Iam enim securis ad radicem arborum posita est.
(Mt 3, 10)

sabato 4 gennaio 2020


La Chiesa per conto tuo?




«Qua ognuno se fa ’a Chiesa pe’ cconto suo», soleva ripetere il mio primo parroco, buon’anima, che mi segnò nei primissimi anni di ministero. A quell’epoca, egli si riferiva al frazionamento delle parrocchie in una miriade di gruppi, gruppetti e gruppuscoli, ognuno contrassegnato da una forma propria di “originalità”. Anch’io, fresco di seminario, avevo pensato bene di dare il mio contributo creando con alcuni fedeli – senza avvertirlo – un’embrionale Comunità della Parola, che si riuniva ogni settimana per meditare insieme sul Vangelo. Pur essendo ancora convinto dell’utilità di questa pratica, oggi scorgo meglio le ragioni della profonda incomprensione tra un uomo ordinato negli ultimi anni del pontificato pacelliano e un giovanotto appena sfornato da un istituto di formazione che inculcava una delle tante varianti dello spiritualismo postconciliare. Tuttavia l’ingiustificabile atto di insubordinazione, che tradiva una visione piuttosto individualistica della Chiesa, rivelava controluce un disperato bisogno di qualcosa di più per l’anima.

Tale bisogno, con gli anni, non ha fatto altro che diventare sempre più impellente nei cattolici che han conservato la fede, chierici e laici, ma non deve spingerli a soluzioni estreme che finiscano col separarli dal Corpo Mistico. Da una parte, l’essere cresciuti nel clima della nuova Pentecoste ci ha vaccinati dalle sue illusioni: la malattia presa in forma leggera, grazie a Dio, ci ha fatto sviluppare quegli anticorpi che ci hanno riportato nel solco della Tradizione perenne. Dall’altra, nondimeno, certi germi della vecchia patologia possono continuare ad agire in modo latente, come la preminenza accordata al giudizio privato, la ricerca consumistica di gratificazioni interiori, l’insofferenza nei confronti della gerarchia, l’esaltazione – di sapore protestante – di una fede intimistica sganciata dall’obbedienza effettiva, per quanto crocifiggente… È così che molti sono fortemente tentati di ergersi a giudici supremi di tutto e di tutti, considerando irrilevanti le sanzioni canoniche in certi casi inevitabili, fosse pure la più grave. Chi sentenzia che una scomunica sia invalida perché in contrasto con le sue indiscutibili ragioni ha un’idea di Chiesa decisamente un po’ strana.

Ci sono purtroppo caterve di motivi per lamentarsi dei Pastori, ma nessuno di essi può arrivare a dissolvere la costituzione e la coesione dell’istituzione visibile, che è l’organismo per mezzo del quale agisce ordinariamente la grazia. Può anche succedere che uno, suo malgrado, incorra nella scomunica per non venir meno all’obbedienza alla volontà di Dio, riconosciuta con coscienza retta e ben formata; ma costui non se ne rallegra di certo, bensì accetta pazientemente la prova in attesa che il Signore lo liberi da essa. Chi invece se ne vanta o la disprezza come un atto privo di effetto, ignorandone totalmente le conseguenze, mette in atto un principio di dissoluzione della comunione ecclesiale minandone alla base il fondamento, cioè l’obbedienza gerarchica. In epoche oscure ci furono perfino prelati – anche a livelli altissimi – che praticavano l’occultismo e la magia, ma non si mise per questo in discussione la loro autorità legittima, bensì li si riprese o giudicò come individui e in modo conforme alla legge. È pur vero che oggi manca proprio questo tipo di interventi, ma tale contingenza non autorizza un ribaltamento dell’ordine costituito. Arrogarsi un diritto che non si detiene o ritenersi esonerati da ogni sottomissione in virtù del proprio giudizio soggettivo è la quintessenza dell’individualismo moderno, sul quale si fonda l’anarchia.

Per non alimentare involontariamente questo spirito di ribellione, preferisco dunque evitare l’accanimento della denuncia di ogni singolo errore o misfatto. Ciò rischia oltretutto di rafforzare indirettamente, dandole maggiore risonanza, l’opera degli avversari, nonché di aggravare la preoccupazione e lo scoraggiamento dei fedeli. Ci sono altresì meccanismi psicologici perversi che spingono a ricercare morbosamente notizie scandalose per nutrire uno sdegno malsano che non nasce dall’amore di Dio, ma dall’orgoglio ferito. La carità suscita sì l’ardore di combattere ciò che si oppone al bene (che è il fine cui essa sempre mira), ma questo non ha nulla a che fare con quell’astio scomposto che tradisce un desiderio di rivalsa tipico dell’ego. È dalla carità che deve scaturire, per poter essere esaudita, anche la preghiera che chiede a Dio la rovina, se non c’è altra soluzione, di chi mette in pericolo la salvezza altrui. Il cuore puro detesta chi fa il male, ma unicamente perché disonora il Creatore e induce altri a farlo; tale sentimento, non essendo inquinato da superbia o da amor proprio, non esclude la supplica per la sua conversione.

L’orgoglio ostinato respinge ogni tentativo di persuasione e aborrisce la penitenza offerta a pro del malvagio. Esso non fa che seminare odio e divisione, con grave danno per l’unità dei cristiani; è il marchio caratteristico di tutti gli eresiarchi e dei loro seguaci, più ansiosi di affermare il proprio punto di vista che di favorire il vero bene della Chiesa. Si possono pure avere ragioni da vendere, ma la volontà di separarsi dal Corpo Mistico le annulla tutte. Per difendere la verità cattolica, c’è chi distrugge il canale da cui l’ha ricevuta, interrompendone così la trasmissione. Nel cuore dei superbi anche le cause più sacrosante diventano materia per l’azione del demonio, abilissimo nel tentare i giusti facendo leva su buoni motivi e soffiando sulla brace dell’autocompiacimento. Nella sua impagabile misericordia, quando vuole strappare qualcuno alla perdizione, il Signore ne permette addirittura, a volte, vergognose cadute morali al fine di ricondurlo all’umile consapevolezza della propria miseria, così da trattenerlo da pericolosi passi falsi.

Invece l’orgoglioso che non sente ragioni, convintosi di essere un grande profeta, mistico o veggente, trascina dietro a sé folle di scontenti e di esaltati. Spesso, alla base di fenomeni del genere, può esserci un disturbo della personalità o anche una vera e propria patologia psichiatrica, su cui può innestarsi un’azione demoniaca volta ad accentuarli. Senza sconfinare nella psicanalisi, l’osservazione quotidiana fa notare che chi è dotato di un ego ingombrante tende a scambiare le proprie velleità e fantasie per la realtà effettiva, cosa che può causare seri inconvenienti a lui e agli altri, soprattutto nel campo religioso: un mitomane che si sente inviato dal Cielo è praticamente incoercibile… e chi gli dà retta, peggio ancora. In questi casi, l’unica via d’uscita pare l’intervento del braccio secolare e il ricovero coatto in una clinica specialistica; anche se il reato di plagio è stato derubricato, un magistrato può ancora aprire un’inchiesta per abuso della credulità popolare e disporre tutti gli accertamenti opportuni, sia sul preteso veggente che sui presunti fatti miracolosi.

Il primo a dover intervenire, in realtà, è il vescovo del luogo, istituendo una commissione di teologi e canonisti che si avvalga pure dell’ausilio di un valente psichiatra e di un buon esorcista; ma tale compito è spesso disatteso o adempiuto in modo inadeguato, con grave detrimento dei fedeli e della Chiesa. Come attenuante, bisogna osservare che oggi non è sempre facile mettere insieme teologi di sana dottrina, canonisti affidabili, psichiatri competenti ed esorcisti esperti; ma non dimentichiamo che, in mancanza di questi collaboratori, un vescovo può esercitare di persona, ai fini del discernimento, i carismi che detiene in pienezza, purché sia ben formato e abbia un’intensa vita spirituale. Nella confusione dilagante a tutti i livelli, è vitale che un Pastore sia caratterizzato da dottrina cristallina, moralità irreprensibile, ascesi severa e preghiera continua.

Perfino due celebri esorcisti, in questi ultimi anni, si son lasciati trarre in inganno da un falso veggente che, dopo aver divulgato (ovviamente senza alcuna autorizzazione) centinaia di messaggi, li aveva addirittura coinvolti nella fondazione di una comunità religiosa dedita a pratiche inquietanti. A quanto pare, una buona esperienza in materia è necessaria, ma non basta; a chi ha raggiunto un alto grado di unione con Dio, invece, basta guardare un video o ascoltare una registrazione per fiutare l’imbroglio. Lo sviluppo dei doni dello Spirito Santo, però, mal si concilia con la popolarità e la fama; al contrario un’intensa familiarità con Dio, vissuta nell’abiezione e nel nascondimento, conferisce una sorta di conoscenza per connaturalità che fa riconoscere di primo acchito se qualcosa proviene da Lui o no.

Guidami nella tua verità e istruiscimi, perché sei tu il Dio della mia salvezza; in te ho sempre sperato. Anche dall’orgoglio salva il tuo servo, perché su di me non abbia potere; allora sarò irreprensibile, sarò puro dal grande peccato (Sal 24, 5; 18, 14).

Per accrescere la divina intimità:

https://lascuredielia.blogspot.com/2019/12/laparte-migliore-che-nessuno-puo_14.html

https://lucechesorge.org/2020/01/05/chi-e-lamico-che-ci-consola/#more-14132

30 commenti:

  1. Carissimo Don Elia non so come ringraziarla per le consolanti e fervide parole che ogni Venerdì/Sabato ritrovo. Una preghiera per lei ed il suo ministero, Buon anno fruttuoso nella Luce del Verbo.
    Don Carlo

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    1. Carissimo don Carlo, ringraziamo il Signore per la luce che si degna di offrirci. Le sono molto grato per il ricordo nella preghiera, che ricambio di cuore all'altare. Buon anno!

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  2. Le confesso caro Don Elia che ultimamente faccio sempre più fatica a seguirla. Mi sembra che anche lei si stia mettendo sulla scia di coloro per i quali il nemico da combattere non è più quel soggetto che da quasi sette anni sta perseguendo scientificamente e freddamente l'opera di distruzione della Santa Chiesa Cattolica Apostolica Romana , bensì chi , esponendosi pubblicamente e pagando in prima persona, denuncia senza peli sulla lingua la devastazione apocalittica in atto.
    Eppure Nostro Signore Gesù Cristo lo disse chiaramente: "Voi siete il sale della terra; ma se il sale perde il sapore, con che cosa lo si renderà salato? A null’altro serve che ad essere gettato via e calpestato dalla gente".
    Mi perdoni, caro Don Elia, ma da un sacerdote della sua preparazione mi aspetterei contestazioni precise nel merito, senza ridurre tutto a problemi di natura psichiatrica.
    Le pongo qualche spunto di riflessione, magari per i prossimi post:
    E' vero o no che un Papa chiaramente eretico (per affermazioni in palese contrasto con la dottrina e la tradizione cattolica) decade ipso facto dalla carica, anche se nessuno ha il coraggio o l'autorità di dichiararlo tale?
    E se è vero, che valore può avere una scomunica emanata da chi non è Papa?
    E' mai successo prima d'ora che un membro della Chiesa venisse scomunicato per eresia e scisma senza essere ascoltato neanche una volta?
    E se veramente la rinuncia di Benedetto XVI fosse invalida perchè ottenuta con la minaccia? E se il successivo conclave fosse illegittimo come certe rivelazioni circa le trame della mafia di San Gallo fanno temere?
    E se il Papa agli occhi di Dio fosse sempre e solo Benedetto XVI, sarebbe forse matto chi lo riconosce come tale, sarebbe fuori dal Corpo Mistico?
    Ecco, caro Don Elia, mi piacerebbe avere il suo parere su questi temi.
    Siamo pochi di fronte a schiere sterminate di nemici apparentemente invincibili, non dividiamoci se possibile fra noi.
    Un fraterno saluto.

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    1. Carissimo, alle Sue domande ho già abbondantemente risposto nei miei scritti precedenti. Quale che sia la risposta che uno può darsi (purché lo faccia con coscienza retta e ben formata), se non ha l'autorità di farla valere in foro esterno deve tenersela per sé; altrimenti rischia di separarsi dall'organismo visibile della Chiesa, dato che un papa, quand'anche sia decaduto per eresia, finché non è dichiarato tale conserva la giurisdizione, motivo per cui i suoi atti sono validi.
      Non sto riducendo tutto a problemi di natura psichiatrica, ma solo mettendo in guardia da chi può eventualmente soffrirne e portare gli altri fuori strada. Sono peraltro cinque anni che pubblico contestazioni precise, ma non ho la presunzione di pensare che la mia voce possa impressionare chi sta in alto; il mio scopo è rinfrancare la fede dei miei fratelli e aiutarli a mantenere la rotta in questa tempesta, in attesa che il Signore intervenga come Lui solo può fare.

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  3. E' bello e di insegnamento per l'anima nostra aprire la " Lettera settimanale agli Amici della Croce " e scoprirvi parole di stima e di gratitudine e di vicinanza di un confratello ad un altro confratello nella fede : un riflesso della Tua Luce Signore .
    Ave, Maria, gratia plena;

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    1. Stare davanti a Te per gustare della Tua presenza , mio Signore e mio Dio !

      http://w2.vatican.va/content/benedict-xvi/it/homilies/2008/documents/hf_ben-xvi_hom_20080320_messa-crismale.html

      Ave Maria !

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  4. Il silenzio per San Giovanni della Croce.

    "Tacere di sé è umiltà
    tacere i difetti altrui è carità
    tacere parole inutili è penitenza
    tacere a tempo e a luogo è prudenza
    tacere nel dolore è eroismo.

    Saper parlare è un vanto di molti
    Saper tacere è una saggezza di pochi
    saper ascoltare
    una generosità di pochissimi.

    Per possedere il Tutto
    non possedere nulla di nulla!
    Quando ti rifugi in qualche cosa
    cessi di lanciarti nel Tutto.
    Se vorrai possedere qualcosa del Tutto
    non hai posto il tuo tesoro nel Tutto!"

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    1. E “o silêncio dos justos fortalece os inimigos de Deus.”

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  5. IL DONO DEL CUOR DI GESÙ
    Se tu conoscessi il dono di Dio! (Giovanni, IV, 10).

    Gesù è giunto al termine di sua vita mortale. Il Cielo richiede il suo Re: egli ha combattuto abbastanza; è tempo che trionfi.

    Ma non vuole Gesù abbandonare la sua giovane famiglia, i figli di sua conquista. Me ne vado e ritorno a voi, dice agli Apostoli. Ritorni, Signore? partendo, rimani? e per qual meraviglia della Tua potenza?

    E' il secreto, è l'opera del Suo divin Cuore. Gesù avrà due troni: uno di gloria in cielo, di bontà l'altro e dolcezza sulla terra; due corti: quella celeste, trionfante, e quella terrena, dei suoi redenti. Però, osiamo dirlo, se Gesù non avesse potere di rimanere a un tempo quaggiù ed essere in Cielo, preferirebbe dimorare con noi al risalire lassù senza di noi. Certo, ben dimostrò che a tutta la gloria antepone l'ultimo dei poveri suoi redenti, e che sua delizia è trovarsi con i figli degli uomini.
    ./.

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  6. -/.
    In quale stato rimarrà Gesù con noi? come di passaggio? di tanto in tanto? No, in modo permanente, per sempre.

    Or ecco levarsi un'ammirabile lotta nell'anima di Gesù Cristo. La divina Giustizia osserva: non è compiuta la redenzione? fondata la Chiesa? l'uomo ha la grazia e il Vangelo, la legge divina e l'aiuto per praticarla. Risponde il Cuore di Gesù: Quel che basta alla redenzione non è abbastanza per il mio amore; non è paga una madre di mettere alla luce il suo bambino, lo nutre, lo educa, l'accompagna ovunque. Amo gli uomini più che la miglior delle madri ami il suo figlio: resterò con essi!

    E sotto qual forma? Sotto la forma velata del Sacramento. A tale umiliazione, più profonda che nell'Incarnazione, più immolante che nella stessa Passione, vuol opporsi la divina Maestà: la salvezza dell'uomo ne esige cotali abbassamenti!

    Ma il Sacro Cuore risponde: Voglio velarmi, coprire la mia gloria, perché lo splendore di mia persona non rattenga i miei poveri fratelli dall'accostarsi a me, come già la gloria di Mosè; voglio nascondere le mie virtù che umilierebbero l'uomo e lo farebbero disperare di poter mai imitare un modello sì perfetto: Così più facilmente egli verrà a me, e, vedendomi discendere sino al limite del nulla, con me si abbasserà: avrò diritto d'inculcargli con più forza: impara da me che sono dolce ed umile di cuore.
    E con qual mezzo si perpetuerà Gesù?
    ./.

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    Nel mistero dell'Incarnazione intervenne l'opera dello Spirito Santo. Nella Cena operò Gesù stesso. Ora, chi sarà degno di compiere un tal mistero? Un uomo: il Sacerdote!

    Come! oppone la divina Sapienza, un mortale incarnerà il suo Salvatore, il suo Dio? coopererà con lo Spirito Santo nella nuova incarnazione del divin Verbo? Un uomo comanderà al Re immortale dei secoli e sarà obbedito? Sì, dice il Cuor di Gesù, amerò l'uomo sino ad essergli in tutto soggetto! Alla voce d'un Sacerdote discenderò dal cielo. Lascerò il mio tabernacolo, al desiderio dei fedeli. Per le città e campagne andrò a visitare i miei figli sul letto del loro dolore. L'onor dell'amore è amare, donarsi, sacrificarsi! Insiste da ultimo la divina Santità: Almeno dimorerà Gesù in un tempio degno della sua gloria! avrà sacerdoti quali si convengono alla regale maestà divina! soltanto cristiani puri e ben preparati lo riceveranno: per bellezza la nuova legge deve superare l'antica in ogni cosa.

    Il mio amore non conosce restrizioni, né condizioni, dice Gesù. Obbedirò sul Calvario ai miei carnefici: se nuovi Giuda verranno a me nel Sacramento, riceverò ancora il loro bacio infernale, li obbedirò! Ma quale scena si svolge a questo punto sotto gli occhi di Gesù! Il suo Cuore è ridotto a combattere le proprie inclinazioni.
    ./.

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  8. ./.
    Già lo stringono le angosce del giardino degli Olivi. Nel Getsemani la vista delle ignominie che l'attendono nella Passione lo rattristeranno sino alla morte; il pensiero che il suo popolo andrà perduto, nonostante il suo sacrificio, gli farà versare lacrime di sangue; lo trafiggerà crudelmente l'apostasia di un gran numero dei suoi. E qui, che lotta, che strazio nel Cuore di Gesù! vuol darsi tutto, senza limiti di sorta; ma vorranno tutti credere a tanto amore? Quelli che vi crederanno lo riceveranno con riconoscenza? E quelli che lo riceveranno gli si manterranno tutti fedeli? Certo, non dubita il Cuore di Gesù, non esita, ma è torturato! Vede la Passione rinnovarsi ogni giorno nel suo Sacramento d'amore; rinnovarsi da cuori cristiani, da cuori a lui consacrati. Sarà tradito dalla apostasia, venduto dall'interesse, crocifisso dal vizio. Spesso diverrà suo Calvario il cuore di colui che l'ha ricevuto!

    Quale tormento per il divin Cuore! Che farà Egli? Si darà, si darà ugualmente!

    di San Pietro Giuliano Eymard

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  9. Omelia di Padre Giorgio Maria Faré a commento di un testo di S.Pier Giuliano Eymard: "La Santissima Eucarestia - La presenza reale" :
    "L'onor dell'amore è amare, donarsi, sacrificarsi!" -
    https://www.youtube.com/watch?v=32GB3Q8LZpc
    3 gennaio 2020, Santuario del Carmelo di Monza.

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  10. Anche S.Atanasio fu scomunicato ma, evidentemente, era lui ad essere nella verità. La Chiesa ha riconosciuto lui Santo e Dottore non il papa sceso a compromesso cno gli eretici.
    Credo che, questo evento, qualcosa ci insegni.
    S. Atanasio avrà sicuramente sofferto per la scomunica ma ciò non è servito a piegarlo.
    Se lei, don Elia, fosse scomunicato per aver, ad esempio, sostenuto i dogma mariani, che farebbe, piegherebbe la testa? Spero e credo di no!
    Vogliamo sostenere, per caso, che i Mons. Viganò, Schneider, Zene gli altri che sottolineano gli errori (orrori) di Bergoglio stiano sbagliando?
    Probabilmente stanno rischiando anche loro, come S. Atanasio, di essere scomunicati , e allora?

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    1. Non si tratta di tacere la verità o di rinunciare completamente a denunciare gli errori, ma di cercare il vero bene della Chiesa, per il quale può essere dannoso l'accanimento negli attacchi e, soprattutto, la disobbedienza all'autorità costituita. Se ognuno si ritiene in diritto, in base alla sua opinione, di considerare nulle le sanzioni ecclesiastiche, la Chiesa finisce nel caos e nell'anarchia, per non dire che questo è esattamente ciò che fece Lutero e chi lo seguì.
      Se io fossi scomunicato, non mi piegherei nella coscienza, ma obbedirei comunque in foro esterno per rispetto dell'ordinamento ecclesiastico, che nessuno ha il diritto di ledere, nemmeno per le più sacrosante ragioni. Sant'Atanasio non mutò posizione sulla fede, ma aspettò pazientemente di essere riabilitato, come del resto hanno fatto tutti i Santi ingiustamente perseguitati.

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  11. Se noi subiremo con pazienza ed allegria pensando alle pene del Cristo benedetto e che solo per Suo amore bisogna sopportare, caro frate Leone, annota che sta in questo la perfetta letizia. Ascolta infine la conclusione, frate Leone: fra tutte le grazie dello Spirito Santo e doni che Dio concede ai suoi fedeli, c'è quella di superarsi proprio per l'amore di Dio per subire ingiustizie, disagi e dolori ma non possiamo vantarci e glorificarci per avere sopportato codeste miserie e privazioni perché questi meriti vengono da Dio. Infatti le sacre scritture dicono: cosa hai tu che non sia stato concesso da Dio? E se tu hai ricevuto una grazia da Dio perché te ne vanti come se fosse opera tua? Noi ci possiamo gloriare nella nostra croce fatta di sofferenze e privazioni. Sul Vangelo sta scritto: Io non mi voglio gloriare se non nella croce di nostro Signore Gesù Cristo.
    La "Perfetta Letizia" di san Francesco d'Assisi

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    1. E' la perfetta letizia di san Francesco che ho scelto anch'io e mi sforzo indegnamente di imitare. Sono i Santi che devono essere nostro modello, non i ribelli.

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  12. Tutto va bene, a giudizio de’ prudenti di questo secolo. A giudizio d’altri, ancor più prudenti, è necessario che i cattolici non abbiano l’audacia di parlare; conviene osservare un perfetto silenzio per non fomentare inquietudini e rumori disgustosi, e tutto quello che può recar turbamento non è che imprudenza e sconsideratezza. Tale specie di prudenza è l’arma più terribile di coloro che minano la Chiesa; essi la minano sordamente, e chi denunzia la loro insidia, chi rivela il tradimento, sono (fatti passare per – ndr) i turbolenti, sono (fatti passare per – ndr) i perturbatori della società».

    (beato Antonio Rosmini, Delle cinque piaghe della Santa Chiesa - Trattato dedicato al clero cattolico, 1848, p. 261)

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    1. Profonda osservazione sul silenzio opportunista, ben diverso dalla prudenza soprannaturale con cui si cerca di parlare con reale utilità per gli altri o si limita il parlare per non aggravare il danno.

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  13. "Guidami nella tua verità e istruiscimi, perché sei tu il Dio della mia salvezza"...
    questa è la mia preghiera e la mia speranza in questo tempo cosi lontano dal Salvatore.Dio non ci chiede di essere perfetti,non possiamo esserlo;non ci chiede di essere studiosi di teologia e di scienza,ci chiede di essere "uomini di buona volontà"che combattono contro le tentazioni del corpo e dello spirito con l'armatura della SUA PAROLA, che ha un potere enorme e diverso se, chi la riceve, è un uomo di buona volontà,pur se peccatore.Inizia,allora, l'ascesa verso il bene perchè si affida completamente a Dio. Un uomo di cattiva volontà discende inesorabilmente verso il male perchè pensa di fare a meno di Dio,o irride Dio, dimenticatosi che Dio sa anche dire "BASTA".Pensiamo all'Australia che brucia...un cardinale della Sua Chiesa,abbandonato da una Roma infame,innocente, da mesi chiuso nelle carceri australiane, non può neppure celebrare la S.Messa...che dire... il Padre abbia Misericordia di questo popolo senza più il Timor di Dio.

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  14. "un papa, quand'anche sia decaduto per eresia, finché non è dichiarato tale conserva la giurisdizione, motivo per cui i suoi atti sono validi."

    Vorrei chiedere precisazioni su questo.
    Se ho capito bene il Papa decaduto, quindi un individuo non più Papa, ha il governo della Chiesa e governa finché non è dichiarato decaduto dai cardinali.
    Come è possibile che chi non è Papa possa avere il governo e governare la Chiesa?
    Non riesco a capire come sia possibile. Potrebbe spiegare in che modo ciò accade, perché accade?
    Intendo una spiegazione metafisica, non un semplice richiamo all'autorità di esperti di diritto canonico.

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    1. Quella che ho enunciato sinteticamente è la tesi di san Roberto Bellarmino, che è diventata dottrina comune. Essa si spiega nel modo seguente. Il potere di giurisdizione non è una realtà ontologica, cioè legata all'essere di chi lo detiene (come il potere di ordine), bensì un fatto giuridico, è cioè una potestà che viene conferita a un individuo per nomina o per elezione. Un papa eretico, pur non essendo più tale (dato che, non essendo più membro della Chiesa, non può neanche esserne capo), conserva tuttavia la giurisdizione finché l'eresia non sia dichiarata pubblicamente, dato che l'autorità della Chiesa deve essere certa. Se si potesse mettere in dubbio la validità delle cariche ecclesiastiche per il solo sospetto di eresia, senza un intervento da parte di chi di dovere, sarebbe il caos totale.

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  15. Caro P. Elia il tema è scottante e poiché, in questo caso, non sono d'accordo con quello che lei ha scritto sull'argomento, voglio dirle che solitamente apprezzo i suoi articoli che leggo spesso e attraverso i quali ho maturato una grande stima verso di lei.
    Lei inizia affermando che "non si tratta di tacere la verità o di rinunciare completamente a denunciare gli errori, ma di cercare il vero bene della Chiesa", ma il vero bene della Chiesa, è evidente, non è certo quello di farsi succubi e quindi complici di coloro che la vogliono distruggere, dovendo Essa essere fedele a Chi l'ha fondata non a chi l'ha temporaneamente (anche se fosse fino alla fine dei tempi) occupata.
    Qualunque "autorità costituita" ha il dovere di eseguire ciò per cui essa è costituita, e nel caso della Chiesa, ancora di più. Non può agire a proprio capriccio. Nemmeno sotto il pretesto della giurisdizione. Inoltre, in questo caso, nessuno, dotato almeno di buon senso, vede disobbedienza all'autorità costituita, quanto piuttosto l'obbligo di obbedire a Dio piuttosto che agli uomini.
    Purtroppo la Chiesa è già stata portata al caos e all'anarchia, anzi peggio è già in mano dei nemici che, agendo sotto le spoglie di "autorità costituita", hanno introdotto Lutero all'interno di Essa, sia in forma di statua che come guida da seguire.
    Il vero culto a Nostro Signore con la celebrazione della Santa Messa, la diffusione della vera Dottrina e di conseguenza la salvezza delle anime costituiscono la ragione d'essere della Chiesa, e Sant'Attanasio ha combattuto in tutti i modi che gli erano possibili, per difendere tutto questo, infatti, negando la divinità del Signore Gesù crolla tutto, ed è ciò a cui mira oggigiorno l'"autorità costituita". Non risulta che Sant'Attanasio abbia atteso rassegnato o pazientemente la propria riabilitazione, anzi, ricercato, fuggì, anche perché il suo obiettivo primario era di difendere la Santa Chiesa e il suo Credo. Coloro che oggigiorno hanno il coraggio di combattere per la difesa della Chiesa, anche commettendo errori inevitabili per chi affronta idolatri pervertiti dichiarati, appoggiati da forze che appaiono invincibili, e che hanno preso possesso dei posti chiave nella Chiesa, ebbene credo che debbano avere tutta la nostra gratitudine ed apprezzamento. Anche grazie a loro, e ovviamente al Signore che li sorreggerà si potrà, chissà quando, riavere la Chiesa in grado, nonostante i nostri difetti umani, di svolgere la propria missione, oggi impeditagli da chi la occupa.

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    1. Carissimo, Le sono grato per le espressioni di stima peraltro immeritate, dato che ogni bene ci viene da Dio.
      Venendo alle Sue osservazioni, non ho mai invitato a farsi succubi o complici di chi vuol distruggere la Chiesa, bensì a non cadere in un errore per combattere un altro errore. La comunione ecclesiale richiede l'obbedienza (in ciò che è conforme alla legge divina e a quella ecclesiastica vigente) all'autorità legittima, che si fonda sulla successione apostolica. Non bisogna confondere un ufficio di governo in se stesso con chi lo detiene. Del secondo si possono criticare parole o atti oggettivamente non conformi alla sua funzione, ma ciò non autorizza a negarne il ruolo in base al giudizio privato, cioè senza che egli venga rimosso in modo legittimo. Se nella Chiesa c'è il caos, non bisogna accrescerlo, anche perché certe scelte erronee, oltre a rompere l'unità dei fedeli, minano la dottrina stessa della fede.

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  16. Per chi concorda con quello che dicono don Minutella e padre Dornelles, potrebbe essere una soluzione andare esclusivamente alla messa in latino. Così si può sperare che non venga detta una cum papa Francisco. In fondo nessuno sente quello che dice il Sacerdote .
    Cosa ne pensa, Don Elia?
    La ringrazio per la Sua eventuale risposta

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    1. Non bisogna concordare con chi è scomunicato. Andate a Messa dove potete e non vi ponete problemi che non vi riguardano.

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  17. L'invito che vi rivolgo e' quello di rimanere sempre vigili ; NON CEDETE MAI AGLI IDOLI del momento , alle frasi fatte , a quelle convenzionali , ma esercitate sempre la vostra valutazione critica , riflettete con il vostro pensiero e capacita' intellettuali che vi derivano anche dall'aver frequentato queste lezioni .
    Federico Caffe'
    https://www.maurizioblondet.it/lultima-lezione-di-federico-caffe/

    L'invito e' anche per noi gregge sparpagliato dell'aere che probabilmente non abbiamo frequentato le lezioni di Federico Caffe' ma che amiamo frequentare il Vangelo e le riflessioni che di volta in volta Don Elìa ci propone .
    L. J. C. et M.I.

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  18. Discerniamo il discernimento
    Un intervista a don Alfredo M. Morselli
    http://blog.messainlatino.it/2020/01/discerniamo-il-discernimento.html#more

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  19. Quando saranno cambiate le parole della consacrazione e quindi l'ostia non sarà più Corpo di Cristo ma un semplice pezzo di pane, i veri cristiani cattolici apriranno gli occhi e chi non prende posizione non sarà più cristiano cattolico.

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  20. Quando cambieranno le parole della consacrazione saremo costretti a scegliere da che parte stare.

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