Iam enim securis ad radicem arborum posita est.
(Mt 3, 10)

sabato 23 settembre 2023


Un cuore che batte

 

 

Pubblichiamo qui di seguito la trascrizione di un intervento di recente apparso nella Rete a proposito della legge di iniziativa popolare mirante a limitare il ricorso all’aborto. Con ciò non si intende assolutamente avallare l’erronea idea che le donne abbiano il diritto di decidere della vita dei figli che portano in grembo ed eventualmente di sopprimerla; non esiste infatti alcun diritto di scegliere atti in sé cattivi e, di conseguenza, sempre illeciti.

Il 7 Novembre prossimo scadrà il termine per la presentazione delle firme a sostegno della legge di iniziativa popolare mirante a correggere la Legge 194 del 1978, che legalizzò l’aborto. I promotori propongono di inserire in essa un comma aggiuntivo che obblighi il medico, durante la visita preliminare, a mostrare l’ecografia del nascituro alla donna che chiede di abortire e a farle udire il suo battito cardiaco. In Ungheria e negli Stati della confederazione americana in cui tale modifica è stata introdotta il numero di aborti è drasticamente diminuito, dimostrando così l’efficacia di questa strategia politica.

Dal punto di vista morale, non esistono obiezioni serie. Come spiega papa Giovanni Paolo II nell’enciclica Evangelium vitae, quando non è possibile abrogare completamente una legge abortista è lecito offrire il proprio sostegno a proposte miranti a limitarne i danni (cf. EV 73). È infatti evidente che chi le lancia è assolutamente contrario a quella legge e non intende in alcun modo approvarla ma, non potendone realisticamente prevedere l’abrogazione in tempi brevi, si adopera per ridurne il più possibile gli effetti negativi. Questa non è una forma di cooperazione materiale all’accettazione di una legge iniqua, dato che la contesta, né alla sua applicazione, visto che cerca proprio di restringerla.

Certi ambienti cattolici di orientamento tradizionale hanno criticato questa iniziativa con un eccesso di acribia morale, secondo il quale non si dovrebbe in alcun modo cercare di correggere una legge intrinsecamente malvagia, neanche per limitare i danni da essa causati. Tale posizione, come appena visto, non è conforme al Magistero pontificio e, oltretutto, paralizza qualunque tentativo di agire in modo efficace, neutralizzando di fatto l’impegno a tutela della vita e riducendolo a scritti, convegni e conferenze il cui bacino di utenza è sempre lo stesso e i cui risultati appaiono piuttosto scarsi. Questo atteggiamento, paradossalmente, viene a coincidere, a livello pratico, con quello dei difensori della Legge 194, per i quali essa è intoccabile.

Non è vero, inoltre, che questa proposta accetti, rafforzandolo, il falso principio, individualistico e libertario, dell’autodeterminazione della donna: essa presuppone solo l’ammissione che ci troviamo di fronte a un esercizio del libero arbitrio che, per quanto riprovevole, allo stato attuale non può essere impedito, se non con la persuasione. A tal fine si fa appello tanto alla ragione (spiegando alla madre che non ha il diritto di disporre della vita del figlio) quanto al sentimento materno (che è una nobile forma di percezione del reale). Non sussiste poi alcuna responsabilità per i promotori se la loro proposta, una volta arrivata in Parlamento, sarà eventualmente sostenuta da forze politiche che in questa materia mantengono posizioni ambigue.

Per valutare adeguatamente il problema, ricordiamo che, sebbene la Legge 194 lo abbia reso legale, l’aborto rimane un crimine abominevole in qualsiasi caso, dato che si tratta della deliberata soppressione di un essere umano innocente. Se alcune circostanze possono eventualmente attenuare la colpa morale, in se stesso è sempre un atto intrinsecamente cattivo in altissimo grado, motivo per cui non deve mai essere compiuto. La legislazione canonica commina la scomunica a chi lo commette, ma è reo di peccato mortale – e quindi escluso dai Sacramenti fino a quando non si penta sinceramente e riceva l’assoluzione – pure chiunque vi collabori anche solo materialmente, lo approvi interiormente o esteriormente, oppure vi istighi o costringa una donna.

Come si è potuto giungere alla legalizzazione dell’aborto in Italia? Ripercorriamo rapidamente la storia. Nel sistema penale italiano, fino al 22 Maggio 1978, l’aborto era un delitto severamente punito, benché con pene non proporzionate alla sua gravità. Per influenzare la pubblica opinione, un partito insignificante finanziato da Oltreoceano, negli anni Settanta del secolo scorso, lanciò una campagna a favore costellata di crimini commessi sfacciatamente per attirare l’attenzione delle masse. Fu però il disastro di Seveso, il 10 Luglio 1976, ad offrire un ottimo pretesto per autorizzare il cosiddetto aborto terapeutico a motivo di supposte malformazioni dei feti di donne esposte alla nube tossica di diossina, sebbene non si sapesse quasi nulla, all’epoca, degli effetti di quella sostanza sulla salute. I successivi esami clinici non riscontrarono nei feti abortiti alcuna malformazione, mentre i bambini che nacquero subito dopo risultarono perfettamente sani.

Quand’anche si fossero riscontrate malformazioni, quell’autorizzazione, concessa da due ministri democristiani con l’avallo del capo del governo, Giulio Andreotti, fu comunque un atto gravemente immorale, dato che non è mai lecito sopprimere un essere umano innocente, neppure se deforme o incapace: una scelta del genere non ha affatto carattere terapeutico, bensì eugenetico ed è pertanto degna del regime nazista. Tuttavia il varco era ormai aperto e l’onda emotiva seguita all’incidente di Seveso fu abilmente cavalcata per facilitare l’approvazione della legge abortista, avvenuta meno di due anni più tardi, neppure due settimane dopo il ritrovamento del corpo senza vita di Aldo Moro. Il referendum abrogativo del 17 Maggio 1981, promosso dal Movimento per la Vita, fu purtroppo un clamoroso insuccesso, anche a causa della confondente modalità di voto: molti scrissero NO pensando di opporsi all’aborto anziché all’abrogazione della legge che lo aveva legalizzato.

Oltre ad aver causato più di sei milioni di vittime solo nel nostro Paese, privato così di altrettanti cittadini, quella sciagurata legge ha ingenerato una mentalità perversa, secondo la quale la scelta di abortire sarebbe un diritto inalienabile della donna, quasi si trattasse dell’asportazione di un organo e non dell’omicidio di un essere umano che non può in alcun modo difendersi. Per favorire questa deformazione intellettiva, molti designano il feto come un semplice grumo di cellule, quando invece le attuali conoscenze scientifiche dimostrano senza ombra di dubbio che, fin dall’istante del concepimento, l’embrione è già dotato di tutte le potenzialità che ne faranno un bambino, se non intervengono fattori di disturbo. Quel modo di esprimersi è perciò totalmente antiscientifico e degno non di persone istruite, bensì di selvaggi o di ignoranti.

Secondo un noto esponente vaticano, quella legge sarebbe un pilastro della società… dobbiamo intendere, evidentemente, della società disumana in cui ci troviamo a vivere, ormai assuefatta a quel crimine orrendo, eseguito con modalità raccapriccianti e favorito da enormi interessi economici. Non è il momento, questo, di soffermarci sullo sfruttamento di organi e tessuti prelevati da feti ancora vivi ai fini della produzione di farmaci, cosmetici, alimenti e bevande, mostruosa prassi messa in evidenza dalle vicende sanitarie di questi ultimi anni. Ora è il momento di agire per tentare il possibile in vista dell’arginamento del genocidio di Stato che prosegue da quasi mezzo secolo. Non ci muove un’illusoria fiducia nelle cosiddette istituzioni democratiche, bensì la fede nella Provvidenza, la quale richiede la nostra collaborazione.

Siete perciò tutti esortati a recarvi in municipio per apporre la vostra firma a sostegno del progetto di legge Un cuore che batte. Ogni comune ha ricevuto i moduli necessari a questo scopo; gli impiegati che si rifiutino di fornirli possono essere denunciati per abuso d’ufficio. Se poi la proposta arriverà in Parlamento, occorrerà sicuramente integrarla, onde renderla davvero efficace, con l’introduzione di una sanzione per il medico che non ottemperi all’obbligo di eseguire l’ecografia e di un divieto di accedere all’aborto per la donna che non possa certificarla. Dato che non siamo in grado di prevedere il futuro, non lasciamoci influenzare da chi profetizza un insuccesso certo, ma compiamo il bene possibile con la certezza che, comunque vada, Dio ne farà occasione di grazia.

https://youtu.be/DaIiPxHrstE?si=3umc0rqDw69V-Ntr


29 commenti:

  1. Indipendentemente dalla validità delle sue ragioni l'enciclica di GVPII non credo impegni l'infallibilità papale. Non credo sia un magistero più vincolante di quello di Bergoglio.
    Personalmente non citerei mai una sua enciclica (di Bergoglio ) o qualunque altro suo documento.
    La Amoris o il doc. di Abu Dhabi non saranno mai ,per me, vincolanti, ammesso che sia Papà per davvero.
    C'è molto da discutere anche sul magistero di GVPII, come quello di Giovanni XXIII, Paolo VI e Benedetto XVI.
    Non le piacerá questo discorso ma pazienza, l' avvento di Bergoglio è stato preparato dai suoi venerabili predecessori, non è stato di certo catapultato sulla terra e nella Chiesa da una navicella spaziale. aliena.




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    1. Le encicliche papali non impegnano l'infallibilità pontificia, ma esigono comunque il religioso assenso dell'intelletto e della volontà. Il testo intitolato "Amoris laetitia" non è un'enciclica, bensì un'esortazione apostolica, la quale è una forma del Magistero avente carattere non tanto dottrinale, quanto pastorale; il suo contenuto impegna la coscienza dei fedeli nella misura in cui è conforme alla dottrina di fede e di morale.
      Il cosiddetto "documento di Abu Dhabi", invece, non fa parte del Magistero pontificio e, di conseguenza, non ha alcun valore per la fede.
      Non è nostro compito discutere sul Magistero dei Papi da Giovanni XXIII in poi; dobbiamo piuttosto attenerci all'insegnamento costante e universale della Chiesa Cattolica, che neanche il Papa può modificare.

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    2. Dubitare del Magistero papale in successione da Giovanni XXIII sino a Benedetto XVI vuol dire sostenere implicitamente che la Chiesa assistita dallo Spirito Santo sia terminata con Pio XII e quindi di fatto morta. A tanto porta un tradizionalismo vissuto come ideologia.

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    3. non diciamo stupidaggini nascondendoci dietro un dito: un papa può insegnare l'opposto rispetto al magistero perenne in materia grave?

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    4. La distinzione tra i diversi gradi di autorità dei documenti pontifici non è un dito: occorre sapere se richiedono un assenso di fede o il religioso ossequio o una semplice conoscenza.
      La risposta alla domanda è: ovviamente no; qualora lo faccia, quello non è Magistero.

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    5. Don Elia
      quando la gerarchia, ad ogni livello, problematizza come accade oggidì, l'obbedienza che esige (CJC, can. 212-$1), a mio giudizio siamo già oltre l'orlo del baratro.

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    6. Un comando obbliga solo quando è legittimo, ossia è conforme alla legge divina e a quella ecclesiastica, è dato da chi detiene legittimamente l'autorità e rientra nei limiti delle sue attribuzioni.

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  2. Si prega di scrivere commenti pertinenti al soggetto.

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  3. Non posso riconoscere Bergoglio come papa: visitare la salma di un ateo senza nemmeno farsi il segno della Croce è uno scandalo enorme. Per amore di Gesù Cristo e della Madonna, come cattolica, io non riconosco in Bergoglio il Vicario di Cristo. Non voglio saperne di spiegazioni teologiche; la Chiesa non è riservata ai laureati o alle laureate in teologia (gli Apostoli e tanti Martiri non erano laureati alla Bocconi), bensì a tutti coloro che vogliono amare Gesù e Maria, onorarli e meritarsi il Paradiso.

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    1. Il commento non è pertinente al tema.
      Ad ogni modo, il Papa non decade perché dà scandalo e non spetta ai fedeli riconoscerlo o meno. Non c'è bisogno di lauree in teologia per capire questo; basta il Catechismo. Lasciamo a un papa del futuro il compito di dirimere la spinosa questione di questo pontificato; intanto offriamo la nostra sofferenza al Signore perché intervenga presto a beneficio della Chiesa.

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  4. Buona sera Padre Elia
    Ho letto come sempre il suo blog settimanale, sono già stata ad agosto a firmare in Comune.
    Ho appreso però che molti parrocchiani del mio paese neanche conoscono questa cosa, allora ne ho parlato con il parroco, che ha appreso questa cosa da me, e mi ha chiesto di mandargli una mail; mi ha giusto risposto, dicendomi che lo metterà sul sito web della parrocchia.
    Non credo però che ne abbia parlato durante le celebrazioni

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    1. Purtroppo la diffusione dell'iniziativa nell'ambiente ecclesiale è stata soffocata dalla presa di posizione negativa dei vertici della conferenza episcopale.

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  5. Buongiorno padre Elia, potrebbe spiegare meglio ciò che ha scritto in una risposta ad un commento : " le encicliche papali non impegnano l'infallibilità pontificia ma esigono comunque il religioso assenso dell'intelletto e della volontà".
    Un' ultima domanda, l'anima di un bambino che viene abortito o che comunque viene ucciso prima del battesimo dove va?
    L'anima invece di un bambino che viene abortito spontaneamente?
    Grazie del tempo che ci dedica.
    Buona giornata

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    1. Quando il Papa impegna l'infallibilità, dichiara che una certa dottrina è verità rivelata da Dio ed esige quindi un assenso di fede; chi si rifiuta di prestarlo si pone fuori della Chiesa. Le encicliche non hanno questo grado di autorità, in quanto non definiscono dogmi, bensì ne spiegano o sviluppano qualcuno; esse sono comunque importanti espressioni del Magistero pontificio e, di conseguenza, vanno accolte con un'adesione dell'intelletto e della volontà che, pur non essendo quella richiesta da una materia di fede, riconosce l'obbligo morale di accogliere e praticare ciò che il Papa dice. Chi rifiuti questo "religioso ossequio" commette peccato, ma non si esclude dalla Chiesa, a meno che ciò non comporti una rottura della comunione gerarchica.
      I bambini morti di aborto procurato o spontaneo, secondo la dottrina tradizionale, vanno nel Limbo, in quanto non sono battezzati e non hanno potuto meritare in alcun modo il Paradiso, dal quale sono esclusi dal peccato originale.

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  6. Segnalo alla vostra attenzione:

    https://www.renovatio21.com/analisi-critica-proposta-di-legge-un-cuore-che-batte/

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    1. Si prova profondo dispiacere e sconcerto nel vedere tanto accanimento contro questa proposta di legge da parte di cattolici che dicono di battersi per la tutela della vita nascente. Lasciando da parte i sentimenti, tuttavia, cerchiamo di valutare questo contributo in modo distaccato sia nel merito che nel metodo.
      Quanto al merito, ci poniamo qualche domanda. Il voto a favore della modifica equivale davvero all'approvazione di una legge iniqua già esistente e alla legittimazione di un crimine che è già legale? A un parlamentare sarebbe quindi lecito appoggiare la proposta ma non votarla? Cosa c'entra poi il principio del duplice effetto? Si tratta forse di un'azione da cui derivi simultaneamente un effetto buono e uno cattivo?
      Quanto al metodo, non si capisce perché far precedere le considerazioni di principio (che sono prioritarie) da un parere del tutto opinabile circa l'opportunità dell'iniziativa; è forse un modo per disporre negativamente il lettore in anticipo? La disamina dal punto di vista morale, poi, è un accumulo di appunti puramente formali con cui, a forza di sottigliezze, si cerca di negare l'evidenza del reale per dimostrare una tesi prestabilita, secondo i deprecabili procedimenti della peggiore neoscolastica decadente.
      Risulta sempre più imbarazzante, peraltro, che fedeli laici continuino a improvvisarsi teologi ergendosi a interpreti della legge divina; sarebbe auspicabile che ognuno facesse il suo mestiere e stesse umilmente al suo posto.

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    2. "c’è il rischio, altrimenti, di disperdere forze ed energie che potrebbero invece essere canalizzate su altre iniziative, più efficaci, sempre a favore della vita nascente."

      Quali???

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    3. Ma che domanda... Convegni, conferenze, dibattiti, articoli e dotti sbrodolamenti con cui compiacere il proprio ego senza ottenere alcun effetto concreto per la salvaguardia dei bambini non ancora nati. Non è difficile neutralizzare l'impegno per la vita.

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  7. Se Dio è per noi, chi sarà contro di noi? (Rm. 8,31)

    " I sodali del maligno hanno tutto tranne Dio.
    Noi, tranne Dio, non abbiamo nulla, ma..."
    Ricordate... in ogni battaglia spirituale...l'unione di Dio a una sola creatura è già un esercito (s. Teresa d'Avila)
    https://gloria.tv/post/MyUk9bNJmqqb2mxAF3tT16A2n
    Ave Maria!

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  8. Per quanto mi riguarda è un'iniziativa lodevole anche se la legge 194 resterà invariata.
    Il fatto stesso di "costringere" le istituzioni ad occuparsi amministrativamente dell'aborto può essere un'occasione per qualcuno di riflettere su un argomento importantissimo e con l'aiuto di Dio risvegliarsi.
    E poi agisce da termometro visto che i cattolici criticoni che sanno tutto si sono subito fatti avanti per boicottarla subdolamente.
    " Abbandonare un'animale è reato ".
    Abortire è un diritto!
    Non me lo posso togliere dalla testa.
    Giuseppe

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  9. Non sono contrario in libera di principio a questa iniziativa, anche se penso sia fallimentare già in partenza, non penso che un dottore abortista possa accettare tali obblighi. Penso però che queste battaglie giuste saranno anche efficaci solo quando la nostra società riconoscerà anzitutto i diritti di Dio prima di quelli dell'uomo.

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    1. In altri Paesi l'iniziativa è riuscita e ha ottenuto il risultato di un notevole calo degli aborti. Non possiamo aspettare che cambi la società per fare qualcosa. La società, peraltro, cambia nella misura in cui si opera nel senso di un cambiamento virtuoso.

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    2. Lo spot di ESSELUNGA che manda in bestia i divorzisti !
      gedidigital.it/…2-video-rrtv-650-la_pesca_una_storia_esselunga.mp4
      Genitori separati protagonisti del nuovo spot Esselunga: il corto al centro delle polemiche
      https://media.gedidigital.it/repubblicatv/file/2023/09/26/914122/914122-video-rrtv-650-la_pesca_una_storia_esselunga.mp4
      Carissimo don Elìa, carissimo Padre,
      questa pubblicita' sembra non entrarci niente con l'argomento in oggetto , secondo me c'entra con la Sua risposta. Grazie a Dio! Ave Maria!

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    3. P.S. Esemplifico : Finalmente un inizio di pubblicita' in retromarcia.

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  10. Buongiorno .
    Vorrei un chiarimento, dato che non si capisce più nulla.
    Non firmare per questa iniziativa è peccato, anche solo veniale?
    Perché io dovrei andare in un’altra regione a firmare, dove ho la residenza, con grande disagio per vari motivi. Vorrei quindi sapere se ci obbliga moralmente oppure è una libera scelta senza conseguenze di peccato anche lieve.

    Grazie,
    Paola

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    1. Esiste il peccato di omissione, la cui gravità dipende dalla materia e dalle circostanze. In questo caso la materia è grave, ma non c'è un nesso necessario di causa ed effetto tra l'atto di apporre la firma e la sopravvivenza di esseri umani; in altre parole, la firma non impedisce di per se stessa l'uccisione di innocenti nel grembo materno. Di conseguenza, qualora ci sia colpa nell'astensione, è al massimo leggera.

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    2. Lei scrive: “ qualora ci sia colpa” . Ma come faccio a sapere se c’è colpa? Non voglio mancare neanche in piccole cose

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    3. C'è colpa veniale se uno si astiene per motivi futili; se l'atto comporta invece un incomodo abbastanza serio, non sussiste affatto.

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