Le soluzioni del Cielo
(e quelle degli uomini)
Propter Sion non tacebo, et propter Ierusalem
non quiescam (Is 62, 1).
«A motivo di Sion non tacerò e per Gerusalemme non mi darò riposo».
Un uditorio realmente cattolico non dovrebbe avere difficoltà ad ammettere la
possibilità che un sacerdote parli unicamente per zelo della gloria di Dio e
per il bene delle anime. Invece l’accanimento nel pretendere di smascherare
interessi personali o di portare alla luce sentimenti e moventi nascosti sa
molto di quella tendenza, tipica dei progressisti, a psicanalizzare
indebitamente l’interlocutore, evitando così di replicare sensatamente alle
obiezioni da lui presentate. Chi guarda prevalentemente al proprio vantaggio,
in realtà, evita di toccare i nervi scoperti degli altri, preferendo piuttosto
barcamenarsi in atteggiamenti ambigui che non disturbino nessuno.
Le esigenze della carità intellettuale
Il fatto è che chi ama il Signore e, per amore di Lui, anche il
prossimo non riesce proprio ad esimersi dal segnalare i pericoli spirituali che
minacciano i suoi simili, dato che prova acuto dolore nell’osservare quanti
finiscano in trappole nascoste e ben congegnate, da cui non potranno liberarsi
se non per una grazia speciale. In certi ambienti tradizionalisti vige una forma
mentis secondo la quale le conclusioni dei propri ragionamenti prevalgono
sull’evidenza del reale. Tale disposizione intellettuale, caratteristica del
razionalismo moderno, si ripercuote inevitabilmente sulle decisioni della
volontà, che risultano tanto più rovinose quanto maggiore è la distanza tra il
pensiero e la realtà. Quando tale modo di pensare e di agire si spinge oltre
ogni limite della ragionevolezza, compaiono disturbi psichiatrici, talvolta
gravi.
Si soffre molto nel sentirsi impotenti ad aiutare persone che,
avendo assimilato le assurdità di una propaganda settaria, si son create una
sorta di inferno interiore che riverberano poi su quanti le circondano. Sia i
mezzi umani che quelli della grazia si infrangono contro un muro di ostinazione
eretto sulla convinzione di essere gli unici ad aver scoperto la verità e che
tutti gli altri siano accecati dall’errore; qualunque argomento viene perciò respinto
a priori in quanto proposto da chi è percepito come un tentatore che
vorrebbe ricondurre l’eletto nella palude dei dannati. Le tecniche di
manipolazione mentale, d’altronde, instillano proprio questa diffidenza previa
e assoluta nei confronti di chiunque non corrisponda perfettamente al rigido
modello introiettato ed è subito sospettato, di conseguenza, di essere un
seduttore.
Prima che sia troppo tardi per intervenire, la carità intellettuale
spinge a mettere in guardia coloro che appaiono inclinati verso quel tragico
pendio, che siano chierici o laici. Molto difficilmente si riuscirà a giovare a
chi vi si è gettato da tempo, ma qualcosa si può ancora fare, forse, per chi vi
si sta gettando. Poco importa se si sarà tacciati di tradimento, di gelosia o
addirittura di odio e livore; ciò che conta è strappare anime al precipizio di
quella superbia spirituale che spinge a insultare l’interlocutore, piuttosto
che a ponderare in modo lucido, equo e distaccato ciò che dice. Siamo ben
consapevoli della nostra ignoranza e, dolendocene profondamente, stiamo
cercando di rimediarvi; questa non è tuttavia una ragione per lasciarci confondere da chi usa il proprio sapere per distorcere la verità, calpestando il
buon senso e negando la realtà fattuale in virtù di una pretesa conoscenza
superiore: gnostici e massoni si comportano esattamente allo stesso modo e non
intendiamo affatto imitarli, seppur trasponendo il loro metodo in campo
cattolico.
Perseguitati o ribelli?
Uno dei modi oggi più frequenti, nell’ambiente legato alla
Tradizione, di perder di vista la realtà a vantaggio di un’idea è quello di
pensare che tutti i sacerdoti che abbian subìto una sanzione siano
automaticamente perseguitati per la loro fedeltà al deposito. In molti casi,
invece, la conoscenza dei fatti consente di rendersi conto che la sanzione è
non soltanto legittima, ma pure giustificata da situazioni irregolari in cui
determinati soggetti hanno ostinatamente perseverato resistendo ad ogni giusto
richiamo. Non basta che tali chierici siano accolti solo l’ala di un
arcivescovo a riposo che, non avendo alcun titolo giuridico per ricevere preti
e seminaristi, sembra aver perso il senso della misura e l’obiettività del
giudizio; ciò non è altro che un’estremizzazione dello spirito di disobbedienza
e di indipendenza dal corpo ecclesiale, il quale sarà malato quanto si vuole,
ma è l’unico in cui si possa esser salvi: non ce n’è un altro.
Personaggi di tale orientamento non si curano affatto, a quanto pare,
dei danni che possono causare ad altri con le loro scelte scriteriate: tutto il
mondo tradizionale, infatti, può esser colpito senza motivo dalle ritorsioni messe
in atto da un’autorità che non fa distinzioni e punisce anche gli innocenti per
colpe altrui, come avvenuto un anno fa in una diocesi francese, che tuttora
patisce una condizione abnorme senza che si intraveda uno spiraglio di
soluzione. Certi comportamenti denunciano una grave mancanza di prudenza,
giustizia e carità; piuttosto che favorire il bene della Chiesa, di
conseguenza, contribuiscono alla sua rovina e ne ledono ulteriormente l’unità.
In tutto ciò non si notano i segni dell’autentica santità, ma i sintomi di un
orgoglio che, in nome di ragioni apparentemente sacrosante, pare ormai fuori controllo.
La soluzione suggerita dai Santi
Potremmo citare innumerevoli esempi, ma ci limiteremo a ricordare
la lezione di santa Caterina da Siena, vissuta in tempi catastrofici per la
Chiesa. Nulla di più lontano dalla presunzione di quanti parlano e agiscono
come se nel clero tutto
fosse marcio senza eccezione, come se la loro opera rappresentasse l’unica
scialuppa di salvataggio e come se, non avendo il buon Dio altre risorse, toccasse a loro salvare la Chiesa. Tra le
virtù teologali è soprattutto la speranza a fare difetto, cosa che denota
peraltro una fede carente e si ripercuote sulla carità, la quale, a lungo
andare, rimane soffocata dall’astio e dall’odio. Questi tali dimenticano
che la Provvidenza permette qualunque male per trarne un bene maggiore; se, d’altra
parte, uno è ben radicato in Dio con una robusta vita spirituale, nessuno al
mondo potrà mai fargli perdere la fede, se non vuole abbracciare la menzogna, né costringerlo ad agire
contro coscienza. Ascoltiamo dunque la Patrona del nostro Paese: nel Dialogo
della Divina Provvidenza, che le fu dettato durante le estasi, ella riporta
le parole udite dal Padre.
«Se ben ti ricordi, ti dissi già che io adempirò i vostri desideri
dandovi refrigerio nelle vostre fatiche, cioè soddisfacendo ai vostri penosi
desideri, donando buoni e santi Pastori per riformare la santa Chiesa, non con
guerra, né con coltello o crudeltà, ma con pace e quiete, con lacrime e
sudori dei miei servi, che ho messo come lavoratori delle anime vostre e di
quelle del prossimo nel corpo mistico della santa Chiesa. Dentro di voi,
lavorate in virtù; nel prossimo e nella santa Chiesa, lavorate col buon
esempio, con la dottrina, con l’offrire continua orazione a me per essa
e per ogni creatura, partorendo le virtù sopra il vostro prossimo. […] Non
cessate di gettarmi incenso di odorose orazioni per la salute delle anime,
perché io voglio fare misericordia al mondo e con quelle orazioni, sudori e
lacrime lavare la faccia della mia Sposa, la santa Chiesa, che già ti
mostrai sotto la forma di una fanciulla lordata in tutta la sua faccia, quasi
fosse lebbrosa. Questo avviene per i difetti dei ministri e di tutti i
cristiani, che si nutrono al petto di questa Sposa» (cap. 86).
Neppure oggi i mezzi indicati da Dio sembrano molto apprezzati: piuttosto che con incessanti orazioni, sudori e lacrime, si pensa di risolvere i problemi della Chiesa con iniziative individuali che sfociano nella separazione; anziché sforzarsi di riparare le falle della nave nei modi voluti dal Signore, si preferisce mettersi illusoriamente in salvo su barchette improvvisate. La parola del Padre, però, non lascia adito a dubbi: «Ti promisi ancora e ti prometto che col molto patire dei miei servi riformerò la mia Sposa. […] Ora io invito al pianto te e gli altri miei servi: col vostro pianto, con l’umile e continua orazione, voglio fare misericordia al mondo. Corri per questa strada della verità come morta» (cap. 166; i corsivi sono nostri). Quest’ultimo comando, così perentorio, sia la consegna definitiva per tutti coloro che intendono sinceramente spendersi non per la propria causa, ma per quella di Gesù Cristo.
Davvero notevole: https://lanuovabq.it/it/chi-salva-la-chiesa
Buongiorno, capisco tutte le sue motivazioni ma se il riferimento è a Mons. Viganò, posso solo dire che continuerò a seguirlo, perché ritengo essere uno dei pochi a pensare e dire cose autenticamente cattoliche.
RispondiEliminaChi dovrei ascoltare, "Tucho" Fernandez, manco morto.
Come già asserito altre volte, qui non facciamo nomi, poiché non intendiamo attaccare le persone, ma indicare pericoli da cui è bene guardarsi; chi si sente chiamato in causa tragga le sue conclusioni.
EliminaNon basta peraltro pensare e parlare in modo cattolico, bisogna altresì agire in modo conforme a ciò che si pensa e si dice, se corrisponde alla sana dottrina.
PREGHIERA PER I SACERDOTI
RispondiEliminaDio onnipotente ed eterno, per i meriti del tuo Figlio e per il tuo amore verso di Lui, abbi pietà dei sacerdoti della Santa Chiesa.
Nonostante questa dignità sublime sono deboli come gli altri.
Incendia per la tua misericordia infinita, i loro cuori con il fuoco del tuo Amore.
Soccorrili: non lasciare che i sacerdoti perdano la loro vocazione o la sminuiscano.
O Gesù, ti supplichiamo: abbi pietà dei sacerdoti della tua Chiesa.
Di quelli che ti servono fedelmente, che guidano il tuo gregge e Ti glorificano.
Abbi pietà di quelli perseguitati, incarcerati, abbandonati, piegati dalle sofferenze.
Abbi pietà dei sacerdoti tiepidi e di quelli che vacillano nella fede.
Abbi pietà dei sacerdoti secolarizzati, abbi pietà dei sacerdoti infermi e moribondi, abbi pietà di quelli che stanno in purgatorio.
Signore Gesù ti supplichiamo: ascolta le nostre preghiere, abbi pietà dei sacerdoti: sono tuoi! Illuminali, fortificali e consolali.
O Gesù, ti affidiamo i sacerdoti di tutto il mondo, ma soprattutto quelli che ci hanno battezzato ed assolto, quelli che per noi hanno offerto il Santo sacrificio e consacrato l'Ostia Santa per nutrire la nostra anima.
Ti affidiamo i sacerdoti che hanno dissipato i nostri dubbi, indirizzato i nostri passi, guidato i nostri sforzi, consolato le nostre pene.
Per tutti loro, in segno di gratitudine, imploriamo il tuo aiuto e la tua misericordia.
Amen.
- Monsignor Kiung, vescovo di Shangai, Preghiera scritta durante la sua prigionia
Caro don Elia, sono tentata di passare alla Chiesa Ortodossa, ma dalle sue parole credo di capire che è necessario "stare" sotto la Croce della Chiesa nella sua ora più dolorosa di agonia, morte cui seguirà la Risurrezione, mi può dare una conferma. grazie da un'anima sofferente
RispondiEliminaConfermo pienamente. Non si abbandona la propria Madre nell'ora della prova, ma la si ama e la si cura ancor più con preghiere e sacrifici.
EliminaGrazie don Elia.
EliminaLei ,Don Elia, è un vero Padre,un vero Ministro Di DIO . Io l'ho scoperto per caso,un bel po' di anni fa ed è stata una grande Grazia per me ! Ringrazio Il Buon DIO e gli chiedo di prenderSi cura de Suo figlio prediletto, che è lei Padre,...! Se potessi, gli darei un luogo abbraccio e vorrei dirgli che vi voglio tanto bene!!!
EliminaGrazie!
RispondiEliminaLe Grazie si ottengono con maggiore facilità quando alla preghiera fiduciosa si aggiungono i sacrifici intesi come privazioni e rinunce. Nel cuore sento che devo rendere gloria a Dio, dando la mia piccola testimonianza, cercando di infondere coraggio in chi è tentato di mollare. Dobbiamo essere come piccoli parafulmini, perché il parafulmine centrale è Maria Santissima, che neutralizza all'istante i pericoli, ma vuole anche la nostra piccola parte (preghiere, sacrifici e privazioni, soprattutto accettando con pazienza tutte le prove a cui siamo sottoposti e offrendo tutto ciò che possiamo a Dio). È da circa una settimana che il nord Italia è sferzato da nubifragi con fulmini, tuoni e grandine di grande intensità. La prima avvisaglia è arrivata con un cielo dai strani bagliori, verdi e giallastri, come fosse una piaga infetta, poi i nubifragi con continui bagliori nel cielo. La paura tenta subito di aprirsi un varco nel cuore, ma prontamente afferro la corona, rinnovo la mia consacrazione e inizio a pregare il S.Rosario, con la fiducia più grande e senza tentennamenti nell'aiuto di Maria Santissima e in questo atto risoluto della volontà, nutrito dalla Fede, dobbiamo diventare valorosi Figli che alzano le loro suppliche a Dio. Vengo ascoltata e la tempesta scarica tanta acqua, piccoli chicchi di grandine e poi si allontana. La mattina seguente, leggo che nei dintorni ci sono stati molti danni. Dopo pochi giorni, altra bufera, altre preghiere e di nuovo la tempesta si allontana. Ieri sera, l'ennesima bufera, con venti molto più forti e un numero altissimo di lampi e tuoni: ho implorato di nuovo la protezione di Maria Santissima e tutto è passato, ma nei dintorni, ancora tanti danni. Anni fa, ho tentennato e aspettato a pregare e i danni sono stati tanti. Alle prime avvisaglie dobbiamo correre sotto il Suo Manto, se proprio non potranno essere evitati i danni materiali, almeno resteremo sicuri nel Suo Cuore Immacolato, con una calma e bonaccia che sappiamo essere Suo Dono. In vista di altre prove e sacrifici che potremmo affrontare, intensifichiamo le armi spirituali che il Cielo ci dona!
RispondiEliminaBene, continua così! Esorto tutti a fare lo stesso in circostanze analoghe.
Elimina
RispondiEliminaradicatinellafede rnf
IX Domenica dopo Pentecoste in rito tradizionale a Vocogno in Val Vigezzo (VB).
Omelia di don Alberto Secci: il Tempio dei mercanti.
Domenica 30 Luglio 2023
https://www.youtube.com/watch?v=FFalEFMG4nk&t=383s
Creatore e Signore!