Iam enim securis ad radicem arborum posita est.
(Mt 3, 10)

sabato 5 aprile 2025


Attraversare il torrente

 

 

Torrentem pertransivit anima nostra (Sal 123, 5).

Sia sul fronte ecclesiale che su quello geopolitico, ci troviamo in acque particolarmente tumultuose: per dirla con le parole della Sacra Scrittura, stiamo attraversando un torrente in piena e potremmo esser travolti dalla furia delle acque. Tuttavia il salmo, utilizzando il perfetto, ci proietta già verso il termine della prova, facendoci pregustare la gioia e il sollievo di chi, giunto all’altra riva, volge indietro lo sguardo come per misurare l’entità del pericolo scampato. Chi è disposto a perseverare nella fede si sente realmente già al sicuro, sapendo che il Signore non lascia trascinare via coloro che Gli restano aggrappati con la volontà, sostenuta dalla grazia, di adempiere il Suo volere fino in fondo, costi quel che costi.

Venti di guerra

La propaganda di regime sta rispolverando tutto l’arsenale della retorica interventista, manco fosse il 1914 e non avessimo alle spalle mezzo secolo di pacifismo da invertebrati. Ci vorrebbe qualche novello Marinetti con la sua malsana estetica di esplosioni e mitragliate o un D’Annunzio capace di ridestare guerriere velleità d’eroismo patriottico… almeno nella realtà virtuale, visto che la nostra gioventù è ipnotizzata dal cellulare e non vede più nemmeno ciò che le cade sotto gli occhi. Tra alcool, droghe, occultismo e pornografia, i valorosi combattenti che dovrebbero salvare il “libero” Occidente dalla pretesa minaccia russa sono proprio ben messi: il maresciallo Cadorna avrebbe la sua proverbiale carne da cannone

Ironia a parte, due generazioni di ucraini sono già state falciate da un conflitto che si sarebbe potuto concludere dopo appena due mesi, se l’allora primo ministro britannico Johnson non si fosse precipitato a dissuadere il guitto Zelensky dall’intavolare trattative con il presidente Putin. L’ossessione di Londra e Parigi per l’intervento militare a sostegno di uno Stato perdente con il quale non hanno alcun impegno ha del grottesco e si spiega unicamente a partire dagli interessi privati della dinastia di usurai aschenazisti che le controllano: l’erede dei Rothschild, Nathaniel, perora da anni la causa di Kiev, la cui colonizzazione economica, politica e socio-culturale è cominciata all’indomani della dissoluzione dell’Unione Sovietica.

La storia dovrebbe insegnare (soprattutto ai giacobini) che non è il caso di cimentarsi con la Russia ma, a quanto pare, essa non è più magistra vitae – se mai lo è stata. A ogni buon conto, Putin ha già trasmesso a francesi e inglesi la lista delle loro città che, in caso di attacco diretto, sarebbero distrutte in pochi minuti dai suoi missili ipersonici; c’è da sperare che l’ennesimo avvertimento sortisca il suo effetto. Intanto la bellicosa Unione Europea vara un piano da ottocento miliardi di euro per un massiccio riarmo. Ci vorrà davvero un bel gruzzolo per riportare all’efficienza l’industria pesante, dopo il suo sistematico smantellamento; se pensano di scipparlo ai risparmiatori, i Paesi membri dovrebbero prepararsi ad avere qualche problema di ordine interno.

Sembra una corsa contro il tempo per prevenire qualunque accordo; il percorso negoziale tra i due veri protagonisti, Putin e Trump, appare peraltro piuttosto accidentato. Curioso, comunque, che i “mostri” presentati dalla propaganda come irrecuperabili guerrafondai siano gli unici a volere la cessazione delle ostilità, mentre gli araldi dell’istituzione che ha garantito all’Europa ottant’anni di pace fan di tutto per porle fine. Pare che si sia verificata una spaccatura all’interno della massoneria anglo-americana, i cui servizi segreti han creato e diretto l’Unione al fine di tenere sotto controllo il Vecchio Continente: la Gran Bretagna, uscitane a bella posta, starebbe tentando di riesumare il suo ruolo “imperiale” di guida mondiale.

Dietro le quinte

Non è poi così arduo fiutare quali poteri rivali stiano fomentando le opposte fazioni. Da quanto si può arguire, il giudaismo talmudico dei soliti noti (Rothschild, Soros, Rockefeller…), avendo perso la roccaforte di Washington a favore del giudaismo chassidico dei lubavitcher, sta puntando sulla negletta Europa, dove ha piazzato i suoi uomini alla testa dei principali Paesi, per scongiurare la saldatura tra gli Stati Uniti, che le sono sfuggiti di mano, e una Russia rafforzata dalle sanzioni e anch’essa affiliata alla setta Chabad. Il vicepresidente Medvedev è del resto un ebreo (o cazaro) purosangue, malgrado l’occultamento delle sue origini, come pure l’ucraino Zelensky; cambia solo l’obbedienza, la razza è la stessa.

Con buona probabilità, la stessa competizione tra talmudisti e chassidici si ripercuote all’interno della Chiesa Cattolica: da un lato le pedine dei Rothschild, che si stanno giocando il tutto per tutto nel tentativo di prolungare il presente pontificato, e dall’altro i conservatori (filoamericani nonché filosionisti), che aspettano il conclave per riprendere in mano la situazione. È naturale che i primi non si rassegnino facilmente a perdere pure il Vaticano, vista la sua influenza a livello planetario; qualcuno di loro si aggira probabilmente per la Città eterna, come David Rockefeller, con la scusa della Libia, fece nei giorni dell’agonia di Giovanni Paolo II. Ora non rimane altro che attendere l’annuncio della morte di papa Francesco.

Lo scenario si farà forse un po’ meno nebuloso col discorso di re Carlo, emissario dei Rothschild ed erede di una monarchia votatasi a Satana cinque secoli fa, al Parlamento italiano, espressione di uno Stato partorito, nell’Ottocento, dalla massoneria britannica e aggiornato, a metà del Novecento, da quella americana, la quale sta di nuovo passando il testimone, a quanto pare, alla loggia-madre. Il reduce della Casa Bianca, dal canto suo, sembra incaricato di liquidare istituzioni sorpassate, non più efficienti e troppo costose, Nazioni Unite e Alleanza Atlantica in primis; la Confederazione, essendo sull’orlo della bancarotta, deve evidentemente risparmiare e investire per sé. Sarebbe auspicabile che anche le basi di cui è disseminato il nostro territorio fossero una buona volta smantellate, visto che non sussiste più il pretesto della loro installazione.

Tra Scilla e Cariddi

Allo stato attuale, abbiamo da una parte una Washington targata Lubavitch e disposta quindi ad appoggiare qualsiasi atrocità commetta Isnaele (come se finora non avesse fatto nulla), dall’altra una Bruxelles controllata dai Rothschild che spinge l’Europa al massacro contro la Russia, con un Vaticano dominato da un uomo vicino al Bilderberg, il cardinal Parolin, erede di quel Silvestrini (membro della mafia di San Gallo e padrino di personaggi come Rupnik) che tanto si adoperò per l’intesa coi regimi comunisti. Il Segretario di Stato, con la voce di un papa che non può parlare, ha provato a protestare a favore di Gaza incassando una replica in perfetto stile giudaico, disgustosamente ipocrita e arrogante (la quale, tradotta, suona: «Per noi non esiste il diritto internazionale: facciamo quel che ci pare e abbiamo sempre ragione»). Che fare? Pregare, ancora pregare, accanitamente pregare finché non si realizzi la divina Parola: «Siamo passati per il fuoco e l’acqua, poi ci hai fatti uscire verso il refrigerio».

Transivimus per ignem et aquam, et eduxisti nos in refrigerium (Sal 65, 12).


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