Siamo arrivati
a un cambio d’epoca?
Tale era la convinzione del compianto Giulietto Chiesa, quale me la
espresse nel Febbraio del 2020, poche settimane prima dell’inopinata scomparsa.
Nel suo attico nel cuore di Roma, cui mi accompagnò a piedi con l’agilità di un
giovanotto, mi intrattenne per un’ora e mezzo su questioni di geopolitica. Non ne
ignoravo certo la passata militanza comunista e la lunga attività di corrispondente
da Mosca per il quotidiano del suo partito, ma l’acutezza delle sue analisi e la
coerenza con cui, in seguito alla completa metamorfosi di quello, ne aveva
preso le distanze, mi davano garanzia di onestà intellettuale, virtù diventata
rarissima in una società ipnotizzata dalla propaganda dei banchieri.
L’occasione era nata da un incontro fortuito in una chiesa del centro, dove,
non senza un certo imbarazzo, era stato invitato a una celebrazione dalla quale,
malgrado l’estraneità alla pratica religiosa, era rimasto colpito, come mi
confessò con la semplicità di un bambino; ciò mi consente di sperare che la sua
coscienza abbia dato alla grazia l’assenso sufficiente per ottenere la salvezza
eterna.
Giulietto era dunque persuaso che il mondo fosse prossimo a una
svolta epocale, pur conoscendo bene i progetti dell’oligarchia finanziaria
miranti ad asservire tutti gli uomini mediante l’identità digitale. Uno degli
elementi che gli davano speranza, come fattore di contrasto dell’irreversibile
crisi della civiltà occidentale, era la miracolosa ascesa di Vladimir Putin,
l’uomo capace non solo di arrestare la colonizzazione del suo Paese da parte
della finanza speculativa, ma anche di farlo risorgere dalle proprie ceneri e
di renderlo di nuovo non mero oggetto, ma soggetto primario dei giochi
geopolitici. Pur non soddisfacendo affatto le aspirazioni democratiche del
nostro giornalista, lo statista russo rappresentava per lui un gigante,
paragonato ai nani e pagliacci della politica nostrana.
Certamente non intendo con ciò avallare le suggestioni di ingenue
fantasticherie, condite di profezie millenaristiche, rispondenti al bisogno di individuare
un salvatore umano: teniamo presente che è praticamente impossibile assurgere a
certi livelli di potere e mantenervisi senza essere affiliati a una società segreta
e senza il sostegno dell’una o dell’altra fazione del giudaismo finanziario. È
possibile, anzi, che neppure Putin sia estraneo alla competizione (coordinata
da un livello superiore di potere) tra due opposti modelli di dominio mondiale:
quello unipolare della massoneria palladista, di matrice anglo-americana, e
quello sinarchico della scuola francese, che prevede un equilibrio tra diversi
centri di potere. Un’intelligenza superiore come la sua, in ogni caso, è una
variabile che rimane pur sempre imprevedibile… per non parlare dei piani divini
sulla storia.
Nel colloquio con Chiesa colsi l’occasione per porgli una domanda
che mi stava particolarmente a cuore: se cioè, dal suo punto di osservazione, la
religiosità del Presidente russo gli sembrasse sincera. Fui colpito
dall’immediata risposta affermativa, sicuramente fondata su conoscenze certe. Non
si può escludere, a rigore, che la sua spiritualità sconfini in una sorta di
sincretismo tra Ortodossia e culto della Patria, con una commistione di
elementi esoterici e cristiani, tipica della mentalità gnostica, cui l’anima
russa è fortemente incline. Ogni essere umano, nondimeno, essendo dotato di
coscienza e libero arbitrio, è in grado di trascendere la situazione
contingente in cui l’han posto le condizioni storiche e le scelte personali,
così che la Provvidenza possa servirsene non come di uno strumento
inconsapevole e passivo, ma docile e consenziente. Pur senza evadere in una
visione immaginaria tesa a rassicurarci, dunque, possiamo legittimamente
pregare perché lo Spirito Santo illumini quell’uomo e lo conduca alla piena
verità.
Nonostante l’ipoteca della formazione marxista, non si può escludere
a priori l’opera della grazia, nella misura in cui una coscienza desidera
rettamente il bene. Con grande lungimiranza, Putin non ha rimosso il passato
sovietico, ma l’ha inserito in un’epopea di resistenza all’invasore straniero
che ha ridato dignità al suo popolo e ne ha di nuovo saldato la composita
identità. Pare ormai accertato che abbia davvero chiesto a Bergoglio, benché
invano, la consacrazione della Russia e che avrebbe altresì accolto con gioia
la peregrinazione della Madonna di Fatima. In sostanza, non dobbiamo né
demonizzare né canonizzare anzitempo il Presidente russo, ma considerare
obiettivamente, per quel che ci è dato sapere, le sue azioni e le relative motivazioni,
tenendo conto che per anni ha sopportato imperturbabile le provocazioni più
sfacciate e insistito fino all’ultimo sulla via negoziale. Chi ha riportato la
guerra in Europa non è certo lui, a meno che un’amnesia collettiva non abbia
cancellato dalla memoria le orrende guerre combattute in Jugoslavia negli anni
Novanta o l’ignoranza crassa convinto i giornalisti che i Balcani non
appartengano al Vecchio Continente.
Ciò che sembra chiaro – fatta astrazione della grottesca propaganda
occidentale – è che la decisione di invadere l’Ucraina sia stata inevitabile,
una volta che l’Alleanza Atlantica ha respinto con disgustosa arroganza ogni
tentativo di accordo che non prevedesse la resa totale della parte russa,
propedeutica al suo annientamento. Accettare l’installazione di basi
missilistiche a ridosso del confine occidentale (vista già la presenza di
numerosi laboratori per la produzione di armi biologiche proibite dalle convenzioni internazionali) sarebbe equivalso a
firmare la condanna a morte del proprio Paese; la soluzione militare era perciò
indispensabile, una volta fallite tutte le trattative. In fin dei conti, Putin
sta efficacemente difendendo la sua Nazione dai ripetuti assalti del
globalismo, ma la sua reazione, differita fin quando possibile, potrebbe provocare
un cambio di rotta nel mondo intero. Colpisce che persino i suoi amici
israeliani gli abbian voltato le spalle, schierandosi con l’Ucraina e offrendo
asilo politico al fantoccio in fuga dalla catastrofe; si dice d’altronde – a
meno che non sia contropropaganda – che i russi abbiano distrutto una base del
Mossad operante su un’isola del Mar Nero appartenente a Kiev, nella quale si
stava lavorando a una modifica genetica del virus della rabbia che ne avrebbe
reso la letalità pressoché assoluta.
È sicuramente falso che l’esercito russo stia bombardando
indiscriminatamente le città: se ciò fosse vero, la disinformazione nostrana
non avrebbe affatto bisogno di mostrare videogiochi o filmati di repertorio;
occorre piuttosto osservare che l’esercito ucraino si nasconde nei centri
abitati facendosi scudo della popolazione. Non avrebbe alcun senso, inoltre,
creare corridoi umanitari per l’evacuazione dei civili e ordinare poi di aprire
il fuoco sulle colonne di automezzi in fuga, provocando un’unanime condanna
internazionale e traumatizzando l’opinione pubblica anche a casa propria. La
strage di Mariupol’ va probabilmente imputata alla brigata neonazista Azov,
responsabile di tante altre atrocità commissionate dai governi occidentali che
la foraggiano. A dettar legge son sempre i gestori del grande capitale (eredi di quelli che pianificarono la Shoah per ottenere la creazione dello Stato
sionista), i quali, oggi, han provocato un secondo Olocausto proprio in terra
d’Israele, oltre ad aver avvelenato buona parte dell’umanità in nome del profitto
e in vista di una sua drastica riduzione numerica.
Chi ci governa è membro della stessa mafia globale formata da
individui straricchi che, a prescindere dalle origini etniche, professano un
giudaismo di facciata celante il culto di Lucifero. Il loro referente nella
Chiesa Cattolica continua a rafforzarne l’influenza su di essa mediante accordi
di “cooperazione”, veri e propri capestri finanziari che si stringono sempre
più sulla gestione delle strutture ecclesiali. Con servile tempestività, le
curie diocesane si sono mobilitate per accogliere profughi che lo Stato ha già
preso pienamente in carico con sorprendente solerzia, al punto che
i funzionari della Caritas son costretti a scoraggiare la raccolta spontanea di
viveri, medicinali e vestiario… Non è facile reprimere il sospetto che i
rifugiati siano stati caricati sugli aerei e trasportati da noi non per loro
scelta; di solito si scappa nei Paesi limitrofi, dove si parli una lingua
affine e da cui si possa in fretta tornare a casa, una volta terminato il conflitto.
L’impressione è che, con la complicità della gerarchia, si voglia sfruttare
quella povera gente come arma di pressione psicologica o pretesto di un'altra emergenza sanitaria. Anche riguardo
alla Chiesa, dunque, è forte l’auspicio che una nuova epoca possa spuntare a
Oriente con la piena conversione della Russia, secondo il messaggio di Fatima.
Se il “metodo Kosovo 1999” fosse adottato oggi in Ucraina (di G.Lazzaretti)
RispondiEliminaRiassumere la guerra nella ex-Jugoslavia è come voler sintetizzare “Il Signore degli Anelli”: un’impresa impossibile. Si può solo schematizzare. Se ne vanno dalla Jugoslavia: Slovenia (guerra di 10 giorni), Croazia (4 anni di guerra), Bosnia-Erzegovina (4 anni di guerra, con 3 contendenti), Macedonia del Nord (secessione quasi tranquilla), Montenegro (dopo una breve convivenza con la Serbia). Concentriamoci sull’ultima rimasta, la Serbia.
La Serbia aveva all’interno due province autonome: Vojvodina e Kosovo. In Kosovo prima i Musulmani inducono i Serbi a cambiare aria, poi i Serbi cercano di contraccambiare. Classica guerra civile tra Serbi e ribelli UCK. Accetto le cifre “alte” che giravano in quei giorni del 1999: 11.000 morti e 800.000 profughi.
La NATO non c’entra nulla con la Serbia, ma interviene e favorisce la secessione del Kosovo bombardando Belgrado e la Serbia in generale (2.500 i civili morti secondo Wikipedia). Gli aerei partivano dall’Italia (triste passaggio del governo D’Alema) e dall’Adriatico. Anche aerei italiani andarono a bombardare.
Supponiamo che il “metodo Kosovo” avesse un senso. In Ucraina abbiamo la stessa situazione: guerra civile da 8 anni tra lo Stato centrale (azioni gestite principalmente da formazioni paramilitari) e le zone russofone e russofile del Donbass (Donetsk e Lugansk). Le cifre indicano 16.000 morti e 1.500.000 profughi: Donbass peggio del Kosovo. La NATO dovrebbe quindi intervenire bombardando Kiev per consentire la secessione di Donetsk e Lugansk.
Vi sembra assurdo? Ma è esattamente ciò che abbiamo fatto nel 1999 senza particolari esitazioni. Allora serviva agli USA l’umiliazione di un paese slavo e il distacco di pezzi di territorio più facilmente manipolabili. Quei bombardamenti non erano certo dettati da magnanimità umanitaria. Oggi agli USA serve la NON secessione, perché vogliono che l’Ucraina entri integra nella NATO e perché desiderano una situazione di tensione permanente con la Russia.
Se la vicenda Ucraina-Donbass rivela che il “metodo Kosovo” era assurdo, ci chiediamo: quale era il metodo giusto, allora come oggi?
LA GUERRA COME MOTORE DEL GRANDE RESET (di David Cane)
RispondiElimina1) LA GUERRA CREA LE CONDIZIONI IDEALI PER IL RESET
La guerra è il veicolo perfetto per inaugurare la grande crisi economica e monetaria globale, che verrà affrontata attraverso una drastica riconfigurazione del sistema finanziario internazionale e il passaggio alla valuta virtuale, secondo il collaudato modello . Scontato dire che, con ogni probabilità, la moneta virtuale sarà a sua volta legata al famigerato marchio QR, senza il quale diverrà dunque impossibile esistere all’interno della società.
Le gravissime interruzioni nella catena degli approvvigionamenti sembrano anche sul punto di innescare la radicale “rivoluzione alimentare” delineata fra i famigerati 17 obiettivi dell’Agenda 2030. I prezzi infatti lievitano a vista d’occhio, e iniziano a scarseggiare beni di prima necessità come grano e olio di semi. Senza mangimi né fertilizzanti, poi, gli allevamenti italiani paventano già di dover abbattere i loro animali. Meno male che giusto qualche mese fa - mirabile coincidenza! - la previdente Unione Europea ha approvato l’utilizzo di cavallette e altri insetti per scopi alimentari...
Inestricabilmente connessa alla crisi economica c’è poi, ovviamente, anche la crisi energetica, di cui già vediamo i sintomi ogni volta che apriamo una bolletta o ci fermiamo dal benzinaio. Se la prima verrà utilizzata come propulsore per introdurre un sistema monetario cashless ed esclusivamente digitale, la seconda servirà da pretesto per accelerare la tanto decantata “transizione ecologica”. E non è un caso se i propagandisti di regime della fase pandemica si stanno già riciclando in chiave ambientalista, paventando di adattare il green pass per scopi “sostenibili” come ha fatto l’immunologa Antonella Viola.
(Continua)
2) LA GUERRA ALIMENTA L’EMERGENZA SANITARIA
RispondiEliminaCome hanno subito sottolineato gli zelanti virologi di regime, l’esplosiva situazione ucraina offre anche il contesto perfetto per la comparsa - reale o dichiarata - di nuove malattie e/o varianti, e per dare quindi nuova linfa alla campagna vaccinale. Oltre alle precarie condizioni igienico-sanitarie che inevitabilmente si vengono a creare sotto le bombe, sono inoltre già iniziati massicci flussi migratori dalla regione colpita verso altre parti d’Europa. E data la scarsissima copertura vaccinale della popolazione ucraina, è prevedibile che anche tali fattori possano (essere usati per) scatenare nuove “ondate”, “varianti” e quant’altro.
Un'altra potenziale bomba a orologeria è rappresentata dai famigerati 30 laboratori americani in territorio ucraino. Da Mosca hanno già fatto sapere di aver acquisito le prove che questi “centri di ricerca” lavorassero su armi biologiche e patogeni letali, e che stessero programmando un attacco contro la Russia. Gli Americani, per contro, ne hanno prima negato l’esistenza, poi goffamente cancellato dal sito web del pentagono le schede di ciascuno di questi laboratori inesistenti, e infine ammesso che sì, esistono, ma se dovesse sfuggire qualcosa sarà sicuramente per colpa dei Russi. Impossibile cercare di stabilire dove stia la verità in questi tempi di propaganda esasperata, dove ogni notizia, ogni comunicato e ogni leak è un’arma da sparare al momento opportuno. Ma non c’è dubbio che anche la storia dei laboratori sia una potenziale “miniera d’oro” di future crisi sanitarie… E forse non è coincidentale il fatto che, proprio in questi giorni, venga finalmente sdoganata dal mainstream l’origine artificiale del co*id, come appena dichiarato addirittura dal grande capo dell’AIFA Palù.
Parallelamente a questi scenari “epidemiologici”, la situazione ucraina ha rimesso in primo piano una minaccia ancor più terrificante, ovvero quella nucleare. Nel giro di pochi giorni siamo passati dall’incendio alla centrale di Zaporizhzhia ai valori sballati di Chernobyl fino allo spettro di uno scontro atomico su scala globale. Dall’Iran alla Corea, alla Francia, le notizie a sfondo nucleare si sono improvvisamente intensificate un po’ dappertutto.
Non c’è dubbio, poi, che il complesso mediatico abbia fatto il possibile per gettare benzina sul fuoco, producendosi in titoloni apocalittici e alimentando una nuova isteria collettiva fatta di bunker, iodio, tutorial anti-bomba e chi più ne ha più ne metta. E coi tempi che corrono, non mi sentirei di escludere che anche la minaccia nucleare possa trasformarsi in un’emergenza da affrontare a suon di punture - se non con un vero e proprio vaccino anti-guerra come suggerito da Al Bano, magari attraverso interventi di gene editing e riprogrammazione cellulare mirati (ufficialmente) a proteggere contro radiazioni e onde magnetiche di vario tipo.
(Continua)
3) LA GUERRA RICOMPATTA LE MASSE
RispondiEliminaLo spirito bellico riaccende nelle popolazioni quel sentimento di unità totalitaria che andava un po’ scemando nell’ultimo periodo, allorché in troppi iniziavano a perdere fiducia - o interesse - nella narrazione pandemico-vaccinale. Persino fra i fedelissimi - quelli che cantavano convinti sui balconi, segnalavano “i furbetti”, e credevano fermamente che la terza dose durasse dieci anni - c’è infatti chi inizia a realizzare che non “andrà tutto bene”, e in taluni casi si fa strada il pericoloso sospetto di essere stati brutalmente ingannati. Il conflitto ucraino è arrivato peraltro nel momento in cui gli indici di gradimento dei maggiori leader covidisti (Draghi, Macron, Scholz, Biden, Bennett, Morrison, Trudeau, Ardern, ecc) erano TUTTI ai rispettivi minimi storici. Insomma, una nuova emergenza attorno alla quale ricostruire il consenso (assieme a un nuovo nemico su cui scaricare la colpa di ogni male) sembra proprio cascare a fagiolo.
E da questo punto di vista la strategia - se tale la vogliamo considerare - si è già rivelata un clamoroso successo, scatenando nel giro di 48 ore una travolgente ondata di fanatismo antirusso. Se per creare il “mostro novax”, infatti, c’erano voluti mesi e mesi di propaganda martellante, qui un paio di giorni dopo l’invasione vedevamo già studenti espulsi da università, clienti cacciati da negozi e hotel, atleti banditi dalle competizioni, artisti e celebrità licenziati in tronco, ragazzini picchiati dai compagni di scuola e giganti della letteratura messi all’indice dei libri proibiti.
Oltretutto, la nuova emergenza svolge in un certo senso la funzione di “gatekeeper”, andando a intercettare una parte del dissenso e riportandolo nell’ovile della narrazione ufficiale. Questo fenomeno è particolarmente evidente nel paese che, a mio avviso, rimane il campo di battaglia più delicato per l’agenda del Grande Reset, ovvero gli Stati Uniti, in cui si contano ancora circa settanta milioni di “no-vax” (sempre più incazzati e in molti casi armati fino ai denti). La maggioranza di questi “dissidenti”, però, appartiene a un segmento demografico ultra-patriottico, apertamente militarista e storicamente anti-russo. E benché gli eventi degli ultimi anni abbiano senz’altro spostato certi equilibri e certe percezioni, è innegabile che una bella fetta degli anti-covidisti americani sia adesso schierata contro il cattivone del Cremlino. Insomma, per fatalità o per disegno, la guerra in Ucraina sta riuscendo pure a spaccare ulteriormente la già frammentata “resistenza”, secondo i sempre attuali dettami del divide et impera.
(Continua)
4) LA GUERRA GIUSTIFICA LA MILITARIZZAZIONE DELLA SOCIETÀ
RispondiEliminaFra coprifuoco, lockdown, droni, zone colorate, lasciapassare, checkpoint, divieti di assembramento e di spostamento, criminalizzazione del dissenso e un crescendo sempre più assurdo di restrizioni e coercizioni, l’occidente vive ormai da due anni sotto una legge marziale de facto. Persino il linguaggio - e di conseguenza il pensiero - è stato militarizzato, con giganti del neoliberismo democratico come Mario Monti che sono arrivati a invocare un’orwelliana censura di stato. Perché, parole testuali, “la sfida del virus è come una guerra”. E adesso che la guerra c’è davvero, qualcuno pensa forse che la legge marziale si farà meno marziale?
No, non è un controsenso, né un paradosso. Non è un'assurdità, o un assalto frontale alla logica ed al buonsenso. È solo la prova regina che la scienza non c'entrava nulla. Chiara, limpida, pura come acqua che sgorga da una sorgente d'alta quota. Violenta, come un fiume in piena che rompe ogni argine.
La realtà è, oramai, dinnanzi agli occhi di tutti. Il fatto che i provvedimenti più duri, aspri, infami, vessatori, inumani, duraturi, siano in essere in Italia, con percentuale di sierati al 90%, rende palesi gli scopi del tutto avulsi dalla questione sanitaria dell'infausto lasciapassare. Infatti, secondo i loro canoni, dovevamo essere i primi ad uscire dalla crisi, visto l'altissimo tasso di adesione alla campagna massiva di benedizione. Ed invece no: tra un po' saremo forse l'unico paese al mondo che manterrà ancora in atto ricatti ed estorsioni ai danni di onesti e sani cittadini, nonostante la cessazione formale dello "stato d'emergenza" legato alla "pandemia".
Ci troviamo perciò dinnanzi ad uno Stato che infligge punizioni prive d'ogni fondamento scientifico a chi non si inginocchia, tenendo, de facto e de iure, in scacco da due anni anche l'altra parte di popolazione già in partenza mansueta, accondiscendente, sottomessa, pronta ad accettare ogni bestialità. Per quanto, quindi, si tenti di celare la verità in un pozzo profondo, per quanto si possa rivestirla con pacchiani ornamenti sanitari per renderla ai più verosimile ad accettabile, essa alla fine si mostra, in tutta la sua potenza, in tutta la sua crudeltà, in tutto il suo terribile splendore. Ma guai a parlarne...c'è la guerra in Ucraina. Vi volete lamentare di un QR code?
Putin non é un santo. Ma nemmeno Nabucodonosor lo era. Eppure fu lo strumento scelto da Dio per punire l'arroganza e la malvagità del suo popolo, spedendolo senza tanti complimenti (per non dire di peggio) a Babilonia fino a quando non avesse scontato i suoi sabati e non si fosse pentito. Sempre più spesso mi viene da fare questo parallelo con la storia passata. Che sia Putin, oggi, il nuovo Nabucodonosor?
RispondiEliminaAlbino
La Cina ha ufficialmente dichiarato che sta dalla parte della Russia, è cominciata la vera guerra.... l'Italia sta dalla parte sbagliata, verrà annientata.... Bergoglio con la sua via della seta è stato già spazzato via insieme a tutti i venduti teatranti italiani....prepariamoci a morire senza tradire nostro Signore Gesù Cristo.
RispondiEliminaMassimo Mazzucco - 09/03/2022
RispondiEliminahttps://gloria.tv/post/Uozbijf6zhrW3zBbhsfyaHuw6
Storia di Ucraina rivelata da Franco Fracassi-
processo storico chiarificatore.
Per acquistare il libro di Franco Fracassi intitolato "Ucraina dal Donbass a Maidan - cronache di una guerra annunciata " c'e'solo un modo : scrivere direttamente a
francofracassi1@gmail.com
Ave Maria!
https://twitter.com/fratotolo2/status/1500446210393522176
RispondiEliminaNon solo questa ricerca è immorale, ma non è nemmeno necessaria.
RispondiEliminahttps://lanuovabq.it/it/aborti-e-ricerca-88-milioni-da-biden-e-sui-nati-vivi
Caro padre, valuti Lei se pubblicare questa che è solo una speranza, non so quanto fondata: che i "sieri", almeno in Italia, siano stati sostituiti con antinfluenzali, meno nocivi. Quelli che avanzano questa ipotesi sembrano aver avuto ragione in altre circostanze. Affidiamo, come sempre, ogni cosa al Signore. Dio La benedica
RispondiEliminaBisogna verificare la fonte.
EliminaNon diciamo sciocchezze. Io da medico ho visto tante morti improvvise, ictus, disturbi neurologici insorti dopo questi vaccini. Cosa che con quelli influenzali (pessimi anche quelli) non ho mai visto!
EliminaE poi la questione è morale, ovvero i feti abortiti usati per produrli che purtroppo, e pochi lo sanno, sono presenti in pressoché tutti i vaccini dell'infanzia e anche quelli influenzali. Come si può vedere dal link
https://www.renovatio21.com/lista-dei-vaccini-italiani-realizzati-con-linee-cellulari-di-feto-abortito/
l 25 marzo il pontefice regnante consacrerà Russia e Ucraina al cuore Immacolato di Maria. Ecco l’annuncio della Sala Stampa:
RispondiEliminahttps://www.marcotosatti.com/2022/03/15/russia-ucraina-il-papa-le-consacrera-il-25-marzo-al-cuore-di-maria/
Buonasera don Elia, se Bergoglio non è legittimamente Papa, come fermamente credo, che valore ha la sua consacrazione della Russia al cuore Immacolato di Maria?
RispondiEliminaNon sarebbe l'ennesimo atto illegittimo, come le sue encicliche, motu proprio, nomine cardinalizie e canonizzazioni?
Lasciamo la questione a Dio, che a suo tempo la chiarirà mediante chi di dovere.
Eliminahttps://elogiodelfannullone.blogspot.com/2022/03/russia-ucraina-il-papa-le-consacrera-il.html?m=1&zx=1c91d55caaa9937f
EliminaReverendo don Elia, cosa ne pensa della Consacrazione al Cuore Immacolato di Maria della Russia e Ucraina il prossimo 25 marzo?
RispondiEliminaVediamo cosa Bergoglio dirà e farà effettivamente. Il sospetto è che la consacrazione sia pensata come uno strumento di propaganda antirussa.
EliminaNon dimentichiamo che, a Fatima, la Madonna preannunciò la rivoluzione bolscevica; la Russia attuale, però, non è più l'Unione Sovietica.
Questo il pensiero di Danilo Quinto, un vero cattolico che ha conosciuto la crudezza dell'ateismo anticattolico dei radicali : https://gloria.tv/post/iNMNyQWu9N9o4ZpxEjuAktkhy
EliminaConsacrazione, un gesto decisivo che richiede anche la nostra penitenza.
RispondiEliminahttps://lanuovabq.it/it/consacrazione-un-gesto-decisivo-che-richiede-anche-la-nostra-penitenza
La Provvidenza vuole che questo atto sia stato annunciato e venga compiuto nel mezzo della Quaresima, un tempo che ormai è stato svuotato di quelle pratiche penitenziali, come il digiuno e l’astinenza dalle carni, ormai ridotti a ben poco, che venivano offerte per quaranta giorni come popolo di Dio, non solo come iniziative generose dei singoli. Forse il modo migliore per supportare questo atto di consacrazione è vivere questi giorni quaresimali come Dio ha insegnato alla sua Chiesa per secoli: astinenza dalla carni (meglio se da tutti i cibi di origine animale) e digiuno, ossia un solo pasto al giorno, a vespro (che può essere mitigato da uno o due pasti più leggeri). Pratiche che si collocano al cuore della tradizione della Chiesa e che, chissà perché, qualcuno ha deciso che non sono più attuali.
Conferenza di Padre Serafino Tognetti Anno 2015
RispondiEliminaIL MONACHESIMO INTERIORE (2 PARTE)
LE TRE CONDIZIONI
* Fuga dal mondo
* Lotta contro il demonio
* Desiderio del Cielo
https://www.youtube.com/watch?v=ANp6uue0qVg&list=RDCMUCwBBYofZIGZWItKHRI92IQA&index=3