L’anima tra le mani
Anima mea in manibus meis semper (Sal 118, 109 Vulg.).
Un’altra profonda trasformazione subita dall’uomo contemporaneo
riguarda la gestione della vita morale, con l’eccessiva e unilaterale
sottolineatura degli elementi che attenuano l’imputabilità degli atti cattivi
e, correlativamente, il grado di colpevolezza di chi li compie. Al tempo stesso
è stata del tutto trascurata la formazione delle coscienze mediante
l’insegnamento della verità oggettiva e dei metodi che ne facilitano l’applicazione
alla condotta. La capacità dell’intelletto di formarsi solide convinzioni e la
forza della volontà nel seguirle sono state da ciò fortemente sminuite, come
appare evidente da una semplice comparazione tra la nostra condizione e quella
delle generazioni che ci hanno preceduto, le quali non avevano particolari difficoltà
a rispettare princìpi la cui osservanza l’educazione aveva reso naturale e
quasi spontanea.
Visione parziale, condotta zoppa
È vero che le moderne scienze umane han fatto luce su tutta una
serie di condizionamenti di ordine psicologico e sociale di cui un tempo non si
aveva chiara consapevolezza: il ceto in cui si nasce e si cresce, gli eventuali
traumi dell’infanzia, le tensioni familiari, le influenze dell’ambiente e tanti
altri fattori giocano un ruolo decisivo nella formazione della personalità e
nello sviluppo della coscienza individuale, nonché nell’assunzione di modalità
più o meno sane di interazione con il mondo esterno. L’inclinazione a
determinati comportamenti o la scarsa sensibilità per certi valori sono in gran
parte dovuti all’aria respirata in casa e nel quartiere; non parliamo poi
dell’influsso ormai onnipervasivo esercitato dagli strumenti digitali, ai quali
moltissimi ragazzi, giovani e adulti vivono praticamente attaccati e da cui
ricevono idee, informazioni e orientamenti.
Non bisogna dimenticare, tuttavia, che ogni persona è dotata di un
istinto naturale che la attira verso il bene e le fa aborrire il male. La
disposizione fondamentale della coscienza permette ad ogni uomo di avere,
almeno inizialmente, una percezione più o meno distinta della bontà o della
malizia di un atto. Finché l’assuefazione al peccato non la indebolisce o non
la soffoca del tutto, tale percezione si manifesta, a seconda dei casi,
mediante un movimento interiore di attrazione o di disagio; un esame più
accurato da parte dell’intelletto condurrà quindi il soggetto ad un giudizio di
approvazione o, al contrario, di disapprovazione. Tale risorsa dell’essere
umano fa sì che la sua responsabilità non sia mai completamente eliminata, a
meno che non sia afflitto da ignoranza o errore invincibili oppure sia oggetto
di violenza fisica.
L’esclusione di questa verità, nell’attuale atteggiamento religioso-culturale,
ha portato ad applicare indiscriminatamente a tutti i criteri che valgono per
chi non ha l’uso di ragione: infatti un’esagerata valutazione delle attenuanti
di natura psico-sociale finisce col considerare tutti incapaci di intendere e
di volere, quando invece ogni uomo che non sia affetto da patologie
psichiatriche ha la facoltà di conoscere il valore degli atti e la libertà di
regolarsi di conseguenza. In caso di dubbio, disponiamo dei mezzi necessari per
chiarirlo e abbiamo l’obbligo morale di farlo, soprattutto in materia grave.
Chi pecca per ignoranza colpevole non è scusato, anche se l’atmosfera in cui è
cresciuto, spesso, gli impedisce finanche di cogliere il problema. Una visione
mutila delle proprie responsabilità conduce inevitabilmente a una condotta
zoppicante.
Coscienza retta e ben formata
Da troppo tempo si indulge a una condiscendenza paternalistica che
affossa le persone nella palude della loro miseria morale, anziché aiutarle a
tirarsene fuori; da troppo tempo si ignora la formazione delle coscienze
secondo i dettami della filosofia perenne e le si deforma con l’abuso di
conoscenze sperimentali parziali e rivedibili, ma presentate come infallibili
dogmi. È ora di ripartire da una sana antropologia che metta gli individui in
condizione di utilizzare rettamente la memoria, l’intelletto e la volontà, le
tre facoltà che più di ogni altra ci rendono simili a Dio e costituiscono le
nostre migliori risorse. È chiaro che il regime anticristico sorto dalle rivoluzioni
degli ultimi secoli non può reggersi senza la cancellazione della storia, l’oscuramento
della coscienza individuale e la manipolazione del sentire comune; perciò
l’opera educativa è il mezzo più potente per rovesciarlo.
I dati forniti dalle scienze umane non possono essere assunti come
unico e universale criterio di valutazione degli atti, né dal punto di vista
materiale (in quanto riguardano l’uomo postmoderno, così alienato dalla propria
natura) né dal punto di vista formale (in quanto si basano su prospettive
settoriali e limitate). Essi, oltretutto, non vengono utilizzati per migliorare
la condizione umana in interazione con la memoria, l’intelletto e la volontà
ma, al contrario, sono sfruttati per indurre negli individui una visione
artificiale e distorta della persona, della società e del mondo. Basti pensare
al modo in cui è stata modificata, nei manuali di psichiatria, la
classificazione delle perversioni sessuali e dei disturbi di identità: qui non
si tratta più di scienza, bensì di pura propaganda che, negando la pura e
semplice evidenza del reale, mira a stravolgere le coscienze e i comportamenti.
Coscienza retta è quella che ricerca onestamente la verità in ogni
ambito ed è pronta ad adeguarvisi nella misura in cui giunge a conoscerla, anteponendola
ad opinioni, convinzioni e pregiudizi previ. Il soggetto conoscente non si
considera artefice della realtà, quasi essa fosse creata dalla sua stessa
attività conoscitiva, ma la riconosce come antecedente a sé, già data e
costituita tanto nel suo essere quanto nelle sue leggi; egli si limita perciò a
prenderne atto nel suo oggettivo presentarsi ai suoi sensi e al suo intelletto.
La coscienza, poi, sarà ben formata se, in virtù di questa sua disposizione
incondizionata ad accogliere il vero, l’intelletto la istruisce adeguatamente
sulla bontà e malizia intrinseche degli atti possibili, avvalendosi della
memoria di quanto è già noto grazie alla riflessione naturale e alla
rivelazione soprannaturale, esercitandosi in ulteriori ricerche circa i quesiti
nuovi e indicando infine alla volontà che cosa deve imperare.
Autocontrollo e libertà
«L’anima mia è sempre nelle mie mani» (Sal 118, 109): in termini
figurati, l’Autore ispirato evoca lo stato di chi ha una chiara consapevolezza
e un giusto controllo di ciò che avviene nell’interiorità. Non è l’asfissiante
autosorveglianza di un ego tirannico tormentato dal sentimento di inadeguatezza
e dalla paura di sbagliare o esser colto in fallo, bensì il pacifico e sereno
dominio di una coscienza illuminata sugli istinti elementari e sulle passioni
disordinate. Questa coscienza non ignora le tante debolezze, carenze e
imperfezioni di cui soffre il suo soggetto ma, se non gli sono imputabili o
anche lo sono almeno in parte, non ne fa un dramma angosciante né un blocco
paralizzante, poiché sa di avere una guida nella legge di Dio conosciuta con
l’intelletto e di poter trovare nella Sua grazia la forza di adempierla con la
volontà, pur senza pretendere di capire e realizzare tutto in un giorno.
Questa coscienza umile e fiduciosa si ripete ogni momento: Nunc coepi, ora ho incominciato (Sal 76, 11 Vulg.). Qualora inciampi, si rialza subito con alacre solerzia e imbattibile speranza: «Se cade, non si sfracella, poiché il Signore pone sotto la sua mano» (Sal 36, 24 Vulg.). Nella sua obbedienza operosa e perseverante, seppure a volte faticosa e sempre addolorata di non esser più perfetta, essa trova la via della vera libertà, inseparabile da quella pace che il mondo non può dare con l’ingannevole promessa di un libertinismo privo di ogni criterio e orientamento. Questa coscienza pura e semplice, immune da artificio e simulazione, si rispecchia in uno sguardo limpido e luminoso che rassicura e invita a fidarsi, specchio della luce divina che in essa risplende. Che il Signore ci doni la grazia di renderla così, a beneficio nostro e di quanti incontriamo.
Fatima altare del mondo /22
RispondiEliminahttps://www.youtube.com/watch?v=bMbKjZHIfEE
Radio Buon Consiglio
Continuiamo ad approfondire la storia e il messaggio di Fatima in compagnia di padre Alessandro M. Apollonio.
https://lanuovabq.it/it/litalia-cassa-laborto-dal-g7-falso-allarme-purtroppo
RispondiEliminaVIVIAMO SECONDO NATURA OPPURE CONTRONATURA?
RispondiEliminahttps://www.youtube.com/watch?v=BWRuktTLdeI
Comitato Liberi in Veritate
Trasmesso in live streaming il giorno 15 mag 2024
Con don Samuele Cecotti (vice presidente Osservatorio Card. Van Thuân e docente della scuola di alta formazione Antonio Livi, materia Dottrina sociale della Chiesa) affrontiamo il tema del diritto naturale, di cosa significa per l'uomo regolare la propria vita (tutta) secondo la propria natura e cosa vuole dire il contrario.
In studio Francesco Ghislandi