Iam enim securis ad radicem arborum posita est.
(Mt 3, 10)

sabato 21 maggio 2022


Autocertificazione di ortodossia?

 

 

Exspecta Dominum, viriliter age (Sal 26, 14).

«I’mi son un che, quando / Amor mi spira, noto, e a quel modo / ch’e’ ditta dentro, vo significando» (Dante Alighieri, Purgatorio, Canto XXIV, vv. 52-54). Qualora uno faccia sue queste parole, non è necessariamente perché pretenda di paragonarsi al Sommo Poeta, né perché voglia lasciar intendere di considerarsi un fedele d’amore. Colui che lo ispira è l’Amore sostanziale, eterno, sovratemporale, al quale egli non arriva tramite l’amore umano, ma direttamente, mediante l’intimo dialogo con Dio, oceano che non termina mai di esplorare. Quando, nel modo più imprevisto, lo Spirito Santo gli rischiara la mente per mezzo di una frase che sprigiona una luce inaspettata, colmando al contempo il cuore di una gioia e una pace prive di causa contingente, l’orante non può trattenersi dal prenderne nota, continuando poi a trascrivere i pensieri che, quale organico sviluppo, percepisce sbocciargli interiormente. Non è alcun movente naturale a spingerlo, neppure nel caso in cui, suo malgrado, debba esprimere riserve riguardo all’agire di altre persone; la carità, benché inizialmente inquinata dalla passione, gli impone di parlare per il bene di tutti, anche a costo di scontentare qualcuno.

Non si può non soffrire profondamente nel costatare come la confusione e la divisione, già dilaganti per opera dei nemici di Dio e dei Suoi falsi amici, vengano ulteriormente accresciute da coloro che pretendono di servirlo secondo la vera Tradizione. Le scelte di aperta insubordinazione, in ambiti in cui l’obbedienza e la sottomissione sono assolutamente inderogabili, non possono essere ispirate dall’alto, ma sono suggerite dal padre della menzogna, il quale, sotto apparenza di virtù, fa leva sulla superbia e sulla presunzione, accecando le anime circa i loro lampanti errori. La doppiezza e opacità dell’agire non attestano di certo quella docilità allo Spirito santificatore che deve plasmare i pensieri e le azioni di quanti si professano discepoli del Signore. Se poi, per soffocare il tarlo della coscienza suscitato da voci salutarmente ammonitrici, si rescindono di netto amicizie consolidate e durevoli, è segno che si sta correndo precipitosamente verso un baratro da cui sarà impossibile risalire, se non per miracolo – altro indizio della cattiva origine del progetto perseguito.

Non sarà mai eccessivo ripeterlo: non si risolvono i mali della Chiesa creando “Chiese parallele” che dovrebbero garantire la salvezza in quanto detentrici esclusive della verità e infallibili interpreti della volontà di Dio. Questa è una deriva settaria che, promettendo agli adepti un’illusoria sicurezza, li separa da Cristo per assoggettarli a sedicenti maestri il cui verbo è indiscutibile e ogni decisione inappellabile. Tale apparente certezza li esonera da ogni effettivo sforzo di santificazione personale, reso superfluo dalla semplice appartenenza al gruppo, il cui successo prevale sul bene reale della Chiesa e delle anime. L’esperienza vissuta all’interno dell’aggregazione acquista a poco a poco una preminenza assoluta su tutto il resto, rinchiudendo le persone in una prigione intellettuale, emotiva e relazionale. La vocazione cristiana viene deformata in un attivismo fanatico capace di ottenebrare la coscienza con vistose negazioni cognitive: «Le mie azioni, di per sé stesse, hanno scandalizzato, offeso e ferito, ma io non intendevo affatto. Se qualcuno se ne sente scandalizzato, offeso o ferito, il problema è suo, perché – poverino – non ha capito le mie buone intenzioni».

Un difetto del genere può essere ammesso in un bambino (che va comunque corretto in modo fermo e tempestivo), non in un adulto. Esso è espressione di un soggettivismo esasperato in cui il pensiero dell’individuo prevale sulla realtà oggettiva, le sue valutazioni personali sugli evidenti dati di fatto, i suoi desideri e capricci sulle esigenze dell’equità e della giustizia. Per attribuirsi un’apparenza di credibilità e legittimità, tale soggettivismo si riveste di un intellettualismo paludato e saccente che impressiona gli sprovveduti e li soggioga con il potere di una pretesa conoscenza superiore. Termini e concetti astrusi, sciorinati a profusione, irradiano un’aura di sapienza irrefragabile, di fronte alla quale non si può che arrendersi storditi ed estasiati. In tal modo si manipolano le menti, riducendole in schiavitù e sequestrandole dalla Chiesa, ma in nome della… Tradizione! Tutti gli altri, accusati di derive moderniste o protestanti più o meno esplicite, sono condannati in blocco al fuoco eterno, a meno che non si ravvedano accettando il lavaggio del cervello.

Peccato che anche questi indefessi paladini della vera Chiesa siano caduti nel medesimo errore che rinfacciano agli altri: quello del libero esame, con il quale ognuno, in base al suo giudizio privato, regola ogni questione dottrinale, etica e giuridica facendo allegramente a meno della gerarchia. Non si può tuttavia non rimanere ricolmi di ammirazione per l’abbondanza di autoproclamati teologi, canonisti e moralisti che spuntano ovunque e disquisiscono con sorprendente sicurezza su problemi intricatissimi quasi fossero divisioni a due cifre! Sarà pure questo un effetto della nuova Pentecoste? oppure un frutto del sostrato rosacruciano del pensiero moderno? In effetti, certo tradizionalismo si rivela – a ben vedere – una variante del modernismo, seppur di segno contrario quanto alla forma esterna; la gnosi non si prefigge forse, del resto, la conciliazione degli opposti? Nel regno fatato del razionalismo sofistico tutto è possibile ad abili giocolieri della parola… salvo essere autenticamente cattolici. Per coloro che ancora ammettono il principio di non-contraddizione, è arduo giustificare la disobbedienza agli ordini legittimi in nome della Tradizione, a meno che non la si abbia ridotta a un feticcio senz’anima da cui ci si aspetta un’efficacia di tipo magico.

Per quanto gravi siano le odierne sfide ecclesiali, specialmente riguardo al governo e al magistero, nessuno è da esse autorizzato ad agire in totale autonomia, ignorando la quarta nota costitutiva che il Credo riconosce alla Chiesa: l’apostolicità. Per essere legittimo, l’esercizio del potere conferito dalla successione apostolica deve tener conto anche delle altre tre: l’unità, che sul piano visibile si fonda sull’effettiva obbedienza al Successore di Pietro; la santità, che dota la Sposa di Cristo di beni spirituali di cui nessuno può disporre secondo il proprio arbitrio; la cattolicità, che proibisce di pensare e agire con spirito settario, opponendosi agli altri in base a preferenze selettive concernenti la dottrina e la prassi. Alla luce di queste considerazioni, nessuno è abilitato a certificare da sé la propria ortodossia, come se non esistesse più alcuna autorità o i suoi detentori fossero tutti indistintamente eretici. Tale presunzione non può essere altro che il frutto di una sconfinata superbia; eppure in molti ambienti di stampo tradizionalista la si respira a pieni polmoni.

Chi si trova in una situazione oggettivamente difficile, soprattutto in seguito alla promulgazione del Traditionis custodes, deve ascoltare la raccomandazione del Salmista, se davvero ha fede: «Aspetta il Signore; agisci virilmente» (Sal 26, 14). La prima virtù teologale non consiste nella sola adesione al deposito della verità rivelata, ma presuppone e alimenta in pari tempo la fiducia in Colui che si è rivelato per unirci intimamente a Sé facendoci sperimentare l’immensità del Suo amore, la potenza della Sua misericordia, la premurosità della Sua provvidenza. Chi realmente crede in Lui attende con irremovibile pazienza il Suo intervento, anziché agire di testa propria, con il rischio non soltanto di porsi fuori della comunione ecclesiastica, ma anche di perdere la propria anima, raggirata dal demonio. Se un’opera è di Dio, non si può temere che sia da Lui abbandonata; le croci, se portate con eroica obbedienza, non faranno altro che moltiplicare i meriti e le grazie, fecondandola in modo soprannaturale. Operiamo dunque da uomini, con coraggio e costanza virili, trasformando le attuali avversità in mezzi di santificazione e di progresso spirituale.

Exspectans exspectavi Dominum, et intendit mihi (Ho aspettato con perseveranza il Signore ed egli si è volto verso di me; Sal 39, 2).


18 commenti:

  1. 9 apr 2021 Testimonianza di Jim Caviezel (Gesù nella Passione di Mel Gibson): Servono guerrieri come San Paolo
    https://www.youtube.com/watch?v=B0tQI8RP1hs

    12/09/21 Mel Gibson interview. "The Passion"
    https://www.youtube.com/watch?v=q-V7kTTO66A
    Non sempre e' facile. Il dolore, lo sconforto e l'impotenza a volte finiscono per prendere il sopravvento sugli ipersensibili. L'Amore fedele e la Madonna dell'Equilibrio aiutino Voi, amatissimi Sacerdoti , e noi fedeli a riparare, per quanto e' possibile a ciascuna vocazione, le falle che via via si aprono nella barca e soprattutto a conservare la Fede. Rimettiamo alla dolcissima Madre la preghiera di far rinsavire tutti e che la Vostra amicizia si rinsaldi nuovamente come e piu' di prima. Carissimo Don Elìa, Dio Vi benedica , Vi protegga e continui a guidarVi per ogni giorno della Vostra vita ! Ave Maria!

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    1. Altra testimonianza di Jim Caviezel - Attore di Gesù ne "La passione di Cristo” di Mel Gibson,
      https://www.youtube.com/watch?v=QQiawcOGOF0
      I suoi occhi si velano di amore e di commozione quando cita in aramaico al minuto 4:08 un tratto della "Passione di Cristo". La Madre di Dio ci vuole testimoni non rivoluzionari..
      Grazie a Don Elìa che ci permette questa piccola grande agora'

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  2. lei è molto confuso e sparge confusione

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    1. Ciò che ho scritto - spero - dovrebbe esser chiaro per coloro che sono incorsi negli errori indicati. Per gli altri, mi scuso di non poter essere più esplicito per non mettere in pericolo gli interessati. L'importante è che chi si ritrova in una determinata descrizione si interroghi onestamente nella sua coscienza e chi, fra i fedeli, osserva quei comportamenti si tenga a distanza.

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    2. Per motivi a me ignoti alle volte anche io trovo ostico il pensiero di don Elia ma di certo non è confuso. In sostanza posso dire di ritrovarmi nel modo di agire ma al contempo capisco che non tutti hanno la stessa disposizione ad affrontare i tempi bui che viviamo e che anzi considerino certi atteggiamenti passivi e/o attendisti. Quella che percorre don Elia è una strada, altri potranno percorrere vie diverse senza per questo non essere parte dell'opera di Dio

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  3. E' un bellissimo scritto di autentica carita'.
    Si percepisce che l'orante ama desidera e cerca l' intimo dialogo con l'Amore sostanziale e ad imitazione della SS.Vergine Maria (che tacque e non si giustifico' con S.Giuseppe), continua a lavorare alacremente, anche se intimamente soffre , ma aspetta che sia il Padrone e Signore della storia a trarre la Vigna fuori dal fango. Grazie

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    1. Pregando e lavorando nella silenziosa umilta' come esempio per tutti . Lo Spirito Santo Vi riempia di saggezza e Vi faccia perfetti!

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  4. Applicato, questo post, ai sedevacantisti, o ai vetero-cattolici, o a minutella, mi trovo pienamente d'accordo.

    Ho sentito che minutella ha subìto, recentemente, la peggiore delle sanzioni canoniche attualmente vigenti. Posso simpatizzare con lui solo ed esclusivamente per i suoi attacchi a bergoglio. Su tutto il resto ("una cum" e falso misticismo) ha fatto molto male a chi incautamente gli è andato dietro. Preghiamo che con l'avvento del Papa Santo, anche queste drammatiche scuciture possano ricomporsi, in Carità e Verità.

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  5. Carissimo D. Elia,
    La benedizione!

    Ottima riflessione.

    Un caro saluto dal Brasile

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  6. Caro Don Elia, ho meditato più volte sia sul post del 14 che su quest'ultimo, sul concetto di "obbedienza" alla gerarchia e al Santo Padre. Ineccepibili chiarissime le disamine affrontare, in linea di principio. Soprattutto per quanto concerne l'abbandono fiduciario alla Divina provvidenza, invece di voler apparire il salvatore della patria, di molte figure, soprattutto contemporanee.
    Ma cosa accade se ha "disobbedire" e a "tradire" la suprema Cattedra della Verità del Beatissimo Pietro è proprio colui che dovrebbe custodirla, e per il quale, il venerabile Pio XII, intuendone i limiti, si era ben guardato dal concedergli la berretta cardinalizia?
    Quando poi in quegli anni turbolenti, si è concessa mano libera alla manifesta disobbedienza finanche alla figura del Pontefice; per non parlare delle più sconcertanti derive liturgiche e dottrinali; mentre dall'altro lato si colpiva con inflessibile e "misericordioso" rigore i sacerdoti della Santa Nessa di san Pio V (con tanto di interventi sacrileghi delle Guardie di P. S. durante le Messe, altro che durante il Covid!).
    Quando ad un Vescovo è stato negato ciò che non era in potere del sommo pontefice. Ovvero quello di vietare la venerabile e santa messa di tradizione apostolica, perché difatto abolita! (con buona pace di BXVI).
    Lo stesso veniva illuso e circuito dalla Curia romana, che gli sarebbe stata concessa l'ordinazione di un suo successore, quando invece le reali intenzioni erano altre, l'attesa della dipartita del già malato, ma scomodo (alla massoneria ecclesiastica, già potente allora) alto prelato.
    Insomma, se c'è stata disobbedienza, mi pare che ci siano le attenuanti del caso, in quanto, a mio modestissimo parere, Parafrasando, il monito di Ns Signora della Rovelazione al veggente Bruno Cornacchiola, l'ordine impartito dall'autorità è illegittimo quando cozza contro la Fede, la Morale e la Carità.
    BXVI, che fu in parte artefice nei suoi primordi, di quel "disorientamento diabolico" post 68' ( che oggi è addirittura elevato a sistema) ne diede atto indirettamente delle ragioni e delle giuste istanze dell'uomo di Econe, togliendo l'ingiusta scomunica.
    Le stesse parole del Nostro, che incalzato al riguardo del futuro della nota Fraternità, citava il buon Gamaliele, in atti 5, 34-39. E per quanto concerne quella "frattura non ancora ricomposta e, forse, non più ricomponibile", molto dipende dal fatto che uomini santi traghettino fuori dall'"ubriacatura ultramodernista" la Sposa di Cristo. Già al prossimo conclave (che si avvicina) augurarsi che lo Spirito Santo ci doni finalmente un Papa del calibro di uno a scelta dei tre defensor fidei, cui dobbiamo i "Tre Sillabi".
    Purtroppo, però come ci ricorda il "quasi" beato Fulton Sheen, Dio non ci dona mai il Papa di cui avremmo disperatamente bisogno, ma quello che meritiamo (ogni riferimento a cose e persone è puramente voluto). Pertanto, se esce solo tornando a Dio, e a darne il giusto e degno culto.
    Caro Padre, vorrei che non pensasse che abbia voluto polemizzare con Lei. Ho semplicemente voluto espelrimerle ciò che porto dentro: essendo coscente di ciò che fermamente e correttamente ha già Lei compiutamente espresso nelle sue analisi.
    Le sono immensamente grato delle perle di cattolicita' e di sano realismo che ogni sabato ci regala.
    Grazie infinite e che Dio la benedica.
    Non prevalebunt.

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    1. Il giudizio sulla persona e sulle sue intenzioni spetta a Dio e lo lasciamo a Lui. Ciò che possiamo e dobbiamo fare è discernere tra le scelte lecite e quelle non ammissibili. Nessuno può porsi al di sopra del Papa e giudicarlo; se egli abusa del suo potere, bisogna intensificare la preghiera e la penitenza perché il Signore, al quale solo appartiene la Chiesa, intervenga e ristabilisca l'ordine.

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  7. Avrei qualche domanda sulla Messa: raggiungendo il rito al momento dell'offertorio, il precetto è considerato assolto? Se sì, lo è soltanto in caso di ritardo fortuito o anche quando il ritardo è appositamente programmato al fine di evitare di ascoltare gli abusi ideologici, sistematicamente inseriti nella liturgia della parola?

    Un breve responsorio cantato, inserito nella Liturgia Eucaristica per iniziativa del celebrante, è una novità accettabile o invalida la Consacrazione? Non si tratta di un canto di accompagnamento a lato ma di due aggiunte dialogate, cantando, tra il sacerdote ed il popolo, una al termine della consacrazione del Pane e l'altra al termine di quella del Vino.

    È lecito (cioè non costituisce peccato) deconcentrarsi coscientemente e sistematicamente per non ascoltare né l'omelia, né le varie introduzioni alle letture fatte da laici e la preghiera dei fedeli, quando queste parti secondarie siano strazianti dal punto di vista dell'ortodossia cattolica, inclusi i consigli elettorali e vaccinali? Oltre al fatto di rimanere in compunto silenzio durante canti obiettivamente imbarazzanti o accompagnati dalla batteria.
    Grazie.

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    1. Alla prima e alla terza domanda rispondo che non bisogna cadere in una casuistica asettica e calcolatrice, che reca danno al retto discernimento morale e raffredda l'amore per Dio. La soluzione più semplice è cambiare Messa o parrocchia, se il modo di celebrare non è accettabile.
      Riguardo al secondo quesito, l'introduzione nel Canone di novità estemporanee è un abuso grave, ma non invalida la Consacrazione.

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    2. Grazie Don Elia. Dal mio punto di vista si tratta di rigetto, tutt'altro che asettico. È dolore vivo in effetti. La cosa che mi preoccupa, però, è proprio il rischio tutt'altro che remoto di raffreddare l'amore per Dio. Quindi è ora di aggiungere qualche sostanziosa decina di km per cambiare Messa.

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  8. Carissimo Padre,dal momento che oggi inizia la Novena allo Spirito Santo per la solennita' di Pentecoste puo' indicarci secondo il Suo giudizio la piu' bella, la piu' adatta ad invocare su noi e sull'umanita' i sette Santi doni ?
    Ave Maria!

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  9. https://www.tanogabo.it/la-novena-allo-spirito-santo-con-le-meditazioni-di-santalfonso-maria-de-liguori/

    Oppure:

    https://rosary.ipray.eu/novena_allo_spirito_santo_di_sant_alfonso_maria_de__liguori.htm

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  10. Ho letto: non riesco ad impedirmi di provare una certa perplessità:
    mi pare di cogliere qualcosa se non proprio tutto nel detto e in assenza totale di un non detto; rileggo e sono molestato dall'impressione che prevalga il non detto che io non decritto perché dissimulato da un formalmente impeccabile scritto.
    Ullai!

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