Nella tempesta, guarda
la Stella
Stabat iuxta crucem Iesu mater eius (cf. Gv 19, 25).
Anche
se non è certo un dogma, non si può escludere che, prima della venuta gloriosa
del Signore, il Suo Corpo Mistico debba sperimentare una passione analoga a
quella del Capo, la quale la prepari all’esaltazione finale e al tempo stesso
gli dia modo di meritarla. Se è vero che, per raggiungere la perfezione della
vita spirituale, ogni anima deve rivivere i diversi stati assunti dal Salvatore
durante l’esistenza terrena, è presumibile che ciò si debba realizzare anche a
livello collettivo. Qui non ci troviamo, ovviamente, nell’ambito di quelle
verità di fede l’adesione alle quali è indispensabile per la salvezza eterna,
bensì nel campo delle conclusioni teologiche, che obbligano la coscienza nella
misura in cui sono recepite dal Magistero. L’unico esempio di ricezione di cui
io abbia notizia, in questo caso, è costituito da tre paragrafi del Catechismo della Chiesa Cattolica (675-677)
molto citati in quest’ultimo periodo, ma poco convincenti quanto all’uso delle
fonti a sostegno, il quale risulta quanto meno tendenzioso.
Benché
io stesso sia da anni persuaso della legittimità di questa tesi, per onestà
intellettuale sono obbligato a riconoscere che, a meno di un’ispirazione
soprannaturale, non ci sono elementi cogenti per considerarla senz’altro certa.
Mi capita sempre più spesso, tuttavia, di discuterne con ferventi cattolici che
se ne mostrano incrollabilmente sicuri, pur mancando, appunto, inconfutabili
argomenti a favore. Le affermazioni del
nuovo catechismo, pur nella loro perentorietà, vengono giustificate con passi
biblici non pertinenti o interpretati con evidenti forzature. Sorge addirittura
il sospetto che in quel punto, come spesso avvenuto in documenti del recente Magistero,
la mano di un redattore intenzionato in un certo senso abbia potuto interpolare
il testo con affermazioni di forte impatto performativo. A nessuno sfugge fino
a che punto l’attesa di determinati eventi, decisivi per la storia sacra e
profana, possa indurre nella gente stati d’animo programmati e comportamenti conseguenti;
l’esperienza di quest’anno è paradigmatica.
Una
verità parziale o una previsione solo probabile, presentata in modo apodittico,
può dunque essere utilizzata per influenzare e manovrare le masse, soprattutto
in epoche in cui l’angoscia collettiva suscita spasmodiche attese escatologiche
con vividi tratti apocalittici. Voglio sperare che i nemici di Dio non siano
giunti fino a manipolare un testo magisteriale per esporre il loro programma
facendolo passare per ineluttabile piano divino, ma non riesco nemmeno a levarmi
questa pulce dall’orecchio. Il metodo è quello tipico della letteratura
distopica, scritta per lo più da grandi illuminati che hanno illustrato, sotto
l’apparenza dell’invenzione fantastica, l’evoluzione che intendevano innescare
nella storia. Il pubblico comune la legge per il piacere delle storie
avvincenti; gli iniziati vi decifrano invece una mappa da seguire. La società,
intanto, si assuefà a poco a poco all’idea di un mondo nuovo, soprattutto grazie a quella pseudocultura progressista
che si crede così fine da interpretare il cambiamento, di cui in realtà è
succube.
Ora,
riguardo alla prova che attende la Chiesa, occorre anzitutto ribadire con forza
che il futuro è noto solo a Dio. Le profezie scritturistiche o quelle trasmesse
dai mistici necessitano comunque di un’interpretazione, che spetta alla
gerarchia ecclesiastica. Il fatto che, nel nostro tempo, essa risulti spesso, in
questo ambito, carente e omissiva non ci abilita certo a fare da soli,
emettendo giudizi di autenticità ed erogando indicazioni pratiche in
conseguenza. Oltre a mancare di fede e di speranza, peccando contro il primo
comandamento, si corre il rischio di cadere in atteggiamenti paranoici e di buttarsi
in azioni sconsiderate, trascurando i propri doveri e perdendo di vista le
necessità reali. Ben diversa è la sana previdenza di chi, prospettandosi una
minaccia probabile, predispone risorse e vie d’uscita in modo ragionevole,
senza ipotecare il futuro né rendersi invivibile il presente. La fiducia nella
Provvidenza ci assicura che il pane dell’anima e del corpo è sempre assicurato
a chi collabora con Essa facendo il possibile per premunirsi da pericoli prevedibili.
La
reazione opposta che può verificarsi in chi si illude di sapere con esattezza
cosa succederà è lo sconforto, l’apatia, il fatalismo di chi getta la spugna e
si rintana nel suo buco in attesa degli eventi. Questo tipo di risposta si
appoggia spesso a forme di spiritualismo che pretendono di ispirarsi alla
storia sacra. C’è chi osserva, per esempio, che la Madonna, durante la Passione
di Gesù, non tentò in alcun modo di impedirla e accettò passivamente la volontà
di Dio. Anche in questo caso, un dato parziale, seppur vero per un verso, è
assolutizzato e piegato a sostegno di una tesi prestabilita. A parte l’unicità
assoluta di quell’evento, che è irripetibile e non riproducibile se non per
analogia, è certo che la Madre non abbia istigato gli Apostoli a far la rivoluzione
per liberare il Maestro, visto che il Padre stesso aveva stabilito che così si
compisse la Redenzione del mondo e il Figlio aveva aderito a tale piano in piena
libertà; tuttavia l’obbedienza non è passività totale, bensì richiede una collaborazione
che sul Calvario non poté essere più intensa.
Come
riconosce la Tradizione cattolica, stando ritta sotto il patibolo Maria compì
un duplice atto di natura sacrificale mirante alla riconciliazione dell’umanità
peccatrice con Dio: quello con cui offrì il Figlio al Padre per la nostra
salvezza e quello con cui offrì se stessa secondo la stessa intenzione, unita in
modo strettissimo a Lui in un unico olocausto d’amore. Così facendo, Ella
cooperò in modo materno alla nostra rigenerazione spirituale, diventando
realmente, così, nostra madre nell’ordine della grazia. La Vergine, inoltre,
inaugurò in tal modo l’attività con cui la Sposa di Cristo, sino alla fine dei
tempi, rinnova in modo incruento, per mezzo dei sacri ministri, il Sacrificio
redentore, offrendolo al Padre e associandosi ad esso per la propagazione e il
definitivo compimento della salvezza acquistata sulla Croce. Non ultimo, in
virtù della parola del Salvatore moribondo che la costituiva Madre della
Chiesa, Ella ricevette il compito di accudire tutti i Suoi figli, rappresentati
da Giovanni. Noi siamo quindi oggetto delle Sue cure materne, ma siamo pure
chiamati, a nostra volta, a proteggere i beni che il Signore ci ha affidato,
nella famiglia, nella società e nella Chiesa.
Risulta
difficile, dunque, parlare di passività, ma appare del tutto fuori luogo anche
uno scomposto attivismo fondato su discutibili certezze. Certuni hanno già
decretato un’imminente apocalisse: la Messa sarà sospesa, ci imporranno il
marchio della bestia, chi ne sarà sprovvisto morirà di fame, i cristiani saran
tutti massacrati dagli islamici, i sopravvissuti verranno riprogrammati coi
vaccini… Pur senza sottovalutare affatto le minacce del tutto inedite che
incombono sul prossimo avvenire, desidero ricordare che nessuno conosce il
futuro, il quale è interamente nelle mani di Dio, che con infinita sapienza
governa la storia e dirige ogni avvenimento. Per questo l’impegno più urgente è
quello della preghiera e dell’offerta, dato che Dio, da tutta l’eternità, ha
stabilito di concedere certi benefici come effetto di esse. Al tempo stesso,
niente vieta di esercitare la virtù della prudenza e il dono del consiglio per
predisporre – ripeto – sussidi utili a fronteggiare pericoli probabili. La fede
autentica è equidistante dal fideismo quietistico e dalla compulsione
visionaria.
Che
il Cuore Immacolato di Maria ci istruisca sul da farsi per mezzo del Rosario e della
meditazione. Per esser Suoi figli docili e obbedienti, che non si sottraggano
alle Sue cure materne, occorre però accettare di rimanere con Lei ai piedi
della croce soffrendo in modo sereno e fruttuoso. Sia l’accidia rinunciataria che
l’agitazione irragionevole sono figlie del rifiuto di stare là dove il Signore
ci ha posto, offrendoci giorno per giorno, consumandoci istante per istante con
amore e per amore, con la certezza che anche questo rientra nei piani divini e
contribuisce al trionfo del bene. A chi vuole inculcarci l’idea che esso non avverrà
mai, se non in cielo, rispondiamo mantenendo anche qui il giusto equilibrio: è certamente
impossibile che l’uomo, segnato com’è dal peccato originale, sia totalmente
trasformato sulla terra, ma non si può nemmeno escludere una temporanea epoca
felice, frutto di una grave prova, che mostri agli uomini come si vive quando regna
la volontà del Creatore, preparandoli così al salto qualitativo in una
condizione troppo elevata per accedervi di colpo, senza che la Provvidenza li
prepari gradualmente ad essa. Non per nulla la grazia, elevando la natura, la
predispone alla gloria.
Il cap 9 dell' apocalisse renderà vani i progetti dei popoli e preparerà la manifestazione dell anticristo finale ( ha poco tempo) finalmente l era di pace mariana promessaci a Fatima si realizzerà nel frattempo preghiamo
RispondiEliminaQuesta lettera mi suscita un velo di commozione e questa impressione :"Quanta cura e pastorale vigilanza ..! La Madre di Dio ha forgiato molto bene quest'anima che naturalmente ha messo molto del suo ". Noi fedeli cerchiamo di darci coraggio ma di fatto siamo privi di guide , come la donna cananea andiamo qua e la'per raccogliere un po' di briciole di sapienza. Grazie infinite per questa piccola oasi per questo piccolo grande appuntamento settimanale che tanto desideriamo perche'vi sentiamo la voce del Pastore , il suo bastone , il suo vincastro . Con immensa gratitudine e'rivolta a tutti i Pastori ma in particolare a Lei questa magnifica omelìa del 18 Maggio 2016 di P.Giorgio Maria Fare':
RispondiElimina“Il Sacerdote è la chiave dei tesori celesti” (S. Giovanni Maria Vianney)
https://www.veritatemincaritate.com/2016/05/il-sacerdote-e-la-chiave-dei-tesori-celesti-s-giovanni-maria-vianney/#gsc.tab=0
Grazie di cuore . Ave Maria !
Grazie!
EliminaÈ il prete che continua l’opera della Redenzione sulla terra... Che ci gioverebbe una casa piena d’oro se non ci fosse nessuno che ce ne apre la porta? Il prete possiede la chiave dei tesori celesti: è lui che apre la porta; egli è l’economo del buon Dio; l’amministratore dei suoi beni... Lasciate una parrocchia, per vent'anni, senza prete, vi si adoreranno le bestie... Il prete non è prete per sé, lo è per voi”.
RispondiEliminaJean-Marie Baptiste Vianney
Buongiorno Don Elia, la seguo sempre con piacere e attenzione.
RispondiEliminaSono alquanto perplesso, però, in merito al passo del CCC che, credo, si riferisca all'impostura religiosa ecc...
Pensare che sia stato inserito nel CCC a bella posta per convincerci e "prepararci" a quanto lor signori (massoni, illuminati? ) hanno da tempo progettato, come da romanzi distopici, mi sembra, questa si, una grande forzatura.
Così c'è da dubitare sempre e comunque di tutto e di tutti, togliendoci anche le poche certezze che ci sono rimaste.
Antonio
Naturalmente è solo un sospetto, suscitato dal fatto che affermazioni così nette (che pur mi trovano sostanzialmente sulla stessa lunghezza d'onda) non hanno un fondamento evidente nella Rivelazione, dato che i riferimenti biblici delle note non sono molto pertinenti.
EliminaCon ciò non intendo indurvi a dubitare di tutto e di tutti, ma invitarvi a non scambiare per verità di fede divina qualunque affermazione, per quanto autorevole.
E' un'opinione e nulla più: tra gli estensori del catechismo (e tra i revisori dei testi) ci fu sicuramente (uno a caso: Joseph Ratzinger) chi ha contezza del terzo segreto di Fatima. I tre paragrafi (675-677) appartengono al secondo capitolo del Catechismo. Nelle note riportate, essi rimandano a Lc 18,8 e Mc 24,12 - 2 Ts 2,4-12 e 1 Ts 5,2-3 nonché Ap 19,1-9 e Ap 20,7-10.
EliminaRitengo -avendo Gesù mostrato la via- che non vi sia nulla di più "normale" che un venerdì santo della Chiesa, con un tradimento che la vende al mondo, i poteri del mondo (religiosi e civili) che la condannano proponendo al popolo in alternativa (preferibile) qualche malvivente, i discepoli in fuga tranne un piccolo resto e la Beata Vergine in silenzio ai piedi dell croce con i sacerdoti fedeli ed i veri innamorati di Cristo.
La rimozione del katechon sembrerebbe (dico sembrerebbe) il segno distintivo di questo tempo, non paragonabile ai primi secoli delle eresie (il cristianesimo era ancora confinato attorno al Mediterraneo), al tempo della cattività avignonese (prima dell'evangelizzazione delle americhe) o al tempo dei papi fatti prigionieri dai rivoluzionari francesi (non c'erano ancora i mezzi che hanno portato alla circolazione odierna di ogni messaggio, incluso il vangelo). Oggi no: rimuovere il katechon oggi significa, istantaneamente, toglierlo in tutta la terra. E questo è il quadro... dopo una sbornia conciliare che somiglia tanto all'entrata in città la domenica delle palme.
Dal 10 al 14 nisan cambiano in fretta tante cose, questa volta in mondovisione. Non manca nessuno dei protagonisti: ne' il Cireneo, ne' la Veronica, ne' Caifa, ne' Pilato, ne' Erode.
Come ebbe a dire Sant'Agostino, non disperiamo: uno dei due ladroni fu salvato. E non illudiamoci: uno non lo fu.
Come ho scritto, anch'io, personalmente, ritengo molto probabile l'ipotesi di un Venerdì Santo della Chiesa, ma metto in guardia sia dal considerarla una verità rivelata, sia dal convincersi di conoscere con certezza il prossimo futuro, cosa che può indurre a decisioni sconsiderate e a trascurare i veri impegni di preghiera e santificazione.
EliminaStavo per scrivere esattamente quello che invece ho già trovato segnalato da un altro lettore: Chi ha scritto ed inserito nel catechismo quei tre paragrafi ( a maggior ragione perché non ci sono fondamenti scritturistici inoppugnabili, cosa che non sapevo) conosceva per esteso il terzo segreto di Fatima. E noi no.
EliminaLa Rivelazione secondo il Santo Padre : un nuovo paradigma? :
RispondiEliminahttps://gloria.tv/post/FPLUgNdgNk3p22tGeeNNsMEgF
Non ho competenze in ambito teologico e, pertanto, ragiono da semplice fedele, che cerca di capire il senso delle scritture per via autonoma. Mi ha sempre colpito il fatto che Gesù parlava alla gente solo per parabole, mentre agli apostoli svelava in modo chiaro il senso del suo parlare. Sono giunto alla conclusione che tale comportamento sia stato finalizzato a vagliare chi aveva un'anima volta alla verità e chi no. La Scrittura insomma va letta con cuore sincero e volto umilmente a Dio, altrimenti non si capisce. Detto questo concordo con Don Elia che non bisogna prendere niente, che non provenga dall'insegnamento ufficiale della Chiesa, come oro colato, ma anche nei confronti delle rivelazioni, pubbliche o private che siano, è bene, secondo me, avere un atteggiamento non pregiudiziale. Dio ci parla in tanti modi. Ed ora una domanda a padre Elia che ogni tanto mi pongo:"È inverosimile pensare che il Katechon possa essere individuato nel Papa e, nel caso specifico, in Benedetto XVI ?". UN GRANDE GRAZIE A PADRE ELIA.
RispondiEliminaGesù parlava sempre per parabole. Solo agli apostoli spiegava le cose come stavano. Dio non si manifesta mai in modo chiaro, perché vuole che solo chi lo cerca con cuore sincero possa trovarlo e dunque comprendere il senso vero dei suoi messaggi. Questo è il mio pensiero, il pensiero di un credente qualunque che si sforza di capire ciò che Dio ci dice. Con questo spirito, come suggerisce Don Elia non prendo niente per loro colato, se non gli insegnamenti della Chiesa di sempre, ma allo stesso tempo non mi sento di rifiutare pregiudizialmente nulla, delle rivelazioni pubbliche o private. Ho una domanda che mi frulla per la testa e che vorrei porre, con un po' di timore, a Don Elia. È possibile che il Katechon (colui che lo trattiene) sia la figura del papa, in quanto rappresentante di Cristo sulla terra, e che il papa in questione possa essere Benedetto XVI ? Se papa Benedetto dovesse lasciare questa terra prima di Francesco, che in molti sostengono non essere il vicario di Cristo, si creerebbe un vuoto che non c'è mai stato dalla venuta di Gesù e la Chiesa rimarrebbe senza il suo pastore ed in preda ai lupi. Se si leggono insieme l'Apocalisse e Ts2 è uno scenario possibile anche se forse non riferito proprio ai nostri tempi.
RispondiEliminaL'interprete autorevole della Scrittura è il Magistero; le rivelazioni private - quelle riconosciute - non hanno la funzione di interpretare la Rivelazione (e tanto meno di completarla), ma di richiamare questo o quel punto, correggere, esortare o proporre nuove devozioni, secondo le necessità dei tempi.
EliminaCertamente anche il singolo credente può meditare la Scrittura, ma non per interpretarla, bensì per edificazione personale. Il metodo delle parabole mira giustamente a vagliare le persone che si accostano al Vangelo in base alle loro disposizioni interiori.
L'applicazione di passi biblici a fatti storici contingenti rimane un esercizio provvisorio che aiuta a leggere teologicamente la storia, ma non può spingersi fino a conclusioni troppo stringenti; la Bibbia ha una portata universale e metastorica. Con questa avvertenza, si può supporre che Benedetto XVI svolga una funzione del tipo di quella evocata da san Paolo in 2 Ts 2, in modo peraltro oscuro e misterioso.
Non ci sono comunque dati incontrovertibili per affermare che, quando Ratzinger sarà morto, la Chiesa rimarrà senza guida; abbiamo solo dubbi sulla regolarità delle sue dimissioni e sulle modalità dell'elezione del successore. Quand'anche tale eventualità si verificasse, tuttavia, è già successo che la Chiesa sia rimasta senza papa per un periodo prolungato. La più lunga sede vacante (quasi tre anni) fu quella connessa al conclave di Viterbo, che alla fine, nel 1271, elesse Gregorio X.
Carissimo D. Elia,
RispondiEliminaMi chiedo se questa passione della Chiesa non sia un modo per descrivere la grande apostasia predetta dagli apostoli. Può essere una descrizione pericolosa, perché nella misura in cui Nostro Signore ha sofferto la sua passione dai poteri di questo mondo, con la partecipazione di uno dei suoi apostoli, questa descrizione può farci pensare che non ci sarà una grande apostasia, ma che la Chiesa soffrirà questa passione per gli stessi poteri che hanno crocifisso il nostro Signore. Mentre è molto probabile che ne soffrirà a causa dell'apostasia dei suoi membri.
Per quanto riguarda la gerarchia, è certo che una parte soffre di carenze, ma d'altra c'e una parte che ha perso la fede è eretica e scismatica. Forse si può dire che la parte carente non può affrontare e vincere la parte ammalata.
Nostro Signore nel Vangelo di Matteo 24, 15-20 ci parla dell'Abominio della desolazione. Questo sarà il segno dell'inizio della grande apostasia o della sua consumazione? In qualche modo in questo branno del Vangelo Nostro Signore ci insegna che al vederlo quelli che sono "in Giudea fuggano ai monti, chi si trova sulla terrazza non scenda a prendere la roba di casa, e chi si trova nel campo non torni indietro a prendersi il mantello". Allora, queste parole hanno appena un significato letterale o possono essere intesi in altri modi? Ad esempio, fuggire ai monti significa la ricerca di un luogo sicuro, questo può essere capito come un modo di se comportare in questa situazione desolante?
La grande apostasia e la passione della Chiesa militante sono due realtà diverse. La prima sta vagliando chi è veramente cattolico per distinguerlo da chi non lo è più o non lo è mai stato, nel popolo e nella gerarchia; la seconda sarà una persecuzione violenta attuata dai poteri mondani con la complicità dei prelati apostati. Sia l'una che l'altra cosa, comunque, corrispondono ai piani di Dio e saranno volte al trionfo finale della Sposa di Cristo.
EliminaL'abominio della desolazione rappresenterà probabilmente il culmine della prova. Non è possibile stabilire con certezza in cosa consisterà. La raccomandazione del Signore potrebbe essere ragionevolmente interpretata come un invito a predisporre rifugi sicuri da utilizzare in caso di fuga.
Grazie per la risposta.
EliminaIl P. Matteo Liberatore, S.I. ha scritto un testo interessante sul questo argomento:
P. MATTEO LIBERATORE, S.I.: DELL'ULTIMA EPOCA DEL MONDO
https://pascendidominicigregis.blogspot.com/2020/08/p-matteo-liberatore-si-dellultima-epoca.html#more
Grazie don Elia. Mai come in questo tempo di prova sta venendo alla luce come nella Chiesa troppi onorano Dio con le labbra, ma con il cuore sono lontani da lui... noi tradizionalisti assegnamo spesso tale frase evangelica ai cattolici "di sinistra", quelli della Chiesa tutta volontariato e testimonianza silenziosa, del lievito che non è pasta, ecc. Ma, da frequentante il mondo tradizionale, sia fisico (messe), sia sulla rete (qui, WhatsApp...), l'impressione che ho non è molto diversa, scava scava, da quegli altri: molto interventismo, molta politica, molto allarme, molto sensazionalismo; ma poco tempo dedicato a incontrare il Signore nella preghiera, non per ottenere grazie materiali o per liberarci da questo tempo di prova, ma perché la prima vocazione del cristiano è quella del monaco: isolarsi da tutto (chiudere la porta della propria camera) per incontrare Lui, per adorarLo per quello che è.
RispondiEliminaMi sono reso conto da poco che, come dice lei, tutta questa confusione ci toglie la pace spirituale, ci toglie la speranza, ci toglie la fiducia nell'intervento divino, ci toglie la santa attenzione a Lui!
Per questo mi sento di dire: sembra quasi che questa gigantesca punizione, globale, sia per colpa nostra, non per colpa degli atei, dei cattolici ecumenici, ma perché forse noi non siamo più sale, non sappiamo più portare Cristo agli uomini, non con le parole, ma con lo stare alla Sua Santa Presenza ogni momento della nostra vita. Perché noi, prima degli altri, lo onoriamo con le labbra ma non con il cuore. E nella Sua infinita misericordia, Dio ci ha concesso di vivere da monaci, togliendoci tutto, finanche la santa messa, ma non l'essenziale: cioè l'incontro con Lui nel Tempio del nostro corpo. Quello non potrà togliercelo nemmeno il carcere.
Concludo scusandomi se per quanto ho scritto qualcuno si sarà sentito giudicato, e augurando, al contrario, che il mio intervento possa essere di stimolo ad una vita autenticamente alla Sua Presenza.
Preghiamo gli uni per gli altri!
Un povero laico peccatore
Concordo parola per parola. Grazie a Lei e lode al Signore!
EliminaInno cistercense AVETE SOLITUDINIS CLAUSTRIQUE MITES
RispondiEliminahttps://www.youtube.com/watch?v=7cpIEz01LGI
Avete solitudinis
claustrique mites incolae
qui pertulistis impios
caetus furentis tartari.
Gemmas et auri pondera,
et dignitatum culmina,
calcastis et foedissima,
quae mundus offert gaudia.
Vobis olus cibaria
fuere vel legumina
potumque lympha praebuit
humusque dura lectulum.
Vixistis inter aspides
saevisque cum draconibus
portenta nec teterrima
vos terruere daemonum.
Rebus procul mortalibus
mens avolabat fervida
divumque juncta coetui
haerebat inter sidera.
Summo parenti caelitum,
magnaeque proli virginis,
sancto simul paraclito,
sit summa laus et gloria.
Amen.
Salve, o miti abitanti della solitudine e del chiostro,
voi che avete sconfitto lo spirito del male.
Voi avete calpestato i gioielli e gli ori splendenti,
le più alte carriere e le gioie che offre il mondo.
Per voi c’è solo cibo di erbe e legumi, l’acqua lustrale
vi calma la sete, e la dura terra è il vostro giaciglio.
Viveste tra serpenti e con terribili draghi
né vi terrorizzarono i portenti orrendi dei demoni.
La vostra mente lontana da cose terrene si eleva
ardente e si unisce nei cieli alle schiere celesti.
Sia resa grande gloria e lode al Sommo Padre celeste,
al Figlio eccelso della Vergine
unitamente allo Spirito Paraclito. Amen.
Reverendo don Elia, volevo chiederle quali sono i Salmi imprecatori poichè su internet non c'è uniformità sull'elenco dei suddetti Salmi.La ringrazio e mi benedica.
RispondiEliminaChe io sappia, non esiste una classificazione del tutto univoca.
EliminaUn utile esercizio spirituale può essere quello di leggerli di seguito, magari nell'arco di più giorni, isolando quelli che contengono richieste di intervento sui nemici o di ristabilimento della giustizia.
Veritatem facientes in Caritate
RispondiEliminahttps://www.youtube.com/watch?v=Hc4UHVyRKzc&feature=youtu.be
Omelia di Padre Giorgio Maria Faré sul digiuno necessario per ricevere Gesù nella nostra vita.
4 settembre 2020.
Tu che conosci così bene i miei tormenti (e le mie gioie) pietosa mi prendi per mano e mi conduci o Madre .