Saper aspettare,
segno di vera fede
Non
sustinuerunt consilium eius (Sal 105, 13).
«Non attesero che si realizzasse ciò che aveva deciso». Ecco un
altro tratto comune, indicato dalla Sacra Scrittura, tra modernisti e
tradizionalisti: la mancanza di quella fiducia in Dio, derivante dalla fede
autentica, che rende capaci di aspettare pazientemente che si compiano i Suoi
disegni. I primi, prigionieri del loro immanentismo, non credono che il
Creatore intervenga nel mondo e ne diriga la storia, se non, eventualmente,
come una qualche forza impersonale che spingerebbe l’umanità verso il
progresso, uno spirito hegeliano che nulla ha da spartire con Colui che
si è rivelato nella storia di salvezza. I secondi, inculcando un arido
dottrinarismo, si affaccendano come se l’Onnipotente non potesse fare a meno
della loro attività, quasi che da essa dipendesse la sopravvivenza della
Chiesa. In entrambi i casi sembra disperatamente assente una genuina relazione
con Dio.
Per gli uni la grazia è un concetto astratto, argomento di uno dei
trattati in cui si divide la teologia dogmatica; per gli altri è un termine
sconosciuto, o al massimo un residuato di visioni sorpassate di cristiani meno
evoluti che ancora credevano nel soprannaturale. In un caso come nell’altro, la
realtà viva dell’azione divina nelle anime è ridotta a costruzione
intellettuale: l’edificio risulterà più o meno elegante, l’argomentazione
apparirà più o meno raffinata, i riferimenti saranno antichi o recenti… ma il
tutto resterà estraneo all’unione con il Signore, del quale non sussisterà
altro che il nome a servir di puntello a un lavoro puramente umano e di
copertura al Suo stesso rinnegamento. Di qua e di là, la priorità è
l’indottrinamento a un sistema di pensiero; cambiano mezzi e contenuti, certo,
ma la sostanza è la stessa: un programma che si pretende risolutore di ogni
problema.
La conversione necessaria a tutti
Non sembrerà poi così peregrina, alla luce di queste
considerazioni, un’applicazione al contesto odierno dell’espressione con cui
san Paolo qualificò sinteticamente, davanti agli anziani riuniti a Mileto, il
suo triennale apostolato ad Efeso: attestare la necessità, sia per i Giudei che
per i Gentili, della conversione a Dio e della fede in Gesù Cristo (cf. At 20,
21). Potrà parer strano che l’Apostolo abbia richiesto ai primi di convertirsi
all’unico vero Dio: essi erano fermamente convinti di credere in Lui, a
differenza degli altri popoli, e di distinguersi da essi proprio per questo.
Chiunque conosca il Nuovo Testamento, in realtà, sa bene che non c’è fede in
senso proprio se non grazie a Gesù, Verbo incarnato, nel quale la Santissima
Trinità si rivela compiutamente e noi abbiamo accesso alla Sua vita: «Nessuno
viene al Padre se non per mezzo di me» (Gv 14, 6). I giusti dell’Antico
Testamento si salvarono credendo nel Cristo venturo: «Abramo, vostro padre,
esultò per vedere il mio giorno; lo vide e se ne rallegrò» (Gv 8, 56); chi non
credette in Lui, al contrario, non ebbe affatto la fede.
Come le autorità giudaiche di un tempo, certi tradizionalisti scambiano
la prima virtù teologale, a livello pratico, con l’assoggettamento dei fedeli a
un sistema di influenza mirante al controllo delle menti in funzione di un
proselitismo settario; altro è ciò che proclamano, catechismo e vecchi manuali
alla mano, altro l’effetto concreto della modalità di insegnamento adottata.
L’adempimento della volontà di Dio viene a coincidere con l’espansione e il
rafforzamento del gruppo di appartenenza, in una dinamica analoga a quella del
movimento farisaico, dal quale nascerà il giudaismo talmudico. A poco a poco,
il successo terreno si sovrappone alla salvezza eterna fino a sostituirla,
mentre ogni anelito alla trascendenza finisce con l’esser soffocato
dall’impegno orizzontale di propagazione di un’opera nata da uomini e sostenuta
da mezzi puramente umani.
Il neopaganesimo progressista
L’ambiente modernista, invece, può esser paragonato al mondo pagano
dell’Antichità: come allora, la religione non è altro che un espediente per
vivere meglio quaggiù, per allontanare i mali fisici e per ottenere benefici
materiali. Soltanto i filosofi, all’epoca, interpretavano i miti come cifra di
una sapienza superiore, pur rimanendo anch’essi ancorati all’immanenza; dopo
aver preso il loro posto, gli odierni teologi appaiono ben più grossolani nel
proporre illusori cammini di felicità a un prezzo decisamente più popolare. La
ricaduta delle loro ricette sulla predicazione parrocchiale, con esiti a volte
caricaturali, è la dimostrazione più vivida della qualità di una forma di
“pensiero” che si fonda, in realtà, sulla negazione delle più elementari
esigenze della logica e che, come inevitabile conseguenza, ha spappolato il
cervello di quanti han frequentato le facoltà teologiche.
Il risultato è uno spiritualismo malato con il quale, a forza di
scusare i peccati (compresi quelli più raccapriccianti) si è creato uno strato
di marciume morale che ha lentamente decomposto il clero e i religiosi. Se gli
abusi sessuali su minori sono derubricati a debolezze o fragilità
e l’unica misura adottata, di conseguenza, è una blanda psicoterapia (quando
invece è doverosa la dimissione dallo stato clericale), perché non si
dovrebbero chiudere entrambi gli occhi su qualunque altra colpa? Se un
direttore spirituale stupra decine di consacrate manipolandone la coscienza e,
dopo essere stato giustamente sanzionato, è riabilitato dal capo supremo e
difeso dai suoi gregari fino a trasformarsi in vittima di una terribile
ingiustizia, perché qualunque altro pervertito non dovrebbe farsi coprire dalla
complice omertà della casta clericale cui appartiene?
Nessuna via di fuga
C’è naturalmente chi fa leva su questi misfatti per indurre i
fedeli a separarsi dalla Chiesa e a salire su fragili scialuppe manovrate da
esaltati o avventurieri. Il dramma peggiore è che perfino chi parte con le
migliori intenzioni può finire col farsi incantare da tal narcisista
manipolatore e ritrovarsi a collaborare, suo malgrado, col male che intende
combattere, specie se non dà più retta a nessuno. L’errore di chiunque decida
di risolvere a modo suo problemi che superano le possibilità umane è sempre lo
stesso: Non sustinuerunt consilium eius. In
ultima analisi, è un problema di fede carente o del tutto spenta: non si crede
che Gesù Cristo, benché sembri addormentato nella barca, mantenga saldamente il
pieno controllo della situazione e sia in grado di por fine alla tempesta con
due parole; di conseguenza non si sa aspettare il Suo intervento, preparandolo
nondimeno con il proprio umile e fedele servizio, adempiuto senza chiasso e in
spirito di vera obbedienza.
Chi, con lo sguardo del tutto estroflesso dal mondo interiore, si
lascia completamente assorbire dalla considerazione dei mali esterni e dei
misfatti altrui perde di vista la propria miseria e debolezza, alla quale la
Provvidenza lo riporta regolarmente per pura misericordia. L’acutezza
dell’esame frequente della propria coscienza non va certo a discapito della
lucidità dell’analisi, anzi la accresce in virtù dello stesso principio: più
l’occhio è limpido verso l’interno, più è libero dalle passioni e, quindi, è più
perspicace nel guardarsi intorno. A tal fine si rivela indispensabile
un’abitudine che ha sempre accompagnato i buoni cristiani: la conversione è
designata nella Vulgata con la locuzione in Deum pœnitentiam (pentimento che immette in Dio). Le pratiche penitenziali e gli esercizi
ascetici sono una dimensione ineliminabile di quel cambiamento concreto che è
necessario perché la fede in Gesù Cristo sia sincera e leale. A tale scopo può
essere volto tutto ciò che ci tocca patire nell’attuale stato della Chiesa, al
cui bene vogliamo contribuire restando con Maria sotto la Croce.
Exspecta Dominum, viriliter age (Aspetta il Signore, agisci virilmente; Sal 26, 14).
"In quest'ora in cui la Chiesa soffre con Gesu' il Suo Calvario noi promettiamo di restare con lei e di esserle fedeli!"
RispondiEliminaSanto Rosario, Intenzione particolare : Per questo Sinodo, perche' i nemici di Nostro Signore Gesu' Cristo e della Sua Santa Sposa non prevalgano,perche' coloro che vogliono cambiare la fede della Chiesa si arrestino in questo loro proposito e possano essi stessi convertirsi a Cristo.
“Risveglia la tua potenza, o Signore, e vieni in aiuto della tua Chiesa”
Signore Gesù Cristo, nostro Dio e Salvatore, tu sei il capo della Chiesa, della tua Sposa immacolata e tuo Corpo mistico. Guarda con misericordia la profonda afflizione alla quale è stata sottoposta la nostra santa Madre Chiesa. La confusione dottrinale, l’abominio morale e gli abusi liturgici hanno raggiunto ai nostri giorni il loro culmine. «Nella tua eredità sono entrati i pagani, hanno profanato il tuo santo tempio, hanno ridotto in macerie Gerusalemme» (Sal 79,1). Uomini di Chiesa che hanno perso la vera fede e sono diventati promotori di un’agenda globalista mondana tentano di cambiare le tue verità e comandamenti, la costituzione divina della Chiesa e la tradizione apostolica.
O Signore, con spirito umile e cuore contrito ti supplichiamo: impedisci ai tuoi nemici di esultare per la vittoria sull’autentica Chiesa cattolica attraverso l’imposizione di una chiesa contraffatta, mascherata da “sinodalità”. Risveglia la tua potenza, o Signore, e vieni in aiuto della tua Chiesa con la tua forza onnipotente. Perché dove nella Chiesa abbondano il peccato e l’apostasia, sovrabbondi la vittoria della tua grazia.
Crediamo fermamente che le porte dell’inferno non prevarranno contro la tua Chiesa. In quest’ora in cui la nostra amata e santa Madre Chiesa soffre il suo Golgota, noi promettiamo di restare con lei. Accetta benevolmente le nostre sofferenze interiori ed esteriori, che offriamo umilmente in unione al Cuore Immacolato di Maria, Madre della Chiesa, come riparazione dei nostri peccati e dei peccati di sacrilegio e di apostasia all’interno della Chiesa.
O Signore, manda i tuoi Santi Angeli sotto la guida di San Michele Arcangelo, per portare la tua luce celeste al Papa e ai partecipanti al sinodo e per contrastare i piani dei tuoi nemici all’interno dell’assemblea sinodale. O Signore, guarda con misericordia i piccoli della Chiesa, guarda le anime nascoste che si sacrificano per la Chiesa, guarda tutte le lacrime, i sospiri e le suppliche dei veri figli della Chiesa, e per i meriti del Cuore Immacolato della tua Santissima Madre, sorgi, o Signore, e con il tuo intervento concedi alla tua Chiesa santi pastori che, imitando il tuo esempio, diano la vita per te e per le tue pecore. O Signore, ti supplichiamo: per mezzo della Beata Vergine Maria, concedi a noi un Papa santo, zelante nel promuovere e difendere la fede cattolica, ti supplichiamo, concedilo! Per la Beata Vergine Maria, concedi a noi vescovi santi e intrepidi, ti supplichiamo, concedilo! Per la Beata Vergine Maria, concedi a noi sacerdoti santi, che siamo uomini di Dio, ti supplichiamo, concedilo! In Te, Signore, abbiamo sperato, non saremo confusi in eterno. A te, o Signore Gesù Cristo, sia dato ogni onore e gloria nella tua santa Chiesa. Tu vivi e regni con il Padre nell’unità dello Spirito Santo, Dio, nei secoli dei secoli. Amen.
Mons. Athanasius Schneider
vescovo ausiliare di Maria Santissima, Astana
Ave Maria!
Reverendo don Elia, secondo lei in futuro avremo bisogno di un Pontefice che indica una Crociata in Europa, per liberarla dalla invasione islamica (parallelamente all'annuncio del Vangelo)?
RispondiEliminaUna crociata in Europa è impensabile, dato che i musulmani sono frammisti alla popolazione e non sono tutti delinquenti. Sarebbe sufficiente assicurare le frontiere e l'ordine pubblico secondo le leggi vigenti; dal punto di vista religioso, poi, è nostro dovere evangelizzarli.
EliminaStraordinario commento. Almeno in questo mese di Ottobre, convertiamoci praticando tutti i giorni il Rosario, anche per le anime del defunti.
RispondiEliminaXIX Domenica dopo Pentecoste in rito tradizionale a Vocogno in Val Vigezzo (VB).
RispondiEliminaOmelia di don Alberto Secci: Urgente!
Domenica 8 Ottobre 2023
https://www.youtube.com/watch?v=1XUD64BWaCI&t=1s
"Urgente : Prendi la grazia quando c'e' ! Prendila nella forma con cui te la da' il Signore!"
Bolla : Supra gregem Dominicum
E' una bolla pontificia di Papa Pio V pubblicata in data 8 marzo 1566. Con essa il pontefice stabilì che i medici non potessero più visitare l'ammalato se questi, dopo la prima visita, non si fosse confessato nei successivi tre giorni.
https://it.wikipedia.org/wiki/Super_Gregem_Dominicum
Il Sacro Cuore di Gesù - 1' Conferenza
RispondiEliminaMater Divini Amoris
https://www.youtube.com/watch?v=CNHlJqyFANY
Prima conferenza del ciclo di incontri 2023/2024 sulla spiritualità del "Sacro Cuore di Gesù", tenuti da don Vilmar Pavesi. 2 Ottobre 2023.
Grazie dal profondo del mio cuore.
Ave Maria!
Mons. Nicola Bux & Prof. Guido Vignelli - Dubia dei cardinali e altre sinodate
RispondiEliminahttps://www.youtube.com/watch?v=Var1A9unKmw
Questa conferenza mi e' sembrata interessante, utile, rassicurante .Di Mons.Nicola Bux riporto una frase : " L'impazienza e' dei rivoluzionari, la pazienza e' dei veri riformatori".
Preghiera di padre Pio da recitare dopo la Comunione:
RispondiEliminaRESTA CON ME, SIGNORE!
RESTA CON ME, SIGNORE! Perché è necessario che tu sia presente per non dimenticarti.
RESTA CON ME, SIGNORE! Perché sono debole e ho bisogno della Tua forza per non cadere così spesso.
RESTA CON ME, SIGNORE! Perché Tu sei tutta la mia vita e senza di Te sono senza fervore.
RESTA CON ME, SIGNORE! Perché Tu sei la mia luce e senza di Te sono nelle tenebre.
RESTA CON ME, SIGNORE! Perché io possa ascoltare la Tua voce e seguirti.
RESTA CON ME, SIGNORE! Perché desidero amarti e stare sempre in Tua compagnia.
RESTA CON ME, SIGNORE! Perché per quanto povera sia la mia anima, desidera essere per Te un luogo di consolazione, un nido d'amore.
RESTA CON ME, GESÙ! Perché si sta facendo tardi e il giorno sta tramontando: la vita passa, la morte, il giudizio e l'eternità si avvicinano. Temo le tenebre, le tentazioni, le aridità, le croci, i dolori. Quanto ho bisogno di Te in questa notte di esilio! Che la Comunione eucaristica sia la luce che dissipa le tenebre, la forza che mi sostiene e l'unica gioia del mio cuore.
RESTA CON ME, GESÙ! Non chiedo consolazioni divine, perché non le merito, ma il Dono della Tua Presenza, sì, lo chiedo.
RESTA CON ME, GESÙ! È solo Te che cerco, il Tuo Amore, la Tua Grazia, il Tuo Cuore, il Tuo Spirito, perché Ti amo e non chiedo altra ricompensa che amarti di più.
Don Elia, leggo sempre i suoi scritti che trovo illuminanti ed equilibrati
RispondiEliminaMi piacerebbe che dicesse qualcosa anche relativamente a ciò che sta accadendo in Israele.
Che Dio la benedica e la Madonna la protegga🙏
A Dio piacendo, lo farò la settimana prossima.
EliminaGrato per la preghiera, ti benedico.
Rev. don Elia, se quello che scrive è vero e, in forme più o meno radicali è vero, la solitudine spirituale è l'unica condizione che ci rimane: In questa situazione il rischio di perdersi è uguale ai due che Lei indica
RispondiEliminaNo, la solitudine spirituale non è affatto l'unica condizione che ci rimane: siamo in tanti a resistere, per quanto sparpagliati qua e là. Dobbiamo cercare sacerdoti e fedeli che si mantengano fedeli e vivano vicino a noi. Se mi scrivi in quale provincia abiti, vedo se posso metterti in contatto con qualcuno.
Eliminaparrocchiavirtuale.slmgm@gmail.com
MEDITAZIONE DEL MESE
RispondiElimina17° Ottobre
LA CARITÀ VERSO IL PROSSIMO
1. Precetto rigoroso di Dio. Amerai il tuo Dio con tutto il cuore, dice Gesù, questo è il primo comandamento e il maggiore di tutti; il secondo comandamento è simile a questo; Amerai il prossimo tuo come te stesso. “Questo è il mio precetto, che vi amiate l'un l'altro; Mio, cioè che mi sta molto a cuore, e differenzia i Cristiani dai pagani. Amatevi come Io ho amato voi... Io dimentico e sacrifico Me stesso per voi: imitatemi”. Lo intendi tu un tale precetto?
2. Regola dell'amore del prossimo. Tutti sanno che si deve fare agli altri ciò che desideriamo sia fatto a noi; Gesù non disse d'amare il prossimo meno di te, bensì come te stesso. Ma in quale modo si applica? Considera il tuo pensare e il tuo giudicare più male che bene degli altri, le tue mormorazioni, la poca tua tolleranza verso i compagni, il tuo malignare e sofisticare, la difficoltà di compiacere, di aiutare il prossimo... Fai tu agli altri come vuoi sia fatto a te?
3. Ogni persona è prossimo tuo. Come osi tu deridere, dileggiare, disprezzare chi ha un qualche difetto di corpo o di spirito? Sono tutte creature di Dio, il quale tiene fatto a sé quel che si fa al prossimo. Perché deridi e canzoni chi sbaglia? Non ami tu d'esser compatito? Ma Iddio ti comanda di compatire gli altri. Come ardisci di odiare un nemico? Non pensi, che, con ciò, porti odio a Dio stesso? Ama, fa del bene a tutti; ricordalo; ogni persona è prossimo tuo, è immagine di Dio, redenta da Gesù.
PRATICA. — Per amore di Dio, sii compiacente con tutti.
Tratto da: Brevi meditazioni per tutti i giorni dell'anno e sopra le solennità della Chiesa proposte alle anime pie (Agostino Berteu)
https://www.preghiereperlafamiglia.it/meditazioni/1017.htm