Nel
cuore della Chiesa, mia madre, sarò l’amore
Surge, amica mea, speciosa mea, et veni, columba mea, in
foraminibus petrae, in caverna maceriae (Ct 2, 13-14).
«Alzati, amica mia, mia bella, e vieni,
colomba mia, che stai negli anfratti della roccia, nella cavità del muro». Nel
Cantico dei Cantici, dialogo d’amore tra l’anima e il suo Sposo divino, la
tradizione cristiana ha sempre trovato luce e alimento per la ricerca di Dio,
tanto che tutti i grandi mistici vi si sono ispirati per descrivere le tappe
della progressiva unione con Lui. La metafora sponsale, purché purificata da
ogni risonanza grossolanamente sensuale, è quella che meglio si presta ad
esprimere, per mezzo di delicate immagini che parlano al cuore di chiunque,
l’inesprimibile di un’esperienza che trascende l’umano. L’anima che s’avventura
nel regno dell’orazione scopre con indicibile stupore e gratitudine un amore
senza paragoni; essa si addentra così in un’amicizia del tutto singolare,
frutto di un’elezione immeritata e, al contempo, della sua libera risposta alle
segrete sollecitazioni della grazia. La colomba, avendo fatto sue le
disposizioni del Cuore Immacolato di Maria, si è rifugiata nelle fenditure di
quella roccia che è Gesù stesso, nel Suo Cuore trafitto, traboccante di carità.
Il metodo di meditazione qui proposto
poggia su incontestabili fondamenti dogmatici. Il primo è l’inabitazione della
Santissima Trinità nell’anima del battezzato in stato di grazia; è questa
realtà che ti consente di trovare Dio nel profondo del cuore. Il secondo è
l’incorporazione a Cristo, che fa di te un membro del Suo Corpo Mistico, nel
quale circola la Sua vita soprannaturale; questo fatto ti stabilisce nella
grazia abituale e ti dà diritto a ricevere le grazie attuali ogniqualvolta
invochi lo Spirito Santo con le disposizioni idonee: la fede, l’umiltà e
l’obbedienza che impari dalla Madre celeste. Il terzo, infine, è la
mediazione mariana delle grazie: la Madonna – come insegna san Bernardo – è l’acquedotto
per cui mezzo esse, scaturendo da quella sorgente che è Cristo, giungono fino a te, che sei oggetto delle Sue incessanti cure materne. Radice di tale funzione è la
Sua partecipazione alla Redenzione; per questo tu La rendi tanto più benevola
nei tuoi confronti e sei tanto più ricettivo alla grazia quanto più mediti,
condividi e divulghi i Suoi inenarrabili dolori sotto la Croce.
Imprescindibile condizione preliminare
di una buona meditazione, come già ricordato, è lo stato di grazia. Se sei in
peccato mortale, puoi e devi riflettere sulla tua condizione e sulle sue
conseguenze (ossia sulla dannazione eterna) allo scopo di poter prendere e
attuare con risolutezza, aiutato dalla grazia preveniente, le decisioni
necessarie per uscirne immediatamente. La presenza stabile di peccati gravi,
magari abituali, riduce la tua vita spirituale a pura illusione, specie se li
giustifichi con ragioni speciose o li tolleri per indolenza; una ferma risoluzione
di eliminarli al più presto e di evitarne le occasioni prossime è dunque il
primo passo da compiere. Se poi, grazie a Dio, la tua coscienza non te ne
rimprovera alcuno, è nondimeno importante che ti applichi a ridurre il più
possibile anche i peccati veniali deliberati e a correggere con perseveranza le
cattive abitudini, che ti inclinano ad essi creando le circostanze favorevoli.
Pur senza cadere negli scrupoli, che sono falsi giudizi morali e possono
diventare una vera e propria malattia dell’anima, aborrisci con disgusto quel
culto morboso della debolezza e della fragilità che oggi va così di moda,
appellandosi addirittura ad una santa del calibro di Teresa di Lisieux, che a
quindici anni abbracciò una delle regole più dure dell’epoca e a ventiquattro,
per averla osservata in modo esemplare, morì di tubercolosi soffrendo
l’indicibile.
La piccola
via non propone certo una vita di compromessi e di apparenze, bensì una
forma radicale di autodonazione adatta a tutti, anche alle anime incapaci di
imprese straordinarie, ma desiderose di cogliere la minima occasione per amare
Dio e rendergli l’omaggio della propria offerta, per quanto insignificante ad
occhi umani. Essa, sulla base dell’ottima educazione cristiana ricevuta in
famiglia, fu per Teresa il modo, insegnatole dallo Spirito Santo, di
raggiungere un alto livello di santità con mezzi del tutto ordinari, nonostante
i traumi della sua infanzia. Essa è il dono che la Provvidenza ha fatto ai
cattolici provati da quest’epoca di apostasia. La più grande santa dei tempi moderni – come ebbe a definirla san
Pio X – ci testimonia in modo inconfutabile che è possibile nutrire e
realizzare immensi desideri spirituali anche con un’umanità ferita e sofferente
a causa – nel nostro caso – della perversione della società, della dissoluzione
della famiglia e dello sbandamento della Chiesa stessa. È quanto mai necessario
– oggi più di allora – essere l’amore nel
cuore della Chiesa, nostra madre. C’è forse una vocazione più feconda e
sublime, aperta a tutti e immediatamente perseguibile?
Perché tu possa realizzarla, tuttavia,
bisogna che ogni aspetto della tua vita sia abitato dalla grazia. Ciò che la
Scrittura attribuisce a Gerusalemme trova pieno compimento nell’esperienza
cristiana: in senso generale, si applica alla Chiesa; in senso singolare, alla
Vergine Maria; in senso particolare, ad ogni anima fedele. Deus
in medio eius, non commovebitur (Dio sta in mezzo ad
essa, non sarà scossa; Sal 45, 6): forte di questa certezza, rimboccati le
maniche e mettiti al lavoro, nel cantiere della tua interiorità, per rendere
sempre più bella e accogliente la dimora che offri al Signore. Nulla,
dall’esterno, potrà mai impedirti di farlo; la causa dell’eventuale insuccesso
andrà ricercata soltanto in te, nella tua tiepidezza, incostanza o codardia.
Ricorda che nella vita spirituale, se non si avanza, inevitabilmente si
regredisce: non è possibile rimanere in bilico. Non devi però coltivarla solo
per ricevere carezze e consolazioni, bensì pure per ascoltare la voce di Dio che ti corregge,
rimprovera, esorta, sprona, incoraggia… ripetendoti: Viriliter age, agisci virilmente
(Sal 26, 14)! Se talvolta ti rivolge una parola dura, non dimenticare che lo fa
perché ti ama e, di conseguenza, vuol farti crescere e maturare fino alla tua
piena statura, in mensuram aetatis plenitudinis Christi
(Ef 4, 13).
Per entrare bene nel corpo della
meditazione, cioè nell’esercizio vero e proprio, debitamente preparato come ti
ho mostrato fin qui, tieni presente che esso non consiste in uno studio
intellettuale, ma nella ricerca di ciò che è importante che tu sappia e faccia per
la salute dell’anima e per il progresso nella santità. Sant’Ignazio di Loyola
annota: «Non il molto sapere sazia e soddisfa l’anima, ma il sentire e gustare
le cose internamente» (Esercizi
spirituali, 2). La tua indagine deve mirare a una conoscenza saporosa,
vitale, affettuosa; deve ardere del desiderio di conoscere più intimamente il tuo
Diletto e di corrispondere più pienamente al Suo amore. Questo cibo sazia il
tuo cuore di ciò cui anela ma senza nausearlo né assuefarlo, anzi acuendo
sempre più la sua fame: «Coloro che mi mangiano avranno ancora fame e coloro
che mi bevono avranno ancora sete» (Sir 24, 29). L’ordine che devi seguire in
questo apprendimento è già stabilito dalla Provvidenza; anche per tal motivo è
così importante che ti lasci guidare dallo Spirito Santo e che lo invochi
spesso, non solo all’inizio, ma ogni volta che ti imbatti in un ostacolo o hai
bisogno di luce per capire qualcosa di oscuro. Il Consolatore non delude mai i
cuori umili e contriti.
Si quis est parvulus, veniat ad me
(Se qualcuno è piccolo, venga a me; Pr 9, 4).
NOTA TECNICA. Come oggetto della tua
meditazione, oltre a quelli già indicati, puoi scegliere anche una verità di
fede o una virtù particolare, ma partendo di preferenza da un testo della
Scrittura o della Tradizione, come il Credo
e le preghiere liturgiche; per queste ultime esistono i messalini bilingui. Per
i principianti, comunque, è bene partire dai uno dei quattro Vangeli, letti di
seguito a piccoli brani. Qui si pone inevitabilmente la questione delle
traduzioni. Non intendo stabilire una dicotomia tra prima e dopo una certa
data, come se prima tutto fosse perfetto e dopo tutto corrotto; sarebbe
un’indebita semplificazione, del tutto analoga a quella operata dai modernisti,
sebbene in senso contrario. Non esiste del resto una traduzione ineccepibile sotto
ogni punto di vista, specie di testi antichi, appartenenti a una cultura molto
lontana dalla nostra. Ci sono tuttavia due criteri che mi paiono
irrinunciabili: il rispetto del textus receptus (senza la pretesa di
correggerlo o interpolarlo laddove suoni ostico alla mentalità moderna) e
l’assenza di preoccupazioni estranee di tipo ideologico (soprattutto di stampo
ecumenico). Le edizioni recenti – visti anche i curatori – risultano perlomeno
sospette; perciò indico di seguito un paio di edizioni più vecchie, che, pur
non essendo aggiornate agli ultimi studi, danno garanzia di affidabilità e sono
più che sufficienti per quanti devono pregare, anziché comporre un lavoro
accademico.
La
Sacra Bibbia, introdotta e annotata da Giuseppe
Ricciotti, Proceno (VT), Effedieffe, 2015
La Sacra Bibbia tradotta dai testi originali e commentata, a cura e sotto la direzione di mons. Salvatore Garofalo, Torino, Marietti, 1960 (3 voll.)
La Sacra Bibbia tradotta dai testi originali e commentata, a cura e sotto la direzione di mons. Salvatore Garofalo, Torino, Marietti, 1960 (3 voll.)
Sono meravigliosi e nutrienti questi pezzi (anche quello della settimana precedente) ove si spezza la lamentazione verso la desolante situazione in cui versa l'aspetto fenomenico e istituzionale della Chiesa. Chi vuol seguire la Tradizione si deve nutrire di orazione, non di inutili pettegolezzi sul clero modernista. Saluti, e grazie
RispondiEliminaE' un piacere sostare in questo ovile in cui il Medico Pastore ha a cuore la salute dell'anima .
RispondiElimina“Senza di me non potete fare nulla” (Gv 15,8)
RispondiEliminaE' un dono dello Spirito Santo aver trovato un cuore docile e sapiente , una grazia che la premura di una Madre ci ha ottenuto , una opportunita' e un impegno per ri-plasmarci .
( Se dobbiamo riplasmarci ) .
Attraverso il contatto frequente con la Vergine Santissima nella preghiera, ogni cristiano può assumere i suoi lineamenti materni e diventare per gli altri una “carissima madre”. Così è stato di san Francesco d’Assisi, che ha fatto della devozione mariana la sua “scala bianca” per ascendere fino al Cielo.
RispondiEliminahttp://www.settimanaleppio.it/dinamico.asp?idsez=14&id=2153
«Una voce di silenzio sottile». Dio è, sì, una voce, ma che ha il suo vertice nel silenzio, nel mistero. Irraggiungibile e irriducibile a figure o immagini, Egli è ineffabile e invisibile
RispondiEliminaCerca il silenzio in Dio
cerca il silenzio per Dio
vivi il silenzio in Dio
Egli scenderà presso di te
e troverà dimora come nel seno di Maria
e da quel silenzio gravido e fecondo
Dio rinnoverà ogni cosa
dentro di te e fuori di te..
Sotto la tua protezione
cerchiamo rifugio,
Santa Madre di Dio:
non disprezzare le suppliche
di noi che siamo nella prova,
ma liberaci da ogni pericolo,
o Vergine gloriosa e benedetta.
GLORIA AL PADRE, AL FIGLIO, ALLO SPIRITO SANTO....AMEN!