Iam enim securis ad radicem arborum posita est.
(Mt 3, 10)

sabato 6 dicembre 2025


Per la Chiesa

con Maria Corredentrice

 

«Nella tenda santa, al suo cospetto, ho prestato servizio; così mi sono stabilita in Sion» (Sir 24, 14-15 Vulg.). Nella festa della Presentazione al Tempio della Beata Vergine Maria, la Chiesa ricorda un avvenimento della Sua primissima infanzia: secondo le tradizioni più antiche, all’età di tre anni Ella fu portata al Tempio di Gerusalemme dai genitori, Gioacchino e Anna, e affidata alle cure di Hillel, il massimo maestro dell’epoca, e della vedova Anna, che aveva il compito di educare le bambine che sarebbero state addette alla confezione dei tessuti utilizzati per la preparazione dei paramenti sacri.

La Vergine fu così educata in modo estremamente accurato sia nella conoscenza delle Scritture che nell’arte della tessitura, tanto che sarà Lei a comporre, come un ordito, quei racconti dell’infanzia di Gesù, Suo Figlio, che san Luca inserirà poi nel suo Vangelo. Il Magnificat è un esempio straordinario di composizione orale, in cui riecheggiano decine di testi dell’Antico Testamento intrecciati tra loro in modo tale da esprimere il sensus plenior, testi che presagivano o preannunciavano esplicitamente l’avvento del Messia.

Immaginiamo lo stupore che colmò il cuore di Hillel nel momento in cui, per la prima volta, vide quella Bambina così piccola ma dallo sguardo così puro e profondo: uno sguardo che nessun’altra creatura ha mai avuto, di una purezza inconcepibile e di una profondità abissale, poiché era quello dell’Immacolata Piena di grazia, capace – già a quell’età – di una contemplazione di livello altissimo, anche se non ancora in grado, forse, di esprimersi in termini adeguati. La Sua anima era certamente immersa nella visione di Dio; perciò quel che il Signore stava operando in essa, elevata ad un grado di grazia inimmaginabile, si rifletteva nei Suoi occhi.

Hillel, rimasto interdetto e quasi paralizzato per lo stupore, si rese conto, in quell’istante, di avere di fronte a sé la creatura destinata da tutta l’eternità ad essere Madre del Messia, del Figlio di Dio. Le parole che, nel libro dell’Ecclesiastico, si riferiscono in prima istanza alla Sapienza divina sono applicate dalla Liturgia, fin da tempi antichissimi, pure alla Vergine, secondo un’interpretazione comune anche all’Oriente cristiano e, quindi, originaria. Come ha potuto la Chiesa applicare a Lei ciò che è scritto del Verbo divino? Maria si è perfettamente identificata con Lui, aderendo a Lui nel più profondo del cuore fin dall’alba della Sua esistenza e lasciandosi plasmare, anche intellettualmente, dalla Parola divina.

«Beati coloro che ascoltano la Parola di Dio e la mettono in pratica» (Lc 11, 28): queste parole si applicano alla Vergine in modo perfetto, dato che nessuno, più di Lei, ha ascoltato la Parola di Dio, al punto di meritare di accoglierla fisicamente in Sé, donandole un corpo umano con quel sangue che sarà poi sparso sulla Croce in espiazione dei peccati di tutti gli uomini. È anche per questo che La chiamiamo Corredentrice: Maria ha fornito la carne e il sangue che sarebbero stati materia del Sacrificio redentore. Poi si è associata a quel Sacrificio in modo unico, in qualità di Madre della Vittima, partecipando con tutto il proprio essere e unendosi all’intenzione del Sacrificio nel modo più perfetto possibile, quello proprio dell’Immacolata e della Piena di grazia.

Maria era stata istruita fin dai primissimi anni della Sua esistenza terrena in quelle verità che si sarebbero poi realizzate nella Passione del Figlio; perciò si unì consapevolmente al Sacrificio redentore offrendo il frutto del suo grembo (Lc 1, 42) e Sé medesima inseparabilmente congiunta a Lui – e lo fece nel momento stesso in cui il Sacrificio si stava compiendo. Anche la Chiesa offre il Sacrificio del Figlio unendosi ad esso, ma lo fa in un secondo tempo, allo scopo di applicare alle anime gli effetti di quel Sacrificio, mentre la Madonna lo fece proprio nella circostanza in cui le grazie che avrebbe poi dispensato venivano acquisite.

Contempliamo dunque anche noi, con gli occhi del cuore, la Bambina purissima che si offre a Dio nel Tempio di Gerusalemme perché la Sua volontà si realizzi in Lei, dando come può, a quell’età, la propria completa disponibilità ai piani del Cielo. Contempliamola in quel momento fondamentale che contiene virtualmente tutto il seguito; riconosciamo in tal modo il ruolo unico da Lei svolto nell’opera di salvezza, così da poterla glorificare adeguatamente, per quanto ci è consentito dalla misura delle nostre forze. Rendiamole tutto l’onore di cui siamo capaci, riparando così a tutti i tentativi di sminuirne il posto e la dignità e a tutte le offese che riceve da quanti La odiano perché dediti all’impurità e alla perversione.

Sì, contempliamo l’Immacolata al Tempio; lasciamoci rapire, come Hillel, dalla Sua bellezza soprannaturale e, con Lei, diamo al Signore la nostra disponibilità a cooperare ai disegni della Redenzione, ognuno al suo posto, là dove Dio lo ha chiamato e nello stato in cui è collocato, in modo tale che, anche attraverso di noi, la Mediatrice di tutte le grazie le riversi sulla Chiesa in vista della sua rinnovazione.


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