Chi vuol fare un favore al nemico?
Beati qui
habitant in domo tua, Domine; in saecula saeculorum laudabunt te. […] Elegi abiectus esse in domo Dei mei magis quam habitare in tabernaculis peccatorum (Beati coloro che abitano nella tua casa, Signore! Ti loderanno
nei secoli dei secoli. Ho preferito essere l’ultimo nella casa del mio Dio che
abitare nelle tende dei peccatori; Sal 83, 5.11).
«“Rimanete nell’ovile santo”, disse la Madonna a Bruno Cornacchiola.
Sono convinta che noi cattolici dobbiamo restare tali, senza strizzare l’occhio
a chi ne è uscito o a chi minaccia di farlo. Se uno entra a casa mia e la
occupa, non per questo quella casa smette di essere casa mia, ma soprattutto
non gli faccio il favore di lasciargliela, bensì resisto fino a quando
qualcuno, cioè l’autorità pubblica (e non io, che posso solo sollecitare con
insistenza chi ha il potere di farlo), non liberi la mia casa e me la
restituisca. Nel momento presente questa resistenza passiva – ma anche attiva,
nella preghiera – all’interno della Casa cattolica è la strada giusta per non
perdere la fede e non commettere peccato di scisma. Perciò i cattolici che sono
a capo di movimenti religiosi, culturali o politici devono fare molta attenzione
a non spingere il popolo cattolico fuori dell’ovile. Non dico che lo stiano
facendo o che lo stiano facendo coscientemente, ma certo catastrofismo e
l’appoggio a realtà non in perfetta comunione con la Chiesa mi creano disagio e
mi fanno temere sviluppi non auspicabili».
Così una lettrice commentava, poche settimane fa, l’attualità
ecclesiale, indicando con precisione che cosa è lecito o non è lecito fare in
una situazione eccezionale. Visto che da varie parti si avanzano argomentazioni
tese a dimostrare la liceità, nello stato in cui versa la Chiesa, di scelte e
comportamenti contrari all’ordinamento canonico, ci sembra quanto mai opportuno
riprendere la riflessione su tale questione a partire da questo contributo. Al
tempo stesso vorremmo dissipare gli equivoci che, da quanto riportato,
circolano nell’ambiente legato alla Tradizione in rapporto alla posizione
assunta da questa testata riguardo alle recenti decisioni illegittime di alcuni
ecclesiastici, che non nominiamo espressamente per non danneggiarli, benché si
possa agevolmente prevedere che le debite sanzioni non tarderanno ad abbattersi
su di loro. La speranza cristiana ci spinge comunque ad auspicare che si
ravvedano prima che ciò avvenga, rimediando così ai propri errori.
Non si tratta certo di cose di poco conto: esercitare il ministero
pastorale senza mandato, ordinare sacerdoti in modo illegale, organizzare un
seminario clandestino sono atti gravemente illeciti. Chi pretende che certe
circostanze li rendano leciti non fa un discorso dissimile da quello di chi
sostiene che quanti convivono illegittimamente, in casi particolari, abbiano il
diritto di accostarsi ai Sacramenti. Le circostanze di un atto reprensibile
possono eventualmente attenuare la colpevolezza di chi lo commette, ma non mutarne
la natura intrinseca, trasformandolo da atto illecito in atto lecito. Un
obbligo non può ritenersi sospeso se non in casi eccezionali, nei quali la sua
osservanza sarebbe di nocumento grave, piuttosto che di giovamento. Lo stato
di necessità, invocato in questo contesto, è appunto una circostanza
eccezionale, delimitata nel tempo e nello spazio; in quanto tale, non può essere
un fatto universale che duri da decenni, altrimenti bisognerebbe concludere che
il Signore non è fedele alle Sue promesse o non è in grado di mantenerle.
L’alternativa stabilita tra la regolarità canonica e la
preservazione della fede non è un reale dilemma, sia quanto all’aspetto pratico
sia quanto all’aspetto teorico. Nella Chiesa ci sono, di fatto, moltissimi
sacerdoti che, godendo di una posizione perfettamente regolare, professano e
predicano la retta fede manifestandola nella celebrazione della Messa
tradizionale. Se però si considera la sistematica critica alla Messa nuova, al
Vaticano II e al Magistero postconciliare un irrinunciabile criterio di
ortodossia, si esclude in un colpo solo tutto questo clero che non vive affatto
nel compromesso, ma paga un alto prezzo per la sua fedeltà al Signore,
mantenuta in una situazione così difficile. Rimanere sottomessi all’attuale
gerarchia, in molti casi, è come stare immersi in una piaga purulenta, ma lo si
accetta per amore della Madre, senza abbandonarla perché malata: nel suo
Venerdì Santo la Chiesa va piuttosto servita con rinnovato fervore. Un’utile
analogia è il soggiorno di san Domenico, tra il 1206 e il 1216, in una regione
infestata dai catari, esperienza durissima che portò tuttavia un frutto
magnifico nella fondazione dell’Ordine dei Predicatori.
Dal punto di vista teologico, l’obbedienza ai superiori è
inscindibile da quella fede che proprio con la disobbedienza si pretende di
preservare. L’apostolicità è una delle note essenziali della Chiesa, che
le consente di essere al contempo una, santa e cattolica. Chi si colloca
deliberatamente fuori della comunione gerarchica con i Successori degli
Apostoli, uniti e sottomessi al Successore di Pietro, si pone fuori della
società visibile, la quale è unica per necessità di natura, dato che unico è il
Salvatore e unico il fine cui tende, cioè la vita eterna. Sostenere che la
salvezza delle anime vada anteposta al mantenimento della giurisdizione
significa misconoscere che l’esercizio della seconda è necessario al
conseguimento della prima; anche questo, dunque, è un falso dilemma. Come è
vero, infatti, che il fine è superiore ai mezzi, è altrettanto vero che, senza
i mezzi, il fine non può essere ottenuto. A titolo di esempio, la Confessione è
moralmente necessaria alla salvezza, dato che evitare qualunque peccato in
materia grave, dopo il raggiungimento dell’età di ragione, richiede una grazia
speciale. Dato però che l’assoluzione, secondo il Concilio di Trento, è un atto
giudiziale, essa non può essere impartita se non a coloro sui quali si abbia
autorità, altrimenti è nulla (cf. DS 1686).
Fuori della comunione gerarchica, oltre alla giurisdizione, si
perde altresì la grazia, senza la quale è impossibile crescere verso la
santità. Anche la cattolicità è compromessa, dato che l’appartenenza
all’integrità del Corpo Mistico è sostituita da quella ad un gruppo
autocostituitosi dal basso anziché dall’alto, nel quale si entra in forza di
un’opzione soggettiva piuttosto che per chiamata divina e i cui capi sono privi
di ogni reale autorità, dato che non sono stati stabiliti da Dio, ma accettati
dalla base degli adepti. In una parola, nulla di più contrario alla natura
della Chiesa, che pur si presume di difendere. Un rischio ancor più grave, in
tale situazione, è però quello di perdere addirittura la fede, dato che la
negazione – anche soltanto pratica – perfino di un solo elemento del deposito
presuppone il rigetto dell’autorità di Dio rivelante. Il Signore Gesù Cristo,
per prolungare l’opera che il Padre Gli aveva affidato, conferì la propria
autorità agli Apostoli e ai loro Successori, senza eccettuare coloro che se ne
sarebbero dimostrati indegni né invalidarne gli atti o esentare dall’obbedienza
i loro sudditi; altrimenti nella Chiesa non ci sarebbe stato nulla di certo, ma
avrebbe regnato il caos.
Ciò non comporta affatto l’obbligo di un’obbedienza cieca a
qualunque comando, bensì richiede un ragionevole discernimento volto ad
accertare che l’ordine sia legittimo, ossia conforme alla legge divina o
ecclesiastica ed emanato, entro i limiti delle sue attribuzioni, da chi detiene
l’autorità. Nel caso di un comando palesemente contrario alla legge di Dio, il
cattolico è moralmente obbligato a resistere al superiore; se esso è contrario
alla legge della Chiesa, ha diritto al ricorso. Laddove l’una e l’altra cosa si
rivelassero impossibili, la fede viva lo spinge a implorare l’intervento del
Cielo e, in attesa, a immolarsi col sacrificio di se stesso, ma senza violare
l’ordinamento canonico né ferire in alcun modo l’unità della società visibile,
cose che comporterebbero un forte rischio per la salvezza dell’anima e grave
scandalo dei fedeli. La sola eccezione ammissibile riguarda norme secondarie di
diritto meramente ecclesiastico che non tocchino la sostanza dell’appartenenza
alla Chiesa; in assenza di ogni concreta possibilità di dialogo, poi, si può
legittimamente esercitare la riserva mentale.
Le indicazioni seguenti sono di natura eminentemente pratica e non
intendono assolutamente avallare prese di posizione che, sul piano dei
princìpi, relativizzino la giurisdizione ecclesiastica. Sebbene, di fronte ad
azioni o asserzioni di singoli membri della gerarchia contrarie alla fede
trasmessa e alla disciplina ecclesiastica, sia lecito (anzi doveroso)
dissociarsene interiormente ed esteriormente, ciò non autorizza a rigettare in
toto la potestà di governo, che rimane intatta fintantoché non sia revocata
dall’autorità competente; altrimenti chiunque si sentirebbe legittimato dal
proprio giudizio privato a fare quel che gli piace e la Chiesa cadrebbe in un
caos peggiore di quello attuale. Oltretutto chi si colloca deliberatamente in
una posizione irregolare non fa altro che favorire i disegni dei progressisti
al potere, che stanno usando ogni mezzo per esasperare i veri cattolici in modo
da spingerli fuori dell’ovile e aver campo libero. Chi vuole coadiuvarli in
tale strategia perversa deve solo provocare la loro reazione e farsi escludere
dalla società visibile, tirandosi dietro manipoli di gente esaltata o confusa.
Chi invece vuole realmente servire la Chiesa resti saldamente all’interno della
sua struttura gerarchica, potendo così contare su tutti gli aiuti della grazia.
Gratiam et
gloriam dabit Dominus. Non privabit bonis eos qui ambulant in innocentia.
Dominus virtutum, beatus homo qui sperat in te (Il Signore darà la grazia e la gloria; non priverà di beni coloro
che camminano nell’innocenza. Signore degli eserciti, beato l’uomo che spera in
te; Sal 83, 12-13).
INDICAZIONI PRATICHE
Est via quae
videtur homini iusta, novissima autem eius deducunt ad mortem (Pr 14, 12).
Poiché molti si domandano a quali ministri sia lecito rivolgersi,
dopo apposita consultazione si può rispondere nel modo seguente, tenuto conto che,
di fronte ad un abuso di potere da parte dell’autorità (nella fattispecie, la
proibizione dell’uso del Messale detto di san Pio V), è consentito resistere,
ma in alcuni casi è più prudente sottomettersi. In linea generale, rimane valido
quanto stabilito in modo irrevocabile dalla Bolla di promulgazione del Messale tridentino
(Quo primum tempore, 1570): «In virtù dell’Autorità Apostolica, Noi concediamo a tutti
i sacerdoti, a tenore della presente, l’Indulto perpetuo di poter
seguire, in modo generale, in qualunque chiesa, senza scrupolo veruno di
coscienza o pericolo di incorrere in alcuna pena, giudizio o censura, questo
stesso Messale, di cui dunque avranno la piena facoltà di servirsi liberamente
e lecitamente» (il corsivo è nostro).
Già sotto Benedetto XVI la Congregazione per la Dottrina della Fede
ha autorizzato i fedeli ad assistere alle Sante Messe celebrate da sacerdoti
appartenenti alla Fraternità San Pio X. Successivamente essi hanno altresì
ricevuto la facoltà di assolvere e quella di assistere ai matrimoni, ove il parroco conceda loro la
delega, necessaria ad validitatem (diversamente il
matrimonio è nullo per vizio di forma). Raccomandiamo però un’attenta vigilanza
quanto all’accanito proselitismo e all’intenso indottrinamento attuati mediante
la predicazione, sovente tendenziosa per la necessità di giustificare una
situazione canonica che rimane comunque irregolare.
Gli istituti sedevacantisti, invece, non devono assolutamente
essere frequentati, viste le loro convinzioni eretiche e scismatiche, secondo
le quali la Chiesa sarebbe senza papa dal 1958 e le ordinazioni effettuate con
il nuovo rito invalide. In base a tali asserzioni la gerarchia cattolica non
sussisterebbe più se non nei pochissimi vescovi scelti e consacrati
conformemente ai loro criteri (cosa che ripugna in modo evidente alla fede nel non praevalebunt).
A motivo della situazione di forte disagio in cui si trovano molti
fedeli, si ritiene poi che sia lecito assistere alla Messa celebrata da sacerdoti
in situazione regolare che celebrino in determinati luoghi senza permesso, qualora
non vi sia espressa proibizione da parte dell’Ordinario del luogo (cosa che può
essere interpretata, fino a prova contraria, come un tacito consenso). Questa
indicazione vale in linea di principio, ma non esime i sacerdoti dalla
necessità di esercitare, nei singoli casi, un giudizio prudenziale che valuti
le circostanze (proprietà privata o luogo di culto pubblico, gruppo ristretto o
assemblea domenicale, ecc.) e le conseguenze (che devono essere ragionevolmente
proporzionate ai benefici reali per le anime).
Quanto infine a sacerdoti che abbiano di recente avviato una
stabile attività pastorale non autorizzata o a vescovi mancanti di
giurisdizione che ordinino senza le dimissorie, non è lecito assistere ai riti
da loro officiati, poiché il loro ministero è sicuramente privo di ogni
legittimità e va incontro a severe sanzioni. Addurre a scusa il fatto che
l’autorità ecclesiastica sia esercitata in modo contrario al suo fine non
giustifica tali forme di insubordinazione, dato che di essa non si possono
condannare globalmente e indiscriminatamente tutti i detentori e che gli abusi
non si correggono con altri abusi. Quanti si richiamano a questo argomento
fallace, in ogni caso, non hanno alcuna facoltà di giudicare in foro esterno
prelati di grado superiore.
Caro don Elia, ho molto apprezzato il suo articolo. Frequento da decenni la Messa presso la fsspx. A me risulta che nel caso in cui un sacerdote della fsspx volesse avviare la pratica di incardinazione in una diocesi, dovrebbe firmare per accettazione i decreti del Vaticano II e celebrare il Novus Ordo Missae. In questo caso secondo lei per quel sacerdote sacerdote sarebbe meglio, allo stato attuale, firmare i decreti del Vaticano II con riserva mentale e celebrare il Novus Ordo Missae per rientrare nella piena giurisdizione piuttosto che restare nella fsspx?
RispondiEliminaUn sacerdote della Fraternità Sacerdotale San Pio X, dopo il necessario discernimento, può passare alla Fraternità Sacerdotale San Pietro. Quanto all'eventuale accettazione del Vaticano II, la si può dichiarare con riserva mentale, aderendo interiormente solo a quanto è conforme alla Rivelazione e al Magistero perenne.
EliminaRiserva mentale??? Questa è roba da farisei!
EliminaSono sempre più perplesso dalle sue esternazioni, padre.
"Il vostro parlare sia sì sì, no no"!
Altro che "riserve mentali"!
Ora, preferirà cestinare questo commento da subito, o lo pubblicherà per poi cancellarlo in seguito, come ha fatto con alcuni precedenti commenti, miei e di altri, critici verso alcune sue uscite?
La riserva mentale è ammessa dalla dottrina morale cattolica, purché il ricorso ad essa non degeneri in patente ipocrisia.
EliminaHo cancellato alcuni commenti non perché fossero critici nei miei confronti, ma per evitare di peggiorare la confusione che già regna, dato che i lettori potrebbero pensare che io li condivida per il solo fatto di averli pubblicati.
Finalmente una parola chiara e illuminante sulla situazione di attuale grave confusione nella Chiesa.
RispondiEliminaGrazie don Elia!
"Nella Chiesa ci sono, di fatto, moltissimi sacerdoti che professano e predicano la retta fede, manifestandola nella celebrazione della Messa tradizionale".
RispondiEliminaMa di quale realtà stiamo parlando?
Per rimanere al Nord Ovest, si tratta, nel migliore dei casi, di pochissimi sacerdoti e, fuori dalle città principali, si tratta di fare anche centinaia di chilometri per assistere ad una Messa tradizionale. Situazione notevolmente peggiorata negli ultimi 2/3 anni.
Oggi, è doveroso riconoscerlo, se si vuole assistere ad una Messa tradizionale come Dio comanda, si va alla FSSPX. E meno male che esiste.
Reverendo don Elia, nella diocesi in cui abito, su indicazione del vescovo, in nessuna parrocchia sacerdoti e accoliti, uomini o donne che siano (ma dove vanno a finire i frammenti che rimangono sulle loro mani?), danno la comunione in bocca ma esclusivamente sulle mani. Ho letto in una sua risposta che la gerarchia non è un monolite e non lo metto in dubbio. Anche io come laico sono soggetto alla giurisdizione e teoricamente dovrei andare nella parrocchia di residenza. Come la mettiamo?
RispondiEliminaCerca un sacerdote che dia la Comunione sulla lingua e chiedi la grazia di poterlo trovare.
Elimina
RispondiEliminaradicatinellafede rnf
X Domenica dopo Pentecoste in rito tradizionale a Vocogno in Val Vigezzo (VB). Domenica 14 Agosto 2022
Omelia di don Alberto Secci: i nuovi farisei.
https://www.youtube.com/watch?v=ARYf73d4IOA&t=9s
RispondiEliminaradicatinellafede rnf
Assunzione B. V. Maria in rito tradizionale a Vocogno in Val Vigezzo (VB). Lunedì 15 Agosto 2022
Omelia di don Alberto Secci: Signum Magnum.
https://www.youtube.com/watch?v=ZP-erjhqkuY
La Provvidenza di Dio ha permesso questo : il Dogma dell'Immacolata Assunta .
Mi fanno molto bene queste riflessioni e indicazioni e mi danno tanta pace e serenità nella vita di fede. Dio sia benedetto !
RispondiEliminaIl prossimo corso di Consacrazione a Gesu' per Maria secondo il Trattato della Vera Devozione del Montfort, inizia il 15 settembre 2022, alla Madonna Addolorata, alle 21.00. Se avete amici veramente interessati, potete ancora iscriverli! Vi auguro una giornata serena e santa, cum Maria.
RispondiEliminaCari saluti,
Don Vilmar Pavesi (FSSP - Roma).
Indirizzo: Piazza della Trinità dei Pellegrini, 1, 00186 Roma RM
Telefono: 06 6830 0486
Per l'iscrizione :
Basta che mi faccia arrivare il nome, cognome, indirizzo di posta elettronica (email) e numero di telefono delle persone interessate entro il 15 settembre.
Cordiali saluti.
Ave Maria!
P.S.
EliminaParrocchia Ss.ma Trinità dei Pellegrini - Roma
https://roma.fssp.it/contatti/
Insomma per capire come regolarsi serve la laurea in diritto canonico. Bah...
RispondiEliminaNiente affatto: proprio perché non tutti conoscono il diritto canonico, ho fornito un parere qualificato dopo aver consultato un canonista.
EliminaSan Domenico in-canta il web
RispondiEliminaECCLESIA 19-08-2022
Il postconcilio ha condannato all’oblio insieme al gregoriano anche il repertorio musicale dei vari ordini religiosi, compreso quello domenicano. La sua riscoperta non è un lavoro da “indietristi” e passa anche attraverso i social grazie a due giovanissimi frati.
https://lanuovabq.it/it/san-domenico-in-canta-il-web
Mi sembra degno di nota.
Ave Maria!
San Bartolomeo Apostolo: perché Gesù ha voluto una chiesa gerarchica?
RispondiEliminahttps://www.youtube.com/watch?v=jwwghPRCacc
Il Cammino dei Tre Sentieri, Sosta Video 23/08/2022
Prof.Corrado Gnerre