Iam enim securis ad radicem arborum posita est.
(Mt 3, 10)

sabato 29 novembre 2025


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Test di arguzia

1) Quale evento ha spinto di più i cattolici a riscoprire la Tradizione?

□ Il Concilio Vaticano II   □ Gli incontri di Assisi   □ La Pachamama

2) Che cosa conserva di più il ricordo del Concilio Vaticano II?

□ Il Magistero pontificio   □ La Fraternità San Pio X     □ La teologia ufficiale

3) Che cosa ha contribuito di più a riaccendere il dibattito sulla Corredenzione?

□ Le discussioni tra esperti     □ La petizione popolare    □ La Nota Mater populi fidelis

4) Chi o che cosa ha favorito di più la diffusione della Messa tradizionale?

□ Papa Francesco                □ Il Covid-19                  □ Il M.P. Traditionis custodes

 

Risposte

1) Il Concilio Vaticano II.

2) La Fraternità Sacerdotale San Pio X.

3) La Nota dottrinale Mater populi fidelis.

4) Tutti e tre.

 

Analisi

1) La prima risposta può esser fraintesa. Non è il Vaticano II, di per sé stesso, che ha spinto i cattolici a riscoprire la Tradizione, poiché la teologia postconciliare ne ha fornito un’idea distorta, censurato le fonti e selezionato i contenuti in funzione di una visione del cristianesimo, del tutto inedita, che non ha riscontro in alcuna epoca storica. Esso non lo ha fatto nemmeno suscitando una reazione di mero rifiuto, dato che quest’ultima ha tenuto artificialmente in essere quella soffocante situazione di stagnazione che già si percepiva chiaramente negli anni Quaranta: «Il cristianesimo […] è minacciato da una specie di silenziosa apostasia provocata dall’indifferenza che lo circonda e dalla sua propria distrazione» (Emmanuel Mounier, Agonia del cristianesimo? [1946], in Cristianità nella Storia, 1979, 30). Pur non essendo affatto favorevoli all’autore citato, “cattolico di sinistra” ante litteram, non possiamo non apprezzare la sua acuta percezione della realtà.

Dietro gli orpelli del trionfalismo esteriore e la facciata di un ossequio ipocrita e interessato, in molti ambienti l’indifferenza era palpabile già allora, così come la distrazione dalla vera essenza della vita cristiana, spesso – anche se non sempre e dappertutto – ridotta a sapere intellettualistico e a pratica volontaristica. Una roccia resa così porosa era ben permeabile all’infiltrazione del neomodernismo, il quale, ancor prima di essere riabilitato da Roncalli e Montini, aveva attaccato il corpo malaticcio come un virus insidioso: già sotto Pio XII, nel 1953, era stata modificata la disciplina eucaristica col pretesto delle mutate condizioni, mentre la “riforma” della Settimana Santa, nel 1955, aveva rifatto radicalmente riti antichissimi, accompagnata dall’abolizione di feste, ottave e vigilie. Le premesse del successivo intervento di Giovanni XXIII erano ormai poste; la serie di frequenti modifiche in materia liturgica, in un clima di disaffezione e stanchezza (specie nel clero), preparò l’accettazione dell’ulteriore riforma del 1965 e, infine, del completo stravolgimento del 1969.

In che senso, allora, l’ultimo concilio ha spinto i cattolici a riscoprire la Tradizione? Nel senso che, non senza speciali grazie loro concesse dalla Corredentrice, ha obbligato quelli che non l’hanno persa ad attaccarsi alla fede trasmessa, a cercarne le fonti genuine e a riflettere sui suoi fondamenti con la mente sgombra dalle deformazioni, rigettate a causa degli abusi che hanno prodotto. La Provvidenza permette ogni male per trarne un bene maggiore; il Signore non abbandona la Sua Sposa e sa bene come guidare le anime che Gli rimangono fedeli. Coloro che si separano dalla Chiesa pensando di poter così conservare la fede, invece, perdono la grazia e, di conseguenza, sono esposti senza difese a tentazioni sottili che, a lungo andare, deformano la fede stessa in senso contrario a quello che si intendeva correggere.

2) Il cattolico medio sa a malapena che qualche decennio fa (per i giovani equivale all’era glaciale) c’è stato il Concilio per antonomasia; egli ne ignora però i contenuti, se non l’idea – falsa – secondo cui avrebbe voluto la Messa in italiano e gli altari rivolti al popolo. Solo il Magistero e i professori delle facoltà teologiche citano ancora il Vaticano II ma, grazie a Dio, il loro raggio di influenza è sempre più ristretto: una beata e pressoché totale ignoranza religiosa dilaga pure fra coloro che, più o meno regolarmente, vanno ancora a Messa, ma le cui fila si sono drammaticamente assottigliate a causa delle catastrofiche scelte pastorali adottate all’epoca della pandemia. Ciò che mantiene vivo il ricordo di quell’infausto evento è soprattutto la propaganda della Fraternità San Pio X, la quale non fa certo onore al Papa di cui ha preso il nome: se non fosse per quella, quasi nessuno penserebbe più al Concilio; al massimo, esso è una semplice bandiera di circoli asfittici di gente attempata.

3) Qui non c’è bisogno di delucidazioni. La Corredenzione mariana, prima del Vaticano II, era dottrina comune. Poi, nel clima di fanatico riduzionismo mariologico imposto dai “teologi”, essa è stata artatamente rimossa dall’insegnamento ufficiale, pur venendo chiaramente ripresa e illustrata da Giovanni Paolo II. Tuttavia, specie in ambito anglosassone, si è svolto un vivace dibattito che ha portato, tra il 1997 e il 2008, alla pubblicazione di due petizioni che han raccolto milioni di adesioni tra i fedeli, centinaia tra i vescovi e decine tra i cardinali; ciononostante, esse sembrano cadute nel vuoto. Quello che, per una felicissima eterogenesi dei fini, ha riportato la Corredenzione al centro dell’attenzione mediatica ed ecclesiale è proprio la Nota dottrinale Mater populi fidelis: malgrado il suo intento opposto, essa ha dimostrato che il sentire del popolo fedele va in senso contrario e che, se gli si tocca la Mamma, reagisce con adeguata determinazione.

4) È ben arduo, infine, stabilire da cosa è stata favorita di più la diffusione della Messa apostolica. L’arbitrarietà e la cattiveria caratteristiche dei provvedimenti del pontefice defunto, in generale, han suscitato una spontanea simpatia per l’ambiente tradizionale, la cui persecuzione è apparsa quanto mai irragionevole e immotivata. Le misure adottate col pretesto della falsa emergenza sanitaria, poi, hanno spinto tanti fedeli desiderosi di ricever la Comunione in modo degno a riversarsi nelle chiese in cui si celebra la Messa tridentina, che han potuto così scoprire e apprezzare. Il Traditionis custodes, infine, ha rappresentato una vera e propria molla che ha spinto cattolici e non a interessarsi di una realtà incomprensibilmente proscritta, ma incredibilmente bella e feconda, dove bambini, giovani e famiglie non vengono adescati con improbabili “effetti speciali” da avanspettacolo, bensì conquistati dal decoro e dalla dignità di un rito che parla a tutto l’essere.

In conclusione, c’è da aspettarsi che anche la sistematica omissione del Filioque da parte di Prevost inneschi nuovo interesse e conduca ad ulteriori approfondimenti del dogma definito dal Concilio di Firenze: lo Spirito Santo procede dal Padre e dal Figlio come da un unico principio (DS 1300-1302). Nel frattempo, riparate a questo grave affronto alla fede cattolica rileggendo l’enciclica Mortalium animos di Pio XI e recitando spesso il Credo niceno-costantinopolitano completo. Non ci interessa affatto un’unità apparente, conseguita a prezzo della verità; per noi l’eresia non è legittima differenza né lo scisma comunione parziale. Se la dottrina che assicura la salvezza si riduce a mero enunciato verbale usato per celare le contraddizioni, vuol dire che la fede è una finzione, il Magistero un fatto di marketing e la Chiesa un carrozzone carico di anime morte, manipolate da gerarchi che ne sfruttano l’apparato esterno per ragioni di potere e prestigio. Lasciamoli andare per la loro strada e rimaniamo fieramente cattolici, a casa nostra, in attesa che il Signore butti fuori gli intrusi.


Da incorniciare:

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Su tema connesso:

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