Venti
di guerra:
progetti
umani, disegni divini
Aspetta! Aspetta! Prenditi cura del popolo cinese!
Stanno perdendo la fede!
Che cosa lega
tra loro la vergognosa provocazione all’Iran, il vertiginoso sviluppo
dell’industria digitale, il movimento di protesta di Hong Kong, l’Ostpolitik vaticana e la sberla
appioppata ad una fedele cinese dal vescovo vestito di bianco? A prima vista,
nulla. Una serie di dati interessanti consente però di individuare un filo di
raccordo o, meglio, di inquadrare in una cornice coerente fatti apparentemente disparati.
Tale tentativo richiede uno sguardo profondo che, partendo da realtà
contingenti, ne colga il significato recondito alla luce di una visione
teologica della storia, quella che interpreta il groviglio degli avvenimenti
come una lotta incessante tra il Regno di Dio che si afferma nel mondo e le
forze anticristiche che tentano invano di frenarne l’avanzata. Un approccio di
tal genere sarà facilmente bollato dai benpensanti come apocalittico o irriso
dagli esperti come ingenuo, ma il rilevamento di certe convergenze oggettive
non può lasciare indifferenti.
Cominciamo
dall’informatica, ossia da quel sistema tecnologico da cui dipende ormai ogni
attività umana e ogni aspetto della nostra esistenza: finanza, distribuzione,
commercio, informazione, cultura, comunicazione, difesa militare… Il controllo
della Rete equivale a uno smisurato potere che è in grado di scavalcare o
sottomettere anche le istituzioni nazionali. Gli Stati Uniti ne hanno finora
detenuto il monopolio mediante un cartello di aziende che ne difendono gli
interessi egemonici. Di recente, però, i due colossi Google e Facebook hanno
formato, con alcune società cinesi collegate alla governativa Huawey, un
consorzio per la realizzazione di una nuova linea Internet ultraveloce tra Los
Angeles e Hong Kong; come contropartita, la Gran Bretagna ha venduto alla Cina
la Borsa di Londra, la seconda al mondo per volume di affari. Non per nulla,
l’anno scorso Donald Trump ha bloccato la posa del cavo transoceanico, visto che
un fatto del genere, mettendo fine al monopolio americano, provocherebbe
inevitabilmente un profondo riassetto degli equilibri mondiali.
I due giganti
promotori dell’impresa sono pur sempre statunitensi, ma alleati col Partito Democratico,
e costituiscono ormai una sorta di Stato nello Stato capace di condizionare la
politica nazionale. Come se non bastasse, a fine agosto, al simposio dei
direttori delle banche centrali che si è tenuto a Jackson Hole, nel Wyoming, il
governatore della Banca d’Inghilterra, Mark Carney (già managing director della Goldman Sachs), ha proposto fra gli
applausi la creazione di una valuta
sintetica egemonica che rimpiazzi il dollaro come moneta di scambio
planetario, agganciandosi invece allo yuan
cinese. La ragione è fin troppo chiara: i biglietti verdi sono ormai carta
straccia, visto che anche gli Stati Uniti continuano a stampare denaro cui non corrisponde
più alcun valore reale; il debito pubblico americano è una voragine senza
fondo, mentre pare che le riserve auree di Fort Knox siano state misteriosamente
sostituite da lingotti al tungsteno (che ha lo stesso peso specifico)
verniciati d’oro. Si capisce bene, in questa luce, perché la Russia e la Cina
si siano sbarazzate quasi del tutto delle quote del debito statunitense di cui
erano titolari: la prima potenza del mondo rischia la bancarotta.
Ma perché questa
preferenza dei potentati finanziari per l’Impero di Mezzo? Anche l’asse
franco-tedesco, indifferente ai vincoli contratti con gli altri Paesi
dell’Unione, coltiva autonomamente forti interessi economici in Oriente. Francia
e Germania, ora ancor più strettamente unite dal Trattato di Aquisgrana (22
gennaio 2019), cooperano al progetto cinese per l’installazione della rete 5G,
che comporta – oltre a seri rischi per la salute e la sicurezza – forti minacce
di spionaggio delle basi americane in Europa. In realtà, tale propensione
contagiosa per uno Stato che calpesta i diritti umani, sacri all’Occidente, non
stupisce più di tanto, se si pensa che i regimi comunisti non sono stati altro,
al di là della retorica populistica, che un immenso laboratorio per la
sperimentazione su larga scala dell’economia pianificata dall’alto. L’Unione
Sovietica sarebbe implosa sul nascere senza il fiume di capitali riversatovi
dalle banche ebraiche con sede negli Stati Uniti. Mao Tse-tung avrebbe perso la
guerra se i finanziatori occidentali di Chiang Kai-shek non avessero
inopinatamente chiuso i rubinetti. Ciò fa pensare che, al di qua e al di là
dell’Atlantico, si stia portando avanti un progetto comune, sebbene secondo modelli
diversi, quello sinarchico e quello palladista.
Mister Carney,
oltre ad essere un uomo-chiave dell’oligarchia finanziaria piazzato alla testa
di una banca di Stato (ciò che dimostra una volta di più come la finanza
pubblica sia ormai controllata da quella privata), è anche coinvolto nella Coalizione per un capitalismo inclusivo,
la cui presidente e cofondatrice è una Rothschild legata ai Clinton e ai reali
d’Inghilterra, nonché agli amministratori delegati delle principali
multinazionali. La nuova locuzione, resa così seducente dall’impiego di una
parolina magica del politicamente
corretto, prospetta un sistema economico che, sostanzialmente, faccia a
meno degli Stati, possa cioè passar sopra alla volontà politica, alle
legislazioni in vigore, ai diritti dei lavoratori e a tutto il resto, a
vantaggio del potere illimitato di una cerchia ristrettissima di persone
detentrici di ricchezze inimmaginabili. Dietro l’apparenza di una libertà
individuale senza limiti (quella di ridursi a livelli subumani con la droga
libera e il sesso indiscriminato), si cela una tirannia totale che si sta edificando
sulle rovine delle sovranità nazionali, oltre che sull’oscuramento della
ragione e sulla perdita della dignità morale.
In questo
quadro, sembra che la cupola finanziaria abbia deciso di trasferire la
supremazia mondiale dagli Stati Uniti alla Cina, nuovo fulcro del
turbocapitalismo pianificato; nello stesso senso depone, in effetti, l’invasione
planetaria dei prodotti cinesi resa possibile dalla globalizzazione, nonché la
rapida deindustrializzazione dell’Occidente, imposta con l’ideologia dei
cambiamenti climatici e favorita dalla delocalizzazione. La Cina è il primo
Paese al mondo sia per popolazione che per crescita economica; la recessione
causata dal calo della domanda occidentale (determinato a sua volta dall’impoverimento
dei ceti medio-bassi) è stata compensata da un aumento dei consumi interni innescato
con la realizzazione di infrastrutture e con l’immissione di capitali, da parte
della banca centrale, nelle aziende nazionali, che sono comunque controllate
dal governo. Il pugno di ferro su Hong Kong si spiega alla luce del progetto
che intende unire l’isola alla Silicon Valley, mentre la protesta popolare
mostra i sintomi dell’ennesima rivoluzione
colorata orchestrata da Washington, che – come abbiamo visto – cerca di
impedirne la realizzazione.
La composizione
dei due fronti, nella competizione in atto, può di primo acchito sorprendere.
Si direbbe uno scontro tra titani per il conseguimento del dominio universale. Alla
radice – posto che l’alta finanza sia gestita da un certo numero di famiglie, ebraiche
o non, più o meno strettamente legate ai Rothschild – si potrebbe ipotizzare
una concorrenza tra due tendenze del sionismo: da un lato, un sionismo che
possiamo denominare di destra, rappresentato da Netanyahu e patrocinato da
Trump sotto l’influsso del genero lubavitcher,
Jared Kushner; dall’altro, un sionismo di sinistra, di cui George Soros è uno
dei più noti promotori e che pilota l’Unione Europea, oltre ad aver piazzato i
suoi uomini ai vertici del Vaticano, facendone così una centrale ideologica
dell’immigrazionismo e della cosiddetta conversione
ecologica.
Si può altresì
supporre, con una certa plausibilità, che tale competizione abbia semplicemente
una funzione equilibratrice, facendo in modo che un centro di potere non prenda
il sopravvento sugli altri e tenendo l’umanità sotto scacco con il pretesto,
ieri, della guerra fredda, oggi, del terrorismo islamico. In ogni caso, essa
consente ai burattinai occulti di esercitare la propria influenza ovunque, in
tutte le grandi corporazioni industriali e in schieramenti politici opposti (tanto
sulla sinistra che difende le banche quanto sulla destra prona a Israele). Questa
è del resto la filosofia che ispirò Mayer Amschel Rothschild quando fondò il
suo impero finanziario: dirigere la scena politica – e quindi il mondo –
prestando denaro agli Stati per poi ricattarli e speculando sulle guerre, cioè
finanziando entrambe le parti in lotta così da ricavarne guadagni favolosi
comunque andasse.
A questo punto
occorre menzionare la Russia, finora rimasta sullo sfondo. La Federazione è
ormai giunta a disporre della tecnologia militare più avanzata al mondo,
sebbene, per ora, sia inferiore agli Stati Uniti per potenza. Entro il 2024,
tuttavia, insieme alla Cina essa avrà raggiunto una superiorità schiacciante
sull’Occidente; perciò l’unica possibilità che rimane agli americani di
conservare la propria egemonia è scatenare una guerra nei prossimi quattro
anni. L’Iran è l’ultimo dei sette Paesi limitrofi di Israele che, secondo il Piano Kivunim (1982), dovevano essere
neutralizzati in nome della sua sicurezza; ma la repubblica islamica è alleata
proprio con la Russia e con la Cina. Questa volta, dunque, il conflitto rischia
di non rimanere confinato alla regione, ma di estendersi a livello planetario,
con conseguenze imprevedibili. Qualora qualcuno si domandi chi possa avere interesse
a provocare un’ecatombe di proporzioni immani, non dimentichi che l’oligarchia,
convinta che noi si sia troppi, ritiene insufficienti – o non abbastanza rapidi
– i mezzi finora adottati ai fini di una drastica riduzione della popolazione
mondiale (aborto, contraccezione, omosessualismo).
Secondo le loro
dottrine esoteriche, d’altronde, la civiltà non può passare da un’èra all’altra
se non attraverso una distruzione e una rinascita; il progresso verso stadi
dell’umanità via via più perfetti può ben richiedere il sacrificio di miliardi
di anonimi individui a vantaggio di una razza più scelta. Simile teoria vi
rammenta qualcosa? Anche quello non era altro che un laboratorio temporaneo per
un progetto molto più ampio, tanto è vero che molti criminali nazisti trovarono
rifugio proprio negli Stati Uniti, a parte quel Walter Hallstein che fu
riciclato come primo presidente della Comunità Economica Europea… La nostra
Unione, effettivamente, ha assunto i tratti di un regime totalitario dotato di
efficienti lager, gulag o laogai, comunque li si voglia chiamare: anche se l’apparenza è più
“democratica”, le dinamiche sono analoghe. Pensate che sono riusciti a
trasformare in questo senso perfino le strutture della Chiesa Cattolica:
chiunque non aderisca all’ecclesialmente
corretto viene o sottoposto a rieducazione o, qualora sia refrattario,
relegato in un limbo in cui se ne perde il ricordo; ma qualcuno riesce comunque
a far sentire ancora la sua voce.
È il caso del coraggioso
cardinal Zen. L’anziano porporato si è espresso a più riprese, con grande
franchezza, sull’accordo segreto tra il regime cinese e la Santa Sede del 22
settembre 2018, che ha ribaltato la posizione precedente: i vescovi scomunicati,
ordinati su indicazione del governo senza mandato pontificio, sono stati
riconosciuti da Roma, mentre quelli fedeli al Papa, che hanno spesso pagato la
loro lealtà con lunghe prigionie, hanno ricevuto l’ordine di aderire alla
sedicente Chiesa patriottica, che altro non è che un organo del partito
comunista. La decisione è stata salutata come una svolta che dovrebbe portare
al superamento di una divisione che perdura da decenni, ma in realtà costringe
i cattolici cinesi a sottomettersi a una gerarchia scismatica e li getta così
nelle fauci del regime, che mira al controllo totale di ogni organizzazione
religiosa e continua peraltro, in barba all’accordo, a infierire sulla Chiesa sotterranea,
facendo sparire preti e vescovi, abbattendo croci e chiese, proibendo
l’educazione religiosa fino alla maggiore età. Ma il fatto più paradossale è
che la suprema autorità ecclesiastica, con queste decisioni, contraddice radicalmente
la dottrina della fede, spingendo un’eroica comunità perseguitata ad un’abiura
di fatto.
Su questo sfondo
risalta con tutto il suo rilievo il drammatico appello, riportato in apertura,
che una donna cinese avrebbe rivolto a “Francesco” il 31 dicembre scorso, come pure
la scomposta reazione del secondo. Anche il Vaticano, a quanto pare, partecipa
alla strategia della translatio imperii: non solo ha consegnato la Chiesa locale a un regime
ateo e materialista approvandolo con sperticati elogi, ma si è implicitamente
sottomesso ad esso nel delegargli la nomina dei vescovi. Tutti, perfino in
campo religioso, sembrano dunque cooperare a questo trasferimento della
supremazia mondiale, eccetto quanti si accaniscono a difendere quella
americana. Ciò che potrebbe inceppare questo progetto è proprio quella piccola cristianità,
estremamente vivace, che si sta tentando di soffocare, ma che, sia pure in
condizioni così difficili, è in continua espansione. Vi immaginate che
succederebbe se la Chiesa cinese ritrovasse la libertà? Grazie
all’intercessione dei numerosissimi martiri che già conta, la fede dilagherebbe
in un popolo immenso che ne ha una sete ardente, vi è ben disposto e potrebbe
un giorno rievangelizzare i nostri Paesi scristianizzati. Il cardinal Zen, con
la caratteristica saggezza della sua cultura, non ha incoraggiato il clero sano
alla ribellione, ma a tornare nella clandestinità per seminare con fede in attesa
del raccolto. Una lezione anche per noi.
Ara il suolo. Aspetta tempi migliori. Torna alle
catacombe. Il comunismo non è eterno
(neanche Bergoglio, ndr).
Aggiornamento:
http://apostatisidiventa.blogspot.com/2020/01/non-avra-certo-capito.html#more
Per approfondire:
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Per approfondire:
http://chiesaepostconcilio.blogspot.com/2019/12/cina-il-papa-incoraggia-uno-scisma.html#more
https://www.youtube.com/watch?v=0IEG3G1zefI&feature=youtu.be
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Articolo meraviglioso don Elia, non poteva essere più chiaro.
RispondiEliminaGrazie infinite come sempre.
Ne approfitto per augurarle un sereno e Santo 2020.
Che Dio la benedica.
Sia lodato Gesù Cristo
Grazie. Auguro a tutti voi un sereno e fecondo anno nuovo.
Elimina…entreremo nella clandestinità,ci rifugeremmo nel segreto delle nostre case e se non bastasse, abbiamo la nostra "stanza interiore"che nessuno può toglierci. Niente di eterno esiste sulla terra,anche loro passeranno. Confidiamo nel grande potere della preghiera alla Madre di Dio. Preghiamo tanto per i sacerdoti,perchè ritornino a essere sale e luce della terra. Preghiamo per i nostri giovani perche il Signore conceda loro il tempo di Grazia per conoscerlo ed amarlo. Preghiamo per i bambini,i nostri bambini,vigiliamo sui programmi scolastici,compreso quello di religione e nella parrocchia. “Rompete ogni rapporto con le false guide che vi inducono a ciò e non ascoltatele più, così da non farvi colpevolmente disorientare e confondere” editoriale di don Elia,sabato 28 dicembre ,2019.
RispondiEliminaCosi ho fatto,ma continuo a pregare tutti i giorni per quel sacerdote perché il Salvatore lo illumini.
Rimaniamo nel Vangelo,andiamo a Messa,frequentiamo i Sacramenti.E' l'unico modo per attraversare questo fuoco e non esserne bruciati,passare in mezzo a questi serpenti senza subirne il morso mortale."Vieni Signore Gesù", vieni presto.
Grazie don Elia,grazie di tutto.
Ringraziando sempre il Signore per la Sua luce e voi per le vostre preghiere, vi benedico. Vi invito anche a pregare per l'amico che mi ha comunicato le notizie e indicato le fonti, il quale ha bisogno di grande aiuto nella sua battaglia.
EliminaSia lodato Gesù Cristo. Buongiorno caro padre Elia. Avrei bisogno di un chiarimento. Ascolto molti parlare in questi giorni del rapimento o sollevamento degli eletti. Le chiedo cortesemente un riferimento chiaro da poter studiare, ed il suo parere al riguardo. La ringrazio
RispondiEliminaLa base scritturistica è un'affermazione di san Paolo (1 Ts 4, 16-17) riguardante la fine dei tempi. Per la fede, ciò che conta non è la descrizione del modo, ma il dato dogmatico della risurrezione della carne e della glorificazione degli eletti.
EliminaCRONACHE DI UN CONVENTO film anno 1963 san Giuseppe da Copertino
RispondiEliminaUn giovane che non lo voleva nessuno ma Dio lo fece diventare frate
https://www.youtube.com/watch?v=PfK9k9L3vu4
Il compagno don Camillo (la chiesa del silenzio)
RispondiEliminahttps://www.youtube.com/watch?v=BoCl1Vuq0EA&app=desktop
Il Conflitto ( The Catholics e' un film del 1973)
RispondiEliminahttps://www.youtube.com/watch?time_continue=7&v=HrZ77Dtb25s&feature=emb_logo
Dal romanzo di Brian Moore. Un giovane prete cattolico esponente dei cambiamenti in atto nella Chiesa è mandato in ispezione in un antico monastero, dove la vita procede come ai tempi di S. Benedetto. Ma appena arrivato, l'inviato del Vaticano entra in conflitto con il vecchio priore del convento, contrario a ogni trasformazione. Fittamente dialogato, un tantino schematico, è comunque un film notevole e di grande intensità drammatica.
"Il Rosario è scuola di contemplazione e di silenzio. A prima vista, potrebbe sembrare una preghiera che accumula parole, difficilmente quindi conciliabile con il silenzio che viene giustamente raccomandato per la meditazione e la contemplazione. In realtà, questa cadenzata ripetizione dell’Ave Maria non turba il silenzio interiore, anzi, lo richiede e lo alimenta. Analogamente a quanto avviene per i Salmi quando si prega la Liturgia delle Ore, il silenzio affiora attraverso le parole e le frasi, non come un vuoto, ma come una presenza di senso ultimo che trascende le parole stesse e insieme con esse parla al cuore."
RispondiElimina(Papa Benedetto XVI - dall'Omelia tenuta al Pontificio Santuario di Pompei - 19 ottobre 2008)
Causa nóstrae laetítiae , ora pro nobis !
perché scrive di vergognosa provocazione all'Iran quando è notorio che il primo fine dell'Iran è la distruzione di Israele pubblicamente e continuamente dichiarato dai governanti iraniani ? Ha dimenticato Ahmadinejad ? Non do giudizi di merito ma cosa dovrebbe fare Israele accettare di essere distrutta ?. La colpa delle sanguinose guerre in Medio oriente è dell'Iran e di Assad. Se assad non si fosse schierato a fianco dell'Iran non ci sarebbero stati conflitti. Cosa ci ha guadagnato a non dialogare con Israele e con i sunniti ?. E non dica che non è vero.
RispondiEliminaForse bisognerebbe tener conto anche della continua destabilizzazione dei Paesi limitrofi che Israele persegue da decenni per garantire la propria "sicurezza" (leggi: egemonia); il cosiddetto "Piano Kivunim", pubblicato nel 1982, ne afferma a chiare lettere la necessità. Che dire poi dei milioni di palestinesi condannati da settant'anni a vivere nei campi-profughi, oppure schiacciati come pulci a Gaza con la scusa del lancio di missili forniti al partito Hamas dai servizi segreti israeliani per tenere alta la tensione?
EliminaDi profughi nel mondo ce ne sono sempre stati nei millenni, in ogni continente ed in ogni epoca. I palestinesi potevano emigrare altrove, integrarsi e lavorare invece di vivere da settant'anni a spese del mondo intero e pretendere a tutti i costi di tornare là dove sanno benissimo che non torneranno mai visto che non ne hanno la forza e gli stati arabi sunniti come loro se ne fregano altamente. Gli Iraniani che arabi non sono li usano come elementi destabilizzanti per i loto fini ideologici, politici e religiosi. Israele destabilizza solo i paesi che la vogliono vedere distrutta. L'Arabia Saudita non ha mai avuto problemi, l'Egitto e la Giordania hanno capito la lezione, la Siria e l'Irak no e la loro cocciutaggine ha causato morte, distruzione, sofferenze immani e profughi nei loro territori, la nascita dell'ISIS e lo smembramento di fatto delle due nazioni, coinvolgendo in una guerra tra musulmani i cristiani locali che non c'entravano nulla. La guerra non finirà mai se Assad non si staccherà dall'Iran o l'Iran non la smetterà con la fissa di distruggere Israele. Ora come ora grazie all'Iran ed ad Assad ci stanno guadagnando solo i mercanti d'armi. Non sono filoisraeliano ma sono realista.
EliminaLei sa che l'ISIS è una creatura di Israele, Stati Uniti e Arabia Saudita? Il problema del Medio Oriente non è forse nato con la creazione di uno Stato sionista in pieno ambiente arabo?
EliminaMi scuso se intervengo ancora.
EliminaSi lo so che si dice che l'ISIS è una creatura di Israele, Stati Uniti ed Arabia Saudita e magari anche della Turchia e lo so che il problema mediorientale è nato con la creazione di uno Stato ebraico in pieno ambiente arabo, moralmente e giuridicamente è inaccettabile, sono d'accordo con L'Iran che gli Stati Uniti sono il Grande satana, sono anche convinto che i poveri curdi vengono regolarmente presi per i fondelli da tutti e allora ? dovremmo allearci con l'Iran e la Siria e dichiarare guerra agli Stati Uniti, all'Arabia saudita, a Israele e alla Turchia ?. Non sarebbe meglio per Assad e per l'Iran trovare una soluzione anche obtorto collo visto che Israele di là non la toglierà nessuno ?.
Non dobbiamo dichiarare guerra a nessuno, ma sarebbe meglio rimanere fuori da un'eventuale nuova guerra in Medio Oriente, che questa volta potrebbe espandersi molto al di là.
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