Populismo
a stelle e strisce?
La domanda sorge spontanea ed è più che
legittima: perché Steve Bannon, ex-consigliere strategico di Donald Trump, l’ideologo
dell’America first, si è trasferito
da noi per lanciare un movimento politico in Europa? Quali sono le motivazioni
che lo hanno spinto a questo passo? Sono ragioni davvero disinteressate o ha
scopi non dichiarati? Senza voler essere malevoli o complottisti a priori, non riusciamo proprio a soffocare
il sospetto che The Movement sia in realtà una testa di ponte per prolungare la
supremazia statunitense nel Vecchio Continente utilizzando le nuove
forze politiche che, sostenute dal
malcontento popolare, si stan facendo strada in diversi Paesi. A prescindere da
simpatie o antipatie soggettive nei confronti degli yankees, un cattolico americano, prima di essere cattolico, è pur sempre americano. Non si saran
mica resi conto che l’esasperazione dei popoli che la compongono può essere
usata a loro vantaggio per indebolire la rivale Unione Europea?
Ma non basta: Bannon ha lavorato per la Goldman & Sachs, è amico
del miliardario filosionista Adelson e – da quanto si dice – è stato il
suggeritore del trasferimento dell’ambasciata statunitense a Gerusalemme. Se
poi si considera che il direttore esecutivo del Movement è l’ebreo belga Mischael Modrikamen, politico nazionalista
e ultraliberista, l’inquietudine aumenta non poco, acuita da un’altra spontanea
e legittima domanda: da dove vengono i finanziamenti della campagna in vista
delle prossime elezioni europee? Che la nuova formazione non sia altro che uno
strumento con cui coprire lo spazio a destra, visto che Soros già lo copre a
sinistra? Ma come si spiega, allora, l’appoggio di Bannon a movimenti
antisemiti? Son proprio quelli che, a livello ideologico, rendono i
migliori servigi alla causa di Sion: un nemico pittoresco e inoffensivo fa sempre
comodo a chi persiste nel mascherare da vittimismo l’impudenza con cui impone a
tutti il proprio volere, a livello mondiale, in barba ad ogni norma del diritto
internazionale.
L’Italia, in questo quadro, ha
un’importanza geopolitica altamente sensibile, vuoi per la posizione geografica,
vuoi per la funzione di ago della bilancia tra l’asse franco-tedesco e la lega
di Visegrad, vuoi per la presenza di strategiche basi della NATO sul suo
territorio. Se il governo attuale – visti i chiari segnali in questo senso – si
sbilanciasse troppo verso la Russia, ciò costituirebbe un grosso problema, nel
caso di una guerra in Medio Oriente. Quest’estate l’esercito e la marina russi
hanno svolto le più imponenti esercitazioni militari dalla fine della Seconda
Guerra Mondiale. Sebbene Putin, di fronte alle ripetute provocazioni, continui
a stringere i denti nel tentativo di tenere a bada due squilibrati come Erdogan
e Netaniahu con il loro grande fratello d’oltreoceano, l’avvertimento è stato chiaro
quanto basta.
Ciononostante, i recenti accordi
strategici con la Turchia e Israele, miranti a risolvere la crisi siriana al minor
prezzo di sangue possibile, non hanno impedito il grave incidente con cui il
secondo ha deliberatamente causato, nell’indifferenza generale, l’abbattimento di
un aereo russo con quindici soldati a bordo, proprio mentre la Russia offriva
nobilmente la sua collaborazione per la liberazione di decine di militari
inglesi e americani intrappolati a Idlib, cioè nell’ultima enclave che l’esercito siriano sta per strappare ai tagliagole. Dall’altro
lato, a quanto pare, non hanno il medesimo senso dell’onore, ma stavolta Putin,
fornendo alla Siria il nuovo apparato antiaereo già pagato, ma non ancora
consegnato al fine di compiacere Tel Aviv, ha deciso di mostrare i muscoli all’odiosa
e sleale arroganza di Israele, che ha subito ricominciato a sbraitare per la
presunta minaccia nucleare iraniana, sempre utile alla bisogna.
In tale contesto, il fatto che Bannon
voglia stabilire una sorta di think tank
a un’ora da Roma, nella Certosa di Trisulti, ci dà ancor più da pensare, anche
se non abbiamo certo nulla da spartire con i cronisti di corte che già gridano
indignati al complotto non solo contro l’Unione Europea, ma anche contro il
Vaticano di Bergoglio. Curiosa associazione… quasi il pensiero mainstream percepisse queste due
istituzioni come due realtà collegate da interessi affini. È innegabile,
d’altronde, che il progetto massonico di invasione camuffata da immigrazione abbia
trovato nel pontefice argentino il suo profeta. Sia che miri a destabilizzare
le società europee fino al punto che l’instaurazione di un regime palesemente
totalitario sia salutata come una liberazione, sia che, con la scusa speciosa di
una denatalità provocata ad arte, voglia dissolvere nel meticciato le diverse
identità culturali onde dominarci meglio, tale progetto ha bisogno di un forte
sostegno ideologico e religioso per poter essere accettato dalle masse, visto
che, come altri progetti della medesima matrice, è totalmente contro natura.
In Germania, poi, questa propaganda può
far leva sull’inestinguibile senso di colpa collettivo che ossessiona quel
popolo da settant’anni impedendogli di guardare la realtà per quello che è,
specie se c’è di mezzo Israele. La voluta invasione di milioni di islamici,
come pure in Francia, ha però creato le premesse di una guerra civile: già si
moltiplicano episodi di inaudita violenza che i media di regime oscurano sistematicamente, occultando una
situazione disastrosa in cui lo Stato di diritto, in certi ambienti, non vige
più. Sebbene le tanto celebrate libertà democratiche – in particolare, quella
di informazione – non siano mai state tanto conculcate, nessuno alza la voce
per questo, ma lo fa per bollare come neonazista chi giustamente comincia a
dire basta.
Da noi il tipo di epiteti non varia poi
di molto: essere a favore della sovranità nazionale equivale inesorabilmente ad
essere fascisti o, nel migliore dei casi, populisti o reazionari. Il nostro sussulto
sovranista fa paura ai tedeschi perché le loro esportazioni sono state favorite
dall’euro (meno forte del marco, che tuttora esiste, sebbene sospeso dalle
quotazioni); con un debito pubblico che, a causa dei sussidi sociali distribuiti
a pioggia, è una voragine ben più profonda
di quella italiana, tutto desiderano fuorché una destabilizzazione provocata
dalla nostra uscita dalla moneta comune, da cui avremmo solo da guadagnare. Ma
le bolle di sapone non durano in eterno… e i teutoni, di nuovo egemoni,
marciano un’altra volta verso il disastro.
Dal canto suo Parigi, dopo aver blindato
le proprie frontiere, continua a minacciare il nostro Paese con ingerenze
intollerabili, tentando al tempo stesso di isolarlo sulla scena europea e
combattendolo in Libia. Alla guida dello Stato francese, del resto, l’alta
finanza (leggi: banche e speculatori come Soros, Rothschild, Goldman & Sachs,
che ne han finanziato la campagna a suon di milioni di euro) ha posto uno
psicopatico che lavorava per uno del giro. Facendo leva su quell’ottuso
sciovinismo e su quel rigido razionalismo che rende i nostri cugini d’oltralpe
così facilmente manipolabili, i soliti burattinai dell’élite sono riusciti a chiudere loro gli occhi sulla disastrosa
situazione interna creata dall’immigrazione islamica, così da far perdere le presidenziali
alla donna che intendeva riprendere il controllo del vapore.
In realtà l’insolente monello che si
permette di insultare i nostri governanti come se niente fosse non ha affatto a
cuore le sorti dei migranti ma, usando l’Italia
come serbatoio di contenimento, favorisce l’emigrazione dalle ex-colonie in funzione
di precisi interessi. Per garantire – dicono – la stabilità della moneta comune
dell’Africa francofona, la Francia gestisce con la sua banca centrale
ben due terzi delle riserve di quei quattordici Stati: quindi non solo acquista le loro materie prime al prezzo che le
pare, ma specula pure sui loro guadagni, ricuperando per altra via quel
che spende. È quanto mai opportuno che la gioventù di Paesi condannati al
saccheggio e privi di qualsiasi prospettiva
di sviluppo autonomo – specie se istruita – li abbandoni, così da non
diventare un peso economico e un problema sociale. Ma se gli italiani smettono
di stare al gioco…
Il nostro governo, come se non bastasse,
si propone di uscire dalla crisi fasulla non con l’austerità imposta da
Bruxelles, che non ha fatto altro che aggravarla e costringerci a svendere i
gioielli della nostra industria, bensì con un incremento della produzione
mediante un alleggerimento degli oneri fiscali: per ridurre il rapporto tra il
debito pubblico e il prodotto interno lordo, in effetti, è molto meglio
accrescere il secondo che non tentare di diminuire il primo con una tassazione
che soffoca la crescita economica. È ovvio che quest’ultima strategia faceva il
gioco, con la complicità del signor Draghi, degli interessi franco-tedeschi,
non abbastanza sazi, a quanto pare, dello stritolamento della Grecia, ma
miranti a ingoiare pezzo per pezzo anche l’Italia.
A che cosa ricorreranno, stavolta, per
sbarazzarsi dell’ostacolo politico democraticamente eletto? Alla magistratura
asservita, come nel 1992, o a un golpe
istituzionale, come nel 2011? Oppure agiteranno lo spettro del default come in Grecia o manovreranno i
mercati contro di noi, o ancora tenteranno di piegarci con i
meccanismi-capestro puramente virtuali escogitati dalla Banca Centrale Europea?
Cercheranno di terrorizzarci con i soliti “attentati islamici” organizzati dai
servizi segreti? Ad ogni modo, a Bruxelles hanno una gran paura, visto che le
elezioni di medio termine, negli Stati Uniti,
daranno a Trump mano libera e quelle dell’assise di Strasburgo, nel maggio del
prossimo anno, altereranno fortemente gli equilibri finora invalsi.
Devono quindi intervenire in modo drastico e
rapido per costringerci di nuovo alla sudditanza; ma questa volta, se ci
impongono un altro governo illegittimo, invaderemo Palazzo Chigi e li cacceremo
fuori a pedate.
Le nostre guide politiche, a quanto
pare, stanno imparando da Putin a rispondere con fermezza alle provocazioni
senza cadere in trappola, ma devono ancora perfezionarsi nella sua astuta e
calcolata freddezza, che gli consente di volgere a proprio vantaggio anche le circostanze
più sfavorevoli. È vitale, in un sistema che per manipolare l’opinione pubblica
fa leva sull’immagine e sui sentimenti, controllare le esternazioni e ridurre
al minimo la spinta delle emozioni, in modo tale da imporre la propria volontà
ottenendone plauso e favore. Quali che siano le mire di Bannon, sembra comunque
vantaggioso che, anche con il suo aiuto, l’attuale compagine governativa si
rafforzi all’interno e il partito di Salvini si affermi in Europa, onde avere
un peso maggiore nell’opporsi all’asse Parigi-Berlino, espressione di un
cartello concorrente a quello anglo-americano e apparentemente antisraeliano
(seppure – a quanto pare – controllato anch’esso dalla finanza giudaica: divide et impera?).
Almeno per ora, in ogni caso, ci
conviene tenerci amici gli Stati Uniti. La minacciata guerra contro l’Iran
sarebbe pura follia, visti gli esiti catastrofici degli interventi in Iraq e in
Afghanistan, nonché la recente sconfitta in Siria; ma poiché anche oltreoceano,
anziché la ragione, sono meri interessi a decidere (influenzati oltretutto dai
capitali e dalle pretese dei sionisti), un nuovo scontro non si può affatto escludere. In un’eventualità del genere, i
vincoli della NATO ci lascerebbero ben poca scelta, così come quelli
politici già ci obbligano a imporre sanzioni del tutto svantaggiose alla nostra
stessa economia. Non parliamo poi delle armi biologiche che stanno sperimentando
a ridosso della Russia, in particolare in Georgia, e che potrebbero sempre ritorcere
contro di noi. Tuttavia a Putin farebbe senz’altro
comodo un alleato occulto che gli facesse da insospettata sponda. In un secondo
momento, in base all’andamento del conflitto, potremmo riconsiderare la nostra
posizione in funzione, una volta tanto, dei nostri legittimi interessi. I
russi, se costretti ad entrare in guerra, non saranno certo teneri con chi si
metterà loro di traverso – e sarà la terza guerra mondiale.
Ecce, ego mitto vos sicut oves in medio luporum. Estote
ergo prudentes sicut serpentes, et simplices sicut columbae (Mt 10, 16).
Aggiornamenti:
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Siamo sotto una dittatura finanziaria e amorale ;tre quarti dei ministri di Cristo ,sotto la protezione del loro capo, si rotola nel fango trascinando con loro milioni di anime. Gli orchi avanzano da entrambi le parti. La Salvezza gratuita o a buon prezzo,nel Vangelo, non esiste .L’aiuto della Chiesa Celeste è essenziale , la lotta sarà sempre più dura e inimmaginabile,da soli non possiamo farcela.Confidiamo nell'Onnipotenza Divina e nella protezione della Vergine SS.
RispondiEliminaLa salvezza è gratuita, nel senso che non può essere rivendicata come un dovuto, ma al tempo stesso va meritata, in quanto richiede la collaborazione umana. E' uno dei paradossi della verità cristiana, ma nel sentire cattolico è un fatto naturale.
EliminaPer il momento il Presidente della commissione Finanze Alberto Bagnai ci regala 9,23 minuti di soddisfazione :
RispondiEliminahttps://www.facebook.com/LegaSenato/videos/476881226128960/
"Gli italiani sono stufi delle lezioncine di chi ha portato avanti un modello di #Europa fallimentare e di una ipocrisia che consente di spacciare per scelte tecniche quelle che in fondo sono decisioni politiche"
Don Elia lei è proprio bravo. Di geopolitica e di politica se ne intende quanto, non so se di più, di religione. Comunque tanto. Condivido quello che scrive ma evitare di mischiarsi, non per viltà o indecisione, penso che sia meglio. Riuscissimo a volare alto, fosse possibile!,ma quando scrive "In un secondo momento, in base all’andamento del conflitto, potremmo riconsiderare la nostra posizione in funzione, una volta tanto, dei nostri legittimi interessi" ho riso. Ho riso perché mi ha immediatamente ricordato la tragedia della prima guerra e della seconda.
RispondiEliminaRido della tragedia? e perché no.
Nella prima guerra cambiammo alleanza alla vigilia e perdemmo la vittoria.
Nella seconda entrammo trionfanti e fu l'8 settembre.
A noi italiani non riesce bene distinguere la farsa dalla tragedia perciò rido. Ma è riso amaro.
Sarà il nostro destino italico non sapere dove stare e con chi.
Non è che dovremmo cominciare a pensare ad una sorta di neutralità tipo Svizzera, al massimo equivicinanza?
Qui ci vuole più che una preghiera ma l'intervento dell'Altissimo
Il complimento è esagerato, dato che devo quel che so alla lettura di altri.
EliminaRiguardo alla neutralità, sarebbe senz'altro la scelta migliore, così come lo sarebbe stata sia nella Prima che nella Seconda Guerra Mondiale. Il problema è che, a causa dei vincoli della NATO (che peraltro non sono del tutto noti) non sembra possibile. Confidiamo comunque nell'intervento di Dio e preghiamo perché la guerra sia evitata. Se poi non potesse proprio essere scongiurata, un eventuale cambiamento di alleanza, unna volta tanto, non sarebbe dettato dalla massoneria internazionale, ma dai nostri reali interessi.
Lucidissimo analisi... che i più bollerebbero come complottismo puro, anche se sappiamo quanto, molto spesso loro malgrado, i "più" siano completamente accecati.
RispondiEliminaComplimenti doppi in quanto questa analisi proviene da un sacerdote, nella tradizione delle più acute menti politiche "sacerdotali" che costellano la civiltà cristiana.
Non è semplice fare luce sulla situazione politico strategica in atto in Europa ed in Usa. Una cosa è certa: Trump deve liberarsi della Nato. Non serve più agli americani soprattutto economicamente, senza contare la visione che questa Amministrazione ha dell'Europa e dei rapporti con essa, sia politici sia culturali sia strategici a lungo termine. Altra cosa è il Deep State, il Pentagono con i suoi generali e gli agenti terroristi della Cia mossi da Israele nella perenne guerra contro il mondo.
RispondiEliminaBannon e Lutwack, due personaggi pur così diversi tra loro, vivono ormai fuori dell'America, fanno conferenze ed allacciano rapporti. Sono gli ambasciatori del nuovo orizzonte suprematista che rappresenta ciò che da noi si manifesta nel sovranismo, sempre tenendo presente la realtà complicatissima di quella potenza militare politica economica così legata agli interessi della finanza giudaico massonica. Troppo scomodo Bannon in patria, come pure Lutwack. Ma confrontarsi con i leaders sovranisti o con l'economia giapponese e cinese fuori dei confini nazionali serve a spiegare meglio che il progetto del teocon va avanti,ha rotto con il vecchio esthabliscment democratico. Gli ultimi successi di Trump, l'elezione del giudice Kava e le dimissioni dell'ambasciatrice all'Onu, unitamente all'archiviazione del Russiagate,vanno nella direzione della vittoria nelle prossime elezioni di metà mandato, che gli spalancheranno le porte della Casa Bianca perla seconda volta. Alla lobby ebraica ha regalato, tramite il fantoccio Jared, una inutile Gerusalemme capitale di Israele ma non dello Stato Ebraico, nel contempo ha negato ogni nuova arma tattica da contrapporre alle forniture russe d'avanguardia ad Iran e Siria. Le provocazioni ai confini russi, nelle regioni baltiche o in Polonia Romania Ucraina Crimea, appartengono ai falchi del Pentagono, ora orfani del finto eroe di guerra Mc Cain. Putin è l'unico stratega presente sullo scacchiere mondiale. Trump lo sa, come pure gli alleati europei, Erdogan ed Israele. Non farà mai la prima mossa perché sa che primo nessun altro può farla, secondo se dovesse farla sarebbe vincente innanzitutto e sarebbe contro il nemico più prossimo, cioè le basi Nati in Europa ed in Italia. Trump lo sa perfettamente. Bannon sta spiegando tutto ciò qui da noi? Che la Nato ha i giorni contati? Quale pericolo corriamo,senza vantaggio alcuno e senza schermo protettivo? Che è il caso di un riallineamento o quantomeno che aumenti la pressione contro le sanzioni alla Russia? Io sono molto convinto che sia così, ben consapevole che gli Yankees hanno saputo sempre far bene i propri interessi.