Cristo doppiamente
flagellato
Per Cristo i flagelli
sono raddoppiati, giacché si flagella la sua parola. […] Fu flagellato dai
flagelli dei giudei; è flagellato dalle bestemmie dei falsi cristiani […].
Quanto a noi, facciamo ciò che egli stesso ci aiuta a fare: «Io, quando mi
erano molesti, mi rivestivo del cilicio e umiliavo nel digiuno l’anima mia [Sal
34, 13]» (sant’Agostino, Trattati su Giovanni, X, 4).
Ancora
una volta, le parole dei Santi si dimostrano attualissime, anche se la
situazione che avevano direttamente di mira non è la stessa. Mai, come oggi, si
flagella di nuovo Cristo nella Sua parola – bestemmiando così la Sua stessa
Persona di Verbo incarnato – distorcendola o mistificandola fino a farle dire
l’opposto. Il caso dell’indissolubilità del matrimonio è solo quello più
evidente, ma i principi introdotti con la rivoluzione antropologica,
surrettiziamente realizzata nella Chiesa con il pretesto di aggiornarla, sono
tali da annullare tutta la Rivelazione. Il punto di partenza e di arrivo di
ogni discorso religioso, infatti, non è più Dio, ma l’uomo (peccatore) con le
sue “fragilità”, le sue esigenze, i suoi problemi. La manipolazione linguistica
ha fatto scomparire responsabilità e peccato, troppo scomodi per una facile
quanto illusoria proposta di felicità terrena a buon mercato.
Avallare
le trasgressioni più gravi della Legge divina o cassare le condanne dottrinali
del passato in nome di un ecumenismo
ipocrita e indifferentista: ecco le bestemmie dei falsi cristiani con cui oggi
si flagella il Redentore. Ciò che, oltre a questo, fa molto soffrire è vedere
tanti fedeli e sacerdoti in buona fede che ingoiano tutto con una
superficialità disarmante: ecco il risultato di decenni di prassi pastorale
che, alla cura d’anime, ha sostituito tutta una serie di pratiche basate sul
sentimentalismo di presunte esperienze spirituali, sul sensazionalismo di
periodici raduni oceanici, sul narcisismo di un autocelebrarsi senza oggetto né
merito… L’azione soprannaturale della grazia è scambiata, a seconda degli
ambienti, per sensazioni fisiche, emozioni piacevoli o risultati sociologici;
anche là dove, in opposizione alle derive socialeggianti, ci si picca di essere
spirituali, si finisce spesso nelle sabbie mobili di chi gusta se stesso
convinto di gustare Dio.
La
radice del male – mi sembra – è sempre la stessa: l’aver messo in primo piano
l’esperienza umana al posto dell’iniziativa divina. È naturale che, quando il
Signore interviene nella vita di una persona, essa se ne renda conto e
sperimenti, in un modo o nell’altro, l’irruzione della grazia; ma la grazia,
per la sua essenza soprannaturale, rimane sempre al di là di qualsiasi
esperienza, né si esaurisce in questa o quella particolare esperienza
religiosa. Ripiegarsi su ciò che si prova, a lungo andare, diventa una forma di
idolatria che taglia fuori l’anima dal circuito della grazia; tale insidia va
smascherata per tempo ed evitata con decisione, prima che diventi una trappola
mortale per la vita interiore. Non c’è niente di peggio che essere convinti di
aver raggiunto un buon livello di maturità spirituale per via di riscontri
sensibili che, probabilmente, non hanno affatto una causa trascendente, ma sono
semplicemente effetto di meccanismi psicologici: in questi casi, il più delle
volte, non c’è modo di persuadere le persone a rimettersi in discussione.
Un
buon maestro di spirito è capace di distinguere subito tra un frutto genuino
dell’azione dello Spirito Santo e una mera reazione della psiche a fattori
ambientali; ma dove trovarlo? Non c’è nulla di male, di per sé, nel fatto di
sentirsi bene in quel certo gruppo di preghiera o in quel dato luogo di pellegrinaggio;
ma se il motivo, in fondo, è sostanzialmente umano, non bisogna attribuirlo a
Dio, perché così Lo si abbassa a una realtà di questo mondo e ci si rende
impermeabili alla vera grazia, che segue vie diverse (di solito ardue e
dolorose, in quanto deve prima purificare l’io peccatore). Le persone che
desiderano solo stare bene, quando pregano, non sono disposte a lasciarsi
trasformare dal fuoco celeste, che deve eliminare le scorie per far brillare il
metallo. Un ciocco di legno umido, posto nel camino, deve spurgare tutta
l’acqua prima di potersi accendere.
Come
controllare se, nella vita spirituale, non si è caduti in trappola o magari non
ci si stia cadendo? Verificando se e come si prega anche da soli, se si è
perseveranti nella preghiera anche nell’aridità e nella tentazione, se si
rivolge abitualmente lo sguardo interiore al Signore piuttosto che a sé stessi
e ai propri pensieri, emozioni, sentimenti… poi esaminando le relazioni con il
prossimo, se sono improntate a una carità paziente e discreta piuttosto che al
giudizio, alla mormorazione, alla maldicenza e alla recriminazione. Se sono
presenti questi vizi, bisogna interrogarsi seriamente, come pure sul modo in
cui si reagisce di fronte alle prove o contrarietà che la Provvidenza permette
o dispone: c’è ribellione, agitazione, sconforto, o accettazione umile e
serena, affidamento fiducioso e collaborativo, confidente invocazione e
intercessione? Ogni albero si riconosce dai frutti; se non sono buoni, lungi
dallo scoraggiarsi (che è tipico indizio di orgoglio) ci si rimbocca le maniche
per chiedere le grazie necessarie a progredire… e per correggersi.
Un
criterio oggi particolarmente efficace per verificare la qualità della propria
vita interiore, poi, è l’effetto che hanno sulla mente e sul cuore le bestemmie
con cui i falsi cristiani continuano a flagellare Cristo: chi le prende per buone
ha di che preoccuparsi gravemente, chi almeno rimane perplesso ha qualche
speranza, chi non riesce proprio a ingoiarle è sulla buona strada, purché non
si insuperbisca per questo. La tentazione di mettersi a sbraitare è molto forte
– lo capisco – ma non porta da nessuna parte, se non a spegnere la vita dello
Spirito nell’astio e nella rivolta, con il rischio di separarsi dalla Chiesa.
Sant’Agostino ci ha mostrato la via da seguire: rivestiamo il cilicio (non solo
accettando pazientemente la prova, ma – perché no? – anche fisicamente),
umiliamoci nel digiuno (con la prudenza necessaria per non mettersi fuori gioco
da sé), cogliamo ogni occasione per far penitenza (soprattutto quelle che ci
procura il prossimo)… e offriamo tutto per la Chiesa militante, perché il suo
Sposo non l’abbandoni al tradimento, ma ne abbia infine pietà.
Lo
scopo della vita cristiana non è star bene in questo mondo, ma meritare la
felicità nell’altro; essa non serve a godere di sé o ad autoaffermarsi, bensì a
imparare a soffrire bene offrendo per la salvezza propria, dei propri cari e
del mondo intero; non è una ricerca di conferme da parte di un gruppo di
elezione, ma una severa scuola di superamento di sé in una quotidiana
autodonazione. Il Signore sa che abbiamo bisogno di sostegno e di consolazione,
ma non ci vizia con continue grazie sensibili, alle quali rischieremmo di
attaccarci più che a Lui. Non a caso la Messa tradizionale, che ha forgiato
stuoli di Santi, esige dal sacerdote e dai fedeli una radicale espropriazione
di sé, dei gusti personali e delle attese soggettive per sostituirli con i veri
doni di Dio, quelli che fanno crescere interiormente chi cerca davvero Lui e
non se stesso. Smettiamo anche noi di flagellare il Cristo con l’inavvertita
pretesa di metterlo al servizio della nostra pace e del nostro benessere; solo
così la nostra offerta sarà gradita e porterà il suo frutto.
Ogni ricerca di cui Dio
non sia l’oggetto, è implicitamente una ricerca di sé, e ogni ricerca di sé è a
danno proprio (Madre Maria Ildegarde Cabitza,
1905-1959).
La ringrazio profondamente per questa sua riflessione sul
RispondiEliminacammino spirituale che ogni cristiano cattolico praticante,fedele o consacrato che sia,e'chiamato a fare!
Per chi si e'"deciso" per Cristo,sa che il traguardo da raggiungere in questa vita è il calvario con l'atto ultimo di affidamento a DIO PADRE,del proprio spirito!
Chi scrive sperimenta ogni giorno come la cosa più difficile nel cammino di fede,non sia essere testimoni di fronte agli uomini,ma morire a se stessi,al proprio io,al proprio orgoglio,alla superbia di sentirsi portatore di verità solo perchè per semplice Grazia Divina,si è compreso che questa falsa chiesa sta portando un numero imprecisato di "cattolici"direttamente nell' abisso infernale!
Sono rimasto profondamente amareggiato in questi giorni,leggendo le parole aggressive del dottor Gnocchi sostenute da monsignor Cesare Baronio,nei confronti di sua santità Benedetto XVI,riferendosi ad un suo sostegno(che i fatti hanno smentito clamorosamente)al vescovo di Roma.
Se si cerca nella religione la proprio personale realizzazione,anche sostenendo che tutto quello che è venuto dopo il CVII( inclusi i relativi pontefici)sia da buttare e che l'unica messa valida sia quella del VETUS ORDO,si è smarrita la via(Dante docet)!!
In questo grande momento di confusione che sta coinvolgendo proprio tutti nessuno escluso(sarete vagliati uno a uno)risulta a me sempre più chiaro(mi corregga se sbaglio)che l'unico vero riferimento certo per la salvezza della vera CHIESA DI CRISTO,resta il totale affidamento a Maria Santissima attraverso la consacrazione giornaliera al suo CUORE IMMACOLATO.Come"salvò"la Chiesa di Suo FIGLIO,dopo la Sua
Morte,radunando gli apostoli che si erano dispersi credendo che tutto fosse finito,così con intervento straordinario farà adesso,radunando tutti coloro che ancora credono in Cristo,come UNICO FIGLIO DI DIO e UNICO SALVATORE presente in anima e corpo nella SANTISSIMA EUCARESTIA,che in questo momento,soprattutto il sottoscritto,si sentono smarrito in questa confusione generale!!!
Concordo con Lei. La consacrazione al Cuore Immacolato di Maria rappresenta una sicura garanzia per chi si sforza di viverla con umiltà e coscienza. La Madonna sta già radunando spiritualmente i Suoi figli, i quali, per quanto esteriormente immersi nella confusione, non debbono sentirsi interiormente confusi, perché hanno il lume della vera fede e sono da Lei guidati.
EliminaBenedite la vostra figlia, o Maria! Quando le contraddizioni, le prove, la fatica, la noia, vengono ad esercitare le nuove virtu'; quando il calice della sofferenza si presenta a me, quando la misericordia divina vuol provarmi col dolore, benedite la vostra figlia, o Maria! La Vostra benedizione sia su di me la notte e il giorno, nella gioia e nella tristezza, nel lavoro e nel riposo, nella santita' e nelle malattie, nella vita e nella morte, ed infine per tutta l'eternita'.
RispondiEliminaSanta Maria Bertilla Boscardin (1888- 1922)
Sono d'accordo con Innominato e don Elia.
RispondiEliminaVorrei dire tante cose riguardo alla superbia e la presunzione dei Cattolici, avendola toccata con mano nei miei troppi anni di modernismo devastante. Ora, questo essere testimoni di fronte agli uomini fa parte del più esasperante volontarismo e psicologismo devozionale che rappresenta, a mio avviso, l'abisso spirituale della neochiesa. Portarselo dietro sta a significare che la cura è peggiore del male. Questo per dire che sentire offendere BXVI, uomo al limitare del pur lungo viale e profeta nei giorni dell'assedio alla cittadella senza difese, fa male al cuore, oltre che essere profondamente iniquo da parte di chi si erge a giudice,testimoniando al mondo anziché a Gesù Cristo. Se siamo qui è solo per grazia, senza averne alcun merito.
Ti ci hai amati per primo
RispondiEliminaTu ci hai amati per primo, o Dio .
Noi parliamo di Te
come se ci avessi amati per primo
una sola volta .
Invece continuamente,
di giorno in giorno,
per la vita intera
Tu ci ami per primo.
Quando al mattino mi sveglio,
ed elevo a Te il mio spirito
Tu sei il primo,
Tu mi ami per primo.
E' sempre così.
E noi ingrati,
che parliamo
come se Tu ci avessi amati per primo
una volta sola.
Søren Aabye Kierkegaard
Grazie infinite. Non mi stancherò mai di leggere e rileggere articoli come questo, che personalmente ritengo veri e propri sussidi spirituali.
RispondiEliminaStefano - Trieste
A Parma, il giovedì 8 marzo 2018, organizzata dall'Associazione LUCE DI CRISTO, Mons. NICOLA BUX e il Dott. ETTORE GOTTI TEDESCHI hanno tenuto una conferenza su L'ECONOMIA DELLA SALVEZZA, riguardo a LE CONSEGUENZE SU ECONOMIA E MORALE DELLO SCONTRO TRA GNOSI E CHIESA.
RispondiEliminahttps://www.youtube.com/watch?v=eQUeGq9VK3E
Libro di Isaia 29,13-21.
Dice il Signore: "Poiché questo popolo si avvicina a me solo a parole e mi onora con le labbra, mentre il suo cuore è lontano da me e il culto che mi rendono è un imparaticcio di usi umani,
Quanta consolazione dalle sue parole! Grazie.
RispondiEliminaMolti sono i flagellatori pochi sono i riparatori
RispondiEliminae intanto .....muore il giorno .
“Vieni e seguimi”!
Sono alla Sua sequela ? Con il S.Battesimo mi ha reso figlio ma io ho fatto tutto il possibile per assomigliarGli ?
Eterno Padre, offriamo il Santo Volto del Tuo Figlio Gesù per le mani di Maria, con l'intero generoso olocausto di tutti noi stessi in riparazione di tanti peccati che si commettono, specialmente delle offese al SS. Sacramento dell'Altare. Te lo offriamo in modo particolare perché i Sacerdoti mostrino al mondo con la santità della vita, l'adorabile fisionomia del Divin Volto, irradiando la luce della verità e dell'amore per il trionfo della Chiesa e la propagazione del Regno.
RispondiEliminaLa lezione della Veritatis Splendor
RispondiEliminaNel rapporto tra Verità e libertà sta la chiave per comprendere anche la crisi della modernità. Giovanni Paolo II spiega che la Verità viene prima della libertà, e la libertà ha un senso solo se è legata alla Verità. E' il rovesciamento della mentalità oggi dominante.
http://www.lanuovabq.it/it/la-lezionedella-veritatissplendor
“Se uno osserva la mia Parola, non vedrà la morte in eterno”».
RispondiEliminaCredere,
Radicati nella Fede ,
Saldi nella speranza ,
perche' Dio non ci lascia mai soli , Egli è fedele alla parola data.
" Vieni servo buono e fedele, entra nella gioia del tuo Signore!"
RispondiEliminaSolo con Te o Gesu' non ci sono equivoci e malintesi .
Nel mondo cerchiamo invano la compagnia; siamo soli, dobbiamo essere soli, e possiamo dire che il bilancio di ciascuna giornata passata a contatto con le creature, siano anche le più buone e care, è questo solo: “Gesù, Tu solo mi comprendi, solo con te non ci sono equivoci malintesi, Tu solo sei buono, solo Tu mi sazi e mi consoli, solo Tu sei il mio Amore e la mia Meta, e io voglio essere solo tua pecorella. Ogni giorno che passa m’induce, per esperienze penose, a ridurre le mie parole, la mia franchezza, le mie effusioni con le creature; ogni giorno mi accorgo che cammino fra le spine e capisco che Tu ci vuoi solo e tutti per te, perchè Tu solo puoi saziarci d’amore e di pace nei tuoi pascoli”.
RispondiEliminaDon Dolindo Ruotolo