La
comunione del cuore
I Padri del deserto, non essendo
generalmente sacerdoti e vivendo in luoghi isolati e impervi, non potevano
comunicarsi se non raramente, ma supplivano a tale inconveniente con la
preghiera e la meditazione. Scopo di questa considerazione non è certo quello di
spingerti a sminuire la necessità dell’Eucaristia: «A meno che non mangiate la
carne del Figlio dell’uomo e non beviate il suo sangue, non avrete vita in voi»
(Gv 6, 53); essa mira piuttosto a rammentarti che la grazia santificante viene
comunicata da Dio anche per altre vie, come l’orazione e le opere buone. Del
resto, i nostri fratelli che subiscono la persecuzione o i cattolici dispersi
in luoghi dove i missionari passano solo di rado non sono affatto meno
assistiti dal Cielo, il quale assicura sempre, a chiunque sia ben disposto, le
grazie necessarie ad adempiere i propri doveri di stato e a progredire nella
santità. Pur non essendo la stessa cosa che comunicarsi realmente al Corpo del
Signore, anche la comunione spirituale può realizzare un alto grado di intimità
con Lui qualora, per un motivo o per l’altro, tu non possa riceverlo. La
comunione eucaristica, d’altronde, non produce immancabilmente un accrescimento
della grazia abituale, poiché quest’ultimo è legato alle tue disposizioni
interiori, le quali possono anche impedirlo. Il distratto automatismo con cui
tanti si comunicano così spensieratamente non apporta loro alcun beneficio reale,
bensì una colpa supplementare.
Nella confusione dottrinale del nostro
tempo rischi di oscillare tra due estremi opposti, ugualmente falsi e dannosi:
da una parte, lo spiritualismo tendenzialmente gnostico di chi considera
l’economia sacramentale un sovrappiù quasi facoltativo, dato che l’essenziale è
individuato in una conoscenza meramente intellettuale; dall’altra, una
concezione quasi materialistica della grazia, che dovrebbe sempre essere tangibile
e produrre effetti sensibili, in assenza dei quali sarebbe inattiva. Il giusto
equilibrio si fonda sul mistero dell’Incarnazione, che si prolunga in quello
della Chiesa: il Figlio di Dio ha agito sulla terra servendosi della natura
umana assunta per compiere azioni che trascendono la storia e hanno portato
frutti soprannaturali; così oggi continua ad agire per mezzo di coloro che lo
rappresentano e dei mezzi visibili che ha loro affidato per ottenere risultati
invisibili che preparano le anime all’eternità beata. Fra questi mezzi c’è
anche la Sacra Scrittura, la quale, pur non essendo un sacramento, in virtù di
quello stesso Spirito che ne ha ispirato gli autori umani ispira pure chi la
medita – dottrina, questa, genuinamente cattolica, per chi eventualmente pensi
che la lettura della Bibbia sia roba da protestanti…
Nel metodo di meditazione, pur
soffermandomi in particolare su di una, ho indicato un ventaglio di modalità
possibili fra cui scegliere, avvertendo prima che ognuno tende spontaneamente a
privilegiare o l’attività dell’intelletto o gli affetti o la volontà. L’ideale
è cercare di coinvolgere tutte le facoltà dell’anima, ma ciò si realizza con
accentuazioni diverse da persona a persona, in base all’indole, al grado di
progresso spirituale e all’azione della grazia. Perciò non devi recepire queste
indicazioni in modo totalmente passivo, quasi si trattasse di istruzioni per
l’uso di un apparecchio, ma applicarle con la libertà interiore di chi
riconosce che nel dialogo con Dio bisogna lasciare il ruolo principale a Lui,
pur facendo diligentemente ciò che spetta all’uomo per disporsi il meglio
possibile a ricevere un Ospite così grande. Non perdere mai di vista il fatto
che, nella tua preghiera, l’agente primario è lo Spirito Santo, che devi
invocare continuamente avendo fede che ti ascolta e ti risponde; altrimenti il
tuo non sarà altro che un esercizio volontaristico e solitario, che può perfino
diventare un ostacolo al dispiegarsi della grazia.
Se, nonostante un’applicazione
prolungata, seria e regolare, la meditazione continua a rimanere senza frutto,
può esser segno che c’è un ostacolo invisibile: un peccato mortale non
confessato in passato o di cui non sei abbastanza contrito; un vizio in materia
grave non sradicato e contro il quale non combatti abbastanza; la propensione
al linguaggio volgare o a discorsi scabrosi; mancanze abituali contro la carità
fraterna e la reputazione altrui, come giudizi, ingiurie o maldicenze, anche
soltanto interiori; comportamenti iniqui contro familiari, parenti, amici,
colleghi e vicini; rancori non sopiti, ma coltivati volontariamente;
ingiustizie o frodi economiche di cui ti giustifichi; atteggiamenti di
superbia, vanità od orgoglio; un eccesso di tempo dedicato a inutili
controversie o a letture polemiche; uno smodato attaccamento al cibo o al
denaro; la cura eccessiva della salute o dell’aspetto fisico; manie di
controllo assoluto sulla realtà… Sono tutti ostacoli, più o meno grossi,
all’unione con Dio, che richiede un cuore puro e distaccato, umile e discreto,
caritatevole e rispettoso; in una parola, un cuore che aspiri alla santità.
Un mezzo molto utile per scoprire questi
ostacoli, oltre al quotidiano esame di coscienza, è l’esame particolare su
singoli vizi o virtù, come pure la confessione generale, specialmente nel corso
degli esercizi spirituali. Per evitare di cadere negli scrupoli o in sensi di
colpa ossessivi, causati da ferite psicologiche oppure provocati dal diavolo
travestito da angelo di luce, attieniti alle indicazioni del confessore o del
padre spirituale, grazie alle quali saprai sventare questo genere di insidie.
Un facile criterio di discernimento è l’effetto che un pensiero produce
sull’anima: se viene da Dio, esso causa un turbamento iniziale dovuto alla
presa di coscienza di un peccato o di un difetto, ma poi, una volta accolto con
la decisione di correggersi, infonde in essa pace, consolazione e gratitudine;
se invece viene dal diavolo o dalla psiche, provoca un’inquietudine persistente
che la tormenta aggravandosi col passare del tempo, anziché attenuarsi in seguito
ad una risoluzione virtuosa. Un altro evidente indizio dell’azione divina è la
prontezza all’obbedienza da essa suscitata, mentre quella del demonio ingenera
un ottuso attaccamento al giudizio personale, ostinatamente difeso a dispetto
della palese erroneità o della disapprovazione da parte del sacerdote.
L’orgoglio e la superbia rappresentano i
più pericolosi e feroci nemici sulla via del Paradiso, il cui raggiungimento è
il tuo unico scopo da perseguire in ogni tuo atto, in particolare nella preghiera.
L’unità del fine realizza a poco a poco l’unificazione del cuore e della vita:
tutto converge verso un solo obiettivo e ciò, oltre a ridurre
significativamente la dispersione delle tue energie, le moltiplica in modo
misterioso; la meditazione, riportandoti ogni giorno a Colui che è tuo
principio e fine, ti comunica infatti una forza straordinaria. «Se tu
conoscessi il dono di Dio e chi è colui che ti dice: “Dammi da bere”, tu stessa
gliene avresti chiesto ed egli ti avrebbe dato acqua viva» (Gv 4, 10). Hai a
tua disposizione, ogni giorno, un pozzo al quale attingere la bevanda della
vita eterna, che te la fa pregustare e ti disseta per il cammino che ti rimane
da compiere, duro e faticoso che sia. Veni hodie ad fontem aquae, et
oravi Dominum, dicens: Domine, Deus Abraham, tu prosperum fecisti desiderium meum
(Oggi son venuto alla fonte dell’acqua e ho pregato il Signore dicendo:
Signore, Dio di Abramo, tu hai condotto a buon fine il mio desiderio;
dall’Ufficio Divino; cf. Gen 24, 12ss).
Termina la meditazione ringraziando il
Signore per il tempo che ti ha concesso di passare in intimità con Lui (e che
già di per sé è un beneficio per l’anima), per la luce che ti ha donato, per
gli affetti che ha suscitato nel tuo cuore, per le risoluzioni che ti ha ispirato
e per ogni grazia ricevuta, che tu l’abbia riconosciuta o no. Il frutto può
essere anche differito, a volte, e manifestarsi quando meno te l’aspetti, nel
momento in cui ne hai bisogno: nel bel mezzo di un’occupazione, per esempio, ti
torna in mente ciò che hai meditato e te ne si svela di colpo un aspetto che
non avevi colto, oppure se ne sprigiona una forza o una consolazione inattesa,
o ancora una decisione che devi prendere o un problema da affrontare ti appare
sotto una luce inedita… È il momento della lode e dell’azione di grazie:
«Esulto e mi allieto per la tua
misericordia, poiché hai volto lo sguardo alla mia miseria, hai salvato
l’anima mia dalle angustie; non mi hai consegnato nelle mani del nemico, ma hai
diretto i miei passi in un luogo spazioso. Benedetto il Signore, poiché ha
esaltato la sua misericordia per me nella città fortificata» (Sal 30, 8-9.22 Vulg.).
La civitas munita
del salmo è la tua inespugnabile cittadella interiore, quella cella segreta
dell’anima in cui sei rientrato all’inizio, quel santuario inviolabile in cui
hai scoperto la presenza del Padre, che scrutava il tuo ritorno e ti ha gettato
le braccia al collo. Ora, uscendo dalla meditazione trasformato nell’intimo,
àpplicati alle risoluzioni che hai preso per ricambiare il Suo amore e dargli
gloria, ma fallo anzitutto mostrando agli altri, nell’atteggiamento e nella
condotta, il volto del figlio ritrovato, di quel bambino felice di essere amato
che si era nascosto nel cuore e non desidera altro che uscire all’aperto, pieno
di compassione per ogni creatura, per poter amare a sua volta di quello stesso
Amore che lo ha fatto esistere, lo sostiene in ogni istante e lo dirige verso
la pienezza della beatitudine. Veleggiando verso l’eterno porto, non avrai più a
temere alcuna tempesta, per quanto minacciosa, e trascinerai con te tante altre
anime attirate dal bagliore celeste del tuo sguardo, dal germe di Paradiso che
porti nell’anima, dal mite tepore della carità divina in essa effusa: «La
speranza non svergogna, poiché l’amore di Dio è stato riversato nei nostri
cuori mediante lo Spirito Santo a noi donato» (Rm 5, 5). Amore con l’amor si
paga!
Prima parte:
Prima parte:
Terza parte:
Quarta parte:
Quinta parte:
Carissimi, prima di parlarvi dell’emergenza attuale ho voluto portare a termine il corso sulla meditazione, che è una risorsa più che mai necessaria per affrontarla secondo Dio, senza farci sopraffare dall’angoscia come chi non ha una fede viva. Tuttavia, per rispondere alle interpellanze di molti di voi circa le disposizioni della gerarchia relative all’epidemia, anticipo qui qualche considerazione che mi sembra opportuna. Se ogni tentativo effettuato in base a quanto segue dovesse risultare inutile, chiedete a sacerdoti di fiducia di celebrare per voi a porte chiuse o almeno di comunicarvi fuori della Messa (cosa, quest’ultima, del tutto ammissibile in qualsiasi momento, a prescindere dalle situazioni di emergenza).
RispondiElimina1) La comunione sulla lingua è un diritto dei fedeli garantito dalla legge universale della Chiesa. I vescovi, pur essendo i moderatori della liturgia entro il territorio della propria diocesi, non hanno facoltà di legiferare in modo contrario alle norme stabilite dalla Santa Sede. Pertanto l’obbligo di ricevere l’Eucaristia sulla mano è illegittimo e si configura come un abuso di potere. Il rischio di contagio, peraltro, è più elevato con la ricezione sulla mano, dato che il sacerdote è tenuto a lavarsi le mani prima della Messa, mentre le mani dei fedeli sono venute a contatto con ogni genere di superficie. Nessun sacerdote, poi, può negare la Comunione a un fedele che la richieda con le debite disposizioni e non ne sia impedito dal diritto; se lo fa solo a motivo della modalità in cui il fedele vuole riceverla, commette un abuso molto grave, specie se, al tempo stesso, la concede a persone che non possono assolutamente accedervi perché sono in stato di peccato mortale notorio.
2) La sospensione delle Messe è un abuso ancora più grave, in quanto è direttamente contraria alla legge divina. Il I comandamento impone di rendere a Dio il culto che gli è dovuto, culto che, per sua stessa natura, è pubblico. Il Sacrificio della Messa è l’atto più alto ed efficace del culto cattolico, che è l’unico che soddisfi pienamente le esigenze del comandamento. La celebrazione della Messa senza il popolo, sebbene sia impropriamente detta “privata”, ha in radice un carattere pubblico, ma non lo manifesta adeguatamente. La sospensione delle Messe nei giorni festivi, oltretutto, impedisce ai fedeli di adempiere il III comandamento, che devono osservare sotto pena di peccato mortale, a meno che non ne siano impediti da cause indipendenti dalla loro volontà (come in questo caso, che è però paradossale). Nessuno può nemmeno proibire di offrire il Santo Sacrificio a un sacerdote che non ne sia impedito dal diritto.
3) È giusto e legittimo, in conclusione, protestare con tutti i mezzi leciti contro tali abusi. La doverosa obbedienza ai Pastori non può giungere a privare i fedeli dei loro diritti né andare a detrimento del loro bene spirituale. Al contrario, i Pastori hanno l’obbligo grave di fare quanto è in loro potere per assicurare ai fedeli la necessaria assistenza mediante la predicazione, il governo e l’amministrazione dei Sacramenti, fino – se necessario – al rischio della vita. Sottrarsi a questo dovere è una grave omissione, che in caso di piena avvertenza e deliberato consenso costituisce peccato mortale. Perciò richiamare i Pastori ai loro doveri di stato è anche un atto di carità nei loro confronti, oltre che un diritto di ogni fedele. Se si considera poi che l’offerta del Santo Sacrificio è il mezzo più potente in assoluto per rendere Dio propizio e ottenerne l’aiuto, bisogna moltiplicare le Messe, anziché sospenderle. In caso di pubblica calamità, nella storia cristiana, si è sempre corsi in chiesa ad implorare la divina clemenza.
Grazie per questi splendidi insegnamenti, pieni di equilibrio. Auguro buona quaresima a tutti i "parrocchiani" del blog "La scure di Elia", sopratutto a quanti, in Lombardia, sono privi del Santo Sacrificio, che sarebbe così utile in tempi come questi. Coraggio
RispondiEliminaDomenica primo marzo mi è stata rifiutata la comunione perché non ho voluta farla sulla mano, e rifiutata anche in modo arrogante, non riesco ad esprimere il mio stato d'animo, in settimana mi sono piegato a questo abuso e per due giorni ho fatto la comunione sulla mano, controvoglia e con disagio interiore, disagio che mi tormenta e mi spinge a chiedermi :Signore, ho fatto bene? Dovevo continuare ad essere rifiutato? Tormento interiore che mi strugge, chiedo sempre in quelle meditazioni giornaliere un aiuto, una luce, una guida.
RispondiEliminaSignore Gesù torna presto non ce la faccio più.
Carissimo Cosimo, il sacerdote che Le ha rifiutato la comunione ha commesso un grave abuso; perciò Lei ha tutto il diritto di protestare con lui, rispettosamente ma energicamente, per il suo comportamento assolutamente illegittimo.
EliminaFare la comunione non deve diventare una causa di tormento interiore. Se però non c'è niente da fare per ottenere di ricevere il Sacramento in modo degno, è meglio astenersi e comunicarsi altrove, chiedendolo fuori della Messa.
Caro don Elia domenica passata il sacerdote ha specificato prima di celebrare la messa che il vescovo ha ordinato che la comunione doveva essere data sulle mani e chi non si adattava non la poteva fare:si deve obbedire al vescovo,chi non obbedisce al vescovo non obbedisce a Dio.
EliminaMi sono turato il naso e mi sono adeguato.
La cosa peggiore è successa oggi venendo venendo a sapere che anche qui hanno vietato le messe al pubblico (sono di Taranto) sto piangendo da un ora, anche la messa ci hanno tolto, é la fine, come si può permettere tutto ciò?
Sono devastato e sfiduciato, che il Signore Gesù m'illumini.
Bisogna obbedire al vescovo se il vescovo obbedisce a Dio; altrimenti si obbedisce a Dio e si disobbedisce al vescovo.
EliminaCaro Don Elia, da peccatore quale sono mi sforzo di non giudicare i cuori dei nostri pastori, ma rimango totalmente sconcertato, alla luce anche delle sue considerazioni verso gli obblighi che anno vero il loro gregge e le conseguenti gravi responsabilità di omissine chd ne derivano, nel vedere che anche i più rigidi sacerdoti "tradizionalisti" si conformano a disposizioni delle autorità civili che, per altro, in molte regioni non sono affatto vincolanti!
RispondiEliminaFiliberto
Carissimo Filiberto, ovviamente ci guardiamo bene dal giudicare la coscienza degli altri (cosa che spetta solo a Dio), ma gli avvenimenti ci costringono a rilevare come certe prove materiali mettano in evidenza la qualità interiore dei ministri di Dio.
EliminaIl coronavirus e la Santa Comunione nella mano
RispondiEliminadi don Pietro Leone
L’onore è l’atteggiamento dovuto ad un altro in virtù della sua dignità, cioè della sua eccellenza. L’adorazione, in particolare, è quell’onore che è dovuto a Dio in virtù della Sua eccellenza, o dignità, infinita. L’adorazione comprende un atteggiamento da parte nostra sia dell’anima che del corpo.
Quello dell’anima viene definito da Bossuet come "il riconoscimento in Dio dell’altissima Sua sovranità e in noi della più profonda dipendenza". Quello del corpo, invece, quando stiamo davanti a Dio, ossia davanti a nostro Signore Gesù Cristo in chiesa, è stabilito dalla Santa Madre Chiesa in termini di silenzio, genuflessioni e inchini profondi. Per ricevere la Santa Comunione, più precisamente, occorre inginocchiarsi alla balaustra e comunicarsi sulla lingua.
Questa pratica, introdotta nei primi secoli e stabilita per la Chiesa Universale più di mille anni fa, fu abolita dai sedicenti riformatori del Cinquecento. Come abbiamo citato nel nostro libro "Come è cambiato il rito romano", il domenicano apostata Martin Bucer constata nella sua "Censura": "Diviene nostro dovere abolire dalle chiese... con tutta la purezza di dottrina, qualsiasi forma di adorazione del pane che vogliono che gli anticristi utilizzino e conservino nei cuori della gente più semplice". Per tali motivi anche i riformatori Zwingli e Calvino imposero la comunione in piedi e sulla mano. La comunione in mano è divenuta in seguito una pietra miliare della negazione del dogma cattolico sulla Presenza Reale da parte dei protestanti.
Negli anni ’60 la stessa pratica fu introdotta nella Chiesa Cattolica dai sacerdoti dell'Europa centrale come sfida a Roma e poi diffusa sempre di più tra i fedeli.
Prendere in mani non consacrate il sacrosanto Corpo del Signore (e tipicamente anche in piedi), spolverarne i frammenti per terra, inghiottirlo camminando - si può descriverlo come "adorazione"? - fu escogitato proprio per rendere l’adorazione del tutto impossibile. Il clero e i fedeli devono categoricamente rifiutare di partecipare a questo abuso.
In occasione dell'epidemia da "coronavirus", si incoraggiano forse i pochi cattolici praticanti che rimangono in Italia a pregare di più? Si invitano i non praticanti a tornare ai Sacramenti? Si organizzano notti di preghiera, processioni, pellegrinaggi? Così ha sempre fatto la Chiesa: nel Quattrocento a Venezia, ad esempio, nel Cinquecento a Milano, nel Settecento a Marsiglia. No, gli uomini di Chiesa chiudono le chiese; o le tengono aperte senza provvedere i sacramenti dell’Eucarestia o della Penitenza; oppure, se offrono il Santo Sacrificio della Messa in pubblico, insistono sulla comunione in mano e proibiscono quella sulla lingua.
Una donna devota di famiglia albanese da noi conosciuta, i cui parenti furono perseguitati e uno zio vescovo martirizzato, è stata trascinata qualche giorno fa in una chiesa vicina, con sua grande sofferenza e per la prima volta nella vita, a ricevere il Sommo Bene in mano; un bambino che aveva ricevuto la prima Santa Comunione il sabato precedente è stato indotto dalla madre, questa domenica, a riceverla sulla mano e ciò l’ha fatto scoppiare in pianto.
(Continua)
RispondiEliminaCelebrando e avendo sempre celebrato unicamente il rito romano antico e potendo, per questo, dare la Santa Comunione solo sulla lingua, l’autore di questo articolo, essendo in questi tempi in una diocesi afflitta dal virus, dove la comunione sulla lingua è vietata, si trovava in una certa difficoltà. Non essendo membro di un gruppo non sottomesso (o non pienamente e chiaramente sottomesso) al papa e ai vescovi, si è sentito obbligato ad ubbidire all’Ordinario del luogo e, sebbene à contre coeur , a non distribuire affatto la Santa Comunione ai fedeli. Ne abbiamo informato i fedeli prima della celebrazione della Santa Messa domenicale, incoraggiandoli a fare la Comunione spirituale e dicendo che sicuramente il Signore non li avrebbe privati delle grazie sacramentali che altrimenti avrebbe loro date. Dopo la Santa Messa abbiamo esposto il Santissimo per una mezz’ora per avvicinarli di più a Sua Divina Maestà, almeno in modo spirituale.
Quanto grande non è stata, in seguito, la nostra consolazione e gioia spirituale nel leggere le parole del Communio e del Postcommunio: Manducaverunt et saturati sunt nimis, et desiderium eorum attulit eis Dominus: non sunt fraudati a desiderio suo... Quaesumus, omnipotens Deus: ut, qui caelestia alimenta percepimus, per haec contra omnia adversa muniamur" (Mangiarono e furono saziati grandemente, e il Signore soddisfece il loro desiderio: non furono privati del loro desiderio... Chiediamo, onnipotente Dio, che noi, che abbiamo ricevuto nutrimenti celesti, per mezzo di questi siamo difesi contro ogni avversità).
Non solo questa grazia, però, ma anche un’altra ci è stata concessa susseguentemente, per "difenderci di ogni avversità". Dopo aver celebrato nello stesso modo per i giorni successivi, abbiamo ricevuto dalla curia il privilegio insigne di poter distribuire di nuovo la Santa Comunione sulla lingua.
Il demonio sta approfittando del coronavirus per attaccare la Chiesa, indebolendo e impoverendo ulteriormente, sul piano spirituale, larghe zone delle terre che sono il cuore del cattolicesimo. Il virus, come ogni malattia o male fisico, è conseguenza del male spirituale, cioè del peccato. Il rimedio definitivo a un male spirituale si troverà solo in un bene spirituale, ossia nella conversione del cuore: preghiere, ritorno ai Sacramenti e, in una parola, adorazione di Dio.
Sit nomen Domini benedictum, ex hoc nunc et usque in saecula. Amen.
Carissimo e preziosissimo don Elia posso questa domenica assistere alla S. Messa della fraternità di S. Pio X?
RispondiEliminaLa Santa Sede ha dichiarato che è lecito assistere alle Messe della FSSPX (ma - aggiungo io - senza lasciarsi indottrinare dalle loro idee sull'adempimento del precetto festivo).
EliminaBuonasera don Elia, nelle chiese di Napoli l'Eucaristia é distribuita solo sulla mano, per disposizione del Vescovo. Al di là di inutili proteste con i sacerdoti, per altro a posteriori, perché al momento di distribuirla si rifiutano di darla sulla lingua.
RispondiEliminaAl di là, quindi, del diritto, concretamente cosa possiamo fare.
Io Domenica scorsa ho preferito rinunciare. Ho fatto male? Secondo lei è meglio riceverla sulla mano?
Riguardo al suo insegnamento, invece, ho delle perplessità in merito al l'obbedienza al sacerdote. Oggi la maggioranza insegnano cose contrarie alla retta dottrina. Se parli loro, ad esempio, del sinodo amazzonico, ti rigirando la frittata come vogliono, come accettare i loro cattivi insegnamenti?
Si è tenuti a obbedire alla gerarchia solo in ciò che è conforme alla legge divina; i cattivi insegnamenti, contrari alla fede, vanno semplicemente ignorati.
EliminaRiguardo alla comunione, se non avete modo di ottenere il rispetto dei vostri diritti, chiedete a sacerdoti di fiducia di comunicarvi fuori della Messa, quando e dove possibile.
don Elia i diritti calpestati,hanno detto no a tutto perchè con molto zelo rispettano gli ordini dei vescovi.Oggi abbiamo fatto 150 km per andare a Messa e prendere L'eucaristia in bocca.Ma da oggi cambia tutto: niente Messe neppure da noi.A chi servono e a cosa servono sacerdoti e vescovi che non rendono Gloria a Dio e non salvano anime.A niente,solo paglia che brucia.
EliminaLa paglia - parola di Gesù - brucerà nel fuoco inestinguibile. Questo pensiero ci ispiri compassione per chi, in un modo o in altro, si espone alla dannazione e santo timore per noi, così che facciamo quanto è in nostro potere per rimanere fedeli al Signore.
EliminaI tradizionalisti che fino a ieri sostenevano che la Comunione va presa in bocca, a causa del Coronavirus e delle nuove disposizioni ecclesiastiche dicono che bisogna obbedire.
RispondiEliminaIo rispondo che non è mancanza di umiltà, non è disobbedienza, ma *rispetto* che si deve al Santissimo Sacramento.
Il fine, seppur ottimo, di ricevere il Corpo di Cristo non giustifica il mezzo, che implica lo spargere i frammenti del Suo prezioso Corpo.
Non si tratta solo di indegnità (spesso il cuore non è più puro delle mani); si tratta di profanazione.
Mia mamma e le mie nonne (paterna e materna quest'ultima morta a 101 anni, nel 2012) mi hanno spesso detto che tempo fa era costume di ricevere la Santa Comunione dappertutto assai raramente.
RispondiEliminaMettiamo che i loro ricordi siano esatti.
Dunque, per adesso portiamo pazienza e approfittiamo della comunione Spirituale!
Potrebbe essere una soluzione?
Fino alla cosiddetta riforma liturgica, effettivamente, ci si comunicava piuttosto di rado. I nostri nonni, se volevano santificarsi, lo facevano comunque anche con altri mezzi: la preghiera quotidiana, la fedeltà ai doveri di stato e innumerevoli sacrifici sostenuti per amore di Dio. La comunione frequente, già raccomandata da san Pio X, è indubbiamente una risorsa di immenso valore, ma, qualora essa non sia possibile, si può ben praticare la comunione spirituale.
EliminaIn questa circostanza eccezionale, il Signore scaverà nei cuori la fame di Lui e li spingerà a ricorrere ad altri mezzi della grazia, come la meditazione del Vangelo. Ora mi è chiaro perché ho sentito l'ispirazione di soffermarmi così a lungo su questo tema.
Don Elia, vorrei un suo commento sulla sospensione delle celebrazioni Eucaristiche in tutta Italia,decisa dalla CEI.
RispondiEliminaA tal proposito mi esprimerò sabato prossimo.
EliminaChiedo al Padre Elia se,essendo obbligati a ricevere la Comunione solamente sulla mano, non sarebbe meglio tenerla coperta con un piccolo fazzoletto (pulitissimo ovviamente) a modo di corporale: una volta che il sacerdote vi ha deposto la particolarità si potrebbe inginocchiarsi, adorare, e infine mangiare il Santissimo senza toccare la particola con la mano. Si può?
RispondiEliminaIl problema non è semplicemente quello di toccare o meno l'ostia consacrata, ma soprattutto quello dei frammenti che vanno dispersi, il quale non si risolve con il fazzoletto sulla mano.
EliminaCaro Don Elia, quali sarebbero le "loro idee sull'adempimento del precetto festivo" della FSSPX?
RispondiEliminaAlla FSSPX insegnano che chi non può partecipare alla Messa V.O. deve astenersi dall'andare alla Messa N.O. e può adempiere il precetto festivo recitando il Rosario a casa. Questa non è la dottrina cattolica.
EliminaCooperatores Veritatis insiste nel dire che, se ti obbligano alla Comunione in mano, piuttosto che astenersene bisogna prenderla, altrimenti è come rifiutare orgogliosamente Gesù sacramentato che ti viene offerto davanti a te.
RispondiEliminaLei che ne pensa?
Non mi risulta che i laici (o le laiche) siano soggetto del Magistero né che siano incaricati di giudicare l'operato altrui come il confessore. Astenersi dalla comunione per non ricevere il Signore sulla mano non è necessariamente un atto di orgoglio. Che io sappia, legiferare sulle questioni liturgiche non spetta ai curatori dei blog.
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