Iam enim securis ad radicem arborum posita est.
(Mt 3, 10)


Nota sulla comunione eucaristica

in tempi di epidemia

 

 

Il protocollo d’intesa sulla ripresa delle celebrazioni liturgiche con concorso di popolo ha provocato, con le sue disposizioni, disagio e disorientamento in molti fedeli. Sono in tanti, perciò, a chiedere lumi sul comportamento da tenere nell’inedita situazione che si è venuta a creare a partire dal 18 maggio 2020. Dato che la questione tocca molteplici ambiti (teologico, giuridico, liturgico, morale), non è possibile fornire un’unica indicazione da applicare obbligatoriamente in tutti i casi. Partendo da una costatazione incontestabile (l’illegittimità del protocollo), si cerca qui di fissare alcuni punti fermi che consentano di orientarsi in questa spinosa circostanza.

Occorre anzitutto osservare che le disposizioni governative sulla ripresa delle celebrazioni con il popolo sono assolutamente nulle: le autorità civili non hanno alcuna competenza in materia di culto religioso; i rappresentanti della conferenza episcopale, dal canto loro, non hanno giurisdizione né sui vescovi, né sui sacerdoti, né sui fedeli. Ogni singolo vescovo, purché sia in comunione con il Papa, è sovrano nella sua diocesi per ciò che compete alla sua autorità; in essa non rientra tuttavia quanto stabilito dalle rubriche del Messale, che sono legge per tutta la Chiesa e possono essere modificate solo dalla Santa Sede, o di sua iniziativa o in risposta ad eventuali richieste dei vescovi (rescriptive). La Santa Sede, poi, ha facoltà solo sugli elementi non essenziali dei riti, non sulla loro sostanza immutabile.

Le rubriche del Messale non dicono nulla circa l’uso di guanti nella celebrazione della Messa. Nel rito tradizionale il vescovo, nella prima parte della Messa pontificale, indossa le chiroteche, ma le ritira prima di accedere all’altare per la parte sacrificale. Da ciò si deduce che secondo la Tradizione ecclesiastica, di cui la liturgia è testimonianza qualificata, l’Ostia consacrata può essere toccata solo con mani nude: la ragione è che dei frammenti possono rimanere attaccati alle dita che la tengono, motivo per cui, dopo la consacrazione del Pane, il sacerdote tiene uniti i polpastrelli del pollice e dell’indice fino a quando, terminata la comunione, li purifica nel calice, assumendo poi il vino e l’acqua con cui li ha purificati.

L’uso di guanti di lattice, alla luce di quanto appena esposto, è assolutamente da escludere, salvo ammettere l’aberrante idea di purificarli nel calice, che ha contenuto il Sangue di Cristo. Oltretutto il Corpo sacramentale del Signore, essendo quanto di più prezioso la Chiesa possieda in assoluto, non può certo essere toccato con materiale spregevole che sarà gettato nella spazzatura, ma soltanto dalle mani consacrate del sacerdote, il quale, proprio per questo, se le lava immediatamente prima della Messa e non può usarle se non per atti buoni o indifferenti. Inoltre tutti i vasi sacri, per rispetto di ciò che devono contenere, sono obbligatoriamente dorati; anche da ciò si deduce che il mettere volontariamente le Sacre Specie a contatto con materiali vili è un attentato alla loro sacralità, cioè un atto sacrilego in senso lato.

La distinzione tra la sostanza (il Corpo di Cristo) e gli accidenti (le specie consacrate) non risolve il problema. Nell’Eucaristia, per un miracolo permanente dell’onnipotenza divina, permangono sì le apparenze del pane e del vino, ma esse non sussistono più nelle rispettive sostanze del pane e del vino, bensì in quella del Corpo e Sangue del Figlio di Dio fatto uomo e morto sulla croce; il sostrato ontologico (subiectum) cui ineriscono non è più quello proprio, bensì un altro, dal quale sono a tal punto inseparabili che, una volta distrutte le specie, non c’è più il Sacramento. Pertanto il toccare le specie non significa toccare soltanto gli accidenti, ma toccare la realtà, benché quest’ultima non sia visibile in se stessa. In alcuni miracoli eucaristici, anche recenti, la specie del pane ha mostrato la realtà nascosta: tessuto miocardico di un uomo sottoposto a grave violenza.

Per comprendere meglio il punto precedente, può essere utile un’analogia con l’Incarnazione. La natura umana assunta dal Verbo, pur avendo una sostanza propria dotata di caratteristiche accidentali, non è tuttavia un individuo a sé, ma sussiste unicamente nella Persona del Figlio, alla quale è unita senza confusione, ma anche senza separazione, ragion per cui la Vergine Maria è davvero Madre di Dio (Theotókos). Da ciò deriva che le stesse qualità (onnipotenza, perfezione, santità ecc.) possono esser predicate tanto della natura divina quanto di quella umana (communicatio idiomatum), le quali sono entrambe oggetto di adorazione. Tutto ciò che, durante la Sua vita terrena, è stato fatto a Gesù, in bene o in male, è quindi stato fatto a Dio; i Giudei, per mano dei Romani, non hanno crocifisso degli accidenti, ma Dio stesso, benché nella carne, in quanto quest’ultima appartiene al Verbo e non sussiste se non in Lui.

Ora, il fedele che si trovi ad assistere ad una Messa in cui il sacerdote indossi guanti di lattice per tenere e distribuire il Corpo di Cristo non ne porta la minima responsabilità, in quanto non ha alcuna facoltà di impedirlo e non coopera positivamente a quell’azione intrinsecamente cattiva; qualora però possa agevolmente partecipare a una Messa in cui ciò non avvenga, ha il diritto di manifestare così la propria disapprovazione, evitando di assistere a un atto che scandalizza la sua coscienza. Anche la sofferenza di vedere il Signore trattato in modo quantomeno irriverente è una ragione più che valida per andare altrove, potendolo fare, almeno dopo aver tentato di persuadere il sacerdote ad evitare l’uso dei guanti. La carità può suggerire svariati modi di aiutare i ministri sacri, con rispetto e delicatezza, a prendere coscienza della responsabilità che grava su di loro, non solo verso Dio, ma anche verso i fedeli.

Né il vescovo né, a maggior ragione, il sacerdote può imporre la comunione sulla mano. La legge universale della Chiesa stabilisce la comunione sulla lingua come la forma ordinaria, alla quale si può derogare solo qualora la conferenza episcopale ne abbia chiesto e ottenuto licenza dalla Santa Sede. Un vescovo o un sacerdote che imponga la comunione sulla mano può essere denunciato alla Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti, che ha il sacro dovere di intervenire per richiamare l’interessato all’osservanza delle norme vigenti, anziché limitarsi a fornire responsi ambigui e contraddittori. Nessuno deve sentirsi forzato nella coscienza a subire tale grave abuso; se non ottiene nulla né con la persuasione né con la denuncia, il fedele si astenga dal comunicarsi e ricorra a un sacerdote fidato che lo comunichi nella bocca fuori della Messa.

Non è necessario comunicarsi per adempiere il precetto festivo, né la partecipazione alla Messa è imperfetta senza la comunione; solo una volta all’anno i cattolici hanno l’obbligo di comunicarsi, cioè a Pasqua (intendendo con ciò tutto il tempo pasquale, fino alla Pentecoste). Nell’impossibilità di ricevere l’Eucaristia in una modalità adeguata al mistero, i fedeli possono praticare la comunione spirituale. Astenersi dalla comunione per non riceverla sulla mano non è peccato, dato che non si sta respingendo il Signore, bensì rifiutando un modo di porgerlo che ripugna alla fede ed espone il Santissimo Sacramento a una profanazione involontaria consistente nella dispersione accidentale di frammenti. Essendo tale eventualità altamente probabile, è peraltro difficile considerarla del tutto involontaria.

In sintesi, le norme emanate circa la ripresa delle celebrazioni con il popolo non obbligano in nulla nessuno, né sul piano civile, né su quello morale, né su quello canonico. La loro inosservanza, da parte del sacerdote o del fedele, non costituisce peccato, nemmeno veniale, dato che non sussiste alcuna ragionevole ipotesi di un rischio maggiore di contagio se l’Eucaristia è amministrata in modo corretto; la ricezione sulla lingua, anzi, rimane il metodo più sicuro anche dal punto di vista sanitario, dato che il sacerdote è tenuto a lavarsi le mani prima della Messa e deve comunque evitare di toccare la lingua dei comunicandi. Pertanto nessuno deve sentirsi obbligato a comunicarsi in una modalità che la sua coscienza non può accettare; viceversa, chi accetta di farlo perché non può altrimenti accedere al Sacramento non commette peccato, purché abbia la massima cura di evitare la dispersione di frammenti dell’Ostia consacrata. A questo proposito, l’uso di un fazzoletto di lino o di un piattino dorato non è risolutivo, dato che il fedele è tenuto a purificarli subito dagli eventuali frammenti, ma non ne ha né la facoltà né i mezzi, mentre il sacerdote purifica subito, nel calice, patena e piattello.

Fin qui la prospettiva si è limitata agli obblighi morali in senso stretto; ciò non esclude tuttavia che lo zelo della fede e l’ardore della carità possano spingersi oltre ciò che è strettamente dovuto e richiedano da alcuni una risposta più radicale: non solo il rigetto assoluto, ma anche l’attiva lotta contro norme totalmente irrazionali e illegali che oltraggiano il Santissimo Sacramento, umiliano la Chiesa e calpestano i diritti dei fedeli. Le conseguenze giudiziarie e canoniche che tale scelta può comportare sono mezzi atti al conseguimento della virtù eroica; in ogni caso, le sanzioni civili o ecclesiastiche in cui si può incorrere non valgono minimamente la tremenda posta in gioco, cioè il rispetto della Presenza Reale e la fede dei cattolici.

Lo zelo autentico non è disgiunto da quella prudenza soprannaturale che fa tener conto del fatto che molti sacerdoti possono essere soggettivamente in buona fede, convinti di compiere la volontà di Dio obbedendo a disposizioni superiori che suppongono, benché erroneamente, miranti al bene comune; perciò nessuno deve sentirsi autorizzato a comportamenti ispirati da aggressività o disprezzo. Non dimentichiamo che il giudizio sulle coscienze spetta unicamente a Dio e che le svolte interiori sono sempre possibili, ma richiedono l’aiuto della Sua grazia; è per questo che non si pregherà mai abbastanza per i ministri sacri e per i loro superiori.


10 commenti:

  1. Rev. don Elia, di fronte a questi eventi spaventosi che si susseguono in maniera vertiginosa verso la totale confusione del Gregge e lo sfacelo della Messa e della Fede cattolica, (annunciando il compimento di Dn 9,27) le nostre coscienze, anzichè aumentare la
    chiarezza visuale, la perdono ogni giorno di più, aggravata dal panico (indotto astutamente nel popolo da un governo criminale, se si va a vedere il crimine globale che sta all'origine di questo pandemonio costruito su dati falsificati e morti indotte deliberatamente per ottenere quei numeri utili alla dittatura) e dall'altra la paura di non adempiere al precetto domenicale, quindi di doversi adeguare ob torto collo a quelle regole che, diciamolo fuori dai denti, sono protocolli infernali.
    La mia domanda è radicale: possiamo credere che Gesù Eucaristico si debba adeguare a a tali protocolli ? possiamo ritenere che il clero, in buona fede (che in questi tempi però non esime dall'informarsi e opporre resistenza attiva e consapevole all'apostasia procedente dall'alto) stia celebrando una Messa valida, con questo intrico di fare/nonfare, obbligando i fedeli a salti mortali e i sacerdoti stessi a tenere il piede in due scarpe, tra Cristo e il demonio ?
    possiamo pensare che Gesù si faccia davvero Presente in questa Messa che soggiace totalmente a satana, che tiene in pugno i governanti e i popoli schiavizzati di tutto il mondo ?
    se un fedele, disgustato profondamente da tutto quello che c'è a monte di questo ORRORE MONDIALE che conduce la Chiesa verso la religione NWO dell'anticristo, proprio servendosi di questa satanica contraffazione del Sacrificio dell'altare, non se la sente di accedefre affatto a quelle messe, commette peccato mortale, rifugiandosi nella preghiera e nell'ascolto di una Messa decorosa trasmessa in streaming ?
    La ringrazio se vorrà rispondermi, e le segnalo uno dei mille video di persone attentissime agli eventi italiani e mondiali, che da tempo ha ricostruito lucidamente (da laico) il crimine organizzato che tiene in pugno l'Italia intera con questa finzione satanica che da una parte sta preparando vere deportazioni dei cittadini (schedati opportunamente con FALSI test c-virus) in luoghi di sterminio in apparati sanitari corrotti, e dall'altra li opprime stritolando il clero con i suoi diabolici lacci che strangolano DI FATTO la libertà di culto, falsificandolo in modo inaudito in 2000 anni, talchè questo rito, FIN DALL'INGRESSO IN CHIESA, con obbligo di amuchina! sia irriconoscibile come Messa cattolica.
    Lei è un sacerdote preparato, accorto, acuto, avanzato nella strada del disvelamento di questo sfacelo apostatico che va avanti da 60 anni, quindi penso che potrà vedere i nessi tremendi che si vanno chiarendo tra distruzione della Chiesa perenne (dal suo vertice rinnegatore di Cristo), e distruzione dello Stato italiano da parte di un cast di pazzi criminali, con induzione del popolo in schiavitù e strage morale e fisica, di giorno in giorno più rapida e potente, senza freni data la corruzione avanzata e IRREVERSIBILE di tutte le istituzioni e dell'apparato sanitario connivente con la strage in atto degli italiani. Vedrà come assistiamo all'opera infaticabile delle SCHIERE INFERNALI al gran completo, in tutto il mondo, ma in particolare ORA accanite contro l'Italia.
    Invochi su di noi la custodia della Vergine SS.ma, perchè il Signore sta lasciando tutti i vantaggi al suo avversario, e pare quasi permetta il castigo predetto a Fatima, fino alla sparizione della nostra nazione, nel giro di pochi anni, se questi demoni incarnati non vengono fermati da Lui stesso. Grazie.
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    ecco le prove (una testimonianza agghiacciante) del regno dei demoni che tiene in pugno l'Italia, mediante apparato sanitario corrotto e traasformato in azienda di DEPORTAZIONE mediante falsi test, morti provocate con OMISSIONE di cure, o cure MORTALI
    https://www.youtube.com/watch?v=kN6AyG-qbjE

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    1. Carissima Nicla, della validità della Messa non bisogna dubitare. Il Signore, nell'istituire l'Eucaristia, si è consegnato ai Suoi ministri, pur sapendo a quanti sacrilegi e irriverenze Lo avrebbero esposto. I fedeli, come ho spiegato, non hanno la minima responsabilità di ciò che fa il sacerdote; se hanno la possibilità di andare altrove, dove la Messa è celebrata meglio, possono legittimamente farlo. Il precetto festivo va comunque osservato.
      Nell'ora presente assistiamo indubbiamente a un attacco senza precedenti contro tutte le istituzioni (religiose e civili) da parte di una piccola oligarchia di satanisti. Facciamo di tutto, con l'aiuto della preghiera, per non perdere la lucidità e non cedere al panico. Ogni cosa è nelle mani di Dio, che interverrà al momento opportuno.

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  2. Per favore inserite norme piu'specifiche sulla purificazione del fazzoletto a cura del fedele perché nella mia zona ci si attiene alle disposizioni CEI e dovrei rinunciare a ricevere Gesù che e' MIA unica forza

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  3. È possibile sapere la fonte di queste disposizioni e chi le ha scritte? Grazie

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    1. Carissimo, ho scritto io la nota, dopo aver riflettuto a lungo e ascoltato diversi pareri. Il criterio a cui mi sono attenuto è quello della realtà oggettiva, procedendo per deduzione da ciò che sappiamo sull'Eucaristia e da ciò che la Chiesa ha sempre fatto in proposito.
      Come ho accennato, il fedele non è abilitato a purificare oggetti che abbiano contenuto il Santissimo Sacramento; è una responsabilità troppo grande. Dovete almeno tentare di far valere il vostro diritto di ricevere la Comunione sulla lingua; se non c'è niente da fare, cercate un sacerdote che vi comunichi in privato. Se chiedete alla Madonna di aiutarvi a trovarlo, sicuramente ve lo concederà.

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    2. Caro Padre Elia, leggendo questa sua risposta sull'uso del fazzolettino, mi sono fatta delle domande. Io prendo l'Ostia-depositata sul fazzoletto- direttamente con la bocca, non volendo appunto fare altri maneggi. Il fazzoletto poi lo piego subito nascondendo la parte in cui è stata depositata l'Ostia e lo piego ancora dopo facendo attenzione a toccare solo le parti che non sono venute a contatto col l'Ostia. A casa immergo il lino in acqua per più di mezz'ora, poi l'acqua la uso per innaffiare. E' vero che non sono abilitata alla purificazione, ma usare le mani nude non è peggio? Come la faccio la purificazione delle mie mani che dopo aver toccato il Corpo di Cristo tornano in un istante a maneggiare di tutto? Questo sempre perché la comunione sulla lingua è vietata e credo che lo sarà per moltissimo tempo. Proverò a cercare un sacerdote non troppo pauroso.

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  4. Penso aspetterò il ritorno alla normalità, anche se la messa post concilio è assurda.
    Ma almeno Gesù Eucaristia veniva dato senza guanti.

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  5. DIO è soprattutto scienza compresa...nessuno si ammalerà prendendo la SANTISSIMA EUCARESTIA...anzi se non volete il covid 19...il vaccino È RICEVERE L'EUCARISTIA (sempre in grazia di DIO). È DIO il tutto del mondo... PERDONACI TUTTI...anche IL SANTO PADRE...io prima o dopo faccio casino...LA CHIESA non è un supermercato!! Scusate io e mio marito siamo molto tristi...ma siamo pronti a combattere, non se ne può più!!!

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  6. Allora ho sbagliato fino ad ora? La prendevo in un fazzoletto o palla di cotone, chiuso, tornato a casa lo mettevo un po’ in acqua e poi versavo l’acqua nella pianta.

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    1. La purificazione dei lini sacri compete alle persone incaricate di ciò e debitamente istruite a farlo. Non consiglio questa prassi perché comporta una responsabilità troppo grande. E' meglio ricevere la Comunione in bocca, quando possibile, da sacerdoti disposti a darla o dopo la distribuzione sulla mano o al di fuori della Messa.

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