Aggiornamenti dal fronte
Anche se, formalmente, non siamo in guerra con alcun Paese, di
fatto lo siamo ad almeno due livelli. L’uno è quello dello scontro in corso tra
Russia e Ucraina, nel quale siamo coinvolti, nostro malgrado, a causa della
decisione governativa di sostenere militarmente una delle due parti in lotta e
di colpire economicamente l’altra. Tale scelta è del tutto contraria sia alla
Costituzione italiana, che per interventi militari esige l’avallo del
Parlamento, sia al diritto internazionale, che proibisce di inviare armamenti a
Paesi coinvolti in un conflitto senza l’impegno di un’alleanza o l’autorizzazione
delle Nazioni Unite. Le sanzioni, oltretutto, danneggiano soprattutto l’Europa,
che dipende in misura notevole dalle fonti energetiche russe e non ha il minimo
interesse a creare una nuova cortina di ferro, a meno che tali provvedimenti
non rispondano a intendimenti non dichiarati, attinenti al secondo livello del
confronto: quello, cioè, che oppone l’oligarchia finanziaria alla prosperità
dei popoli e alla sovranità degli Stati in funzione di una sua universale
tirannia.
Volenti o nolenti, dunque, dobbiamo occuparci dell’attualità
bellica, visto che la guerra tra le due ex-repubbliche sovietiche ci riguarda
da vicino. Essa è risultato di una preparazione durata tre decenni, durante i
quali non solo l’Alleanza Atlantica (contravvenendo agli impegni presi, seppur
verbalmente, alla vigilia della riunificazione della Germania) si è
considerevolmente espansa annettendo diversi Stati del disciolto Patto di
Varsavia, ma gli Stati Uniti hanno anche colonizzato l’Ucraina da ogni punto di
vista: economico, politico, ideologico, culturale e spirituale. Fin dai primi
anni Novanta quel Paese, come pure la Russia in un primo momento, è stato
oggetto di una sistematica predazione di risorse agricole e produttive in nome
dell’apertura al liberismo, mentre la mentalità consumistica e l’immorale stile
di vita occidentale dilagavano in ogni ceto sociale. Quando il presidente filorusso
Janukovyč ha bloccato gli accordi economici con l’Unione Europea, una rivolta
orchestrata dai soliti mandanti d’Oltreoceano, nel 2014, l’ha rimosso
illegalmente, sostituendolo con fantocci da loro manovrati.
Perfino in campo religioso, all’indomani della caduta dell’Unione
Sovietica l’Ucraina è stata invasa da sètte pentecostali americane, che con un
proselitismo selvaggio han catturato una buona percentuale della popolazione nel
loro inossidabile lealismo al sistema anglo-sionista. Anche la Chiesa
greco-cattolica, purtroppo, ne è stata contaminata con la complicità di due
agenti dello Stato profondo: il defunto cardinal Husar, membro della
famigerata mafia di San Gallo, e l’attuale suo capo, che in questi ultimi
mesi si è particolarmente distinto per la cooperazione alla vergognosa
propaganda antirussa. Anche là l’oppio delle autosuggestioni carismatiche è
stato ampiamente diffuso, nonostante la totale estraneità alla tradizione
liturgica e spirituale bizantina. Se le pratiche di quella deriva protestantica
sono di scandalo finanche nella Messa di Paolo VI e nelle orribili chiese
moderne costruite da noi, immaginatevene l’effetto davanti a un’iconostasi e
sotto cupole ricoperte di mosaici, dove di norma riecheggiano non strilli
sguaiati, ma canti composti e armoniosi.
L’Ucraina dunque, in vista della sottomissione della Russia, è
diventata l’avamposto orientale del nuovo ordine mondiale. Essa occupa
una posizione strategica da svariati punti di vista: per citarne solo alcuni,
il transito delle fonti energetiche, la produzione di cereali, l’accesso al Mar
Nero dei Paesi nordeuropei, il traffico di organi e quello di minori da
sfruttare nella prostituzione e nella pornografia… non ultima, la ricerca e
sperimentazione di armi biologiche da rivolgere contro la popolazione mondiale provocando
epidemie artificiali. L’oligarchia finanziaria, con le spudorate e incessanti
provocazioni della NATO, ha spinto la Russia alla guerra sia per logorarla,
nella speranza di un cambio di regime, in un conflitto combattuto per procura,
sia per distrarre l’opinione pubblica dai devastanti effetti della cosiddetta
vaccinazione. L’eventualità che esso si allarghi a dimensioni planetarie sembra
un rischio calcolato, anzi un’opportunità per il rilancio di un sistema
economico che si trova sull’orlo del collasso, non essendo più ancorato a beni
reali, ma gonfiato su speculazioni finanziarie come un’enorme bolla di sapone.
Il successo di Mosca nell’Operazione Zeta, però, ha scompaginato i
piani dell’élite, che non l’aveva previsto. La Crimea è ormai
ricongiunta al territorio russo, che si sta rapidamente estendendo a tutta la
costa settentrionale del Mar Nero. Da una serie di canali locali risulta che le
difese ucraine del Donbass si stanno sgretolando: caduta Mariupol’, è la volta
di Lyman, Lisichansk e Severodonetsk. Nonostante le minacce del loro governo,
pare che i militari di Kiev stiano fuggendo o arrendendosi in gran numero,
mentre i membri delle brigate neonaziste, una volta catturati, vengono trasferiti
lontano dai campi di battaglia per essere debitamente interrogati. Nel
frattempo il nostro governo si adopera per sottrarre all’arresto i militanti di
estrema destra portandoli dove possano esser protetti e mantenuti a spese dei
contribuenti, cioè qui da noi in Italia, dove già da anni, peraltro, la mafia
ucraina spadroneggia impunemente senza risparmiare neppure i ragazzi
italo-russi, barbaramente trucidati per puro odio nazionalistico con tanto di
sbeffeggiamenti alle famiglie, mentre la magistratura insabbia tutto con
encomiabile solerzia.
È molto probabile, tuttavia, che l’Ucraina non esisterà più come
nell’ultimo trentennio. Le regioni russofone, regalatele da Chruščëv in
occasione del terzo centenario del ritorno di Kiev alla Russia (1654), sono
definitivamente perse. Tutta la parte occidentale, intorno a Leopoli, è
sostanzialmente polacca e la Polonia sta già pensando a riprendersela, se non
come territorio effettivo, almeno come Stato confederato. La Rutenia chiederà
probabilmente una maggiore autonomia per stabilire stretti legami con
l’Ungheria. Le terre un tempo appartenenti all’Impero austro-ungarico, quindi,
saranno attratte nell’orbita occidentale e la NATO potrà espandersi
ulteriormente verso Oriente tramite quei due Stati che già ne fanno parte, ma
perderà definitivamente l’accesso alla sponda settentrionale del Mar Nero.
Anche la Moldova rischia di smembrarsi: la Moldavia storica potrebbe federarsi
con la Romania, mentre la Transnistria sarebbe aggregata alla provincia di
Odessa, il grande porto alla cui conquista sta per volgersi l’esercito di
Mosca.
Proprio quello è l’obiettivo finale dell’Operazione Zeta. Per
salvare quella città così importante, gli ucraini tenteranno di colpire la
flotta russa con missili a lunga gittata forniti dai Paesi occidentali, che i
russi sono intenzionati a distruggere, non appena giunti dalla Polonia, con un
forte rischio di colpirne il confine, fatto che fornirebbe un ottimo pretesto
all’intervento diretto della NATO. Agli altri elementi di questo scenario già
preoccupante si aggiunge la crisi alimentare provocata dal blocco delle
esportazioni di grano ucraino. Secondo il Times, il Regno Unito starebbe
trattando con gli alleati per decidere l’invio nel Mar Nero di navi da guerra
che scortino quelle mercantili che lo trasportano. L’idea sarebbe quella di
formare una coalizione dei volenterosi (comprendente alcuni Paesi della
NATO e altri che dipendono dal grano ucraino, come l’Egitto) che cercasse di forzare
il blocco russo creando un corridoio di protezione che, da Odessa,
raggiungesse il Bosforo. È forse per prevenire questo tentativo che Putin ha
valutato con Erdogan la possibilità di esportarlo attraverso la Turchia,
scongiurando così l’eventualità di uno scontro navale con le potenze
occidentali.
La grande concentrazione di risorse belliche ed economiche in
Europa orientale potrebbe incoraggiare la Cina, dal canto suo, a riprendersi
Taiwan con un colpo di mano, eventualità che la Marina americana considera da
anni. Gli Stati Uniti han fretta di regolare la questione, temendo che i rapidi
progressi militari di Pechino rendano presto impossibile un intervento di
forza, ponendo fine alla loro egemonia nel Pacifico e, in generale, sul
pianeta. Così svanirebbe per sempre il sogno di un mondo unipolare controllato
dal noto clan di banchieri e si aprirebbe un’epoca di distribuzione
dell’influenza tra poli diversi… sempre che non deflagri una guerra mondiale. Certo
è che, dopo aver dilazionato il più possibile l’intervento militare, resosi
infine indispensabile, Putin sta facendo di tutto per evitare l’allargamento
del conflitto. Vista la posta in gioco per l’umanità intera, ci pare opportuno
pregare per la sua vittoria. L’odio isterico della politica e della stampa
occidentali è un’eloquente riprova della minaccia che essa rappresenta per il
globalismo.
Deus dissipavit
ossa eorum qui hominibus placent: confusi sunt, quoniam Deus sprevit eos (Dio ha disperso le ossa di coloro che piacciono agli uomini: sono
rimasti confusi perché Dio li ha disdegnati; Sal 52, 6).
(Si ringrazia la fonte.)
CE LO DEVONO DIRE DAL GHANA...
RispondiEliminaFẹmi Akọmọlafẹ dal Ghana:
"Forse è ora che l'Occidente collettivo faccia qualcosa per il suo sistema educativo. Osservando le esibizioni di russi e funzionari occidentali, si nota immediatamente che la tanto decantata e ultra costosa "istruzione" fornita in Occidente oggi in realtà non è all'altezza . Le azioni russe in Ucraina hanno rivelato un Occidente in cui i leader rimangono adolescenti emotivi che continuano a REAGIRE a scatti alle mosse abili della Russia. Questo quando non sono impegnati a proiettare i propri valori e comportamenti sui russi. Non solo i russi hanno ampiamente superato l'Occidente militarmente , economicamente e geopoliticamente, le azioni/reazioni dell'Occidente hanno avuto un enorme boom a vantaggio della Russia L'iperinflazione che devasta l'Occidente è solo un esempio.
Oltre ad essere sempre al top del loro gioco, i funzionari russi si presentano sempre come ben istruiti, ben informati, educati, sofisticati, colti e rispettosi. I funzionari occidentali, d'altra parte, attaccano il mondo come imbecilli altezzosi, cattivi, maleducati, male istruiti, incolti, provinciali e narcisisti. Mancano del decoro elementare necessario per coinvolgere i coetanei in modo rispettoso. Ok, l'arroganza, alimentata dall'arroganza razzista, potrebbe in parte spiegare perché si comportano così, ma non possiamo escludere la possibilità che semplicemente manchino dell'istruzione, della cultura e della formazione domestica richiesta per un comportamento civile, specialmente negli incontri con altre culture. La domanda da porsi è come l'Occidente collettivo sia finito con l'attuale branco di pagliacci che ricoprono posizioni di responsabilità?".
https://smoothiex12.blogspot.com/2022/06/a-very-interesting-voice-from-africa.html?m=1
Condivido pienamente questo scritto. Per il resto, temo fortemente che il "branco di pagliacci" anche questa volta riesca a cantare vittoria.
EliminaSe la Russia riesce a spuntarla, possiamo gridare al miracolo.
RispondiEliminaDal germanico rauba: "preda" bottino.
RispondiEliminaI comunisti hanno una ingordigia per la roba altrui una vera ossessione. Negli anni 70", la parola d'ordine era: "leviamo la roba ai padroni", adesso che sono tutti ricchi e padroni con i soldi altrui, vogliono di più, cambiano il paradigma "levare la roba ai proletari e abolire il diritto di proprietà di tutti, meno che la loro. Vogliono tutto il bottino, siamo delle prede da braccare e depredare, perfino la coscienza e l'anima ritengono sia roba loro. "Già si vede salire una nuvoletta da oriente"
Questo quando la forza bruta e la prepotenza si sostituiscono all'intelligenza e alla tradizione
RispondiEliminaEh si, pregare perché la Russia risulti vittoriosa ed infranga il moloch atlantico, che non rappresenta poi né Europa, né America e né Occidente. Ma solo un superstato negli stati e al di sopra degli stati. La prova che la Russia attuale non rappresenta il sovietismo tanto demonizzato, è che i singoli, i gruppi, i partiti e gli interessi sempre in combutta ed allineati col sovietismo di ieri e di oggi ora sono contro la Russia : non rappresenta più il loro ideale...
RispondiEliminaCaro Elia di questi articoli prettamente ed unicamente politico-economici non se ne sente il bisogno. Per quel che posso suggerirle farebbe bene a distaccarsi dall'allineamento russo od eurasiatico che le impedisce di vedere che come argutamente ha notato, l'obiettivo è l'Europa ( ed il cristianesimo ). Non si smetterá mai di allertare che i russi fanno esattamente parte di questo sistema e ne sono l'ala destra rispetto quella demoliberal fabiana che ne è la sinistra. Il solito gioco polizziotto buono e polizziotto cattivo, ma il team è appunto in realtà lo stesso.
RispondiEliminaIl caso del nazismo ucraino è sintomatico giacche Azov non solo è finanziato da Soros ma anche proprio dal Kremlino: la carta perfetta. Lo stesso etichettare Bandera e la destra ucraina come nazisti è quantomai falso giacchè essi non erano nè socialisti nè pagani nè ipso facto antigiudaici come invece è Azov-blocco nazionale. Il che non significa non fossero terroristi o cos'altro.
Grazie, saluti, daouda
Sono parzialmente d'accordo: fermo restando la speranza nel successo di Putin e ovviamente seguiro' la richiesta di preghiere, non convince ancora al 100% l'assoluta, indiscutibile e in nessun modo dubitabile INEVITABILITA' dell'intervento. Fermo restando che se Putin in coscienza ha deciso in questo modo io non posso in nessun modo entrarci, non era veramente possibile in nessun modo evitare di abboccare all'amo per esempio offrendo cittadinanza e programmi di relocazione per i russi del Donbass in modo da offrirgli condizioni migliori nella madrepatria? (e non dovrebbe essere difficile offrire condizioni migliori a otto anni di bombardamenti continui).
EliminaQuando si parla di decisioni umane, nulla può essere affermato in modo assoluto; ogni valutazione conserva necessariamente un carattere relativo.
EliminaIn ogni caso, spostare in Russia tutta la popolazione del Donbass non sarebbe stata una cosa tanto semplice, dato che si sarebbero dovuti offrire casa e lavoro a tutti. La storia insegna peraltro che lo spostamento in massa di intere popolazioni per ragioni politiche comporta di solito enormi sofferenze.