Vogliamo la verità
su papa Francesco
C’era una volta la Pravda, oracolo delle sacre verità
definite dal Partito. Per sapere come stavano le cose – qualunque cosa – era
sufficiente sfogliarla e leggerne i titoli. L’esperienza sensibile, qualora non
concordasse, andava categoricamente respinta come propaganda capitalistica; la
memoria del passato, individuale e collettiva, era stata rimpiazzata dalla
storia ufficiale ammannita nelle scuole; il ragionamento e il senso critico,
poi, erano mostruosità sovversive da non nominare neppure. Non stupisce che,
negli ultimi decenni del regime, lo storico quotidiano sovietico fosse divenuto
oggetto comune di ilarità, per quanto dissimulata dai compagni che volessero
evitare il ricovero forzato in psichiatria o la deportazione come nemici del
popolo.
A quell’epoca, se non altro, i comunisti erano uomini e non uomin*.
I loro odierni epigoni ideali sono molto meno definiti, eppure lo stile della
comunicazione è del tutto analogo. È ormai un mese che bollettini medici,
sala-stampa, giornali e televisioni ripetono gli stessi ritornelli surreali: un
paziente oncologico di ottantotto anni affetto da polmonite bilaterale starebbe
lentamente migliorando, seppure in un quadro ancora complesso, ma non ci
viene detto se l’infezione è stata debellata o no. Un malato in quelle
condizioni, in realtà, o la supera nel giro di qualche giorno o muore, dato
che, dai polmoni, essa passa nel sangue e contagia così tutti gli organi (sepsi).
La prognosi è stata sciolta, ma non si fa alcuna ipotesi sull’ulteriore durata
del ricovero.
Curiosamente, i giornalisti han cominciato a rievocare le degenze-record
dei primi anni Ottanta di Giovanni Paolo II, che però era molto più giovane,
aveva un fisico ben più prestante e non respirava certo con un solo polmone. Il
paragone, che non regge affatto, non può non destare il sospetto che, per
tranquillizzare l’opinione pubblica, stiano cercando di smentire le voci, sempre
più insistenti, secondo le quali Bergoglio sarebbe morto da tempo. La breve
registrazione diffusa una decina di giorni fa è sicuramente autentica, visto
che non si può riprodurre la voce di qualcuno che, essendo agli estremi,
farfuglia in modo quasi incomprensibile; il fatto è che non ci è dato sapere quando
è stata effettuata: pare anzi che sia in realtà il saluto rivolto in
castigliano ai fedeli riuniti per la Messa celebrata per lui a Buenos Aires il
24 Febbraio scorso.
In un quotidiano della capitale si arriva addirittura ad affermare
con estrema disinvoltura che l’autore del messaggio sarebbe intubato –
cosa che, a quanto pare, non gli avrebbe impedito di parlare. La grossolanità
di questa disinformazione farebbe arrossire perfino un funzionario cinese. Del
resto i professionisti dell’informazione, a partire dal 2020, hanno
ampiamente dato prova della loro eccelsa professionalità, mentre il Policlinico
Gemelli, dal canto suo, è stato fra le strutture sanitarie più attive nel
promuovere l’inganno di quella campagna vaccinale con cui tre quarti
della popolazione italiana son stati sistematicamente avvelenati. Si sa,
d’altronde, che in un ospedale non comanda più chi ha scienza ed esperienza,
bensì chi tiene la borsa. Nei suoi laboratori di ricerca si fa tranquillamente
uso, per questo, di linee cellulari prelevate da feti abortiti, con buona pace del
Magistero.
Qualora qualche medico, là dentro, abbia l’ombra di uno scrupolo di
coscienza, certi poteri hanno metodi di convincimento estremamente efficaci per
fugarlo: se hai una figlia, basta ricordarti i casi di Emanuela Orlandi e
Mirella Gregori. La verità sul Papa, a prescindere da ogni altra
considerazione, è quella dettata dagli interessi di quanti tengono in pugno i vertici
vaticani col denaro e coi ricatti, “verità” che tutti i mass media, come
già al tempo della finta pandemia, sono incaricati di inculcare nelle
menti con i loro ossessivi ritornelli; il più comune: «Il Papa ha trascorso una
notte tranquilla». Il metodo non è cambiato ma noi, grazie a Dio, sappiamo
riconoscerlo e, come non ci siamo cascati allora, non ci caschiamo neanche
stavolta.
Nel frattempo i cristiani della Siria vengono massacrati dalle milizie islamiche, cui i “liberatori” dal regime di Assad han lasciato mano libera. L’assoluta indifferenza della comunità internazionale non ci stupisce più di tanto: per i pupazzi dei governi “democratici” e degli inutili quanto dispendiosi organismi sovranazionali esiste soltanto la causa ucraina. Addolora ben di più l’assordante silenzio della Santa Sede, troppo occupata – evidentemente – a tenere in vita un cadavere. I poveri siriani hanno però il sacrosanto diritto di esser difesi dai tagliagole armati dai sionisti, così come i cattolici tutti quello di sapere se il Papa è vivo o morto e cosa diavolo (è proprio il caso di dirlo) stia succedendo in Vaticano.
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