Vaccini
per l’anima
Memor esto congregationis tuae, quam possedisti ab initio […] et animas pauperum tuorum ne
obliviscaris in finem (Ricordati della tua comunità, che hai
acquistato fin dall’inizio […] e non dimenticare le anime dei tuoi poveri sino alla
fine; Sal 73, 2.19).
Se la Chiesa militante fosse un fiume,
chi lo osservasse dall’alto di una montagna non potrebbe fare a meno di osservare
che, in un punto preciso del suo corso, esso è stato deviato di proposito. Si è
costruito un poderoso sbarramento così che l’acqua, non potendo continuare a
scorrere nel suo letto naturale, si convogliasse in un nuovo alveo
appositamente scavato. Il fiume ha smesso di irrigare la fertile valle che
attraversava e si è perso in una regione desertica, che ne ha disseccato o
inghiottito i flutti. Le sue vene carsiche alimentano ancora sporadiche oasi in
cui permane qualcosa dell’antico rigoglio, ma le cittadelle che vi son fiorite
sono costrette a sopravvivere assediate dalla sabbia ed esposte alle fiere. Del
fluire maestoso e fecondo d’un tempo solo pochi conservano qualche ricordo, i
quali stanno però inesorabilmente scomparendo. All’umano sguardo il cambiamento
sembrerebbe tragicamente irreversibile.
Fuori metafora, la grande opera di
dirottamento è stata avviata con un concilio che sarebbe dovuto durare un paio
di mesi e si protrasse invece per più di tre anni. Con un brutale colpo di
mano, fin dal secondo giorno, i dirottatori ne presero il controllo, così da
poter gettare via il lavoro preparatorio e imprimere all’assise il corso
voluto, quello di una surrettizia rivoluzione. Le fonti precedenti furono
selezionate o censurate in funzione delle tesi innovative che si intendeva
affermare ai fini di una completa revisione di tutto l’insegnamento, il culto e
il vissuto della Chiesa. Negli anni seguenti lo sbarramento fu reso sempre più
solido: il passato fu completamente rimosso o rievocato solo in modo
caricaturale; con la distruzione di intere biblioteche e l’eliminazione di ogni
rimando bibliografico, diventò impossibile risalire a testi e documenti a cui
non si voleva che le nuove generazioni avessero accesso. Ciò che non si poteva
occultare fu neutralizzato per mezzo di interpretazioni storicistiche che lo
facessero apparire così legato a una cultura sorpassata da essere ormai improponibile.
Neppure i Santi dovevano sfuggire a quest’immane ecatombe.
Il prodotto di tale colossale
mistificazione, del tutto affine (e perciò, come ciò fa dedurre, di analoga
matrice) alla rivoluzione culturale
di maoista memoria, parve inizialmente ben riuscito ai promotori, visto
l’entusiastico plauso del mondo e il gradimento di masse assuefatte al
solleticamento di una pseudocultura consumistica allettante per il suo
carattere perennemente cangiante, dove ogni novità invecchia nel giro di pochi
anni ed è sospinta da quella successiva. Passata la prima infatuazione,
tuttavia, la gente – come la chiamano
– cominciò inspiegabilmente a tediarsi, visto che gli indefessi operai della
rivoluzione, a parte qualche intervento di facciata (come nuove ritualità e
traduzioni), si erano attestati su una comoda e immutabile routine pastorale, dimostrandosi irremovibili a rimettere in
questione fosse pure i dettagli del nuovo sistema. Le uniche variabili
riguardavano le modalità organizzative, che effettivamente cambiavano di parrocchia in parrocchia, rendendo ai fedeli
la vita non proprio facile e serena… Iniziò così il regno dell’arbitrio
clericale.
Ma, come tutti sanno, lo spettacolo deve
continuare. Ciò che non funziona più viene semplicemente imbellettato di parole
suadenti ed espressioni ammiccanti, evocatrici di un mondo beato in cui tutti
si vogliono bene, ovvero di quell’utopia sessantottina che ha ridotto la
società in rovina e intossicato già tre generazioni. Niente leggi, niente
castighi; solo tanto, tanto amore per uomini e animali, ma soprattutto per le
“categorie protette”. L’orizzonte è appiattito su un’impossibile felicità
terrena e la soprannaturalità radicalmente esclusa; la grazia, seppur
materialmente presente grazie a Sacramenti ancora validi, resta per lo più
inattiva a causa di una mentalità volontaristica che la ignora. Bizzarra
coppia, quella formata da immanentismo e velleitarismo: tutto deve andar bene
qui e ora, soltanto perché così han deciso loro. Com’è facile indovinare, chi
non sta a questo insulso gioco, oppure osa addirittura smascherarlo, diventa bersaglio
di un odio implacabile: è assolutamente proibito vedere le cose come stanno o,
ancor peggio, denunciarle.
Se c’è un progresso, dietro le quinte di
questa miserabile commedia, è quello deleterio ed esecrabile dell’inversione
dei valori. Dalla dissacrazione del culto, dei luoghi sacri e del ministero
gerarchico alla “consacrazione” della sodomia, del concubinaggio e
dell’infecondità, passando per il rigetto di ogni forma di ascesi, abnegazione
e sacrificio, ogni cosa è letteralmente capovolta in nome della nuova
“religione” e della nuova “morale”, che hanno collocato al posto di Dio prima
l’uomo, poi la natura; manca solo che, per ragioni ecumeniche, si accolgano
nelle chiese i satanisti, manifestando così apertamente a chi ci si è realmente
– seppur inconsapevolmente, il più delle volte – votati. La cosiddetta comunione, con le sue esigenze
assolutistiche, è la clava con cui si impone al clero una sudditanza
incondizionata: chi pecca contro tale attitudine da gregari, che nulla ha in
comune con il frutto soprannaturale della comune obbedienza a Cristo e docilità
allo Spirito Santo, si rende reo di una colpa imperdonabile ed è perseguito con
inesorabile severità, mentre tutta la comprensione e la benevolenza è riservata
a chi nuota in peccati che gridan vendetta al cospetto di Dio.
La realtà della vita ecclesiale – ahimè
– è ben diversa da quella rappresentata sul palcoscenico. La divisione impera
ovunque, nel clero e tra i fedeli, incessantemente ravvivata dal primato che
ognuno accorda al proprio giudizio soggettivo e appena mascherata dalla
finzione mantenuta nei continui raduni pastorali. Le idee han preso il
sopravvento sul reale, le opinioni sulla verità, i sogni puerili sullo sforzo
di santificarsi… e il risultato son tanti nidi di serpi, avviluppate ognuna sul
suo piccolo ego e occupate a mordersi a vicenda. L’ambiente dei movimenti,
propostisi come rimedio offerto alla crisi, non sfugge alla regola: un’unità
meramente di facciata è di solito garantita da una sorta di lavaggio del
cervello o da un’indotta abdicazione all’uso del raziocinio, necessario
passaggio verso la conoscenza della verità oggettiva e l’adesione ad essa. È un
atteggiamento di fondo tipicamente protestante a fornire di solito un comodo passe-partout: è Dio (o lo Spirito) che fa tutto, mentre l’azione
umana va esclusa a priori in quanto
fattore di disturbo; in tal modo, al contrario, si esclude la grazia e a far
tutto, alla fine, è l’uomo.
Se la Provvidenza ci ha concesso di
scoprire una piccola oasi di autentica vita cristiana e di inserirci in essa,
dobbiamo ringraziarla senza sosta. Badiamo però con ogni cura a preservarci dal
virus della divisione, che non risparmia nemmeno questi luoghi benedetti,
provocando infruttuose discussioni senza fine che distolgono dall’impegno più
urgente: quello di farci santi, per la salvezza nostra e di tanti altri. Mi
permetto pertanto di indicare qui, rapidamente, tre indispensabili vaccini
spirituali: il principio di realtà, la sottomissione alla verità e il primato
dell’ascesi. Il reale precede qualunque nostro discorso o ragionamento; è ad
esso, quindi, che dobbiamo costantemente sforzarci di aderire, piuttosto che
pretendere di farlo combaciare con le nostre velleità. Il vero sovrasta ogni
acquisizione individuale; è ad esso che deve incessantemente conformarsi il
pensiero di chi voglia possederlo in modo sempre più pieno, anziché deformarlo
perché corrisponda alle sue opinioni. Il bene non può essere compiuto se non è
rettamente conosciuto, ma non può esser rettamente conosciuto se non da chi si
sforza di correggere e ordinare la propria esistenza concreta. Che la Madre
della Chiesa, assunta in cielo e regnante con il Figlio, ci conceda di
progredire costantemente in queste tre direzioni.
Conoscenza del VERO, adesione incondizionata.... Difficile SI, difficile ma.... La PREGHIERA sarà il nostro sostegno!!! Mani giunte e occhi al Cielo dunque e auguri a tutti voi!!
RispondiEliminaAmen
RispondiEliminaradicati nella fede
RispondiEliminacristianesimo reale, non psicologico
Omelia di don Alberto Secci nella Solennità dell'Assunzione della B. V. Maria in rito tradizionale.
Vocogno, Sabato 15 Agosto 2020.
https://www.youtube.com/watch?v=xgVLYQPqhVs&t=318s
Me le ricordo molto bene, per esempio, le parole di mons. Luigi Giussani quando diceva: «Coloro i quali sostengono che prima di annunciare Cristo bisogna risolvere i problemi politico-sociali, a mio avviso – consciamente o inconsciamente – inaridiscono il cuore stesso dell’annuncio cristiano, secondo cui la salvezza dell’uomo è Cristo e nient’altro che Cristo».
RispondiEliminahttps://lanuovabq.it/it/gesu-cristo-il-grande-assente-nella-chiesa-di-oggi
Che cos’è la verità? La domanda del pragmatico, posta superficialmente con un certo scetticismo, è una domanda molto seria, nella quale effettivamente è in gioco il destino dell’umanità. Che cosa è, dunque, la verità? Possiamo riconoscerla? Può essa entrare, come criterio, nel nostro pensare e volere, nella vita sia del singolo che in quella della comunità?
La definizione classica formulata dalla filosofia scolastica qualifica la verità come «adaequatio intellectus et rei - corrispondenza tra intelletto e realtà» (Tommaso d’Aquino, S. theol. I q 21 a 2 c). Se la ragione di una persona rispecchia una cosa così come essa è in se stessa, allora la persona ha trovato la verità. Ma solo un piccolo settore di ciò che esiste realmente - non la verità nella sua grandezza ed interezza.
Con un’altra affermazione di san Tommaso ci avviciniamo già di più alle intenzioni di Gesù: «La verità è nell’intelletto di Dio in senso vero e proprio e in primo luogo (proprie et primo); nell’intelletto umano, invece, essa è in senso vero e proprio, e derivato (proprie quidem et secundario)» (De verit. q 1 a 4 c). E così s’arriva infine alla formula lapidaria: Dio è «ipsa summa et prima veritas - la stessa somma e prima verità» (S. theol. I q 16 a 5 c).
https://it.clonline.org/news/chiesa/2011/03/02/benedetto-xvi-che-cos-%C3%A8-la-verit%C3%A0
Ammirando le bellissime pianete esposte nelle abbazie o in alcune chiese, avverto l'impulso di baciarle . La loro vista mi catapulta immediatamente sul Calvario , direttamente ai piedi della Croce . Mi son chiesta tante volte se il mio non fosse un caso psichiatrico ( senza avere il coraggio di esternarlo a chicchessia ) ma adesso che ho letto cosa diceva in proposito S.Veronica Giuliani , mi sono molto rasserenata :
RispondiElimina"Sento tanta fede nell'abito religioso che il solo baciarlo apporta contentezza ". Ave Maria !
"La tonaca -diceva S.Francesco- porta in se' il sigillo della santita'"
https://www.ecclesiadei.it/rivestirsi-di-cristo/