Iam enim securis ad radicem arborum posita est.
(Mt 3, 10)

sabato 28 giugno 2025


O nella Trinità o sotto Satana

 

 

Il tragicomico teatrino della politica internazionale ci spinge a innalzare lo sguardo verso le realtà imperiture. Per illuminare l’attualità, vi offriamo pertanto la trascrizione di una recente omelia.

Dalla Lettera di san Paolo Apostolo ai Romani (11, 33-36)

O abisso della ricchezza della sapienza e della scienza di Dio! Quanto sono impenetrabili i suoi giudizi e inesplorabili le sue vie! Chi, infatti, ha conosciuto il pensiero del Signore o chi è stato suo consigliere? Chi lo ha prevenuto con i propri doni, così da restare in credito con lui? Poiché tutto è da lui, per mezzo di lui e in lui. A lui la gloria nei secoli. Amen!

Dal Vangelo secondo Matteo (28, 18-20)

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Ogni potere mi è stato dato, in cielo e sulla terra. Andate, dunque, e fate discepole tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo e insegnando loro ad osservare tutto quanto vi ho comandato. Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni, sino alla fine del mondo».

«Andate, dunque, e fate discepole tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo». Il Signore Gesù, con l’invio dello Spirito Santo, ha completato la rivelazione dell’unico vero Dio, che è uno solo in tre Persone. Questa grande verità è un mistero propriamente detto, ossia una verità a cui la ragione umana, da sola, non può giungere. L’uomo, con la ragione, può conoscere l’esistenza di Dio come Creatore, ma non è in grado di cogliere la realtà della vita intima di Dio, che ci è stata rivelata dal Figlio, cioè dalla Persona che ha assunto la nostra natura umana e si è così mostrato come un uomo, ha parlato a noi da uomo e si è donato a noi mediante la Sua umanità offerta sulla Croce. È Lui che ci ha rivelato questo mistero insondabile a cui allude san Paolo, questa realtà assolutamente impenetrabile: è il Figlio di Dio che ci ha fatto conoscere Dio come Sommo Bene.

Tanti altri uomini credono in un solo Dio, ma non Lo conoscono per quello che è in Sé stesso. In quanto Sommo Bene – dirà l’apostolo Giovanni – Dio è amore (1 Gv 4, 8); perciò, proprio in virtù di ciò che è, Dio si dona incessantemente da tutta l’eternità, comunica il proprio stesso essere – ed è questo che fa sì che Dio sia in tre Persone, pur essendo una sola la sostanza divina, ossia l’essere di Dio, infinito e perfettissimo. La sostanza divina sussiste in tre modi diversi: nel Padre sussiste come principio di questa comunicazione di sé; nel Figlio sussiste in quanto termine, ovvero punto d’arrivo di questo dono del proprio essere ma, proprio perché l’essere di Dio è amore, il Figlio si dona a Sua volta reciprocamente al Padre, ricambiando ciò che ha ricevuto e comunicando tutto Sé stesso. Lo Spirito Santo è l’essere di Dio nell’atto stesso di donarsi dal Padre al Figlio e dal Figlio al Padre.

Questo mistero, che ci è stato appunto rivelato dal Figlio di Dio fatto uomo, supera evidentemente la ragione ma non la contraddice; è perciò una realtà che possiamo scrutare con l’intelletto, fin dove possiamo. Quel che conta, tuttavia, è che questo mistero sia per ognuno di noi una realtà viva: prima di ascendere al cielo, dopo la Risurrezione, il Signore ha comandato agli Apostoli di andare in tutto il mondo e di fare discepole tutte le nazioni battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. Egli ha così formalmente affermato che gli uomini devono essere immersi in questo mistero e, grazie alla Croce di Cristo, al Suo Sacrificio, rinascere a questa nuova vita (a questo nuovo livello, potremmo dire) che è la vita propria della Santissima Trinità.

Noi abbiamo ricevuto la vita come creature, la vita naturale, che è una partecipazione dell’essere; nel Battesimo abbiamo ricevuto la vita soprannaturale, siamo cioè diventati partecipi, in virtù della grazia, di ciò che avviene tra le tre Persone della Santissima Trinità, di quello scambio incessante di vita e di amore che La costituisce. Di conseguenza, dobbiamo certamente cercar di capire il mistero, per quanto è possibile: la fede cerca la comprensione, in quanto dobbiamo dare l’assenso a ciò che crediamo e tale assenso è un atto della volontà che richiede la luce dell’intelletto. Però, al di là della conoscenza che possiamo avere di questo mistero, ciò che conta è che viviamo di questo mistero.

Chi non vive di esso, chi continua a rifiutarlo perché si ostina a rifiutare Gesù Cristo come unico Salvatore del mondo e vero Messia, finisce con lo sterminare i popoli che gli fanno da ostacolo, attacca gli Stati vicini senza ragione, provoca immense sofferenze. Respingere il Messia significa porsi inevitabilmente sotto il diretto potere del nemico di ogni uomo, dell’antico nemico, di Satana. Una volta che una persona o un’istituzione si è posta sotto quel potere compie le opere proprie di colui che la domina, cioè del diavolo.

Che cosa dobbiamo dunque fare? Dobbiamo certamente esecrare quegli atti, che mettono in pericolo la sopravvivenza dell’umanità intera; non dimentichiamo però, nel puntare il dito verso gli altri, di guardare a noi stessi per domandarci se stiamo effettivamente vivendo del mistero straordinario della Trinità, che sicuramente ci supera all’infinito, ma è una realtà che ci è stata comunicata nel Battesimo, nel primo dei Sacramenti, quello che ci ha introdotti nella vita divina. Domandiamoci se ciò che pensiamo, ciò che diciamo, ciò che facciamo è compatibile con questa vita soprannaturale. La Santissima Trinità, col Battesimo, ha stabilito la Sua dimora nelle nostre anime: domandiamoci perciò se i nostri pensieri, le nostre parole e le nostre azioni sono degne di quest’ospite, se sono graditi alle tre Persone che abitano in noi, a Dio uno e trino.

A questo fine, un grande aiuto ci viene dal porci davanti alla Vergine Maria, la creatura che più di qualunque altra e in modo indescrivibile è stata abitata dalla Santissima Trinità. Mettendoci davanti a Lei, ci possiamo chiedere se ciò che pensiamo, ciò che diciamo e ciò che facciamo Le è gradito o meno. In questa maniera è molto più facile capire se i nostri pensieri, le nostre parole e le nostre azioni sono graditi a Dio: tutto ciò che non è gradito alla Madonna è sgradito a Lui. Dato che Maria, pur essendo una creatura eccelsa, è una semplice creatura, è per noi molto più agevole guardare a Lei; così siamo sicuri di avere accesso, tramite il Figlio di Dio fatto uomo, al mistero della Santissima Trinità. Invochiamola allora perché ci aiuti a vivere in modo degno di quello che siamo, di ciò che il Signore ci ha fatti diventare con il Santo Battesimo.


sabato 21 giugno 2025


Esistenza minacciata

 

 

«Nessuno dovrebbe mai minacciare l’esistenza dell’altro», ha dichiarato Leone XIV in occasione dell’udienza di Sabato 14 Giugno. Visto che tali parole han seguito l’espressione di preoccupazione circa la situazione che si è gravemente deteriorata tra l’Iran e lo Stato abusivo che occupa la Terra Santa (in quanto, come tutti sanno, il secondo ha attaccato il primo senza motivo), il senso comune deduce ragionevolmente che chi minaccia l’esistenza altrui sia proprio l’entità politica che da quasi ottant’anni destabilizza il Medio Oriente e che, negli ultimi due, si è distinta per la ferocia con cui sta massacrando i palestinesi della Striscia, dopo aver ridotto a cumuli di macerie i villaggi del Libano meridionale, le cui terre sono state sterilizzate dalle bombe al fosforo.

Data l’ambiguità della frase, tuttavia, le solite scimmiette dell’informazione, totalmente venduta agli zionisti, si sono affrettate a interpretarla in senso contrario, cioè in senso favorevole agli specialisti del genocidio, che nel frattempo han cominciato a mettere sotto assedio anche le città dei Territori occupati. Un certo presentimento ci fa però temere che, questa volta, i pennivendoli abbiano visto giusto: la narrazione del popolo perennemente perseguitato e per ciò stesso autorizzato a commettere senza limiti qualsiasi atrocità, superando ampiamente il regime nazista, pare abbia fatto breccia pure nella Santa Sede, che perfino con Bergoglio aveva cercato di mantenere una posizione autonoma. Niente da fare: quelli hanno il diritto nativo di far quel che vogliono – e han sempre ragione.

Gioco delle parti e retroscena imbarazzanti

Si vocifera però che l’attacco sia stato anticipatamente deciso per evitare che gli iraniani, venuti in possesso dei piani occulti di Isnaele, avessero il tempo di rafforzare le difese dei siti presi di mira dal nemico, che li accusa senza alcun fondamento di aver violato gli accordi sull’energia nucleare. I servizi segreti di Teheran, malgrado la vantata superiorità del Mussad, hanno infatti sfilato al governo zionista i dossier riservati concernenti le imminenti azioni terroristiche pianificate sul loro suolo. La guerra lanciata contro il colosso persiano rischia tuttavia di risolversi in un disastro per lo staterello giudio, un topolino che ha sempre fatto il prepotente grazie al legame con l’elefante d’Oltreoceano che tiene al guinzaglio mediante i banchieri aschenazisti.

Stavolta, però, l’elefante recalcitra: a parte l’eventuale intervento di Russia e Cina a fianco dell’Iran, la voragine del debito pubblico non gli consente di lanciarsi in un altro conflitto, dopo l’insuccesso dello Yemen e l’emorragia causata dal sostegno all’Ucraina. Si possono pure stampare quattrini a valanghe, ma prima o poi l’economia reale reclama i suoi diritti e bisogna mettersi a far seriamente i conti. Il conducente dell’elefante, dopo aver tentato invano di far ragionare lo psicopatico che guida il topolino, non sapendo più che pesci prendere si profonde in contraddittorie quanto patetiche dichiarazioni. Ahiahiahi… arriva sempre il momento in cui i prepotenti esagerano e si mettono in guai grossi; eppure già l’autunno scorso era giunto un chiaro avvertimento – e Mosca non lo aveva impedito, costringendo così lo psicopatico a darsela a gambe.

Nel frattempo i cittadini dello Stato genocida, vittime di una tragica illusione, si stanno dando alla fuga; visto che lo psicopatico ha chiuso i voli della compagnia di bandiera, si accalcano terrorizzati su imbarcazioni da diporto per raggiungere Cipro. Sarebbe stato meglio esser più avveduti nel dare il voto a chi professa apertamente un’ideologia satanica che prevede l’annientamento di Amalek, lo storico nemico di quattromila anni fa ma, a quanto pare, ancora vivo e vegeto. Se, del resto, fin da quando eri piccino, ti hanno inculcato l’odio e il disprezzo più assoluti per chiunque non fosse come te, che sei geneticamente superiore agli ominidi delle altre etnie, i quali tentan da sempre di eliminarti per complesso di inferiorità, ti pare del tutto normale che li si possa e debba sterminare senza pietà.

Risposta della Chiesa: non pervenuta

A questo punto giunge, inevitabile, la domanda: che fine ha fatto la diplomazia della Santa Sede? Il suo ruolo si è forse ridotto a quello di sponda dei criminali zionisti? L’intervento del Papa sembra correggere le esternazioni del presidente dei vescovi, il quale, benché da esponente di una famigerata comunità sorosiana e, quindi, da fautore di una società aperta e pacifista, ha ben a ragione, una volta tanto, criticato l’agire di Isnaele. Il Vaticano non sarà mica passato sotto l’influenza dello iudaismo cassitico, dopo aver subìto quella dello iudaismo talmutico (pronuncia yyiddish)? Possibile che dalla Chiesa Cattolica non giunga se non qualche flebile e isolata voce di condanna dei crimini contro l’umanità che sono perpetrati in Medio Oriente da un minuscolo Stato razzista e suprematista?

In tale frangente, chi mai si occupa dei cristiani di Terra Santa, che adesso stan sotto le bombe per colpa di quello stesso governo che già li discriminava e vessava? Sì, c’è il Patriarca latino che parla con coraggio, ma chi lo ascolta? La Santa Sede, a quanto pare, nutre preoccupazioni molto più vive per i diversamente pervertiti, il cui “giubileo”, momentaneamente soppresso, è stato diligentemente ripristinato e si terrà il prossimo 6 Settembre in uno dei luoghi più significativi del cattolicesimo, la Chiesa del Gesù in Roma, che custodisce la tomba di sant’Ignazio di Loyola. Grazie alla sinergia tra gesuiti apostati e prelati sodomiti, avrà luogo un abominio devastante che supererà quelli avvenuti durante il pontificato precedente; è davvero un nuovo corso.

La Santa Sede, piuttosto che dei cattolici stritolati in Medio Oriente, Nigeria, Pakistan e altre parti del mondo, si preoccupa delle pretese femministe di accesso al sacerdozio, come dimostra la recente ammissione di una squilibrata travestita da vescovo, al termine dell’udienza generale del Mercoledì, al saluto del Papa. La Santa Sede si preoccupa piuttosto di riabilitare due figure di preti ribelli come don Mazzolari e don Milani, definiti profeti di giustizia e di pace (ossia precursori di quell’utopismo sessantottino che immensi danni ha inferto alla società e alla Chiesa), proponendoli come esempi sacerdotali nel discorso rivolto dal Papa americano (che probabilmente non ne aveva mai sentito parlare) al clero romano (come se, nella Città Eterna, non ne avesse di abbastanza validi).

Anche se questi sono oltraggi ben peggiori degli insulti banali e ripetitivi lanciati dal predecessore, tralasciamo il fatto che un sacerdote cattolico si senta offeso nell’intimo nell’udire il Papa offrirgli modelli del genere o nel vederlo salutare cordialmente una pazza abbigliata da vescovo; anche se rischiamo proprio questo, non fissiamoci in modo egocentrico sulla sensazione che ci si spacchi il cuore alla notizia di ciò che subiscono altri cristiani; anche se non è possibile far buon viso a un gioco così ambiguo, evitiamo altresì tutto ciò che possa dar l’impressione di una puerile sindrome oppositiva… Vi concediamo quel che vi pare: ma non vi sembra che sia la nostra stessa esistenza come cattolici ad essere oggi minacciata, non solo dal di fuori, ma anche dal di dentro?


https://www.lantidiplomatico.it/dettnews-fulvio_grimaldiviolati_i_segreti_nucleari_di_israele_inventati_quelli_iraniani_il_non_dettodellattacco_israeliano_alliran/58662_61463/

https://www.aldomariavalli.it/2025/06/18/conflitto-israele-iran-situazione-sul-campo-e-possibili-sviluppi/amp/

https://www.renovatio21.com/mons-strickland-dichiarazione-sul-conflitto-tra-israele-e-iran/


sabato 14 giugno 2025


Parola di vero Pastore

 

 

Come più volte asserito in queste pagine, la cosiddetta sinodalità è un artificio retorico escogitato per scardinare la costituzione divina della Chiesa imponendo decisioni prese da pochi ma presentate come richieste provenienti dal basso. Ci è di grande conforto costatare che un valoroso Vescovo, ingiustamente e illegalmente rimosso dalla sua diocesi a causa della sua fedeltà al Signore, abbia maturato al riguardo una posizione analoga. Riproponiamo perciò con gioia l’ultima lettera da lui indirizzata ai fedeli, dal titolo: Il cammino sinodale non è una via da seguire per la Chiesa (28 Maggio 2025). È un testo che si fa molto apprezzare per la pacatezza evangelica, unita a cristallina chiarezza e a franchezza genuinamente apostolica. Auspichiamo peraltro con vivo desiderio che papa Leone XIV proceda quanto prima a riparare alla gravissima ingiustizia subita dall’Autore; sarebbe un gesto di riconciliazione che contribuirebbe non poco a dimostrare la veracità del saluto di pace rivolto alla Chiesa intera il giorno della sua elezione.

 

Miei cari figli e figlie in Cristo,

è con cuore di Pastore, spinto dal dovere e dall’amore, che devo parlare apertamente di una questione che in questo momento mi grava profondamente sulla mente e sul cuore: il cosiddetto cammino sinodale. Esso si presenta come una via da seguire per la Chiesa, ma in realtà si allontana dal fondamento posto da nostro Signore Gesù Cristo.

La Chiesa non è nostra, da reinventare. Essa è il Corpo Mistico di Cristo, fondato sulla roccia di Pietro, guidato dai successori degli Apostoli e santificato dallo Spirito Santo. Qualsiasi tentativo di ridefinire la sua costituzione divina – appiattendone la natura gerarchica o distribuendo l’autorità dottrinale del papato tra conferenze episcopali, assemblee o comitati laici – non è rinnovamento, ma rottura.

Il cammino sinodale si discosta dal chiaro insegnamento e dalla struttura tramandatici dagli Apostoli. Esso mina l’ufficio petrino, istituito da Cristo quando disse: «Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa e le porte degli inferi non prevarranno contro di essa» (Mt 16, 18). Esso introduce confusione al posto della chiarezza, sentimento democratico al posto dell’autorità divina e compromesso al posto della fedeltà.

La Chiesa non può contraddirsi: non può insegnare oggi ciò che ha condannato ieri. Il deposito della fede non è soggetto a evoluzione consensuale. Come scrisse sant’Ireneo di Lione, «la Chiesa, sebbene dispersa in tutto il mondo, fino ai confini della terra, ha ricevuto dagli Apostoli e dai loro discepoli questa fede […] e la conserva con cura» (Contro le eresie, I, 10, 1).

Nel libro dell’Apocalisse vediamo le anime dei Martiri che stanno sotto l’altare e gridano a Dio (cf. Ap 6, 9-11). Sono coloro che hanno mantenuto la fede fino alla morte, rifiutandosi di piegarsi allo spirito del mondo. Essi ci ricordano che essere cattolici non significa seguire le mode del tempo, ma aggrapparsi alla Croce di Cristo, qualunque cosa accada.

Il sangue dei Martiri non è solo il seme della Chiesa, ma anche il suo vessillo. Essi morirono nella fedeltà all’unica, santa fede cattolica e apostolica, non in un’esperienza sinodale. Morirono nella fedeltà ad una Chiesa che ha una sola voce, una sola fede, un solo Battesimo (cf. Ef 4, 5). Disonoriamo la loro testimonianza quando cerchiamo di sostituire la verità apostolica con i venti mutevoli dell’opinione popolare.

Preghiamo per il Papa, amiamo il Papa, ma seguiamo Cristo. Se la Santa Sede promuove un cammino che si allontana dalla fede degli Apostoli, dobbiamo rispondere non con la ribellione, ma con incrollabile fedeltà e dire, con Pietro e gli Apostoli: «Bisogna obbedire a Dio piuttosto che agli uomini» (At 5, 29).

Vi esorto, cari fedeli, a non lasciarvi smuovere. Tenete saldo ciò che avete ricevuto. State con i Santi e i Martiri. Siate come le vergini sagge, con le lampade accese e pronte per lo Sposo.

Aggrappiamoci alla fede dei nostri padri: immutata, immutabile e sempre vera.

Vostro in Cristo,

Vescovo Joseph E. Strickland


sabato 7 giugno 2025


Lo spirito dell’Anticristo

 

 

Omnis spiritus qui solvit Iesum, ex Deo non est, et hic est Antichristus, de quo audistis quoniam venit, et nunc iam in mundo est (1 Gv 4, 3).

Per decenni molti cattolici sono stati sedotti dall’illusione di poter conciliare il Vangelo con l’utopismo sessantottino: si sono adoperati a difendere la vita, la famiglia e l’educazione, sì, ma cercando di andare d’accordo con tutti e di evitare lo scontro in nome del dialogo; hanno operato e manifestato per la pace, sì, ma andando a braccetto con quelli che propugnavano aborto, libertà di drogarsi e sesso libero di qualunque specie; si sono impegnati per la salvaguardia del creato, sì, ma lasciandosi incantare dai banditori delle varie dottrine new age con le loro pratiche alienanti. È così che, a poco a poco, le verità e le esigenze morali della Rivelazione cristiana hanno ceduto il posto, nelle menti, nei cuori e nella vita, alle menzogne del pensiero dominante travestite da ideali evangelici.

«Ogni ispirazione che dissolve Gesù non è da Dio – e questo è l’Anticristo, del quale avete udito che sta venendo ed è ormai nel mondo». Non possiamo convincerci che tutti i problemi della Chiesa siano racchiusi negli ultimi dodici anni come in una parentesi infelice da dimenticare per ripartire finalmente nel verso giusto. Chi scrive, per grazia di Dio, non ha mai smesso di compiere il suo dovere, come meglio poteva, neanche nei momenti più bui, dato che neppure un cattivo papa ha potuto impedirglielo; con l’aiuto del Cielo, continuerà a farlo anche in futuro a prescindere dal gradimento o meno del nuovo regnante, visto che lavora per Gesù Cristo e non per lui. Egli non si aspetta un’approvazione estrinseca, ma fonda la propria sicurezza sulla testimonianza della coscienza (l’unica che tenga nella prospettiva del Giudizio divino), conscio che le sue difficoltà non sono certo iniziate nel 2013.

Un processo dissolutivo

Per la Chiesa i problemi, in realtà, son cominciati sessant’anni fa, quando si è deciso di aprirla al mondo e di deporre le armi nei suoi riguardi, come se, fino a quel momento, ci si fosse completamente sbagliati quanto al giusto modo di intendere e di vivere il Vangelo. In tal modo, però, si è per così dire dissolto Cristo nell’intelletto e nella volontà dei cattolici e lo si è sostituito con un ologramma che ne porta il nome, ma non è altro che un’immagine artificiale: l’utopismo sessantottino, appunto, che è nato in casa nostra prima ancora di contagiare tutta la società. Questo processo è un fatto per sua natura anticristico; esso non è stato avviato dall’elezione di Bergoglio, bensì dal Concilio Vaticano II e, nel frattempo, ha prodotto una radicale e completa falsificazione del cristianesimo, realizzata non soltanto nelle forme esterne, ma anche nell’identità e nell’esperienza dei fedeli.

Tra il 2013 e il 2025 gli artefici di tale processo, avendo ormai ottenuto un controllo sufficiente dopo aver tolto di mezzo colui che faceva da ostacolo, si son semplicemente levati la maschera e manifestati per quello che sono: una cricca di apostati, dediti all’affarismo e alla pederastia, che hanno occupato i centri nevralgici della Chiesa militante al fine di portarne a termine il processo di dissoluzione in base agli ordini dei poteri occulti che li ricattano. Ciò, evidentemente, non è possibile in assoluto, dato che l’essenza della Chiesa è soprannaturale, ma è possibile sul piano delle sue istituzioni terrene, che sono state gradualmente svuotate del loro contenuto proprio fino a lasciarne il solo guscio materiale, cioè un apparato di influenza, di potere e di culto che ancora sussiste nelle forme visibili, ma deviato verso altri scopi e con un significato estraneo.

Tale costatazione non implica l’idea, contraria alla fede, che la promessa del Signore si sia vanificata, ma che la porzione del Corpo Mistico che vive sulla terra deve riprodurre in sé la Passione dello Sposo e passare, in un certo senso, per la morte. Del Verbo incarnato poté morire solo il corpo fisico, mentre l’anima immortale scese vittoriosa agli inferi per liberarne i giusti che attendevano la Redenzione; così, analogamente, la Chiesa terrena può essere uccisa quanto al suo apparato visibile, ma non quanto alla sua essenza soprannaturale. «La Chiesa è morta», ha sentenziato il demonio in un esorcismo: come sempre, egli proferisce menzogne che racchiudono qualcosa di vero, ma distorcendolo o esagerandolo. La fede ci assicura che tale affermazione è falsa, se presa in senso assoluto, ma può contenere una parte di verità, sotto un certo aspetto accidentale e transitorio.

La risposta della fede

Ciò non ci autorizza certo a disobbedire in ciò che è legittimo né deve spingere nessuno a lasciare la Chiesa visibile, poiché la giurisdizione ecclesiastica rimane intatta sul piano giuridico e le scialuppe che si staccano dall’unica nave non garantiscono alcuna salvezza. La sola risposta vera e giusta alla situazione abnorme in cui ci troviamo si colloca nel mezzo: né la ribellione degli scismatici né la subdola persuasione che, finalmente, vada di nuovo tutto bene. Testate, gruppi e associazioni che, durante il pontificato precedente, hanno radunato e addomesticato i dissenzienti contestando derive e falsità di per sé evidenti, ora si adoperano a consegnare al nuovo regime quanti hanno loro dato credito, così che, ammaliati dall’apparenza esterna, acconsentano a ciò che fino a un mese fa aborrivano: la sinodalità – si sente ora dire – non è il male assoluto, basta intenderla bene…

Questa è la dissoluzione del cristianesimo: che (magari in cambio di un po’ più di libertà per i cultori della Tradizione) si finisca con l’accettare tutto e il contrario di tutto, in una coesistenza degli opposti terribilmente dissonante, ma percepita come realizzazione di una “pace” e di una “comunione” tra “legittime” diversità che, in realtà, annulla tutto rendendo ogni cosa irrilevante e insignificante; ecco la morte della Chiesa, seppur camuffata da un’apparente reviviscenza. Se ai funerali del Papa si piazzano dei travestiti in prima fila, vuol dire che vogliono abituarci alla “normalità” di una malattia mentale, così che, un passo dopo l’altro, ci ritroviamo nei conventi uomini abbigliati da monache o, viceversa, donne in talare e cotta intorno all’altare; suor Brambilla ne sarebbe sicuramente entusiasta. Se alle udienze del Mercoledì non son più i sacerdoti a leggere il Vangelo della catechesi, bensì laiche e suore in stragrande maggioranza, vuol dire che intendono assuefarci al vederle preti o diaconi.

Perdonateci la volontà di non intrupparci nel coro del peana leonino: poiché farlo non sarebbe onesto, la coscienza ce lo vieta. Non vogliamo con ciò gettarvi nello smarrimento e nella costernazione: la nostra fede – lo ripetiamo – poggia su Gesù Cristo, non su chi Lo rappresenta; come, con l’aiuto di Dio, siamo andati avanti finora, così, con l’aiuto di Dio, continueremo ad andare avanti. L’anima della Chiesa vive in tutti i vescovi, sacerdoti e fedeli che tengono accesa la lampada della fede con l’olio dell’umiltà e dell’abnegazione, di cui nessuno al mondo può privarli, se non smettono di procurarselo con un’incessante preghiera e un’instancabile carità. La peggiore disgrazia, per un cattolico, è perdere la fede nella persuasione di averla ancora, quando invece non ha più se non una sua contraffazione che oltretutto, a forza di confonderlo con continue contraddizioni, gli ha offuscato pure la ragione. Questo è il frutto dello spirito dell’Anticristo.


sabato 31 maggio 2025


Cattolici nell’era dei like

 

 

Viviamo in un’epoca in cui la lucidità intellettuale, la capacità di giudizio e l’autonomia di valutazione sono fortemente compromesse. Molte menti sono infatti offuscate da criteri estrinseci al reale, si lasciano guidare da emozioni o desideri e si affidano alle prese di posizione di altri. L’intento di chi scrive su queste pagine, invece, ben lungi dall’essere quello di voler influenzare chicchessia, non è altro che quello di evidenziare dei fatti per aiutare ognuno a riflettere da sé sulla realtà oggettiva; esso non risponde né a ordini di scuderia da parte di occulti finanziatori, che non esistono, né ad una strategia politica mirante a ottenere consensi: al contrario, l’assoluta sincerità delle osservazioni qui condivise rischia di far perdere all’autore anche i suoi venticinque lettori.

Non siamo manichei

L’impegno più urgente che ci si profila dinanzi è quello di uscire dalla “logica” manichea del mondo postmoderno, secondo la quale bisogna per forza dichiararsi pro o contra, mostrare il pollice retto o il pollice verso, dividere l’umanità in buoni (in tutto e per sempre, incorruttibili e immacolati) e cattivi (in tutto e per sempre, irredimibili e pestiferi). In un quadro del genere – che non è affatto cristiano – è impensabile pregare per qualcuno che non sia già santo; anzi, ci si attende la salvezza da quelli che la massa ha già canonizzato, delegando loro la soluzione di ogni problema. Presto o tardi, però, si scopre che tali “salvatori” non erano poi così efficienti, ma mutano posizione a seconda del volere dei manovratori occulti, come Putin sulla Siria e Trump sull’Ucraina. Chi accorda eccessiva fiducia agli uomini, in ogni caso, dimostra di non essere davvero radicato in Cristo.

Oggi è breve il passo perché il medesimo approccio sia applicato alla vita ecclesiale, specie dopo dodici anni di incubo distopico. Il comprensibile bisogno psicologico di esser rassicurati e confortati rischia però di deformare la percezione del reale mettendo in esagerato rilievo i dati considerati positivi e lasciando nella penombra quelli che disturbano: dopo il male assoluto, è imperativo che, adesso, tutto vada di nuovo bene. A parte l’impossibilità concreta che ciò succeda in questa situazione di completa contraffazione del cristianesimo, che procede indisturbata da sessant’anni e non ha risparmiato alcun aspetto della Chiesa, ciò che la carità intellettuale suggerisce, in questo momento, è un prudente mettere in guardia dalle illusioni: un’eventuale delusione, infatti, sarà tanto più cocente quanto più esse saranno state forti.

Quello che conta, riguardo al nuovo Papa, sono i fatti e le parole, che vanno valutati per quello che sono in sé stessi piuttosto che in base a mere ipotesi di strategie segrete volte ad accontentare gli elettori. Quando fatti e parole mostrano una salda coerenza e un’oggettiva continuità con quanto detto e fatto dal predecessore, un osservatore obiettivo non può rifugiarsi nei sogni. Certo, ci sono tempi e modalità diverse di reazione: si può rispondere a caldo, nell’immediato, come pure in modo più ponderato, dopo opportuna meditazione. Ciò non significa affatto che la percezione della realtà cambi a seconda del momento o dello stato d’animo, ma che la maniera di porsi in relazione con la realtà percepita può maturare e perfezionarsi, soprattutto se interviene quel fattore soprannaturale che denominiamo grazia.

Osserviamo i fatti

Ci siamo già soffermati su alcune dichiarazioni di Leone XIV che, sia pure in mezzo a richiami più rassicuranti, sono causa di profonda inquietudine, visto che si ricollegano inequivocabilmente alle posizioni di “papa Francesco”. Ora accenniamo a qualche sua decisione, ossia alle nomine, le quali sono una sicura cartina di tornasole degli orientamenti di chi governa. Si obietterà che è prematuro trarre conclusioni dopo nemmeno un mese, osservazione con cui siamo perfettamente d’accordo, tant’è vero che, come già asserito, sospendiamo il giudizio sul pontificato appena iniziato, senza la minima pretesa di sentenziare su ciò che non ci compete, ma limitandoci a guardare senza paraocchi ciò che succede, così da evitare lo shock subìto, nel Settembre del 2013, alla lettura dell’intervista di Bergoglio alla Civiltà Cattolica, zeppa non solo di eresie, ma di autentici non-sensi.

Se quella volta, a motivo dell’inusuale presentazione alla loggia di San Pietro, ci eravamo mantenuti guardinghi per sei mesi, fino a quando l’atroce realtà fu impietosamente svelata, questa volta non vogliamo lasciarci sedurre dagli orpelli esterni tornati in auge, in quanto essi non bastano, da soli, a dimostrare un cambiamento in meglio, soprattutto se il resto non concorda. Che dire, dunque, della nomina di un’altra suora al Dicastero dei religiosi? Anziché sanare quella grave anomalia teologico-giuridica che è stato il conferimento di un incarico di governo (capo di un organo della Santa Sede!) a chi non è insignito dell’Ordine sacro (né mai potrà esserlo), Leone XIV ha affiancato al “prefetto” illegittimo un “segretario” altrettanto illegittimo, catapultandolo oltretutto da fuori in un ruolo di solito ricoperto da un membro del dicastero che ne conosca bene colleghi e funzionamento.

L’organo che coadiuva il Papa nel governare milioni di religiosi e religiose è così venuto a trovarsi in mano a due incompetenti da cui non ci si può aspettare altro – oltre all’aumento del malcontento di quanti ci lavorano – che una prosecuzione e una moltiplicazione delle gravissime ingiustizie già in atto contro numerosi Ordini e monasteri, per non parlare degli istituti di rito tradizionale, i quali, da qualche anno, dipendono dal medesimo dicastero. Cosa significa l’avervi messo alla testa due donne, in patente contraddizione di quanto stabilito da Bergoglio stesso nella Costituzione Apostolica Praedicate evangelium, che richiede un cardinale come prefetto e un arcivescovo come segretario? Non è forse, questo, l’ennesimo atto di puro arbitrio compiuto in assoluto spregio dell’ordinamento giuridico della Chiesa Cattolica?

Per restare nell’ambito della Santa Sede, la nomina del nuovo cancelliere della Pontificia Accademia per la Vita è un’altra decisione che denota continuità piuttosto che cambiamento di rotta. Uno che auspichi la regolamentazione giuridica del cosiddetto suicidio assistito di fatto lo avalla, esattamente come avvenuto con l’aborto; l’omicidio, però, rimane tale anche se chiesto dall’interessato o se la vittima non è ancora in grado di esprimersi. Il plauso delle associazioni pro vita a questa designazione le denuncia come falsa opposizione e complici del sistema: la loro attività neutralizza infatti ogni serio impegno a difesa della vita umana, come dimostrato in occasione della campagna Un cuore che batte, da alcune palesemente osteggiata con obiezioni inconsistenti, da altre guardata con freddezza, se non con sufficienza… fino a quando le centoseimila firme raccolte le han costrette a far salti mortali per riposizionarsi in merito.

Pensiamo al Giudizio

In definitiva, tutto sarà chiaro al Giudizio finale; ciò non toglie che ognuno di noi sia in primo luogo obbligato a pensare al proprio, che avverrà al momento della morte. Perciò, ben lungi dal pretendere di emettere giudizi sulle persone, così da non usurpare un diritto esclusivo di Dio, ci limitiamo, come già detto, a osservare i fatti e a trarne cautamente qualche conseguenza onde evitare di restare ancora delusi. È innegabile che il modo di presentarsi e di parlare di Leone XIV sia ben più degno di quello del predecessore, ma il pensiero, almeno per quanto è finora dato arguire, non suona sostanzialmente diverso. Il grido di dolore della volta scorsa è scaturito proprio dall’amore per la Chiesa e per il Papa, dal quale ci si attende legittimamente una parola che non lasci adito a dubbi circa non solo la centralità  di Cristo, ma anche la necessità della Chiesa ai fini della salvezza; altrimenti, a forza di dare per scontate verità fondamentali, si finisce col dimenticarle e cedere alle menzogne moderniste.