Iam enim securis ad radicem arborum posita est.
(Mt 3, 10)

sabato 15 giugno 2019


Va’ e ripara la mia Chiesa / 1




Spiritus Domini replevit orbem terrarum, et hoc quod continet omnia, scientiam habet vocis (dalla Liturgia).

«Lo Spirito del Signore ha riempito il mondo intero ed esso, che tutto contiene, conosce ogni voce». Questa antifona della festa di Pentecoste, tratta dal libro della Sapienza (1, 7), ci manifesta la realtà invisibile nella quale siamo immersi. Il senso letterale del testo biblico esprime l’onnipresenza e l’onniscienza di Dio, che ha creato l’universo per mezzo del Verbo (cf. Gv 1, 3), principio ordinatore del tutto, e lo conserva nell’essere mediante lo Spirito Santo, sorgente inesauribile di vita. Con l’instaurazione della Nuova Alleanza, avvenuta nella morte e risurrezione del Figlio di Dio fatto uomo, quelle parole si sono compiute in un senso più pieno: il Paraclito, effuso dal Cristo glorificato sulla Chiesa nascente come frutto del mistero pasquale, suscitando la predicazione degli Apostoli e facendola comprendere in tutte le lingue si è diffuso su tutta la terra in modo nuovo, per abitare nel cuore dei credenti rigenerati nel Battesimo, santificare le loro persone e divinizzare il loro agire. Niente di meno che questo ci garantisce la nostra fede.

Nella Pentecoste abbiamo dunque celebrato il compimento della Pasqua. Essa rappresenta il trionfo della Croce: gli uomini riconciliati con il Padre per effetto del Sacrificio redentore sono interiormente rinnovati dall’inabitazione dello Spirito di verità e di pace. Il supplizio infamante si è trasformato nell’albero della vita, i cui frutti guariscono i popoli dalla cecità dell’ignoranza di Dio e dalle piaghe del peccato. Un immenso potenziale di grazia è messo a nostra disposizione e attende di essere da noi “sfruttato” più a fondo, mentre la maggioranza degli uomini ne è ancora priva e giace sotto il potere del diavolo, a causa della colpa originale e di tutte quelle personali. La Chiesa, che nei santi Sacramenti ce lo dispensa continuamente, ha il potere di liberare anche loro, istruendoli nella verità di Cristo e battezzandoli nel nome della Trinità santissima; è quindi necessario che essa predichi il deposito senza timori né censure, in modo integrale e con evangelica franchezza. Se molti Pastori esitano a farlo, rendiamo i nostri comportamenti un annuncio vivente della fede.

So bene quanti di voi si sentano frustrati, afflitti, traditi e avviliti dall’attuale situazione ecclesiale: come far brillare, in queste condizioni di spirito e in un ambiente spesso ostile o indifferente, la luce che abita le nostre anime? Bisogna anzitutto crederci fermamente, senza incertezze né oscillazioni, chiedendo al contempo allo Spirito Santo, con insistente fiducia, di infiammare i nostri cuori e di rischiarare il nostro sguardo interiore. Certo, non potrà ottenere granché chi Lo considera un puro nome e non ne ricerca la soave carezza, barricandosi in un saccente dottrinarismo che allontana dal Dio vivente e precipita in abissi di superbia. Non potrà sperimentare la Sua visita dolcissima chi si erge a giudice inappellabile di tutto e di tutti, distribuendo brevetti di chiese vere o false. Non ne potrà mai conoscere l’ineffabile unzione chi si separa dal Corpo Mistico per aderire a congreghe di “eletti” che si riconoscono immediatamente dalla capziosità dei ragionamenti con cui, respingendo ogni correzione, difendono accanitamente le proprie posizioni, dato che non resta loro altro punto d’appoggio in luogo di quella comunione ecclesiale da cui si sono tagliati fuori.

Lo Spirito Santo si rivela ai miti e umili di cuore, cioè a quanti seguono, per grazia e per scelta, Colui che così si è definito, esortandoci ad imparare da Lui (cf. Mt 11, 29). I dolci frutti della Sua presenza sono «carità, gioia, pace, pazienza, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza, continenza» (Gal 5, 22-23). Meditiamo con calma su ognuno di essi, per verificare in quale misura li desideriamo e ci stiamo dando da fare per accrescerli; così non ci ritroveremo, per prolungata trascuratezza, a celare la carnalità e il materialismo sotto una patina fasulla di formalismo dottrinale, liturgico e morale. Soltanto la familiarità con il Paraclito e con il Suo agire può consentirci di contribuire realmente al bene della Chiesa e di fare ciascuno la sua parte nel lavoro di restaurazione: «“Va’ e ripara la mia Chiesa!”. Va’, ripara con la tua fede, la tua speranza e la tua carità. Va’ e ripara con la tua preghiera e la tua fedeltà. Grazie a te, la mia Chiesa ridiventerà la mia casa» (Robert Sarah, Le soir approche et déjà le jour baisse, Paris 2019).

Attualizzando l’appello che san Francesco d’Assisi si sentì rivolgere dal Crocifisso di San Damiano, nel suo ultimo libro il cardinal Sarah ci sprona a ravvivare le virtù teologali: è questo il vero modo di rispondere alla crisi ecclesiale, di ripararne i danni, di correggerne le derive, di sanarne le ferite. La Provvidenza ha disposto che ci trovassimo a vivere in quest’epoca perché voleva farci dono di una grazia irripetibile, quella di poter resistere alla peggiore crisi interna che la storia ecclesiastica abbia mai conosciuto non solo conservando la fede, ma anche dando gloria al nostro Salvatore. Una grazia analoga fu concessa ai numerosi martiri vittime degli ariani: molto prima di Vandali e Goti, furono preti e vescovi eretici a braccare e uccidere i cattolici con l’appoggio dell’autorità imperiale. Noi non siamo ancora giunti al sangue, sebbene la persecuzione proveniente dall’interno sembri voler stringere sempre più il cerchio, respingendo tante vocazioni genuine e obbligando numerosi sacerdoti all’inattività o alla clandestinità… «Ma la parola di Dio non è incatenata» (2 Tm 2, 9): non la si può arrestare né imbrigliare.

Chiediamo allo Spirito Santo occhi per riconoscere i germogli della Sua odierna azione, le opere del futuro che stanno sorgendo nell’umiltà e nel nascondimento, così da poterle sostenere sia con la preghiera che con aiuti materiali. Con la necessaria discrezione, a suo tempo potrò indicare, a chi ne faccia richiesta scritta, dove devolvere le offerte con cui dare espressione concreta alla fede, alla speranza e alla carità. «Va’ e ripara la mia Chiesa»: vi assicuro che ci sono tanti giovani dal cuore puro pronti a rispondere all’appello del Signore; bisogna solo offrire loro una strada percorribile e i mezzi per percorrerla. Non abbiamo idea di ciò che la Provvidenza sta preparando, ma è sufficiente che ci lasciamo sorprendere dalle Sue insospettate risorse e siamo docili alle Sue richieste. Come già l’Incarnazione, anche quest’impresa divina sta iniziando nell’ombra e nel silenzio, ma è gravida di sviluppi imprevedibili.

Si ravvivi dunque la fiducia nei nostri cuori e ci aiuti a portare la croce dando un obiettivo agli atti di abnegazione e di offerta che la quotidianità esige costantemente da ognuno di noi: il sostegno alle vocazioni con cui il Signore rinnoverà la Chiesa. In tal modo potremo ricevere dallo Spirito Santo la forza di far brillare la luce che è in noi e di conquistare anime al Salvatore con la nostra vita: molti attendono solo un gesto o una parola per lasciarsi persuadere e accogliere la grazia. Se davvero desideriamo che trionfi il Cuore immacolato della nostra Madre celeste, dobbiamo cominciare a farlo trionfare nei sentimenti e negli atti di ogni giorno: più essi Le saranno graditi, più ci otterrà la grazia del Suo divino Sposo, la quale passa attraverso di Lei senza trovare il minimo ostacolo, ma può arrestarsi di fronte a quelli che trova in noi. Ho l’impressione che certi lettori siano più propensi alla polemica che alla preghiera, come sembrano indicare le statistiche del sito. Vi scongiuro ancora una volta: passate più tempo a implorare il Cielo che non a leggere, oppure leggete soprattutto per pregare e alimentare l’unione con Dio.

https://lascuredielia.blogspot.com/2019/05/preghieraa-maria-regina-oravengo-te-o.html

11 commenti:

  1. Ecco , credo che il nostro programma settimanale , il nostro impegno , dovrebbe essere quello gia' espresso nella bellissima precedente riflessione :

    "Gareggiamo allora nel compiacere la nostra Regina e corriamo a Lei per qualsiasi necessità con incondizionata fiducia."

    Basta cincischiare , rimbocchiamoci le maniche e ad ogni amarezza facciamo seguire un atto di riparazione , una Ave Maria !

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  2. Lode al Signore e con gratitudine leggo questo suo richiamo alla preghiera. Dio la benedica

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  3. Lode al Signore per questo suo richiamo alla preghiera. Abbandonare un atteggiamento sterile di polemica, vestirsi di umile abbandono alla azione dello Spirito. Sentirsi in un sabato Santo di attesa sofferente ma non disperata. La Luce verrà.

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  4. Fede , speranza , carita' , abbiamo tanta acqua fresca a cui attingere per crescere nell'amore verso Dio e verso il nostro prossimo non ultimo questo bell'approfondimento ( che mi permetto di segnalare ) del giornalista cattolico Pierluigi Bianchi Cagliesi .
    Dal sito Dogma TV del Reverendo Mons. Alfredo Maria Morselli .
    La virtù della FIDUCIA
    Dalla trasmissione Approfondimenti
    di Pierluigi Bianchi Cagliesi
    https://www.youtube.com/watch?v=cCGp9k4PCtQ

    Testo considerato : Il libro della Fiducia di Padre Thomas de Saint Laurent .
    http://www.devozioni.altervista.org/testi/opuscoli_vari/il_libro_della_fiducia.pdf

    Santa iniezione a tutti .

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  5. Non possiamo evitare Dio! – Venerabile Fulton J. Sheen
    Dio ci ha dotati di una qual certa affinità nei Suoi confronti, ossia di un nostalgico desiderio di Lui che ci rende scontenti dei furtivi allettamenti della carne, della ricchezza, del potere, finché non obbediamo al nostro innato bisogno di Lui e non ci rifugiamo tra le Sue amorevoli braccia. Ragione e libero arbitrio sono le nostre facoltà: onde il nostro ritorno a Dio è frutto di libera scelta…

    Il Divino invasore non può restar fuori dalla nostra vita, dato che il Suo amore determina ogni gioia e ogni dolore. Ma, pur impotenti come siamo a vietarGli l’accesso alle nostre anime, abbiamo la possibilità di impedire che Egli vi resti. Dio, che desidera dimorare in noi, può sempre essere espulso…

    Dobbiamo preparare l’anima a dare il benvenuto a Dio prima di poter constatare la Sua presenza. L’uomo che ama i beni terreni non riconoscerà Dio se non quando si accorgerà di desiderare la Bontà più di qualsiasi bene del Creato; colui che è stanco della vita non riconoscerà il Divino Risanatore fin quando non desidererà ardentemente di essere guarito.

    San Tommaso d’Aquino ci dice che l’opera iniziale di Dio sulle nostre anime può diventare la nostra cooperazione, purché noi lo vogliamo. Per dirla con San Bernardo: “L’opera Divina e la responsabilità umana procedono tenendosi per mano”…

    Non possiamo evitare Dio: possiamo tutt’al più accoglierLo con odio invece che con amore. Perché non possiamo tenerLo lontano dalle nostre vite. L’ateo deve nominare Dio ogni volta che cerca di spiegare la sua incredulità. Il persecutore della fede deve pronunciare il nome del Divino Figliuolo ogni volta che vuol dar ragione del suo odio. Tra i negatori di Dio, i meno scalmanati Lo confessano in ogni desiderio insoddisfatto, in ogni aspirazione all’amore, in ogni delusione amorosa. Il povero che desidera avere di più, lo studioso che desidera sapere di più, il libertino che desidera godere di più agitano confusamente le braccia verso di Lui sempre che aspirano alla pienezza infinita dei loro obbiettivi.
    Non c’è anima alla cui porta Dio non abbia bussato migliaia di volte..

    La Sua Voce può anche identificarsi nella nausea che segue il peccato, nel disprezzo di noi stessi, nello scontento della vita, nella delusione e nella sofferenza..

    Se in simili circostanze, piuttosto che lamentarsi, recriminare e ribellarsi, l’anima aprisse la sua porta alla Grazia di Dio, troverebbe la pace e la felicità che preludono al Paradiso. La vera tragedia non sta nella sofferenza dell’anima, ma nel fatto che l’anima ignora la vicinanza della felicità. Colui che respinge Dio può essere paragonato al cercatore d’oro che non trova il filone che il suo successore scoprirà. Ma non già di Dio è la colpa, bensì nostra. Se respingiamo la Grazia di Dio dalle nostre anime, è perché non vogliamo staccarci dal nostro egotismo per affrontare quelle esigenze morali che l’unione con Dio può richiedere..

    Ma Dio ci ritiene degni di amore perfino nella nostra ribellione contro di Lui. Egli ci ama non perché siamo in noi stessi meritevoli di essere amati, ma perché in noi ha riposto il Suo Amore. Non attende nemmeno che siamo noi ad amare: è il Suo Amore che ci perfeziona. LasciarLo operare in questo senso, senza opporre resistenza, senza temere la resa incondizionata del nostro egotismo, è l’unico mezzo per conseguire quella pace che il mondo non può né dare né togliere.

    (Venerabile Fulton J. Sheen, da “La felicità del cuore”)

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  6. IL VERO AMORE...UNA RECIPROCITÀ DI SGUARDI

    Comunione e contemplazione non si possono separare, vanno insieme. Per comunicare veramente con un’altra persona devo conoscerla, saper stare in silenzio vicino a lei, ascoltarla, guardarla con amore. Il vero amore e la vera amicizia vivono sempre di questa reciprocità di sguardi, di silenzi intensi, eloquenti, pieni di rispetto e di venerazione, così che l’incontro sia vissuto profondamente, in modo personale e non superficiale. E purtroppo, se manca questa dimensione, anche la stessa comunione sacramentale può diventare, da parte nostra, un gesto superficiale. Invece, nella vera comunione, preparata dal colloquio della preghiera e della vita, noi possiamo dire al Signore parole di confidenza, come quelle risuonate poco fa nel Salmo responsoriale: «Io sono tuo servo, figlio della tua schiava: / tu hai spezzato le mie catene. / A te offrirò un sacrificio di ringraziamento / e invocherò il nome del Signore» (Sal 115,16-17)...

    Benedetto XVI - dalla "Omelia durante la Celebrazione del Corpus Domini" - 07 giugno 2012

    Nella vita del Santo Curato d'Ars si racconta di un contadino che, ogni giorno e alla stessa ora, entrava nella chiesa parrocchiale, e si sedeva nell'ultimo banco. Non aveva libri di preghiere con sé perché non sapeva leggere; non aveva tra le mani nemmeno la corona del rosario. Ma ogni giorno, alla stessa ora, arrivava in chiesa e si sedeva nell'ultimo banco...e guardava fisso il Tabernacolo. San Giovanni Maria Vianney, incuriosito da quel modo strano di fare, dopo aver osservato quel suo parrocchiano per qualche giorno, gli si avvicinò e gli chiese: "buon uomo...ho osservato che ogni giorno venite qui, alla stessa ora e nello stesso posto. Vi sedete e state lì. Ditemi: cosa fate?". Il contadino, scostando per un istante lo sguardo dal Tabernacolo rispose al parroco: "Nulla, signor parroco...io guardo Lui e Lui guarda me", riprendendo a fissare il Tabernacolo. Il santo Curato d'Ars descrisse quella come una tra i più alti segni di fede e di preghiera.

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  7. Libri & libri ( suggerimenti)
    https://www.aldomariavalli.it/2019/06/19/libri-libri-2/
    Cari amici i tre libri segnalati sembrano "robusti " , "ricostituenti" e soprattutto sicuri . Poi facendo eco al Padre Serafino Tognetti :
    “ No, non è più tempo di essere mediocri”.

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  8. Dio può aver creato un universo così grande per farci capire quanto ancora più grande è Lui stesso. Ma soprattutto per farci capire quale sia l’inimmaginabile bellezza di un Dio che si avvicina talmente da mendicare da noi l’amore per Lui. A chiederci di amarlo è Colui che è il Signore di un universo così grande!

    E quello che succede nell’Eucaristia non è anche un’inimmaginabile bellezza? Come dice santa Caterina da Siena: “Colui che non può essere contenuto nell’universo, si lascia contenere da te.”
    http://itresentieri.it/perche-dio-ha-creato-un-universo-cosi-grande/

    “Colui che non può essere contenuto in tutto l’universo, si lascia contenere da te.”

    "Corpus Domini nostri Jesu Christi custodiat animam meam in vitam aeternam" . Amen.

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  9. "Il cattolico provveduto ", San Giovanni Bosco istruisce i giovani alle pratiche di vera pieta' , qui leggiamo della piu' alta Carita' : la santa Messa Sacrificio di Cristo e come intenderla veramente .
    Un video a cura della cara Dorotea Lancellotti del sito Cooperatores veritatis . org

    San Giovanni Bosco e la Messa
    https://www.youtube.com/watch?v=VqLNN8n97N8

    Testo menzionato :
    http://www.donboscosanto.eu/download_orig/Don_Bosco-Il_cattolico_provveduto_per_le_pratiche_di_pieta-i.pdf

    Assolutamente da non perdere , bisogna sempre ri-passare xche' tendiamo a dimenticare ( naturalmente parlo per me ).

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  10. "Se l’uomo facesse abitualmente il segno della croce e invocasse più spesso la Madonna, diminuirebbero le sue tentazioni, perché il segno della croce è un mezzo per scacciare il diavolo e il nome della Madre di Dio lo sottomette e lo respinge nell’abisso! "

    (San Charbel)

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  11. Il segno di croce imprimerà nel nostro cuore affranto il sigillo di Nostro Signore Gesù Cristo, perchè noi 'siamo chiamati con il suo nome' e a Lui apparteniamo.

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