Onore alle madri cattoliche!
Con grande ammirazione rilanciamo questo testo, che da qualche giorno
circola nelle reti sociali e che sottoscriviamo in toto per la chiarezza e la
perentorietà. Imitate questa madre coraggiosa e gridate la verità dappertutto.
Diffondete queste parole nel più largo raggio possibile, cominciando dai vostri
sacerdoti. È ora che i cattolici reagiscano attivamente, anziché isolarsi in
ghetti in cui sentirsi protetti.
Non sono teologa, né sacerdote, né un’autorità del Vaticano. Sono
solo una laica, una catechista che ha lavorato nella Chiesa e una madre che si
impegna ogni giorno a crescere sua figlia nella verità del Vangelo,
insegnandole la sacralità dei Sacramenti e la bellezza della fede autentica. Eppure,
davanti alla notizia che padre James Martin ha amministrato la Confermazione al
giornalista Gio Benitez, apertamente omosessuale, accompagnato da suo “marito”
come padrino, e che entrambi hanno ricevuto la Santa Comunione, non riesco a
restare in silenzio.
Sono rimasta sconvolta, non tanto per l’episodio in sé, ma per ciò
che rappresenta: un segno drammatico di quanto la battaglia spirituale sia
ormai penetrata nel cuore stesso della Chiesa. Abbiamo sempre saputo che il
demonio odia la Chiesa, ma ciò che oggi si manifesta è più sottile e
pericoloso: una confusione mascherata da misericordia, un relativismo
travestito da accoglienza, una nuova forma di “pastorale” che, invece di
condurre le anime alla conversione, le conferma nel peccato.
Il Vangelo è chiaro: Gesù ha accolto tutti, ma non ha mai benedetto
il peccato. Ha detto alla donna adultera: «Va’ e non peccare più» (Gv 8, 11).
L’amore di Cristo è inseparabile dalla verità e, ogni volta che si tenta di
dividerli, si tradisce il Vangelo stesso. È terribile vedere come, oggi, alcuni
ministri del Signore si pieghino alle logiche del mondo, dimenticando che
l’Eucaristia non è un gesto simbolico di inclusione, ma il Corpo vivo di
Cristo, che si riceve in stato di grazia, con cuore contrito e desideroso di
conversione.
Come catechista, ho insegnato ai bambini e ai giovani che i
Sacramenti non sono “diritti umani”, ma doni divini; non appartengono a noi, ma
a Dio. Vederli manipolati, banalizzati o adattati a ideologie contrarie alla
fede provoca una ferita profonda nel cuore di chi ancora crede nella santità
della Chiesa.
Non possiamo continuare a fingere che tutto vada bene. Quando ciò
che è contrario al Vangelo viene presentato come atto d’amore, il male non ha
più bisogno di distruggere la Chiesa dall’esterno: lo fa dall’interno, con la
complicità del silenzio.
Il profeta Isaia ammonisce: «Guai a coloro che chiamano bene il
male e male il bene» (Is 5,20). Eppure, oggi sembra che proprio questo si stia
compiendo sotto i nostri occhi, in nome di una falsa misericordia che non
salva, ma inganna.
Mi chiedo, come madre e come educatrice nella fede: che cosa
insegneremo alle prossime generazioni? Che il peccato non esiste più? Che si
può ricevere la Comunione senza confessarsi, senza pentimento, senza conversione?
Che la verità si piega al sentimento e la dottrina al desiderio individuale?
No, non posso tacere: non per superbia, ma per amore della Verità;
perché, quando tacciono i pastori, è dovere delle pecore gridare. Chi ama la
Chiesa non può restare indifferente davanti alla sua ferita.
Ogni giorno invoco san Michele Arcangelo, principe delle milizie
celesti, chiedendogli di combattere i demoni che oggi si travestono da angeli
di luce e confondono misericordia con permissivismo, accoglienza con
complicità, carità con relativismo. La Chiesa non appartiene al mondo:
appartiene a Cristo – e Cristo non cambia. Il suo Vangelo non ha bisogno di
essere aggiornato, ma di essere vissuto, amato, difeso, anche a costo di essere
derisi, emarginati o perseguitati.
La vera carità nasce dalla verità e la vera misericordia conduce
alla conversione. È tempo che noi, fedeli laici, smettiamo di avere paura di
dire ciò che è giusto. È tempo di risvegliare le coscienze, di ricordare che la
santità non è negoziabile e che, ogni volta che un sacramento viene profanato,
Cristo stesso viene ferito nel Suo Corpo Mistico.
La battaglia è reale. È spirituale. È già in corso.
Mentre il mondo applaude, io mi inginocchio e prego:
San Michele Arcangelo, difendici nella battaglia; sii nostro aiuto contro la malizia e le insidie del demonio. Che Dio gli comandi, te ne preghiamo supplici, e Tu, o Principe della milizia celeste, con la potenza che Ti viene da Dio, ricaccia nell’Inferno Satana e gli altri spiriti maligni che si aggirano nel mondo per perdere le anime. Amen.
Messaggio alla Curia Romana:
RispondiEliminaPropterea, meretrix, audi verbum Domini (Ez 16, 35).
Avviso al Papa:
Movebo candelabrum tuum de loco suo, nisi poenitentiam egeris (Ap 2, 5).
https://www.aldomariavalli.it/2025/11/19/parrocchie-senza-preti-trans-in-vaticano-piume-daquila-sacralita-della-madre-terra-la-normalita-della-chiesa-sinodale/amp/
RispondiEliminaChi pratica il vizio è un vizioso.
RispondiEliminaChi tenta di giustificare il vizio è uno squilibrato o un mentitore.
Chi cerca di legittimare moralmente il vizio è un eretico e un impostore.
Se a un gesuita che fa tutto questo è consentito amministrare i Sacramenti a chi ne ha la proibizione dal diritto, allora è pure consentito a un sacerdote cattolico celebrare con il Messale di san Pio V senza alcuna limitazione (ciò che del resto il medesimo san Pio V, con atto irrevocabile, lo autorizza a fare dove e quando vuole).