Licenza di uccidere
Il mondo – e in particolare il
Vaticano – si è giustamente indignato per l’attacco alla parrocchia cattolica
di Gaza: un carro armato ha intenzionalmente colpito la croce di metallo che si
ergeva in cima alla facciata e che, cadendo, ha ucciso tre persone e ferito una
ventina di astanti, fra cui un giovane seminarista. Tale atto di evidente odio
contro i cristiani e il cristianesimo, compiuto da membri dell’esercito sanguinario
di uno Stato abusivo che sta compiendo un genocidio senza che nessuno lo fermi,
è stato “casualmente” consumato proprio nei giorni in cui, in Italia, è
iniziato il dibattito parlamentare su un disegno di legge con cui si intende
legalizzare l’omicidio di ammalati in fase terminale.
Osservazioni preliminari
Occorre anzitutto rilevare che
nessuna istituzione politica è legittimata a legiferare sulla vita umana, se
non per tutelarla: si tratta infatti di un bene indisponibile (o, secondo l’espressione
invalsa in ambito cattolico, di un valore non negoziabile). Lo Stato non
può in alcun modo disporre della vita dei cittadini se non nel caso della pena
di morte, la quale, per reati molto gravi e ben individuati, è moralmente
giustificata dal perseguimento del bene comune. Qui, però, non si tratta di
criminali la cui stessa esistenza nuoccia alla società civile ma di pazienti,
cioè di persone che hanno l’inviolabile diritto di essere curate e assistite
fino a che non intervenga la morte naturale, esclusa ogni forma di accanimento
terapeutico.
Non è pertanto di spettanza di
alcuna corte costituzionale decidere in materia dichiarando legali atti
criminosi di soppressione di pazienti o autorizzando l’iter parlamentare
di una proposta legislativa contraria alle norme morali. Un tribunale umano non
ha facoltà di modificare ciò che è regolato dalla legge naturale; se interviene
in questo ambito, commette un intollerabile abuso che va esecrato e denunciato
senza esitazione, soprattutto se operato da giudici di nomina politica che
sentenziano sulla base di valutazioni puramente ideologiche. Tanto meno può
entrare nel merito un’assemblea parlamentare composta di individui eletti senza
alcun merito né competenza, facilmente corrompibili e sottomessi a ordini di
scuderia.
Non è qui il luogo per riprendere il
discorso sulla cosiddetta democrazia né sulle modalità, per il nostro
Paese, dell’instaurazione del regime repubblicano, attuatasi grazie ai brogli
elettorali del 2 Giugno 1946. Quel che ci preme, in questo momento, è
registrare l’ennesima forzatura dell’ordine stabilito da Dio, che, come le
precedenti (divorzio, aborto, fecondazione artificiale), sta per compiersi per
mezzo di una legge che, non avendo per fine un bene, sarà priva di ogni vigore
legale e morale, ma sarà applicata coercitivamente da istituzioni ridotte a
esecutrici di un programma di morte e distruzione elaborato altrove. Esecutore
delle nuove, illegittime norme sarà quello stesso governo che sta vendendo armamenti
ai genocidi e sprecando enormi risorse dei contribuenti per sostenere uno Stato
in guerra verso il quale non ha alcun obbligo né legame.
Multiforme ipocrisia
Quel che è più disgustoso è la
posizione dei “moderati” della cosiddetta destra, come pure di certi
ambienti “cattolici” progrediti, secondo la quale una legge in materia sarebbe
necessaria; poiché, a detta loro, non sarebbe possibile ottenere il meglio,
bisognerebbe accontentarsi del male minore, ossia di una norma che
autorizzasse sì l’omicidio, ma con qualche opportuno paletto. Occorre
prima di tutto osservare che il principio del male minore vale unicamente nel
caso in cui si sia costretti a scegliere tra due mali entrambi inevitabili: se,
per esempio, stanno contemporaneamente naufragando due navi ed è impossibile
soccorrerle ambedue, la guardia costiera deciderà di intervenire là dove c’è il
maggior numero di passeggeri. Non è questo, evidentemente, il nostro caso.
Altro principio invocato è quello
della riduzione del danno, sancito dall’enciclica Evangelium
vitae nel
paragrafo 73. È il principio cui ci siamo appellati per sostenere la campagna Un
cuore che batte, visto che essa soddisfaceva i requisiti richiesti: nell’impossibilità,
a breve e medio termine, di ottenere l’abrogazione della Legge 194, si mirava a
limitarne gli effetti negativi, senza che ciò comportasse in alcun modo un’implicita
approvazione di una legge iniqua che, anzi, si intendeva contrastare. Là si
trattava di una legge già promulgata ma che si poteva correggere; qui, invece,
di una legge non ancora promulgata che si può fermare; in caso contrario, come
avvenuto con l’aborto, avrà inizio una strage senza fine di innocenti (almeno a
livello civile).
Se si ha dunque la possibilità reale
di evitare un grave danno, non ha senso adoperarsi per ridurlo, anche perché
questa strategia si è già rivelata fallimentare con la Legge 40, i cui paletti
(posti con il pio intento di limitarne gli effetti cattivi, per quanto voluti)
sono saltati uno dopo l’altro a colpi di sentenze giudiziarie, rivelandosi così
perfettamente inutili. Siccome gli addetti ai lavori, compresi gli “esperti”
della conferenza episcopale, non possono ignorare questi fatti, le loro
argomentazioni risultano insopportabilmente ipocrite; sarebbe tempo, perciò,
che ci sbarazzassimo pure di quell’altro apparato parassitario che usa i soldi
dei fedeli per portare avanti agende decise altrove, sfruttando il proprio
potere per inculcare idee e comportamenti in perfetta contraddizione con il
Magistero cattolico, che dovrebbe invece insegnare e applicare.
La vera necessità
Se c’è un intervento decisamente urgente
e doveroso a livello legislativo, è una norma che sanzioni adeguatamente la
prassi inaccettabile che la nuova legge si limiterebbe semplicemente a
legalizzare: sono ormai decenni che i malati terminali vengono soppressi, con o
senza il consenso loro o dei familiari. Di fatto, l’unica norma assolutamente
inderogabile è che il paziente non soffra e concluda la sua esistenza nel minor
tempo possibile. Mentre le cure palliative, entro limiti ben definiti, sono un
trattamento lecito e opportuno a cui tutti devono avere accesso, la sedazione
profonda priva il malato della possibilità di vivere coscientemente le ultime
ore di vita, che sono decisive per la sua salvezza eterna. Un simile danno
spirituale non è compensato dal beneficio dell’eliminazione totale del dolore,
cosa ben diversa dalla sua attenuazione.
Tuttavia il personale sanitario, con l’ausilio di psicologi appositamente istruiti, fa leva sui sensi di colpa dei familiari che eventualmente si oppongano alla sedazione profonda oppure la sospende bruscamente, anziché gradatamente, causando nel paziente spasmi insopportabili che impressionano fortemente i presenti. Avendo nel frattempo acquisito sui parenti un notevole potere manipolatorio, li convincono che il bene del loro caro richieda la sospensione dei sostegni vitali (alimentazione e idratazione), facendolo così morire di fame e di sete. Ciò può avvenire tanto in ospedale quanto a casa, con la differenza che, nel primo caso, è molto più difficile controllare l’operato dei sanitari e intervenire per tempo. Se, finora, si poteva ancora sporgere denuncia, con la nuova legge non lo sarà più; se le pressioni per anticipare il decesso erano già fortissime, presto saranno irresistibili. Il crimine diventerà così non solo legale, ma anche obbligatorio.
N.B.: l’espressione suicidio assistito
è un non-senso, perché è contraddittoria. Il suicidio, infatti, è l’atto di chi
si toglie la vita da sé; nella presente fattispecie, invece, si tratta di
togliere la vita a chi ne fa richiesta, atto che costituisce comunque un
omicidio. Dato che nessuno può disporre neppure della propria vita, chi chiede
di essere assassinato commette peccato mortale e muore in quello stato senza
pentimento, cosa di cui consta la certezza in quanto, in caso di pentimento,
chiederebbe la sospensione della procedura, che impiega pochi secondi ad
ottenere l’effetto. Quell’anima è perciò sicuramente destinata all’Inferno,
cosa che non sembra preoccupare né la direzione della conferenza episcopale con
il suo favoreggiamento di un crimine né la Santa Sede con il suo assordante
silenzio.
Rev.Padre, grazie di cuore per il doloroso mònito che si eleva
RispondiEliminada queste pagine.Signore, dov'e' finita la Sapienza!
IL SANGUE DI GAZA SCORRE ANCHE NELLE MANI ITALIANE
RispondiEliminaLa verità emerge come un fiume carsico che non si può più arginare. Mentre il mondo assiste alla sistematica cancellazione del popolo palestinese, l'Italia si scopre complice primaria di quello che storici e osservatori internazionali chiamano senza più eufemismi: genocidio. Non siamo spettatori innocenti di questa tragedia, siamo attori protagonisti nella fornitura degli strumenti di morte.
Il rapporto (https://infosannio.com/2025/07/19/francesca-albanese-leonardo-aiuto-lidf-a-trasformare-i-bulldozer-in-armi/) delle Nazioni Unite firmato da Francesca Albanese squarcia il velo dell'ipocrisia nazionale. Leonardo, il colosso pubblico della difesa italiana guidato da Roberto Cingolani, emerge cinque volte nelle pagine che documentano come "dall'ottobre 2023, questi macchinari sono stati fondamentali per danneggiare e distruggere il 70% delle strutture e l'81% dei terreni coltivabili a Gaza". La tecnologia italiana ha trasformato bulldozer Caterpillar in armi automatizzate e telecomandate che schiacciano letteralmente a morte civili palestinesi sotto le loro cingolate d'acciaio.
La tecnologia italiana di morte viaggia attraverso Rada Electronic Industries, controllata dalla filiale americana Leonardo DRS. Un labirinto di scatole cinesi (https://www.aljazeera.com/news/2025/7/1/un-report-lists-companies-complicit-in-israels-genocide-who-are-they) che permette a Roma di lavarsi le mani mentre il sangue continua a scorrere. Cingolani si difende parlando di "gestione autonoma" della controllata statunitense, come se la proprietà non comportasse responsabilità morale. Come se i profitti non arrivassero nelle casse italiane. Come se le vittime palestinesi fossero solo numeri su un bilancio.
Ma la complicità italiana non si ferma alla tecnologia. BNP Paribas ha versato 410 milioni di dollari in prestiti a Leonardo tra il 2021 e il 2023, mentre Barclays ha aggiunto altri 228 milioni nel 2024. Un fiume di denaro europeo che alimenta la macchina genocida israeliana, trasformando ogni euro investito in una bomba che cade su Gaza, in un bulldozer che demolisce case, in un missile che uccide bambini.
L'escalation tecnologica documenta una verità agghiacciante: non stiamo assistendo a una guerra tradizionale, ma a uno sterminio metodico e industrializzato. I bulldozer "intelligenti" italiani non distinguono tra combattenti e civili, tra ospedali e depositi di armi, tra bambini e terroristi. Demoliscono tutto con la precisione chirurgica di chi ha pianificato non una vittoria militare, ma una pulizia etnica totale.
Roma tace mentre le sue tecnologie cancellano un popolo. Il governo Meloni continua a fornire supporto diplomatico e militare a Israele, nascondendosi dietro la retorica del "diritto alla difesa" mentre i suoi bulldozer schiacciano corpi umani. Ogni dichiarazione ufficiale sulla "preoccupazione per i civili" suona come una presa in giro quando le macchine italiane partecipano attivamente al massacro.
La mappatura satellitare non mente: l'89% di Rafah distrutta, l'84% della Striscia settentrionale ridotta in macerie, il 78% di Gaza City cancellata dalla faccia della terra. Dietro questi numeri c'è la firma italiana, l'ingegneria italiana, il denaro italiano che ha reso possibile questa apocalisse programmata.
Non possiamo più nasconderci dietro le complicazioni geopolitiche o gli equilibri internazionali. L'Italia è complice di questo genocidio tanto quanto se avesse premuto direttamente il grilletto. Le nostre aziende pubbliche forniscono la tecnologia, le nostre banche finanziano l'operazione, il nostro governo copre diplomaticamente lo sterminio.
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Il commento del giorno di Pierluigi Bianchi Cagliesi
RispondiEliminavenerdì 25 luglio 2025
RICONFERMATA MADAMA BARONESSA
https://gloria.tv/post/S8fjXNqiksZU3fAXYTyrfWH68
Il glorioso traguardo raggiunto dal delirio in corso.
Tutto sotto il controllo del serpente.
Cari amici, con l'aiuto di S.Giuseppe curiamo di
non farci trovare nelle tenebre. Così sìa!