Iam enim securis ad radicem arborum posita est.
(Mt 3, 10)

sabato 13 gennaio 2018


Rivoluzione e controrivoluzione



Mi capita spesso di ricevere da lettori o parrocchiani virtuali, poi divenuti reali, interessanti stimoli e riflessioni. Ne sono molto grato, non solo a loro per averle condivise con me, ma anche a Colui che ha dotato i Suoi fedeli del sensus fidei e dell’unzione dello Spirito Santo (cf. 1 Gv 2, 20), doni particolarmente utili e preziosi in questi tempi di terribile confusione. Il Signore non ci farà mai mancare l’aiuto di cui abbiamo bisogno in questa prova apocalittica. Anche se non siamo campioni di penitenza e mortificazione, come gli antichi Padri del deserto, raccomando però ad ognuno di fare del suo meglio per rendersi più docile alla voce del Maestro interiore e per migliorare la propria condotta in modo tale da contristarlo il meno possibile: anche se siamo lontanissimi dal poterli eguagliare nell’ascesi, resistere a questa tribolazione senza precedenti – secondo le loro stesse profezie – può renderci più grandi di loro. Ma veniamo al punto.

Negli ambienti tradizionalisti si sente spesso parlare di rivoluzione e controrivoluzione come chiave di lettura della storia, almeno di quella moderna. Indubbiamente ci sono in questa visione elementi di verità, ma non mancano limiti e rischi. Anzitutto c’è il pericolo di ridurre il problema a un fatto ideologico, perdendo di vista quel perenne conflitto tra la luce e le tenebre che – pur senza diventare un principio manicheo – è testimoniato dal Vangelo di san Giovanni: Et lux in tenebris lucet, et tenebrae eam non comprehenderunt (Gv 1, 5); san Paolo specifica che la nostra battaglia non è contro creature di sangue e di carne, ma contro i dominatori di questo mondo di tenebra, contro gli spiriti maligni (cf. Ef 6, 12). Una possibile conseguenza di tale riduzione è la divisione dell’umanità in due opposti schieramenti di immutabilmente buoni e insanabilmente cattivi con l’implicita convinzione di appartenere ai primi, mentre l’unica chance che sembra rimanere ai secondi è quella di accettare una conversione intesa come lavaggio del cervello.

Un’impostazione del genere rischia di precludere l’accesso alla grazia a chiunque lo desideri pur senza esser disposto a un indottrinamento forzato, mentre in chi pensa di possedere la dottrina può creare la presunzione di non aver bisogno d’altro, facendo così apparire superfluo ogni sforzo di correzione e santificazione personale, sostituito da una passione disordinata per le discussioni e le controversie. In realtà la vocazione cristiana, lungi dall’esaurirsi in una mera condanna dell’errore e dei vizi che ne derivano, è l’ingresso in un regime nuovo, quello della grazia, che esige la rinuncia a Satana, alle sue opere e alle sue seduzioni (espressa negli impegni battesimali), nonché una lotta quotidiana contro il peccato. La vita nuova, resa possibile dalla fede e dal Battesimo, deve poi manifestarsi in una personalità e una condotta trasfigurate che lascino trasparire i tratti del Salvatore e rafforzino la credibilità della professione di fede. Guai a dimenticare o nascondere l’immensa carica positiva e la potente attrazione contenute nel Vangelo!

La contrapposizione tra rivoluzione e controrivoluzione, oltretutto, rischia di trasporre nel pensiero cattolico quella, estremamente deformante e riduttiva, tra Riforma e Controriforma, che nei libri di storia viene spesso spacciata per un dato indiscutibile che fa apparire la Chiesa Cattolica come un’istituzione costitutivamente retriva, reazionaria, nemica della libertà e del progresso, quando invece essa opera per il vero bene e la vera liberazione dell’uomo, che richiedono però l’intervento della grazia e si compiranno al di là dell’orizzonte storico. Se poi si cerca di combattere la gnosi immanentistica, storicistica e relativistica che domina la cultura contemporanea soltanto con le idee e con una determinata prassi rituale, si può insensibilmente scivolare in un’altra gnosi di segno contrario. Non c’è autentico cristianesimo senza una trasformazione del cuore e della vita; la retta fede deve esprimersi in un retto vivere.

Un’insidia ancor più sottile è che, nell’accanirsi a combattere un fenomeno, si rischia di assorbirne inconsapevolmente mentalità e dinamiche. Anche chi milita con ardente zelo nel campo della controrivoluzione, in effetti, può avere di fatto una forma mentis rivoluzionaria, in base alla quale si pone al di sopra di ogni autorità legittima e giudica ogni cosa a partire dalle proprie opinioni elevate a dogmi, anche in ambiti in cui il Magistero non ha ancora emesso un giudizio definitivo. Ognuno si erge a dottore e finisce con l’escludere dal suo favore chiunque non concordi perfettamente con la sua personale visione, con l’inevitabile effetto di uno sbriciolamento senza fine del fronte. Un atteggiamento genuinamente cattolico riconosce quanto c’è di vero e di buono in ogni posizione che non sia totalmente erronea, ne mostra i limiti e le incongruenze, la corregge e completa con la pienezza della verità e del bene.

Il mio guardare a Oriente non si illude di trovare la panacea per tutti i mali, ma scaturisce da un abbozzo di teologia della storia e da un tentativo di comprensione geopolitica che non siano del tutto impermeabili all’unzione dello Spirito Santo accolta nella preghiera. Non ignoro di certo che, su diversi punti, gli ortodossi siano in disaccordo con noi, ma non sto pensando primariamente al ripristino della comunione ecclesiale, bensì alla necessità di essere liberati dalla dittatura massonica che opprime il mondo e, ormai, anche la Chiesa Cattolica. In Russia si può osservare un’intesa e collaborazione tra l’autorità civile e quella religiosa che, in quella forma e misura, non si vedeva forse dall’epoca di Costantino e che l’ha resa un provvidenziale baluardo contro l’opera satanica di distruzione della persona umana, della famiglia naturale, della società e della vita.

Non so né come né quando giungeremo al superamento dello scisma, ma ho l’intima convinzione che sarà la Madre di Dio e della Chiesa a guidarci verso di esso in modi imprevedibili. Il metodo seguito da san Giosafat, nel XVII secolo, in quel momento storico pareva l’unico praticabile, dopo il rifiuto dell’unione sancita a Firenze nel 1439: il rapitore di anime portò innumerevoli ortodossi alla Chiesa greco-cattolica e pagò il suo apostolato con il martirio. Quando l’accesso al transetto di destra della basilica vaticana non era ancora riservato alle confessioni, andavo a pregare davanti al suo corpo ogni volta che ci passavo. Oggi bisogna tuttavia prendere atto che il Patriarcato di Mosca, sebbene sorto nel 1589 per un’iniziativa politica di Ivan il Terribile (a discapito della sede di Kiev, culla del cristianesimo slavo orientale, allora sotto governo cattolico), è un interlocutore che non si può ignorare, vista la sua vitalità prodigiosa e considerato pure che, da diversi anni, propone a noi cattolici una collaborazione nell’ambito della difesa dell’ordine naturale.

I russi conoscono bene gli effetti delle rivoluzioni, ma i loro Pastori, lungi dal perdersi in sterili controversie, hanno ripreso il cammino riallacciandosi alle radici della loro tradizione, sia pure con un’acuta consapevolezza delle sfide attuali a livello locale e planetario. Anche se il patriarca Kirill ha sottolineato, in un importante discorso, di essere stato intronizzato proprio nel giorno della festa di san Marco di Efeso (l’unico metropolita orientale che si rifiutò di firmare i decreti di Firenze), interpretando il fatto come un’indicazione celeste della missione di difendere l’Ortodossia, credo che abbiamo qualcosa da imparare anche da loro, nonostante le divergenze dottrinali. Nell’intervista di Natale il presule ha ribadito con vigorosa lucidità che una società che equipara il male al bene non può sussistere a lungo ed è prossima alla dissoluzione. L’apocalisse, del resto, non è certo una sua invenzione, ma un dato biblico che va preso sul serio.

La litigiosa frammentazione dei tradizionalisti di casa nostra finisce col fare il gioco degli avversari, indebolendo lo schieramento e rendendolo praticamente inoffensivo. D’altro canto, un motivo di grande consolazione è il poter costatare come il Signore, per le vie più diverse, riporti a poco a poco sacerdoti e fedeli sulla via della Tradizione perenne, riscoperta nei modi più impensati e ritrovata, nel generale disorientamento postrivoluzionario, come la vera patria spirituale e un tesoro vitale che ci era stato sottratto. L’importante è non irrigidirsi in forme di fanatismo irragionevole, ma rimanere duttili all’azione discreta e sicura dello Spirito Santo. Tutte le rivoluzioni danno vita a regimi contro natura che forzano la realtà e violentano le menti, finché la realtà non riprende inesorabilmente il sopravvento e le persone ritrovano la libertà interiore di dire bianco ciò che è bianco e nero ciò che è nero. Nell’ultimo mezzo secolo questo è successo anche nella Chiesa, ma il sensus fidei finisce inevitabilmente col riaffiorare, visto che è un dono soprannaturale.

I rivoluzionari in clergyman intuiscono probabilmente di avere le ore contate e stanno tentando il tutto per tutto per realizzare la propria agenda, ma l’aggressività e intolleranza che li connota è sintomo di estrema debolezza: il loro è un potere basato soltanto sulle menzogne della propaganda e sull’appoggio del sistema massonico che oggi appare imbattibile, ma può dissolversi nel giro di pochissimo tempo. Non conosciamo certo i piani di Dio, ma possiamo presumere che, oltre alle prove, ci riservino grandi sorprese. Il nostro impegno principale, allora, non deve consistere tanto in un rabbioso contrasto alla rivoluzione, quanto in una gioiosa e pacifica riappropriazione di ciò che è nostro: è questo che fa più paura e porta più frutto. Siamo d’altronde innestati su un albero che non può seccare né essere abbattuto. Non praevalebunt!

Lux orta est iusto, et rectis corde laetitia (Sal 96, 11).

22 commenti:

  1. Carissimo don Elia,mi sembra di intuire che,oltre ad una ammirazione estetica dottrinaria controrivoluzionaria,lei abbia per la Chiesa ortodossa russa anche una ammirato riguardo per la sua disciplinata visione civile nei confronti della legge naturale dell'uomo. Tutti aspetti questi che attraggono anche me in maniera forte e non mi fanno tener conto delle differenze teologiche e delle controversie storiche. Ciò che però a me sembra di cogliere in modo ancora più profondo,oltre la concezione ascetica ed eremitica con la quale si formano starek ed archimandriti, è quel vedere,in essa chiesa, un blocco monolitico, capace di aggregare tutte le varie anime e differenze,credibile,inattaccabile dal punto di vista dottrinario,punto di riferimento assoluto anche del potere politico e civile che governa la Russia, con il quale riesce a sposarsi meravigliosamente, trovando punti di convergenza e complicità ideologica sui grandi temi materiali e spirituali dell'uomo d'Occidente e dell'Oriente cristiano. Ecco perché credo che lei citi la frammentazione del mondo tradizionale cattolico nostrano. Questa è la mia personale visione dell'ortodossia russa, risorta dalle ceneri di una doppia persecuzione, alla quale guardo sempre da cattolico, senza timore di essere tacciato di sedevacantismo o di eresia. Mi fa piacere un suo parere e/o una sua correzione.

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    1. Dal punto di vista teologico l'Ortodossia non è un blocco monolitico, dato che, soprattutto in campo morale, ci sono tendenze e correnti diverse. L'unanimità si crea nel comune riferimento alla Tradizione (Padri, Concili e Liturgia); c'è una profonda unità tra dogma, culto e disciplina, che il monachesimo (da cui provengono i vescovi) coltiva e preserva. La difesa dell'ordine naturale, in questo periodo, trova l'autorità civile e quella religiosa, almeno in Russia, strettamente alleate. Questa armonia, storicamente, non c'è sempre stata, né nell'Impero russo né in quello bizantino. Se oggi appare così forte, bisogna ravvisare in essa uno di quei "segni dei tempi" che sono tanto cari ai novatori.

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  2. Caro don Elia, ancora grazie per questi articoli pieni di saggezza. Spero di contattarLa tramite mail.
    Anch'io ammiro il popolo russo e il suo presidente. Detto tra noi, forse si tratta di una compensazione alle frustrazioni che stiamo vivendo a casa nostra da troppi anni; per questo Le chiedo: 1) ha fonti di prima mano o abbastanza vicine a quanto Lei dice con quel paragone in cui ha richiamato Costantino? La Sua è una valutazione da navigatore di internet o ha conferme da persone che conoscono la lingua russa?
    2) Una risposta analoga vorrei per quanto riguarda il ritorno, anche se silenzioso, alla Tradizione.
    Ragionando in termini contabili, in Italia i fedeli al rito antico credo siano non più di 50000, compresi i sedevacantisti. E' vero che può essere un biblico "resto di Israele"; Lei riesce a vedere segnali che vanno oltre questi dati un po' piccini? E' vero che il popolo dei fedeli, anche quello abituato alla Messa di Paolo VI è sempre più sconcertato da Bergoglio? Oppure sono segnali che raccoglie dai lettori di questo blog? Grazie per le risposte che vorrà darmi.

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    1. 1) Le mie informazioni provengono in parte da un monaco appartenente al Patriarcato di Mosca che ha conoscenze molto qualificate, in parte da ciò che dicono siti indipendenti; le diverse fonti concordano.
      2) Circa il ritorno alla Tradizione, non considero tanto le cifre (che hanno un valore relativo, non tenendo conto della qualità delle persone), quanto la diffusione del fenomeno (che è trasversale e non legato esclusivamente ad una militanza tradizionalista). I segnali da parte dei fedeli mi arrivano soprattutto dai lettori, ma anche da contatti pastorali in diverse zone geografiche.

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    2. Grazie per la risposta consolante ma non illusoria. Resto un po' prudente solo su una parte della risposta "i segnali...mi arrivano soprattutto dai lettori". E' naturale che un blog come questo (torno a dire, con affetto, graficamente migliorabile) attiri persone critiche del bergoglismo. Facendo un ragionamento controfattuale: ipotizziamo che ci sia un parroco X in stile "don Gallo" di Genova: nella cerchia dei suoi 4 lettori non ci sarebbero mai tradizionalisti; Posta la domanda "è vero che Bergoglio suscita ancora tanti entusiasmi", il parroco X direbbe "da parte dei miei lettori mi arrivano segnali univoci". Comunque è utile allargare, qualche volta, lo sguardo a prospettive geo-politiche, che possono aiutare a spiegare il triste evento de febbraio 2013.

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    3. Grazie, ne sono consapevole. Per questo ho aggiunto che ricevo testimonianze di riscoperta della Tradizione, come pure segni di disagio e smarrimento per la situazione attuale, anche nelle parrocchie in cui mi trovo a passare e in cui la mia attività non è conosciuta. Ciò che colpisce di più è la quantità di giovani, i quali provengono spesso da esperienze molto lontane e hanno vissuto vere e proprie conversioni. I fedeli legati alla Tradizione, seppur poco numerosi in percentuale, sono però molto decisi e motivati, mentre molti di quelli che ancora affollano le chiese non hanno l'aria di persone veramente convinte e tra qualche anno potrebbero non venirci più. In altre parole, è più importante il piccolo gregge che dà garanzia di perseveranza che non una massa di gente che non sa più in cosa crede ed è plagiata dal politicamente corretto.

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  3. Padre, la litigiosita' dei tradizionalisti che lei giustamente mette in evidenza e' da attribuire alla mancanza di una guida carismatica e alla luce, senza di essa ognuno si sente autorizzato a pontificare e l'orgoglio la fa da padrone.Abbiamo bisogno di capi e di guerrieri!

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    1. Il cristiano per definizione è MITE, come Gesù Cristo. Solo l'eretico è guerriero, polemico e scismatico.

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  4. Grazie Don Elia, grazie ai vostri commenti.

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  5. Reverendo Padre,
    purtroppo nel mondo tradizionalista è abnormemente diffuso un romanocentrismo assolutista, il che comporta necessariamente un astio immotivato contro gli Ortodossi.
    Questo problema, l'odio verso gli Ortodossi dei tradizionalisti, che avevo affrontato con un amico non molto tempo fa (http://traditiomarciana.blogspot.it/2017/11/sono-gli-ortodossi-eretici.html), si fonda prevalentemente su petizioni di principio completamente sbagliate, dette da persone che non hanno la benché minima conoscenza del mondo ortodosso (conoscono la "vulgata" su di esso, ma senza un minimo di conoscenza della loro teologia, della loro prassi), le quali talora vanno addirittura contro l'insegnamento della stessa Chiesa Cattolica (mi è capitato di ricevere delle risposte in cui veniva volgarmente ed esplicitamente sprezzato quanto insegna il Concilio di Firenze sul Filioque).
    Che Le posso dire, reverendo Padre? Siamo purtroppo pochi a voler ammettere che l'Oriente, pur permanendo in uno stato di scisma, ha conservato la dottrina degli apostoli molto meglio dell'Occidente. Condivido in pieno le Sue affermazioni su Putin; le consiglierei di stare attento a Kirill, una personalità non limpidissima nel suo passato (vanta diversi incontri con Enzo Bianchi), e guardata talora con diffidenza, essendoci il sospetto che voglia emulare gli errori di Bartolomeo di Costantinopoli. Ma anche questi sono errori della sola gerarchia: il popolo e il clero ortodosso non si sono piegati né si piegheranno alle infiltrazioni massoniche che stanno cercando di distruggere anche la Chiesa Orientale, proprio come hanno fatto con la Chiesa Occidentale - con più successo, purtroppo, frutto dei molti anni precedenti all'exploit del modernismo, in cui si sono gettate pian piano le basi della distruzione del Cattolicesimo.

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    1. Grazie per l'interessante contributo.
      Dobbiamo effettivamente guardarci da quell'atteggiamento ideologico per il quale le idee contano più della realtà e a causa del quale si può finire col porsi al di sopra del Magistero stesso.
      Quanto a Kirill, credo che abbia incontrato Enzo Bianchi quando era responsabile delle relazioni esterne del Patriarcato di Mosca e doveva quindi avere contatti con chi, a buon diritto o meno, rappresenta la Chiesa Cattolica nel dialogo ecumenico. Spero proprio che non segua Bartolomeo! Che la Madre di Dio lo preservi.

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  6. https://www.youtube.com/watch?v=JprnC16xnpg,
    una crepa ormai si è aperta,l'acqua inizia a infiltrarsi e a farsi strada,potrebbe diventare un fiume in piena,sosteniamo i nostri coraggiosi sacerdoti con il Rosario,la Vergine SS farà il resto.IL video dura pochi minuti.

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  7. Avevo tentato di intervenire nella discussione, in chiesaepostconcilio, sull'articolo, credo volutamente riportato tronco dalla Guarini. Questo perché si sarebbe prestato ad un più interessante commento, non altrimenti poteva accadere se per intero, considerata la "dura cervice" degli altri moderatori. Non è andata comunque così. Intanto,e non è la prima volta,sono stato censurato nonostante il garbo con il quale esponevo le mie idee. Per prima cosa, la mancanza di correttezza nel riportare un pezzo dell'articolo previa critica alle simpatie filo ortodosse, scambiate per autentiche posizioni tipo sedevacantiste,ritenute presenti in altri passaggi non riportati.Secondariamente quella pedanteria stantia e fumosa con la quale si pretende di richiamare all'ordine, in questo caso un sacerdote con tanto di dottorato e specializzazione,da parte di chi ha raggiunto quattro convinzioni dopo anni di pellegrinaggio da una sacrestia all'altra. E dico ciò perché lo tocco con mano tutti i giorni incrociando le tante anime in pena, come lo sono stato io, alla ricerca delle famose certezze e sicurezze,miraggio dell'insegnamento modernista. E quindi il tradizionalista diventa noioso, bacchettone, antipatico,superbo con quel suo fare da cattolico arrivato, solo per avere capito, senza merito alcuno poi, da che parte stare. Con la sua messa settimanale VO, entro esco non parlo con nessuno, do' uno sguardo in giro per vedere chi c'è ma non me lo calcolo. Questo atteggiamento da eletti ci fa bene? Questo disinteresse per la vita civile, per il confronto politico e culturale, per lo scambio di opinioni soprattutto con quel mondo laico che ha salde radici nella legge naturale degli avi, di quegli uomini e donne che hanno dato la vita per il lavoro è la famiglia, ci giova? Io credo di no. Da qualche parte ho letto che il piccolo resto non si forma da solo ed è composto da persone, che non è dato sapere il numero e quanto debba essere numeroso, che si sta formando ora e non domani quando servirà.

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  8. salve don Elia,scusi se vado fuori dal seminato ma un amico mi ha donato un libriccino dove viene raccontata la storia di Gloria Polo con il resoconto di una sua testimonianza;devo ammettere di esserne rimasto piuttosto turbato;secondo lei che grado di attendibilità ha questa vicenda?

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    1. Ho letto la testimonianza di Gloria Polo; è effettivamente sconvolgente. Mi sembra difficile che sia frutto di pura fantasia, ma non ho l'autorità necessaria per emettere un giudizio certo. In ogni caso il suo racconto dà adito a stringenti richiami, oggi estremamente opportuni, su temi decisivi della morale cattolica.

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    2. http://www.gris-matera.it/gloriapolo.html

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    3. Grazie per la segnalazione dell'articolo, che suscita forti perplessità, ma non fornisce elementi conclusivi. Ci vorrebbe un'accurata indagine ecclesiastica. Ad ogni modo, esistono - com'è noto - casi di "ritorno" dalla morte, che non necessariamente contraddicono il dogma dell'immediatezza del giudizio particolare (Benedetto XII, Bolla "Benedictus Deus", 1336), il quale sembra ammettere delle eccezioni ("secundum communem Dei ordinationem").

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  9. Salve don Elia. Quando parla di tradizionalisti include anche la fraternità sacerdotale San Pio X?

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    1. Io ho scoperto la messa tridentina grazie a loro e mi sto ri-formando nella fede cattolica grazie agli scritti di Mons. Lefebvre dopo tanti anni passati nelle parrocchie guidate da preti modernisti. A parte alcuni esponenti abbastanza polemici (vedi Mons. Williamson) non mi sembra corrispondano alla descrizione che ne ha fatto. Lo stesso Mons. Fellay sťa cercando un accordo col Vaticano pagando anche con la fuoriuscita dalla fraternità dei componenti più critici. Io non so quale sia la verità, posso solo dire che sento di ringraziare Dio per Mons. Lefebvre e perché grazie anche alla fraternità San Pio X, mi ha aiutato a capire gli errori della "formazione" cattolica che ho ricevuto.

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    2. Monsignor Lefebvre ha avuto meriti innegabili e la Fraternità una funzione provvidenziale, ma con l'ordinazione dei vescovi, purtroppo, hanno imboccato una via molto pericolosa, che li ha portati ad assumere metodi e caratteri tendenzialmente settari. Bisogna conoscerli dall'interno per rendersi conto del pericolo. Capire gli errori della "formazione" ricevuta è indispensabile, ma senza farsi rinchiudere in una prigione mentale. Ti consiglio di allargare le tue letture alle fonti perenni della Tradizione, ai Padri della Chiesa e agli scritti dei Santi.

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  10. Grazie del consiglio. Lo seguirò volentieri. Spero comunque che i cattolici fedeli alla tradizione siano uniti, non tanto contro i modernisti, ma per affermare la bellezza della fede che abbiamo ricevuto dai nostri padri (tradidi quod et accepi) in questo momento davvero triste per la storia della Chiesa. Spero che anche la frattura con la Fraternità si ricomponga, perché sono convinto che svolgerebbero un ruolo importante all'interno della Chiesa di oggi. Grazie anche a lei per questo blog e per le sue risposte. Sia lodato Gesù Cristo.

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