La rivincita
della grazia
Exsurgat Deus, et dissipentur inimici eius
(Sal 67, 2).
Nessun Sinedrio, antico o moderno, potrà mai tappare
la bocca agli apostoli di Cristo: «Bisogna obbedire a Dio piuttosto che agli
uomini» (At 5, 29). Queste parole di san Pietro, tante volte citate a
sproposito dai disobbedienti alla
legittima autorità della Chiesa, erano rivolte a coloro che avevano condannato
a morte il Maestro per le sue pretese divine e, ora, stavano cercando di
soffocare la predicazione cristiana. Avevano le loro ragioni: il Capo del
collegio apostolico si stava imponendo, con la sola autorità spirituale
conferitagli da Cristo, come guida del nuovo Popolo eletto, l’Israele rinnovato
dalla fede nel Messia e in procinto di accogliere nel suo seno, secondo le
antiche profezie, i pagani convertiti; il suo ascendente religioso era tale che
la gente deponeva gli ammalati sul suo passaggio perché almeno la sua ombra li
coprisse (cf. At 5, 15). Stava così emergendo una nuova gerarchia, sempre più
riconosciuta anche da sacerdoti, anziani e dottori della Legge (cf. Lc 23, 50;
At 6, 7; 15, 5); quella antica, ormai esautorata da Dio, sarebbe stata spazzata
via, pochi decenni più tardi, dalla guerra giudaica.
Gli uomini ai quali non bisogna obbedire – come appare
chiaramente – sono quindi quelli che rigettano la divinità di Gesù e la sua
unicità assoluta come Salvatore. Quelli invece che sono non solo autorizzati,
ma obbligati a disobbedire ai primi sono quelli che continuano a professare
pubblicamente questa fede, noncuranti del fatto che essa sia rinnegata perfino
da uomini di Chiesa che ne fanno ancora formalmente parte unicamente perché
nessuno ha condannato ufficialmente le empietà che affermano. Che sia il capo
di un dicastero vaticano dedicato alla cultura o un “monaco” mediatico,
fondatore di una pseudo-comunità monastica priva di precisa identità
confessionale, nel momento in cui negano la Risurrezione come evento reale si
escludono da sé dal Corpo mistico e dalla salvezza eterna; che sia un cardinale
amante del sassofono o rubicondi bevitori di birra scappati fuori da un quadro
di Brügel, se giustificano la sodomia e l’adulterio permanente sono degni di
un’orrenda pira… a meno che non
ritrattino una volta per sempre.
Ad ogni modo, la situazione odierna è un’evidente
dimostrazione del fatto che certi perfidi
Iudaei, malgrado i ripetuti castighi divini, non si sono mai arresi; se non
altro, bisogna dar loro atto di tenace perseveranza – intelligente per la capillare
infiltrazione nella Chiesa, un po’ meno per l’essersi messa al servizio di un
perdente. Intendiamoci: non siamo antisemiti, caso mai qualcuno si fosse già
messo a urlare allo scandalo. I poveretti che morirono nei campi di sterminio –
quanti furono realmente, non lo sapremo mai – ci finirono inviati dai loro
stessi correligionari più ricchi e potenti che, invece, si trasferirono in
America e, presi i comandi del potere politico e finanziario, hanno poi
utilizzato la shoah come un’arma
imbattibile per ottenere tutto ciò che volevano, a cominciare dalla creazione
di uno Stato ebraico in pieno ambiente arabo…
Il sionismo dietro l’olocausto?!? A parte il fatto che Adolf Hitler, come molti dei suoi
più stretti collaboratori, aveva sangue giudeo nelle vene, ci sono sufficienti
testimonianze per farsi venire il legittimo sospetto che la storia del secolo
scorso vada riscritta: dei privilegiati, selezionati da commissioni composte di
Ebrei, ebbero la possibilità di evitare la deportazione (come per esempio Etty
Hillesum, che tuttavia preferì patire con il suo popolo). Quanta gente, ahimé,
dovrebbe tapparsi la bocca, anziché profondersi in espressioni di sdegno
interessato!… Non c’è bisogno di diventare revisionisti: basta guardare la
realtà storica senza retorica né manipolazioni. E poi, chi mai si è strappato
le vesti per i milioni di Ucraini che Stalin, negli anni Trenta, fece crepare
di fame? Qualcuno ha mai sentito parlare di holodomor?
O forse quelli erano meno uomini degli altri? E i dieci milioni di contadini
sterminati allo stesso modo già dal buon Lenin, che requisì tutti i raccolti
per sfamare l’Armata Rossa durante la spaventosa guerra civile provocata dal
suo colpo di Stato? Ebreo anche lui, nessuno ne parla…
In realtà, il nostro amore inesprimibile a Gesù, a
Maria, agli Apostoli e ai primi Martiri ci fa amare visceralmente il popolo che
Dio ha scelto per rivelarsi e incarnarsi. È questo amore che ci spinge a
gridare loro: «Venite a Cristo, al Messia che Dio vi ha mandato! Non abbiate
paura di aprirgli le porte!». San Pietro non si trattenne dall’esortare alla
conversione nemmeno il supremo tribunale d’Israele, responsabile della
crocifissione del Salvatore (cf. At 5, 30-31). Se oggi i successori degli
Apostoli si guardano bene dall’imitarlo, seguiamo l’esempio della Vergine Madre.
Nella chiesa romana di Sant’Andrea delle Fratte, nel 1842, con la sua
apparizione convertì all’istante l’agnostico Alfonso Ratisbonne, poi divenuto
col fratello ardente evangelizzatore degli Ebrei. Tutto è possibile a Dio;
basta sottomettersi a Lui acconsentendo all’azione dello Spirito Santo e
accogliendo la testimonianza apostolica (cf. At 5, 32).
Spiritus Domini replevit orbem terrarum
(Sap 1, 7): non c’è neppure un angolo dell’universo che possa sottrarsi alla
sua presenza benefica, tranne il cuore dell’uomo che lo respinge. La
Pentecoste, quest’anno, cade nel giorno dedicato a Maria Ausiliatrice e
Corredentrice: invochiamo con forza la Sua intercessione perché lo Spirito
Santo ci colmi nella mente e nel cuore, in modo che possiamo rivolgere a tutti
un’efficace chiamata alla conversione, specie a coloro che, pur possedendo con
noi le promesse divine, non ne hanno ancora riconosciuto l’adempimento. Nel
giorno fissato, Cristo sorgerà per disperdere quelli che, fra di loro, hanno
scelto il campo avverso pur di non piegarsi alla volontà del loro Dio. Allora,
rimosse le cause della corruzione e della violenza che devastano la terra, ogni
uomo vedrà la salvezza – e chi l’avrà meritata ne godrà in eterno.
Confirma hoc, Deus, quod operatus es in nobis. […] Regna
terrae, cantate Deo […] qui ascendit super caelum caeli, ad orientem […].
Mirabilis Deus in sanctis suis; Deus Israel ipse dabit virtutem et fortitudinem
plebi suae. Benedictus Deus!
(Sal
67, 29.33-34.36).
Lei padre sta procedendo su un percorso molto pericoloso, non si può parlare apertis verbis di certe cose, ma, siccome la matematca non è opinione, mancano alla sua lista altri milioni di martiri, non quantificabili, dall'estremo oriente, PolPot docet e di Myanmar e Corea nulla si sa, ma anche lì ci sono andati giù pesanti, sul disgraziatissimo Tibet meglio stendere un velo pietoso, anche su cosa è diventato la sua ex guida spirituale, il Dalai Lama dopo i tanti contatti ravvicinati con l'occidente, un affiliato, che ogni fine mese passa a riscuotere la tassa dai confratelli, speriamo arrivi qualcosa ai rifugiati in India......purtroppo così stanno le cose, non va certo meglio da là del Tevere, anzi, il mondo un tempo cattolico si va sgretolando velocissimamente e pare non vi sia rimedio a questo vertiginoso precipitare verso il nulla, tutti sono supinamente chini ai padroni, tutti, laici e non, ma quello che fa più male è che non si può dire nulla contro la imperante, dispotica dittatura relativista del pensiero unico, visto cosa è capitato a chi l'aveva coraggiosamente denunciata e combattuta finché possibile. Caro padre, io ho una mia teoria, l'ultimo papa se n'è andato, tutt'altro che sua sponte, non credo ce ne saranno altri, il buio del male avanza, a' da passà a' nuttata, non praevalebunt, ma sarà una battaglia tremenda e pochi si salveranno, altro che dio per tutti e tutti salvi.La Pentecoste è appena passata, restiamo fedeli alle promesse di Nostro Signore Lui sa il futuro che ci attende, noi dobbiamo solo sperare. Spe salvi facti sumus.
RispondiEliminaPreghiamo molto ed incessantemente..... Ricordo la frase che San Vincenzo di Lèrins che disse: "Dio alcuni Papi li dona, altri li tollera, altri ancora li infligge".
RispondiEliminaSe abbiamo fede in Dio Padre Onnipotente, come non credere che non ci inviera', secondo i Suoi tempi, un Papa Santo, che traghettera' la Sua Chiesa, nella nuova era di pace, che ci ha promesso, dopo il trionfo del Cuore Immacolato di Maria? Forse noi non la vedremo, ma il nostro sacrificio, contribuira' a far germinare la Chiesa Santa! Dobbiamo sperare e pregare, con suppliche e sacrifici, perche' questo buio sia eliminato e una nuova generazione dia gloria a Dio. In questi tempi cosi' difficili, abbiamo il dono di vivere le virtu' eroicamente per veder maturare i frutti dello Spirito Santo: amore, gioia, pace....come il catechismo della Chiesa Cattolica ci insegna. Questi frutti sono il piu' bel dono di Dio, perche' ci imprimono nel cuore, la pienezza del suo spirito. Nessuno potra' portarceli via e, pur in mezzo alle tribolazioni, vivremo in comunione con Dio e tra di noi, un cuor solo e un'anima sola. Ad ogni colpo del Maligno, dobbiamo rispondere con un atto di Fede, colpo su colpo, per riparare la Vigna del Signore.
RispondiEliminaA proposito del fatto che ci si siano "strappate le vesti" molto meno per i "milioni di Ucraini che Stalin, negli anni Trenta, fece crepare di fame", o per le vittime di Lenin, che non per gli sterminati dell'Olocausto hitleriano, e a giustificazione di ciò, sono interessanti le considerazioni elaborate dal filosofo israeliano Avishai Margalit nel suo libro "Sporchi compromessi", uscito in Italia presso Il Mulino nel 2011, che riassumerò qui di seguito, come contributo culturale, senza commenti miei.
RispondiEliminaQuesto autore parte dall'esame della scelta operata da Churcill, nel giugno 1941, di schierarsi con Stalin contro Hitler, e dà ragione allo statista britannico, malgrado, a quell'epoca, Stalin avesse già commesso i suoi crimini peggiori (perpetrati, come precisato nel post, appunto negli anni Trenta), mentre Hitler avrebbe portato a termine le sue più terribili nefandezze soltanto successivamente a quel 1941, e questo, scrive Margalit, "non tanto perchè il peggio di Stalin non fosse all'altezza del peggio del peggio di Hitler, quanto perchè il male che Hitler perpetrava era il male radicale, il male che metteva a rischio la moralità stessa (...). Il male infernale commesso da Stalin er a diverso e Churcill seppe percepirne la differenza".
"L'aspetto che rende il genocidio un crimine orribile" prosegue il filosofo "oltre ad essere un'ignobile uccisione di massa indiscriminata, è lo smembramento dell'idea di umanità condivisa che esso manifesta. Etichettando una particolare categoria di esseri umani come creature che non meritano di vivere, il genocidio cancella questa categoria dell'umanità". E, secondo Margalit, "il nazismo perpetrò appunto questo "attacco consapevole all'idea di umanità e quindi alla possibilità di affermazione della moralità stessa", mentre, invece, il comunismo, pur con le sue indicibili brutture, non fece questo, e quindi con ciò si giustificherebbe Churcill nella sua scelta di preferire Stalin ad Hitler, così come la maggior demonizzazione universalmente riservata alla figura di Hitler piuttosto che a quella di Stalin.
Tommaso Pellegrino - Torino
www.tommasopellegrino.blogspot.com
Grazie per l'interessante contributo.
RispondiEliminaUn ennesimo esempio della sorprendente (e stomachevole) capacità della cultura ebraica di sminuire a proprio vantaggio le tragedie subite da altri popoli con lo stesso tipo di acrobazie mentali con cui si giustificano i crimini dello Stato di Israele. Sicuramente tutti converranno che sterminare un popolo perché non ha accettato una tirannia bestiale è meno grave e riprovevole del farlo per ragioni di razza... Se Churchill si alleò con Stalin è perché erano entrambi pedine della massoneria ebraica, che aveva imposto alla Russia il terrore leninista-stalinista e usò poi Hitler come strumento per la realizzazione dei propri piani.