in questo senso, evidentemente, raccoglierà corruzione, cioè la morte eterna; chi invece semina nello Spirito, ossia si lascia guidare dallo Spirito Santo dentro la comunione del Corpo Mistico, otterrà la vita eterna. Vedete: il rischio, anche nel difendere la fede, è quello di adottare gli stessi metodi del mondo, gli stessi metodi di quelli che non sono cattolici, che non possiedono la verità; il metodo della contestazione, della ribellione, dell’insubordinazione.

Queste sono tutte forme di egocentrismo, con cui, in ultima analisi, uno pensa di salvarsi da sé, anziché confidare nella grazia di Dio, che ci è comunicata esclusivamente all’interno del Corpo Mistico. Al di fuori, certo, il Signore concede grazie prevenienti che attirino le persone alla fede, ma la grazia santificante la troviamo solo qui; fuori non c’è. Tornando alla compassione di Gesù, allora, raccogliamo l’esortazione di san Paolo, che conclude dicendo: «Non stanchiamoci di fare il bene; a suo tempo mieteremo, se non ci saremo stancati. Nel tempo che ci è dato in questa vita, operiamo il bene verso tutti, specialmente verso i fratelli nella fede» (cf. Gal 6, 9-10).

Da che cosa si vede una fede genuina? Dalle opere, non dalle chiacchiere; dobbiamo dimostrare con i fatti, con le azioni buone, con la misericordia, con la compassione, con la carità, che crediamo in Gesù, che siamo uniti a Lui, che siamo realmente membra del Corpo Mistico. Che il Signore ci conceda la grazia non solo di risorgere spiritualmente ogni volta che siamo caduti, ma anche di portare i frutti che si aspetta da noi, queste opere buone che sono il segno distintivo del vero cristiano.

Sia lodato Gesù Cristo!