Iam enim securis ad radicem arborum posita est.
(Mt 3, 10)

sabato 11 ottobre 2025


Chiediamo una pioggia

di grazie


Quest’anno ricorre il centenario della canonizzazione di santa Teresa di Gesù Bambino e del Volto Santo, Dottore della Chiesa; abbiamo perciò un motivo particolare di invocarla con grande fiducia per un’autentica rinnovazione della Chiesa, contando sull’intercessione di colei che papa san Pio X definì la più grande santa dei tempi moderni. Ci possiamo certamente chiedere come sia possibile che una ragazza francese morta a ventiquattro anni, dopo appena nove anni di vita claustrale, abbia meritato tale titolo. Ciò è sicuramente dovuto anche ai numerosissimi miracoli che Teresa cominciò a operare subito dopo la sua morte; poco prima di lasciare la terra, aveva detto: «Io passerò il mio cielo a fare del bene sulla terra e spargerò una pioggia di rose» (ossia di grazie). Prima di questa prova postuma della sua santità, tuttavia, c’è la sua stessa esistenza vissuta nella fede, nella speranza e nella carità, nonché nelle virtù morali esercitate in grado eroico.

Un miracolo della grazia

In santa Teresa di Gesù Bambino colpisce l’incredibile contrasto tra la sua fragilità psicologica e la forza interiore che la guidò, prima a donarsi al Signore come carmelitana, poi ad offrirsi a Lui come vittima dell’Amore misericordioso e infine, dopo due anni di atroci patimenti fisici e spirituali dovuti alla tubercolosi e a una tremenda notte dello spirito, a consegnargli l’anima in uno slancio d’amore, sussurrando (furono le sue ultime parole): «Mio Dio, vi amo!». Tale contrasto si spiega soltanto con l’opera della grazia. Da bambina, Teresa aveva enormemente sofferto dapprima, all’età di quattro anni, per la perdita della mamma, poi per l’ingresso nel Carmelo delle due sorelle maggiori, Paolina e Maria, che successivamente avevano sostituito la madre. Nonostante questa fragilità così evidente, ella ebbe la forza morale di entrare in un Ordine che, all’epoca, era uno dei più rigorosi, adottando uno stile di vita fra i più duri di quelli praticati nella vita consacrata.

In nove anni Teresa si consumò completamente per il Signore, sopportando non solo i dolori fisici della malattia che la portò alla morte, ma anche tutte le lotte interiori che accompagnano l’ascesa dell’anima verso Dio. Ora, l’opera della grazia fu in lei tanto potente che, con la sua corrispondenza incondizionata, ella si santificò in pochi anni, come poi Dio dimostrò appunto, dopo la sua morte, mediante i miracoli da lei compiuti. Abbiamo dunque un validissimo motivo per affidarci alla sua intercessione, così che la nostra preghiera e i nostri sacrifici tornino a beneficio di tutta la Chiesa, contribuendo umilmente e segretamente alla sua rinnovazione. Teresa visse completamente nascosta; dopo la sua morte, però, Dio la manifestò al mondo, facendoci capire l’efficacia e l’importanza del sacrificio di sé che nessuno vede, ma che in Cielo possiede una forza straordinaria.

Motivi di preoccupazione ecclesiale

Quando preghiamo per la rinnovazione della Chiesa, dobbiamo certamente pregare per il suo Capo visibile, poiché essa è impensabile senza l’opera del Papa, la quale deve corrispondere alla volontà di Dio. Purtroppo abbiamo ancora dovuto registrare, nelle ultime settimane, dichiarazioni che ci hanno profondamente scossi, lasciandoci interdetti: in particolare, pensiamo alla risposta data ad una giornalista riguardo al caso di un senatore americano premiato dall’Arcivescovo di Chicago, il cardinal Cupich, nonostante sia favorevole all’aborto; egli, quindi, non avrebbe certo dovuto ricevere un premio da parte dell’autorità ecclesiastica, ma esserne piuttosto redarguito e ammonito. Compito di un Pastore è ricordare ai fedeli che approvare l’aborto è peccato mortale; perciò, finché una persona non cambia opinione, rimane separata da Dio e priva della grazia santificante: di conseguenza, se si confessa, riceve un’assoluzione invalida; se si comunica, commette un sacrilegio.

Un Pastore che non metta in guardia le sue pecorelle per correggerle e riportarle sulla retta via è gravemente inadempiente. Ora, la risposta del Sommo Pontefice alla giornalista che gli ha chiesto spiegazioni in proposito è stata molto deludente: secondo papa Leone bisognerebbe tener conto del complesso di un’attività politica durata quarant’anni. No, Padre Santo: quando quel senatore morirà e si presenterà al cospetto di Dio, ciò che determinerà il suo giudizio particolare non sarà la sua pluridecennale attività, bensì i peccati mortali di cui non si sarà pentito; se perciò egli non cambia idea, si danna. Non serve a niente che uno abbia operato, anche in modo benefico, per tanto tempo, se poi erra in maniera così grave rispetto a una questione che non ha bisogno di essere studiata o approfondita: è già assolutamente certo che l’aborto è un crimine orrendo, l’omicidio aggravato di un innocente a cui non si permette di nascere.

La verità, a tal proposito, è incontrovertibile: è una verità di ragione che non richiede la fede, anche se la fede la conferma pienamente. Se gli uomini errano, se la mente dei contemporanei è offuscata, la Chiesa possiede la verità di Cristo in quanto custodisce la Rivelazione divina, con la quale è in grado di illuminare qualunque problema e di fornire risposta a qualsiasi quesito. Non è affatto vero che dobbiamo cercare la verità perché, forse, nessuno la possiede: la Chiesa Cattolica la possiede interamente e, quindi, anche il suo Capo visibile. Non serve a nulla spostare l’attenzione sulla pena di morte (che in certi casi è perfettamente lecita) oppure sul traffico di esseri umani presentato come immigrazione, perché sono problemi diversi, che non hanno nulla a che fare con l’aborto; sono altre sfide che richiedono una valutazione morale caso per caso. Riguardo all’aborto, invece, si sa che in ogni caso e in ogni circostanza è un crimine gravissimo, che non è mai lecito a nessuno per nessun motivo al mondo.

Intenzioni urgenti di preghiera

Queste dolorose considerazioni ci spingono a chiedere l’intercessione di santa Teresa di Gesù Bambino per il Capo visibile della Chiesa, perché abbia il coraggio di affermare in modo inequivocabile la verità di cui è portatore. Esse ci fanno anche ripensare a un progetto legislativo che da quasi due anni giace alla Camera dei Deputati: è l’iniziativa popolare Un cuore che batte, mirante a ridurre i danni della Legge 194. Preghiamo santa Teresa perché quella proposta sia esaminata dalle commissioni competenti, discussa in aula e approvata; nei Paesi in cui la modifica è stata accolta, infatti, il numero di aborti è drasticamente calato. Si tratta di rendere obbligatoria l’ecografia del nascituro e l’ascolto del suo battito cardiaco per far capire alla madre che porta in grembo un essere umano, non ancora completamente formato né capace di vivere in modo autonomo, ma un essere umano.

Chiediamo infine l’intercessione di santa Teresa perché ottenga dal Signore la fine del genocidio che è in corso a Gaza. Non servono tanto le proteste, suscitate da potentati finanziari contrari a quella guerra ma interessati ad altro (come la guerra in Ucraina); certamente non ci sono dietro persone buone, animate da propositi saggi e retti, ma in ogni caso non sono le proteste che contano davanti a Dio, bensì le preghiere. Sapendo di avere una Santa così potente, dobbiamo impetrare da lei sia la fine del genocidio di Gaza sia la cessazione del conflitto dell’Ucraina, il quale si sarebbe potuto concludere appena due mesi dopo l’inizio, se le potenze occidentali non avessero insistito perché continuasse, inviando denaro e armamenti. Anche questo è un crimine di portata immensa costato decine e decine di migliaia di vittime; chiediamo perciò con fiducia che termini anche quello, che rischia di trascinare pure noi in un conflitto di portata mondiale.

Sulla vita umana non si transige, non si negozia, non si cede né si tollera la minima ambiguità.


https://www.aldomariavalli.it/2025/10/03/leone-tra-ambiguita-e-indifferentismo/


sabato 4 ottobre 2025


Prevost: calcolo o follia?

 

Attendite a fermento pharisaeorum, quod est hypocrisis (Lc 12, 1).

C’è da restare increduli nel vedere un papa “benedire” un blocco di ghiaccio. Verrebbe da pensare, con tutto il rispetto, a un disturbo mentale, se non fosse che il soggetto in questione appare molto abile e scaltro nell’eludere le domande imbarazzanti dei giornalisti che ogni Martedì sera, alla sua partenza da Castel Gandolfo, lo assediano per interrogarlo sui temi più caldi dell’attualità. A parte l’imbarazzo di assistere, considerato il suo eccelso incarico, a scene abituali nel caso di un politico qualunque, il modo sfuggente di rispondere agli intervistatori è una costante del suo parlare ma non si addice affatto al Vicario di Cristo, il quale ci insegna a dire se è sì, no se è no. L’intelligenza del continuatore di Bergoglio, in fin dei conti, lo rende ben più pericoloso del predecessore.

Patologie psichiatriche

L’opposta certezza riguarda invece la fondatrice del movimento che ha ospitato l’evento cui Leone ha preso parte per caldeggiare la salvaguardia del pianeta: Chiara Lubich, da quanto risulta da testi “riservati” che riportano conversazioni da lei avute con i collaboratori più stretti ma non divulgate neppure agli altri membri (che «non avrebbero capito»), era affetta da una forma di delirio che le faceva credere di essere, di volta in volta, Dio stesso, Gesù Cristo, la Madonna, san Pietro ecc. Tali testi, che sono in possesso di chi scrive, costituiscono una prova inoppugnabile sia di detto disturbo psichiatrico sia dell’evidente eterodossia del movimento, che propugna espressamente l’indifferentismo religioso; colei che succedette alla fondatrice, Maria Voce, dichiarò anzi senza ambagi alla Radio Vaticana di star realizzando gli “ideali” della rivoluzione francese…

In un’epoca di falsi santi e canonizzazioni fasulle, c’è da aspettarsi che sia elevata agli onori degli altari perfino una povera pazza, visto che è in corso la causa di beatificazione; non sono certamente folli, tuttavia, coloro che la promuovono a suon di milioni, incistati come sono in tutti i settori vitali della Chiesa e della società. Bisognerebbe studiare come una giovane dei primi anni Quaranta, con la sua “mistica” deviata e qualche malcapitata compagna, sia riuscita a convincere ecclesiastici e laici dell’autenticità delle sue “esperienze” e a fare tanta strada in ogni parte del mondo, ben prima che – come strumentalmente sostenuto da alcuni settori del tradizionalismo – iniziasse la catastrofe del Vaticano II. È possibile che certa neoscolastica decadente non abbia fornito i mezzi adatti alla verifica, così come consentì a gran parte dei vescovi di ingoiare sereni le “innovazioni” conciliari.

Giustificato rimpianto

Dio solo sa quanto vorremmo smettere di occuparci di grottesche manifestazioni pseudoreligiose e di fenomeni che hanno dell’incredibile ma… come astenercene? Se non era abbastanza grave che la Santa Sede approvasse un movimento palesemente gnostico e gli concedesse l’uso di una vastissima proprietà per i raduni internazionali, bisognava che un papa non soltanto vi si recasse di persona, ma vi compisse un gesto come minimo assurdo. Anche se non mancano tristissimi esempi in qualcuno dei predecessori, mai il papato era stato tanto umiliato da chi lo detiene, se non quando il sedicente Francesco si era inginocchiato a baciare i piedi di alcuni caporioni africani, lui che non si inchinava neanche davanti al Santissimo Sacramento. È arduo non pensare che questi personaggi siano tenuti in pugno da poteri occulti che li manovrano a piacimento.

Dal punto di vista storico, non è una situazione completamente nuova: in passato è già accaduto, per esempio, che dei papi fossero vessati da imperatori bizantini favorevoli a eresie da loro condannate, che il sommo pontificato fosse oggetto di contesa tra le famiglie nobili romane, che gli imperatori tedeschi si arrogassero il diritto di elezione per evitare l’ascesa di personaggi indegni o che i re di Francia tenessero il papato sotto controllo, durante la cattività avignonese… Tuttavia la situazione odierna presenta caratteristiche del tutto inedite, sia perché dietro l’egemonia statunitense si celano soggetti ignoti ai più, sia perché ben più estesa appare l’influenza di poteri estranei e anticattolici. L’infiltrazione della dirigenza della Chiesa risulta così profonda e radicata che non sembra esserci rimedio, almeno a vista umana.

Il rimpianto, perciò, è più che giustificato. Dopo dodici anni di durissima prova, ci aspettavamo un papa che non si limitasse a qualche iniziale dichiarazione di principio su punti peraltro chiarissimi della dottrina cattolica, per poi contraddirsi palesemente con i gesti e contorcersi in risposte evasive su temi sui quali non solo i cristiani, ma ogni uomo di retta coscienza desidera una parola capace di guidarlo. Non si può affermare che la famiglia si fonda sull’unione stabile di un uomo e una donna permettendo poi che quanti negano questa verità di ragione profanino la basilica in cui riposano il Principe degli Apostoli e numerosi suoi successori santi, come san Gregorio Magno e san Pio X. Non si può ribadire la centralità di Cristo approvando poi incontri e dichiarazioni che la negano con l’aperta professione dell’indifferentismo.

Ne riparliamo…

A livello politico, non si può pretendere il rilascio degli ostaggi a favore di una parte chiudendo gli occhi sul genocidio che sta compiendo, così come non si può addossare alla parte avversa tutta la responsabilità della riuscita o del fallimento dell’accordo di pace proposto da chi sostiene i suoi massacratori (sempre che si voglia ignorare che la popolazione non coincide con l’organizzazione militare che la tiene sottomessa per incarico del nemico stesso…). Tutto questo parlare senza tener conto della realtà conosciuta sa terribilmente di ipocrisia, specie se sul campo c’è un cardinale che non si trattiene dal proclamare la verità dei fatti e dall’assistere i  suoi fedeli in ogni modo possibile ma la cui voce, a quanto pare, non arriva fino in Vaticano, dove il Papa riceve invece i fautori della sodomia: è quella che gli sta davvero a cuore?

Forse è il caso di sospendere il discorso e di non occuparsi più delle pagliacciate così in voga oltre Tevere: non soltanto i loro cuori, ma pure le loro teste sono pezzi di ghiaccio che non si scongela dovunque lo si porti. A parte tutto il resto, quella dei cambiamenti climatici e del riscaldamento globale è un’altra enorme panzana ampiamente smentita dagli scienziati seri: oscillazioni della temperatura del pianeta si sono sempre verificate, mentre il clima non si sta affatto modificando, bensì è scientemente manipolato con le scie chimiche, una realtà che da decenni è sotto gli occhi di chiunque voglia vederla ed è documentata da una ricca letteratura. Per favore, smettete di ripetere a pappagallo quelle scemenze; se volete continuare, sappiate che non siamo più disposti a sentirvi. Quando in Vaticano ci sarà di nuovo un interlocutore ragionevole e onesto, riparleremo dei problemi (quelli veri).


sabato 27 settembre 2025


L’ipocrisia del Vaticano di oggi

 

Attendite a fermento pharisaeorum, quod est hypocrisis (Lc 12, 1).

In ogni circostanza, con estrema precisione, la parola del Signore fa da discrimine nel distinguere e dividere la verità dalla menzogna, l’onestà dalla slealtà, la realtà dall’apparenza. Da questo punto di vista siamo inguaribilmente divisivi, poiché non sopportiamo l’ipocrisia e siamo incapaci di andare a braccetto con gli ipocriti; per far ciò dovremmo rinunciare sia alla fede che alla ragione. Non c’è bisogno di avere un dottorato in teologia (in quest’epoca, anzi, è meglio non averlo): bastano la retta ragione e una fede semplice e viva, cose di cui, purché lo voglia, può disporre chiunque, compresa la vecchina che sgrana il rosario e il campesino analfabeta dell’America Latina. Solo chi ha messo sordidi interessi al posto di Dio – nonché della propria stessa dignità – gioca con le parole esibendosi come pessimo attore nel teatrino ecclesiale postconciliare.

Necessarie precisazioni

Chiariamo subito che siamo arcistufi di polemiche sul Vaticano II e sui papi che lo hanno seguito: è un binario morto, seguendo il quale non si ottiene alcun vantaggio ai fini della conservazione della vera fede e si rischia invece di collocarsi fuori della Chiesa. Tali questioni, oltretutto, non sono di nostra competenza e, perciò, decidiamo una volta per tutte di astenercene, soprattutto dopo aver osservato l’esito rovinoso del percorso di quanti le hanno trattate. Il bene della Chiesa e delle anime non consiste nel far nascere innumerevoli aggregazioni scismatiche che rinchiudono i fedeli in veri e propri ghetti, mentre riducono la Tradizione ad appannaggio di gruppi ribelli e fanno apparire la Messa antica come la bandiera di separatisti fanatici avversi al progresso sociale ed ecclesiale: teniamo presente l’abilità del potere mediatico nel deformare la percezione di ciò che è buono.

Se con le persone deve sempre prevalere la carità, sul piano dei princìpi bisogna comunque esser chiari e fermi, non per qualche interesse particolare, ma per amore della verità e per il bene delle anime. Per questo può succedere che un sacerdote accolga con affabilità un gruppo di pellegrini lefebvriani che non hanno dove andare per la Messa, pur rimanendo convinto che sia stato un grave errore consacrare dei vescovi contro il volere del Papa e che i sacerdoti da loro ordinati non siano semplicemente irregolari, ma in oggettivo stato di scisma, pur essendo soggettivamente persuasi del contrario. Non è una questione di cavilli canonici, ma una ferita inferta al Corpo Mistico che può far piangere di dolore davanti al tabernacolo per la sorte di tanti chierici, religiosi e fedeli che, vivendo separati, rischiano una deriva di tipo settario e privano la Chiesa tutta del loro apporto.

Due pesi, due misure

Veniamo adesso, però, al riprovevole comportamento di chi ha potere in Vaticano. È opportuno rammentare che la Curia Romana non è un organo di diritto divino, bensì un’istituzione di diritto ecclesiastico che coadiuva il Sommo Pontefice nel governo della Chiesa universale; il suo operato, di conseguenza, merita l’ossequio dovuto a un’espressione del primato petrino, ma rimane soggetto al giudizio della retta ragione e della sana dottrina. Come non vogliamo diventare protestanti per una pretesa fedeltà alla verità regolata dal libero esame, così non siamo papolatri che si arrampicano sui vetri nel vano tentativo di giustificare tutto e il contrario di tutto, ma consideriamo fatti e parole con la massima onestà intellettuale di cui siamo capaci, senza voler compiacere nessuno: «Se ancora io piacessi agli uomini, non sarei servo di Cristo» (Gal 1, 10).

Abbiamo dunque due modi d’agire opposti, vertenti sullo stesso oggetto ma riguardanti due diverse categorie di persone: il pellegrinaggio giubilare della Fraternità Sacerdotale San Pio X, regolarmente registrato, scompare dal sito vaticano all’ultimo momento, causando impreviste difficoltà a decine di sacerdoti e migliaia di fedeli che devono sormontare l’ostracismo della Chiesa accogliente, inclusiva e dialogante; il “giubileo” organizzato da un’associazione di sodomiti, invece, si svolge senza il minimo intoppo, anzi con il palese favore di numerosi prelati a tale inaudita e provocatoria esibizione. Questa ingiustificabile disparità di trattamento, unita all’udienza concessa da Prevost, con incredibile tempismo e la grancassa mediatica all’unisono, al gesuita araldo dello sdoganamento della perversione, dissolve ogni patetica illusione circa il pontificato delle correzioni senza strappi

In nome della carità e della giustizia

Si può discutere all’infinito sulla situazione giuridica della Fraternità, ma un fatto è innegabile: i suoi sacerdoti e vescovi non obbediscono alla legittima autorità ecclesiastica e operano al di fuori di qualsiasi quadro canonico. Per conservare la fede non si può rifiutare l’obbedienza in tutto, ma basta opporsi agli ordini illegittimi o contrari alla legge divina: nel primo caso si fa ricorso, nel secondo si è moralmente obbligati a disobbedire. Quanti esplicano un’attività pastorale in modo totalmente indipendente dall’autorità negano de facto l’apostolicità della Chiesa (che è una verità di fede) e, volenti o nolenti, si costituiscono come una sorta di Chiesa parallela. Benché singoli chierici e fedeli possano eventualmente trovarsi ancora in stato di grazia per via dell’errore invincibile, la condizione oggettiva della loro aggregazione è lo stato di scisma, almeno materiale.

Detto questo, è comunque gravemente contrario alla carità e alla giustizia impedire loro di pregare nelle chiese e, al contempo, accogliervi a braccia aperte gruppi di persone che vivono stabilmente in peccato mortale (di un peccato, per giunta, fra i più ripugnanti) e non hanno la minima intenzione di pentirsene, anzi si presentano come organizzazioni che rivendicano un riconoscimento ecclesiale, a livello pratico e dottrinale, del loro riprovevole stato. Se poi il rifiuto di ammettere i lefebvriani da parte di chi è pronto a ospitare chiunque si richiama a ragioni canoniche, perché mai si cedono a scismatici orientali gli edifici consacrati al culto cattolico e vi si invitano eretici protestanti a predicare? Tale insanabile contraddizione si spiega unicamente o con la malafede o con disturbi mentali: ci dicano, di grazia, per quale delle due ipotesi dobbiamo propendere.

Conclusioni provvisorie

Come già accennato all’inizio, siamo inclini alla prima: l’ipocrisia di una banda di depravati che ha sì preso il potere in Vaticano, ma è inevitabilmente manovrata dalle società segrete con i ricatti e il denaro. I loro burattinai sono occultisti della peggiore specie che fecero di tutto per impedire una riconciliazione con monsignor Lefebvre e lo manipolarono con false informazioni per spingerlo sulla strada dello scisma. In questa luce tutto torna: ai tradizionalisti bisogna continuare a opporre motivi per restare separati, così da avere un nemico da esecrare per difendere le “riforme” conciliari, che rappresentano piuttosto l’invenzione di una nuova religione in totale discontinuità con quella di Cristo. È la stessa strategia dei sionisti: creare, finanziare e armare un nemico (prima il partito nazista, poi il movimento Hamas) che serva a giustificare le loro riprovevoli azioni.

Le menti che stanno dietro gli uni e gli altri sono le stesse: sono quei banchieri aschenazisti che prendono gli ordini dai demoni cui rendono culto. Essi odiano la Tradizione, poiché la Messa e l’Ufficio tradizionali fanno scappare gli spiriti immondi e sono una barriera alla loro avanzata. Se perciò amiamo davvero la Chiesa, rimaniamo al suo interno per mantenerne vivo il sacro patrimonio e perseverarvi sulla retta via, dalla quale nessun ipocrita potrà mai costringerci a deviare, purché coltiviamo una vita spirituale autentica, solida e intensa. Continuiamo a obbedire ai soli ordini legittimi, senza lasciarci incastrare in forme di controllo mentale e operativo che, col pretesto di difendere la Tradizione, incanalano e neutralizzano il dissenso, il quale non è altro che senso critico e indipendenza di giudizio, cioè le cose che il regime teme di più e sulle quali non ha il minimo potere.


sabato 20 settembre 2025


Vigila su te stesso

e rimani nella Chiesa

 

Dio non può ignorare la fatica, l’ascesi, la compunzione e l’austerità dei Santi, di quelli che sono morti e di quelli che vivono adesso, ma deve dire: «Risparmierò questa Chiesa a motivo di me stesso e di coloro che mi ci hanno servito e mi ci servono veramente». Soltanto vigiliamo su noi stessi, poiché Dio ha cura di questa Chiesa, divenuta luogo di riposo per i suoi servitori. Il Signore Gesù ha cura di voi, poiché ha detto: “Non vi lascerò orfani, verrò a voi (Gv 14, 18). Vigilate dunque su voi stessi in tutta umiltà e amor di Dio ed Egli vi benedirà e sarà vostra protezione e vostra guida (cf. san Barsanufio di Gaza, Lettere 187 e 577).

Come scuola filosofica il nominalismo, negando che i concetti universali (come essere, verità, bontà ecc.) abbiano una sussistenza reale, li considera meri nomi, cioè parole con cui il linguaggio indica le qualità comuni di più enti. Tale impostazione intellettuale ha avuto effetti catastrofici sul pensiero occidentale; da essa spuntò fra l’altro l’eresia di Lutero e deriva pure il formalismo contemporaneo, che ha perso il contatto con il reale per rinchiudersi nelle sue costruzioni mentali. Più sorprendente può sembrare che anche alcune correnti tradizionaliste abbiano contratto la medesima patologia, ma certe elucubrazioni con cui si cerca di sanare insanabili contraddizioni ne sono un sintomo evidente, malgrado il tomismo sventolato come inoppugnabile stendardo.

Nominalismo tradizionalista

Pensare come san Tommaso, in realtà, è ben altro che ripetere a pappagallo formulette e stereotipi scolastici. L’Aquinate inorridirebbe di fronte a certi discorsi con cui si tenta di negare l’evidenza con acrobazie contorte e conclusioni forzate; soprattutto smonterebbe impietosamente qualunque tentativo di legittimare la rottura della comunione gerarchica in nome della fedeltà alla Tradizione, la quale, invece, include tale comunione come elemento imprescindibile. Anche nel caso ipotetico (peraltro impossibile e comunque non verificabile) che ogni singolo membro della gerarchia avesse abbandonato la fede, nessun suddito sarebbe autorizzato a giudicarlo in foro esterno e a esonerarsi dall’obbedienza, dato che tale giudizio è riservato a un’istanza superiore.

Ben diverso è il giudizio emesso nel foro interno della coscienza, la quale, se è retta, non può certo prendere per vero ciò che è falso né approvare come buono ciò che è cattivo. A questo livello, ogni cattolico ha il diritto e il dovere di valutare se singole azioni o affermazioni di questo o quel prelato sono conformi o meno alla dottrina cattolica: la fede e la morale, infatti, non sono affatto opinioni, bensì certezze insegnate dal Magistero perenne, sulle quali va misurato tutto quanto si dice e si fa nella Chiesa. A ciò che lo contraddice in modo palese, è lecito e doveroso negare l’assenso della coscienza e l’obbedienza pratica, senza però per questo collocarsi fuori della comunione gerarchica sospendendo in tutto quella sottomissione che è fondata sulla nota dell’apostolicità.

D’altra parte, nessuno al mondo potrà mai forzare il santuario inviolabile della tua coscienza con l’esigere da te l’adesione a ciò che essa giudica falso o cattivo: un ordine illegittimo non obbliga, così come una legge iniqua non ha vigore. Se un comando è contrario alla legge divina, sei obbligato a disattenderlo; se è contrario alla legge ecclesiastica, puoi fare ricorso. Il problema si pone soprattutto per i chierici che, rilevando un conflitto tra la volontà di un superiore e il dettame della coscienza, hanno l’obbligo morale di seguire il secondo, anche a costo di persecuzioni; non è affatto vero, tuttavia, che l’unica via d’uscita, in casi come questo, sia il porsi in condizione di rottura: il diritto canonico, per quanto disatteso, va invocato a tutela dei deboli.

Nefaste conseguenze

Queste considerazioni denunciano implicitamente – se mai ce ne fosse bisogno – l’assurdità della decisione, per un sacerdote, di rompere la comunione gerarchica al fine di esercitare meglio il proprio ministero. Dato che la comunione gerarchica è un elemento essenziale del sacerdozio cattolico, senza il quale esso cessa di essere tale, un sacerdote che affermi di esserne voluto uscire per poter rimanere cattolico si pone in evidente contraddizione. Se, dopo la sospensione o la scomunica, egli continua ad esercitare il ministero, lo fa in modo illegittimo: la sua predicazione e le sue celebrazioni sono illecite, le sue assoluzioni invalide e sacrileghe (eccetto in pericolo di morte). Chi lo segue e sostiene pecca perciò in materia grave contro la disciplina ecclesiastica e l’unità della Chiesa.

Se poi la sospensione è stata deliberatamente provocata con una serie di mosse studiate a tavolino che hanno obbligato i superiori a comminarla, vien da porsi qualche domanda circa la rettitudine di tale modo di agire e sul probabile intento di ottenere dal pubblico una conferma che non poteva venire dal Cielo: è la solita storia, trita e ritrita, del sacerdote perseguitato, eroe della “tradizione” e vittima della gerarchia miscredente e corrotta, ma osannato dai circoli scismatici e ribelli. Sarebbe stato ben più salutare esaminare la propria vita interiore al fine di scoprire e sradicare difetti inavvertiti (come la vanità, il narcisismo e la sete di popolarità) su cui il diavolo e i suoi agenti soffiano con forza per la completa perdizione di un’anima.

Certe detestabili decisioni, che lacerano ulteriormente la Chiesa visibile e feriscono il cuore di Cristo, son frutto di una visione nominalistica della vita cristiana che la riduce a parole, discorsi, conferenze e dibattiti, con scarsa o nulla attenzione alle azioni concrete e alla pratica delle virtù, a cominciare dal preliminare rinnegamento di sé: «Se qualcuno vuol venire dietro di me…» (Mt 16, 24). Quanti sedicenti difensori della dottrina ignorano o dimenticano il punto di partenza, il Santo Vangelo!… e quanti fedeli si considerano buoni cattolici perché ascoltano questo o quel predicatore digitale, della cui vita reale non sanno niente e che non li incita affatto a una seria revisione della propria coscienza, ma li istiga all’astiosa ribellione, frutto di orgoglio e presunzione!

Risposta cattolica

Le tesi divulgate da quanti, in nome di una supposta fedeltà alla Tradizione, si separano dall’unità visibile della Chiesa Cattolica, dogmaticamente fondata sulla comunione gerarchica e sull’obbedienza legittima, suonano paradossalmente simili a quelle dei protestanti. Per questo le rigettiamo con tutto il vigore di cui siamo capaci, ricordando che non può essere araldo di sana dottrina chi, con somma leggerezza, avverte gli ascoltatori che d’ora in poi, seguendolo, rischiano di porsi fuori della Chiesa, come se fosse un’opzione del tutto lecita. Questa, per quanto mal guidata, è l’unica Chiesa fondata da Gesù Cristo e di cui Egli si prenda cura; perciò essa è e rimane, in qualsiasi circostanza, luogo di riposo per i Suoi veri servitori, purché vigilino costantemente su sé stessi.

Ricordiamoci della parola: «Colui che terrà fermo sino alla fine sarà salvato» (Mt 10, 22). Preghiamo il Signore notte e giorno di non esser separati dai Santi né in questo mondo né nell’altro. Dove ce ne andremmo? Che cosa troveremmo di meglio? Dove saremmo accolti? Non lasciamo la luce per ricercare le tenebre; non lasciamo la dolcezza del miele per l’amarezza del serpente (cf. san Barsanufio di Gaza, Lettera 187).


sabato 13 settembre 2025


Eclissi di Chiesa

 

Parlare di Chiesa eclissata non significa cedere a suggestioni sedevacantiste né a una delle tentazioni più pericolose, quella contro la fede e la speranza, quasi che non ci fidassimo più della promessa del Signore secondo cui le potenze del male non prevarranno mai contro la Sua Sposa (cf. Mt 16, 18). Tale espressione compare per la prima volta nel resoconto dell’apparizione della Madonna alla Salette (1846) che Mélanie Calvat compose ben trentatré anni dopo in maniera molto più estesa rispetto alla lettera inviata nel 1851 al beato Pio IX; quel testo fu poi inserito in un libro del 1904 che finì all’Indice ed è probabilmente una rielaborazione della veggente. Non vogliamo nemmeno lasciarci suggestionare da fenomeni astronomici del tutto normali che ricorrono di frequente.

Non possiamo fare a meno, tuttavia, di esser colpiti dalla stretta sequenza di fatti che hanno costellato la prima settimana del mese corrente e dalla singolare coincidenza con l’evento celeste che l’ha chiusa, soprattutto se pensiamo che la Chiesa, in quanto non brilla di luce propria ma la riceve da quel Sole eterno che è Cristo, è spesso paragonata dai Padri alla Luna. L’Amor che move ’l Sole e l’altre stelle può ben disporre impressionanti concomitanze per farci cogliere un Suo messaggio. Parlare di eclissi della Chiesa, del resto, non comporta affatto l’ammissione che i suoi nemici abbiano prevalso, bensì la costatazione che l’hanno soltanto momentaneamente oscurata, visto che l’eclissi è un fenomeno passeggero; così, anzi, si spiega la crisi attuale lasciandone intravedere la fine certissima.

Per quanto sia motivo di dolore, dunque, questa chiave di lettura ci apre alla fiduciosa attesa di una svolta non lontana. È vero che l’eclissi della Chiesa è cominciata sessant’anni fa; se però, come certi indizi ci fanno arguire, essa è prossima ad essere totale, bisogna dedurne che l’avvio del processo inverso non debba tardare. Benché sia banalmente dovuto alla rifrazione della luce solare attraverso l’atmosfera terrestre, il dettaglio della colorazione rossa, che Domenica 7 Settembre ha preceduto l’inizio del fenomeno, ci induce a pensare che alla graduale ripresa preluderà un purificatore bagno di sangue che purgherà la Chiesa militante dagli elementi corrotti quale premessa di un’efficace rinnovazione: i pervertiti che infestano la gerarchia vanno necessariamente eliminati.

Successione di fatti

Qual è dunque la sequenza degli eventi registrati nei giorni immediatamente precedenti all’eclissi della Luna rossa? Giovedì 4 Settembre papa Prevost riceve il presidente dello Stato terrorista che da ottant’anni insanguina il Medio Oriente, facendosi mettere nel sacco da un politicante che, grazie alla piaggeria della stampa di regime, riesce a far credere al mondo che il colloquio abbia riguardato la lotta all’antisemitismo, mentre – come la Santa Sede ha prontamente precisato – i due han parlato della situazione di Gaza, dove nientemeno che un cardinale resiste, con sacerdoti, religiose e fedeli, a un’aggressione di inaudita ferocia. Il Capo della Chiesa Cattolica, prima di accordare l’udienza, avrebbe dovuto pretendere, come precondizione, un immediato cessate-il-fuoco.

L’indomani di questa disgustosa manipolazione, che ha fatto passare il Papa per complice di nazisti giudei e umiliato in modo vergognoso la Chiesa intera, un’orda di sodomiti profana la Chiesa del Gesù in Roma tenendo una manifestazione propagandistica nel luogo che custodisce la tomba di sant’Ignazio di Loyola. Il giorno successivo, non paghi di ciò, dopo aver passato la Porta Santa di San Pietro (non è chiaro a quale scopo), ritornano là per una “Messa” presieduta dal vicepresidente della cei, che nei giorni precedenti si è profuso in dichiarazioni farneticanti volte a legittimare uno dei peccati più sordidi. Manco a dirlo, la stampa prezzolata innalza un entusiastico peana alla storica svolta avvenuta, a dir suo, nell’insegnamento della Chiesa.

Se questo non fosse bastato, la mattina stessa di Domenica scorsa il Papa canonizza un ragazzino, morto a quindici anni di leucemia, del quale si ignora che cosa lo abbia reso così santo da meritare gli onori degli altari. I suoi due migliori amici della scuola media frequentata in un istituto cattolico, anzi, non si erano neppure accorti, prima che iniziasse la campagna di propaganda seguita alla morte, che fosse religioso; essi hanno invece riferito l’abitudine di andare a casa sua (dov’era accudito da un dipendente straniero) per vedere filmetti sconci e volgari presi a noleggio. Quando, una volta, un professore pronunciò la parola latina vinculo con l’accento sbagliato, lo scolaro scoppiò a ridere in modo tanto sguaiato da farsi mandar fuori della classe.

A tali vistosi difetti si aggiunge la mancanza di segni evidenti di virtù esercitate in grado eroico, per le quali non basta certo qualche frase ad effetto o una mostra dedicata ai miracoli eucaristici. Inoltre un ruolo niente affatto secondario, nel processo riguardante il figlio, deve aver giocato il fatto che il padre diriga una compagnia di assicurazioni legata alla seconda banca di investimenti al mondo: col fiume di denaro affluito a un dicastero gestito da corrotti, è l’ombra dei Rothschild ad allungarsi sinistramente sul colossale affare, per non parlare di quella del defunto MacCarrick: il maggior promotore del culto del quindicenne, infatti, è uno dei suoi ex-segretari, a suo tempo messo al sicuro nella Curia Romana.

Screditare per oscurare

È ben noto che, negli ultimi decenni, le cause di beatificazione e canonizzazione sono diventate una barzelletta e il relativo dicastero si è trasformato in fabbrica di nuovi “santi”: un immenso business, come usa dire. A parte le gravi carenze nell’esame delle virtù, si è fortemente indebolita anche la serietà dell’accertamento dei presunti miracoli, che vanno certificati dall’autorità ecclesiastica col massimo rigore. Il caso addotto per l’ultima canonizzazione è del tutto privo dei requisiti richiesti, dato che la donna coinvolta si è salvata solo grazie a un intervento (mentre la guarigione, per poter esser dichiarata miracolosa, deve risultare immediata, inspiegabile, completa e definitiva). Tanta leggerezza e superficialità sarà pure produttiva dal punto di vista economico, ma è un ulteriore fattore di screditamento della Chiesa Cattolica.

L’impressione, sempre più forte, è che la Chiesa istituzionale si sia ormai oscurata assoggettandosi alla mafia finanziaria aschenazista, la quale è riuscita a farla apparire come complice delle atrocità perpetrate in Terra Santa, ha operato il rovesciamento della sua dottrina morale e la usa per far soldi propugnando modelli fasulli. Tutto ciò si ritorce contro di essa non solo per il gravissimo danno di immagine, ma anche per le conseguenze pratiche, che non tarderanno a manifestarsi: in diverse parti del mondo, l’odio contro il cristianesimo e i suoi ministri sta già montando visibilmente; esso potrebbe però rivelarsi il mezzo di cui la Provvidenza intende servirsi per mondare il clero e suscitare nuovi martiri (cioè veri Santi), che otterranno da Dio le grazie necessarie per la rinnovazione della Chiesa.

Conclusioni operative

Nel nome di Dio, non peggiorate l’eclissi della Chiesa con scelte di rottura che possono portarvi all’Inferno. Certo, è duro permanere in questo stato di putrefazione del corpo ecclesiale col suo insopportabile fetore, ma questo è il martirio bianco che, per il momento, il Signore vuole per noi, per prepararci forse a quello di sangue. Come che sia, questa è la modalità di santificazione che la Provvidenza ha stabilito per la nostra generazione; vuol dire che è la più efficace e vantaggiosa, a meno che non ci sottraiamo alle Sue perfettissime disposizioni per la superbia di chi vuol fare da sé. Con la grazia di Dio, invece, si sopporta qualunque cosa, scontando i peccati e acquistando grandi meriti per sé e per altri; restiamo dunque saldamente uniti alla Chiesa visibile ringraziandolo ogni giorno, con tutto il cuore, della Sua impagabile misericordia.