Iam enim securis ad radicem arborum posita est.
(Mt 3, 10)

sabato 27 luglio 2024


L’unica resistenza davvero efficace

 

 

Viam veritatis elegi (Ho scelto la via della verità; Sal 118, 30).

La smania di scegliersi dei capi da sé e di dividersi in fazioni contrapposte non è affatto nuova: già san Paolo dovette redarguire severamente i cristiani di Corinto per questa ragione (cf. 1 Cor 3, 3ss). Si direbbe che chi, in modo del tutto insperato, è stato traghettato per pura grazia dal dominio della corruzione e del peccato al regno della vita e della santità, inebriato della sua nuova dignità e nobile condizione, si sentisse di colpo elevato al di sopra di tutto e di tutti, al punto di credersi autorizzato a valutare gli artefici stessi della sua immeritata redenzione. Si tratta indubbiamente di una comune tentazione di superbia che alligna facilmente nei neofiti, che siano convertiti di fresco dagli errori del mondo o recenti scopritori della Tradizione.

L’Apostolo, onde mostrare la vacuità di tale pretesa, ricorda anzitutto l’identità e il compito degli annunziatori del Vangelo: sono semplici servitori di Cristo e amministratori dei misteri di Dio (1 Cor 4, 1). Tale dato di fatto comporta per i fedeli, implicitamente, il divieto di porli al di sopra del Signore; per i ministri, esplicitamente, l’obbligo di render conto a Lui anziché agli uomini (cf. ibid., vv. 2ss). Perciò san Paolo si rimette completamente al giudizio di Gesù, il quale, nella Sua venuta gloriosa, svelerà le intenzioni dei cuori e renderà a ciascuno la giusta ricompensa. Da ciò i cristiani devono imparare a non gonfiarsi d’orgoglio l’uno contro l’altro a favore di Tizio o di Caio; questa condotta denota infatti una scarsa consapevolezza sia dell’inesorabile giudizio divino, sia del debito contratto nel ricevere l’accesso alla salvezza eterna.

Pretese fuori luogo

Chi ha ricevuto tutto gratuitamente, come può vantarsi di quel che possiede? La pretesa di stabilire una classifica dei dispensatori dei beni celesti appare assolutamente ridicola, dando l’impressione che quanti son stati ripescati dal certo naufragio si sentano già satolli, facoltosi e addirittura sovrani. Qui il discorso, sia pure dopo una punta di benevola ironia scaturita dalla carità ferita dell’apostolo, tocca un culmine di soprannaturale sapienza: l’ambizioso fariseo di un tempo, fanatico e violento, descrive se stesso e i suoi collaboratori prendendo spunto dai cortei trionfali dei generali romani vittoriosi, nei quali i capi dei popoli sconfitti, dopo l’esibizione del bottino, venivano trascinati in catene per ultimi per essere esposti al pubblico ludibrio prima di esser giustiziati.

«Siamo diventati spettacolo al mondo e agli angeli e agli uomini. Noi [siamo considerati] pazzi a motivo di Cristo, voi saggi in Cristo; noi deboli, voi forti; voi gloriosi, noi degni di disprezzo» (1 Cor 4, 9-10). Non è mera retorica: la lista delle durezze, traversie e vessazioni legate alla missione ne è la prova concreta; tutto, però, è per gli inviati di Dio mezzo di santificazione e dimostrazione della veridicità del messaggio. In uno slancio di sublime umiltà, Paolo non esita a definirsi immondizia di questo mondo e lordura di tutti (1 Cor 4, 13); poi, temendo di metter troppo in imbarazzo i suoi lettori, esprime la sollecitudine paterna di chi, solo, li ha generati in Cristo, a differenza di quanti li han soltanto accompagnati verso di lui. L’esortazione conclusiva deriva con logica cogenza da tale fatto: «Siate miei imitatori» (1 Cor 4, 16).

Applicazione all’attualità

Prima di ripassare a Corinto per regolare le varie questioni di persona, l’Apostolo vi ha inviato uno dei suoi figli spirituali più amati e degni di fiducia, il giovane Timoteo, con l’incarico di rammentare alla locale comunità cristiana le sue vie in Cristo, ossia la sua dottrina morale, comprovata dal suo comportamento abituale. Quanti, convinti che non sarebbe più tornato, si son gonfiati d’orgoglio e presunzione saranno esaminati non sulle parole, bensì sulle capacità, dato che il Regno di Dio non consiste nelle chiacchiere, ma nelle virtù (cf. 1 Cor 4, 17ss); si anticipa così, mediante l’esercizio dell’autorità, il giudizio finale, in modo che l’esito di quest’ultimo sia positivo. È per questo che la gerarchia ecclesiastica emette sentenze e irroga censure: per la salvezza delle anime. Che poi chi la detiene ne sia indegno non cambia nulla, purché la eserciti legittimamente.

Chi ancora non ha capito questo dovrebbe fare una pausa di riflessione e sospendere, almeno per un po’, l’incessante botta-e-risposta dei mezzi di comunicazione sociale, gran parte dei cui utenti parla senza aver sufficienti competenze e, come appare evidente, senza pensare abbastanza a ciò che scrive né capire, a volte, ciò che legge. La Rete, anche per i cattolici che si considerano fedeli, è diventata una giungla in cui si fendono colpi all’impazzata contro chiunque appaia contrario a un’opinione o a una preferenza. È superfluo ricordare, alla luce di quanto appena esposto sulla scorta della Sacra Scrittura, che ciò non ha niente a che vedere con la vita cristiana, il cui scopo non è far trionfare le convinzioni personali, ma unire gli uomini nella carità. Una difesa della fede che non miri a ciò si riduce a una velleità tipica della gnosi, cioè all’esatto opposto.

Un caso particolare

Un valente giornalista cattolico, che si è fatto apprezzare non solo per le sue qualità, ma anche per il sofferto e coraggioso percorso che lo ha condotto dal modernismo alla riscoperta della Tradizione, ha di recente mostrato la sterilità di certi dibattiti sulla legittimità del pontificato corrente, sulla base di considerazioni di ordine sia oggettivo (la mancanza di autorità in materia) sia soggettivo (il fatto che il giudizio particolare non verte su questo genere di questioni, bensì sulla condotta di ognuno). L’anima che si presenta al Signore ha ben altre preoccupazioni, che devono tenerla impegnata fin da questa vita: come ho amato Dio e il prossimo, incarnando in tal modo la mia fede e giustificando la mia speranza? Ciò non significa affatto lavarsi le mani riguardo all’emergenza ecclesiale, bensì aver chiaro che cosa è nostro compito e che cosa non lo è.

Peccato che il nostro giornalista persista poi, cadendo così in patente contraddizione, nel sostenere un prelato a riposo che è incorso nella scomunica per scisma proprio per aver preteso, in maniera pubblica e reiterata, di stabilire che il Papa non è papa e avergli quindi rifiutato l’obbedienza. Le analisi di uno che si separa dalla Chiesa potranno pure contenere osservazioni condivisibili, ma non possono certo nutrire la fede, giacché, in realtà, la portano fuori strada. Come si può ritenere una voce chiara quella di chi propone proprio una di quelle fumose ricostruzioni retroscenistiche che sono stigmatizzate subito dopo? Anche su queste pagine ci è sembrato, in un primo tempo, che si trattasse della voce di un vero Pastore, ma gli sviluppi successivi ci hanno obbligato a ricrederci, appunto perché non difendiamo opinioni soggettive, ma cerchiamo la verità.

Che poi uno non avverta nel cuore che un superiore gli è padre non lo esime affatto dall’obbedienza canonica: un fenomeno psicologico non annulla le esigenze oggettive basate sull’ordinamento della Chiesa quale, nel nucleo, è stato stabilito dal Fondatore. C’è un forte rischio di finire, in nome della difesa della Tradizione, nello spiritualismo protestantico, che rivendica un’appartenenza meramente “spirituale” alla comunità dei credenti, a prescindere dalla comunione gerarchica con coloro che, bene o male, dirigono la società visibile. Se l’odierno capo, oggettivamente, non ci conferma nella fede, possiamo al massimo, purché sia fatto con retto giudizio e scienza sufficiente, trarre una conclusione nel foro interno della coscienza, pur senza pretendere di farla valere in foro esterno con un giudizio che, ponendo l’inferiore al di sopra del superiore, capovolga la costituzione divina della Chiesa.

Conclusioni pratiche

Non è difficile da capire… a meno che non si sia accecati dalle passioni umane, le quali devono piuttosto essere incessantemente combattute dal cristiano, in qualsiasi epoca e con qualunque papa. Una volta accertato che i vertici della Chiesa hanno in gran parte (non tutti e singoli) tradito Cristo, ignoriamo tranquillamente le loro esternazioni anziché continuare a leggerle e divulgarle, con un probabile danno per la salute fisica e spirituale nostra e altrui. La Scrittura ha già emesso la sentenza a loro riguardo, se non si ravvedono: Maledicti qui declinant a mandatis tuis (Maledetti coloro che deviano dai tuoi comandamenti; Sal 118, 21). Lasciamo alla Provvidenza il compito di disfarsene a tempo e luogo; curiamo piuttosto la nostra anima con le fonti di sapienza e di dottrina di cui abbonda la tradizione cattolica: Padri della Chiesa, Santi, mistici e teologi provati; non basterebbe una vita. Una resistenza efficace si attua stando dentro la Chiesa, non mettendosene fuori.


19 commenti:

  1. Rev.don Elìa, ancor una volta grazie di cuore per la Vostra pazienza di Padre!

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  2. La ringrazio infinitamente perché ogni volta che leggo quanto scrive" anche ora" mi da luce per non cadere in dispute!Se trovo pace nel meditare quanto sostiene beh Dio è con lei,poche parole ma da concetti chiari! Ave Maria🙏

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  3. A volte mi vien da pensare che basta che qualcuno ci insuffli un po' di elio di divisioni e subito le nostre passioni come dei palloncini prendono il volo finche', grazie a Dio, finalmente , provvidenzialmente , al sabato Don Elìa tirando cordoncino per cordoncino pazientemente ci riporta giu' , ognuno alla propria vocazione. Grazie di cuore!

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  4. Ubi major minor cessat.. Grazie per il tempismo della riflessione. Mi ero permesso di domandare allo stimato Valli se gli sfegatati sostenitori di Viganò che trovano spazio nel suo blog vanno poi a ricevere i sacramenti e se si dove..(al pari di sedevacantisti, impeditisti ecc. ) Al momento non ho avuto risposta. L'impressione è che quanti lanciano accuse di tiepidezza a chi resta nella Chiesa , probabilmente si sarebbero scagliati anche contro lo stesso Viganò, finchè è stato un ottimo vescovo conservatore, cioè fino a pochi anni fa e ufficialmente fino a Dicembre 2023 (momento in cui ha iniziato a parlare di vizio di consenso). Detto ciò credo che riconoscere e resistere (R&R nel mondo anglosassone) sia lecito anche pubblicamente, purchè fatto entro i limiti richiesti dalla figura del Vicario di Cristo

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  5. Grazie infinite don Elia, è facile in questo momento storico, cadere nel divulgare critiche o approvare riflessioni apparentemente giuste. Ogni volta che leggo le sue considerazioni, avverto la certezza della verità perché provo un senso di pace profonda nella coscienza e un richiamo ai suoi insegnamenti. La ringrazio di cuore per l’aiuto che ci dona !

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  6. Domani 29 Luglio si conclude il Pellegrinaggio da Oviedo a Covadonga 2024.
    Per la prima volta la S. Messa solenne conclusiva (quest’anno celebrata da mons. Marco Agostini foto sotto), sarà officiata non nella basilica ma nel piazzale, a seguito del divieto scoccato dal Dicastero per il Culto Divino (qui il post di MiL sul caso).
    Di seguito alcune foto (prese dalla pagina Facebook ufficiale di Nuestra Señora de la Cristianidad, in cui si vede che ai momenti di preghiera non sono mancati momenti di spensieratezza giovanile) in attesa di quelle domani.
    https://blog.messainlatino.it/2024/07/pellegrinaggio-covadonga-2024-alcune.html

    Ad Communionem (2024-07-27). IV Peregrinación NSC-España. (Incluye el “Adoro te devote”)
    https://www.youtube.com/watch?v=bR5vWP7mrOI
    Ti ho testimoniato Signore, in tutta la mia vita!

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  7. X Domenica dopo Pentecoste in rito tradizionale a Vocogno in Val Vigezzo (VB).
    Omelia di don Alberto Secci: costantemente dipendenti dalla Grazia.
    Domenica 28 Luglio 2024
    https://www.youtube.com/watch?v=eugyLbpMNcI&t=1s

    Notre-Dame de la Sainte Espérance, convertissez nous
    https://www.youtube.com/watch?v=Zdzu0RX4XhE&t=5s

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  8. Un coro contro a più voci in Egitto, le fonti sono indicate alla fine. Al-Azhar è la più prestigiosa istituzione culturale islamica in Egitto, con oltre un millennio di tradizione, anche la Chiesa Copta e le Chiese evangeliche egiziane si sono espresse in modo netto.

    <>

    https://english.ahram.org.eg/NewsContent/1/1234/528024/Egypt/Foreign-Affairs/AlAzhar-condemns-disrespectful-depiction-of-Christ.aspx

    chiesa copta https://english.ahram.org.eg/News/528029.aspx

    chiese evangeliche https://english.ahram.org.eg/News/528006.aspx

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  9. Conclusione del Pellegrinaggio a Covadonga: alcune foto e un video per MiL - #covadonga #nsc2024
    https://blog.messainlatino.it/2024/07/pellegrinaggio-covadonga-alcune-foto-e.html#more
    Per Nostra Signora della Cristianita' e della Santa Speranza : Evviva!
    Per i figli di Maria : Evviva!

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  10. Preso atto che Viganò è scomunicato-ovviamente nel caso che Bergoglio sia pontefice, realtà alquanto dubbia- non possiamo tuttavia ignorare che il can 1364 commina scomuniche latae sententiae a tutti gli eretici "pertinaci". Con fiducia supplicans ne abbiamo in abbondanza, tra sacerdoti e vescovi. Sarebbe un tema da approfondire. Come, parimenti, l'accusa, invero infamante, di Mons Viganò a bergoglio sul suo passato. Accusa che però non ha ricevuto attenzione, risposte e nemmeno querele. Si poteva evitare? Non penso sia questo il punto, ora. Andrebbe definitivamente chiarito che sia una calunnia.

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    1. Non tocca a noi applicare la legge canonica ai singoli membri della Chiesa; possiamo solo dissociarci da coloro che professano pubblicamente l'errore, resistendo attivamente, nel caso, alle loro decisioni illegittime.
      Quanto all'accusa infamante rivolta a Bergoglio da Viganò, essa andrebbe provata, ma è probabile che il testimone tema per la propria vita.

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  11. Stimato Padre, devo dissentire.

    Ho trovato l'articolo del giornalista in questione un brutto esempio di pusillanimità. L'idea che al Creatore, al momento tremendo le Giudizio Particolare, poco importerà di quello che abbiamo fatto (pensieri, opere e OMISSIONI) dei nostri talenti professionali, ma solo della "lista della spesa" dei peccati "in famiglia", mi sembra assurda. Soprattutto da parte di qualcuno assurto a voce rispettata in tutto il mondo in quanto vaticanista della più importante rete televisivia del paese che ospita il Vaticano. Come dire che, si sia un idraulico o uno scrittore letto da milioni di persone, l'impatto sulla fede, e la conseguente responsabilità morale, è lo stesso. Mi è sembrato un modo abbastanza patetico di (cercare di) salvare capra e cavoli: non affrontare una questione spinosissima che potrebbe metterlo in rotta di collisione con certi prelati che sono ospitati regolarmente sul suo blog, e assolversi pubblicamente e psicologicamente di tale pusillanimità.

    E infatti questo pensiero distorto, in modo del tutto coerente, sfocia nelle considerazioni che giustamente Lei condanna: il "non sentire" nel proprio cuoricino che tal Papa "non è padre" etc etc.

    Forse al cattolico della strada non sarà chiesto tanto, ma a un vaticanista letto e rispettato in tutto il mondo, un po' di onestà (e di attributi) intellettuali, il buon Dio avrà tutto il diritto di pretenderli.

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    1. Nemmeno un vaticanista, per quanto letto, è incaricato di dirimere questioni circa la legittimità di un papa. Ciò su cui concordo è la consapevolezza che il giudizio particolare non verte su questioni che non ci competono.

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  12. A Parigi abbiamo visto al tempo stesso l'esaltazione e il tramonto del mondo liberale satanico della rivoluzione francese. Vediamo anche la disperazione di Israele. Vediamo la fine di tutti i poteri del mondo moderno e del XX secolo.
    Dal blog di Cesare Sacchetti

    https://www.lacrunadellago.net/il-satanismo-delle-olimpiadi-di-parigi-e-i-false-flag-di-israele-cronache-di-un-potere-al-tramonto/

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  13. Foto, video e il comunicato stampa del IV Pellegrinaggio a Covadonga - - #covadonga #oviedo #nsce2024
    L'unica resistenza davvero efficace . Laus Deo!

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  14. Chiedo lumi:

    una qualsivoglia censura Latae Sentenziae non vuol dire peccato occulto ma peccato in ogni caso noto ed ergo sostenuto pertinacemente od attuatosi in flagranza di reato . Altrimenti si ha la morte dell'anima in semplice foro interno che per peccati gravissimi che non si possono nn conoscere, impongono al fedele il medesimo automatico trattamento per quanto non sia in sé espulso dalla comunione giuridica con un atto gerarchico.

    Come la censura Ferendae Sentenziae deve essere inflitta con un processo, così la censura Latae Sentenziae và dichiarata.

    Il diritto canonico on è fatto per leggersi da parte dei laici, ma è fatto per applicarsi da parte dei gerarchi, la prospettiva è del tutto diversa.

    Chiaramente non c'entra nulla con la gravità del peccato in sé e su chi sia adibito ad assolvere le colpe come non c'entra nulla con determinati interdetti anch'essi automatici.
    Altrimenti non si capirebbe né il canone 508 né il canone 976.

    Giusto per capire se abbia reputato una scemenza che mi pare la gente si svegli la mattina accusando di eresia a cuor leggero chicchessia dimenticando che l'istigazione od il farsi complici è equiparabile all'atto stesso.

    D.T.

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    1. Si la domanda: che senso ha disquisire sull'essere eretico di qualcuno e dunque possibili relative interdizioni o nullità di qualsivoglia genere, previe o successive l'assunzione di un ufficio, se poi si riduce l'interpretazione delle censure - essendo poi nel cuore a livello potenziale tutti passibili di eresia - all'imponderabile foro interno qualora nessuno dei pari abbia preso provvedimenti prima o dopo al riguardo ( sempre non sia l'accusa pur essa viziata da una propria deformante lente interpretativa )?
      Porre il problema su chi debba assolvere difatti è una cattiva spiegazione e la qual cosa non discuto.
      Una scomunica latae sentenziae dovuta a peccati occulti non ha nulla a che fare, mi pare, con una pertinacia nota e riscontrabile di peccati gravi che in quanto pubblici necessitano di un provvedimento dichiarativo per via dell'automatismo ipso facto da parte della gerarchia.
      Se però non c'è tale atto o non c'è mai stato, di cosa stiamo parlando e perché ci improvvisiamo tutti professori?
      Ecco volevo capire se la differenza che pongo sia corretta e se non abbia compreso male.
      Magari è pur vero che "fra ladri ci si compre" ma non è sovvertendo la costituzione della Chiesa stessa facendosi ladri a propria volta che si apporta una soluzione insomma.

      Grazie, D.T.

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