Iam enim securis ad radicem arborum posita est.
(Mt 3, 10)

sabato 5 agosto 2017


Quando tutto andava bene…



Se non ci rendiamo conto una buona volta della realtà, non saremo neanche in grado di arrestare la parabola discendente. E se tale è la situazione, è dunque fallita la testimonianza che noi Sacerdoti e Religiosi dobbiamo rendere al nostro Cristo? La domanda è di quelle che fanno paura; ma sarebbe colpevole pusillanimità il non affrontarla in pieno con spirito di indagine serena, obiettiva e coraggiosa, se il caso lo richieda. Tanti fattori hanno certo contribuito a creare la presente situazione [Lutero, gli errori filosofici, le persecuzioni, i cambiamenti politici, economici e sociali]; ma anche ammesso tutto questo, se siamo arrivati ai punti accennati, come non riconoscere che anche in casa nostra ci deve essere qualche cosa che non funziona a dovere? Si sarebbe, comunque, arrivati ad una situazione così lacrimevole se da parte dei Sacerdoti e dei Religiosi si fosse resa al Cristo la testimonianza della loro santità?

Non è un testo scritto ai nostri giorni e nemmeno negli anni dell’immediato postconcilio. Il suo autore è un prete, canonizzato il 18 aprile 1999, che il venerabile Pio XII definì nel telegramma di condoglianze campione di evangelica carità. San Giovanni Calabria (1873-1954), senza che egli lo sapesse, alla vigilia della propria morte aveva offerto la vita per il Pontefice agonizzante, il quale, nel momento in cui il Santo moriva, ricuperò improvvisamente la salute, tanto da vivere poi ancora per quattro anni. La prima edizione del suo libro più noto, Ora decisiva. Apostolica vivendi forma, fu data alle stampe nel 1946, ma sembrano pagine scritte oggi. Non vi si deplorano le immense rovine materiali lasciate dall’ultima guerra mondiale, ma quelle morali e spirituali provocate dalla tiepidezza di clero e religiosi. Fin dalle prime righe ci si deve inevitabilmente rendere conto che i mali della Chiesa e della società non sono cominciati con il Concilio Vaticano II.

Il Santo cita una lettera al clero di monsignor Bernareggi, allora Vescovo di Bergamo: «Si ha l’impressione che tutto il mondo interiore della coscienza stia crollando. La tendenza ad una vita materiale è stata di sempre. […] Ma ora lo spirito pagano, diremo anzi mondano, per far uso del termine usato da Cristo, sembra prendere il sopravvento. Solo si crede a ciò che si vede e si tocca; solo si cerca ciò che soddisfa la natura. Il senso religioso si è quindi oscurato, e talvolta, almeno praticamente, persino spento. E peggio ancora si dovrebbe dire del senso morale, che in molti è del tutto scomparso. Non vi è più il senso del male, del lecito e dell’illecito, della virtù e del peccato. Tutto è uguale. Solamente l’interesse e il pericolo sono norme di azione». Il cardinale Elia Dalla Costa, nel 1943, scriveva al clero fiorentino: «Agli errori e alle colpe del gregge non sono forse estranei i pastori: ai peccati del popolo non siamo estranei noi Sacerdoti».

In un articolo dell’Osservatore Romano del 19 febbraio 1943, firmato con lo pseudonimo Sacerdos (non sono il primo!), si osserva acutamente: «Non è troppo comodo ed anche troppo egoista moltiplicare le geremiadi sui mali dei tempi attuali, sulla mancanza di fede, sulla corruzione del costume, sull’assenza del senso del peccato ch’è uno degli aspetti più minacciosi dell’attuale momento etico degli individui, sui vari sbandamenti morali, sul laicismo degli Stati, e si potrebbe continuare; non è troppo comodo e specialmente inutile il pianto su questa Gerusalemme crollante ed incurante del castigo di Dio se non riconosciamo che anche noi abbiamo avuto la nostra parte di responsabilità ed abbiamo collaborato, per lo meno negativamente, con la negligenza nei nostri doveri sociali, alla triste ora attuale?».

Da queste lucide premesse don Calabria deduce un vigoroso appello. Di fronte a tanto sfacelo, dopo la lezione di due guerre mondiali una peggiore dell’altra, dopo le immani distruzioni belliche, i tremendi risultati delle ideologie, le orrende carneficine di sacerdoti e religiosi avvenute in Russia, Messico, Spagna, Germania e Polonia, le rapidissime trasformazioni che in altri tempi avrebbero richiesto secoli, in vista di altri cambiamenti ancor più radicali… non dovrà forse anche il clero ascoltare il richiamo di Dio a scuotersi per rinnovarsi profondamente? «Oggi se noi Sacerdoti e Religiosi non sentiamo il prepotente bisogno di metterci alla testa dei tempi per rinnovarli e salvarli nella verità del Vangelo e nella santità del nostro esempio, noi siamo indegni del Cristo che predichiamo». La caratteristica delle anime cristiane veramente grandi è di non subire gli eventi, bensì di dominarli… ma con una vita santa. Ripudiando ogni tipo di mediocrità, secondo il Santo bisogna inoltrarsi sulla via percorsa da Colui che ci ha amati fino all’estremo (cf. Gv 13, 1) e formare «una generazione di uomini dello spirito al cento per cento, i quali, non a chiacchiere, ma a fatti dimostrino che la realtà che tutto sovrasta non è la illusoria materia, ma lo spirito».

Sorgente di ogni autentico rinnovamento, in tutta la storia della Chiesa, è sempre stata la santità, mediante un ritorno alla radicalità del Signore e degli Apostoli. Purtroppo la risposta fu di tutt’altro genere. Dapprima ci si affannò a puntellare l’edificio pericolante con un rigorismo legalistico che provocò in molti un rigetto violento della religione cattolica; poi, durante l’ultimo Concilio e negli anni successivi, si scelse la via opposta dell’adattamento al mondo nell’illusione di conquistarlo (non senza, almeno in alcuni, una deliberata volontà di mondanizzare la Chiesa). La malattia non scoppiò allora, perché era già avanzata; il problema è che, passando da un estremo all’altro, si adottarono terapie sbagliate, che in pochi decenni ci hanno ridotto in fase terminale. Il rimedio additato da don Calabria, specie per i ministri di Dio, è una tenera intimità con lo Spirito Santo, che non si ottiene se non per mezzo di Colei che ne è la Sposa.

Nell’ora decisiva della Pentecoste la Madre di Gesù era presente nel Cenacolo in una posizione assolutamente unica. Come già l’Incarnazione era avvenuta per mezzo di Lei, così il Paraclito si effuse sulla Chiesa nascente per mezzo di Lei, attirato dalle Sue ardentissime preghiere. È del tutto naturale, allora, la necessità di coltivare, come gli Apostoli, una religiosa intimità di vita con la divina Madre, che rappresenta quanto di più caro, santo e potente abbiamo dopo il Sacrificio eucaristico; solo così potremo diventare gli apostoli degli ultimi tempi preconizzati dal Montfort, nostro patrono. San Giovanni Calabria, forse, non immaginava neppure ciò di cui oggi noi siamo spettatori, nella società e nella Chiesa; ma il rimedio è sempre valido – anzi, quanto mai valido. La Mediatrice di tutte le grazie ha avuto una parte precipua nell’educazione dei Santi di ogni tempo e nella fondazione degli Ordini religiosi; «per ritornare alle fonti e rimettere in vigore il modo di vivere apostolico», quindi, è necessario «l’apporto di Maria alla formazione e alla direzione dei riformatori […]. Come non vedere la parte preponderante che la Provvidenza ha assegnato a Maria in questi nostri ultimi tempi per salvare il popolo cristiano dall’ateismo e dall’empietà?».

Proprio per proclamare questa parte straordinaria che la Madonna detiene nei piani salvifici di Dio e per darle, in qualità di figli Suoi, un’opportunità di esercitarla, ci ritroveremo in San Pietro in Vaticano nel giorno della festa del Cuore Immacolato di Maria, il 22 agosto. Un anno fa, nel cuore della cristianità, ci siamo consacrati a Lei per metterci totalmente a Sua disposizione; questa volta, con l’aiuto di Dio, intendiamo consacrare al Cuore Immacolato, con l’autorità che Le è propria e di cui rende partecipi i Suoi figli, il Vaticano stesso, Sede del Vicario di Cristo, per affrettare l’intervento di Lui. Appuntamento alle 7 del mattino ai varchi; nell’imminenza dell’evento fornirò ulteriori indicazioni. Nel frattempo, chi desidera partecipare si prepari in preghiera e penitenza.

11 commenti:

  1. alle 7 del mattino del 22 agosto io pregherò per chi è li

    RispondiElimina
  2. Avevo a suo tempo ricevuto il vostro invito a partecipare e vi ringrazio. Purtroppo per motivi al momento insormontabili non mi è possibile allontanarmi da casa. Sarò presente con le mie preghiere. Dio vi benedica e la Madonna ci accolga sotto il Suo manto.

    RispondiElimina
  3. Anamnesi perfetta, complimenti, finalmente qualcuno che non accusa sempre e solo il CV2, il vescovo della mia città ha già fatto la consacrazione alla Madonna di Fatima, pregherò per quel poco che valgano le mie preghiere. Non praevalebunt......ma sarà una guerra atroce.

    RispondiElimina
  4. Grazie don Elia per le sue parole così chiare e quanto mai vere. Neanche io posso esserci a Roma il 22, causa problemi lavorativi di mio marito. Però sarò con voi con le mie preghiere e le mie penitenze. Continui la sua battaglia e io le assicuro le mie preghiere.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Grazie per le preghiere e le penitenze, che saranno un sostegno importantissimo. Il Signore La ricompensi con tutta la Sua famiglia.

      Elimina
  5. Forse Padre, la vera causa è quella già ben nota a San Pio X il quale cercò di combattere la cancrena interna con il suo Sodalitium Pianum, cosa nota anche a San M. Kolbe per averne visto una manifestazione giusto 100 anni fa ed ai Francescani dell'Immacolata, prontamente messi a tacere.

    RispondiElimina
  6. San Vincenzo Ferreri8 agosto 2017 alle ore 08:32

    Mi è giunta notizia che una coppia convivente (lei separata con una figlia)ha battezzato il loro figlio (della nuova unione) ed il Sacerdote durante la Celebrazione ha somministrato L'Eucarestia ai due che sono in adulterio.
    Forse il Sacerdote traendo spunto dall'Amoris Letizia ha assolto i due "avventurieri" perché era una situazione particolare?! Che disastro.
    Che fango questi Sacerdoti contribuiscono a impastare seguendo B.
    Ciascuno risponde a Dio ma certo che questo Sacerdote dovra' portare il peso di queste due anime.
    Mi corregga Don Elia ma talvolta ho l'impressione che alcuni Sacerdoti nel compiere azioni "sacrileghe" e contro la Parola del Signore è come se si liberassero; come se non aspettano altro che sfidare Dio.
    Ovvero si mettono al Suo posto non per servire ma per gratificare chi ha occupato il soglio petrino.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Nella coscienza degli individui vede solo Dio. Tuttavia è difficile negare l'impressione che certi Suoi ministri vogliano liberarsi della dottrina di sempre in nome di un'idea di Dio che, purtroppo, è solo nella loro mente.

      Elimina
  7. Condivido in toto quanto afferma S. Vincenzo Ferreri. Ho provato in passato ed ancora provo le stesse sensazioni,niente affatto gradevoli, nei confronti di siffatti sacerdoti. Sensazioni appunto,evito volutamente il termine giudizio, che suscitano nel nel mio animo una pena indicibile per l'offesa rivolta a Dio. Come se volessero lanciare il guanto di sfida all'Eterno, come se non credessero, come se abiurassero, nuovi adoratori del vitello d'oro, servi del maligno, profanatori della verità,carichi di odio nei confronti della virtù e della santità che essi non perseguono perché non amano la fatica la preghiera il sacrificio e non lo riconoscono neanche a Gesù al quale evidentemente non credono. Le chiedo scusa, come sacerdote so che lei prova dolore per questi confratelli e ciò conferma la purezza del suo ministero.

    RispondiElimina
  8. 5. Di questo genere sono le parole che Dio pronuncia nelle anime purificate e monde,parole tutte ardenti, poiché come disse Davide: La tua parola è accesa con veemenza (Sal 118,140); e il profeta: Le mie parole non sono forse come fuoco? (Ger 23,29). Tali parole, come Egli stesso dice per mezzo di san Giovanni (6,64), sono spirito e vita e vengono percepite dalle anime che hanno orecchie per ascoltarle, quelle che, come ho già detto, sono pure e innamorate. Infatti, coloro che hanno il palato corrotto e gustano altre cose non possono gustare lo spirito e la vita di queste parole che, anzi, appaiono loro senza sapore. Perciò, quanto più il Figlio di Dio pronunciava parole sublimi, tanto
    più alcuni provavano disgusto per la loro stessa impurità, come accadde quando predicò la sublime e amorosa dottrina della sacra Eucaristia, che molti di loro rifiutarono (Gv 6,60-61.67).
    Giovanni della Croce
    FIAMMA VIVA D'AMOR - anime pure e innamorate

    RispondiElimina
  9. "I Sacerdoti devono essere puri, molto puri..." , ma anche a noi laici, la piccola Pastorella di Fatima, ora Santa, ci indica la via della purezza del corpo e dell'anima, perché " i peccati che portano più anime all'Inferno sono i peccati impuri" (purtroppo, quanti pochi Sacerdoti lo insegnano ancora, con le conseguenze che sappiamo).
    Testimonianza della Santa Giacinta Marto, veggente di Fatima, durante la sua ultima permanenza all'ospedale di Lisbona:
    "Le sofferenze fisiche continuavano, ma continuavano anche i favori del cielo.
    La Madonna le apparve più di una volta, e la piccola, quasi con la stessa confidenza e semplicità con cui prima comunicava agli altri due privilegiati della Vergine le grazie ricevute, le raccontava adesso alla madrina.
    Un giorno in cui la bimba giaceva in letto, la superiora andò a visitarla ed ella le disse:
    — Venga più tardi, madrina, perché adesso sto aspettando la Madonna — e come trasfigurata guardava fissamente nella direzione donde veniva la Vergine.
    Sembra che a volte non vedesse la Madonna, ma soltanto un globo luminoso.
    — Questa volta non era come laggiù (a Fàtima), ma io sapevo bene che era lei.
    E lo dimostrava ciò che la bambina diceva dopo quei celesti colloqui e ch’era molto superiore alla sua istruzione rudimentale.
    La madrina prese nota religiosamente dei suoi detti più caratteristici. Eccone alcuni:
    I peccati che portano più anime all’inferno sono i peccati impuri.
    Verranno certe mode che offenderanno molto Nostro Signore — le persone che servono Iddio non debbono seguire le mode — la Chiesa non ha mode. Nostro Signore è sempre lo stesso.
    I peccati del mondo sono molto grandi.
    La Madonna ha detto che nel mondo ci sono molte guer­re e discordie: le guerre non sono altro che castighi per i peccati del mondo.
    La Madonna non può trattenere il braccio del suo amato Figlio sopra il mondo.
    Bisogna fare penitenza; se gli uomini si pentono, Nostro Signore perdonerà ancora, ma se non cambiano vita, verrà il castigo...
    Sembra che la Madonna nel dire queste cose si mostrasse triste, perché la piccola aggiungeva:
    — Povera Madonna! Ah, mi fa tanta pena la Madonna, mi fa tanta pena!
    Se gli uomini sapessero che cos’è l’eternità, come farebbero di tutto per cambiar vita!
    I medici non hanno luce per guarire i malati, perché non hanno amor di Dio.
    Se il governo lasciasse in pace la Chiesa e desse la libertà alla santa religione, sarebbe benedetto da Dio.
    Mia buona madrina, preghi molto per i peccatori... preghi molto per i sacerdoti... preghi molto per i religiosi... per i governi...
    I sacerdoti dovrebbero occuparsi soltanto delle cose della Chiesa e delle anime.
    I sacerdoti debbono essere puri, molto puri.....
    Cara madrina, fugga il lusso, non cerchi la ricchezza, ami molto la santa povertà ed il silenzio.
    Abbia molta carità anche coi cattivi. Non dica male di nessuno e fugga quelli che parlano male del prossimo. Abbia molta pazienza, perché la pazienza ci porta in Paradiso.
    La mortificazione ed il sacrificio piacciono molto a Gesti.
    Io andrei volentieri in convento; ma mi piace ancor più andar presto in cielo. Per essere religiosa è necessario essere molto pura nell’anima e nel corpo.
    — E tu sai che cosa sia « essere pura»? — le domandava la madrina — Lo so! Lo so! Essere pura nel corpo vuoi dire osservare la castità; essere pura nell’anima è non fare peccati, non guardare ciò che non si deve guardare, non rubare, non dire bugie, dire sempre la verità anche se ci costa.....

    FONTE: Luigi Gonzaga da Fonseca, Le meraviglie di Fàtima, Edizioni San Paolo 1997 (31a) pp. 147-152

    RispondiElimina