Fatevi santi! / 3
Fiat voluntas
tua, sicut in caelo et in terra (Mt 6, 10).
In chi avanza verso la perfezione, la carità sviluppa un desiderio
ardente e giocondo, ma non meno colmo di riverenza e di affetto, di compiere in
ogni cosa il volere adorabile del Padre celeste, onde compiacerlo in tutto
nell’intento di ricambiare, per quanto possibile, il Suo impareggiabile amore. Il
dono della misericordia divina, accolto nel modo dovuto, ha realmente dato
inizio ad un’esistenza rinnovata. Mentre però, nella prima conversione, si è
trattato di abbandonare il peccato grave con i suoi disordini mediante un
effettivo allontanamento da persone, abitudini e occasioni pericolose, nella
seconda è necessario distaccarsi anche da sé stessi, così da poter imparare ad
amare Dio in modo disinteressato, piuttosto che per i vantaggi che ne derivano.
La purificazione dei sensi distacca l’anima dalle creature e dal godimento che
vi ricerca; dapprima ha carattere attivo (consiste cioè nelle rinunce e
mortificazioni intraprese con la volontà sostenuta dalla grazia), poi carattere
passivo (è frutto dell’azione divina che la priva del gusto di ogni bene, anche
spirituale).
Il cristiano è chiamato non solo a troncare ogni attività che
offenda il Signore (cf. Mt 18, 8-9), col rischio di privarlo della Sua
amicizia, ma anche a spurgare la pratica del bene da ogni scoria di vanità,
orgoglio e amor proprio. Per questo, come insegnano i Padri del deserto,
occorre perseguitare fino allo sterminio tutte le tendenze e abitudini
cattive, le quali, se da una parte costituiscono un permanente focolaio
d’infezioni, dall’altra guastano le opere buone, oppure le frenano o
impediscono totalmente. I disordini della lingua, a tale riguardo, sono i più
frequenti e perniciosi, quanto i più sottovalutati: una piccola fiamma –
ammonisce san Giacomo – è capace di incendiare una foresta (cf. Gc 3, 5; si raccomanda
la lettura meditata dell’intero capitolo). Le molteplici grazie che Cristo
riversa nell’anima grazie alla preghiera, alla confessione e alla comunione
frequente finiscono in gran parte sprecate proprio a causa della negligenza e
della tiepidezza, contro le quali si combatte con troppa indolenza o non si
combatte affatto, essendovisi ormai arresi.
L’anima neonata
Rivolgendosi ai neofiti, san Pietro li esorta a bramare, quasi
fossero bambini appena nati, il puro latte dello spirito (cf. 1 Pt 2,
2): ciò non vale soltanto per loro, ma per ogni cristiano, a qualunque stadio
della crescita interiore si trovi; anzi, vale tanto più quanto più alto è il
grado di unione con Dio che si è raggiunto. Al contrario della vita naturale,
infatti, la vita soprannaturale non si sviluppa con il superamento dell’infanzia
e di ciò che le è proprio rispetto all’attività e al sostentamento, bensì con
la conservazione e l’incremento di ciò che l’ha iniziata, che deve mantenersi
inalterato nella sua purezza originaria e rafforzarsi sempre più fino alla
massima espansione. In chi custodisce lo stato di grazia e corrisponde generosamente
alle grazie attuali, la grazia abituale si accresce senza limiti, fino a
sbocciare nella santità. Dato che tutti abbiamo peccato e rafforzato la triplice
concupiscenza con il ripetuto acconsentirvi, il nostro sforzo principale, sotto
la guida dello Spirito Santo, consiste nel riportare l’anima all’innocenza
dell’infanzia e alla semplicità dei bambini (cf. Mt 18, 3).
La Provvidenza dispone talvolta esperienze particolarmente
traumatiche per condurci d’un balzo a un livello superiore di abbandono e obbedienza,
di cui abbiamo il presentimento e che desideriamo sinceramente, ma forse non
con la dovuta prontezza e determinazione. A chiunque può capitare in svariate
maniere di vedersi di colpo la morte in faccia: per esempio, mentre stai per
oltrepassare un incrocio col semaforo verde su una strada a scorrimento veloce,
un altro automobilista lo attraversa col rosso, ma eviti miracolosamente
l’impatto per pochi centimetri. Da cattolico sei consapevole che, se così non
fosse successo, ti saresti trovato all’istante davanti al Creatore a rendere
conto della tua esistenza; in un attimo, allora, rivedi tutti i peccati non
ancora confessati, tutte le tentazioni non prontamente respinte, tutti i
compromessi con ciò che Dio non gradisce… e tremi al pensiero di poter esser
già comparso in giudizio senza la dovuta preparazione. Oltre a benedire il
Signore per la misericordia dimostratati nel rimandarlo, ringrazia caldamente
l’Angelo custode nonché il tuo Santo protettore e tutta la Corte celeste, così
solleciti nei tuoi riguardi.
A partire da quel momento, da graziato avverti che ogni minuto di
vita è un dono incommensurabile da vivere con piena dedizione al dovere
presente, compiuto nel modo più perfetto possibile e offerto al Salvatore come
qualcosa di cui possa compiacersi e in cui non trovi il minimo difetto: impresa
certo impossibile senza la grazia santificante, la quale però non manca affatto
a chi riceve regolarmente i Sacramenti; il difetto è solo nella volontà dell’offerente,
così tarda e pigra nel perseguire la perfezione, ma a volte opportunamente
scossa, per l’appunto, dalle mirabili disposizioni della Provvidenza. Anche una
malattia, un lutto, un rovescio finanziario o un incidente di qualunque genere
può rappresentare un salutare mezzo che ti induca alla svolta nella sequela di
Gesù, come si vede in modo chiarissimo nella vita di molti Santi. Il Signore ci
vuole tanto bene che non si accontenta di farci evitare l’Inferno (grazia
immensa già da sola), ma desidera renderci partecipi della Sua gloria in grado
più alto, purché noi ci decidiamo una buona volta a corrispondere alle Sue cure
amorosissime con un po’ più di generosità.
L’obbligo di farsi santi
Più consideri ciò che il Figlio di Dio ha fatto per te,
incarnandosi e soffrendo per i tuoi misfatti, più ti senti avvampare di odio
contro il peccato in ogni sua forma, se lo riconosci onestamente e senza
infingimenti. Alla luce dell’infinita misericordia che la Sua Passione ti svela
e delle innumerevoli grazie di cui continuamente ti circonda, comprenderai che
il conseguimento della Santità, per chi ha conosciuto l’Amore, non è
facoltativo: l’immenso debito che hai contratto (non soltanto sul piano
naturale per essere stato creato, ma soprattutto su quello soprannaturale per
essere stato redento) ti pone l’ineludibile dovere di santificarti. Non è un
obbligo esterno, ma un’insopprimibile esigenza della tua coscienza di
cristiano, purché sia desta, vigilante e ricolma del desiderio di ricambiare la
divina amicizia. «L’amore chiede amore – dichiara santa Teresa d’Avila –;
perciò sforziamoci di considerare questa verità e di eccitarci ad amare. Se il
Signore ci facesse la grazia, una volta, di imprimerci nel cuore questo amore,
tutto ci diverrebbe facile e faremmo molto, in breve e senza fatica» (Vita
scritta da lei stessa, cap. XXII, 14).
Per non scoraggiarti nel mirare di lontano la vetta dalla pianura,
con in più il ricordo della palude da cui sei uscito, poni il primo, semplice
passo che il Signore aspetta da te: supplicalo di concederti la grazia
necessaria per intraprendere il cammino. Non importa da dove parti; ciò che
conta è dove vuoi arrivare. Qualunque scivolone si verifichi durante il tragitto,
l’importante è che tu, con umiltà, tenda la mano a Colui che può sempre
rialzarti e rimetterti in pista, purché tu non abusi della Sua misericordia e
sia onesto con te stesso nell’evitare ciò che ti nuoce; sai bene che le
ricadute son più pericolose e possono talvolta rivelarsi fatali. Con fiducia
filiale, rivolgiti al Padre celeste con queste o simili parole: «O Dio, ti
benedico di avermi creato e redento senza che io lo meritassi e prima ancora
che potessi fare alcunché. Tu sai quanto poco ho corrisposto ai Tuoi
innumerevoli benefici, quante volte ti ho offeso in modo atroce e quante grazie
ho sprecato per ignoranza o negligenza; tuttavia oso ancora contare sulla Tua
impagabile bontà per chiederti di attirarmi a te in modo tale che io voglia in
ogni istante ciò che vuoi Tu e lo esegua con la prontezza e la gioia con cui ti
obbediscono gli Angeli e i Santi. Amen».
Fiat voluntas
tua, sicut in caelo et in terra.
Nella mia città (poco importa quale sia), l'estate si annuncia con un bel fresco e uno splendido sole. Tale è il dono di queste parole di padre Elia, parole da riscrivere e meditare. Vorrei copiarle, ma il format usato è poco adatto. Le scriverò a penna. E preghiamo un pò di più per questi sacerdoti fedeli alla Tradizione. Perchè ce ne sono pochi? Perchè preghiamo poco!
RispondiEliminaMia figlia Lidia è tornata alla Casa del Padre il 19 aprile dopo aver sofferto per un anno e mezzo per un orribile tumore che le ha devastato il suo bellissimo volto ed altro .. Negli ultimi mesi ha subito la tracheotomia perché andava in arresto respiratorio e non potendo parlare scriveva per comunicare con i suoi cari. Premetto che mia figlia Lidia si era impegnata a dire le orazioni di Santa Brigida sia quelle di un anno e sia quelle dei dodici anni. In queste orazioni il Signore fa delle promesse.Circa un mese prima della sua morte , mia figlia mi fa sapere che un giorno ha rivisto tutta la sua vita da quando era bambina fino al momento attuale. Ebbene prima di entrare in ospedale aveva ricevuto il sacramento della confessione, comunione e l' unzione dei malati, ma avendo rivisto la sua vita ha voluto confessarsi ancora un paio di volte per mettere a posto la sua anima da mancanze e peccati che aveva visto durante il flesch della sua vita. Dopo di questo mi ha scritto sulla tavoletta che da quel momento era pronta per incontrare il Suo Signore. Ha lasciato il marito , una figlia sedicenne e un figlio tredicenne, ma si che dal Cielo se li guarderà con tanto amore. Io sono serena perché so che il percorso fatto durante la malattia è stato un salire la montagna dove avrebbe trovato finalmente la pace e la gioia che solo il Signore sa donare.
RispondiEliminaSua figlia ha ricevuto la grazia di prepararsi al passaggio nel modo più completo; con ogni probabilità le sue sofferenze le hanno risparmiato il Purgatorio. Come ci insegna san Paolo, le sofferenze della vita presente non sono paragonabili alla gloria che sarà rivelata in noi (cf. Rm 8, 18), se saremo stati fedeli al Signore fino all'ultimo, anche nelle circostanze più dolorose.
EliminaMi unisco al commento, tante preghiere per i Sacerdoti che sono i nostri fari, anche se siamo dei miseri peccatori.
RispondiEliminaMi è capitato istintivamente di stramaledire uno straniero colpevole di un vile furto davanti al mio famigliare che me ne ha raccontato i particolari. Subito dopo torno al PC, e su invito di padre Elia leggo il passo di Gc 3, 5: "La lingua è inserita nelle nostre membra, contagia tutto il corpo e incendia tutta la nostra vita, traendo la sua fiamma dalla Geènna. Infatti ogni sorta di bestie e di uccelli, di rettili e di esseri marini sono domati e sono stati domati dall'uomo, ma la lingua nessuno la può domare: è un male ribelle, è piena di veleno mortale. Con essa benediciamo il Signore e Padre e con essa malediciamo gli uomini fatti a somiglianza di Dio. Dalla stessa bocca escono benedizione e maledizione. Non dev'essere così, fratelli miei! La sorgente può forse far sgorgare dallo stesso getto acqua dolce e amara? Può forse, miei fratelli, un albero di fichi produrre olive o una vite produrre fichi? Così una sorgente salata non può produrre acqua dolce."
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