Iam enim securis ad radicem arborum posita est.
(Mt 3, 10)

sabato 1 novembre 2025


La scimmia della Chiesa

 

Veritas Domini manet in aeternum (Sal 116, 2).

Il simulacro di Chiesa realizzato in questi ultimi sessant’anni replica per analogia le caratteristiche di colui che l’ha ispirato: come il diavolo imita maldestramente l’agire divino, tanto da meritarsi l’appellativo di simia Dei, così quei suoi servi che si sono infiltrati nella Chiesa terrena e ne hanno scalato il vertice si sforzano di riprodurre la condotta dei veri Pastori, ma si tradiscono per il loro dispotismo, tanto più odioso quanto più camuffato da liberalismo sinodale. Il primo nemico di un sacerdote, molto spesso, è il suo stesso vescovo, che dovrebbe invece dirigerlo paternamente, ma sembra incline alla benevolenza esclusivamente con le varie categorie protette (zingari, immigrati, sodomiti, conviventi…).

Punto di partenza

Prima che qualcuno si metta a gridare al razzismo e alla discriminazione, ricordiamo che la Chiesa ha sempre accolto tutti, purché fossero disposti a riconoscere la verità e a correggersi in bene – per la loro salvezza, non certo per sue mire di potere. Se i Pastori cessano di guidare verso il meglio le persone a cui aprono le porte dell’ovile, esso si trasforma in un serraglio rigurgitante di disordine e sporcizia, con grave danno per chiunque vi si trovi. Non stiamo certo caldeggiando l’idea di una farisaica comunità di puri, ma rammentando che lo scopo per cui Gesù Cristo ha istituito e inviato gli Apostoli è quello di esortare alla conversione, come Egli stesso aveva fatto durante la propria missione terrena: «Convertitevi, perché il Regno dei Cieli è vicino» (Mt 4, 17).

Che per ora si debba sopportare la zizzania non significa che sia bene coltivarla; il fatto che nella rete finiscano pure i pesci cattivi non implica che diventino automaticamente buoni e che tali vadano considerati (cf. Mt 13, 24ss.47ss). La conversione non è questione di semplici idee o convincimenti, ma un cambiamento di vita che riformi il modo di pensare, sentire, parlare e agire per conformarlo a quello di Cristo (cf. Rm 12, 2). La Chiesa non esiste per approvare e assecondare il peccato, ma per toglierlo con l’autorità e la grazia del suo Fondatore, secondo l’intenzione per cui è stata fondata. I peccatori vanno accompagnati, certo, ma in una dura lotta per vincere le loro tendenze disordinate e correggere le loro abitudini cattive, non per persuaderli che vadano bene così come sono.

Caricature del vero

Una misericordia che non aiuti le persone a migliorarsi è uno scimmiottamento di quella autentica, dato che non produce alcun bene per chi la riceve. Un’accoglienza che incoraggi il malato a restare tale è uno scimmiottamento della carità, dato che non vuole il suo progresso. Una pastorale che non indichi la giusta via da seguire né la percorra effettivamente è uno scimmiottamento dell’incarico ricevuto dalla Chiesa, dato che si risolve in ingannevole ammiccamento. Un annuncio evangelico che ometta sistematicamente le verità invise al pensiero dominante o le deformi per adeguarle ad esso è uno scimmiottamento della missione, dato che traveste il pensiero di Cristo sotto le spoglie degli ideali massonici, i quali altro non sono che alienanti menzogne.

La scimmia della Chiesa è una colossale caricatura, puteolente e grottesca, della Sposa di Cristo. Il suo ideale di unità non si fonda sulla comune obbedienza alla verità rivelata e trasmessa, bensì sull’impossibile coesistenza di opinioni contraddittorie che si escludono a vicenda. Il suo concetto di comunione non è la realtà soprannaturale creata dalla comune partecipazione alla grazia, bensì un accordo del tutto orizzontale che presuppone la rinuncia alla propria identità e l’omologazione di massa, come nei regimi totalitari. La sua prassi ecclesiale non è il sano funzionamento di un corpo regolato da leggi e ordinato dall’autorità gerarchica, bensì un guazzabuglio di organi e tessuti non coordinati dal sistema nervoso e abbandonati alle convulsioni.

Dissoluzione voluta

Tale disastroso risultato è stato deliberatamente pianificato e sistematicamente perseguito dalle menti malvagie di quei servi di Satana che si sono infiltrati nella gerarchia per demolire la Chiesa dall’interno, secondo un piano che risale almeno alla prima metà dell’Ottocento e fu scoperto dalla polizia di Pio IX. In quasi due secoli l’opera è giunta a buon punto, conducendo non alla distruzione della Chiesa dall’esterno (impresa, più volte tentata, che ha ottenuto l’effetto opposto), bensì a una sorta – se possibile – di mutazione genetica che la rendesse, da nemica, alleata dei poteri occulti che intendono asservire l’umanità. Tutto ciò, ovviamente, tocca soltanto le sue strutture storiche, non la sua essenza, la quale, essendo di natura trascendente, è assolutamente immodificabile.

Lo spettacolo che si offre ai nostri occhi, nondimeno, è a dir poco desolante. La scimmia è capace, nella stessa giornata, di autorizzare un pontificale in rito antico tenutosi nella basilica di San Pietro e di varare un testo che impone l’omoeresia come principio e come prassi. In questo grande circo c’è posto sia per i macachi baroccamente bardati sia per i travestiti che ostentano le perversioni più ripugnanti: «Venghino, siori, venghino: più gente entra, più bestie si vedono!». Che dire, a questo punto? Tutti insieme appassionatamente? No: c’è ancora qualche irriducibile Bastian contrario che dissente e non ingoia l’inganno, perdindirindina!… e non sono ancora riusciti a farlo tacere. Il fatto è che la contraddizione non gli va proprio giù in nessuna maniera.

Scherzi della Provvidenza

La memorabile giornata del 25 Ottobre scorso, tuttavia, ha registrato un fuori-programma davvero inaspettato: il novantasettenne cardinale albanese Ernest Simoni, sopravvissuto a una trentina d’anni di carcere e lavori forzati nel paradiso comunista, ha pronunciato presso la tomba del Principe degli Apostoli l’Esorcismo di Leone XIII, atto sicuramente tanto efficace quanto sgradito a quei rinnegati che vi celebrano le messe nere. I traditori di Cristo non possono intuire i disegni del Cielo, benché il loro padrone, la scimmia di Dio, sia in grado di far previsioni abbastanza accurate. Il vero Signore del mondo è infinitamente più forte del diavolo e dei suoi miserabili accoliti, destinati, in assenza di conversione, alla dannazione eterna.

Da parte nostra rimaniamo fedelmente al capezzale della Madre ammalata piuttosto che malmenarla ulteriormente con sciagurati propositi di ribellione. Il Medico divino sa benissimo come estirpare il tumore che la affligge e deturpa; a tempo debito, lo farà con metodo e rapidità sorprendenti. A noi spetta vegliare con viva fede, attendere con ferma speranza e operare con carità fattiva, tappandoci le orecchie tanto alle farneticazioni dei fautori della perversione quanto a quelle di coloro che, per reazione, ci tentano di scisma. Non siamo di quelli che, con la pretesa di difendere la fede a parole, la negano nei fatti, ma di quelli che, sapendo che la verità del Signore rimane in eterno, Gli si tengono ben stretti nell’unità del Corpo Mistico.


sabato 25 ottobre 2025


La rinascita della Chiesa

 

Gaudium sit tibi semper; forti animo esto (Tb 5, 11.13).

«La gioia sia sempre con te; sii d’animo forte». Così si rivolse l’arcangelo Raffaele, sotto l’aspetto di un viandante, al vecchio Tobia, cieco e desolato. «Quale motivo avrei di essere felice?», gli aveva replicato quest'ultimo con amarezza. «Tra poco Dio ti curerà». Lo spirito celeste era stato inviato proprio per quello, ma non solo: avrebbe accompagnato il figlio in un lungo e pericoloso viaggio per la riscossione di una grande somma e gli avrebbe trovato la sposa, da lui stesso liberata dal demonio.

Tale cumulo di benefici inaspettati ribaltò la situazione di una famiglia umanamente sfortunata, nonostante la sua ostinata fedeltà al Signore, mantenuta perfino in terra d’esilio, mentre i connazionali avevano abbandonato la pratica dei comandamenti per adeguarsi ai costumi degli oppressori assiri. Eppure proprio quella fedeltà che sembrava ormai priva di senso doveva ottenere da Dio un inimmaginabile cambiamento in meglio, disposto dalla Provvidenza col concorso degli Angeli.

So bene che non ti riconosci più nella Chiesa istituzionale. So quanto soffri per il tradimento di gran parte dei Pastori e per gli scandali accecanti dei vertici ecclesiastici. So che potrebbe trattarsi della grande apostasia profetizzata… ma proprio per questo ti estendo l’invito ricevuto dal Signore: «La gioia sia sempre con te; sii d’animo forte». Tu vedi soltanto la superficie della situazione; più in profondità, però, Dio sta realizzando grandi cose, che presto fioriranno.

Nei Paesi in cui la secolarizzazione è più avanzata migliaia di giovani e meno giovani riscoprono la fede nella sua genuinità e il culto che ci è stato trasmesso dall’antichità cristiana: è un movimento inarrestabile che nessuno avrebbe potuto prevedere. Cresce il numero dei battesimi di adulti e le richieste di ammissione alla Chiesa da parte di acattolici; le Messe tradizionali rigurgitano di famiglie con tanti bambini e attirano schiere di non-credenti che scoprono la felicità di avere Dio per padre e Maria per madre.

Non ti scoraggiare fissando lo sguardo sul marcio; volgilo alla luce. Non ti lasciar sedurre dai ribelli che, nella loro superbia, pretendono di salvare la Chiesa ma non fanno altro che lacerarla sempre più e dividere il fronte dei buoni facendosi la guerra a vicenda. Abbandona le discussioni e mettiti in ginocchio; abbraccia il tabernacolo dicendo: «Tu sei qui; anch’io sono qui con te, al sicuro». Qualunque cosa accada, nessuno al mondo potrà mai toglierti la fede, se non vuoi; nessuno al mondo potrà mai privarti della grazia, se non sei tu a perderla.

Allora ti ripeto: «La gioia sia sempre con te; sii d’animo forte». La rinascita della Chiesa dipende da te e da tutti coloro che, come te, portano la croce in silenzio, pregando senza stancarsi, adempiendo fedelmente i loro doveri di stato, prodigandosi con abnegazione per il bene di tutti, sapendo che la Chiesa ha già un Salvatore e confidando in Lui con la semplicità di un bambino. Chi non è così non entrerà nel Regno dei Cieli: ti vuoi forse dannare per esecrare i peccati altrui? «Ognuno porterà il suo fardello» (Gal 6, 5), cioè risponderà di sé, non degli altri.

Sii dunque sereno e fiducioso grazie alla fede nella potenza di Cristo, che non abbandona la propria Sposa ed è capace di risollevarne le sorti in un istante. Chi si lascia andare al pessimismo non è cristiano, neanche se si considera tradizionalista. Noi non apparteniamo a un partito politico: siamo semplici cattolici che desiderano rimanere tali con l’aiuto della grazia; le categorie mondane non ci riguardano. Ci rifiutiamo di essere inquadrati in schemi fabbricati dai rivoluzionari: destra e sinistra, reazionari e liberali, conservatori e progressisti… Tutto ciò sa di mistificazione; è un diversivo che illude la gente di contar qualcosa quando invece è manovrata da poteri occulti. Noi siamo liberi da tutto questo e ne rendiamo infinite grazie a Colui che regna nei secoli dei secoli. Amen!


sabato 18 ottobre 2025


Basta con le finzioni!

 

Dilatato corde inenarrabili dilectionis dulcedine curritur via mandatorum Dei (Regula Benedicti, Prologo, 49).

«Col cuore dilatato dall’indicibile dolcezza dell’amore si corre la via dei comandamenti di Dio». In chiusura del Prologo della sua celebre Regola, uno dei testi fondanti della civiltà occidentale, san Benedetto pone questa straordinaria osservazione, frutto della sua esperienza, che in pochissime parole condensa l’intera vita del cristiano, qualunque ne sia lo stato. In essa si compongono in mirabile equilibrio la legge e la dilezione, l’obbligo e la grazia, il dovere e il desiderio. È del tutto assente la tensione dialettica introdotta nel pensiero moderno dall’errore di Lutero; si colgono piuttosto quelle polarità che sono proprie della dinamica battesimale, ma si compongono con estrema naturalezza nell’esistenza di chi è guidato da una fede viva: chi ama davvero il Signore ne compie la volontà con gioia e prontezza, come di corsa, non con faticosi sforzi e animo contrariato.

Oblio dottrinale

Nell’euforia della pretesa nuova Pentecoste, che avrebbe dovuto dare inizio all’era del Paradiso in terra, la “teologia” postconciliare ha deliberatamente rimosso dogmi senza i quali il cristianesimo si annulla da sé, in primis quello del peccato originale. Non si è trattato di una sua negazione formale (che sarebbe eresia), bensì del suo inavvertito relegamento fra le anticaglie del passato, quasi fosse mera convinzione soggettiva di un pur grande Padre della Chiesa, sant’Agostino, e non una verità di fede definita dal Concilio di Trento (cf. DS 1512-1513). Tolto il peccato originale, viene meno la necessità della Redenzione operata da Cristo, nonché quella della Chiesa e dei Sacramenti; la vita cristiana si riduce a vaga utopia intessuta di idee balorde e vuote parole. Tutto si è così dissolto in buonismo totalitario che, malgrado la sua apparenza innocua, non ammette contestazioni.

Tale voluta “dimenticanza” di un punto fondamentale della dottrina cattolica ha avuto ripercussioni profonde anche sul piano puramente umano. Se non è più riconosciuta come uno degli effetti del peccato originale, la concupiscenza è considerata un fatto normale: l’inclinazione al male, anziché venir combattuta con l’aiuto della grazia, è percepita come una tendenza naturale dell’essere umano, cioè come qualcosa che appartiene alla sua essenza. Tutte le deliberazioni con cui l’uomo accoglie volontariamente i cattivi impulsi provenienti dalla sua sensualità, ambizione e avidità vengono così legittimate quali incoercibili espressioni della libertà individuale; con un totale capovolgimento della realtà, “peccato” diventa la loro inibizione, mentre qualunque proposizione di un precetto negativo appare come un intollerabile attentato al libero esercizio di presunti “diritti”.

Inutile dire che siamo qui agli antipodi dell’antropologia (pratica e non teorizzata) di san Benedetto come di qualsiasi altro Santo, dato che la verità morale è stata ribaltata sulla base di una negazione concernente la condizione della natura umana decaduta (locuzione che, nelle facoltà teologiche, suona ormai come una bestemmia). Per l’uomo naturalmente buono di Rousseau, artefice della sua fortuna come per gli Umanisti, la “bontà” di un atto coincide con l’assenza di coazione del libero arbitrio. Non è chi non veda che una visione del genere demolisce dalle fondamenta ogni morale – anche solo naturale – e rende impossibile la convivenza sociale ed ecclesiale. La civiltà sorta dal provvidenziale incontro tra l’annuncio evangelico, la cultura greca e il diritto romano (e che nella Regola benedettina trova un’insuperabile sintesi) è annientata da una menzogna demoniaca.

Radici anticristiane

L’inestirpabile odio per la civiltà cristiana (che oggi si accanisce contro tutto quanto è occidentale perché da essa derivato) affonda le radici nella cabala giudaica, che considera l’universo, in chiave panteistica, emanazione della divinità mediante successive irradiazioni delle energie divine, le quali, a mano a mano che discendono a livelli inferiori del cosmo, si contaminerebbero con la materia e vi rimarrebbero imprigionate. Compito dell’iniziato è perciò quello di liberarle con la propria presa di coscienza e con azioni miranti ad affrancarlo da qualsiasi costrizione legata al mondo imperfetto. Gli ulteriori sviluppi delle dottrine lurianica e sabbatiana esplicitano la necessità di una redenzione per mezzo del peccato: anche qui il capovolgimento della realtà è completo, cosa che spiega bene la corrispondente mutazione del pensiero “cattolico” in materia.

Il ribaltamento non risparmia neppure il rapporto tra l’uomo e Dio: Creatore dell’universo materiale sarebbe un demiurgo malvagio che, oltre a fabbricare un universo difettoso, si sarebbe accanito a caricare l’uomo di precetti impraticabili per renderlo ancora più schiavo. Missione degli iniziati è allora quella di restaurare e perfezionare il cosmo (tiqqun ʽolam), in vista dell’avvento del Messia, con le loro “buone azioni”, che sono tuttavia, in realtà, l’opposto del moralmente buono. Ora, che a tali dottrine si riferisca esplicitamente il Romano Pontefice in un messaggio indirizzato a volontari cattolici è quanto meno inquietante. Si tratta infatti di un messianismo anticristico che mira alla distruzione del cristianesimo a vantaggio di un panteismo satanico, ovvero di una delle espressioni più perverse e dannose della gnosi: possibile che nessuno gliel’abbia detto?

Correre la via dei comandamenti divini, in un quadro del genere, diventa di fatto impossibile, a meno che non si ricorra alla finzione: sì, è un’immensa, generale, onnipervasiva messinscena che da almeno sessant’anni pervade la Chiesa terrena, occultando il tradimento di Cristo dietro volti ammiccanti e una facciata di inclusione senza limiti… eccetto per chi voglia rimanere cattolico. Da una buona quindicina d’anni chi scrive ha scoperto questa gigantesca mistificazione e non cessa di coglierne nuovi aspetti, come in un labirinto che riservi continue sorprese e in cui si aprano incessantemente altri canali di indagine. Soltanto un’inestimabile grazia, senza alcun merito da parte nostra, poteva tirarcene fuori; altrimenti sarebbe stato impossibile, dato che ci avevan posto sugli occhi una sorta di occhiali psichedelici con cui ci facevan vedere quel che volevano.

Ancora di salvezza

Non sorprende affatto che, in questo clima di falsità, si senta affermare dal vertice che la Messa in latino non è un problema, perché basterebbe usare il Messale di Paolo VI in quella lingua… quasi  non si trattasse di due riti diversi, anzi inconciliabili quanto a teologia sacramentale, ecclesiologica e morale. Come la Messa detta di san Pio V traduce nel culto la dottrina cattolica, che vi trova una delle più autorevoli attestazioni, così la nuova Messa esprime la teologia perversa del modernismo, trasposizione delle idee cabalistiche nel pensiero ecclesiastico. L’eliminazione della prima, ai fini dello snaturamento del cristianesimo e della sua riconduzione nell’alveo del giudaismo spurio, è una necessità assoluta. Non facciamoci dunque illusioni circa il ripristino della legalità liturgica: al di là delle chiacchiere, ne siamo ben lontani; i segnali, semmai, fanno pensare alla soluzione finale.

Non è per gettare sconforto nei cuori, ma per fortificarli in vista della battaglia che ci attende: con la nuova elezione, l’opposizione è stata imbavagliata o, piuttosto, si è eclissata nella speranza di chissà quali concessioni, come quando i bambini, dopo aver irritato i genitori, si sussurrano complici: «Stiamo buoni, altrimenti non ci lasciano andare a giocare». Così, senza più nessuno che ci rappresenti, ci faranno ingoiare col sorriso cose che, nel pontificato precedente, abbiamo aspramente contestato. Per dirla in termini militari, l’impressione è che, dopo lo sfondamento delle linee, sia ora il tempo del consolidamento delle posizioni e dell’eliminazione delle sacche di resistenza: nella lingua del capo, è il compito del terminator, anche se al colpo d’occhio, vedendolo passare tra la folla, sembra una controfigura… una specie di fantoccio collocato in quel ruolo dai nemici di Cristo.


sabato 11 ottobre 2025


Chiediamo una pioggia

di grazie


Quest’anno ricorre il centenario della canonizzazione di santa Teresa di Gesù Bambino e del Volto Santo, Dottore della Chiesa; abbiamo perciò un motivo particolare di invocarla con grande fiducia per un’autentica rinnovazione della Chiesa, contando sull’intercessione di colei che papa san Pio X definì la più grande santa dei tempi moderni. Ci possiamo certamente chiedere come sia possibile che una ragazza francese morta a ventiquattro anni, dopo appena nove anni di vita claustrale, abbia meritato tale titolo. Ciò è sicuramente dovuto anche ai numerosissimi miracoli che Teresa cominciò a operare subito dopo la sua morte; poco prima di lasciare la terra, aveva detto: «Io passerò il mio cielo a fare del bene sulla terra e spargerò una pioggia di rose» (ossia di grazie). Prima di questa prova postuma della sua santità, tuttavia, c’è la sua stessa esistenza vissuta nella fede, nella speranza e nella carità, nonché nelle virtù morali esercitate in grado eroico.

Un miracolo della grazia

In santa Teresa di Gesù Bambino colpisce l’incredibile contrasto tra la sua fragilità psicologica e la forza interiore che la guidò, prima a donarsi al Signore come carmelitana, poi ad offrirsi a Lui come vittima dell’Amore misericordioso e infine, dopo due anni di atroci patimenti fisici e spirituali dovuti alla tubercolosi e a una tremenda notte dello spirito, a consegnargli l’anima in uno slancio d’amore, sussurrando (furono le sue ultime parole): «Mio Dio, vi amo!». Tale contrasto si spiega soltanto con l’opera della grazia. Da bambina, Teresa aveva enormemente sofferto dapprima, all’età di quattro anni, per la perdita della mamma, poi per l’ingresso nel Carmelo delle due sorelle maggiori, Paolina e Maria, che successivamente avevano sostituito la madre. Nonostante questa fragilità così evidente, ella ebbe la forza morale di entrare in un Ordine che, all’epoca, era uno dei più rigorosi, adottando uno stile di vita fra i più duri di quelli praticati nella vita consacrata.

In nove anni Teresa si consumò completamente per il Signore, sopportando non solo i dolori fisici della malattia che la portò alla morte, ma anche tutte le lotte interiori che accompagnano l’ascesa dell’anima verso Dio. Ora, l’opera della grazia fu in lei tanto potente che, con la sua corrispondenza incondizionata, ella si santificò in pochi anni, come poi Dio dimostrò appunto, dopo la sua morte, mediante i miracoli da lei compiuti. Abbiamo dunque un validissimo motivo per affidarci alla sua intercessione, così che la nostra preghiera e i nostri sacrifici tornino a beneficio di tutta la Chiesa, contribuendo umilmente e segretamente alla sua rinnovazione. Teresa visse completamente nascosta; dopo la sua morte, però, Dio la manifestò al mondo, facendoci capire l’efficacia e l’importanza del sacrificio di sé che nessuno vede, ma che in Cielo possiede una forza straordinaria.

Motivi di preoccupazione ecclesiale

Quando preghiamo per la rinnovazione della Chiesa, dobbiamo certamente pregare per il suo Capo visibile, poiché essa è impensabile senza l’opera del Papa, la quale deve corrispondere alla volontà di Dio. Purtroppo abbiamo ancora dovuto registrare, nelle ultime settimane, dichiarazioni che ci hanno profondamente scossi, lasciandoci interdetti: in particolare, pensiamo alla risposta data ad una giornalista riguardo al caso di un senatore americano premiato dall’Arcivescovo di Chicago, il cardinal Cupich, nonostante sia favorevole all’aborto; egli, quindi, non avrebbe certo dovuto ricevere un premio da parte dell’autorità ecclesiastica, ma esserne piuttosto redarguito e ammonito. Compito di un Pastore è ricordare ai fedeli che approvare l’aborto è peccato mortale; perciò, finché una persona non cambia opinione, rimane separata da Dio e priva della grazia santificante: di conseguenza, se si confessa, riceve un’assoluzione invalida; se si comunica, commette un sacrilegio.

Un Pastore che non metta in guardia le sue pecorelle per correggerle e riportarle sulla retta via è gravemente inadempiente. Ora, la risposta del Sommo Pontefice alla giornalista che gli ha chiesto spiegazioni in proposito è stata molto deludente: secondo papa Leone bisognerebbe tener conto del complesso di un’attività politica durata quarant’anni. No, Padre Santo: quando quel senatore morirà e si presenterà al cospetto di Dio, ciò che determinerà il suo giudizio particolare non sarà la sua pluridecennale attività, bensì i peccati mortali di cui non si sarà pentito; se perciò egli non cambia idea, si danna. Non serve a niente che uno abbia operato, anche in modo benefico, per tanto tempo, se poi erra in maniera così grave rispetto a una questione che non ha bisogno di essere studiata o approfondita: è già assolutamente certo che l’aborto è un crimine orrendo, l’omicidio aggravato di un innocente a cui non si permette di nascere.

La verità, a tal proposito, è incontrovertibile: è una verità di ragione che non richiede la fede, anche se la fede la conferma pienamente. Se gli uomini errano, se la mente dei contemporanei è offuscata, la Chiesa possiede la verità di Cristo in quanto custodisce la Rivelazione divina, con la quale è in grado di illuminare qualunque problema e di fornire risposta a qualsiasi quesito. Non è affatto vero che dobbiamo cercare la verità perché, forse, nessuno la possiede: la Chiesa Cattolica la possiede interamente e, quindi, anche il suo Capo visibile. Non serve a nulla spostare l’attenzione sulla pena di morte (che in certi casi è perfettamente lecita) oppure sul traffico di esseri umani presentato come immigrazione, perché sono problemi diversi, che non hanno nulla a che fare con l’aborto; sono altre sfide che richiedono una valutazione morale caso per caso. Riguardo all’aborto, invece, si sa che in ogni caso e in ogni circostanza è un crimine gravissimo, che non è mai lecito a nessuno per nessun motivo al mondo.

Intenzioni urgenti di preghiera

Queste dolorose considerazioni ci spingono a chiedere l’intercessione di santa Teresa di Gesù Bambino per il Capo visibile della Chiesa, perché abbia il coraggio di affermare in modo inequivocabile la verità di cui è portatore. Esse ci fanno anche ripensare a un progetto legislativo che da quasi due anni giace alla Camera dei Deputati: è l’iniziativa popolare Un cuore che batte, mirante a ridurre i danni della Legge 194. Preghiamo santa Teresa perché quella proposta sia esaminata dalle commissioni competenti, discussa in aula e approvata; nei Paesi in cui la modifica è stata accolta, infatti, il numero di aborti è drasticamente calato. Si tratta di rendere obbligatoria l’ecografia del nascituro e l’ascolto del suo battito cardiaco per far capire alla madre che porta in grembo un essere umano, non ancora completamente formato né capace di vivere in modo autonomo, ma un essere umano.

Chiediamo infine l’intercessione di santa Teresa perché ottenga dal Signore la fine del genocidio che è in corso a Gaza. Non servono tanto le proteste, suscitate da potentati finanziari contrari a quella guerra ma interessati ad altro (come la guerra in Ucraina); certamente non ci sono dietro persone buone, animate da propositi saggi e retti, ma in ogni caso non sono le proteste che contano davanti a Dio, bensì le preghiere. Sapendo di avere una Santa così potente, dobbiamo impetrare da lei sia la fine del genocidio di Gaza sia la cessazione del conflitto dell’Ucraina, il quale si sarebbe potuto concludere appena due mesi dopo l’inizio, se le potenze occidentali non avessero insistito perché continuasse, inviando denaro e armamenti. Anche questo è un crimine di portata immensa costato decine e decine di migliaia di vittime; chiediamo perciò con fiducia che termini anche quello, che rischia di trascinare pure noi in un conflitto di portata mondiale.

Sulla vita umana non si transige, non si negozia, non si cede né si tollera la minima ambiguità.


https://www.aldomariavalli.it/2025/10/03/leone-tra-ambiguita-e-indifferentismo/


sabato 4 ottobre 2025


Prevost: calcolo o follia?

 

Attendite a fermento pharisaeorum, quod est hypocrisis (Lc 12, 1).

C’è da restare increduli nel vedere un papa “benedire” un blocco di ghiaccio. Verrebbe da pensare, con tutto il rispetto, a un disturbo mentale, se non fosse che il soggetto in questione appare molto abile e scaltro nell’eludere le domande imbarazzanti dei giornalisti che ogni Martedì sera, alla sua partenza da Castel Gandolfo, lo assediano per interrogarlo sui temi più caldi dell’attualità. A parte l’imbarazzo di assistere, considerato il suo eccelso incarico, a scene abituali nel caso di un politico qualunque, il modo sfuggente di rispondere agli intervistatori è una costante del suo parlare ma non si addice affatto al Vicario di Cristo, il quale ci insegna a dire se è sì, no se è no. L’intelligenza del continuatore di Bergoglio, in fin dei conti, lo rende ben più pericoloso del predecessore.

Patologie psichiatriche

L’opposta certezza riguarda invece la fondatrice del movimento che ha ospitato l’evento cui Leone ha preso parte per caldeggiare la salvaguardia del pianeta: Chiara Lubich, da quanto risulta da testi “riservati” che riportano conversazioni da lei avute con i collaboratori più stretti ma non divulgate neppure agli altri membri (che «non avrebbero capito»), era affetta da una forma di delirio che le faceva credere di essere, di volta in volta, Dio stesso, Gesù Cristo, la Madonna, san Pietro ecc. Tali testi, che sono in possesso di chi scrive, costituiscono una prova inoppugnabile sia di detto disturbo psichiatrico sia dell’evidente eterodossia del movimento, che propugna espressamente l’indifferentismo religioso; colei che succedette alla fondatrice, Maria Voce, dichiarò anzi senza ambagi alla Radio Vaticana di star realizzando gli “ideali” della rivoluzione francese…

In un’epoca di falsi santi e canonizzazioni fasulle, c’è da aspettarsi che sia elevata agli onori degli altari perfino una povera pazza, visto che è in corso la causa di beatificazione; non sono certamente folli, tuttavia, coloro che la promuovono a suon di milioni, incistati come sono in tutti i settori vitali della Chiesa e della società. Bisognerebbe studiare come una giovane dei primi anni Quaranta, con la sua “mistica” deviata e qualche malcapitata compagna, sia riuscita a convincere ecclesiastici e laici dell’autenticità delle sue “esperienze” e a fare tanta strada in ogni parte del mondo, ben prima che – come strumentalmente sostenuto da alcuni settori del tradizionalismo – iniziasse la catastrofe del Vaticano II. È possibile che certa neoscolastica decadente non abbia fornito i mezzi adatti alla verifica, così come consentì a gran parte dei vescovi di ingoiare sereni le “innovazioni” conciliari.

Giustificato rimpianto

Dio solo sa quanto vorremmo smettere di occuparci di grottesche manifestazioni pseudoreligiose e di fenomeni che hanno dell’incredibile ma… come astenercene? Se non era abbastanza grave che la Santa Sede approvasse un movimento palesemente gnostico e gli concedesse l’uso di una vastissima proprietà per i raduni internazionali, bisognava che un papa non soltanto vi si recasse di persona, ma vi compisse un gesto come minimo assurdo. Anche se non mancano tristissimi esempi in qualcuno dei predecessori, mai il papato era stato tanto umiliato da chi lo detiene, se non quando il sedicente Francesco si era inginocchiato a baciare i piedi di alcuni caporioni africani, lui che non si inchinava neanche davanti al Santissimo Sacramento. È arduo non pensare che questi personaggi siano tenuti in pugno da poteri occulti che li manovrano a piacimento.

Dal punto di vista storico, non è una situazione completamente nuova: in passato è già accaduto, per esempio, che dei papi fossero vessati da imperatori bizantini favorevoli a eresie da loro condannate, che il sommo pontificato fosse oggetto di contesa tra le famiglie nobili romane, che gli imperatori tedeschi si arrogassero il diritto di elezione per evitare l’ascesa di personaggi indegni o che i re di Francia tenessero il papato sotto controllo, durante la cattività avignonese… Tuttavia la situazione odierna presenta caratteristiche del tutto inedite, sia perché dietro l’egemonia statunitense si celano soggetti ignoti ai più, sia perché ben più estesa appare l’influenza di poteri estranei e anticattolici. L’infiltrazione della dirigenza della Chiesa risulta così profonda e radicata che non sembra esserci rimedio, almeno a vista umana.

Il rimpianto, perciò, è più che giustificato. Dopo dodici anni di durissima prova, ci aspettavamo un papa che non si limitasse a qualche iniziale dichiarazione di principio su punti peraltro chiarissimi della dottrina cattolica, per poi contraddirsi palesemente con i gesti e contorcersi in risposte evasive su temi sui quali non solo i cristiani, ma ogni uomo di retta coscienza desidera una parola capace di guidarlo. Non si può affermare che la famiglia si fonda sull’unione stabile di un uomo e una donna permettendo poi che quanti negano questa verità di ragione profanino la basilica in cui riposano il Principe degli Apostoli e numerosi suoi successori santi, come san Gregorio Magno e san Pio X. Non si può ribadire la centralità di Cristo approvando poi incontri e dichiarazioni che la negano con l’aperta professione dell’indifferentismo.

Ne riparliamo…

A livello politico, non si può pretendere il rilascio degli ostaggi a favore di una parte chiudendo gli occhi sul genocidio che sta compiendo, così come non si può addossare alla parte avversa tutta la responsabilità della riuscita o del fallimento dell’accordo di pace proposto da chi sostiene i suoi massacratori (sempre che si voglia ignorare che la popolazione non coincide con l’organizzazione militare che la tiene sottomessa per incarico del nemico stesso…). Tutto questo parlare senza tener conto della realtà conosciuta sa terribilmente di ipocrisia, specie se sul campo c’è un cardinale che non si trattiene dal proclamare la verità dei fatti e dall’assistere i  suoi fedeli in ogni modo possibile ma la cui voce, a quanto pare, non arriva fino in Vaticano, dove il Papa riceve invece i fautori della sodomia: è quella che gli sta davvero a cuore?

Forse è il caso di sospendere il discorso e di non occuparsi più delle pagliacciate così in voga oltre Tevere: non soltanto i loro cuori, ma pure le loro teste sono pezzi di ghiaccio che non si scongela dovunque lo si porti. A parte tutto il resto, quella dei cambiamenti climatici e del riscaldamento globale è un’altra enorme panzana ampiamente smentita dagli scienziati seri: oscillazioni della temperatura del pianeta si sono sempre verificate, mentre il clima non si sta affatto modificando, bensì è scientemente manipolato con le scie chimiche, una realtà che da decenni è sotto gli occhi di chiunque voglia vederla ed è documentata da una ricca letteratura. Per favore, smettete di ripetere a pappagallo quelle scemenze; se volete continuare, sappiate che non siamo più disposti a sentirvi. Quando in Vaticano ci sarà di nuovo un interlocutore ragionevole e onesto, riparleremo dei problemi (quelli veri).