Iam enim securis ad radicem arborum posita est.
(Mt 3, 10)

sabato 15 marzo 2025


Vogliamo la verità

su papa Francesco

 

 

C’era una volta la Pravda, oracolo delle sacre verità definite dal Partito. Per sapere come stavano le cose – qualunque cosa – era sufficiente sfogliarla e leggerne i titoli. L’esperienza sensibile, qualora non concordasse, andava categoricamente respinta come propaganda capitalistica; la memoria del passato, individuale e collettiva, era stata rimpiazzata dalla storia ufficiale ammannita nelle scuole; il ragionamento e il senso critico, poi, erano mostruosità sovversive da non nominare neppure. Non stupisce che, negli ultimi decenni del regime, lo storico quotidiano sovietico fosse divenuto oggetto comune di ilarità, per quanto dissimulata dai compagni che volessero evitare il ricovero forzato in psichiatria o la deportazione come nemici del popolo.

A quell’epoca, se non altro, i comunisti erano uomini e non uomin*. I loro odierni epigoni ideali sono molto meno definiti, eppure lo stile della comunicazione è del tutto analogo. È ormai un mese che bollettini medici, sala-stampa, giornali e televisioni ripetono gli stessi ritornelli surreali: un paziente oncologico di ottantotto anni affetto da polmonite bilaterale starebbe lentamente migliorando, seppure in un quadro ancora complesso, ma non ci viene detto se l’infezione è stata debellata o no. Un malato in quelle condizioni, in realtà, o la supera nel giro di qualche giorno o muore, dato che, dai polmoni, essa passa nel sangue e contagia così tutti gli organi (sepsi). La prognosi è stata sciolta, ma non si fa alcuna ipotesi sull’ulteriore durata del ricovero.

Curiosamente, i giornalisti han cominciato a rievocare le degenze-record dei primi anni Ottanta di Giovanni Paolo II, che però era molto più giovane, aveva un fisico ben più prestante e non respirava certo con un solo polmone. Il paragone, che non regge affatto, non può non destare il sospetto che, per tranquillizzare l’opinione pubblica, stiano cercando di smentire le voci, sempre più insistenti, secondo le quali Bergoglio sarebbe morto da tempo. La breve registrazione diffusa una decina di giorni fa è sicuramente autentica, visto che non si può riprodurre la voce di qualcuno che, essendo agli estremi, farfuglia in modo quasi incomprensibile; il fatto è che non ci è dato sapere quando è stata effettuata: pare anzi che sia in realtà il saluto rivolto in castigliano ai fedeli riuniti per la Messa celebrata per lui a Buenos Aires il 24 Febbraio scorso.

In un quotidiano della capitale si arriva addirittura ad affermare con estrema disinvoltura che l’autore del messaggio sarebbe intubato – cosa che, a quanto pare, non gli avrebbe impedito di parlare. La grossolanità di questa disinformazione farebbe arrossire perfino un funzionario cinese. Del resto i professionisti dell’informazione, a partire dal 2020, hanno ampiamente dato prova della loro eccelsa professionalità, mentre il Policlinico Gemelli, dal canto suo, è stato fra le strutture sanitarie più attive nel promuovere l’inganno di quella campagna vaccinale con cui tre quarti della popolazione italiana son stati sistematicamente avvelenati. Si sa, d’altronde, che in un ospedale non comanda più chi ha scienza ed esperienza, bensì chi tiene la borsa. Nei suoi laboratori di ricerca si fa tranquillamente uso, per questo, di linee cellulari prelevate da feti abortiti, con buona pace del Magistero.

Qualora qualche medico, là dentro, abbia l’ombra di uno scrupolo di coscienza, certi poteri hanno metodi di convincimento estremamente efficaci per fugarlo: se hai una figlia, basta ricordarti i casi di Emanuela Orlandi e Mirella Gregori. La verità sul Papa, a prescindere da ogni altra considerazione, è quella dettata dagli interessi di quanti tengono in pugno i vertici vaticani col denaro e coi ricatti, “verità” che tutti i mass media, come già al tempo della finta pandemia, sono incaricati di inculcare nelle menti con i loro ossessivi ritornelli; il più comune: «Il Papa ha trascorso una notte tranquilla». Il metodo non è cambiato ma noi, grazie a Dio, sappiamo riconoscerlo e, come non ci siamo cascati allora, non ci caschiamo neanche stavolta.

Nel frattempo i cristiani della Siria vengono massacrati dalle milizie islamiche, cui i “liberatori” dal regime di Assad han lasciato mano libera. L’assoluta indifferenza della comunità internazionale non ci stupisce più di tanto: per i pupazzi dei governi “democratici” e degli inutili quanto dispendiosi organismi sovranazionali esiste soltanto la causa ucraina. Addolora ben di più l’assordante silenzio della Santa Sede, troppo occupata – evidentemente – a tenere in vita un cadavere. I poveri siriani hanno però il sacrosanto diritto di esser difesi dai tagliagole armati dai sionisti, così come i cattolici tutti quello di sapere se il Papa è vivo o morto e cosa diavolo (è proprio il caso di dirlo) stia succedendo in Vaticano.


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