Iam enim securis ad radicem arborum posita est.
(Mt 3, 10)

sabato 20 dicembre 2025


Per la Chiesa

con Maria Corredentrice / 3

 

«L’anima mia magnifica il Signore e il mio spirito esulta in Dio, mio Salvatore» (Lc 1, 46-47). Il Signore ci chiama a pregare per i membri sofferenti della Chiesa: per tutti coloro che hanno qualche patologia e, in particolare, per coloro che hanno subìto dei danni sul piano fisico in seguito a quella che è stata chiamata vaccinazione. In realtà, si è trattato di un avvelenamento collettivo, decretato e imposto dai governi con una decisione assolutamente inaccettabile e del tutto illegittima; eppure, come ben sappiamo, è successo. Oggi, perciò, si rincorrono notizie riguardanti persone che stanno sempre male, accusano disturbi inspiegabili, sviluppano malattie molto gravi e complesse che prima non erano così diffuse oppure perdono improvvisamente la vita in modo prematuro.

Da due o tre anni tali notizie, purtroppo, si rinnovano con una frequenza impressionante, anche se sembra che non se ne debba parlare. In questi giorni il nostro governo ha dichiarato di voler dare ascolto al comitato dei danneggiati da vaccino; speriamo che ciò porti anche a decisioni concrete a loro vantaggio. Noi cattolici, però, ci rivolgiamo al Signore per chiedere o la grazia della guarigione o quella di trarre da questo male un bene: un bene soprattutto per l’anima, una grazia che permetta a chi è lontano da Dio di tornare verso di Lui; è anche il bene praticato da tutti coloro che si prendono cura degli ammalati.

Noi chiediamo queste grazie per intercessione di Maria santissima, che è Corredentrice e Mediatrice di tutte le grazie. Il Sangue che ci ha riscattati fu dato al Figlio di Dio dalla Madre – e soltanto da Lei. È quindi naturale considerarla coinvolta nel mistero della Redenzione non solo in prima persona, ma anche in una maniera profondissima, tanto è vero che le preghiere rivolte dalla Chiesa al Signore ne tengono conto. Se chiediamo al Padre di rivestirci di carità e riempirci di Spirito Santo per i meriti del Sangue preziosissimo di Gesù Cristo (i meriti sono ovviamente della Persona del Verbo incarnato, che ha versato il proprio sangue, ma il linguaggio condensa qui un discorso più ampio), possiamo farlo proprio perché il Verbo divino ha ricevuto il corpo e il sangue dalla Vergine Maria, che Lo ha generato nella natura umana.

Così ha voluto il Padre celeste da tutta l’eternità. Perciò possiamo a buon diritto chiamare la Vergine immacolata Tesoriera delle divine grazie e Avvocata dei peccatori. Se è Corredentrice, la Madonna è di conseguenza Mediatrice di tutte le grazie, poiché ha cooperato in modo essenziale all’acquisizione delle grazie stesse: in modo, certo, dipendente e subordinato al Figlio, che ne è la sorgente; tuttavia Dio ha voluto che la Sua cooperazione fosse parte integrante dell’opera con cui siamo stati riscattati dal male e che è causa di ogni grazia.

Ora, si potrebbe obiettare che queste sono locuzioni di carattere devozionale, non presenti nei testi liturgici, quelli nei quali la Chiesa esprime infallibilmente la propria fede. Nella liturgia bizantina, invece, si chiede alla Theotókos di aspergerci col Sangue divino che scaturì dal costato trafitto del Suo Figlio e Dio: non solo, ma anche di togliere da noi la macchia del vile peccato. Se dunque la Chiesa d’Oriente chiede questo alla Madonna, è perché Le riconosce questa autorità: quella, in un certo senso, di amministrare il Sangue di Suo Figlio, ossia di distribuire le grazie che vengono da quel Sangue, cioè dal Sacrificio di Cristo.

Non si possono perciò formulare obiezioni sensate a questa realtà che la Chiesa riconosce quando si rivolge a Dio. Nel Vangelo stesso abbiamo un indizio irrefutabile di tale verità. La Vergine, subito dopo aver ricevuto l’annuncio dell’Angelo (che, per darle una prova dell’onnipotenza di Dio, L’ha informata della gravidanza della parente sterile e ormai anziana; cf. Lc 1, 36-37) e aver pronunciato il Suo fiat («Avvenga a me e in me ciò che tu hai detto»; cf. Lc 1, 38), concependo così il Verbo nel Suo grembo grazie al proprio consenso, si mette in viaggio con sollecitudine e, arrivando a casa di Zaccaria ed Elisabetta, genitori di san Giovanni Battista, saluta la cugina. Alla voce di Maria Giovanni, nel grembo della madre, sussulta di gioia.

È la presenza di Maria che porta in Sé Gesù allo stato di embrione a comunicare la grazia al piccolo Profeta, il quale, come insegna tutta la Tradizione d’Oriente e d’Occidente, è stato santificato da questo contatto nel grembo stesso della madre. È Lei, quindi, che già dona il Redentore agli uomini dopo avergli fornito un corpo umano che è ancora in gestazione, sì, ma Gli permette di essere già fisicamente presente; è Lei che porta la grazia dello Spirito Santo, che mediante san Giovanni Battista fa esultare anche la madre; è Lei che già compie il Suo ufficio di Cooperatrice della Redenzione.

Comprendiamo dunque l’esultanza di Giovanni e quella di Elisabetta: «Non appena il suono del tuo saluto è giunto ai miei orecchi, il bambino ha sussultato di gioia nel mio grembo. Beata te che hai creduto che quanto il Signore ti ha detto si adempirà» (Lc 1, 44-45). Maria prorompe allora nel Suo cantico di lode: «L’anima mia magnifica il Signore e il mio spirito esulta in Dio, mio Salvatore» (Lc 1, 46-47). Ella riconosce così di essere la prima redenta (redenta in modo più sublime, dirà il beato Pio IX nel proclamare il dogma dell’Immacolata Concezione) e chiamata ad essere Cooperatrice del Redentore a un titolo assolutamente unico.

Perciò, nel pregare per i nostri cari ammalati, invochiamo la Madonna sapendo che da Lei provengono per noi tutte le grazie: grazie che – ripetiamo – hanno la loro origine e sorgente in Cristo ma giungono a noi attraverso di Lei. Con Lei eleviamo fin d’ora il nostro inno di lode e ringraziamento per tutto ciò che il Signore farà. San Paolo ci esorta a non angustiarci di nulla ma, in ogni necessità, a esporre a Dio le nostre richieste con preghiere, suppliche e ringraziamenti (cf. Fil 4, 6). Ringraziamo ancor prima di aver ottenuto; così vedremo le meraviglie del Dio-Bambino.

Aspergimi col Sangue divino che scaturì dal costato trafitto del Tuo Figlio e Dio, o Piena di grazia, e togli la macchia del vile peccato che mi è rimasta; Te ne prego, o Vergine! Riscattàti con il Sangue che sgorgò dal costato del Figlio Tuo, noi tutti Ti benediciamo, o Madre di Dio! (dalla Liturgia bizantina)


sabato 13 dicembre 2025


Per la Chiesa

con Maria Corredentrice / 2

 

«Ave, Piena di grazia, il Signore è con te; tu sei benedetta fra le donne» (Lc 1, 28 Vulg.). Le parole dell’arcangelo Gabriele attirano la nostra attenzione sulla persona di Maria santissima e sulla Sua condizione assolutamente unica: il titolo Piena di grazia contiene implicitamente il mistero dell’Immacolata Concezione, ossia quella verità di fede secondo la quale la Vergine Maria fu preservata dal peccato originale fin dal primo istante del Suo concepimento; il peccato, perciò, non ha mai avuto su di Lei alcun potere né il minimo influsso.

Non possiamo certo escludere che il demonio abbia provato a tentarla, così come provò col Signore, nel deserto, durante il Suo digiuno di quaranta giorni; nel Loro caso, però, si trattò di qualcosa di completamente diverso da quello che avviene a noi, poiché su di noi, che portiamo ancora la ferita del peccato originale (benché col Battesimo abbiamo ricevuto la grazia santificante), le tentazioni esercitano una certa influenza: prima che, con l’aiuto della grazia di Dio, riusciamo a respingerle, esse condizionano la nostra volontà – cosa che, in Gesù e Maria, non poté mai accadere, poiché in Loro non c’era la minima traccia del peccato di origine.

Ora, l’Immacolata Concezione è un privilegio unico che Dio ha concesso alla Vergine in vista della morte redentrice del Figlio Suo, di Colui che da Lei sarebbe nato. Perché ne fosse degna Madre, il Creatore Le ha concesso tale privilegio tenendo conto in anticipo dei meriti della Passione del Cristo, applicandoli a Lei prima ancora che essa avvenisse, dato che, nell’eternità, non c’è successione temporale. La Vergine Maria è dunque il primo frutto della Redenzione, anzi il più splendido: è un frutto anticipato. Come spiega il beato Pio IX, Maria è stata redenta in modo più sublime: per esprimere qualcosa di inesprimibile, il Papa ricorre a una forzatura linguistica che renda l’idea, per quanto possibile, della grazia inestimabile del privilegio da Lei ricevuto.

Quella stessa Passione del Figlio di Dio fatto uomo, nel disegno divino, è stata tuttavia possibile proprio perché la Madonna Gli ha dato un corpo umano, la carne e il sangue che sarebbero stati materia del Sacrificio redentore; perciò è da Lei che proviene la Vittima del Sacrificio. Non solo: in perfetta coerenza con quanto avvenuto nell’Incarnazione, la Vergine parteciperà poi al Sacrificio stesso, non soltanto accettandolo, ma anche offrendolo attivamente al Padre e unendo Sé stessa all’offerta del Figlio. Gesù e Maria sono indissolubilmente congiunti: la Madre è unita al Verbo incarnato in modo strettissimo (arctissime coniuncta); è per questo che riconosciamo in Lei la Corredentrice: è un dato di fatto.

Il mistero dell’Immacolata implica necessariamente anche la verità della Corredenzione: Ella ha ricevuto quel singolare privilegio in vista della Passione del Figlio, ma secondo il piano salvifico la Passione del Figlio, a sua volta, è stata possibile perché è stata Lei a donargli il corpo con cui Egli avrebbe sofferto. Perciò possiamo affermare che la Madonna è Corredentrice perché Immacolata – ed è Corredentrice fin dal primo istante del Suo concepimento: quindi non solo sul Calvario, ma fin dall’inizio stesso della Sua esistenza.

Ora, per quale motivo la Vergine è Corredentrice? perché ha fornito la Vittima del Sacrificio, l’ha offerta al Padre e si è unita a quell’atto di offerta? Perché a causa della disobbedienza di Adamo ed Eva, che ce ne aveva chiuso le porte, noi eravamo esclusi dal Paradiso; con la Sua obbedienza, la Madonna le ha riaperte. Ella è Corredentrice perché noi eravamo perduti e non avevamo alcuna speranza: eravamo inesorabilmente condannati all’Inferno. La festa dell’Immacolata ci fa allora alzare lo sguardo verso la nostra vera Patria, verso quella realtà che già esiste, anche se ancora non la vediamo e non siamo in condizione di accedervi; con il cuore, tuttavia, già viviamo lì: un cristiano che non abbia il cuore ancorato in Paradiso non è un vero cristiano. La nostalgia del Cielo ci deve accompagnare e impregnare in ogni istante, in modo tale da animare, muovere e dirigere ogni nostro pensiero, ogni nostra decisione, ogni nostra azione.

Per fare questo, abbiamo bisogno – come dice il Signore nel Vangelo – di un cuore da bambini (cf. Mt 18, 3). Ciò non equivale all’infantilismo, ma indica la disposizione di credere incondizionatamente tutto quel che Dio ci ha rivelato, aderendo senza alcuna remora né il minimo scarto a ciò che la fede ci fa conoscere, così come è successo nella Vergine Maria. Chiediamo allora all’Immacolata la grazia di avere un cuore da bambini che aspiri incessantemente al Paradiso. Se la Madonna è Corredentrice, è anche Mediatrice di tutte le grazie, poiché è attraverso di Lei che il Signore le fa arrivare fino a noi: la sorgente delle grazie, evidentemente, è Cristo, ma Dio ha voluto che esse ci siano comunicate tramite la Madre.

Chiediamo anche l’intercessione di santa Teresa di Gesù Bambino, poiché il Signore le ha concesso la grazia di comprendere con una profondità rinnovata la dottrina dell’infanzia spirituale e di saperla poi insegnare efficacemente. Invochiamola per tutta la Chiesa: guardare al Paradiso non significa disinteressarsi della terra e abbandonare i propri simili al loro destino; noi desideriamo invece arrivare in Paradiso con il maggior numero di persone possibile. Guardiamo allora a santa Teresa per poter adempiere, all’interno della Chiesa, il compito che Ella ricevette da Dio e che scoprì quando era già carmelitana, circa due anni prima di morire.

Ella capì che il Signore l’aveva chiamata a svolgere, nel Corpo Mistico, la funzione del cuore: «Nel cuore della Chiesa, mia Madre, io sarò l’amore». Essere l’amore nel cuore della Chiesa significa offrire tutta la propria esistenza, tutta la propria preghiera, tutte le proprie azioni, mediante il Cuore Immacolato di Maria, perché i disegni di Dio si realizzino per la Chiesa intera; significa volere il bene di tutta l’umanità, il quale risiede unicamente in Cristo. All’infuori di Lui non c’è altro bene possibile; perciò non ci si può avvicinare a Dio tramite le altre religioni, che sono piene di errori. La nostra religione è l’unica che sia stata rivelata direttamente da Dio; perciò chiediamo la grazia di poter fare ogni cosa perché gli uomini siano condotti alla verità e, con la fede e il Battesimo, diventino membra del Corpo Mistico. In tal modo adempiremo il nostro compito: essere l’amore nel cuore della Chiesa.


sabato 6 dicembre 2025


Per la Chiesa

con Maria Corredentrice / 1

 

«Nella tenda santa, al suo cospetto, ho prestato servizio; così mi sono stabilita in Sion» (Sir 24, 14-15 Vulg.). Nella festa della Presentazione al Tempio della Beata Vergine Maria, la Chiesa ricorda un avvenimento della Sua primissima infanzia: secondo le tradizioni più antiche, all’età di tre anni Ella fu portata al Tempio di Gerusalemme dai genitori, Gioacchino e Anna, e affidata alle cure di Hillel, il massimo maestro dell’epoca, e della vedova Anna, che aveva il compito di educare le bambine che sarebbero state addette alla confezione dei tessuti utilizzati per la preparazione dei paramenti sacri.

La Vergine fu così educata in modo estremamente accurato sia nella conoscenza delle Scritture che nell’arte della tessitura, tanto che sarà Lei a comporre, come un ordito, quei racconti dell’infanzia di Gesù, Suo Figlio, che san Luca inserirà poi nel suo Vangelo. Il Magnificat è un esempio straordinario di composizione orale, in cui riecheggiano decine di testi dell’Antico Testamento intrecciati tra loro in modo tale da esprimere il sensus plenior, testi che presagivano o preannunciavano esplicitamente l’avvento del Messia.

Immaginiamo lo stupore che colmò il cuore di Hillel nel momento in cui, per la prima volta, vide quella Bambina così piccola ma dallo sguardo così puro e profondo: uno sguardo che nessun’altra creatura ha mai avuto, di una purezza inconcepibile e di una profondità abissale, poiché era quello dell’Immacolata Piena di grazia, capace – già a quell’età – di una contemplazione di livello altissimo, anche se non ancora in grado, forse, di esprimersi in termini adeguati. La Sua anima era certamente immersa nella visione di Dio; perciò quel che il Signore stava operando in essa, elevata ad un grado di grazia inimmaginabile, si rifletteva nei Suoi occhi.

Hillel, rimasto interdetto e quasi paralizzato per lo stupore, si rese conto, in quell’istante, di avere di fronte a sé la creatura destinata da tutta l’eternità ad essere Madre del Messia, del Figlio di Dio. Le parole che, nel libro dell’Ecclesiastico, si riferiscono in prima istanza alla Sapienza divina sono applicate dalla Liturgia, fin da tempi antichissimi, pure alla Vergine, secondo un’interpretazione comune anche all’Oriente cristiano e, quindi, originaria. Come ha potuto la Chiesa applicare a Lei ciò che è scritto del Verbo divino? Maria si è perfettamente identificata con Lui, aderendo a Lui nel più profondo del cuore fin dall’alba della Sua esistenza e lasciandosi plasmare, anche intellettualmente, dalla Parola divina.

«Beati coloro che ascoltano la Parola di Dio e la mettono in pratica» (Lc 11, 28): queste parole si applicano alla Vergine in modo perfetto, dato che nessuno, più di Lei, ha ascoltato la Parola di Dio, al punto di meritare di accoglierla fisicamente in Sé, donandole un corpo umano con quel sangue che sarà poi sparso sulla Croce in espiazione dei peccati di tutti gli uomini. È anche per questo che La chiamiamo Corredentrice: Maria ha fornito la carne e il sangue che sarebbero stati materia del Sacrificio redentore. Poi si è associata a quel Sacrificio in modo unico, in qualità di Madre della Vittima, partecipando con tutto il proprio essere e unendosi all’intenzione del Sacrificio nel modo più perfetto possibile, quello proprio dell’Immacolata e della Piena di grazia.

Maria era stata istruita fin dai primissimi anni della Sua esistenza terrena in quelle verità che si sarebbero poi realizzate nella Passione del Figlio; perciò si unì consapevolmente al Sacrificio redentore offrendo il frutto del suo grembo (Lc 1, 42) e Sé medesima inseparabilmente congiunta a Lui – e lo fece nel momento stesso in cui il Sacrificio si stava compiendo. Anche la Chiesa offre il Sacrificio del Figlio unendosi ad esso, ma lo fa in un secondo tempo, allo scopo di applicare alle anime gli effetti di quel Sacrificio, mentre la Madonna lo fece proprio nella circostanza in cui le grazie che avrebbe poi dispensato venivano acquisite.

Contempliamo dunque anche noi, con gli occhi del cuore, la Bambina purissima che si offre a Dio nel Tempio di Gerusalemme perché la Sua volontà si realizzi in Lei, dando come può, a quell’età, la propria completa disponibilità ai piani del Cielo. Contempliamola in quel momento fondamentale che contiene virtualmente tutto il seguito; riconosciamo in tal modo il ruolo unico da Lei svolto nell’opera di salvezza, così da poterla glorificare adeguatamente, per quanto ci è consentito dalla misura delle nostre forze. Rendiamole tutto l’onore di cui siamo capaci, riparando così a tutti i tentativi di sminuirne il posto e la dignità e a tutte le offese che riceve da quanti La odiano perché dediti all’impurità e alla perversione.

Sì, contempliamo l’Immacolata al Tempio; lasciamoci rapire, come Hillel, dalla Sua bellezza soprannaturale e, con Lei, diamo al Signore la nostra disponibilità a cooperare ai disegni della Redenzione, ognuno al suo posto, là dove Dio lo ha chiamato e nello stato in cui è collocato, in modo tale che, anche attraverso di noi, la Mediatrice di tutte le grazie le riversi sulla Chiesa in vista della sua rinnovazione.


sabato 29 novembre 2025


Misura il tuo quoziente

 

Test di arguzia

1) Quale evento ha spinto di più i cattolici a riscoprire la Tradizione?

□ Il Concilio Vaticano II   □ Gli incontri di Assisi   □ La Pachamama

2) Che cosa conserva di più il ricordo del Concilio Vaticano II?

□ Il Magistero pontificio   □ La Fraternità San Pio X     □ La teologia ufficiale

3) Che cosa ha contribuito di più a riaccendere il dibattito sulla Corredenzione?

□ Le discussioni tra esperti     □ La petizione popolare    □ La Nota Mater populi fidelis

4) Chi o che cosa ha favorito di più la diffusione della Messa tradizionale?

□ Papa Francesco                □ Il Covid-19                  □ Il M.P. Traditionis custodes

 

Risposte

1) Il Concilio Vaticano II.

2) La Fraternità Sacerdotale San Pio X.

3) La Nota dottrinale Mater populi fidelis.

4) Tutti e tre.

 

Analisi

1) La prima risposta può esser fraintesa. Non è il Vaticano II, di per sé stesso, che ha spinto i cattolici a riscoprire la Tradizione, poiché la teologia postconciliare ne ha fornito un’idea distorta, censurato le fonti e selezionato i contenuti in funzione di una visione del cristianesimo, del tutto inedita, che non ha riscontro in alcuna epoca storica. Esso non lo ha fatto nemmeno suscitando una reazione di mero rifiuto, dato che quest’ultima ha tenuto artificialmente in essere quella soffocante situazione di stagnazione che già si percepiva chiaramente negli anni Quaranta: «Il cristianesimo […] è minacciato da una specie di silenziosa apostasia provocata dall’indifferenza che lo circonda e dalla sua propria distrazione» (Emmanuel Mounier, Agonia del cristianesimo? [1946], in Cristianità nella Storia, 1979, 30). Pur non essendo affatto favorevoli all’autore citato, “cattolico di sinistra” ante litteram, non possiamo non apprezzare la sua acuta percezione della realtà.

Dietro gli orpelli del trionfalismo esteriore e la facciata di un ossequio ipocrita e interessato, in molti ambienti l’indifferenza era palpabile già allora, così come la distrazione dalla vera essenza della vita cristiana, spesso – anche se non sempre e dappertutto – ridotta a sapere intellettualistico e a pratica volontaristica. Una roccia resa così porosa era ben permeabile all’infiltrazione del neomodernismo, il quale, ancor prima di essere riabilitato da Roncalli e Montini, aveva attaccato il corpo malaticcio come un virus insidioso: già sotto Pio XII, nel 1953, era stata modificata la disciplina eucaristica col pretesto delle mutate condizioni, mentre la “riforma” della Settimana Santa, nel 1955, aveva rifatto radicalmente riti antichissimi, accompagnata dall’abolizione di feste, ottave e vigilie. Le premesse del successivo intervento di Giovanni XXIII erano ormai poste; la serie di frequenti modifiche in materia liturgica, in un clima di disaffezione e stanchezza (specie nel clero), preparò l’accettazione dell’ulteriore riforma del 1965 e, infine, del completo stravolgimento del 1969.

In che senso, allora, l’ultimo concilio ha spinto i cattolici a riscoprire la Tradizione? Nel senso che, non senza speciali grazie loro concesse dalla Corredentrice, ha obbligato quelli che non l’hanno persa ad attaccarsi alla fede trasmessa, a cercarne le fonti genuine e a riflettere sui suoi fondamenti con la mente sgombra dalle deformazioni, rigettate a causa degli abusi che hanno prodotto. La Provvidenza permette ogni male per trarne un bene maggiore; il Signore non abbandona la Sua Sposa e sa bene come guidare le anime che Gli rimangono fedeli. Coloro che si separano dalla Chiesa pensando di poter così conservare la fede, invece, perdono la grazia e, di conseguenza, sono esposti senza difese a tentazioni sottili che, a lungo andare, deformano la fede stessa in senso contrario a quello che si intendeva correggere.

2) Il cattolico medio sa a malapena che qualche decennio fa (per i giovani equivale all’era glaciale) c’è stato il Concilio per antonomasia; egli ne ignora però i contenuti, se non l’idea – falsa – secondo cui avrebbe voluto la Messa in italiano e gli altari rivolti al popolo. Solo il Magistero e i professori delle facoltà teologiche citano ancora il Vaticano II ma, grazie a Dio, il loro raggio di influenza è sempre più ristretto: una beata e pressoché totale ignoranza religiosa dilaga pure fra coloro che, più o meno regolarmente, vanno ancora a Messa, ma le cui fila si sono drammaticamente assottigliate a causa delle catastrofiche scelte pastorali adottate all’epoca della pandemia. Ciò che mantiene vivo il ricordo di quell’infausto evento è soprattutto la propaganda della Fraternità San Pio X, la quale non fa certo onore al Papa di cui ha preso il nome: se non fosse per quella, quasi nessuno penserebbe più al Concilio; al massimo, esso è una semplice bandiera di circoli asfittici di gente attempata.

3) Qui non c’è bisogno di delucidazioni. La Corredenzione mariana, prima del Vaticano II, era dottrina comune. Poi, nel clima di fanatico riduzionismo mariologico imposto dai “teologi”, essa è stata artatamente rimossa dall’insegnamento ufficiale, pur venendo chiaramente ripresa e illustrata da Giovanni Paolo II. Tuttavia, specie in ambito anglosassone, si è svolto un vivace dibattito che ha portato, tra il 1997 e il 2008, alla pubblicazione di due petizioni che han raccolto milioni di adesioni tra i fedeli, centinaia tra i vescovi e decine tra i cardinali; ciononostante, esse sembrano cadute nel vuoto. Quello che, per una felicissima eterogenesi dei fini, ha riportato la Corredenzione al centro dell’attenzione mediatica ed ecclesiale è proprio la Nota dottrinale Mater populi fidelis: malgrado il suo intento opposto, essa ha dimostrato che il sentire del popolo fedele va in senso contrario e che, se gli si tocca la Mamma, reagisce con adeguata determinazione.

4) È ben arduo, infine, stabilire da cosa è stata favorita di più la diffusione della Messa apostolica. L’arbitrarietà e la cattiveria caratteristiche dei provvedimenti del pontefice defunto, in generale, han suscitato una spontanea simpatia per l’ambiente tradizionale, la cui persecuzione è apparsa quanto mai irragionevole e immotivata. Le misure adottate col pretesto della falsa emergenza sanitaria, poi, hanno spinto tanti fedeli desiderosi di ricever la Comunione in modo degno a riversarsi nelle chiese in cui si celebra la Messa tridentina, che han potuto così scoprire e apprezzare. Il Traditionis custodes, infine, ha rappresentato una vera e propria molla che ha spinto cattolici e non a interessarsi di una realtà incomprensibilmente proscritta, ma incredibilmente bella e feconda, dove bambini, giovani e famiglie non vengono adescati con improbabili “effetti speciali” da avanspettacolo, bensì conquistati dal decoro e dalla dignità di un rito che parla a tutto l’essere.

In conclusione, c’è da aspettarsi che anche la sistematica omissione del Filioque da parte di Prevost inneschi nuovo interesse e conduca ad ulteriori approfondimenti del dogma definito dal Concilio di Firenze: lo Spirito Santo procede dal Padre e dal Figlio come da un unico principio (DS 1300-1302). Nel frattempo, riparate a questo grave affronto alla fede cattolica rileggendo l’enciclica Mortalium animos di Pio XI e recitando spesso il Credo niceno-costantinopolitano completo. Non ci interessa affatto un’unità apparente, conseguita a prezzo della verità; per noi l’eresia non è legittima differenza né lo scisma comunione parziale. Se la dottrina che assicura la salvezza si riduce a mero enunciato verbale usato per celare le contraddizioni, vuol dire che la fede è una finzione, il Magistero un fatto di marketing e la Chiesa un carrozzone carico di anime morte, manipolate da gerarchi che ne sfruttano l’apparato esterno per ragioni di potere e prestigio. Lasciamoli andare per la loro strada e rimaniamo fieramente cattolici, a casa nostra, in attesa che il Signore butti fuori gli intrusi.


Credo niceno-costantinopolitano:

https://www.preghiamo.org/credo-niceno-costantinopolitano.php


Enciclica Mortalium animos (1928):

https://www.vatican.va/content/pius-xi/it/encyclicals/documents/hf_p-xi_enc_19280106_mortalium-animos.html


Da incorniciare:

https://www.aldomariavalli.it/2025/11/26/in-unitate-fidei-ovvero-lunita-al-prezzo-della-verita/amp/


Su tema connesso:

https://lascuredielia.blogspot.com/2025/11/quale-tradizione-il-dramma-del.html


sabato 22 novembre 2025


Onore alle madri cattoliche!

 

Con grande ammirazione rilanciamo questo testo, che da qualche giorno circola nelle reti sociali e che sottoscriviamo in toto per la chiarezza e la perentorietà. Imitate questa madre coraggiosa e gridate la verità dappertutto. Diffondete queste parole nel più largo raggio possibile, cominciando dai vostri sacerdoti. È ora che i cattolici reagiscano attivamente, anziché isolarsi in ghetti in cui sentirsi protetti.

Non sono teologa, né sacerdote, né un’autorità del Vaticano. Sono solo una laica, una catechista che ha lavorato nella Chiesa e una madre che si impegna ogni giorno a crescere sua figlia nella verità del Vangelo, insegnandole la sacralità dei Sacramenti e la bellezza della fede autentica. Eppure, davanti alla notizia che padre James Martin ha amministrato la Confermazione al giornalista Gio Benitez, apertamente omosessuale, accompagnato da suo “marito” come padrino, e che entrambi hanno ricevuto la Santa Comunione, non riesco a restare in silenzio.

Sono rimasta sconvolta, non tanto per l’episodio in sé, ma per ciò che rappresenta: un segno drammatico di quanto la battaglia spirituale sia ormai penetrata nel cuore stesso della Chiesa. Abbiamo sempre saputo che il demonio odia la Chiesa, ma ciò che oggi si manifesta è più sottile e pericoloso: una confusione mascherata da misericordia, un relativismo travestito da accoglienza, una nuova forma di “pastorale” che, invece di condurre le anime alla conversione, le conferma nel peccato.

Il Vangelo è chiaro: Gesù ha accolto tutti, ma non ha mai benedetto il peccato. Ha detto alla donna adultera: «Va’ e non peccare più» (Gv 8, 11). L’amore di Cristo è inseparabile dalla verità e, ogni volta che si tenta di dividerli, si tradisce il Vangelo stesso. È terribile vedere come, oggi, alcuni ministri del Signore si pieghino alle logiche del mondo, dimenticando che l’Eucaristia non è un gesto simbolico di inclusione, ma il Corpo vivo di Cristo, che si riceve in stato di grazia, con cuore contrito e desideroso di conversione.

Come catechista, ho insegnato ai bambini e ai giovani che i Sacramenti non sono “diritti umani”, ma doni divini; non appartengono a noi, ma a Dio. Vederli manipolati, banalizzati o adattati a ideologie contrarie alla fede provoca una ferita profonda nel cuore di chi ancora crede nella santità della Chiesa.

Non possiamo continuare a fingere che tutto vada bene. Quando ciò che è contrario al Vangelo viene presentato come atto d’amore, il male non ha più bisogno di distruggere la Chiesa dall’esterno: lo fa dall’interno, con la complicità del silenzio.

Il profeta Isaia ammonisce: «Guai a coloro che chiamano bene il male e male il bene» (Is 5,20). Eppure, oggi sembra che proprio questo si stia compiendo sotto i nostri occhi, in nome di una falsa misericordia che non salva, ma inganna.

Mi chiedo, come madre e come educatrice nella fede: che cosa insegneremo alle prossime generazioni? Che il peccato non esiste più? Che si può ricevere la Comunione senza confessarsi, senza pentimento, senza conversione? Che la verità si piega al sentimento e la dottrina al desiderio individuale?

No, non posso tacere: non per superbia, ma per amore della Verità; perché, quando tacciono i pastori, è dovere delle pecore gridare. Chi ama la Chiesa non può restare indifferente davanti alla sua ferita.

Ogni giorno invoco san Michele Arcangelo, principe delle milizie celesti, chiedendogli di combattere i demoni che oggi si travestono da angeli di luce e confondono misericordia con permissivismo, accoglienza con complicità, carità con relativismo. La Chiesa non appartiene al mondo: appartiene a Cristo – e Cristo non cambia. Il suo Vangelo non ha bisogno di essere aggiornato, ma di essere vissuto, amato, difeso, anche a costo di essere derisi, emarginati o perseguitati.

La vera carità nasce dalla verità e la vera misericordia conduce alla conversione. È tempo che noi, fedeli laici, smettiamo di avere paura di dire ciò che è giusto. È tempo di risvegliare le coscienze, di ricordare che la santità non è negoziabile e che, ogni volta che un sacramento viene profanato, Cristo stesso viene ferito nel Suo Corpo Mistico.

La battaglia è reale. È spirituale. È già in corso.

Mentre il mondo applaude, io mi inginocchio e prego:

San Michele Arcangelo, difendici nella battaglia; sii nostro aiuto contro la malizia e le insidie del demonio. Che Dio gli comandi, te ne preghiamo supplici, e Tu, o Principe della milizia celeste, con la potenza che Ti viene da Dio, ricaccia nell’Inferno Satana e gli altri spiriti maligni che si aggirano nel mondo per perdere le anime. Amen.