La “dolce morte” della Chiesa
Geniale astuzia gesuitica. Se non altro, bisogna dargliene atto. Con l’esortazione apostolica sulla famiglia è riuscito a catturare e calamitare su di sé l’attenzione universale, compresa quella di chi lo detesta. Tutti col fiato sospeso in attesa che scoccasse la fatidica ora. Mai la pubblicazione di un documento del Magistero aveva provocato tanta suspense ed era stato atteso con tanta trepidazione, seppure di segno diverso a seconda degli schieramenti. Che si sia d’accordo o meno, una simile ansia, da sola, ha comunque conferito al documento una risonanza enorme a livello mondiale, fuori e dentro la Chiesa. Non c’è che dire: un altro colpo da maestro nella strategia di manipolazione collettiva di cui tutti, volenti o nolenti, siamo inevitabilmente vittime – forse, come potremo verificare nei prossimi mesi, il colpo più devastante degli ultimi tre anni.
I commenti, in senso favorevole o contrario, saranno d’obbligo e si moltiplicheranno a dismisura su siti e testate di ogni orientamento, continuando a tenere incollato l’interesse di tutti su un testo che, secondo l’ormai collaudata tecnica, non contiene dichiarazioni che contraddicano nettamente il deposito della fede, ma insinua l’eresia sotto forma di mantra ossessivi: accoglienza, inclusione, misericordia, compassione, integrazione, accompagnamento, gradualità, discernimento, coscienza illuminata, superamento di schemi rigidi o sorpassati… Chi può contestare una tale esortazione alla (apparente) carità evangelica senza passare per un ottuso e insensibile difensore di dottrine astratte, formulate in modo non più compatibile con la situazione odierna? Se – a quanto si afferma – il matrimonio cristiano (che i nostri genitori, nonni e bisnonni hanno normalmente vissuto, pur con tutti i loro limiti e sforzi) è un ideale cui tendere e non più la vocazione ordinaria del battezzato, elevata e fortificata dalla grazia, chi siamo noi per giudicare famiglie ferite e situazioni complesse?
A voler pizzicare il testo su qualche preciso svarione dottrinale, d’altronde, si ha l’ormai consueta impressione di essere alle prese con un oggetto viscido e sfuggente che non si lascia afferrare da nessun lato: non c’è un pensiero articolato e coerente, non c’è uno sviluppo teologico argomentato, ma un’iterazione snervante di ricorrenti temi con variazioni che, in appena trecentoventicinque paragrafi, stronca qualsiasi resistenza mentale e psicologica. Il realismo cui insistentemente ci si appella non è quello dell’interazione tra natura e grazia, tipico della tradizione cattolica, ma quello della sociologia e della psicanalisi, che ignorano completamente l’azione della grazia – se non intesa nel significato improprio di conforto psicologico – e considerano la natura esclusivamente nella sua disperata incapacità di correggersi. Di conseguenza l’unica soluzione possibile, nell’immancabile ospedale da campo, non è curare le malattie con una terapia adeguata, ma “aiutare a morire” pazienti accolti, integrati e felici di esserlo. Che dire? Eutanasia dello spirito…
Frammisti a questa logorroica e interminabile ricetta, espressi in forma ambigua o imprecisa, nel penultimo capitolo (quello decisivo) arrivano infine gli errori formali, quando l’esausto lettore, indottrinato dai trecento paragrafi precedenti, non è più in grado di reagire. Finalmente qualcosa a cui aggrapparsi per denunciare – ciò che si spera comincino a fare vescovi e cardinali – un’esplicita deviazione dottrinale! L’errore più grave, da cui discendono gli altri, riguarda l’imputabilità morale degli atti umani, che non sempre è piena. Verissimo per singole azioni; peccato che le cosiddette situazioni irregolari siano stati durevoli e condizioni stabili in cui non si può cadere per debolezza o inavvertenza, ragion per cui l’osservazione non è pertinente. Da questo errore di prospettiva deriva l’opinione che non tutti coloro che vivono in una situazione coniugale irregolare siano in peccato mortale, privi della grazia santificante e dell’assistenza dello Spirito Santo. Ciò può risultare vero unicamente in presenza dell’ignoranza invincibile: ma è un’ipotesi ammissibile, in questo caso? Nell’eventualità, compito di ogni fedele – e a maggior ragione di ogni sacerdote – è proprio quello di istruire gli ignoranti. Di conseguenza, affermare che chi è in stato di peccato grave è membro vivo della Chiesa non può non essere falso: il peccato mortale si definisce appunto come morte dell’anima. Se poi, su questa china, si arriva ad asserire che l’adulterio permanente può essere per il momento «la donazione che Dio stesso sta richiedendo in mezzo alla complessità concreta dei limiti, benché non sia ancora pienamente l’ideale oggettivo» (Amoris laetitia, 303), siamo alla bestemmia. A rimediare non basta una citazione di san Tommaso, strumentale e strappata al contesto; è il metodo dei Testimoni di Geova.
Non siamo accorati per chi si ingegnerà a tirare il documento da una parte o dall’altra per trovarvi supporto al proprio orientamento (normalista o rivoluzionario); la perfidia peggiore consiste nel fatto che anche le obiezioni, loro malgrado, ne rafforzeranno la ricezione: che se ne parli anche male, purché se ne parli… e più se ne parlerà, più il veleno che contiene penetrerà nelle conversazioni quotidiane, nei dibattiti televisivi, nei progetti pastorali, nella mentalità e nella prassi comuni. È proprio così che idee inizialmente inaccettabili vengono trasformate in norma; è esattamente la stessa tecnica utilizzata dalle menti occulte del nuovo ordine mondiale, che nel giro di pochissimi anni ha portato la società e gli Stati ad ammettere e premiare le devianze sessuali, prima universalmente e spontaneamente aborrite, e a stigmatizzare come nemico del genere umano chi ancora le denuncia per quello che sono – la più ripugnante forma di degradazione della persona. Ora anche nella Chiesa, con la scusa dell’adattamento ai tempi e mediante la valutazione dei casi particolari, demandata ai singoli chierici, ciò che era inammissibile diverrà obbligatorio – e guai a chi non si adegua.
Se ci avete fatto caso, l’attacco è stato sistematicamente portato contro i Sacramenti che sono i pilastri del vivere sociale e cristiano: il matrimonio, fondamento della famiglia e dell’educazione alla fede e alla vita; la confessione, fattore di discernimento morale e di correzione della condotta individuale; l’Eucaristia, principio di santificazione e vincolo di appartenenza ecclesiale. Il primo è stato demolito con le nuove norme per le cause di nullità; il secondo, svuotato di senso e di valore con le inaudite raccomandazioni ai missionari della misericordia; il terzo, ridotto a mero simbolo con poche battute estemporanee sull’intercomunione con i protestanti. Complimenti: neanche Ario e Lutero erano riusciti a far tanto danno con così pochi mezzi e in così poco tempo. Nella hit parade degli eretici il Nostro ha raggiunto la vetta in modo fulmineo.
Distruggendo la fede nei Sacramenti e nella vita soprannaturale, si annienta inevitabilmente anche quella – inseparabile – nei due misteri principali del Credo cristiano: Incarnazione, Passione, morte e Risurrezione di nostro Signore Gesù Cristo; unità e Trinità di Dio. Anche se l’ordine del catechismo è inverso, qui dobbiamo partire dal fondo: i Sacramenti, infatti, applicano alle anime dei credenti i frutti del mistero salvifico di Cristo, il quale sarebbe stato impossibile se Gesù non fosse il Figlio di Dio, una cosa sola con il Padre nell’unità dello Spirito Santo. In ultima analisi, dunque, chi nega l’efficacia della grazia sacramentale nega il Dio della Rivelazione; in altre parole, è apostata e ateo, perché nel suo discorso rimane soltanto l’uomo. Degno erede e continuatore di quel famoso porporato, estintosi per volontaria eutanasia, che da vecchio affermava di non aver ancora capito perché mai il Padre avesse fatto soffrire il Figlio. Gli sarebbe bastato leggere la Bibbia, di cui peraltro passava per maestro.
Ora, se è vero che non si può fare a meno di leggere pur qualcosa della e sull’ultima pubblicazione pontificia, evitiamo di cadere in trappola lasciandocene catturare e intossicare, dimenticando poi di fare le uniche cose effettivamente utili e necessarie nell’attuale frangente storico – quelle che persino l’ambiente tradizionale, ahimé, non pratica abbastanza, rischiando di estenuarsi in sfoghi polemici che, alla fin fine, non cambiano nulla, se non le nostre condizioni emotive. Preghiamo, offriamo, facciamo penitenza (ma sul serio, non a chiacchiere) e, se abbiamo tempo e voglia di leggere, curiamo la retta fede. Non lasciamoci rubare la fruizione e il godimento del tesoro che possediamo, perdendo la pace e la serenità di chi conosce la verità e si sforza di viverla con l’aiuto della grazia e il proprio impegno personale.
Dato che l’atomizzazione dottrinale e pastorale della Chiesa Cattolica, che di fatto è in corso da decenni, è stata ormai formalmente sancita, preghiamo senza sosta per essa, i cui nemici da sempre si adoperano a minarne l’unità allo scopo di dominarla e distruggerla. Divide et impera: il revolucionero, nonostante la scarsa preparazione culturale, almeno una cosa l’ha imparata – e l’applica a meraviglia, polverizzando la comunione del Popolo di Dio. Preghiamo anche gli uni per gli altri onde poter fare un discernimento retto: i sacerdoti in cura d’anime, riguardo alle difficili scelte che saranno obbligati a compiere; i fedeli, riguardo ai comportamenti che dovranno tenere in “comunità” parrocchiali in cui abusi e sacrilegi, se già non lo sono, diverranno prassi corrente. «Il fratello aiutato dal fratello è come una città fortificata» (Pr 18, 19): posso garantire per esperienza personale che il sostegno dell’intercessione altrui permette di sopportare le più gravi prove con un’inspiegabile letizia. Il Signore ricompensi con la gioia della fedeltà amorosa a Lui i tanti che pregano per il povero prete che scrive.
Noi preghiamo per lei, Don Elia e per tutti i sacerdoti che con meno coraggio stanno soffrendo. Preghiamo per chi vede affinche'escano da questo silenzio che li rende complici. Preghiamo per quelli che non vedono, e che in buona fede seguono satana. Preghiamo affinche' il Signore li Illumini prima che satana riesca ad annebbiare loro la vista. Signore Pieta'!
RispondiEliminaL'esortazione apostolica sulla famiglia esprime in pieno il pensiero di questo VdR e dei suoi pari, ma sfortunatamente per loro questo non è il pensiero di NSGC. Ora, poichè la Chiesa Cattolica non è la Chiesa di Francesco, ma quella di Gesù Cristo è evidente che questo "Papa" (sic!)non può rappresentare Gesù sulla Terra. Mi domando con apprensione e orrore se questo personaggio stia lavorando per il nemico e di quante anime, grazie alla sua misericordia gratuita, al suo buonismo, superiori a quelli di Dio (così crede nella sua superbia), porterà alla dannazione eterna.
RispondiEliminaGrazie per il blog. E' rassicurante un sacerdote che spiega senza mezzi termini. Dio la benedica.
RispondiEliminaDevo purtroppo notare che anche su questo blog si usano espressioni come "Geniale astuzia gesuitica" che contengono in sé una generica valutazione negativa dell'Ordine cattolico di Sant'Ignazio. L'espressione io la correggerei così: "Geniale astuzia modernista" oppure "geniale astuzia di modernista sedicente gesuita". Fossi in Lei, cercherei di evitare espressioni che possono essere lesive di un Ordine infallibilmente approvato dalla Chiesa Cattolica, e di migliaia di Gesuiti autenticamente cattolici che col martirio, la testimonianza della Fede cattolica o la fatica quotidiana del confessionale hanno, prima del conciliabolo, dato prova di sublime eroismo cattolico. Sarebbe come se si dovesse giudicare l'Ordine cattolico Agostiniano dall'eresiarca Lutero, un assurdo. Non rischi di mettersi sullo stesso piano di protestanti e giansenisti, e non creda che tali parole cadano nel vuoto: la rete è pieno di blog e siti pseudo cattolici dove si insultano i gesuiti a prescindere, anche quelli del passato, anzi si afferma che i germi di eresia e massoneria erano già presenti nel gesuitismo di Sant'Ignazio.
RispondiEliminaLa prego, non ci caschi anche Lei.
Vincenzo
Mi scuso se ho dato scandalo. Ho usato il termine "gesuitico" nell'accezione comune, non certo per squalificare uno dei più gloriosi ordini della Chiesa Cattolica, di cui venero molto il Fondatore e numerosi altri Santi. Purtroppo la storia insegna pure che i raffinati metodi di persuasione elaborati dai Gesuiti si possono utilizzare anche per scopi temporali non sempre limpidi, come accade oggi. E' questo che intendevo esprimere.
Elimina"Ave Maria" caro don Elia, lo Spirito Santo la assista e le doni le grazie particolari di cui necessita, noi la ricordiamo sempre nelle nostre preghiere e siamo certi dell'intercessione di Maria Santissima, in cui riponiamo ogni fiducia e completo abbandono. Uniti nell'unica Verità che salva, anche in mezzo al mare in tempesta, sappiamo che Gesù è con noi e, a suo tempo, ristabilirà ancora il Regno di giustizia e di pace. Grazie.
RispondiEliminaSiamo al fallout, caro padre, alla fine tutto ricade, la hitparade che lei ha stilato mi trova d'accordissimo, caspita chissà Martin che invidia, un papa(?) più eterodosso o ereticale delle sue dottrine, bingo. Purtroppo tutto era chiarissimo fin dalla fatale, gelida sera del marzo di tre anni fa, non c'è da farsi illusioni, tenuto a bagnomaria per 10 anni e bruciato a fuoco lento il predecessore, portati a Panama e dintorni i 30 denari, via SWIFT chiesa nuova e nuova misericordia per tutti, venghino lorsignori venghino, purché dotati di portafogli illimitati, motus in fine velocior. Che il Signore ci perdoni perché non ci rendiamo conto di ciò che facciamo.
RispondiEliminaTutto ruota intorno all'allegoria dell'"ospedale da campo", che non vuol vedere più nel comune peccatore (tutti noi) un colpevole (cioè un responsabile delle proprie "ferite") ma sempre una vittima (magari solo dei propri istinti), un concetto che appartiene alla confusione ideologica contemporanea.
RispondiEliminaNon mi pare affatto l'idea di Gesù, che dice “Venite a me, voi tutti, che siete affaticati e oppressi, e io vi ristorerò.” (Matteo 11:28).
Certo il peccato ferisce, ma per accorgersene bisogna sentire dolore, e cercare ristoro in Cristo che ci viene incontro. Ma, quando mi ritengo una "vittima" come posso sentirmi sinceramente affaticato e oppresso dal giogo dei "miei" peccati?
I veri Gesuiti
RispondiEliminaR.P. Isacco Jogues d.C.d.G
Bergoglio è un falso "gesuita" modernista.
Personalmente odio essere insistente, ma qui devo farlo, in coscienza. Peccato, il resto dell'articolo è buono.
Distinti saluti
Vincenzo
http://w2.vatican.va/content/francesco/it/apost_exhortations/documents/papa-francesco_esortazione-ap_20160319_amoris-laetitia.html#_ftnref347
RispondiEliminaCf. 186; da 242 a 247; da 304 a 312; 318
Bravo Elia! Grazie per quello che fai! Dio ti benedica. Chi è il poroporato in questione che hai citato?
RispondiEliminaIl cardinal Martini.
EliminaUn altro colpo da maestro nella strategia di manipolazione collettiva di cui tutti, nolenti o no, siamo inevitabilmente vittime.
RispondiEliminaIl fratello aiutato dal fratello, appunto!
RispondiEliminahttp://isoladipatmos.com/amoris-laetitia-tra-pastorale-senza-dottrina-e-fede-ridotta-a-liquame-emotivo/
E cosi', carissimo Don Elia,Bergoglio con elucubrazioni volutamente e calcolatamente ambigue e contraddittorie, raggiunge i suoi obbiettivi prefissati: permettere a coloro che sono nella colpa di rientrare nella chiesa (volutamente in minuscolo) per l'oltraggio eucaristico.Convincere gli incerti che nulla è cambiato con sbrigative dichiarazioni sulle unioni omosessuali e sul matrimonio, per ancorarli nell'errore.Quale pena e pietà mi hanno suscitato le espressioni di grande soddisfazione da parte di omosessuali dichiarati e di divorziati. Non un segno di umile ravvedimento o di pentimento per il loro stato.Anzi. In breve,secondo Bergoglio e quelli che lo appoggiano, è Gesù che deve aggiornare il Suo Insegnamento per i mutati tempi; o forse in duemila anni i Santi Evangelisti , tutti i martiri, i Santi e i Dottori della Chiesa, non hanno capito nulla, hanno solo inasprito e stravolto i Comandamenti del Signore. Ci voleva proprio lui a chiarirci le idee. Nel suo intento demolitore,sta procedendo determinato, con colpi sistematici e astutamente graduali.E quanti ancora non riflettono e non si avvedono della menzogna, di questa avversione a Gesù. O Dio vieni a salvarci. Signore vieni presto (prestissimo, corri)in nostro aiuto, la catastrofe incombe su di noi. Grazie Don Elia per aiutarci a procedere nella Verità. Prego per Lei e per tutti i fratelli di buona volontà e fedeli al Vangelo.
RispondiEliminaLa penso esattamente come te. La chiave di lettura per comprendere l'insegnamento di Gesù è che noi non dovremmo essere del mondo, perché il mondo è alternativo a Dio, tant'è che il suo principe è il diavolo. Il mondo serve perché, nonostante le sue lusinghe scegliamo liberamente Dio è non satana. La Chiesa deve insegnarci la strada per il cielo non il mezzo per goderci questa vita. Le rivendicazioni sociali non sono cristiane perché questa misera vita che finisce è solo un mezzo e non un fine. Questa fissa per i poveri che Bergoglio manifesta in ogni momento è fuorviante, perché solo i poveri in spirito saranno beati e non quelli che aspirano ad una condizione di vita sempre migliore su questa terra. Questo non esonera ciascuno di noi ad amare gli indigenti e ad aiutarli anche materialmente, ma non si può fare della Chiesa un sindacato a difesa di tutti i diritti anche dei più osceni.
EliminaReverendo "Don Elia", il suo articolo è stato ripreso dal giornalista Maurizio Blondet, che me l'ha segnalato, dopodiché io l'ho pubblicato sul mio sito La Madre della Chiesa e a mia volta l'ho segnalato ad Antonio Socci, che l'ha linkato dal mio sito in un suo post. Spero che l'apprezzamento di tutti noi le faccia piacere. Mi risponda, se crede, senza tema che io abbia a darle una pubblicità personale inopportuna e sgradita. Intanto la ringrazio per questo suo ottimo contributo alla verità.
RispondiEliminaGrazie di cuore per l'incoraggiamento e per la diffusione. Può scrivermi all'indirizzo della Parrocchia virtuale, lo consulto solo io: parrocchiavirtuale.slmgm@gmail.com
EliminaLa benedico, preghi per me.
Don Elia, una domanda: se qualcuno dovesse fraintendere volutamente o in buona fede la AL e fare la comunione pur essendo divorziato e risposato, commette sacrilegio????
RispondiEliminaOggettivamente, sì; quanto al grado di responsabilità personale, può essere in parte scusato dall'inganno che subisce e che determina la sua coscienza, la quale rimane comunque una coscienza erronea che ha l'obbligo grave di fare il possibile per accertarsi meglio della verità.
EliminaPerché vede don Elia, sembra quasi che meno si conosce la Dottrina, meno si pecca.
RispondiEliminaAvendo l'uso della ragione ed essendo stati creati da Dio, tutto il nostro essere tende a Lui, desidera conoscerlo, amarlo e servirlo. Cosa ci impedisce quindi di approfondire la Dottrina, se non una debole volontà che si ripiega esclusivamente su ciò che più appaga, anziché impegnarsi a conoscere la Parola di Dio, vivendola con docile obbedienza, nella continua ricerca dell'unica Verità che ci salva?
RispondiEliminaDirei piuttosto: meno si vuol conoscere la Dottrina è più si finisce vittima delle formidabili astuzie del Demonio, che dopo averci irretito e fatti suoi schiavi, ci tormenterà per l'eternità. Meglio aprire bene gli occhi, le orecchie e il cuore, ascoltando e vivendo ogni singola Parola di Dio, anche se dura e difficile da vivere, perché esigente, ora, che trovarci, per sempre, in compagnia dei più ostinati e incalliti peccatori. Avranno un cuore pieno solo di odio, avendo desiderato, più di ogni cosa, saziare ogni appetito e godere in questa vita, burlandosi di Dio, ponendosi al di sopra della sua Parola o ignorandola completamente, conosceranno solo il tormento.
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