Con Maria e Giovanni
sotto la Croce
Ci
sono momenti della storia in cui Dio chiede ai cristiani di stare semplicemente
sul Calvario, senza fuggire, ma anche senza ribellarsi. La Madre addolorata e
il Discepolo prediletto furono quasi gli unici ad accompagnare il Maestro fino
al supplizio e a condividerlo, ciascuno a modo suo. Non lo abbandonarono per
paura, come gli altri Apostoli, ma nemmeno ebbero la folle idea di risolvere il
problema con mezzi umani, magari organizzando una rivolta. Non si scagliarono
con parole cariche di odio né contro i Romani né contro il Sinedrio, ma
riconobbero con fede lacerante il piano divino di salvezza. In questo la
Corredentrice aiutò sicuramente l’adolescente Giovanni, soprannominato dal
Signore figlio del tuono per il
temperamento focoso che condivideva con il fratello Giacomo, ad apprendere la
misteriosa scienza delle vie celesti e ad abbandonarsi alla volontà superna,
pur senza comprenderla appieno. Qualcuno oserebbe accusarli di colpevole
indolenza o, peggio, di codarda acquiescenza al male?
Da
qualche tempo, all’interno della resistenza cattolica, si odono da più parti
voci scomposte che, a suon di feroci critiche spinte fino agli insulti, si
attaccano reciprocamente in nome di una pretesa coerenza che, di fatto, dilania
il piccolo gregge fedele, piuttosto che compattarlo. Chi si sforza di
mantenersi al sicuro nella torre d’avorio del Cuore Immacolato di Maria non se
ne lascia nemmeno sfiorare, ma si dà comunque pensiero per le pecorelle
esasperate che, nel loro disorientamento, sono tentate di acconsentire a quelle
grida e di lasciarsi andare allo spirito di ribellione. Tale premura non è certo
dettata dal desiderio di ottenere o conservare un posticino sicuro nei quadri
ecclesiastici, ma dall’intento di curare il bene reale delle anime, che in
questa gran confusione potrebbero scambiare facilmente l’astio per zelo, la
superbia per intransigenza, l’impazienza per ardore…
Naturalmente
– lo ribadisco ancora una volta – non vi sto invitando a demordere dall’impegno
attivo, bensì a collocarlo in un’adeguata visione soprannaturale che lo renda
soprannaturalmente fecondo. Il Signore ha stabilito che tutto il Suo mistico
Corpo sperimenti la Passione del Capo per giungere a perfezione. Questa verità
può spaventarci sul piano umano, ma, dopo l’iniziale senso di sgomento, va
assimilata dalle anime ben disposte perché con il sostegno della grazia, scevre
da ogni cedimento al fatalismo, possano sostenere la prova e aiutare altri a
farlo. Se questo non è un modo fruttuoso di collaborare con la Provvidenza, lo
è forse l’agitarci sbraitando come se da noi soli dipendesse qualcosa? Chi
cerca le scorciatoie, oltre a rischiare di separarsi dalla Chiesa, è sospetto
di non avere abbastanza fede nell’onnipotente signoria di Cristo.
Sotto
la Croce, Maria santissima ha cooperato in modo essenziale alla redenzione del
genere umano offrendo al Padre il frutto
del suo seno e offrendosi con Lui in un unico olocausto d’amore. La
comunione nella suprema intenzione salvifica e la fusione delle Sue sofferenze
con quelle del Figlio non avrebbero potuto essere più piene e perfette, non
soltanto per lo strettissimo legame materno sul piano naturale, ma soprattutto
per l’insuperabile corrispondenza spirituale su quello soprannaturale: è l’arctissima
coniunctio affermata dal venerabile Pio XII (cf. Enciclica Mystici Corporis, alla fine) sulla scia
del beato Pio IX (cf. Bolla Ineffabilis
Deus). Che cosa potremmo fare di più efficace per la Chiesa che lasciarci
insegnare da Lei, come l’apostolo Giovanni, ad associare le nostre fatiche e
afflizioni alla Passione del Verbo incarnato per la sua purificazione e il suo
vero rinnovamento nella santità? Ma questo non è neanche pensabile senza una
profonda e provata umiltà, ben lontana da quell’indocile rabbia che si risolve
in sfiducia e frustrazione.
Il
22 agosto, nel calendario tradizionale, si celebra la solennità del Cuore
Immacolato di Maria, il cui vangelo presenta proprio la scena del Calvario a
cui ci riferiamo. Un anno fa, nella basilica di San Pietro, Gli abbiamo
consacrato la Santa Sede ricorrendo all’autorità di Colei a cui ci siamo noi
stessi consacrati. Non presumiamo certo che i nostri atti valgano qualcosa di
per sé, ma confidiamo nell’amore con cui la nostra Madre celeste li raccoglie e
utilizza – specie qualora sia stata Lei a ispirarli – conferendo ad essi
un’efficacia che non proviene da noi, ma dal tesoro di grazie di cui dispone in
quanto Regina. Da allora, per curiosa “coincidenza”, si è verificata una serie
di eventi che hanno fatto scricchiolare la tremenda dittatura colà
instauratasi. La strategia rivoluzionaria dei novatori non si è arrestata, ma si
è dovuta scontrare con ostacoli imprevisti; nonostante la loro netta mentalità
marxista abbia suggerito varie forme di aggiramento o intimidazione, in diversi
casi lo scacco è stato inevitabile e ha prodotto una situazione di stallo.
Farei
ben volentieri a meno di ricordare certe vicende che sono causa di grave
scandalo, ma vorrei soltanto individuare alcuni degli scricchiolii più forti,
nella speranza che si tratti di indizi che la preghiera e l’offerta dei
cattolici fedeli non sono vane. La baldanza con cui il dittatore argentino e la
sua cricca pensavano di poter imporre le aberrazioni dell’Amoris laetitia si è infranta contro la resistenza di interi
episcopati (come quello polacco, che per questo è stato sottoposto a ignobili
pressioni), mentre gli sgangherati documenti di applicazione di certe
conferenze episcopali regionali sembrano caduti nel nulla. Quei vescovi
tedeschi ormai non più cattolici, poi, che volevano a tutti i costi concedere
la comunione ai protestanti hanno sbattuto il naso contro il muro dell’irremovibile
opposizione di sette colleghi, grazie alla quale quel grave abuso, già
ampiamente praticato a livello locale, non è diventato prassi obbligatoria a
livello nazionale.
Dopo
un’ostinata quanto irrazionale difesa a oltranza di un vescovo reo di aver
coperto un prete pedofilo, di fronte alle proteste sempre più accese il buon
Bergoglio si è visto costretto a cambiare strategia e ad esigere le dimissioni
in blocco dell’episcopato cileno; la conseguenza a cascata è stata la
sospensione in massa di decine di preti immorali che quei vescovi, fino a quel
momento, avevan tranquillamente lasciato campare. All’arcivescovo emerito di
Washington, inoltre, è stata ritirata la dignità cardinalizia a motivo dei suoi
trascorsi abusi, ma non prima che scoppiasse la bomba mediatica. Per quanto
riguarda, invece, lo scandalo del Preseminario San Pio X, sembra proprio che
siano riusciti a tener nascosta al pontefice la verità dei fatti, nonostante
abiti nel palazzo dirimpetto, insabbiando tutto sotto la dicitura di mere
calunnie. Ma ecco che rispunta l’accusatore principale, che pretende un salato
risarcimento. Lo si potrebbe ben querelare, visto che i soli episodi accertati,
fra quelli da lui riferiti, si riferiscono a maggiorenni consenzienti, ma una
causa farebbe saltar fuori dagli armadi ben altri scheletri… Un bel dilemma!
La
credibilità e la popolarità del “riformatore”, ad ogni modo, sono ai minimi
storici, così come la sua presa su vescovi e cardinali, che in buona parte lo
detestano, pur temendolo; ma non esiste una forma di controllo totalitario che
prima o poi non salti o non debba scendere a compromessi. Il clero cattolico,
poi, è da secoli aduso a una resistenza passiva che, se può frenare le buone e
autentiche riforme, è capace di vanificare anche quelle cattive. La Chiesa è
un’istituzione che nella sua storia millenaria ne ha viste e subite di tutti i
colori; ha assistito al sorgere e declinare di innumerevoli regimi che l’hanno
fatta soffrire, ma non l’hanno mai schiacciata. Quello che ancora non avevamo
veduto, a dire il vero, è un regime interno complice dei mondialisti e di una
riedita tratta degli schiavi. Ma non hanno ancora capito che la gente non vuol
più sentire la loro patetica (e interessata) propaganda immigrazionista?
Vogliono proprio darsi il colpo di grazia con il testardo appoggio a un partito
moribondo che ci ha venduti e con l’accanita contestazione di un governo eletto
da quel popolo che servono a parole?… Che il Signore abbia deciso di punirli
per mezzo della loro stessa stoltezza? Sia lodata la Sua imperscrutabile
sapienza!
Deus amentat quos perdere vult (Dio fa perdere il senno
a coloro che vuol rovinare).
Ottimo articolo, come sempre.
RispondiEliminaPrego per lei, "don Elia". Che lo Spirito Santo la illumini e la sostenga, che la Vergine Santissima la protegga.
Un abbraccio in Cristo.
Giulio
Grazie di cuore, caro Giulio. Prego anch'io per Lei.
EliminaPerfettamente in linea con lei, caro don Elia! È il nostro momento! È il tempo della testimonianza, della difesa della Santa Chiesa così come Nostro Signore l'ha voluta. Troppo comodo andare altrove dove crediamo vengano soddisfatte le nostre aspettative.
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