Dio
ci guardi dai “veri cattolici”
Dio si ricordò di Noè e di tutti i viventi e di tutto il bestiame
che era con lui nell’arca e Dio mandò un vento sulla terra e le acque si
abbassarono (Gen 8, 1).
Il diluvio aveva portato via tutti coloro che non erano nell’arca,
travolti dai flutti e sprofondati negli abissi. Ora, chiuse le cataratte del
cielo, il Creatore faceva soffiare uno spirito benefico perché le acque
evaporassero a poco a poco. Con grande pazienza, Noè aspettò diversi mesi che
riapparisse la terra asciutta e, prima di uscire dall’arca con tutti i suoi
ospiti, si trattenne ancora due settimane per esser certo che fosse di nuovo
possibile vivere all’esterno (cf. Gen 8, 2ss). Il Patriarca non ebbe la
temeraria insofferenza di chi vuole forzare i tempi, ma si rimise
tranquillamente a quelli fissati dalla Provvidenza, così come, con perfetta
obbedienza a Dio e totale noncuranza dello scherno umano, si era dedicato con
calma e ponderazione alla costruzione del mezzo di salvezza.
Attualità di un’antica storia
Sono decenni che la Chiesa terrena è sommersa da un diluvio di
abusi, scandali ed errori. Molti si dimenano in modo scomposto e dannoso per la
pretesa di accelerare il processo di risanamento, quasi che ai fini di un’opera
così grandiosa e delicata bastassero le idee e le forze umane e che la sua
riuscita non dipendesse invece dai decreti divini e da grazie soprannaturali.
Il termine utilizzato dalla Genesi per indicare il vento (rūaḥ), in
altri contesti designa lo Spirito di Dio: «Manderai il tuo Spirito e saranno
creati e rinnoverai la faccia della terra» (Sal 103[104], 30). Non c’è dubbio
che lo Spirito Santo soffi a beneficio di chi è ancora spiritualmente vivo (perché
si è rifugiato nell’arca e vi è rimasto chiuso per tutto il tempo necessario),
non certo di chi è affogato.
Tanti sedicenti cattolici, per ragioni apparentemente sacrosante,
hanno deciso di non restare dentro; così sono tragicamente annegati con quegli
stessi empi e miscredenti da cui intendevano distinguersi. Quando tra poco – a
Dio piacendo – cesserà l’alluvione e comincerà a spirare una tiepida brezza che
lentamente asciugherà le acque, essi non ne avranno alcun giovamento, a meno
che, per un miracolo della misericordia divina, non chiedano di esser riammessi
fra gli inquilini dell’arca. A noi che, per pura grazia, siamo di quelli,
servirà peraltro un’inesauribile pazienza nel collaborare all’opera di ampio
respiro con cui il Cristo ripulirà la Sposa dal fango, così che torni a
splendere della Sua luce e bellezza; se però siamo ben disposti, Egli stesso ce
la donerà, come del resto ha fatto finora.
È forse presunzione affermare di molti che sono usciti dall’arca?
Purtroppo è una costatazione che si impone da sé: chi ha perso la carità si è
tagliato fuori del Corpo Mistico; spesso, con dichiarazioni imprudenti o con
l’adesione a capi scismatici, si è messo fuori anche della società visibile,
checché ne pensi soggettivamente. Ma come si può concludere che qualcuno abbia
perso la carità? Chi è roso dall’odio, seppur mascherato da giusta
indignazione, non può certamente possederla; chi si augura che qualcuno
muoia, inoltre, si colloca al posto di Dio e dei Suoi insindacabili decreti. È
sì lecito chiedergli di porre termine a una prova, ma rimettendo a Lui tempi e
modi, non certo decidendo in luogo di Lui come e quando, senza crucciarsi dell’eterna
rovina di un’anima.
Perdere la fede allo scopo di difenderla?
Anche a costo di venir sommersi dai peggiori insulti, rimaniamo
fermi come uno scoglio sotto la violenza dei marosi ripetendo gli stessi moniti
fino alla nausea, se necessario. Ci sono persone a tal punto accecate dalla
superbia e intossicate dalla rabbia che ogni tentativo di curarle sortisce
l’effetto contrario; la speranza è che queste esortazioni siano utili a chi è
ancora recuperabile. Il male è tanto più grave quanto più alto è il rischio di
perdere, oltre alla carità, anche la fede: chi infatti si arroga il diritto di
emettere una sentenza definitiva su un altro pretende di sostituire il proprio
giudizio a quello del Creatore e in tal modo, almeno implicitamente, Lo
rinnega, come dimostrato dal fatto che non ne accetta la volontà e si ribella
alle prove da Lui disposte.
Chi, dando credito alle fandonie di scomunicati, si ritiene
autorizzato a condannare il Papa e la Chiesa intera non fa nient’altro che
giudicare, in ultima analisi, Dio stesso, il quale, nei Suoi imperscrutabili
disegni, ha permesso il verificarsi della situazione in cui ci troviamo. Poiché
la fede è l’assenso dell’intelletto e della volontà alle verità rivelate da Dio
e dalla Chiesa proposte a credere, si può senz’altro arguire che chi si colloca
al di sopra di ogni autorità umana e divina l’abbia perduta, per quanto sia
convinto di volerla preservare – convinzione che lo rende irrimediabilmente
refrattario a qualsiasi tentativo di farlo ragionare. Ora, la carità può anche
essere riacquistata con una sincera confessione… ma la fede, una volta persa
pensando di averla, che cosa potrà più restituirla?
Tragico è l’unico aggettivo che viene in mente per descrivere uno
stato di spirito che nemmeno un Dostoevskij avrebbe saputo immaginare. La più
splendida vittoria del diavolo non è quella riportata con i bergogliani,
bensì quella ottenuta con i loro più aspri contestatori, che si considerano
veri cattolici perché odiano un moribondo e vomitano continuamente quest’odio
non solo contro di lui, ma anche contro chiunque non voglia lasciarsi infettare
dal loro morbo. Gli uni e gli altri peccano contro lo Spirito Santo,
escludendosi così da ogni possibilità di perdono. Vorremmo urlare l’allarme ai
loro orecchi, ma essi sembrano ormai completamente sordi; vorremmo scriverlo in
cento lingue, ma essi sembrano ormai completamente ciechi.
Ancora e sempre fiducia e coraggio
Dobbiamo essere immensamente grati al Signore di averci preservati
dal cadere nel laccio dei vari “salvatori”, autoproclamatisi capi di
altrettante “vere Chiese” che sono in competizione l’una con l’altra per
accaparrarsi il consenso di gente frustrata e rabbiosa, mentre rischiano di
esser manipolate da manovratori occulti che hanno tutto l’interesse a spaccare
e delegittimare la Chiesa Cattolica. I nemici di Cristo se la godono anche
grazie a loro, oltre che a colui che ha finora protetto e promosso prelati
corrotti e libertini: sopraffina astuzia di Satana, che fa concorrere al compimento
dei suoi piani quelli che ha prima divisi e contrapposti… ma che viene a sua
volta usato dalla Provvidenza nella realizzazione di disegni infinitamente più
sapienti!
Tale gratitudine deve infonderci una fiducia incrollabile nel
trionfo del bene, una determinazione inflessibile nell’adempimento del nostro
dovere e un coraggio indomabile nel resistere ad abusi e ingiustizie, capace di
sopportare virilmente tutte le intemperie, che provengano da destra o da
sinistra. Così non ci accadrà di ritrovarci fra coloro che, per proteggersi da
sé dal disordine, finiscono col considerarsi autosufficienti e fanno delle
proprie opinioni la misura di tutte le cose: in poche parole, pretendono di
ergersi a principio del loro essere. Ma guarda: è esattamente il peccato di
Lucifero! Se invece è vero – com’è vero – che Dio riceve più gloria dalla
conversione di un peccatore che non dalla sua dannazione, continuiamo a
importunarlo con le nostre suppliche, così che l’esito della prova sia felice
per tutti.
La Scrittura dice: «Siamo passati attraverso il fuoco e l’acqua; tu ce ne hai tratti per farci riprendere fiato» (Sal 65, 12). È necessario che quanti vogliono piacere a Dio passino attraverso qualche tribolazione. […] Teniamo fermo, sopportiamo, siamo discepoli dell’Apostolo, che dice: «Pazienti nella tribolazione» (Rm 12, 12).Rendiamo grazie a Dio in tutto (cf. 1Ts 5, 18) […]. State attenti al termine della resistenza; non disperate, non scoraggiatevi (san Barsanufio di Gaza, Lettere, 74).
"Il male è tanto più grave quanto più alto è il rischio di perdere, oltre alla carità, anche la fede".
RispondiEliminaPadre carissimo, riflettendo su questa frase, mi sono chiesta se questi "odiatoti seriali" abbiano mai avuto fede! Chi ha fatto davvero esperienza dell'amore di Dio e conosce ed ama a sua volta la SS. Trinità, non può arrivare a maledire, odiare o volere la morte di chicchessia, specie di un ministro, pur peccatore. Per costoro la fede è soltanto un alibi, una sorta di maschera che indossano per giustificare il loro agire esecrabile che denota appunto mancanza di fede e di carità. Provo tanta pena per costoro.
Lodati siano sempre Gesù e Maria.
Elsa
Più che di fede genuina, evidentemente, si tratta di fredda ideologia.
EliminaMa chi è che si augura la morte del papa?
RispondiEliminaDove si può leggere una cosa simile?
Lo smantellamento della Messa Tradizionale - con don Francesco Cupello
RispondiEliminaFede & Cultura Universitas
https://www.youtube.com/watch?v=eA1xLRJXzIU
Riflessione del 2023 , a mio parere utile a vecchie e nuove generazioni.
SLGC!