Nient’altro che menzogne
Domino suo stat
aut cadit; stabit autem: potens est enim Deus statuere illum (Con il proprio signore sta o cade, ma starà in piedi, poiché il
Signore ha il potere di renderlo stabile (Rm 14, 4).
Certe discussioni attuali danno l’impressione che la grazia non sia
nient’altro che un concetto astratto, un mero termine del gergo teologico cui
non corrisponda qualcosa di reale, almeno nella vita di chi parla. Chi invece crede
davvero che Dio comunica la Sua forza soprannaturale a quanti sono uniti a Lui
nel sincero sforzo di compierne la volontà adorabile sperimenta il Suo aiuto,
sentendosi da Lui sostenuto in qualunque circostanza e vedendo gli effetti
dell’azione nascosta della grazia. Non c’è perciò motivo di preoccuparsi
eccessivamente se non si ha la possibilità di frequentare solo la Messa antica
o se il sacerdote che celebra è bergogliano: se uno ha una fede viva,
pura e genuina, la grazia lo preserva dai pericoli e lo illumina nelle scelte
da compiere.
Moderni paradossi
È paradossale che, per difendere la sana dottrina, si perda di
vista la fede e, con essa, i contatti con
Colui che è perfettamente capace di tenere in piedi i Suoi autentici fedeli,
vuole farlo e lo fa: è con Lui che stiamo o cadiamo, sapendo bene che,
per quanto da Lui dipende, non ci lascia certo inciampare, purché non siamo noi
a metterci a rischio col sottrarci alla Sua mano nella convinzione di
combattere per la Sua causa. Questa terribile disgrazia è conseguenza di una
fiacca vita interiore, nella quale, dietro il paravento delle intenzioni più
nobili, trionfano il giudizio proprio e la volontà propria, i due irriducibili
nemici dell’unione con Dio. Così, a lungo andare, si finisce col separarsi da
Lui proprio a motivo dell’accanita lotta a favore della verità.
Tale accecamento viene giustificato con le ragioni più diverse,
vecchie o recenti: stato di necessità, sede impedita, papa
eretico, nullità dell’elezione… chi più ne ha più ne metta! Anche
qui – altro paradosso – una presunta difesa della Tradizione si sposa
inopinatamente con il vizio più tipico della postmodernità, quello di scambiare
le proprie teorie per la realtà, pretendendo oltretutto che siano l’unica
visione possibile e l’unica legittima: se qualcuno non è d’accordo, mal gliene
incolga! Le idee strampalate, del resto, stanno in piedi non per effetto della
grazia, ma soltanto perché chi le professa si sottrae sistematicamente ad ogni
confronto, imponendole agli altri con un dogmatismo settario che non rifugge dal
ricorso a tecniche di indottrinamento e di manipolazione mentale.
I dieci lettori di queste pagine – spero vogliano riconoscere
almeno questo – sanno bene che chi scrive aborrisce quel tipo di mezzi,
desiderando unicamente che ognuno accolga liberamente la verità, la quale non è
monopolio suo né di alcun altro, se non della Chiesa docente (purché doceat
davvero!). A tal fine, qui, si confida soltanto nell’efficacia della
persuasione, senza pretendere di sostituirsi al buon Dio, il solo che legga
nelle coscienze; altrimenti si finisce col mettere completamente da parte Colui
che si vorrebbe onorare, escludendo così ogni influsso della grazia, ridotta
appunto a parola vuota. Se ci siamo risolti a troncare certi dibattiti, è
perché non portavano da nessuna parte ed erano quindi una dannosa perdita di
tempo.
Subdoli diversivi
Non mancano peraltro elementi fattuali tali da far
sospettare, dietro i paradossi evidenziati, qualche astuta manovra diversiva.
Non è detto che i banditori delle varie teorie ne siano consapevoli complici:
potrebbero anche farsi semplicemente usare da poteri nascosti. Un pensiero del
genere si affaccia inevitabilmente, se si considera il prezzo che tanti
altri devono pagare per i comportamenti sconsiderati di alcuni che, pensando di risolvere un problema, ne provocano molti di più. Così, per altro verso, ogni tentativo di delegittimare, senza averne né
autorità né mandato, colui che occupa il Soglio petrino distoglie l’attenzione
dagli scandali che non sono mai stati chiariti, come quello del gesuita
mosaicista e quello legato al seminario dei chierichetti del Papa, immense voragini capaci di inghiottire chiunque vi sia
coinvolto, se si va fino in fondo nelle indagini; queste, piuttosto, sarebbero
inchieste giornalistiche utili e fruttuose.
Incongruenze sospette
Tanto per rimanere in tema di manovre occulte, sarebbe poi interessante
spiegare com’è realmente deceduto il compianto Benedetto XVI, visto che la
versione ufficiale è messa in crisi da un piccolo dettaglio che la Provvidenza
ha voluto indicarci. Nel libro di memorie dell’ex-segretario particolare, ora
nunzio nei Paesi baltici, si parla alla fine delle esequie, avvenute, come
tutti sanno, il 5 Gennaio 2023. Il fatto è che il documento in formato PDF pronto
per la stampa reca in calce la data del 2 Gennaio 2023, ore 17,31… Poiché
nel testo si asserisce che papa Francesco ha presieduto la cerimonia
(cosa che in realtà non avvenne, dato che a farlo fu il cardinal Re e il Papa
si limitò ad assistere), le fonti ufficiali si affannarono a presentare la sua
mera assistenza come una presidenza.
La contraddizione, tuttavia, rimane e spinge inevitabilmente a sospettare di tutta la storia confezionata per i mezzi di comunicazione. Stupisce, peraltro, che i giornalisti che si considerano tanto esperti della materia non l’abbiano notata e messa nel dovuto risalto. Com’è davvero morto il caro Ratzinger? Deve tornare lui stesso dal cielo a raccontarcelo? Che i suoi nemici non credano nell’aldilà non ci costringe ad escludere una simile eventualità. Qualora non abbia lasciato questo mondo in modo naturale, bisogna che si sappia, malgrado il titolo del libro suindicato, che è tutto un programma. Chi vuol conoscere la verità non può accontentarsi di una ricostruzione ad hoc, tesa a disinnescare le polemiche… ma, soprattutto, chi sta per presentarsi al Giudice deve fare mea culpa, finché fa in tempo.
Sinceramente non ho capito l'associazione fra la data del documento ed il sospetto di un caso Luciani-bis
RispondiEliminaLa data del documento dimostra che il libro era già pronto da tempo e fa sospettare che la morte di Benedetto XVI (comprese le esequie, descritte quando non erano ancora avvenute) rientri in un copione già scritto.
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