Signore,
dacci un papa! / 2
Chi
vuole insegnare bene, occorre che metta mano a cose forti. […] Alcuni sono pieni di parole, ma hanno poche
azioni (san Bonaventura da Bagnoregio, De septem donis Spiritus Sancti, V, 13).
Chiedere a Dio di porre fine a un pontificato
e di donare alla Chiesa un nuovo papa non è affatto un’espressione di
imprudenza, di superbia o di temerarietà. Per chi legga attentamente, la
proposta è di offrire preghiere e penitenze «secondo le intenzioni del Cuore
Immacolato di Maria, fra le quali c’è sicuramente la riforma e purificazione
della Chiesa e, a tal fine, l’elezione di un nuovo Pastore universale che
eserciti degnamente il suo mandato». Nessuno si sogna di impartire ordini a Dio
né di forzarne la volontà santissima: proprio per non errare, affidiamo tutto
alla nostra Mediatrice presso il Redentore, la quale, conoscendo meglio di
chiunque altri i Suoi piani e desideri, Gli offrirà ogni nostra supplica e
sacrificio per il motivo più opportuno, purificandoli e perfezionandoli come
Lei sola sa fare, così da renderli accetti alla Maestà divina. Tuttavia non
possiamo certo dubitare che, conformemente al volere del Figlio, anch’Ella
voglia che la Chiesa militante esca dalla spaventosa crisi in cui è
precipitata, si rinnovi profondamente e torni a splendere di luce celeste, sia per
il bene dei suoi membri che per la conversione degli infedeli.
In questa prospettiva è lecito dedurre
che il Cielo gradisca la richiesta di un sommo pontefice che svolga il proprio
ministero in modo adeguato ai suoi fini e non ad essi contrario. Circa le
modalità del cambio, naturalmente, lasciamo al Signore assoluta libertà di
scelta: come esso debba avvenire, se per decesso, conversione o rinuncia, l’ha
già stabilito la Provvidenza, ma il nostro concorso è comunque rilevante, in
quanto previsto dall’eternità nella prescienza divina. L’idea di stabilire un
termine, poi, non è per niente azzardata, bensì esprime la fiducia di chi,
trattando confidenzialmente con Colui che l’ha ammesso alla Sua amicizia, sollecita
con urgenza un intervento improcrastinabile, pur rimettendosi totalmente al
sovrano giudizio di Lui. Abramo si permise di mercanteggiare un minimo di dieci
giusti perché Sodoma fosse risparmiata (cf. Gen 18, 20-32), ma nulla gli
impediva di proporre a Dio una data entro la quale attendere la conversione dei
suoi abitanti. Una scadenza non mette in pericolo la salvezza eterna delle
anime, dato che la misericordia divina offre ad ogni uomo innumerevoli
occasioni per convertirsi e che chi le trascura tutte non la merita. Si può
persino volere la morte di qualcuno perché eviti di dannarsi o perché, se si
danna, la sua pena all’Inferno sia più sopportabile; santa Rita chiese e
ottenne dal Signore che morissero i suoi stessi figli.
Non v’è chi ignori, peraltro, il fatto
che la crisi è talmente profonda e diffusa ad ogni livello del corpo ecclesiale
che, per superarla del tutto, non basterebbe un avvicendamento sul Soglio di
Pietro; questo potrebbe essere almeno, però, l’inizio di un processo virtuoso,
se la misericordia di Dio ce lo concedesse. È altresì evidente il rischio che
dal prossimo conclave esca una figura ancora peggiore, ma proprio per prevenire
tale eventualità bisognerebbe perseverare ancor più nella preghiera e nella
penitenza. Valutare il presente stato di cose in modo puramente terreno, senza
ammettere l’ipotesi che l’Onnipotente possa sorprenderci a dispetto di ogni
previsione umana, è contrario alla speranza cristiana. Ho l’impressione che
certi “combattenti da tastiera” siano molto propensi a disquisizioni
bizantineggianti, ma fatichino poi a trarre dal loro magistero le conseguenze
per la vita. Le odierne condizioni della Chiesa e delle anime sono talmente
gravi che non ci si può rintanare in comode trincee dottrinali da cui lanciare
anatemi che non turbino il quieto vivere, atteggiandosi ad inquisitori
implacabili investiti non si sa da chi…
Qualora il Salvatore abbia invece stabilito
che è giunta l’ora, per la Sua Sposa, di associarsi alla Sua Passione fino a
condividerne misticamente la morte in vista di un successivo trionfo, tutto
quel che avremo compiuto sarà servito a renderci atti a sostenere la prova. Per
poter salire il Calvario dietro al Maestro e rimanervi saldo accanto alla
Madre, il più giovane degli Apostoli stette a lungo, durante la cena, col capo
poggiato sul Suo cuore, dal quale attinse – come affermano i Padri – la
conoscenza dei misteri divini e – osiamo aggiungere – la forza di non staccarsi
da Lui nemmeno sotto la croce. In un modo o nell'altro, dunque, le nostre
preghiere e penitenze porteranno frutto: se è stabilito che andiamo incontro all’isolamento,
all’esilio o anche al martirio, che cosa potrebbe prepararci meglio a tali
evenienze? In qualunque caso, le intense e prolungate pratiche di pietà avranno
accresciuto la nostra intimità con il Signore, di cui abbiamo comunque bisogno,
sia per comprendere bene i Suoi disegni, sia per resistere sino alla fine.
La vita cristiana non è mera militanza
politica e ancor meno fanatica violenza religiosa. L’autentico credente è
qualcuno che, essendo stato conquistato da Lui, desidera sopra ogni cosa
conoscere Gesù Cristo ed è pronto a partecipare alle Sue sofferenze fino a
conformarglisi nella morte, così da poter partecipare alla risurrezione
gloriosa (cf. Fil 3, 10-12). Anche nel caso in cui la salvaguardia del bene
comune o minacce gravissime ai valori irrinunciabili della fede lo costringano
ad imbracciare le armi, come avvenne in Vandea all’epoca del Terrore, nel
nostro Meridione con le Insorgenze antinapoleoniche o in Messico sotto il
regime massonico, a ciò lo spinge lo zelo per l’onore di Dio e per la salvezza
delle anime. In altre parole, si tratta di un’estrema manifestazione della
carità che arde nei cuori di quanti sono intimamente uniti al Signore e non
possono quindi permettere che venga offeso in modo intollerabile, con grave
pericolo di perdizione per gli uomini esposti all’errore e allo scandalo in
questioni di vitale importanza.
Le conquiste dello Stato moderno (che
dovrebbero essere al servizio della sicurezza e della libertà dei cittadini, ma
di fatto si risolvono spesso in forme di controllo sempre più invasivo) rendono
oggi piuttosto improbabile l’ipotesi di un’insurrezione armata, alla quale mancherebbero
oltretutto quei requisiti senza i quali sarebbe inattuabile: virilità,
abnegazione, disposizione al sacrificio… Ciò non ci impedisce però di investire
le energie morali e spirituali in una crociata di preghiera e penitenza, purché
non rimanga un impegno esteriore che non tocchi l’interiorità. Una reale
intimità con Dio è la condizione che rende le opere di pietà veramente efficaci
sul piano soprannaturale: è solo grazie ad essa che possiamo toccare il Suo
cuore e spingerlo ad esaudirci, dato che, quanto più il nostro è infiammato di
carità, tanto più ne attira l’amore e ne mobilita le risorse di misericordia. Già
questo è dono Suo in quanto effetto dell’azione dello Spirito Santo, ma sta a
noi accoglierlo e assecondarlo perché giunga a compimento con la nostra libera
collaborazione.
L’esperienza dell’intimità divina ci
rende altresì sensibili alle condizioni degli altri uomini: ben lungi dal
lasciarci indifferenti alla sua sorte o dal separarcene per egoismo, essa
ingenera in noi il tormento per la salvezza del prossimo, acuisce l’inventiva
nel trovare i mezzi per conquistarlo, alimenta un’instancabile volontà di
procurarne il vero bene. Quand’anche a uno sia impossibile agire in modo
diretto a suo vantaggio, come nel caso di chi è malato o in carcere, la
preghiera e la penitenza sono ugualmente d’aiuto, hanno anzi una fecondità
illimitata nel tempo e nello spazio. Qualunque cosa avvenga, quindi, il nostro impegno
avrà giovato alla Chiesa al di là di ciò che siamo in grado di cogliere o di
immaginare: dato che camminiamo nella fede, puntiamo lo sguardo sulle cose
invisibili (cf. 2 Cor 4, 18). Non ultimo, poiché l’intimità divina è l’essenza
della futura beatitudine, lo sforzo di crescere nell’unione con Dio aumenterà i
meriti necessari per conseguirla e ce ne farà pregustare un assaggio già in
questa vita.
Trafiggi,
dolcissimo Signore Gesù, il midollo e le viscere dell’anima mia con la
soavissima e saluberrima ferita del Tuo amore, di autentica, serena e
apostolica santissima carità, affinché l’anima mia languisca e si strugga
sempre soltanto per amore e desiderio di Te, brami Te e agogni le Tue dimore,
aneli a sciogliersi dal corpo e a stare con Te. Fa’ che l’anima mia abbia fame
di Te quale pane degli Angeli, refezione delle anime sante, nostro pane
quotidiano, soprasostanziale, che ha in sé ogni dolcezza e sapore e ogni soave
diletto. Che di Te, nel quale gli Angeli desiderano fissare lo sguardo, sempre il
mio cuore abbia fame e si nutra e che le viscere dell’anima mia siano sempre
ricolme della dolcezza del Tuo sapore; che essa abbia sempre sete di Te quale
fonte della vita, fonte della sapienza e della scienza, fonte dell’eterna luce,
torrente di voluttà, abbondanza della casa di Dio. Che Te sempre insegua, Te
cerchi, Te trovi, a Te tenda, a Te pervenga, Te mediti, Te esprima, e operi tutto
a lode e gloria del Tuo nome, con umiltà e discernimento, con amore e diletto,
con facilità e affetto, con perseveranza sino alla fine, affinché Tu solo sia
sempre la mia speranza, tutta la mia fiducia, la mia ricchezza, il mio diletto,
la mia letizia, la mia gioia, la mia quiete e tranquillità, la mia pace, la mia
soavità, il mio profumo, la mia dolcezza, il mio cibo, la mia refezione, il mio
rifugio, il mio aiuto, la mia sapienza, la mia eredità, il mio possesso, il mio
tesoro, nel quale la mia mente e il mio cuore siano fissi e stabiliti e in modo
irremovibile sempre radicati (san Bonaventura da
Bagnoregio; da meditare soprattutto nei giorni di digiuno).
Amen , Amen , Amen !
RispondiElimina(L)
salmo 39-40... perché il Signore ci liberi da questo orrore e desolazione e ci dia il sostegno necessario in questa lotta. Non dubitiamo di Dio,affidiamoci a Lui,non tarderà il suo “basta”.
RispondiEliminaHo sperato, ho sperato nel Signore,
ed egli su di me si è chinato,
ha dato ascolto al mio grido.
Mi ha tratto da un pozzo di acque tumultuose,
dal fango della palude;
ha stabilito i miei piedi sulla roccia,
ha reso sicuri i miei passi.
Mi ha messo sulla bocca un canto nuovo,
una lode al nostro Dio.
Molti vedranno e avranno timore
e confideranno nel Signore.
Beato l'uomo che ha posto la sua fiducia nel Signore
e non si volge verso chi segue gli idoli
né verso chi segue la menzogna.
Quante meraviglie hai fatto,
tu, Signore, mio Dio,
quanti progetti in nostro favore:
nessuno a te si può paragonare!
Se li voglio annunciare e proclamare,
sono troppi per essere contati.
Sacrificio e offerta non gradisci,
gli orecchi mi hai aperto,
non hai chiesto olocausto né sacrificio per il peccato.
Allora ho detto: “Ecco, io vengo.
Nel rotolo del libro su di me è scritto
di fare la tua volontà:
mio Dio, questo io desidero;
la tua legge è nel mio intimo”.
Ho annunciato la tua giustizia nella grande assemblea;
vedi: non tengo chiuse le labbra, Signore, tu lo sai.
Non ho nascosto la tua giustizia dentro il mio cuore,
la tua verità e la tua salvezza ho proclamato.
Non ho celato il tuo amore
e la tua fedeltà alla grande assemblea.
Non rifiutarmi, Signore, la tua misericordia;
il tuo amore e la tua fedeltà mi proteggano sempre,
perché mi circondano mali senza numero,
le mie colpe mi opprimono e non riesco più a vedere:
sono più dei capelli del mio capo,
il mio cuore viene meno.
Dégnati, Signore, di liberarmi;
Signore, vieni presto in mio aiuto.
Siano svergognati e confusi
quanti cercano di togliermi la vita.
Retrocedano, coperti d'infamia,
quanti godono della mia rovina.
Se ne tornino indietro pieni di vergogna
quelli che mi dicono: “Ti sta bene!”.
Esultino e gioiscano in te
quelli che ti cercano;
dicano sempre: “Il Signore è grande!”
quelli che amano la tua salvezza.
Ma io sono povero e bisognoso:
di me ha cura il Signore.
Tu sei mio aiuto e mio liberatore:
mio Dio, non tardare.
"perché il Signore ci liberi da questo orrore e desolazione e ci dia il sostegno necessario in questa lotta..."
EliminaQuale lotta? Siamo inerti da decenni, chi non ha voluto assistere alla distruzione della Chiesa, denunciando quello che accadeva, è stato ignorato e abbandonato dagli altri (per esempio Mons. Celada). Credo che per la nostra ignavia siamo colpevoli come coloro che hanno attivamente operato a deturpare la Santa Chiesa.
Gaetano2
Ritengo opportuno aggiunger una considerazione da laico peccatore ultimo figlio di questa tanto bistrattata Chiesa:noi non invochiamo Dio affinchè ci mandi un "nuovo"postino perchè quello attuale ci consegna in ritardo la posta o un nuovo operatore ecologico che non ci butti i vari "differenziatori"in mezzo alla strada,la nostra costante e solerte preghiera, che deve salire in Cielo attraverso il Cuore Immacolato di Maria,è rivolta affinchè Nostro Signore ci mandi un Pastore "che confermi i suoi fratelli"in Fede,Speranza,Carità...e non che li conduca alla perdizione.Tale Pastore non deve necessariamente piacere al mondo(come l'inquilino di Santa Marta)e nemmeno all'attuale corpo ecclesiale,non deve essere per forza un santo(buon per lui se lo fosse),deve semplicemente tornare a parlare di Cristo come Nostro Unico Salvatore,sia che abbia consenso oppure no!!Le posso assicurare che una vera e propria guerra viene già combattuta nel cuore di chi cerca,direi quasi disperatamente,di perseverare nella preghiera e nei sacramenti,nel rispetto delle leggi di Dio,in questa realtà dove gli uomini/donne(se no si è accusati di sessismo) pagani/e ti ignorano e i presunti uomini di chiesa ti sbeffeggiano quando non ti manifestano apertamente il loro disappunto(specialmente quando ti vedono in mano una corona del rosario).La tentazione che ti assale è sempre la stessa:Ma chi te lo fa fare,ma non vedi che ormai in Gesù Cristo non ci crede più nessuno,ne tanto meno nella Sua Presenza Reale nell'Eucaristia?Sono certo che se Nostro Signore non stesse già ascoltando la nostra preghiera,tutti quanti avremmo già perso la Fede!
RispondiEliminaAssolutamente vero: senza la grazia che immeritatamente e continuamente riceviamo saremmo già tutti perduti, ma è altrettanto necessario respingere le tentazioni contro la fede con atti contrari.
EliminaElia, voglio incontrarti e abbracciarti.
RispondiEliminaCarissimo Nikolaus, intanto puoi scrivermi a questo indirizzo:
Eliminaparrocchiavirtuale.slmgm@gmail.com
“Se anche dessimo la salute ai malati e la casa a tutti gli uomini, non avremmo fatto niente. La carità più grande è quella sovrannaturale, che unisce gli uomini a Dio. Che cosa di più grande che assumersi il peso del peccato e implorare misericordia per tutti? Quando tu curi un malato o assisti un vecchio, rimani distinto da lui, mentre se ti offri per pagare per un’altra persona, veramente ti fai Uno con quella persona. Nella riparazione ti identifichi con colui che ha peccato. Più di qualsiasi atto, questo compie l’unità. Unità così intima che nemmeno Dio può spezzare; è l’esempio di Mosè che dice: O salvi questo popolo, oppure cancella anche me dal libro della vita”.
RispondiEliminaDon Divo Barsotti
È morto mons. Laise , vescovo argentino.
RispondiEliminaIl vescovo Juan Rodolfo Laise OFMcap, di 93 anni, ex vescovo di San Luis, Argentina, è morto nel pomeriggio del 22 luglio.
La sua morte è stata una conseguenza di una malattia ematologica irreversibile; il decesso è avvenuto nell'infermeria dei Cappuccini a San Giovanni Rotondo, (Foggia).
Dopo il suo pensionamento da vescovo diocesano, Mons.J.R.Laise aveva assunto le funzioni da confessore al Santuario di San Giovanni Rotondo che ha continuato a mantenere fino a pochi mesi fa. Il suo funerale è avvenuto il 23 luglio alle ore 16,30 .
Il suo libro contro la Comunione sulla mano ha reso Mons. Laise una figura conosciuta a livello internazionale.
Carissimo Don Elìa , Padre mio , voglia cortesemente insieme a noi ringraziare Dio Padre Onnipotente e tutta la SS.Trinita' per questo Apostolo fedele che ha saputo discernere le direttive di Roma non autorizzando mai durante il suo Ministero la Comunione sulla mano .
Lode Lode e Gloria a Dio , Te Deum laudamus !
Per chi non lo conoscesse e volesse conoscerlo :
http://www.libertaepersona.org/wordpress/2016/05/comunione-sulla-mano-no-grazie-lesempio-di-mons-laise/
Ave Maria !
Rendiamo gloria al Signore per questo Pastore obbediente alla legge divina e chiediamo la sua intercessione per poter perseverare sulla linea da lui indicata.
EliminaGn 18, 1-10
RispondiEliminaDal libro della Genesi.
In quei giorni, il Signore apparve ad Abramo alle Querce di Mamre, mentre egli sedeva all'ingresso della tenda nell'ora più calda del giorno.
Egli alzò gli occhi e vide che tre uomini stavano in piedi presso di lui. Appena li vide, corse loro incontro dall'ingresso della tenda e si prostrò fino a terra, dicendo: «Mio signore, se ho trovato grazia ai tuoi occhi, non passare oltre senza fermarti dal tuo servo. Si vada a prendere un po' d'acqua, lavatevi i piedi e accomodatevi sotto l'albero. Andrò a prendere un boccone di pane e ristoratevi; dopo potrete proseguire, perché è ben per questo che voi siete passati dal vostro servo». Quelli dissero: «Fa' pure come hai detto».
Allora Abramo andò in fretta nella tenda, da Sara, e disse: «Presto, tre sea di fior di farina, impastala e fanne focacce». All'armento corse lui stesso, Abramo; prese un vitello tenero e buono e lo diede al servo, che si affrettò a prepararlo. Prese panna e latte fresco insieme con il vitello, che aveva preparato, e li porse loro. Così, mentre egli stava in piedi presso di loro sotto l'albero, quelli mangiarono.
Poi gli dissero: «Dov'è Sara, tua moglie?». Rispose: «È là nella tenda». Riprese: «Tornerò da te fra un anno a questa data e allora Sara, tua moglie, avrà un figlio».
Per la verita'non avevo mai dato troppo peso a questo alternarsi di singolare e plurale ma da Domenica mi ci arrovello , ho cercato anche tra i commenti di Don Dolindo , pero' non ho trovato risposte .
Secondo i Padri della Chiesa, Dio si manifestò ad Abramo mediante tre angeli, insinuando così il mistero della Trinità.
EliminaAvevo immaginato che fosse la prefigurazione della SS.Trinita' , Grazie per la conferma .
EliminaIl domenicano Padre Francesco Maria Marino ci propone, in questi due video collegati tra loro, di riflettere sulla questione del “Dio unico”.
RispondiEliminaE’ vero che il nostro Dio è “uno solo ed è unico” ma è anche Santissima Trinità, è anche il Figlio e lo Spirito Santo, distinte le Tre Persone, sì, ma non separate e mai da separarsi. Se parlando del “Dio unico” non si fa più riferimento a Gesù Cristo che lo ha rivelato (nessuno va al Padre se non per mezzo di me), allora c’è qualcosa che proprio non va. Inoltre, Padre Francesco, affronta qui anche alcune questioni legate alla religiosità orientale…. Buona riflessione.
https://www.youtube.com/watch?v=teZrLWDT__k&t=5s
Purtroppo è stato fatto chiudere il canale di youtube di video Catechesi di Padre Francesco…. inutile discutere sulle motivazioni, chiarissime… Posteremo noi ora qui, tutti i video in una playlist…. Preghiamo e non smettiamo di pregare per questi sacerdoti perseguitati.
https://cooperatores-veritatis.org/don-camillo/francesco-marino-op/
Il canale You Tube di p. Francesco Maria Marino è stato chiuso. Purtroppo non esiste più ma il sito Cooperatores veritatis sta pubblicando tutti i suoi video.
EliminaPadre Francesco Maria Marino , da Pastore , ci mette in guardia sulle pratiche orientali e in una sua Catechesi ci rimanda al Padre esorcista YVES MARIE PHILIPPE DE MAUROY che ci illumina ulteriormente su come indossare correttamente l'armatura di soldato di Gesu' Cristo avendo cura (prima) di chiudere bene le varie aperture :
RispondiElimina0 presentazione2
https://www.youtube.com/watch?v=kvzmNq1FMCY
1 l'eredità
https://www.youtube.com/watch?v=0a2U3ZYZNok
2 Le ferite dell'infanzia: porta aperta al demonio
https://www.youtube.com/watch?v=8JWvBEN-PpY
3 La mancanza di perdono: porta aperta al demonio
https://www.youtube.com/watch?v=IzczmTSW93Y
4 Mancanza di abbandono a Dio: porta aperta al demonio
https://www.youtube.com/watch?v=BzZZiEBWBgU
5 Ipersensibilità o medianità: porta aperta al demonio
https://www.youtube.com/watch?v=lec_0emmMcE&list=PLUZ-OXQBgMXIhRbaoGic32oiPbKuIAB6Y
6 Legami con luoghi: porta aperta al demonio
https://www.youtube.com/watch?v=3_ZqCAIoAXM&list=PLUZ-OXQBgMXIhRbaoGic32oiPbKuIAB6Y&index=3
7 peccati gravi ripetuti
https://www.youtube.com/watch?v=t63T7qTPDxg
Coraggio , la Madre di Dio ci rendera' piu' forti .
Ave Maria !
Grazie per l'ottima iniziativa!
EliminaSecondo voi, amici e amiche del blog, l’ipotesi che Bergoglio sia l’uomo prescelto dalla massoneria ecclesiastica (la “mafia di San Gallo”, di cui parlava il card. Daneels, dicendosene appartenente) per portare velocemente a termine la distruzione della Chiesa Cattolica e la scomparsa della fede cattolica, risponde a verità oppure è solo fantareligione, complottismo cervellotico? (sondaggio di opinione, a campione). Grazie a chi vorrà rispondere (“”Provate a dire a un “buon” cattolico che Bergoglio è l’uomo scelto dalla massoneria per distruggere la Chiesa, e vedrete come reagirà…”” cfr http://www.accademianuovaitalia.it/index.php/contro-informazione/le-grandi-menzogne-editoriali/7681-quando-si-solleva-il-velo)
RispondiEliminaSono appena venuto via dalla messa domenicale, disgustato e infuriato; rimanendo ancora, non so se sarei riuscito a trattenermi : dapprima la lettura del passo in cui Abramo intercede presso Dio per gli abitanti di Sodoma; poi il salmo responsoriale, abilmente costruito in modo da lasciare il dubbio che il Signore abbia ascoltato le preghiere di Abramo e non abbia distrutto Sodoma (Galantino docet!). Poi il Vangelo, col passo in cui Gesù dice “quando pregate dite così…”. Ebbene il testo del Padre Nostro è stato totalmente manipolato e falsificato, per giungere all’insistenza su quel “non abbandonarci alla tentazione”, anziché “non c’indurre in tentazione”. Il prete si accalorava dicendo “la gente dice che il papa vuol cambiare il Padre Nostro ! non è vero! Lui ha solamente voluto che le parole fossero quelle di Gesù (evidentemente per due millenni si è pregato con parole non di Gesù…”.
RispondiEliminaMa già dalla’inizio del passo si vedeva la falsificazione del testo evangelico : “Padre”, anziché “Padre nostro che sei nei Cieli”; omesso “sia fatta la Tua volontà, come in Cielo così in terra”, alterato con parole inventate il “rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori”… e poi la ciliegina finale. Nell’omelia il prete è partito subito all’attacco (la miglior difesa, infatti, è l’attacco, come ben sappiamo), per mettere a tacere ogni possibile contestazione, facendo apparire ribelle chi avesse osato avanzare il minimo dubbio. No, il papa non ha cambiato niente, ha solamente riportato le esatte parole di Gesù: poveri evangelisti, quindi, dipinti come bugiardi inveterati.
A quel punto non ce l’ho fatta più a rimanere, mi sono alzato e me ne sono andato, in silenzio, mormorando tra me e me : “ma che razza di bugiardi…”
Bisogna anzitutto osservare che il Vangelo proclamato oggi nel nuovo rito è la versione lucana del "Pater" (Lc 1, 1-4), più breve di quella di san Matteo.
EliminaA parte questo, la giustificazione secondo cui il Papa non avrebbe cambiato nulla, ma solo restituito il vero senso delle parole del Signore, appare tanto più debole quanto più si affannano a ripeterla; ma non è altro che un prendere i fedeli per stupidi e ignoranti.
P.S.: bisognerebbe comunque adempiere il precetto festivo.
INDURRE E ABBANDONARE
RispondiEliminaChiosa semantica
di Luciano Pranzetti
Non è nostra intenzione intervenire, con argomentazioni biblico/teologiche, sull’annunciato proposito bergogliano di modificare, nel Pater noster, l’espressione “Non ci indurre in tentazione” a favore di altra meno allusiva – secondo i teologi della neochiesa – a un Dio che vuole il male delle sue creature. E, per questo, senza attendere una deliberazione definitiva da parte della Gerarchìa, già in alcune diocesi francesi, così come in molte chiese italiane, si prega e si biascica con la sostitutiva formula “ Non ci abbandonare alla tentazione”.
Sull’argomento sono stati prodotti autorevoli interventi che, senza ombra di dubbio, han dimostrato quanto inopportuna e scorretta sia siffatta nuova traduzione del testo greco “kai mè eisenénkes emàs eis peirasmòn” (Mt. 6, 13) che, data essere autentica Parola di Dio immodificabile, corrisponde al latino “ et ne nos inducas in tentationem”, come bene intese San Girolamo nella canonica versione della ‘Vulgata’.
Noi vorremmo dimostrare, invece, come la nuova formula, contrariamente al proposito di rendere la figura del Padre lontana da ogni connotazione di malevolenza ed ingiustizia, ma solo di misericordia, la indurisca e l’aggravi consegnando alla Cattolicità l’idea di un Dio perfido, distante e disinteressato alle vicende delle sue creature. Perciò, con la sola analisi etimo/logico/semantica dei due verbi “indurre” e “abbandonare”, si potrà realizzare una visione che, riferita al secondo, si manifesta per essere più forte del primo, e addirittura sacrilega.
Vediamo, allora, perché i due verbi sopra citati esprimono due opposte semantiche.
1 – Indurre. Verbo che, nelle varie e molteplici circostanze in cui viene flesso, sta a significare un dinamismo col quale un soggetto spinge e/o viene spinto a comportamenti, ad atteggiamenti per lo più non voluti, come: indurre in errore, indurre a delinquere. . .Ben considerando l’etimo e la semantica, si può notare come nel composto in-durre sia presente un’iniziale moto a cui, il soggetto collegato, non viene necessariamente obbligato a cedere, tanto che si può parlare di una induzione a delinquere non riuscita per volontà opposta. La Scrittura ci informa che Dio mette alla prova, ma ciò non vuol dire che l’uomo sia tenuto a corrispondere alla tentazione, termine che, tra l’altro, realizza una circostanza in cui viene esperito un tentativo, operazione, cioè, che prova a sollecitare un alcunché ma non necessariamente a condurlo a termine. Tentazione, in definitiva, non significa peccato. Giobbe fu messo alla prova dal Signore ma non peccò; Gesù fu, per prova, indotto in tentazione ma, come si legge in Matteo (4, 1/11), seppe respingere l’induzione dandoci, così, l’esempio di come si possa superare un momento critico.
Pertanto, ammesso e acclarato che lo “indurre”, contenuto nel Pater noster, esprime il disegno di Dio secondo il quale l’uomo va messo alla prova, non è automatico che l’uomo debba cadere nel peccato in quanto il suo libero arbitrio, illuminato e ammaestrato dalla legge divina, gli permette la conoscenza del Bene e del male e, quindi, la volontà di resistere e vincere.
2 – Abbandonare. Verbo che, per ogni circostanza in cui viene usato, mantiene un significato univoco e, cioè: lasciare senza aiuto, senza protezione, dimenticare qualcuno/qualcosa. Il significato che ne viene fuori dice come l’abbandonare valga decisione ed azione volontaria/involontaria che, riferita alla nuova formula del corretto Pater noster, farebbe di Dio un Essere perfido e scordarello che lascia senza aiuto, senza possibilità di recupero, senza mezzi di riscatto l’uomo che cade nel peccato, disinteressandosi di lui. Ora sarebbe paradossale che nella preghiera, insegnataci da Gesù stesso, si chieda a Dio di non abbandonarci alla tentazione, di non lasciarci soli e senza il suo aiuto. Cosicché, appare chiaro come la sostituzione del dinamico ‘indurre, con lo statico ‘abbandonare’ renda un pessimo servizio alla Verità e riveli la smania revisionista della neochiesa che, per modellare una pastorale a misura d’uomo, fa la pesa alla Parola di Dio.
RispondiEliminaMa la rivoluzione bergogliana, che gronda misericordia da ogni artiglio, va avanti, inarrestabile fidando sulla parola di p. Arturo Sosa, attuale ‘papa nero’, il gesuita che afferma come, per essere bravi cristiani di oggi, sia necessario contestualizzare storicamente la parola di Cristo il quale, lo si dica chiaro e schietto, e lo si sappia, non disponeva di registratori, per cui – come si dice – “Verba (Christi) volant”.
Santa Marinella agosto 2018
Prof. Luciano Pranzetti
Messi di fronte ad analisi come quella del professor Pranzetti in merito alla vexata questio "indurre/abbandonare" alla tentazione, i preti bergogliani tacciono, non rispondono, si negano. Sapendo di non poter sostenere la necessità di tali manipolazioni delle Sacre Scritture, e non intendendo in alcun modo venir meno alla cieca obbedienza alla gerarchia modernista, eretica ed apostata, non riescono a far altro che tacere, fuggire il confronto; se messi con le spalle al muro, però, si difendono attaccando, accusandoci di essere nemici del papa (di Cristo se ne fregano, evidentemente), di essere contro la loro "Chiesa in divenire", ed altre balle del genere. Morale? questi preti, oltre ad essere totalmente inutili al compito loro affidato da Cristo, ne sono di ostacolo, sono pericolosi per la salvezza delle anime. Chi l'avrebbe mai detto? che il clero divenisse il principale pericolo di dannazione eterna dei fedeli? purtroppo è così, contra factum non est argomentum. Il diavolo se li è fagocitati tutti, con quello che mons. Léfèbvre chiamava "il colpo da maestro di Satana": imporre al clero l'obbedienza ad una gerarchia traditrice, apostata, passata armi e bagagli al suo servizio.
RispondiEliminaCatholicus,lei dimentica che Dio ha dotato l'anima di libero arbitrio.La persona ,mentalmente sana,risponde a Dio del bene e del male che sceglie.Se il clero divenisse principale pericolo di dannazione eterna,noi semplici fedeli possiamo scegliere liberamente di non seguirli.Se la legge Divina mi dice di non commettere adulterio,peccato mortale,posso io dare credibilità ad un sacerdote che proclama il contrario? "anatema"dice S.Paolo per chi proclama un Vangelo diverso.Certamente, i ministri di Dio molto hanno avuto e di molto risponderanno ma neppure per noi non ci saranno giustificazioni per chi liberamente sceglie il male.
Elimina