Iam enim securis ad radicem arborum posita est.
(Mt 3, 10)

sabato 14 ottobre 2017


Teologia in ginocchio



Nel reagire a un estremo, non bisogna cadere nell’estremo opposto. Per mantenere una retta fede, bisogna respingere sia le sciocchezze di chi ha studiato una “teologia” modernista, sia le forzature teologiche di chi ha fatto dell’antimodernismo una ragione di vita. La seconda opzione è molto attraente per chi è esacerbato dalla deriva apostatica di buona parte degli ambienti ecclesiali o dalle contraffazioni di una cattolicità puramente nominale e di facciata. Tuttavia il cristiano non vive unicamente per combattere le deviazioni, bensì per amare Dio e il prossimo portando a tutti la luce del Vangelo e, per mezzo di essa, schiudendo l’accesso al bene più alto cui si possa oggettivamente aspirare, l’unione con Dio. Se però lo zelo di propagare la verità si riduce a un indottrinamento più o meno elegantemente camuffato, ciò non è rispettoso né del mistero di Dio né della coscienza del prossimo, cosa che la carità presuppone come naturale fondamento.

Su questa china si corre un rischio ancora più profondo: quello di dimenticare che noi crediamo non in una dottrina, ma nel Dio vivente. La sana dottrina è indispensabile per essere certi di conoscere il vero Dio, ma questa conoscenza deve sfociare in un incontro personale: quel Dio, infatti, si è rivelato all’uomo ed è intervenuto nella sua storia perché vuol essere accolto e amato con la mente, con il cuore e con la vita. Questo Suo desiderio non è certo dovuto a qualche carenza che la creatura debba in qualche modo colmare, come indebitamente ci rinfaccia l’Islam a partire dalla concezione di una divinità così lontana, inaccessibile e arbitraria che non può né amare l’uomo né essere da lui riamata, limitandosi a premiare i suoi fedeli con una grottesca caricatura del paradiso terrestre. In realtà la divina gelosia di cui parla la Bibbia e, sulla sua scorta, i mistici non è una proiezione antropomorfica, ma un modo di esprimere l’esigenza, propria dell’amore, di trovare nell’amato una corrispondenza esclusiva che permetta all’amore stesso di compiersi. Nel caso del Dio che si è autorivelato, però, il vantaggio è tutto per l’uomo, dato che nella Trinità la dinamica di dono e risposta che connota l’amore è già perfettamente realizzata.

Il punto d’arrivo dell’atto di fede è Dio stesso, non l’enunciato dogmatico che ti dice qualcosa di Lui; l’enunciato è necessario per credere rettamente in Dio, ma è a Lui che devi arrivare con la fede, la quale – se è autentica – fa germinare in te la carità e nutre la speranza. Non serve a nulla studiare nel modo più sottile le processioni e le relazioni trinitarie, se questo non scatena in te l’anelito ad essere sempre più coinvolto, per inestimabile grazia, in quell’ineffabile circolazione d’amore. Non giova a nulla conoscere in modo perfettamente ortodosso la persona di Cristo e i rapporti tra le due nature, se la Sua vita divino-umana, di cui sei reso partecipe dai Sacramenti, non si sviluppa in te fino alla sua pienezza di santità vissuta. Non c’è alcun vantaggio a possedere con matematica precisione una teologia impeccabile, se questa conoscenza, finendo con l’alimentare un’insensata superbia, non ti sprofonda nell’umiltà di un povero peccatore che si riconosce graziato e sommerso di doni assolutamente immeritati.

L’intellettualismo, di una sponda o dell’altra, soffoca l’unione con Dio, che è un anticipo della visione beatifica nei limiti della nostra condizione terrena. I suoi frutti, a seconda dell’ambiente, sono il sentimentalismo, il volontarismo e il formalismo. Il primo, di solito, nasconde una paurosa ignoranza religiosa da rigetto e, molto spesso, una moralità quanto meno dubbia, piena di sconti e compromessi giustificati con un falso fervore. Il secondo crede di risolvere tutti i problemi con poco illuminati sforzi ascetici o con un attivismo sociale del tutto analogo a quello di un non-credente. Il terzo sostituisce la relazione con Dio con una serie di prestazioni rituali che dovrebbero appagarlo e zittirlo. In tutti e tre i casi l’uomo si soddisfa da sé in una dinamica solipsistica, ma quel che è peggio è che il Dio vivente, in definitiva, potrebbe anche non esistere – a rigor di logica, anzi, sarebbe meglio che non ci fosse, perché fa saltare tutto il sistema. È molto più comodo rimpiazzarlo con un’idea, una velleità o un’emozione.

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Naturalmente c’è una bella differenza tra il fare teologia in ginocchio e il mettere la teologia in ginocchio. La prima via è quella dei Padri della Chiesa, dei rappresentanti della teologia monastica e dei teologi che si sono fatti santi. La seconda è quella di una pseudoteologia razionalistica, storicistica e revisionistica completamente succube di una certa scuola tedesca che ha culturalmente colonizzato, fra l’altro, anche l’America Latina. La falsa teologia germanica è a sua volta prona alla cattiva filosofia di Kant, Hegel e Heidegger, che è assolutamente incompatibile con la visione cristiana, per il semplice motivo che è contraria alla retta ragione. Pur con le debite differenze, il pensiero di questi autori sposta tutto il peso, nel processo conoscitivo, dalla realtà oggettiva all’intelletto umano, che finisce con l’essere determinato dalla storicità. Se infatti i trascendentali e le categorie che rendono possibile la conoscenza esistono soltanto nella mente, senza essere ancorati all’essere, la realtà si trasforma di pari passo con l’evoluzione delle culture e l’identità dell’uomo si dissolve in un caleidoscopio di opinioni cangianti.

Senza Karl Rahner e la sua svolta antropologica, in poche parole, non ci sarebbe stato l’uomo di Santa Marta, ma nemmeno il gender. Il Concilio Vaticano II avrebbe riaffermato la verità cattolica in perfetta continuità con la Tradizione (senza costringere a tripli salti mortali con avvitamento) e la riforma liturgica si sarebbe limitata a qualche indispensabile adattamento, piuttosto che procedere a quel totale rifacimento del rito romano che di fatto è risultata. Solo così, d’altronde, è stato possibile sloggiarne Cristo per intronizzare, al Suo posto, l’uomo – e l’uomo peccatore, non quello redento, l’uomo che si ostina spudoratamente nei suoi peccati e pretende che il buon Dio gli dica: «Bravo!». Ma quel “Dio” – come già evidenziato – è soltanto un’idea, una velleità o un’emozione funzionali al godimento solitario dell’individuo, alla sua autogiustificazione e autoesaltazione. In fin dei conti, questo non è altro che l’apice di una parabola iniziata con Lutero.

Anche combattendo accanitamente il modernismo si può tuttavia finire, senza rendersene conto, col mettere il proprio piccolo ego e la propria teologia al posto del Dio vivente. Alla fin fine, l’esito pratico non differisce poi di molto nella sostanza; le vie saranno diverse, ma, se ti fanno ritrovare più o meno allo stesso punto, un’ombra di sospetto ti deve pur venire… Tale accecamento si verifica ogniqualvolta si erige una costruzione intellettuale allo scopo di far apparire legittimi comportamenti intrinsecamente cattivi. Per chi si è costituito paladino della verità cattolica, è una crassa contraddizione che salta agli occhi di chiunque abbia conservato una mente limpida e lineare, ma viene subdolamente mimetizzata con un enorme apparato erudito e argomentativo che spiazza qualunque non-specialista, sebbene il buon senso gli suggerisca che qualcosa non funziona. Così, in nome della Tradizione, si può tranquillamente dichiarare a parole un’obbedienza al Papa meramente nominale e al tempo stesso, persistendo pervicacemente in una situazione irregolare con il rifiuto di qualsiasi accordo, dispiegare tutto un apostolato totalmente sganciato dalla legittima giurisdizione dei vescovi che sono in comunione con lui.

Monsignor Lefebvre, pur avendo avuto l’incommensurabile merito di conservare la Messa tradizionale a beneficio di noi tutti, a partire da un certo momento sembrò agire come se la Chiesa sopravvivesse unicamente nella sua opera, quasi ne fosse lui il salvatore; questa stessa impressione continuano a dare i suoi discepoli. A Dio solo, ovviamente, spetta giudicare le anime, ma noi non possiamo esimerci dal valutare gli atti degli uomini per discernere la via da seguire ed evitare le false piste. Il sentirsi unici depositari di una verità salvifica che tutti gli altri avrebbero smarrito o falsificato può portare alla perdizione: se infatti consideri perduti quanti non riconoscono senza riserve la missione divina che ti sei attribuito da solo, sei tu a rischiare di perderti, perché non dài più ascolto a nessuno. Se poi poni ogni tuo pensiero a rinforzo dell’unico puntello su cui poggia tutto il tuo edificio (in questo caso, un presunto stato di necessità da te stesso decretato), sarà davvero difficile che ti accorga della trappola, ma ti ci sei messo tu stesso.

Tieni saldi i miei passi nei tuoi sentieri, perché i miei piedi non vacillino. Alla fine il tuo insegnamento mi ha corretto e tu stesso continuerai ad istruirmi (Sal 16, 5; 17, 36 Vulg.).

26 commenti:

  1. El aprovechamiento del alma no está en pensar mucho, sino en amar mucho. (F. 5-2.)
    L'uso dell'anima non sta nel pensare molto, ma nell'amare molto. (F. 5-2.)

    Puntelli spirituali di S.Teresa d'Avila
    per aiutarci nel cammino :
    http://www.papaboys.org/15-pillole-spirituali-di-santa-teresa-davila-per-ricordarti-che-dio-e-sempre-al-tuo-fianco/

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  2. Il pellegrinaggio non e' la ricerca
    della verita' ma l'incontro con la Verita' .

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  3. "Monsignor Lefebvre, pur avendo avuto l’incommensurabile merito di conservare la Messa tradizionale a beneficio di noi tutti, a partire da un certo momento sembrò agire come se la Chiesa sopravvivesse unicamente nella sua opera, quasi ne fosse lui il salvatore; questa stessa impressione continuano a dare i suoi discepoli. A Dio solo, ovviamente, spetta giudicare le anime, ma noi non possiamo esimerci dal valutare gli atti degli uomini per discernere la via da seguire ed evitare le false piste. Il sentirsi unici depositari di una verità salvifica che tutti gli altri avrebbero smarrito o falsificato può portare alla perdizione: se infatti consideri perduti quanti non riconoscono senza riserve la missione divina che ti sei attribuito da solo, sei tu a rischiare di perderti, perché non dài più ascolto a nessuno. Se poi poni ogni tuo pensiero a rinforzo dell’unico puntello su cui poggia tutto il tuo edificio (in questo caso, un presunto stato di necessità da te stesso decretato), sarà davvero difficile che ti accorga della trappola, ma ti ci sei messo tu stesso."

    Una lucidissima analisi. Purtroppo la Verità non piace ai lefebvriani che di fatto si dimostrano più superbi, orgogliosi, disobbedienti, iracondi e vendicativi del demonio stesso. Non è un caso che certi microblog sedicenti "tradizionalisti" (in realtà estremisti e vicini al sedevacantismo), censurino questo articolo rifiutando di pubblicarlo e continuano invece a pubblicare solo le esternazioni fanatiche di farneticanti farisei lefebvriani. Grazie per questo illuminante riflessione, don Elia!

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  4. Buongiorno don Elia, in questo tempo di grande confusione solo l’aiuto del Cielo è l’unica speranza per la Santa Chiesa, scardinata dai suoi stessi ministri. Però non si può esigere tutto dal cielo .Noi, come ci ha sempre chiarito lei, dobbiamo far la nostra parte rimanendo fedeli al Vangelo .
    Tantissimi sono i fedeli cattolici senza guida perché,oggi, si sta celebrando una nuova chiesa e un nuovo Vangelo. Se noi ci riteniamo cattolici dobbiamo seguire Dio e la sua legge. IL Signore ci chiede di essere umili,ma spesso,diventiamo superbi. Sono certa che non esiste verità fuori dalla religione Cattolica Romana e tutti, se lo vogliono, possono far parte di essa. Come il mondo stia evolvendo in male è sotto gli occhi di tutti,certo che la Chiesa deve dare delle risposte per porvi riparo ma rimanendo ferma nel dogma e nella dottrina immutabili per volere di Dio,buona domenica.

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  5. «Entrai, da te guidato, nell’intimo della mia anima e ci riuscii perché tu ti facesti mio aiuto. Entrai e vidi con l’occhio della mia anima, qualunque esso fosse e sopra di esso, sopra la mia intelligenza, una luce immutabile, non questa luce comune e visibile ad ogni uomo, né una luce del medesimo genere, ma più intensa, quasi che essa da chiara si facesse smagliante ed occupasse tutto con la sua immensità [ … ]. Chi conosce la verità conosce quella luce e chi conosce quella luce conosce l’eternità. È l’amore che fa conoscere. O verità eterna, o vero amore e diletta eternità! Sei tu il mio Dio, a te anelo e di giorno e di notte! »
    https://pacedelcuoreduepuntozero.wordpress.com/2012/08/30/le-sette-stanze-del-proprio-castello-interiore/

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  6. Caro don Elia sempre puntuale e chiaro in una Chiesa dove Bergoglio ha propagato una grave confusione...Grazie

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  7. Il problema nella chiesa di oggi è che si fa teologia solo rahneriana e non ci si inginocchia mai, soprattutto davanti al S.simo, per cui si elimina il pensiero di dio equiparandolo a tutto e a niente, la fede vera non è fatta di sillogismi e sofismi complicati e filosofici, è per i semplici come i miei nonni, contadini semi analfabeti che credevano e si af-fidavano senza problemi. Quanto a Lefebvre, basta la tranchant frase dell'ex prefetto della Cdf 'Ha tante ragioni, ma non ha ragione'. Buona domenica, padre e si ricordi di tutti noi nelle sue preghiere.

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  8. Blondet si chiede se sia un vero miracolo,i filmati sembrano autentici.
    Condivido.

    http://www.maurizioblondet.it/nigeria-consacrata-al-cuore-immacolato-miracolo-del-sole/

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  9. La ringrazio di cuore, Padre Elia, per aprire gli occhi a molti tradizionalisti sprovveduti, con le sue riflessioni. Continui a non tacere la verità su ciò che la FSSPX rappresenta realmente. Può salvare molte povere anime che, sebbene in buona fede e con le migliori intenzioni, si sono già avviate, senza neppure accorgersene, sulla strada infernale della perdizione.

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  10. Don Elia dice verità molto, molto scomode. E' opportuno ricordare sempre e in continuazione quello che ha correttamente ribadito con estrema chiarezza anche il Cardinale Burke: non è lecito per un cattolico frequentare la Messa della FSSPX. Basterebbe questo per chiudere tante polemiche inutili. Ma ormai si sa che la disobbedienza è d'obbligo tra certuni che fanno dalla "tradizione" un vero e proprio idolo da adorare ed incensare, al posto di Dio.

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  11. Vedo che in molti ormai si sono accorti che anche tra i duri e puri dei tradizionalisti si annida quel fariseismo di ritorno tanto caro ai modernisti dei "senza se e senza ma", come pochi giorni fa ha garrito un giovane sacerdote (da me molto ben conosciuto) geneticamente mutato in "guru". Don Elia ha ben spiegato quanto io e quanto Dio ci sia in costoro. Dico solo che i modernisti sono gli eroi del fare, i volontari delle loro frustrazioni, gli apostoli delle loro esigenze, gli elemosinieri delle loro i-realizzazioni. I tradizionalisti duri e puri, che come dice un lettore nascondono dietro i miniblogs un sedevacantismo surreale e ridicolo, sono gli alfieri "dell'armiamoci e partite", dei bizantinismi sterili, dei ragionamenti dottrinali senza alcuna pratica cristiana, di una carità senza sentimenti, di un amore solo per se stessi. Anch'essi si sono costruiti il loro dio, il loro idolo, il vitello d'oro. Qualcuno potrebbe dire:la via di mezzo è la più comoda, la meno impegnativa,ma chi le scelte estreme nella sua vita le ha sempre fatte sa che si diventa estremisti quando ci si rifiuta di ragionare. Ed il Signore ha bisogno di estremisti ma della preghiera, del digiuno, dell'Eucarestia e della carità.

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  12. Carissimi , vi prego con tutto il cuore , evitiamo di indicare questo o quello quali autori del caos che stiamo vivendo . Non siamo gia' troppo divisi ?Ripariamo per noi e per loro . I Sacerdoti hanno bisogno di aiuto , fanno molta piu' fatica di noi perche' devono condurre se' stessi e noi nel sentiero di Dio . Vi prego , guardiamo a noi stessi , all'anima nostra . Mettiamo in pratica quanto la Madonna ci ha chiesto . Ascoltiamo i Santi ! Facciamo come S.Teresa d'Avila quel poco che e' in nostro potere . Seguiamo i precetti evangelici con tutta la perfezione possibile e preghiamo per la Chiesa , per i difensori della Chiesa, per i predicatori e per i teologi che la sostengono, avremo aiutato come meglio si puo' nostro Signore, così perseguitato da molti di noi che ha tanto beneficato .

    Grazie Padre per la salutare riflessione sulla umilta' e responsabilita' che deve contraddistinguere ogni componente del Corpo Mistico .
    Santa settimana a tutti !

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  13. Non e' facile non reagire , aiutiamoci a ricominciare ogni volta , abbiamo ancora molto da imparare :
    Sancte Michael Archangele, defende nos in proelio; contra nequitiam et insidias diaboli esto praesidium. Imperet illi Deus, supplices deprecamur: tuque, Princeps militiae caelestis, Satanam aliosque spiritus malignos, qui ad perditionem animarum pervagantur in mundo, divina virtute in infernum detrude. Amen.
    San Michele Arcangelo,difendici nella battaglia; sii nostro baluardo contro le tentazioni e le insidie del DEMONIO. Che Dio eserciti il suo dominio su di lui, te ne preghiamo supplichevoli: e tu PRINCIPE DELLA MILIZIA DEL CIELO, con la potenza divina, ricaccia negli Inferi Satana e gli altri spiriti maligni, che si aggirano per il mondo a perdizione delle anime.
    AMEN
    Curioso questo passo tratto dalla Bibbia – Libro di Giuda
    “L’arcangelo Michele quando, in contesa con il diavolo, disputava per il corpo di Mosè, non osò accusarlo con parole offensive, ma disse: Ti condanni il Signore!”
    A primo acchito, un lettore distratto potrebbe fare la sciocca considerazione che Michele non osi accusarlo per paura nei suoi confonti.
    Nulla di più sbagliato! Michele, servo umile e ubbidiente del Signore, per nulla al mondo potrebbe mai provare un simile sentimento per un essere tanto abominevole come satana. Una sola cosa guida e frena la volontà dell’ Arcangelo: l’Amore DI e VERSO DIO E LA SUA LEGGE!
    Sarebbe stato Dio Padre contento se il beneamato Figlio Arcangelo, in disputa con il nemico, si fosse lasciato andare al turpiloquio nei confronti del pur esecrabile fratello? Poteva essere felice a vedere la sua creatura condottiera cedere al desiderio di insultare un' altra creatura – pur immonda – cui deve essere legato da rispetto fraterno? Poco importa se il viscido fratello non gli restituirà il favore. La contesa importante sul corpo di Mosè non può certo esser vinta a favore dell’Amore di Dio Padre se già il Suo campione non dimostra, con il proprio comportamento virtuoso, quale è la strada da seguire.
    Ancora una volta, fratelli che mi leggete, un insegnamento: Non maledite, ma benedite il vostro nemico!
    Non parole impure verso il vostro avversario, ma con la dignità unita alla fervezza di comportamento e di intenti deve essere la luce.
    Notiamo tutti una cosa: sembra, dalle parole del profeta, che ciò non sia esattamente nei desideri del prode Michele, che forse in cuor suo ben avrebbe voluto dirne quattro allo sciagurato. Ma a differenza di questi, egli tiene tutto nel suo cuore e agisce, fermo come roccia nel suo operare, richiamandosi INTERAMENTE AI DESIDERI DEL PADRE anche nel suo esprimersi, che a noi forse suona più familiare come “Che Dio ti fulmini per i tuoi comportamenti”! Dio Padre ti giudichi, dice Michele, e ti dia la tua giusta punizione, ma molla l’osso dal corpo conteso, che a tua differenza fece la volontà di chi sta nei cieli!
    https://chicomedio.wordpress.com/about/

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  14. LAMENTI DI GESU' A PADRE PIO. RIPARAZIONE DELLE OFFESE CHE TANTI GLI FANNO QUOTIDIANAMENTE, ANCHE TRA I SUOI .
    https://it-it.facebook.com/IstruzioneCattolica/photos/a.516364225085407.1073741828.516358051752691/785603274828166

    Rileggiamo e rileggiamo e rileggiamo , fino a singhiozzare con Gesu', per muoverci a compassione !

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  15. I frutti del Concilio (ovviamente il Vaticano II), sempre più rigogliosi, succosi e saporiti. Un piccolo assaggio, per averne conferma :
    http://www.unavox.it/FruttiPostconcilio/NuoviPreti/Esempi_aggiornamento_pastorale.html

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    1. Carissimo, il Signore sta lasciando venire allo scoperto chi già lo tradiva (ma si camuffava), così da poter fare poi una bella pulizia, quando sarà il momento da Lui scelto. Preghiamo e offriamo per affrettarlo, sapendo che nella Sua prescienza Dio ha tenuto conto, per fissarlo, della nostra collaborazione.

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  16. Che tristezza individare nella eroica opera di mons lefebre una strada per la perdizione.

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    1. Ovviamente nessuno di noi conosce la sorte delle singole anime, ma morire scomunicati non è esattamente la condizione migliore per presentarsi al giudizio... Un'opera eroica non giustifica uno scisma. Naturalmente non giudichiamo le persone, ma gli atti si possono e si devono valutare.

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    2. Dice bene don Elia. Lefebvre è morto scomunicato dalla Chiesa Cattolica, come Lutero. O vogliamo far finta di non saperlo? Un vero esempio eroico di cattolicità è semmai Padre Pio, Santo. Non certo Lefebvre che è morto scomunicato per aver creato uno scisma e aver disobbedito al Papa. Disobbedienza di cui vanno orgogliosi, come il diavolo, i lefebvriani ancora oggi. Padre Pio, al contrario di Lefebvre, ha sempre obbedito, non ha mai fatto nessuno scisma, anzi è stato ancora più obbediente ai suoi superiori anche quando veniva avversato, in profonda umiltà. Padre Pio è rimasto fedele alla Chiesa Cattolica anche quando è stato messo alla prova, Lefebvre invece, messo alla prova da Dio, non ha confidato nella Provvidenza ma ha voluto fare da sé per "salvare la Chiesa", disobbedendo al Papa e ottenendo di conseguenza la scomunica. Lefebvre (scomunicato)= orgoglio, disobbedienza e scisma. Padre Pio (Santo)= umiltà, obbedienza e santità. I risultati sono sotto gli occhi di tutti. Altro che "eroica opera", quella di Lefebvre è un'opera diabolica che porta alla perdizione tutte le anime che oggi lo seguono. Chi segue Lefebvre è sulla via della perdizione, non certo sulla via della santità come Padre Pio. Don Elia fa bene a mettere in guardia i cattolici da questi tranelli del diavolo. La via della perdizione è sempre quella più attraente, quella che ci fa sentire combattenti al posto di Dio, la via della santità è quella della mortificazione e dell'obbedienza.

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  17. "Un’Ordinazione episcopale senza il mandato pontificio significa il PERICOLO di uno scisma"

    Questo diceva Benedetto XVI nella sua lettera ai vescovi dopo la revoca della scomunica ai vescovi della FSSPX, il card. Burke che spesso si riferisce a Benedetto XVI come autorità spirituale dovrebbe tenerlo presente.

    Inoltre la Pontificia Commissione Ecclesia Dei- Mons.Camille Perl- in data 18/1/2003 a precise domande ha dato precise risposte:

    a) Domanda "Si può assolvere il Precetto festivo assistendo ad una Messa della FSSPX"?
    Risposta "Sì! Si può assolvere il precetto festivo assistendo ad una Messa celebrata da un sacerdote della FSSPX";
    b) Domanda "Assistere ad una Messa della FSSPX costituisce peccato"?
    Risposta " Distinguo: se l'intenzione primaria di tale assistenza fosse di
    manifestare l'intenzione di ribellarsi al Papa, costituisce peccato. Se l'intenzione è semplicemente di partecipare ad un liturgia secondo il Messale del 1962, non costituisce peccato"
    In data 5/9/2005 la Pontificia Commissione Ecclesia Dei - Mons Camille Perl - dice ancora:
    i fedeli che assistono alle Messe della detta Fraternità non sono scomunicati, come non lo sono nemmeno i sacerdoti che celebrano, che invece sono sospesi. Questo perché sarebbe difficile spiegare tale esclusione per questo solo motivo, dal momento che si cerca di reintegrare questa Fraternità nella piena comunione della Chiesa."
    Caro Anonimo del 16 ottobre 01.04, con tutto il massimo rispetto delle altrui opinioni credo che affermare che "tradizionalisti sprovveduti sebbene in buona fede e con le migliori intenzioni, si sono già avviati, senza neppure accorgersene, sulla strada infernale della perdizione" sia molto, molto azzardato .....
    Preghiamo che l'Immacolata ci illumini e ci guidi soprattutto gli sprovveduti - di cui io faccio parte - e anche i Non sprovveduti perchè "Chi è in piedi veda di non cadere" ...
    MARIA CRISTINA PEDICONI

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  18. Invito tutti a mantenere la calma e l'equilibrio riguardo a un soggetto sensibile che divide fortemente gli animi e sul quale ho impiegato molto tempo a maturare una posizione. Desidero altresì offrire qualche necessaria precisazione.
    1) In stato di scisma si viene a trovare chiunque rifiuti l'obbedienza al Romano Pontefice. Ordinare dei vescovi senza mandato pontificio è oggettivamente uno dei più gravi atti di insubordinazione, ma - quand'anche questo non bastasse a provocare uno scisma - nel caso di monsignor Lefebvre il fatto si colloca comunque in un quadro di disobbedienza molto più vasto. Ad ogni modo, i vescovi e i sacerdoti della FSSPX non obbediscono al Papa e non riconoscono nemmeno il Codice di Diritto Canonico vigente. Nella Chiesa Cattolica si può forse scegliere il Codice che si preferisce?
    2) I sacerdoti sospesi "a divinis" non hanno il diritto di celebrare pubblicamente né di amministrare i Sacramenti; di conseguenza, se ciononostante lo fanno, ai fedeli non è lecito riceverli da loro (se non in pericolo di morte). La concessione della Commissione "Ecclesia Dei", pur distinguendo le diverse intenzioni con cui si può assistere alle Messe della FSSPX, sembra dettata dallo scopo perseguito, quello di "reintegrare questa Fraternità nella piena comunione della Chiesa", dato che "sarebbe difficile spiegare tale esclusione per questo solo motivo". Ciò suona, in altre parole, come un provvedimento di misericordia pastorale, piuttosto che come una rigorosa conclusione giurisprudenziale. Tale affermazione tradisce però preoccupanti sintomi di una mentalità tipicamente postconciliare (e desta meraviglia il fatto che ce ne si avvalga a proposito della FSSPX). Questi sintomi sono: 1) l'idea che, pur di reintegrare membri della Chiesa in situazione irregolare, si possa derogare dalla disciplina in aspetti essenziali (lo stesso principio invocato riguardo ai divorziati risposati); 2) il timore della difficoltà di spiegare un'esclusione, la quale - pena il cadere in una concezione positivistica e arbitraria del diritto - se è giustificata può e deve essere spiegata per il bene dei fedeli (le cose difficili vanno forse per principio evitate?); 3) l'ammissione di una gradualità della comunione, più o meno piena, con la Chiesa (cosa che la FSSPX rigetta nel modo più fermo riguardo ai non cattolici).
    Tutto il discorso suona piuttosto contraddittorio. Ma, al di là delle sottigliezze teologiche e canoniche, il criterio decisivo è il bene effettivo della Chiesa e dei fedeli. Decenni di separazione finiscono inevitabilmente col causare deviazioni dottrinali e morali, che però, all'interno di un sistema di pensiero viziato, ma difeso in modo sempre più cavilloso, non si percepiscono più. La via d'uscita sta nella limpidezza della mente e del cuore, come quella testimoniata dal cardinal Burke, il quale non ha fatto altro che rilevare le anomalie della situazione attuale: quella di una scomunica rimessa senza previa riconciliazione degli scomunicati e quella di fedeli che ricevono legittimamente i Sacramenti da sacerdoti sospesi.

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    1. Grazie infinite don Elia per il suo importante contributo. Spesso si dimentica che i sacerdoti della Chiesa Cattolica, inclusi i padri Domenicani, avvertono i fedeli non solo che non è lecito per un cattolico frequentare la Messa della FSSPX (essendo scismatica) ma che il frequentare la Messa della FSSPX è pure MATERIA GRAVE di cui sarebbe opportuno confessarsi o si rischia di commettere Comunioni sacrileghe.

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    2. In base al responso della Pontificia Commissione "Ecclesia Dei" del 18 gennaio 2003, sopra citato, frequentare le Messe della FSSPX risulta non solo lecito in sé (in assenza di intenzioni non rette), ma anche sufficiente per assolvere il precetto festivo. Tuttavia, a parte l'incongruenza della decisione, che qui sopra ho evidenziato, vien da chiedersi se la Commissione goda realmente della facoltà di emettere tali concessioni e di dare disposizioni in ambito morale, visto che si tratta di questioni sostanziali e di materia grave.
      Ribadisco che non si può distorcere la dottrina con intenti (per quanto lodevoli) di natura pastorale, perché questo principio porta molto lontano, come dimostrano le concessioni fatte, in modo assolutamente indebito, ai divorziati risposati; d'altronde non si può nemmeno ammettere un principio in un caso e negarlo in un altro. La questione di fondo, sul piano giuridico e dottrinale, rimane sostanziale: da una parte si riconosce che manca la "piena comunione", ma dall'altra si esita a parlare di scisma. Ora, è possibile stare nella Chiesa con un'obbedienza "non piena"? Se è così, bisogna accettare tutte le forme di contestazione progressista e a questo punto ognuno può fare quel che gli pare. Riconoscere formalmente la validità di un pontificato rifiutando al tempo stesso la sottomissione al Papa differisce dal sedevacantismo solo verbalmente.

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  19. Anonimo: "Lefebvre è morto scomunicato dalla Chiesa
    .................Cattolica, come Lutero"................................


    Trovo molto inappropriato, signor Anonimo, il Suo accostamento di monsignor Lefebvre a Lutero. Ed inoltre desidererei farLe notare che alla Chiesa Cattolica possono addebitarsi parole ed azioni quando Essa
    parla ed agisce attraverso il Suo Papa, NON certamente attraverso un papa che "risponde ai bisogni - e ai comandi - di lorsignori". E, per Sua informazione, di questi cosiddetti papi ne abbiamo avuto una sfilza a cominciare dal 1958 fino ai nostri giorni!

    E per concludere, signor Anonimo, mi lasci esprimere una mia personale osservazione rafforzatasi sempre più negli ultimi anni: è sempre più diffusa un'acredine verso persone di azione - come mons. Lefebvre - o persone che asseriscono la necessità di azione, da parte di individui che ai pericoli dell'azione preferiscono la sicurezza delle parole molto spesso scritte al riparo dello scudo dell'anonimato.

    Grazie per la Sua cortese attenzione.

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  20. Grazie padre Elia per questo splendido articolo pieno di spunti di riflessione da meditare molto bene per la salvezza della propria anima. Santa Domenica

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