Pastori,
dove siete?
Pasce oves meas. Confirma fratres tuos (Gv 21, 17; Lc 22, 32).
Sembrava tutto troppo tranquillo. Le
solite manovre diversive avevano distratto tanti, entrati subito in
fibrillazione per presunte indiscrezioni sullo sdoganamento dell’omofilia o su
cambiamenti nella liturgia da promulgare
urbi et orbi nella Messa conclusiva,
o ancora sull’abolizione del celibato o sull’ammissione delle donne al
ministero. Invece i furbastri del pool
bergogliano stavano lavorando di nascosto su tutt’altro versante. In realtà l’assoluta
mancanza di trasparenza (eliminazione della relazione intermedia sulle
discussioni sinodali, embargo sui testi degli interventi, comunicazione
strettamente controllata dall’alto…) faceva già fiutare il colpo basso, preparato
lontano dai riflettori per neutralizzare ogni opposizione. I vescovi, a impedire
le vivaci polemiche che agitarono i due “sinodi sulla famiglia”, si son visti
forzati a votare un testo preconfezionato e presentato all’ultimo momento, di
cui mancavano le traduzioni e sul quale non avevano avuto il tempo di
riflettere. Per inciso: quando il Magistero era scritto in latino e i Pastori
cattolici lo conoscevano, non c’era alcun bisogno di tradurre un bel nulla…
Come ha osservato uno dei partecipanti
al sinodo più pilotato della storia, è immorale approvare un documento che non
si è potuto valutare adeguatamente; eppure la quasi totalità del testo ha
ottenuto senza colpo ferire la maggioranza qualificata dei due terzi. Questo
non è segno di responsabilità né davanti a Dio né davanti alla Chiesa. Che
qualcuno organizzi l’ennesima farsa in stile sovietico per imporre idee e
decisioni già prese non obbliga nessuno a prestarvisi: l’astensione dal voto è
sempre possibile, come pure la silenziosa protesta di quanti, vistisi trattati
da stupidi e non volendo cooperare a una menzogna, hanno con dignità
abbandonato l’aula. I giovani stessi, come previsto, sono stati usati e gabbati
per altri scopi; certe penose festicciole danzanti entusiasmano solo quelli che
si son lasciati deformare da preti, frati e suore o da qualche movimento. Il
documento finale è la solita minestra riscaldata, ma con quel tanto di veleno sufficiente
a peggiorare ulteriormente il loro stato di salute spirituale o ad allontanarli
definitivamente dalla Chiesa. Alla fine, la messa in scena loro dedicata, se è
pervenuta a qualche risultato, ne ha prodotto uno ben poco pertinente, ossia
un’ulteriore spinta verso il decentramento dell’autorità ecclesiastica.
È così che un sinodo sulla gioventù ha
inopinatamente partorito un contributo alla sinodalità,
quella prassi ecclesiale che, da semplice mezzo, è ora presentata come un fine,
se non addirittura una nota caratteristica della Chiesa, la quale, a quanto
pare, deve cessare di essere una e cattolica: l’abusiva devoluzione in materia di
dottrina, liturgia e disciplina sta già provocando notevoli divisioni e divergenze.
Nel testo è completamente assente, oltre all’urgente educazione morale e alla destinazione
ultraterrena dell’uomo, la dimensione gerarchica del Corpo Mistico, ossia la struttura
di istituzione divina che gli consente di reggersi e di funzionare. Un’ossessiva
insistenza sui mantra del cammino, del
discernimento e dell’accompagnamento oscura totalmente le essenziali funzioni,
fondate sul sacramento dell’Ordine, di insegnamento, governo e santificazione,
senza le quali semplicemente non c’è Chiesa. Il rimando alle conferenze
episcopali non è affatto una valorizzazione del ministero dei vescovi, ma un subdolo
incentivo a una loro ulteriore esautorazione a vantaggio di istanze di diritto
meramente ecclesiastico e di natura burocratica che da decenni si ingeriscono
pesantemente in ogni aspetto della gestione delle diocesi e impediscono ai
presuli di adempiere i propri doveri.
Se c’è qualcosa che riguarda realmente i
giovani, è comunque l’implicita ammissione che esistano vari orientamenti
sessuali. Anche senza riprendere un acronimo caro al pensiero unico (benché lo
si fosse surrettiziamente infilato nell’Instrumentum
laboris, sollevando giustamente un polverone), è stata tranquillamente
accolta l’idea che c’è dietro, cioè una palese e aberrante menzogna, sia pure
coperta da una citazione del Catechismo della Chiesa Cattolica. Ma il problema
è già lì – e non c’è affatto da stupirsene, visto che chi ne ha diretto la
redazione è l’attuale Arcivescovo di Vienna, così gay friendly… Già in quel testo, infatti, che pur dichiara gli atti
omosessuali intrinsecamente disordinati, si depista sbrigativamente il lettore
sul piano pastorale con la raccomandazione di un’accoglienza caratterizzata da
rispetto e compassione, omettendo sia una definizione chiara del problema a
livello scientifico e morale, sia un’indicazione affidabile per uscire da un’immane
sofferenza.
Sebbene esistano molte persone che
soffrono di disturbi dell’attrazione sessuale, l’omosessualità non esiste, né a
livello genetico né a livello funzionale. La sessualità, infatti, è una realtà
attinente alla persona umana, soggetto individuale, in sé sussistente, dotato
di ragione, coscienza morale e libero arbitrio, nonché capace di relazione e di
trasmissione della vita; per sua stessa natura e per il suo retto esercizio essa
richiede due individui complementari che si uniscano in un atto personale, a
faccia a faccia, allo scopo di donare l’esistenza ad altri individui della
stessa specie, i quali, essendo immagine di Dio, sono chiamati alla Sua eterna
beatitudine e devono perciò essere avviati ad essa fin dalla più tenera
infanzia. La sessualità esiste dunque unicamente tra uomo e donna; il termine omosessuale è contraddittorio, il
termine eterosessuale è pleonastico.
L’omofilia è un disturbo, dovuto in
genere a ferite psicologiche dell’infanzia, che si può curare con terapie
riparative; eventuali difetti genetici o disfunzioni endocrinologiche sono mere
anomalie che, in quanto tali, non possono costituire il fondamento di altre
forme di sessualità. Se l’attrazione per persone del medesimo sesso, anziché
rimanere una croce da portare con l’aiuto della grazia di Dio, che la
ricompenserà in eterno, si traduce in atti omoerotici di sodomia, viene a
configurarsi come un peccato impuro contro natura che grida vendetta contro di
Lui, cioè reclama un gravissimo castigo in quanto Lo oltraggia nel modo più
vergognoso possibile nella creatura che Lo rappresenta nel mondo visibile, la
quale si degrada spaventosamente mediante atti abominevoli.
Sottacere queste verità, nei testi del
Magistero, è una colpa di omissione di gravità inaudita, perché non rende al
Creatore l’onore che Gli è dovuto, nonostante ci abbia inequivocabilmente
mostrato la verità sia con la fede che con la ragione, ma anche perché lascia
le anime prive della luce e della guida di cui hanno bisogno per salvarsi ed
evitare l’Inferno. Insinuare dubbi o ambiguità su dati dottrinali certi e già
sufficientemente approfonditi è una colpa di gravità ancora maggiore, in quanto
direttamente contraria al fine intrinseco del Magistero ecclesiastico e
sintomatica di un’opposizione allo Spirito Santo. La setta bergogliana ha
responsabilità pesantissime in questo senso, ma anche chi la fiancheggia
indirettamente, fosse pure soltanto per ignavia.
È ora di affermare a chiare lettere che
questi sinodi non servono a nulla, anzi sono terribilmente dannosi. I vescovi
cessino di prestarsi al gioco e li boicottino, se vogliono conservare ancora un
minimo di credibilità, già tanto compromessa dagli orribili scandali che
l’ultimo sinodo, secondo Charles Joseph Chaput, arcivescovo di Filadelfia, ha
trattato in modo deludente e inadeguato. Ma soprattutto, come ha di recente
ricordato monsignor Viganò, al momento della morte ci attende un giudizio
particolare immediato, nel quale l’anima stessa, vedendosi nella luce di Dio,
riconosce la sorte che le spetta; alla fine dei tempi ci sarà altresì il
giudizio universale, nel quale tutti i peccati dei reprobi saranno
pubblicamente manifestati.
Pastori della Chiesa, vi esorto nel nome
di Gesù Cristo: se avete ancora un barlume di fede, pensate al Giudizio (che
sarà per voi molto più severo che per le vostre pecorelle) e riscuotetevi dal
vostro deplorevole torpore; se non l’avete più, dimettetevi e abbandonate il
posto che occupate in modo fraudolento, prima che l’ira divina piombi su di voi
e di voi faccia strame. Basta con queste ignobili farse! Ricominciate a fare i
vescovi secondo il mandato di Cristo testimoniato dalla Scrittura e dalla
Tradizione: proclamate e difendete la verità, confutate e bandite l’errore,
istruite e governate clero e fedeli. Date accesso, nei vostri seminari,
esclusivamente a giovani uomini dalla moralità cristallina, espelletene i
professori eretici, sanzionate una buona volta i preti sodomiti, anziché continuare
a coprirli profondendovi in ipocrite dichiarazioni, e accogliete in diocesi
sacerdoti di sana dottrina, fedeli alla volontà di Dio e alla loro vocazione.
Smettete di approvare supinamente
documenti preconfezionati che vengon fatti passare per vostre decisioni, come
la nuova edizione del Messale con le sue traduzioni fasulle. Riprendete
possesso delle vostre legittime prerogative riducendo il potere degli organismi
consultivi, come pure le ingerenze dei burocrati e ideologi delle conferenze
episcopali, e facendo valere la vostra giusta autorità nelle parrocchie, nelle
associazioni e nei movimenti, non per imporre iniqui decreti e decisioni
arbitrarie, ma per condurre il vostro gregge in Paradiso. Se siete in tanti, Roma
non potrà sostituirvi tutti e dovrà ascoltarvi, se proprio vogliam parlare di
collegialità. Fate ancora in tempo a cambiare rotta, per la salvezza vostra e
di quanti vi seguono, seppure siano sempre di meno.
Parole sempre
attuali per i giovani:
Ottimo articolo: così parla un vero uomo di Dio.
RispondiEliminaPrego per lei, caro don "Elia": che lo Spirito Santo la illumini e la sostenga, che la Vergine Santissima e San Michele Arcangelo la proteggano.
Mi scusi,padre, ma che le tematiche da lei toccate siano solo diversivi non lo credo proprio. Magari! La collegialità, con quello che comporta, servirà proprio, a mio parere, a sdoganare tutto il resto.
RispondiEliminaAltrimenti perché darsi tanto da fare?
Antonio
Ho supposto che siano state diversivi in occasione del sinodo. Ovviamente quelle tematiche sono al centro della loro agenda, ma, per aggirare le opposizioni, hanno preferito demandarle dal centro alla "periferia" insistendo sulla "sinodalità".
EliminaCaro Don Elia, sembrerà paradossale, ma siamo spinti a credere, a credere fortemente, ad una Chiesa Invisibile, e a far riferimento ad una fede vissuta in interiorità in modo personale, in vita vissuta.
RispondiEliminaLa gerarchia visibile è, ad essere buoni, inadeguata, fuorviante
Evitiamo altre aggettivazioni e non per timore di peccare. E lo stesso Papa che ci insegna?
Se avremo la ventura di incontrare un Buon Cristiano, o un Buon Sacerdote riteniamoci fortunati.
Per il resto leggiamo i Santi, di Oriente e di Occidente, e prendiamo insegnamento dalla loro vita. Tra l'altro realizzeremmo l'ecumenismo tanto agognato.
Loro, i Santi, sono autentici testimoni della verità e della fede. Le teologie vengono dopo.
Solo apparentemente saremmo soli, con la loro compagnia eviteremmo solipsismo, fanatismo, illusioni. Non dimentico il Vangelo, leggerlo e viverlo non è facile ma è facile banalizzarlo. -quello-
Carissimo Michele, anch'io raccomando sempre la lettura dei Santi, ma non dobbiamo cedere al pessimismo pensando che la Chiesa visibile sia scomparsa: essa è oppressa, vilipesa, conculcata, ma sussiste in tanti buoni cristiani, sacerdoti e vescovi che, pur essendo sparpagliati e spesso isolati, mantengono viva la fiamma della fede. Per questo è vitale collegarsi e rimanere in contatto; questo blog esiste anche per questo. Se vuoi, scrivimi:
Eliminaparrocchiavirtuale.slmgm@gmail.com
Questi pastori ,pur avendo la conoscenza della parola di Dio, hanno perso ubbidienza ad Essa o forse non l’hanno mai avuta,da quà il tradimento. Calpestano la Grazia costata il Sangue di Cristo. Ma Cristo non può più morire e quindi provano a distruggere la sua Parola e i suoi Comandamenti.La Luce brilla per tutti gli uomini,in modo speciale per i nostri pastori ma la maggior parte di essi preferisce non vederla,per loro dobbiamo dire"Padre perdona loro perchè non sanno quello che fanno"per provare a toglierli dall'abisso dove stanno precipitando.Continuiamo a pregare e digiunare per questi pastori perchè ritorni in loro il desiderio di Luce.
RispondiEliminaCambia il Padre Nostro per volere del papa. Ora preghiamo che cambi il papa per volere del Padre Nostro. Signore, dacci la forza di non essere sconfitti nella tentazione specialmente se a tentarci è “il nocchiero”, colui che dovrebbe confermarci nella fede. Dacci, o Signore fede radicata, certa, immutabile che il nocchiero depistante tenta di trasformare in degusti bus non est.
RispondiEliminaBella questa esortazione fraterna ai suoi confratelli ed a noi .Tuffiamoci nell'agone , disputiamo per la conquista del premio finale , grazie Padre
RispondiEliminaSanta Messa a Napoli, 21 ottobre 2007
La vedova...fa pensare ai "piccoli", agli ultimi, ma anche a tante persone semplici e rette, che soffrono per le sopraffazioni, si sentono impotenti di fronte al perdurare del malessere sociale e sono tentate di scoraggiarsi. A costoro Gesù ripete: osservate questa povera vedova con quale tenacia insiste e alla fine ottiene ascolto da un giudice disonesto! Come potreste pensare che il vostro Padre celeste, buono e fedele, e potente, il quale desidera solo il bene dei suoi figli, non vi faccia a suo tempo giustizia? La fede ci assicura che Dio ascolta la nostra preghiera e ci esaudisce al momento opportuno, anche se l’esperienza quotidiana sembra smentire questa certezza. In effetti, davanti a certi fatti di cronaca, o a tanti quotidiani disagi della vita di cui i giornali non parlano neppure, sale spontaneamente al cuore la supplica dell’antico profeta: "Fino a quando, Signore, implorerò e non ascolti, a te alzerò il grido: «Violenza!» e non soccorri?" (Ab 1,2). La risposta a questa invocazione accorata è una sola: Dio non può cambiare le cose senza la nostra conversione, e la nostra vera conversione inizia con il "grido" dell’anima, che implora perdono e salvezza. La preghiera cristiana non è pertanto espressione di fatalismo e di inerzia, anzi è l’opposto dell’evasione dalla realtà, dell’intimismo consolatorio: è forza di speranza, massima espressione della fede nella potenza di Dio che è Amore e non ci abbandona. La preghiera che Gesù ci ha insegnato, culminata nel Getsemani, ha il carattere dell’"agonismo" cioè della lotta, perché si schiera decisamente al fianco del Signore per combattere l’ingiustizia e vincere il male con il bene; è l’arma dei piccoli e dei poveri di spirito, che ripudiano ogni tipo di violenza. Anzi rispondono ad essa con la non violenza evangelica, testimoniando così che la verità dell’Amore è più forte dell’odio e della morte.
Tribolazioni e prove? Nessuna paura!
RispondiEliminaDon Leonardo Maria Pompei
https://gloria.tv/video/VpLA3WGAd4mQ2TuUDz8sZS4Uw
Il valore inestimabile della verginità
RispondiEliminaLa verginità perpetua di Maria. La verginità perpetua di Maria e le sue implicazioni. La verginità esprime in pienezza la dimensione sponsale ed esclusiva del rapporto d'amore con Dio, che si vive in pienezza e senza ostacoli nella vita consacrata e nel celibato sacerdotale. Un’ipotesi teologica: il peccato originale come violazione della verginità e perdita della dimensione più bella dell’amore umano. Don Leonardo Maria Pompei, catechesi tenuta nella trasmissione "De Maria numquam satis" su Radio Buon Consiglio, Lunedì 16 Luglio 2018
https://gloria.tv/video/pRiJCjUSeUnK3evNvFRAXrCgE