Abusi del clero:
negligenza, complicità, ideologia
Dopo
la sospensione del cardinal Mac Carrick e la messa in stato d’accusa di
trecento preti nella sola Pennsylvania, si ode da più parti ripetere che la
Chiesa Cattolica non avrebbe fatto abbastanza per combattere la pedofilia nei
suoi ministri. Uno sguardo più approfondito dimostra però che tale affermazione
è estremamente inadeguata sotto molteplici aspetti. Una prima precisazione si
impone a livello terminologico: generalmente non si tratta propriamente di
pedofilia (comportamento spesso patologico le cui vittime sono bambini al di
sotto della pubertà), ma piuttosto di pederastia, cioè di una condotta sessuale
viziosa che coinvolge soggetti maturi dal punto di vista genitale e non è
altro, fondamentalmente, che una variante dell’omofilia. Come ha di recente
messo in rilievo il cardinal Burke, il vero problema, nel nostro caso, è quello
della sodomia nel clero, che si può estendere anche ai minorenni.
Che
un ministro di Dio usi la sua influenza per sedurre adolescenti,
traumatizzandoli in modo a volte irreversibile, anziché per condurli al Signore
con la parola e con l’esempio, è un fatto di una gravità inaudita che provoca
giustamente uno scandalo accecante nei fedeli, specie in quelli che con fiducia
hanno affidato a un sacerdote i propri figli per la loro formazione cristiana.
Sarebbe però un’ipocrisia inescusabile essere indulgenti con persone che
praticano l’omosessualità e scagliarsi al tempo stesso contro quelle che, nel
farlo, violano un limite di età fissato dalla legge. Qualsiasi atto impuro tra
individui dello stesso sesso è gravemente disordinato e peccaminoso in quanto
contrario alla natura umana e alla legge divina. È pertanto assurdo ammettere
una cosa e insieme pretendere di essere inflessibili con l’altra: chi
giustifica la sodomia incentiva inevitabilmente la pederastia. Non bisogna
dimenticare, poi, che chi ha ricevuto l’Ordine sacro e celebra il divino
Sacrificio è tenuto alla continenza perfetta: prima e più delle vittime umane,
quindi, è il Signore stesso che è orrendamente oltraggiato in modo sacrilego
dai Suoi stessi ministri infedeli.
L’unico
che abbia tentato di intervenire in modo efficace in questo campo è stato
Benedetto XVI, ma sappiamo come è andata a finire. Al di là dei singoli
scandali scoppiati negli ultimi tre decenni, è ormai evidente che non si tratti
di fenomeni sporadici o isolati, ma di un’immensa cancrena che è dilagata nel
clero cattolico. Non ci si può nascondere dietro un dito protestando, statistiche
alla mano, che tutto sommato la percentuale dei preti corrotti – per quanto è
dato sapere – è piuttosto ridotta rispetto alla totalità. La sfida maggiore è
il fatto che essi, negli anni, hanno formato vere e proprie reti di complicità
e consorterie di mutuo sostegno che hanno assicurato a tutti protezioni e
coperture, a molti carriere fulminanti rese possibili da amicizie o da ricatti,
fino a piazzarli nei gangli vitali della gerarchia ecclesiastica. Tanti vescovi,
quindi, sono negligenti nel trattare gli abusi su minori perpetrati da membri
del loro clero o perché si sentono impotenti nei confronti di preti
“intoccabili”, o perché hanno anch’essi la coscienza poco pulita.
Ma
neppure queste osservazioni bastano a spiegare adeguatamente la spaventosa
decadenza di cui siamo testimoni. Tale fenomeno ha profonde radici ideologiche,
senza le quali non si sarebbe mai prodotto. Una Chiesa aperta al mondo, in cui si è completamente persa di vista la santità
dello stato sacerdotale con le strette esigenze morali che ne derivano e la
prassi ascetica che esso impone, dopo la presunta “liberazione” del ’68 non ha
resistito a quel clima generale di ossessione sessuale da cui, evidentemente,
non sono andati esenti i candidati al sacro ministero. Essi, lasciati in balìa
dei propri disordini e di un ambiente sociale totalmente avverso senza la
benché minima educazione pratica e teorica alla castità, sono stati molto
spesso risucchiati in un vortice di impurità fin dal seminario, scambiato da
certuni per una “riserva di caccia”…
Volendo
ulteriormente sviscerare il problema, tuttavia, non si possono trascurare –
come mi faceva notare un amico parroco a cui devo le osservazioni che seguono – dei fattori ancora più interni alla
Chiesa, legati ai cambiamenti dottrinali e liturgici seguiti all’ultimo
concilio. Nella teologia del matrimonio, per cominciare, è stato mutato
l’ordine dei suoi due fini: quello primario, la procreazione (che mira a
completare il Corpo mistico di Cristo fornendogli i membri) e quello
secondario, l’unione degli sposi e il loro reciproco aiuto (che sono un bene necessario
per la pace della famiglia e l’armoniosa crescita dei figli). Il recupero del
valore del corpo e delle sue funzioni, pur sembrando animato dalle migliori
intenzioni, a lungo andare ha causato un’inversione di quest’ordine stabilito
da Dio: il dovere della procreazione ha ceduto il posto – con tutte le
conseguenze, fra l’altro, sulla natalità – a un ideale di unione sponsale né
santo né realistico, in cui si tende a ridurre il matrimonio all’atto coniugale
e ci si illude che la coesione tra gli sposi, realtà morale e spirituale che
esige una radicale rinuncia a sé stessi, possa trarre vantaggio da un atto
fisico, nel quale oltretutto, anche tra battezzati, rimane pur sempre una
buona dose di egoistica concupiscenza.
Questa
ottimistica “teologia” dell’atto coniugale, disgiungendo il fine unitivo da
quello procreativo, ha avuto una serie di conseguenze nefaste. Innanzitutto,
essa ha suo malgrado invogliato il ricorso alla contraccezione o, per lo meno,
a un uso dei metodi naturali a scopo anticoncezionale, in nome di una paternità responsabile nella quale, nel
mettere al mondo i figli, valutazioni puramente umane prevalgono sull’obbedienza
alla volontà di Dio e sull’abbandono alla Provvidenza (che non degrada gli
uomini a conigli…). Poi la “mistica” dell’unione fisica ha insinuato, riguardo
ai rapporti sessuali nel contesto di convivenze illegittime, l’accusa secondo
cui l’astensione richiesta per poter accedere di nuovo ai Sacramenti sarebbe
non solo difficile, ma addirittura dannosa a una relazione intesa come un bene
assoluto, quando invece, al di fuori del matrimonio, è intrinsecamente un male.
Al culmine della parabola, l’errata visione di commerci sessuali come fattore
di comunione tra persone a prescindere dal fine procreativo è stata applicata a
qualsiasi tipo di intimità, compresa quella contro natura, che rappresenta
invece la ricerca di sé portata all’estremo.
Il
matrimonio cristiano, inoltre, è stato sempre inteso dalla Tradizione, sulla
base dell’insegnamento dell’Apostolo (cf. Ef 5, 22ss), come simbolo dell’unione
di Cristo con la Chiesa e trova perciò in essa il proprio modello di
riferimento. Negli ultimi decenni, invece, una certa teologia novatrice ha
operato uno slittamento da questo inquadramento cristologico-ecclesiologico a
uno di tipo trinitario, in virtù del quale le relazioni umane dovrebbero
riprodurre quelle tra le Persone divine. A parte la debolezza intellettualistica
e lo scarso realismo che vizia tale impostazione, non si può fare a meno di
osservare un errore di fondo: mentre gli esseri umani sono individui finiti che
sussistono per se, le Persone della
santissima Trinità sono relazioni sussistenti che hanno in comune la stessa sostanza
e differiscono unicamente nel modo di possederla. In altre parole, il termine persona, riferito a Dio o all’uomo, non
ha lo stesso significato, ma è usato in senso analogico. Padre, Figlio e
Spirito Santo si scambiano continuamente e totalmente il loro essere unico e
indivisibile, cosa che è impossibile all’uomo, creatura composta di spirito e
materia.
La
Chiesa, come Sposa di Cristo, partecipa certamente, in Lui, allo scambio
d’amore trinitario, ma le relazioni tra i suoi membri non potranno mai riprodurlo
perfettamente, anche perché – specie quelle vissute nel matrimonio – sono legate
alla vita terrena e nell’altra saranno superate. Noi possiamo imitare il Verbo
in quanto ha assunto la nostra stessa natura, non già le Persone divine in sé
stesse. Certe sedicenti “teologhe” d’avanguardia, invece, giungono al punto di “canonizzare”
la sodomia come un genere di fusione amorosa che, a lor dire, si avvicinerebbe
di più all’amore divino perché “libero” dall’interesse della procreazione e
quindi più “gratuito”… L’oscuramento della ragione e la perversione della fede
giungono qui a esiti sacrileghi e blasfemi che non risparmiano più nemmeno la
Trinità santissima.
Contemporaneamente
– se tutto ciò non bastasse – la cosiddetta riforma liturgica ha gradualmente
capovolto il culto di Dio in culto dell’uomo, mentre la svolta antropologica ha snaturato la teologia in fenomenologia
religiosa. Perso di vista il primato divino e messo al centro l’essere umano, è
andata perduta anche la fede, non solo nel popolo, ma soprattutto in moltissimi
ministri. Ora, come insegna san Paolo, è proprio per il mancato riconoscimento
del Creatore a partire dalle Sue opere che Dio ha abbandonato i pagani
all’impurità e a passioni infami, in balìa di un’intelligenza depravata che li
spinge ai vizi più indegni (cf. Rm 1, 18ss). Un prete che non dia più alcun
indizio (come il senso dell’onore dovutogli e il giusto timore nei Suoi
confronti) di fede genuina in Colui che retribuisce infallibilmente ogni cosa,
in bene o in male, sarà incapace di resistere alle tentazioni che, nel mondo
attuale, lo assediano da ogni parte, finanche sul telefono; ma il vero problema
è che, probabilmente, non crede più in nulla, se non nella “bella vita”.
Ora
tirate la somma di tutti questi fattori e vi renderete conto che il risultato
non potrebbe essere diverso. Ma che si abbia l’impudenza di trasformare un
incontro mondiale di famiglie cattoliche in un podio per propagandare unioni
sodomitiche, fingendo al contempo di esprimere solidarietà alle vittime di
abusi, è non soltanto una manifestazione eclatante di insultante ipocrisia, ma
anche un atto di gravità criminale, in quanto incoraggia gli abusi stessi. È
giusto, quindi, che in Irlanda ci siano proteste almeno pari a quelle del Cile.
È un bene che l’enorme bubbone scoppi del tutto, perché la Chiesa terrena deve
spurgare tutta la putredine che si è accumulata al suo interno; ma non oso
pensare al castigo che attende la gerarchia corrotta. Rifugiamoci pertanto nel
Cuore Immacolato di Maria per essere preservati dal suo terribile urto e
prepariamoci a ripartire – quando vorrà il Signore – in modo nuovo, liberi di seguire
il santo Vangelo senza incertezze e sotto la guida di Pastori santi, piuttosto
che di mercenari che lo deformano per giustificare i propri vizi.
Quanta verità nelle sue parole!
RispondiEliminaMa la mia domanda è questa:"i sacerdoti hanno ricevuto lo Spirito Santo nel sacramento della Confermazione e poi in quello dell'Ordine...possibile che non abbiano un briciolo di Timor di Dio?" Io avrei paura del giudizio di Dio. Mi cospargerei il capo di cenere e mi ritirerei in un eremo in preghiera per il resto della mia vita! Ma forse la mia coscienza, nonostante il peccato, non è ancora morta del tutto.
Ecco io penso che ci sia troppa davvero troppa presunzione nei ministri indegni. Il proprio ego viene prima di tutto, al proprio super IO tutto si può sacrificare.
E la vita Santa e l'amore al gregge dove stanno??
L'unica cosa che possiamo dire è "Signore perdonali perché non sanno (???) quello che fanno. Cioè perdonali Tu perché per me è impossibile.
Comunque grazie
L'azione dello Spirito Santo giunge ad effetto solo nell'uomo ben disposto, in quanto lo sollecita ad una libera cooperazione. Ma certi ministri indegni danno l'impressione di non credere in nulla, se non, appunto, nel proprio ego. Questo non toglie, tuttavia, che siano pienamente responsabili delle loro azioni: che ci credano o no, dovranno quindi renderne strettamente conto a Dio come ogni essere umano, ma, a differenza degli altri, andranno incontro a un giudizio più severo in quanto meno scusabili.
Eliminaquanto ciarpame e sporcizia,ecco i lupi di cui aveva paura Benedetto XVI.Ministri,di ogni grado, che dovevano appartenere a Cristo ma hanno scelto il demonio.L'oltraggio sacrilego nei confronti del Signore è terrificante come sarà il castigo Divino.
RispondiEliminaIntanto, caro Padre, ci viene offerto questo tempo, per santificarci, mentre lo spirito, per reggere a tutte le brutture quotidiane, si trova spesso, in quel giardino mistico, ad assaporare un poco di refrigerio, in vista della battaglia conclusiva. Solo partendo dalla nostra adorazione profonda verso Dio Padre Onnipotente, verso il Figlio unigenito Gesù Cristo e lo Spirito Santo Paraclito ed un'amore tenero e filiale verso la nostra Santissima Madre Maria, in compagnia degli Angeli e dei Santi, siamo benedetti e protetti dalla Santissima Trinità. Coloro che invece si ergono a nuovi dei, paladini del male, sprofondano nel disordine morale e sociale, oltre che deturpare orrendamente il tempio di Dio. Preghiamo incessantemente il nostro amatissimo Padre Celeste, per costoro, perché si convertano e anche per noi, perché un giorno non ci capiti di sentire la terribile ed eterna condanna: "Via, lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno."(Mt 25,41).
RispondiEliminaPreghiera Universale di Papa Clemente XI
(Oratio Universalis)
Credo Domine, sed credam firmius; spero, sed sperem securius; amo, sed amem ardentius; doleo, sed doleam vehementius. Adoro te ut primum principium; desidero ut finem ultimum; laudo ut benefactorem perpetuum; invoco ut defensorem propitium. Tua me sapientia dirige, iustitia contine, clementia solare, potentia protege. Offero tibi, Domine cogitanda, ut sint ad te; dicenda, ut sint de te; facienda, ut sint secundum te; ferenda, ut sint propter te. Volo quidquid vis, volo quia vis, volo quomodo vis, volo quamdiu vis. Oro, Domine, intellectum illumines, voluntatem inflammes, cor emundes, animam sanctifices. Defleam praeteritas iniquitates, repellam futuras tentationes, corrigam vitiosas propensiones, excolam idoneas virtutes. Tribue mihi, bone Deus, amorem tui, odium mei, zelum proximi, contemptum mundi. Studeam superioribus oboedire, inferioribus subvenire, amicis consulere, inimicis parcere. Vincam voluptatem austeritate, avaritiam largitate, iracundiam lenitate, tepiditatem fervore. Redde me prudentem in consiliis, constantem in periculis, patientem in adversis, humilem in prosperis. Fac, Domine, ut sim in oratione attentus, in epulis sobrius, in munere sedulus, in proposito firmus. Curem habere innocentiam interiorem, modestiam exteriorem, conversationem exemplarem, vitam regularem. Assidue invigilem naturae domandae, gratiae fovendae, legi servandae, saluti promerendae. Discam a te quam tenue quod terrenum, quam grande quod divinum, quam breve quod temporaneum, quam durabile quod aeternum. Da mortem praeveniam, iudicium pertineam, infernum effugiam, paradisum obtineam. Per Christum Dominum nostrum. Amen.
Caro don Elia,permettimi di intervenire sul tuo blog per puntualizzare le continue stucchevoli inutili contestazioni che un lettore ti riserva, con costante noiosa puntualità, su chiesaepostconcilio dove talvolta sei ospitato. Scrivo qui perché di là più di una volta non ho avuto diritto di asilo, altre volte sono stato tacciato di appartenere ad una cordata sedevacantista, altra ancora ho dovuto subire invettive di professoroni che, dopo avere ammorbato con noiosissime lezioni di filosofia del diritto generazioni di studenti di giurisprudenza (presso l'Ateneo perugino) hanno ri-scoperto una antica passione per la storia della Chiesa e la teologia degna di ben altre vette cattedratiche. Inoltre perché il nostro risulta attento lettore di questo blog nel quale, sostiene, si tessono lodi esagerate al suo autore che, udite udite, gode di una stima sconsiderata e di enorme seguito. Insomma vieni trattato come un santone o giù di lì. Io ci leggo una certa perfidia, malafede ed un discreto complesso di inferiorità che andrebbe curato. Primo perché sempre il nostro, in una occasione che ben ricordo, affermò di averti conosciuto in una cena,presenti anche i suoi familiari, nella quale evidentemente non poté, immagino, esaltare il suo smisurato ego (lo deduco dal suo enfatico linguaggio nonché dalle tante citazioni teologiche e dottrinarie). Secondo perché dovrebbe avere peregrinato tanto (come molti cattolici) ed essere approdato alla FSSPX (cosa buona in se per carità), facendone però punti di arrivo incontrovertibili ed inappuntabili, insomma distintivi ed onorificenze di cui vantarsi. Terzo perché ha messo in tanti anni di studio tutte le frustrazioni della vita (comuni a tutti noi cattolici e non), senza avere ricevuto alcun titolo per sentirsi alla pari di uno storico, che so alla Viglione, o di un sacerdote. Ecco vorrei fargli sapere (visto che ci legge e non ne avrebbe motivo) che tutta quella sua retorica puntuta, quella sua scienza, quella piccata livorosa analisi di ogni tua tesi ed affermazione, a me e spero a molti, se non a tutti, non serve, non gratifica, non aiuta. È fastidiosa, distrae, è fuorviante, produce effetto contrario. Insomma a me non convince, a tal punto che più passa il tempo, più scopro la bellezza della Chiesa ortodossa (restando cattolico), con la sua liturgia, la sua sacralità, la sua tradizione, la sua fermezza, la sua vicinanza all'autorità civile (e viceversa), la sua orgogliosa appartenenza storica. Spero che non me ne vorrai, come non te ne vorrò se non mi pubblicherai.
RispondiEliminaOggi il quotidiano "la verità" riporta, nella sua interezza, la denuncia di Viganò!
RispondiEliminaHo aspettato un paio di giorni prima di esprimere la "mia opinione"sul suo post per due motivi:
RispondiElimina1)l'argomento trattato(anche se tragicamente reale)ha sempre generato e persiste nel generare in me un senso profondo di voltastomaco,motivo per cui cerco sempre di evitare la lettura di fatti i cui colpevoli andrebbero allontanati definitivamente dal clero cattolico qualunque esso sia il loro ruolo nella gerarchia ecclesiale!
2) ho voluto avere conferma, aspettando le parole del bergoglio nella manifestazione sulle"famiglie"(ormai legittimate anche omo),su un fatto, ormai evidente,su quello che si sta cercando di fare!
Il fine ultimo di tutto questo letamaio che "viene denunciato"dall'uomo di Santa Marta ha il solo scopo di dare l'ultimo colpo mortale a ciò che resta della Chiesa Cattolica intesa come istituzione voluta da Cristo facendola apparire esclusivamente come qualcosa di perverso,per aprire le porte alla nuova istituzione ecumenica mondialista voluta da bergoglio & co.(dove gli artefici di tali sozzure non verranno sicuramente puniti ma reinseriti in ruoli diversi)In pratica il piano satanico è quello di condannare e togliere il diritto di cittadinanza alla Chiesa Cattolica intesa come Sposa di Cristo e per questo Santa, attribuendole i peccati abominevoli di alcuni dei suoi membri indegni!!!
Beatissimo Padre , lei e' colpevole dell'attuale terremoto , e' a causa sua e dell ' affidamento del Vaticano e dei suoi occupanti alla Vergine Addolorata se e' saltato il coperchio della pentola .
RispondiEliminaIn questo mare di dolore spero di averle strappato un accenno di sorriso .
Beatissimo Padre , preghiamo la Madonna che ci renda forti , radicati nella Fede e capaci di riparare alle nostre e alle altrui mancanze perche' nessuno e' sicuro di salvarsi , fino alla fine bisogna stare in guardia . E' una lotta continua , piangiamo e singhiozziamo con l' Amore non amato ! Contempliamo le Sue Sante Piaghe ! Se fosse in mio potere indirei immediatamente senza por tempo in mezzo un anno di penitenza , processioni e Adorazioni continue un giorno sì e un giorno no , di notte, dal Vaticano e da ogni episcopio del globo terracqueo , a piedi scalzi , a capo coperto di cenere e vestiti di sacco . Tutti : pastori e fedeli .
Dio ci aiuti !
D. Elia,
RispondiEliminaChiedo a Lei di vedere il video:
Goodbye, Good Men: How Liberals Brought Corruption into the Catholic Church
https://youtu.be/OD2WRL60siw
E fare per noi la gentilezza di fare un commento. Le questioni essenziali sul questo problema (e tanti altri) è:
Quale è il criterio per discernere la vocazione dei candidati al sacerdócio?
Come se fa questo discernimento?
Agere fede e essere Cattolica è ancora è un critério per essere sacerdote nella Chiea o per essere sacerdote è preciso essere omosessuale?
Pace e bene
la non risposta sull'aereo richiama la non risposta sui dubia
RispondiEliminaMeditazione :
RispondiEliminaAngelus, 2 settembre 2012 - Benedetto XVI
Quando il popolo si stabilisce nella terra, ed è depositario della Legge, è tentato di riporre la sua sicurezza e la sua gioia in qualcosa che non è più la Parola del Signore: nei beni, nel potere, in altre ‘divinità’ che in realtà sono vane, sono idoli. Certo, la Legge di Dio rimane, ma non è più la cosa più importante, la regola della vita; diventa piuttosto un rivestimento, una copertura, mentre la vita segue altre strade, altre regole, interessi spesso egoistici individuali e di gruppo. E così la religione smarrisce il suo senso autentico che è vivere in ascolto di Dio per fare la sua volontà - che è la verità del nostro essere - e così vivere bene, nella vera libertà, e si riduce a pratica di usanze secondarie, che soddisfano piuttosto il bisogno umano di sentirsi a posto con Dio. Ed è questo un grave rischio di ogni religione, che Gesù ha riscontrato nel suo tempo, ma che si può verificare, purtroppo, anche nella cristianità...Gesù fa proprie le parole del profeta Isaia: «Questo popolo mi onora con le labbra, ma il suo cuore è lontano da me. Invano mi rendono culto, insegnando dottrine che sono precetti di uomini» (Mc 7,6-7; cfr Is 29,13). E poi conclude: «Trascurando il comandamento di Dio, voi osservate la tradizione degli uomini» (Mc 7,8).
Beatissimo Padre , per ri-scoprire quanto un vecchio Pietro di 78 anni eletto tale nel 2005 ha potuto fare per la Vigna del Signore e' qui documentato :
RispondiEliminahttp://paparatzinger6blograffaella.blogspot.com/2012/07/le-decisioni-e-lesempio-di-papa.html
Meditazione :
RispondiEliminaUdienza generale, 29 agosto 2012 - Benedetto XVI
Il Battista testimonia con il sangue la sua fedeltà ai comandamenti di Dio, senza cedere o indietreggiare, compiendo fino in fondo la sua missione. San Beda, monaco del IX secolo, nelle sue Omelie dice così: San Giovanni Per [Cristo] diede la sua vita, anche se non gli fu ingiunto di rinnegare Gesù Cristo, gli fu ingiunto solo di tacere la verità. (cfr Om. 23: CCL 122, 354). E non taceva la verità e così morì per Cristo che è la Verità. Proprio per l’amore alla verità, non scese a compromessi e non ebbe timore di rivolgere parole forti a chi aveva smarrito la strada di Dio. Noi vediamo questa grande figura, questa forza nella passione, nella resistenza contro i potenti. Domandiamo: da dove nasce questa vita, questa interiorità così forte, così retta, così coerente, spesa in modo così totale per Dio e preparare la strada a Gesù? La risposta è semplice: dal rapporto con Dio, dalla preghiera, che è il filo conduttore di tutta la sua esistenza... Celebrare il martirio di san Giovanni Battista ricorda anche a noi, cristiani di questo nostro tempo, che non si può scendere a compromessi con l’amore a Cristo, alla sua Parola, alla Verità. La Verità è Verità, non ci sono compromessi. La vita cristiana esige, per così dire, il «martirio» della fedeltà quotidiana al Vangelo, il coraggio cioè di lasciare che Cristo cresca in noi e sia Cristo ad orientare il nostro pensiero e le nostre azioni. Ma questo può avvenire nella nostra vita solo se è solido il rapporto con Dio. La preghiera non è tempo perso, non è rubare spazio alle attività, anche a quelle apostoliche, ma è esattamente il contrario: solo se se siamo capaci di avere una vita di preghiera fedele, costante, fiduciosa, sarà Dio stesso a darci capacità e forza per vivere in modo felice e sereno, superare le difficoltà e testimoniarlo con coraggio.
Meditazione : Des Hommes et des Dieux
RispondiElimina( film tratto da una storia vera di 8 monaci cistercensi )
http://streamcomplet.me/des-hommes-et-des-dieux/