Iam enim securis ad radicem arborum posita est.
(Mt 3, 10)

sabato 26 ottobre 2024


Non perdete il senno

(e non dannatevi)

 

 

La Chiesa di Gesù Cristo è costituita come una vera e perfetta società; ed in essa, come in una persona morale, possiamo distinguere l’anima e il corpo. Fuori della Chiesa Cattolica, Apostolica, Romana nessuno può salvarsi, come niuno poté salvarsi dal diluvio fuori dell’Arca di Noè, che era figura di questa Chiesa (san Pio X, Catechismo maggiore, 163.169).

Non è un puntiglio vanitoso né – come molti, temerariamente, sospettano – un interesse personale a farci tornare sulla questione, bensì la sollecitudine per il bene di tante anime che, spinte a separarsi dalla Chiesa, rischiano di dannarsi oppure, nella ridda di accese discussioni, si sentono sempre più smarrite e confuse. La prima raccomandazione è quella di smettere una volta per tutte di occuparsi di problemi che non si è in grado di trattare e non rientrano nell’ambito delle proprie responsabilità: ognuno è moralmente tenuto ad esercitare l’umiltà e il buon senso di chi sta al suo posto e si sforza di adempiere i doveri derivanti dal suo stato. Pretendere di sbrogliare un intricatissimo dilemma di diritto canonico e storia ecclesiastica che non è stato risolto dagli specialisti in quasi un millennio di studi e dibattiti è semplicemente insensato.

Il Signore, nel Giudizio, ci chiederà conto di quello che avremo fatto in conformità o meno alla Sua legge, non dell’aver chiarito se uno è papa o no né di qualunque altra causa che superi le possibilità di un soggetto. Vi scongiuro nel nome di Dio: lasciate perdere questo discorso e non ascoltate più nulla. Se qualcuno, con l’insistenza ossessiva tipica di chi ha subìto una manipolazione mentale, vi sollecita a riaprirlo, negatevi garbatamente ma con fermezza, in modo tale che capisca di non poter ulteriormente proseguire. Pensate piuttosto a condurre una buona vita cristiana in vista della vostra santificazione, cosa che non può impedirvi di fare nessuno al mondo, nemmeno un cattivo papa o un antipapa. Non permettete più ad alcuno di togliervi la pace interiore: tale effetto dimostra che si tratta di un’opera non di Dio, ma del diavolo.

Criptoprotestantesimo

Coloro che, senza averne né l’autorità né la competenza, presumono di risolvere un problema sulla base di ricerche e riflessioni individuali, per poi trarne conclusioni di ordine giuridico e morale in forza delle quali prendere decisioni, tradiscono un atteggiamento intellettuale prettamente protestante. La Chiesa Cattolica non funziona così: una delle sue note fondamentali è l’apostolicità, in virtù della quale Gesù Cristo la governa mediante i successori degli Apostoli con a capo il successore di Pietro. Stabilire se un Suo rappresentante è legittimo o no, evidentemente, non è facoltà dei sudditi, bensì di un’autorità superiore al prelato in questione; è un principio valido per qualunque società, senza il quale essa si dissolverebbe. Nel caso del Papa, non essendoci sulla terra autorità superiore, si può solo pregare perché la Provvidenza ne conceda uno migliore, qualora non svolga bene il suo compito.

Quanti perciò, nell’intento di difendere la fede, si affannano a dimostrare l’invalidità del pontificato in corso non fanno altro, in realtà, che ribaltare l’ordine divinamente stabilito dal Fondatore e minare l’unità della società visibile, con gravissimo danno per le anime. È stupefacente che chi rivendica il  primato della Tradizione non capisca un dato così elementare. La Chiesa, per analogia con l’essere umano, è un composto di anima e corpo: l’anima è costituita da tutti i beni invisibili di cui Cristo la ha dotata (le virtù teologali, la grazia, i doni dello Spirito Santo, i meriti Suoi e dei Santi); il corpo dalle strutture visibili di culto, governo e insegnamento. Attentare a una di queste ultime equivale ad attentare alla sua vita; benché non sia possibile porle termine, data la sua essenza soprannaturale, si possono tuttavia condurre i singoli suoi membri verso la morte eterna.

Reagire agli abusi nell’ambito del culto, del governo e dell’insegnamento è non solo legittimo, ma anche doveroso, purché lo si faccia senza escludersi dalla comunione gerarchica, poiché fuori di essa non c’è salvezza. In termini pratici, ciò significa che agli ordini legittimi si obbedisce, a quelli illegittimi si resiste nei modi consentiti; non è lecito, invece, negare l’obbedienza ai superiori in toto o perché, a torto, li si dichiara illegittimi o perché, pur riconoscendoli, li si considera indegni. Quest’ultima opzione, a prescindere dalle motivazioni, è per sua stessa natura un atto scismatico. Inutile ricorrere a contorsioni intellettuali per giustificarla: sono sterili esercizi di un razionalismo tipicamente moderno che fa rivoltare san Tommaso nella tomba. Che sia chiaro una volta per tutte: negare l’evidenza del reale non è cattolico (e neppure ragionevole).

Basta con le sciocchezze

Dovrebbe ormai esser chiaro a chiunque abbia ancora l’uso di ragione che tesi sostenute da vescovi scismatici, preti scomunicati o sul punto di esserlo e giornalisti che affermano di non poter dichiarare se sono cattolici o no (magari perché affiliati alla massoneria?) non solo provengono da fonti del tutto illegittime, ma sono completamente aberranti. Come abbiamo già osservato, la sede impedita non è una condizione che un vescovo scelga di sua sponte, ma una situazione che subisce suo malgrado. Qualora sia indetto un conclave col Papa vivo e regnante, ciò non dà luogo alla sede impedita, bensì a uno scisma. Il computo dell’ora romana anticipava la datazione anziché posticiparla, dato che esso partiva dal tramonto del giorno precedente (cosa che spiega perché, nel Breviario in vigore fino al 1960, le feste dei Santi comincino con i Primi Vespri).

Come vedete, quella sgangherata teoria poggia interamente su un puntello che non regge. Più sensato, invece, sarebbe il rilevare le anomalie giuridiche della rinuncia di Benedetto XVI, ma tale strada è stata resa impraticabile proprio da quell’assurda teoria, cosa che induce a ritenere che il suo autore e propagandista sia stato incaricato esattamente di questo, onde sabotare qualsiasi tentativo ragionevole di esaminarle. Con un’ulteriore deduzione si potrebbe addirittura sospettare che gli odierni detentori del potere supremo siano consapevoli di non averlo ottenuto in modo legittimo, se davvero han dato a qualcuno il compito di screditare ogni possibile analisi in proposito. Anche la lentezza con cui si decidono ad applicare le sanzioni previste fa pensare che i contestatori facciano loro comodo, visto che portano i dissidenti fuori della Chiesa, così che lascino loro campo libero.

Che un sacerdote o religioso, con le proprie dichiarazioni, si estrometta da sé da ogni incarico ma si tiri dietro numerosi fedeli, in definitiva, fa il gioco di chi comanda. Se non ci fosse da piangere, sarebbe ridicolo – per alludere a un caso recente – che un parroco credesse di poter interpretare la rimozione come un caso di sede impedita: un vescovo ha il pieno diritto e dovere di rimuovere un presbitero a lui soggetto che rifiuti pubblicamente la sottomissione al Romano Pontefice, come pure di richiedere l’intervento della forza pubblica in caso di inottemperanza. Chi non riconosce tali ovvietà dà segno di aver l’intelletto offuscato dalla presunzione e va dritto verso la perdizione con quanti lo seguono, poiché esclude volontariamente ogni possibilità di ravvedimento. La misericordia di Dio ci può preservare da simile sciagura, a condizione che ci manteniamo umili e obbedienti in ciò che è legittimo, pronti a soffrire, con l’aiuto della grazia, l’eventuale persecuzione.

Massima vigilanza

Nel nostro tempo abbondano agitatori, gruppi e istituzioni che circuiscono i sacerdoti e i vescovi che godono di un certo seguito o per neutralizzarli ingaggiandoli in una falsa opposizione o per spingerli a bruciarsi da sé con atti e dichiarazioni imprudenti. Da una parte ci si affanna, pur contestandolo in apparenza, a legittimare l’attuale pontificato; dall’altra si istiga alla ribellione aperta. In entrambi i casi ci si illude (o si finge di illudersi) di poter condurre con i rappresentanti del regime un dibattito basato su argomenti di ragione, quando invece è fin troppo chiaro che, sull’altra sponda, nessuno ha la minima disponibilità a far ciò e si procede piuttosto a colpi di sentenze ideologiche e interventi repressivi. L’unica strategia possibile, in un contesto del genere, è tirare dritto per la propria strada senza farsi troppo notare, tappandosi le orecchie per non udire gli ammaliatori e contando non sugli uomini, ma sulla Provvidenza e sugli amici del Cielo.

Non seguite chi, pur avendo compiuto un atto per sua natura scismatico, ingannevolmente afferma di non essersi posto in stato di scisma. Come scrive un lettore con cristallina chiarezza, «il chierico in questione falsamente si giustifica protestando di avere solo un dubbio: egli, di fatto, ha già raggiunto la sua certezza e, senza vergognarsi del ridicolo di cui si è rivestito, la proclama come dato di fatto giuridicamente vincolante, usurpando un potere che non ha». Chi ammette la contraddizione e si arroga una funzione che non gli compete non fa alcun bene alla Chiesa, ma la frammenta ancora di più e complica ulteriormente il lavoro a chi – potendolo – volesse esaminare in modo serio l’enigma della rinuncia di Benedetto XVI. A questo punto si può solo attendere che vengano fuori eventuali documenti inediti scritti di suo pugno o che un papa del futuro dirima la questione in forza della sua autorità suprema.


sabato 19 ottobre 2024


La caduta dei cedri

 

 

Ah! quanti cedri del Libano e stelle del firmamento si son visti cadere miseramente e perdere in poco tempo tutta la loro altezza e il loro splendore! Da cosa dipende questo strano cambiamento? Non certo da mancanza di grazia – la grazia è data a tutti – ma da mancanza di umiltà (san Luigi Maria Grignion de Montfort, Trattato della vera devozione alla Santa Vergine, § 88).

Poiché, a quanto pare, la confusione non era sufficiente e i fomentatori di divisione non risultavano abbastanza numerosi, ecco che un carmelitano esclaustrato, molto seguito nella sua predicazione e candidato a capo di una nuova setta, decide di provocare un altro sussulto con un’omelia di appena un’ora e mezzo, che consiste in realtà nella lettura di un saggio di carattere storico-canonico e non ha perciò nulla a che fare con il Santo Sacrificio, il quale – cosa che un sedicente difensore della fede dovrebbe ben sapere – non va usato come pretesto di vani comizi o per l’esternazione di opinioni personali. Del resto il modernismo latente dell’oratore (innegabile, malgrado le intenzioni dichiarate) era già trapelato nella Primavera del 2020 in un’aspra e severa esortazione a sottomettersi alla reclusione forzata, con buona pace dei diritti della Chiesa e dei cattolici.

Ovvietà non còlte

Molto malvolentieri sono costretto a riaprire un discorso che pensavo di aver definitivamente chiuso con un articolo del Dicembre del 2023. Ci sono attività più utili (come pregare, studiare e predicare), a cui un sacerdote non dovrebbe sottrarre tempo ed energie per occuparsi ancora di palesi sciocchezze; tuttavia il bene delle anime, profondamente scosse da improvvide dichiarazioni, esige una presa di posizione che le pacifichi e rassicuri, stornandole da nefaste suggestioni di separarsi dalla Chiesa. Il tono non sembri beffardo: sciocchezza è il termine più delicato per designare la pretesa di un semplice presbitero di dichiarare vacante nientemeno che la Sede Apostolica. A prescindere dalle argomentazioni fornite, arrogarsi un’autorità che non si detiene è un modo di ribaltare l’ordine divinamente costituito della Chiesa e, di conseguenza, contribuisce solo a danneggiarla ulteriormente.

Tralasciando le fonti cui l’autore si ispira (un ex-parroco scomunicato e ridotto allo stato laicale; un giornalista incompetente che spinge i cattolici fedeli a porsi fuori della comunione ecclesiastica), il solo merito che gli si possa ascrivere è quello di aver sollevato la questione dei requisiti giuridici di un atto di rinuncia, in mancanza dei quali esso non è semplicemente nullo, ma inesistente. Sarebbe stato un ottimo servizio il segnalare il problema a chi di dovere perché lo approfondisse, senza però prendere una decisione rovinosa per sé e per altri. Non necessariamente si può e si deve far valere in foro esterno una conclusione cui si sia pervenuti nel foro interno della coscienza: nel caso preso in esame, chi è onestamente giunto alla certezza morale che l’attuale pontificato sia nullo non ha per ciò stesso facoltà di trarne conseguenze che vogliano avere rilevanza giuridica.

Sorprende che tali ovvietà non siano colte da chi pur si fregia di un dottorato in teologia. Non meno imbarazzante è l’auspicio che il suo «intervento possa fungere da invito per le autorità ecclesiastiche a rispondere in merito alle questioni […] sollevate, […] avviando quindi un dialogo costruttivo». È almeno dal 2016 che qualunque richiesta di chiarimento, presentata persino da vescovi e cardinali, è sistematicamente lasciata cadere nel vuoto; la Santa Sede si sentirà forse obbligata a rispondere a un semplice religioso che mette in discussione l’autorità del Papa? È da folli anche solo immaginarlo, di quella follia che, come messo in evidenza dal Montfort in modo così veritiero, è dovuta alla mancanza di umiltà. L’unica risposta che arriverà sarà la notifica della scomunica latae sententiae, come già accaduto per altri sacerdoti che hanno fatto la medesima sciocchezza.

Cui prodest?

L’oratore chiede espressamente a chi dissente da lui di evitare contestazioni superficiali, tenendo conto della dura fatica che gli è costato il suo lavoro di ricerca. Dovrebbe esser chiaro – spero – che il vizio non va cercato anzitutto nelle argomentazioni svolte (che richiedono una valutazione specialistica), bensì nella pretesa di trarne conclusioni giuridicamente rilevanti. Un ministro di Dio ha oltretutto l’obbligo morale di prevedere le ripercussioni negative che i suoi discorsi avranno sui fedeli: in questo caso, grazie alle reti sociali, si è scatenato un putiferio nel giro di ventiquattro ore. Si va dallo sbigottimento di chi aveva fiducia nell’autore al delirio violento di chi non aspettava altro che un nuovo impulso per dar sfogo alla propria rabbia repressa. La responsabilità davanti a Cristo e alla Chiesa esige che si rimedi, nei limiti del possibile, con una ritrattazione: chi spinge i cattolici a separarsi dal Corpo Mistico, infatti, commette una colpa di gravità inimmaginabile.

Tale peccato, purtroppo, non è nuovo: il sacerdote non è certo il primo, in questi ultimi sessant’anni, a provocare divisioni in forza di un’opinione personale. L’unità visibile e il bene delle anime, però, sono beni di gran lunga superiori alla tranquillità di una singola coscienza che ritiene di aver risolto un dilemma che, peraltro, non le compete e non è alla sua portata. Questo atteggiamento, di fatto, è espressione di un idealismo estremo che ignora la realtà a vantaggio di disquisizioni intellettuali che possono sempre essere ulteriormente discusse. Che Bergoglio eserciti il supremo pontificato, che le sue decisioni abbiano effetto e che tutti gli obbediscano è innegabile; se poi detenga la potestà connessa al suo ufficio formalmente o solo materialmente non è questione che spetti a noi definire, ma è di competenza del collegio cardinalizio. Che rifiutargli l’obbedienza non sia un atto scismatico in quanto non lo si riconosce papa è un cortocircuito logico derivante dalla negazione dell’evidenza.

Una lezione dai tempi antichi

La superbia non tenuta a bada è segno che manca un’autentica vita interiore – e ciò, se può essere scusato in fedeli accecati dall’ignoranza o deformati dal modernismo, sorprende amaramente in un religioso la cui vocazione è centrata proprio su di essa alla scuola di grandissimi maestri. Come si esprimerebbe a suo riguardo santa Teresa d’Avila o san Giovanni della Croce? Poiché non intendo infierire, ricorrerò a un antico Padre del deserto, il monaco egiziano padre della scuola monastica che fiorì a Gaza nel VI secolo, san Barsanufio. In una delle sue lettere di direzione spirituale, così si esprime: «C’è un proverbio che dice: “Vedi correre un giovane? Sappi che l’ha allenato un anziano”. Per noi, l’anziano che ci allena è Satana. Per gelosia, egli vuol gettarci in giorni cattivi col pretesto della giustizia e noi non sappiamo che molti che volevano trarre altri dal fiume vi sono precipitati con loro. Vedi da quanto tempo vuol tenderti tranelli. […] Dio non ti chiede di far del bene al prossimo al di là delle tue possibilità» (Corrispondenza, 56).

Il diavolo è il nostro allenatore nel senso che, tentando di sedurci per permissione divina, ci sprona ad esercitarci nella virtù. Per invidia, cerca di spingerci alla rovina col pretesto della giustizia, cioè sotto l’apparenza di motivi buoni e nobili, se non riesce a farci cadere in peccati comuni ed evidenti. Tanti, presumendo di sé, sono affogati nel fiume dal quale volevano salvare un altro, essendo finiti nel tranello di voler fare del bene al di là delle proprie possibilità. Chi sta al suo posto e riconosce umilmente i propri limiti, invece, capisce queste cose agevolmente. Pur soffrendo intensamente per lo stato della Chiesa, si adopera ad aiutare il prossimo in ciò che gli è consentito, senza pretendere di risolvere problemi che non rientrino nelle sue responsabilità né sconfinare in ambiti che gli siano preclusi; in tal modo riesce ad evitare ogni trappola. Quando c’è un uragano, del resto, i cedri del Libano sono più esposti; i semplici arboscelli resistono meglio.

Si quis est parvulus, veniat ad me (Pr 9, 4).


sabato 12 ottobre 2024


La battaglia degli ultimi tempi

 

 

Omelia diffusa nella Rete per la festa del Sacratissimo Rosario della Beata Vergine Maria

Dal libro dei Proverbi (8, 22-24.32-35)

Fin dall’inizio delle sue vie Iddio mi ha posseduta, dal principio dei tempi, prima di ogni opera sua. Fin dall’eternità io sono stata formata, dai tempi remoti, prima che la terra fosse. Ancora non c’era l’abisso, ma io già ero stata concepita. Or dunque, figlioli, ascoltatemi: beati coloro che custodiscono le mie vie! Ascoltate l’ammonizione e diventate saggi e non vogliate disprezzarla. Beato l’uomo che mi ascolta, che veglia ogni giorno alle mie porte e custodisce la soglia della mia casa! Chi trova me trova la vita e dal Signore attingerà la salvezza.

Dal Vangelo secondo Luca (1, 26-38)

In quel tempo, l’angelo Gabriele fu inviato da Dio in una città della Galilea di nome Nazareth ad una vergine, sposa di un uomo di nome Giuseppe, della stirpe di Davide; il nome della vergine era Maria. L’angelo, entrando da lei, disse: «Ave, o piena di grazia; il Signore è con te. Tu sei benedetta fra le donne». Mentre l’udiva, ella fu turbata alle sue parole e si domandava cosa significasse quel saluto. L’angelo le disse: «Non temere, Maria, poiché hai trovato grazia presso Dio. Ecco, concepirai nel tuo grembo e partorirai un figlio e gli porrai nome Gesù. Egli sarà grande e sarà chiamato Figlio dell’Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide, suo padre, ed egli regnerà sulla casa di Giacobbe in eterno e il suo regno non avrà fine». Allora Maria disse all’angelo: «Come avverrà questo, dato che non conosco uomo?». L’angelo le rispose dicendo: «Lo Spirito Santo scenderà su di te e la potenza dell’Altissimo ti coprirà della sua ombra. Perciò quel che da te nascerà santo sarà chiamato Figlio di Dio. Ed ecco: Elisabetta, tua parente, ha concepito anch’ella un figlio nella sua vecchiaia ed è già al sesto mese, lei che era detta sterile, poiché niente è impossibile a Dio». Allora Maria disse: «Ecco l’ancella del Signore: sia fatto a me secondo la tua parola».

Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. Amen.

Sia lodato Gesù Cristo!

«Non temere, Maria, poiché hai trovato grazia presso Dio» (Lc 1, 30). Oggi, festa del Sacratissimo Rosario della Beata Vergine Maria, riascoltiamo il racconto dell’Annunciazione e meditiamo perciò il modo in cui il Signore ha voluto scegliere una fanciulla, una vergine, per affidarle il compito più importante che una creatura potesse ricevere: quello di mettere al mondo il Figlio di Dio nella natura umana. È per questo che tutta la Chiesa ha contemplato in Lei, oltre che nel Figlio, quella figura misteriosa di cui parlano i libri sapienziali. Certamente la Vergine Maria non è eterna come il Verbo, ma da sempre esiste nel pensiero di Dio, fin da prima che il Creatore cominciasse la Sua opera, poiché tutto doveva essere “condensato” nell’Incarnazione: tutto mirava a quell’evento, che fu l’inizio della redenzione del genere umano e, al tempo stesso, la sua elevazione a un livello inimmaginabile.

La natura umana, unita al Verbo, fu portata ad una gloria inconcepibile e tutto ciò avvenne tramite Maria; è per questo che riconosciamo che da sempre Ella è presente nei piani di Dio. Proprio questo Suo ruolo assolutamente unico ha fatto sì che la Chiesa riconoscesse poi in Lei la guida invincibile in tutte le battaglie: prima di tutto, quelle contro le eresie, cioè le battaglie di natura dottrinale, tanto è vero che un’antifona dell’Ufficio Divino dice: «Rallégrati, Vergine Maria: tu sola hai distrutto tutte le eresie nel mondo intero». Se uno riflette sul piano teologico, in effetti, si rende conto che la mariologia – o, per lo meno, una buona mariologia – è una chiave che permette di stroncare qualunque eresia, in quanto il ruolo della Madonna è inseparabile da quello del Figlio; di conseguenza tutto ciò che colpisce la dottrina cristologica, nonché quella ecclesiologica, può essere confutato tramite quel che sappiamo e crediamo della Vergine Maria.

Ci sono poi le battaglie contro i nemici fisici, coloro che hanno tentato di annientare la Chiesa. Non possiamo fare a meno di ricordare la vittoria che avvenne in questo giorno, nel 1571, a Lepanto e che fu attribuita proprio alla recitazione del Santo Rosario, la preghiera in cui contempliamo tutti i misteri della Redenzione con gli occhi e con il cuore della Vergine Maria, Colei che in quest’opera ha svolto un ruolo insostituibile. Ci furono in seguito assalti più subdoli: quando Leone XIII, alla fine dell’Ottocento, raccomandò a più riprese, in una serie di encicliche mariane, la recitazione del Santo Rosario nel mese di Ottobre, la Chiesa era sotto attacco in quasi tutti i Paesi d’Europa a causa di regimi massonici che la ostacolavano e cercavano non solo di combatterla ma anche di infiltrarla, in modo da poterla annientare dall’interno. Anche in questo caso il Rosario – quindi il ricorso alla Vergine Maria – fu un’arma invincibile.

Oggi abbiamo certamente motivi molto seri per invocare la Madre di Dio con questa devozione che, fin dall’inizio, fu utilizzata per il bene della Chiesa. San Domenico, chiamato a combattere l’eresia catara, che ebbe anche ricadute politiche e militari, diffuse appunto questa preghiera, come ci narra la tradizione, ricorrendo innanzitutto alle armi spirituali. In certi casi sono necessarie anche le armi materiali, ma il primo ricorso del cristiano è all’aiuto del Cielo, che ci viene concesso per mediazione della Madonna, la quale è Mediatrice di tutte le grazie. Noi, oggi, assistiamo a un attacco alla Chiesa e alla fede ancora più subdolo e pericoloso di tutti quelli che sono stati sferrati in passato: un attacco che tende a svuotare la fede dall’interno, a toglierle il nucleo essenziale. L’eresia di oggi è una sorta di cristianesimo – o, per meglio dire, una contraffazione del cristianesimo – in cui non c’è più Gesù Cristo e non c’è più trascendenza: c’è solo l’immanenza e problemi di natura terrena da risolvere in base a idee e valori, come si dice, che sono graditi al mondo e fan parte del pensiero dominante.

Oggi si contrabbanda una sorta di “cristianesimo” senza dottrina e senza morale; lo hanno chiamato cristianesimo liquido. È chiaro che, così, la Chiesa non ha più alcun motivo di sussistere, se non come organizzazione umanitaria; ma tutto ciò che la Chiesa è nella sua essenza, a cominciare dai mezzi di grazia, i Sacramenti e la Messa in primis, diventa evidentemente superfluo, a meno che, secondo la prospettiva luterana, non sia concepito soltanto come qualcosa che ravvivi la fede e aiuti a convincersi meglio di quello che già si pensa. Questa rivoluzione sotterranea sta oggi emergendo in modo sempre più palese, fino al punto di servirsi di riunioni di vescovi in Vaticano per affermare queste idee: è una sorta di cristianesimo contraffatto, appunto, che non ha più nulla di ciò che gli è proprio ed è completamente privo della vera essenza del cristianesimo.

Abbiamo perciò un motivo molto urgente di pregare: dobbiamo usare il Santo Rosario come un’arma imbattibile, sapendo che la Madonna ci ascolta. Così pregando, realizzeremo l’esortazione che stiamo per udire nell’antifona di Comunione: «Fiorite come gigli, o fiori; spandete profumo, frondeggiate in grazia; cantate in coro la lode divina e benedite il Signore nelle opere sue» (Sir 39, 19 Vulg.). Chi deve cantare le lodi di Dio, evidentemente, non sono i fiori materiali: questi gigli sono i cristiani, i cristiani che hanno una fede pura e si sforzano di avere un cuore altrettanto puro, conducendo una vita che corrisponda alla fede che professano. Questa antifona ci esorta a fiorire, a espanderci, a far brillare la luce di Dio e a diffondere il profumo di Cristo. Che la Vergine Maria, allora, con la Sua intercessione e mediazione di grazia, ci aiuti a realizzare questa vocazione in modo tale da poter costituire un baluardo, qualcosa che si opponga al pervertimento del cristianesimo che è in atto e mantenga viva nella Chiesa la fede, la speranza e la carità.

Sia lodato Gesù Cristo!


sabato 5 ottobre 2024


L’importanza del soggetto

 

 

Figlioli, è l’ultima ora; come avete udito che viene l’Anticristo, così ora molti son diventati anticristi, per cui sappiamo che è l’ultima ora (1 Gv 2, 18).

Quando si sente un discorso o un’affermazione, non è di secondaria importanza chi li pronuncia. Nel caso dell’autorizzazione del movimento medjugorjano (concessa – si badi bene – senza previo giudizio sull’origine del fenomeno e dopo più di quarant’anni che si sviluppa illegittimamente), chi parla è un esperto di erotismo, autore di saggi pornografici ricchi di dettagliate descrizioni degli organi riproduttivi. Pur senza nominarlo per ragioni di decenza, non possiamo esimerci dal domandarci quali siano i requisiti intellettuali e morali di un soggetto del genere ai fini del discernimento di presunti fenomeni soprannaturali. Basta però un rapido sguardo al corposo testo scritto e alla relativa presentazione orale per rendersi conto che l’autore non dimostra la minima competenza in materia né la rettitudine necessaria per trattarne.

Approvazione interessata?

Fra le innumerevoli forzature teologiche e inesattezze dottrinali, sarà sufficiente osservare che nelle esperienze mistiche autentiche non possono assolutamente trovarsi – come invece espressamente asserito – errori o imperfezioni, né tali difetti possono essere semplicemente imputati alla percezione soggettiva del fenomeno (Dicastero per la Dottrina della Fede, “La Regina della pace”. Nota circa l’esperienza spirituale legata a Medjugorje, 2). Il Cielo, quando si manifesta, è in grado di fare in modo che fatti e parole siano percepiti dai destinatari con esattezza, come si può verificare in tutte le apparizioni riconosciute. La dichiarazione della Madonna riportata da santa Bernardetta circa la Sua identità («Io sono l’Immacolata Concezione»), che fece storcere il naso ai teologi, non fu frutto di un errore di percezione soggettiva da parte della veggente, bensì la precisa risposta della Vergine, la quale, a conferma del dogma definito poco più di tre anni prima dal beato Pio IX, volle identificare Se stessa a partire dal Suo concepimento immune dal peccato originale.

Se invece si fa dire alla Gospa: «Tutte le religioni sono uguali davanti a Dio. Dio regna su di esse come un sovrano nel suo regno» (“messaggio” del 1° Ottobre 1981), siamo in presenza di una vera e propria eresia, cosa che ci obbliga ad escludere senza appello un’origine soprannaturale di quella “rivelazione”: la risposta al quesito provenne o dalla “veggente” Vicka o dal demonio che le si stava manifestando, se il fatto sussiste realmente e non è un’invenzione; certamente non fu la Madonna. I successivi tentativi dei commentatori di spiegare quell’affermazione per giustificarla dimostrano ulteriormente, se mai fosse necessario, quanto essa sia inaccettabile per un cattolico… non però per chi è stato collocato al suo posto da qualcuno che ripete quell’eresia come verità indiscutibile e ne ha fatto una bandiera del suo “magistero” abusivo ed eterodosso.

Fa pensare la stretta successione del discorso a braccio tenuto a Singapore dall’oratore argentino e del documento firmato dal suo connazionale, nel quale le parole del primo vengono consacrate nientemeno che – come si vorrebbe far credere – dalla Madre di Dio. Questo non è altro che un ulteriore elemento a sfavore del fenomeno medjugorjano, che ancora una volta si conferma come un tipico prodotto dell’apostasia postconciliare nella sua variante spiritualistica e pentecostale. L’unica nota stonata, per quei signori, sono i rimproveri e le minacce, i quali, nelle apparizioni vere, sono invece un segno di autenticità per il carattere genuinamente cattolico dell’appello alla conversione, in mancanza di cui arrivano i castighi. Ciò però non piace alla loro “teologia” elastica e inclusiva, il cui “Dio” non punisce mai e, in definitiva, approva qualunque peccato.

Scherza coi fanti…

Ancor più ridicolo, se non fosse tragico, apparirebbe il ricorso agli scritti dei Santi dettato, nella conferenza-stampa, dall’intento di sdoganare gli errori dei “messaggi” tenendo conto del loro contesto. Anche qui è di fondamentale importanza il soggetto delle affermazioni riportate. Che san Giovanni della Croce non sia panteista è categoricamente escluso dall’ottima formazione teologica tomista; è ovvio che le sue riflessioni sulla presenza di Dio nell’anima vadano comprese nel quadro della teologia della grazia, dato che egli non è Buddha né qualche santone indù o volgarizzatore di dottrine new age. Se santa Teresa di Gesù Bambino, poi, esprime le sue considerazioni sui meriti in termini materialmente analoghi a quelli di Lutero, il significato di ciò che scrive è lontanissimo dalle tesi dell’eresiarca: nel primo caso, chi parla è una giovane donna che non aveva mai commesso un solo peccato mortale e osservava alla lettera l’austera regola carmelitana secondo la riforma di santa Teresa d’Avila; nel secondo, è un violento, lussurioso e crapulone.

È innegabile che la qualità della vita e della fede di chi parla abbia un peso nell’interpretazione di ciò che dice. Le abitudini e le idee professate dal “prefetto della dottrina” invalidano, in linea di principio, quasi tutto ciò che dice o scrive. Ciò non toglie che, occasionalmente, la Provvidenza si sia servita perfino di lui per render nota la condanna, già emessa dal vescovo locale nel 1956 e ratificata dal Sant’Uffizio l’anno seguente, poi ulteriormente aggravata nel 1974 dalla Congregazione per la Dottrina della Fede, delle false apparizioni di Amsterdam. Per quale motivo, però, queste ultime vanno rigettate (com’è giusto), se poi si approva un fenomeno come quello di Medjugorje, che fin dalle primissime battute manifesta totale incompatibilità con le vere apparizioni, le cui caratteristiche costanti ne sono completamente assenti?

Un pochino di logica

È del tutto incoerente omettere il discernimento dell’origine soprannaturale di un fatto, limitandosi alla comoda autorizzazione del culto, dopo aver citato una serie di comunicazioni ad esso connesse come provenienti dalla Madonna: è stata Lei a parlare o no? Nel primo caso, bisogna prender sul serio ciò che dice (ma ciò non è consentito dagli errori di cui sono disseminati i testi); nel secondo, è doveroso proibire la divulgazione dei pretesi messaggi e porre fine all’incresciosa vicenda. Nella Chiesa non c’è posto per le falsità e le invenzioni; qualora si diffondano, è ineludibile obbligo dell’autorità estirparle fin dalle radici. Sono decenni che il corpo ecclesiale è infettato da dottrine e devozioni eterodosse per mancanza di vigilanza e di intervento da parte di chi ne ha il dovere, che invece è severissimo con quanti richiamano la verità e si spendono per riportare un po’ d’ordine.

Se poi qualcuno invoca ancora i buoni frutti di Medjugorje, ribadiamo che effetti accidentalmente positivi non sanano un fenomeno che risulti problematico per le sue caratteristiche interne; essi servono solamente a confermare fenomeni che già risultino perfetti sotto ogni punto di vista. Le manifestazioni del Cielo non possono essere difettose, nemmeno a causa dei limiti soggettivi dei veggenti, con buona pace della sgangherata teologia mistica di Karl Rahner, cui si ispirano gli odierni analisti. Il Signore può concedere grazie ovunque a coloro che pregano con fede sincera – sempre che le conversioni e le vocazioni di cui tanto si parla siano autentiche, anziché dovute alla pressione emotiva… Se proprio volete pregare la Madonna e ricorrere al Suo patrocinio, mancano forse i santuari legati ad apparizioni riconosciute? non potete eventualmente farlo nella vostra parrocchia? oppure, quando vi fa comodo, preferite dar retta agli anticristi che hanno occupato il vertice della Chiesa? A che gioco giochiamo?

Ancor più dell’ipocrisia di chi governa la Chiesa, purtroppo, addolora l’ostinazione di coloro che, volendo rimanere fedeli al Signore, finiscono col confidare unicamente nel proprio giudizio privato e non sentono ragioni di sorta, ponendo quesiti ma accettando soltanto i responsi che confermano le opinioni che hanno già elaborato. Se la risposta non è conforme a ciò che si aspettavano, diventano aspri e aggressivi, fino a formulare sospetti maligni e ingenerosi verso chiunque esprima un parere diverso, benché sia fondato su fatti incontrovertibili. Uno degli effetti peggiori del modernismo imperante è che anche molti dei buoni, non sapendo più a chi dare retta, si aggrappano al libero esame, proprio come i protestanti. Il rimedio è la ricerca di un’intimità più profonda con Dio, capace di sviluppare il discernimento e i doni dello Spirito Santo, ma necessaria precondizione è una profonda umiltà.


Per chi avesse ancora dubbi:

https://md-tm.biskupija-mostar.ba/clanci/la-verita-su-medjugorje

https://www.aldomariavalli.it/2024/10/07/lettera-a-duc-in-altum-dopo-il-nihil-obstat-vaticano-ecco-tutti-i-miei-dubbi-su-medjugorje/

https://www.aldomariavalli.it/2024/10/08/sui-buoni-frutti-di-medjugorje/


sabato 28 settembre 2024


Medjugorje:

finita la credibilità della Chiesa?

 

 

Satana stesso si trasfigura in angelo di luce con ogni tipo di portento, con segni e prodigi menzogneri (2 Cor 11, 14; 2 Ts 2, 9).

Non ci vuole un dottorato in teologia per rendersi conto che i frutti del cosiddetto “rinnovamento” postconciliare non sono esattamente quelli che ci si era aspettati: basta un pizzico di libertà e onestà intellettuali. Chi è impegnato nel ministero parrocchiale, per sfuggire ai tragici dilemmi che posson dilaniare la coscienza di un prete, si trova costretto a scegliere tra, da una parte, vari tipi di illusioni spiritualistiche e, dall’altra, un cinico, disincantato pragmatismo. Non è poi un male assoluto esser stati buttati fuori da quel triste teatrino in cui bisogna far buon viso a qualsiasi cosa: a bambini che, per lo più ignari della fede, si prestano al gioco della Prima Comunione per far piacere a quel burlone del parroco e a genitori, compagni e affini; ad adolescenti che, in occasione della Cresima, rinnovano le promesse battesimali senza la minima idea di ciò che dicono, detestando cordialmente, al tempo stesso, sia la Chiesa che quel buffo signore con un missile in testa che non hanno mai visto prima, ma che si rivolge a loro come un vecchio amico; a familiari che, al termine delle esequie, esigono di ricordare il caro estinto con sproloqui totalmente estranei alla fede cristiana che azzerano tutto il resto; a catechisti che fanno Yoga e approvano sodomia, seconde nozze, eutanasia, convivenza, contraccezione e aborto (ma solo caso per caso)…

Vie di fuga

Nel generale fallimento della “pastorale” ordinaria, inevitabile conseguenza del sovvertimento, si può comprendere perché molti si siano rifugiati in presunte rivelazioni private in cui si sono illusi di trovare la panacea per tutti i problemi. Il risultato, però, è una confusione ancora peggiore, che non genera altro che ulteriore disobbedienza e divisione. Il fanatismo irragionevole con cui si difendono le pretese apparizioni di Medjugorje, le quali, pur presentando tutte le caratteristiche degli inganni demoniaci, hanno dato origine a un movimento mondiale, è proprio una delle prove più evidenti sia della loro cattiva origine, sia dell’errato atteggiamento con cui le si è accolte, in perfetta indifferenza, se non in aperta ribellione all’autorità apostolica su cui si regge la Chiesa. Non è affatto vero che la gerarchia, fino al 19 Settembre scorso, non si fosse ancora pronunciata sul fenomeno: non più di cinque anni dopo il suo inizio, il Vescovo del luogo (cioè colui al quale ciò compete per diritto divino) aveva emesso un giudizio negativo, confermato sia dal successore che dall’intera conferenza episcopale di allora. Fino a pochi anni fa, oltretutto, i pellegrinaggi ufficiali erano proibiti per disposizione della Santa Sede; perché, allora, si è continuato a organizzarne come se niente fosse? Forse perché c’erano dietro l’apparato e i capitali di una potenza planetaria come il movimento carismatico.

Il non-senso in cui spesso i preti si trovano a esercitare il ministero sacerdotale non li autorizza a regolarsi come se i successori degli Apostoli non contassero nulla, né si risolve con ricette magiche dettate da sedicenti veggenti. Le conversioni immediate, determinate per lo più da fattori emotivi che rendono poi le persone refrattarie a qualsiasi ragionamento, non rappresentano necessariamente svolte genuine, fatta salva la buona fede delle persone sinceramente disponibili alla grazia, che la misericordia di Dio può concedere ovunque, anche volgendo in bene ciò che bene non è. Le funzioni di insegnamento, di santificazione e di governo, poi, non possono ispirarsi a pretesi messaggi della Madonna mensilmente diffusi, puntualmente commentati e acriticamente assunti a programma. C’è una differenza sostanziale tra la fede e il fideismo, tra lo zelo e il fanatismo, tra la confidenza in Dio e la rincorsa del prodigioso… Che i fedeli si confessino e recitino il Rosario è di per sé una buona cosa, un po’ meno se lo fanno in totale disobbedienza ai legittimi Pastori.

Assecondamento del mondo

Questo genere di fenomeni, curiosamente, non disturba affatto quel mondo cui la Chiesa Cattolica, secondo le parole di Paolo VI, ha rivolto il suo affetto e la sua ammirazione (!); anzi, quello stesso mondo incoraggia e divulga, tramite i mezzi di comunicazione, qualunque evento pseudomistico, possibilmente non riconosciuto dalla gerarchia ecclesiastica. Anche questo è quanto meno sospetto; ma quei fenomeni, in realtà, si rivelano funzionali agli scopi che il mondo stesso persegue, ovvero proprio alla religione dell’uomo che vuol farsi Dio, aggirando ogni mediazione umana ed elevando a norma suprema il proprio giudizio privato. È la religione fai-da-te, che ognuno si fabbrica a suo uso e consumo, secondo i propri gusti e i bisogni del suo io ferito. Quel che conta non è la certezza della verità oggettiva, ma ciò che uno crede dentro perché corrisponde a ciò di cui soggettivamente sente la mancanza, piuttosto che a ciò che gli è effettivamente necessario e può realmente fargli del bene. Se la Chiesa gerarchica non lo asseconda, è essa che sbaglia; quello va avanti imperterrito per la sua strada.

Certamente ciò che davvero giova alle anime costa fatica: prendere decisioni tassative per romper definitivamente con il peccato grave; lavorare assiduamente per correggere i propri difetti e cattive abitudini; studiare la sana dottrina e formarsi una coscienza retta; esercitare con il prossimo – a cominciare dai familiari – una carità paziente e perseverante… Com’è tutto più facile, se si corre periodicamente in un luogo di pellegrinaggio (abusivo fino a poco tempo fa) per fare una bella scorta di emozioni religiose, con tanto di miracoli del sole e apparizioni ad orario prestabilito, annunciate nella bacheca parrocchiale! Si può addirittura parlare con i “veggenti”, assistere a una loro “estasi”, riceverne la “benedizione” e ascoltare in tempo reale i messaggi della Gospa, magari alloggiando direttamente in uno dei loro alberghi per non perdersi neanche una virgola… Al rientro, poi, a un prete può anche capitare di ricevere le confidenze di un pellegrino divorziato, convinto che sia stata la Madonna a fargli incontrare una donna che si trova nella sua stessa condizione perché diano inizio ad una nuova avventura insieme: ma di che stupirsi, se la stessa “Madonna” ha già approvato frati scandalosamente e pertinacemente disobbedienti, alcuni dei quali rei di abusi sessuali? Quelli, almeno, han potuto sospenderli, espellerli dall’Ordine o ridurli allo stato laicale; ma con un semplice fedele che cosa si può fare, se non cercare di fargli capire che è completamente fuori strada?

Alla fin fine, il nuovo umanesimo che ha abbracciato il mondo moderno e i movimenti visionari che spopolano nella Chiesa sfociano nella stessa palude: lo sdoganamento del peccato e l’illusione di una salvezza a buon mercato che non incide sostanzialmente sulla realtà; la sostituzione del culto che va reso a Dio con un camuffato culto dell’uomo, cioè di veggenti, messaggi, esperienze ed emozioni che nulla hanno di soprannaturale; la contraffazione della fede teologale, fondata sulla Parola di Dio scritta e trasmessa, con un surrogato di fede basato su presunte rivelazioni; la creazione di una “Chiesa” parallela senza gerarchia (quindi priva di raccordo certo e reale con Cristo), regolata dall’autorità di pretesi carismi; l’elusione delle severe esigenze di una sana vita cristiana mediante pratiche cult che provocano dipendenza e alienazione… Vista in filigrana, parrebbe una forma di protestantesimo pentecostale travestito da movimento cattolico, quindi più bizzoco e madonnaro, ma fondato sostanzialmente sul principio del libero esame.

Che fare?

È forse, questa, una soluzione al problema della gerarchia modernista? Tutt’altro, dato che si muove esattamente nel senso del modernismo: la verità si diluisce nell’esperienza e la religione diventa espressione dei bisogni soggettivi dell’individuo, elevati a criterio assoluto di moralità. Qualcuno si chiede ancora qual è, qui, l’interesse del maligno? Come minimo, minare la credibilità della Chiesa Cattolica. Non solo, ma tutte quelle confessioni e quei rosari, anziché dargli fastidio, possono in realtà contribuire alla sua causa se, in ultima analisi, separano i cattolici dalla legittima autorità ecclesiastica e fanno loro scambiare la grazia per un’emozione piacevole. Non stupisce allora che il Liquidatore argentino, pur essendosi accanito a deridere il fenomeno con le sue irriverenti battute sulla Madonna postina, si sia infine risolto ad approvare l’attività pastorale ad esso legata senza riconoscerne l’origine soprannaturale. Per evitare che scoppiasse il bubbone della divisione strisciante, dopo ben quarantatré anni di temporeggiamento della Santa Sede, ha trovato il modo di non scontentare nessuno: né i fautori della sua linea (che non riconoscono apparizioni di alcun genere ma per principio assecondano il popolo), né i ferventi sostenitori del movimento (che in modo fraudolento hanno salutato la decisione come un’approvazione definitiva, cosa che non è). Comunque sia, egli possiede l’arte di portare all’acme il disorientamento astenendosi dall’adempiere il proprio dovere.

Malgrado il caos, chi da sempre ha perseguito, pur fra mille cadute e debolezze, il vero culto di Dio, non ha nulla da temere: fondato com’è sulla roccia, niente potrà farlo vacillare. Chi invece, seppure in buona fede, si è lasciato affascinare dall’atmosfera indubbiamente serena e fervorosa di un luogo segnato, in un passato ancora recente, da feroci faide e vendette, si domandi fino a che punto la sua vita cristiana dipenda oggi da una presunta rivelazione che non appartiene al deposito della fede e quindi, quand’anche fosse autentica, non è così indispensabile come si vorrebbe far credere. Poi rifletta con calma sulla saggia osservazione di un anziano sacerdote che si interrogava sulla ragione ultima di tanta preghiera e tante conversioni: «Bisogna supporre che la Vergine entri nel gioco dell’avversario e lo beffi con lo stesso amo che lui ha maliziosamente gettato». L’uno attira la gente allo scopo di ingannare, screditare e dividere la Chiesa; l’altra ne approfitta per toccare il cuore delle persone ben disposte. «Il metodo non è nuovo; è lo stesso metodo del suo divin Figlio, il quale ha riscattato il genere umano prendendo all’amo della sua propria morte l’autore della morte». In tale prospettiva, si può pure trovare qualcosa di buono a Medjugorje, ma è impossibile vedervi – come si sostiene – una continuazione di Fatima, di cui rappresenta piuttosto l’obliterazione. Quando l’impostura verrà dimostrata a tutti, sarà la credibilità della Chiesa stessa ad averne un colpo fatale.


Assolutamente da leggere:

https://www.ibs.it/comprendere-medjugorje-visioni-celesti-o-libro-d-anthony-foley/e/9788868795108

Molto illuminante (malgrado l’illegittimità di quell’attività pastorale):

https://www.youtube.com/watch?v=5pOydQTDrFU




Osservate la forma della recinzione e fate le vostre deduzioni.

Poi immaginatevi cosa debba provare un palestinese o libanese cattolico che vada lì credendo che sia un luogo di culto della sua religione.