Iam enim securis ad radicem arborum posita est.
(Mt 3, 10)

sabato 5 agosto 2023

 

Permani nella bontà di Cristo

 

 

Considera la bontà e la severità di Dio: verso quelli che sono caduti, la severità; verso di te, invece, la bontà di Dio, purché tu permanga nella bontà; altrimenti anche tu sarai tagliato via (Rm 11, 22).

Sempre il Signore illumina chi è disposto a ricevere la luce e la chiede umilmente nella preghiera. Il discorso sviluppato da san Paolo riguardo al rapporto tra Giudei e Gentili può essere trasposto, oggi, alla contrapposizione tra i veri cattolici e i cattolici annacquati. Nei confronti dei primi si manifesta la bontà di Dio; nei confronti dei secondi la Sua severità. Ci sono certamente diverse attenuanti che riducono il grado di responsabilità di questi ultimi: la mancanza di una buona formazione cristiana e la pervasiva propaganda modernista, protrattesi per decenni, hanno lasciato moltissime anime del tutto sprovviste di sostegni umani e di risorse soprannaturali, abbandonandole agli errori più vari e ai peccati più gravi. Chi tuttavia, rifiutandosi ostinatamente di ascoltare la voce della coscienza, ha preferito seguire la via più comoda, ha comunque la sua buona parte di colpa.

Chi d’altro canto è rimasto indenne dal generale naufragio, oppure si è disintossicato dal veleno che gli avevano iniettato, deve necessariamente riconoscere che ciò non è merito suo, bensì frutto di una grazia che il Signore, nella Sua imponderabile scelta, gli ha concesso per pura bontà. Tale carattere gratuito e generoso del dono divino lo induce a profonda umiltà e, come suggerito dall’Apostolo, alla consapevolezza di non poterlo conservare se non permanendo in una disposizione analoga, pena il finire reciso dalla pianta come gli altri, che vivono sulla base di qualche idea vaga e confusa con cui motivano un agire umano estraneo alla grazia. Poco cambia nei fatti se, in assenza della carità, la mente è imbevuta di sana dottrina e le opere corrispondono alla legge in modo ineccepibile: anche in questo caso, infatti, ci sarà poco o nulla di soprannaturale, dato che, sebbene in una forma molto più sofisticata, si tratta pur sempre di prestazioni ideologiche e volontaristiche.

Santificare le passioni?

In un caso come nell’altro, si può esser convinti di trovarsi in stato di grazia senza che ciò sia vero. Che il peccato grave sia occulto (in quanto si restringe alla decisione cattiva) o manifesto (in quanto produce un atto cattivo), sempre di peccato si tratta. L’ignorante, anzi, può paradossalmente, benché raramente, essere ancora in grazia per mancanza di piena avvertenza; l’istruito, invece, non ha scuse se coltiva deliberatamente l’orgoglio, l’animosità e il disprezzo degli altri. Per rendersi conto della gravità dei peccati di pensiero e di parola, il secondo vada a rileggersi il Discorso della Montagna (in particolare Mt 5, 21-22) e la parabola del fariseo e del pubblicano al tempio (Lc 18, 9-14). Tra una citazione della Summa e l’altra (non sempre, peraltro, addotta a proposito), non dimentichi l’insegnamento del Signore Gesù Cristo, che san Tommaso aveva sempre presente, nella mente e nel cuore, quale ineludibile fondamento di ogni dottrina.

Certi cattolici dan l’impressione di pensare che le passioni umane, trasposte nell’ambito religioso, si trasformino automaticamente in virtù. Così non è, purtroppo: le passioni disordinate rimangono tali a prescindere dal movente e vanno quindi estirpate. L’irascibile e il concupiscibile, in quanto forze dell’anima, certo possono e devono esser messi al servizio del bene, alimentando in essa la fortezza e il desiderio; ciò non significa tuttavia che il loro cattivo uso possa venir santificato dall’impiego in una giusta causa. Chi giustifica le proprie passioni con sante ragioni si getta per una china rovinosa che, senza un miracolo, lo precipiterà nel baratro dell’eterna dannazione; la sua superbia, in effetti, vanifica ogni tentativo di indurlo a resipiscenza e a sincero pentimento.

Una sana reazione al male

Può così capitare che una persona sia talmente accecata dalla falsa convinzione di esser gradita a Dio da giungere al punto di provare fastidio, divorata com’è dall’odio e dal disprezzo degli altri, per chi si sforza di praticare l’umiltà e la carità, fino a condannarlo proprio per questo. Essa percepisce evidentemente quella buona condotta come un tacito rimprovero, che la sua superbia le rende però insopportabile, e sente quindi il bisogno di trovare motivi per squalificarla come un difetto. Chi è arrivato a tale grado di malattia spirituale corre serissimi rischi di dannarsi, dato che, interpretando ogni richiamo come un’espressione di deviazione eretica o come un tentativo di seduzione, respinge ogni appello della grazia e si rinchiude sempre più nella propria autosufficienza. A un certo punto, questo processo diventa irreversibile; un cambiamento richiederebbe un intervento divino simile a quello avvenuto sulla via di Damasco… ma sono casi rarissimi.

Chi esercita le virtù teologali in grado insigne sarà allora accusato di fideismo, temerarietà, ignavia, ipocrisia o spiritualismo. Colui che lo giudica è ormai incapace di identificare l’azione della grazia, poiché non ne vive più da lungo tempo, pur conoscendone a menadito il relativo trattato. Il fatto che l’altro non reagisca al male nella stessa modalità gli appare come una forma di compromesso o di cedimento velato da speciose ragioni. L’insegnamento dei Santi è però ben diverso. Di fronte ai peccati i perfetti non rimangono certo indifferenti: a causa di essi provano acuto dolore, ma – fossero pure i più abominevoli – è un dolore scevro da asprezza e da sdegno, bensì accompagnato da bontà, mitezza e compassione. In loro l’amore di Dio e delle anime è così puro e forte che nulla li sgomenta, ma tutto alimenta la carità e la misericordia.

La sola risposta giusta al sovvertimento generale

Onde evitare di rimaner tagliato fuori per non aver perseverato in quella bontà che ti ha salvato dalla comune rovina, devi sforzarti ogni giorno di avvicinarti alla maturità delle virtù teologali per mezzo di un continuo esercizio di esse. Ricorda: niente e nessuno al mondo potrà mai convincerti di una cosa che sai essere falsa, se tu non acconsenti, né costringerti ad agire contro coscienza, se sei disposto a soffrire per fedeltà al Signore. Non lasciarti accecare dalla benda del giudizio proprio, finendo coll’ignorare qualunque salutare richiamo, né intossicare dal veleno della volontà propria, rinchiudendoti nell’ostinazione e nell’accanimento. Tutto ciò che sei e hai è dono di Dio, grazia immeritata, espressione d’impagabile bontà e misericordia: permani in essa ringraziandone il Signore ad ogni passo e praticandola a tua volta con tutti e in ogni occasione. Per conservare la fede e la grazia, infine, recita ogni giorno il Credo aggiungendo la seguente dichiarazione.

Io, per la fede trasmessa, so che questa è la verità e, con la Tua grazia, voglio seguirla fino alla morte, costi quel che costi, qualunque cosa accada in senso contrario. Niente e nessuno al mondo potrà mai farmi modificare questa decisione, se io non voglio. Con il Tuo aiuto, tutto si supera; in questa vita tutto passa e, sulla Tua parola, io aspetto con certezza una vita migliore. Tutto ciò che, per amorosa disposizione della Tua provvidenza, mi tocca sopportare quaggiù, Te lo offro con amore per la Tua gloria, a sconto dei miei peccati e per la salvezza delle anime, trasformando così ogni pena in mezzo per esercitare e aumentare la carità, la sola cosa che rimanga per sempre, perché Tu stesso sei carità.


10 commenti:

  1. "E' un servizio di amore. Il vero amore e' aiutare uno a trovare la vera strada, aiutarlo a rimanere nella strada del Vangelo. Verita' e amore sono collegate"
    https://gloria.tv/post/BqzRjsFuc7Eu4WRj9ttjQAa7R
    Grazie!

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  2. § La vera morte al mondo è crocifiggere sé stessi: è una morte che non dipende dal digiuno, dai precetti, da dottrina o da atti di culto. Dipende piuttosto, prima che da tutte queste cose, e certamente accanto ad esse ma oltre ad esse, dal rinnegamento di sé stessi e dall'abbandono pronto, spontaneo e senza esitazione dei propri desideri e dei propri affetti. Il discepolo che cerca il volto di Dio deve ricordare che il dio dell'uomo è il suo proprio io; quest'uomo è pronto a sacrificare gli amici, la famiglia e Dio stesso per soddisfare le proprie affezioni ed i propri desideri. Di conseguenza quando si intraprende la vita cristiana inizia una lotta senza riserve tra il proprio io e Cristo. Prima di essere una guerra aperta, visibile o tangibile, essa è qualcosa di non definibile e spaventoso, qualcosa che spesso si comprende solo dopo aver commesso nella vita delle gravi colpe nei confronti di Cristo.
    Dunque o moriamo a noi stessi e allora perseveriamo con Cristo Signore e viviamo con lui nello Spirito giorno per giorno mentre l'Agape divina arde in noi finché raggiungiamo il paradiso; oppure non moriamo a noi stessi e preferiamo essere indulgenti con il nostro io e fargli festa, e allora ingannandoci indirizziamo quindi ogni nostro culto e preghiera, ascetismo e mortificazione, insegnamento e dottrina a conservazione dell'io, facendo così allontanare Cristo dall'anima. Verrà il giorno in cui il cristiano si renderà conto di aver invano faticato nella sua vita ad amare od onorare un falso Cristo, che in realtà non era altro che il proprio io, l'idolo che adorava.
    Ma la morte a sé stessi nella vita con Cristo è un processo compensativo: come prima cosa riceviamo in anticipo la forza di riuscirci. Questa forza è la forza della croce ed è una grande forza mistica che Cristo personalmente realizzò per primo e ci trasmise come un libero dono di grazia. Questa forza non ci è trasmessa da sola, priva del pegno della gloria: ci è dato infatti di pregustare la vita eterna, e questo è il più delizioso dono di Cristo. Perciò la morte a sé stessi ed al mondo ha sempre bisogno di questi due elementi di supporto: la forza della croce, per far morire l'io facilmente, e la pregustazione della vita eterna che è pegno della risurrezione, per consolarci nel faticoso processo della morte dell'io.
    Nessuno creda che il processo della morte dell'io sia complesso, ricco di enigmi o gradi differenti. Non può essere! È estremamente semplice, non è altro che la determinazione di affidare l'intera vita in ogni particolare, il passato insieme al presente ed al futuro, senza esitazione, nelle mani del Signore come un bambino affida fiducioso al padre quanto di più caro possiede, sicuro di ricevere in cambio qualcosa ancora migliore. Consegnamo a Cristo il nostro io impuro e mondano e le nostre potenze stupide e deboli così al loro posto riceveremo l' Io stesso e la vita di Cristo.
    Ricordatevi di tutto questo e siate vigilanti su voi stessi. Esaminate scrupolosamente i motivi dei vostri straordinari digiuni, delle preghiere, delle mortificazioni, dei molti e importanti gesti di servizio, dei vostri approfonditi studi, delle vostre meditazioni, della vostra straordinaria umiltà e soprattutto ciò per cui offrite voi stessi totalmente. Fate bene attenzione che tutto ciò sia solo a causa della fedeltà a Gesù Cristo e non abbia come scopo la gratificazione personale, pubblica o segreta che sia.
    Chi sceglie l'ultimo posto è difatti provato con il fuoco e secondo le parole di Isacco il Siro, "colui che umilia sé stesso per trarne gloria davanti agli altri od alla propria coscienza, Dio lo smaschererà".
    Ognuno infatti si rende ben conto che un cristiano il cui io è morto ha abbandonato ogni polemica, rigidità, spirito di contraddizione, ogni inganno ed astuzia, ogni ambiguità, mormorazione, collera e tristezza; non chiede più il rispetto preteso per paura di perdere la propria dignità, vede che tutto è buono, tutto gli reca giovamento ed ogni situazione opera per il suo bene e la sua edificazione. §

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  3. Radicatinellafede rnf
    Trasfigurazione di N.S. Gesù Cristo in rito tradizionale a Vocogno in Val Vigezzo (VB).
    Omelia di don Alberto Secci: O Trasfigurato o Sfigurato.
    Domenica 6 Agosto 2023
    https://www.youtube.com/watch?v=ikfOI9XVM9M&t=1s
    " La questione della salvezza e' una cosa molto semplice:
    Non finire all'Inferno per l'eternita' ! "
    Sito WEB: http://www.radicatinellafede.com

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  4. Mi chiedo come si potrà porre rimedio a questo disastro.

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    1. Ci penserà il Signore, con la collaborazione delle anime fedeli e crocifisse.

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  5. Pregate per me....giorni difficili...tanta provvidenza e discernimento converzione..

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    1. Ben volentieri. Puoi indicarmi il tuo nome di Battesimo?

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  6. Reverendo don Elia, le consiglio di leggere una lettera del vescovo di Piacenza ai fedeli della diocesi..http://www.ilnuovogiornale.it/archivio-articoli/in-primo-piano/1939-chiesa-fraternita-san-pio-x-scelta-non-opportuna.html

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