Iam enim securis ad radicem arborum posita est.
(Mt 3, 10)

sabato 29 marzo 2025


Il rimedio? Puoi esserlo tu.

 

 

Colpo di scena: papa Francesco esce dall’ospedale e torna a Santa Marta. Soltanto due sere prima si escludeva la dimissione perché il paziente non era ancora in grado di respirare autonomamente né di parlare senza una lunga riabilitazione. Poi, il pomeriggio successivo, conferenza-stampa a sorpresa con un tesissimo portavoce della Santa Sede e un direttore sanitario terrorizzato che legge un testo lanciando ansiose occhiate verso qualcuno, non visibile, collocato alla sua sinistra, mentre il capo della sanità vaticana ripete ossessivamente una parola: convalescenza. Stupefacente l’assenza di qualunque prelato a un annuncio così importante per tutta la Chiesa e per il mondo intero, annuncio che dovrebbe esser motivo di gioia e che, invece, sembra dominato dallo sgomento. I giornalisti che pongono domande, poi, non vengono inquadrati, ma se ne ode solo la voce. In definitiva, tutto molto innaturale, dopo un mese e mezzo di dichiarazioni a dir poco surreali e vani tentativi di smorzare i sospetti.

È proprio lui?

Pare una serie televisiva dalla trama continuamente rimaneggiata in funzione degli indici di ascolto. La mattina di Domenica scorsa, in ogni caso, Bergoglio compare a una finestra del Policlinico Gemelli; anziché ringraziare i fedeli per le preghiere e l’affetto, pronuncia un’unica frase per elogiare una signora che ha portato dei fiori gialli. Si potrebbe pensare semplicemente (ipotesi che non si può comunque escludere) che la prolungata debole ossigenazione del cervello abbia compromesso le sue facoltà cognitive, se non fosse che la donna in questione è prontamente inquadrata da un operatore “casualmente” presente accanto a lei. Si tratta dunque di un segnale concordato al fine di farlo interagire con il pubblico in modo da dimostrare che si tratta di presenza fisica, piuttosto che di una proiezione? oppure – per i più complottisti – è un messaggio esoterico in codice?

Che abbiano mostrato un sosia (come avvenuto di certo con suor Lucia di Fatima e, con una certa probabilità, con Paolo VI) è tecnicamente possibile ma, almeno per ora, non siamo in grado di provarlo. La voce, per quanto articolata in pochissime parole, sembra la sua, così come la mimica. Lo sforzo di pronunciare la palatale sonora (assente nella sua lingua-madre) è del tutto naturale ed è quindi indizio di autenticità; è poi perfettamente verosimile che, dopo una degenza così lunga e con probabili danni cerebrali dovuti alla doppia crisi respiratoria, non riesca a muovere le braccia, ma le sole mani. Ciò che lascia interdetti è l’improvviso cambio di rotta della strategia con un’apparizione così inaspettata, difficilmente spiegabile in una considerazione realistica del caso, visto che il paziente – come ufficialmente dichiarato – avrebbe rasentato due volte la morte.

Guerra tra fazioni?

Il 17 Febbraio, peraltro, una testata telematica titolava: Papa Francesco sta morendo, ha ricevuto l’estrema unzione. La sera successiva, un’indiscrezione proveniente dall’interno del Gemelli lo asseriva deceduto nel pomeriggio. Il quadro clinico di quel momento rende tale scenario piuttosto credibile; si può per lo meno ipotizzare una morte cerebrale e un mantenimento in vita per mezzo dei macchinari, ma come spiegare la “miracolosa” ripresa? La congerie di informazioni confuse e incoerenti fa pensare a una lotta intestina tra chi lo vuole morto e chi lo vuole disperatamente in vita per la realizzazione di occulti progetti. Risulta che, dopo qualche giorno di ricovero, gli agenti della sicurezza sono stati allontanati dalla stanza, alla quale pochissime persone hanno avuto accesso e da cui è stato escluso perfino l’attivista Juan Grabois, suo intimo amico.

Chi, invece, si è potuto intrattenere per ben due ore con il Pontefice è il cardinal Ghirlanda, vera e propria eminenza grigia del processo di sovvertimento dell’ordinamento ecclesiastico. Quando, nel Marzo del 2023, su queste pagine fu criticato il suo intervento di presentazione del nuovo assetto del Vicariato di Roma, chi scrive fu raggiunto da un messaggio minatorio in piena regola, seppure in forma di commento, segno evidente che aveva toccato un punto delicato. Non a caso il porporato, in quell’occasione, aveva premesso alla trattazione del tema una corposa introduzione (più di metà del discorso) sulla sinodalità, criterio-principe dell’inaspettata quanto rivoluzionaria riforma-pilota della curia della diocesi del Papa. Chissà quali novità conteneva la borsa nera, zeppa di documenti da lui sottoposti all’attenzione di Bergoglio, che stava in bilico tra questo mondo e l’altro…

Il “beneficio” della nuova visione ecclesiologica, dietro la cortina fumogena di una più democratica partecipazione alla gestione della corporation denominata Chiesa Cattolica, è quello di esautorare completamente i vescovi a vantaggio di un soffocante centralismo vaticano, come già intuito due anni fa. Il vuoto di potere, nel frattempo, sta consentendo la scalata di tanti amici e amici degli amici a posti che permettano, se non di governare, almeno di arraffare. Una situazione del tutto simile, del resto, si vide già alla fine del pontificato di Giovanni Paolo II, quando turme di sodomiti accorsero a incistarsi nella Curia Romana, preparando al successore una situazione da incubo. Quello è il genere di individui che, avendo blindato la propria coscienza per non sentirne la voce, sono disposti a tutto (l’acquisto di immobili londinesi essendo il meno).

Quali prospettive?

Se Bergoglio è davvero vivo, ma mentalmente menomato, gli si può far firmare qualunque cosa, secondo il metodo già collaudato negli Stati Uniti. Una così lunga lotta con la morte, del resto, lo ha reso incriticabile; ora perfino i più polemici saran costretti a ingoiare qualsiasi decisione fatta passare per sua. Da quanto si vocifera, sembra che stiano pensando di modificare le regole del conclave per includervi dei laici propensi all’attuazione delle nuove idee. Dato però che i cardinali eleggono il Papa in quanto sono idealmente membri del clero romano, non si capisce come potrebbe averne il diritto chi non è chierico – ma le brillanti menti dei cospiratori, evidentemente, non se ne farebbero gran cruccio. Un’ipotesi ancor più inquietante è che, non essendo più il Papa in grado di esercitare il suo ufficio, applichino alla Sede di Pietro una possibilità prevista per le altre diocesi: la nomina di un coadiutore con diritto di successione. A questo punto, almeno una parte dei cardinali, vedendosi messa fuori gioco, procederebbe all’elezione canonica di un nuovo pontefice e avrebbe luogo uno scisma – o, peggio, una serie di microscismi, considerato com’è diviso il mondo cattolico.

La storia insegna che questa sarebbe la peggiore delle sciagure possibili: la Chiesa sprofonderebbe in un caos ben peggiore di quello attuale, che potrebbe durare decenni e dal quale non si uscirebbe se non per una grazia straordinaria. A santa Caterina da Siena, che assistette allo scoppio del grande Scisma d’Occidente, Dio Padre aveva rivolto queste parole: «Vi è un rimedio col quale io placherò la mia ira: sono i miei servi, se saranno solleciti a trattenermi con le lacrime e col legame del santo desiderio. […] È per questo che io do ai miei servi fame e desiderio del mio onore e della salute delle anime, affinché, costretto dalle loro lacrime, mitighi il furore della mia divina giustizia. Tu, dunque, e gli altri miei servi, traete dalla fontana della mia carità le vostre lacrime e i vostri sudori; prendeteli e lavate con essi la faccia della mia Sposa, poiché io ti prometto che le sarà resa la sua bellezza con questo mezzo, non con coltello, né con guerra, né con crudeltà, ma con la pace, con umili e continue orazioni, con sudori e lacrime sparse dai miei servi con infuocato desiderio» (Dialogo della Divina Provvidenza, 15).


sabato 22 marzo 2025


La sola risorsa vincente

 

 

Nel mese di san Giuseppe chiediamo la grazia di poter imitare la Sua umiltà a tutta prova. Il Patriarca visse in un’epoca storica molto tormentata per il Suo popolo. Oggi, con i termini della psicologia, si potrebbe parlare di dissonanza cognitiva. San Giuseppe era il legittimo erede al trono della dinastia di Davide, ma a Gerusalemme, sul trono regale, sedeva un usurpatore che non era neppure ebreo, l’idumeo Erode. San Giuseppe aveva una promessa Sposa divenuta incinta in modo inspiegabile – incinta del Figlio di Dio, che si era incarnato per essere il Messia d’Israele; Egli non ne fu quindi il padre biologico, eppure fu chiamato a svolgere per Lui la funzione di padre.

A Betlemme il Verbo incarnato venne al mondo in condizioni estremamente abiette, in un ricovero per animali; anche questo, indubbiamente, provocò uno straziante disagio nel cuore di un uomo così infiammato dalla carità e dalla speranza. Poco tempo dopo la nascita del Bambino, san Giuseppe fu costretto a fuggire in un Paese straniero per mettere in salvo il Figlio, minacciato dalla violenza di Erode. Quando tornò in Terra Santa, si ritirò in un villaggio sconosciuto della Galilea, dove il Messia sarebbe vissuto per trent’anni nascosto, senza fare nulla di eclatante. Il Giusto morirà senza vedere i tempi messianici, non scosso nella Sua fede purissima, certamente, ma con un’attesa tanto più acuta quanto più era vicino il compiersi degli eventi.

Ora, che cosa consentì a san Giuseppe di sopportare tutta questa serie di dissonanze cognitive così laceranti, nel costatare che la realtà concreta sembrava smentire ciò che egli credeva e che avrebbe dovuto essere? Fu appunto la Sua umiltà a tutta prova, un’umiltà così profonda che Gli permise di abbandonarsi completamente alle disposizioni della Provvidenza e, al tempo stesso, di immolare il proprio io al compimento dei piani divini. Ora, nella Chiesa Cattolica, noi ci troviamo da dodici anni a vivere in una profonda dissonanza cognitiva. Che cosa possiamo fare? Come abbiamo potuto resistere fino a questo momento?

Tanti, purtroppo, non ci sono riusciti e hanno abbandonato la Chiesa, dato che, evidentemente, l’orgoglio non ha consentito loro di sopportare la prova, ma li ha spinti a dire: «No, io non posso (o non voglio) tollerare una situazione del genere». La superbia, poi, li ha portati a credere di poter risolvere il problema con le proprie forze – cosa, ovviamente, assurda, ma la superbia acceca il cuore; così hanno fatto la scelta catastrofica di porsi fuori della Chiesa, con grave pericolo per la salvezza delle loro anime.

Che cosa dobbiamo dunque fare per continuare a resistere in questa situazione? Dobbiamo imitare l’umiltà di san Giuseppe, quest’umiltà a tutta prova che Gli permise di rimettersi completamente alle disposizioni della Provvidenza, riconosciute negli avvenimenti, e di immolare il proprio io alla causa dei disegni divini. Egli trasse la forza di custodire e alimentare questa umiltà dalla presenza del Figlio di Dio, ma Cristo è qui, anche con noi, in ogni tabernacolo; con Lui tutto è possibile.

Rispetto a san Giuseppe, d’altra parte, noi non siamo certamente in pericolo di vita. A noi non è ancora capitato di essere arrestati perché possediamo una Bibbia, come avviene in Cina. A noi non è ancora capitato di vedere le nostre case distrutte dalle bombe, come in Libano. A noi non è ancora capitato di essere massacrati come in Siria, in Congo, in Nigeria…

La prova che stiamo sopportando è certamente intensa, ma è una prova interiore. Chiediamo allora al Signore di donarci l’umiltà di san Giuseppe, quell’umiltà a tutta prova che ci consentirà di sottometterci completamente alle disposizioni della Provvidenza e di immolare il nostro io alla realizzazione dei piani di Dio in un’obbedienza perfetta, capace di crocifiggerlo una volta per tutte.


https://lascuredielia.blogspot.com/2025/03/dio-ci-guardi-dai-veri-cattolici-dio-si.html

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sabato 15 marzo 2025


Vogliamo la verità

su papa Francesco

 

 

C’era una volta la Pravda, oracolo delle sacre verità definite dal Partito. Per sapere come stavano le cose – qualunque cosa – era sufficiente sfogliarla e leggerne i titoli. L’esperienza sensibile, qualora non concordasse, andava categoricamente respinta come propaganda capitalistica; la memoria del passato, individuale e collettiva, era stata rimpiazzata dalla storia ufficiale ammannita nelle scuole; il ragionamento e il senso critico, poi, erano mostruosità sovversive da non nominare neppure. Non stupisce che, negli ultimi decenni del regime, lo storico quotidiano sovietico fosse divenuto oggetto comune di ilarità, per quanto dissimulata dai compagni che volessero evitare il ricovero forzato in psichiatria o la deportazione come nemici del popolo.

A quell’epoca, se non altro, i comunisti erano uomini e non uomin*. I loro odierni epigoni ideali sono molto meno definiti, eppure lo stile della comunicazione è del tutto analogo. È ormai un mese che bollettini medici, sala-stampa, giornali e televisioni ripetono gli stessi ritornelli surreali: un paziente oncologico di ottantotto anni affetto da polmonite bilaterale starebbe lentamente migliorando, seppure in un quadro ancora complesso, ma non ci viene detto se l’infezione è stata debellata o no. Un malato in quelle condizioni, in realtà, o la supera nel giro di qualche giorno o muore, dato che, dai polmoni, essa passa nel sangue e contagia così tutti gli organi (sepsi). La prognosi è stata sciolta, ma non si fa alcuna ipotesi sull’ulteriore durata del ricovero.

Curiosamente, i giornalisti han cominciato a rievocare le degenze-record dei primi anni Ottanta di Giovanni Paolo II, che però era molto più giovane, aveva un fisico ben più prestante e non respirava certo con un solo polmone. Il paragone, che non regge affatto, non può non destare il sospetto che, per tranquillizzare l’opinione pubblica, stiano cercando di smentire le voci, sempre più insistenti, secondo le quali Bergoglio sarebbe morto da tempo. La breve registrazione diffusa una decina di giorni fa sembra autentica, visto che difficilmente si può riprodurre la voce di qualcuno che, essendo agli estremi, farfuglia in modo quasi incomprensibile; il fatto è che non ci è dato sapere quando è stata effettuata: pare anzi che sia in realtà il saluto rivolto in castigliano ai fedeli riuniti per la Messa celebrata per lui a Buenos Aires il 24 Febbraio scorso.

In un quotidiano della capitale si arriva addirittura ad affermare con estrema disinvoltura che l’autore del messaggio sarebbe intubato – cosa che, a quanto pare, non gli avrebbe impedito di parlare. La grossolanità di questa disinformazione farebbe arrossire perfino un funzionario cinese. Del resto i professionisti dell’informazione, a partire dal 2020, hanno ampiamente dato prova della loro eccelsa professionalità, mentre il policlinico del ricovero, dal canto suo, è stato fra le strutture sanitarie più attive nel perpetrare il crimine di quella campagna vaccinale con cui tre quarti della popolazione italiana son stati sistematicamente avvelenati. Si sa, d’altronde, che in un ospedale non comanda più chi ha scienza ed esperienza, bensì chi tiene la borsa. Nei suoi laboratori di ricerca si fa tranquillamente uso, per questo, di linee cellulari prelevate da feti abortiti, con buona pace del Magistero.

Qualora qualche medico, là dentro, abbia l’ombra di uno scrupolo di coscienza, certi poteri hanno metodi di convincimento estremamente efficaci per fugarlo: se hai una figlia, basta ricordarti i casi di Emanuela Orlandi e Mirella Gregori. La verità sul Papa, a prescindere da ogni altra considerazione, è quella dettata dagli interessi di quanti tengono in pugno i vertici vaticani col denaro e coi ricatti, “verità” che tutti i mass media, come già al tempo della finta pandemia, sono incaricati di inculcare nelle menti con i loro ossessivi ritornelli; il più comune: «Il Papa ha trascorso una notte tranquilla». Il metodo non è cambiato ma noi, grazie a Dio, sappiamo riconoscerlo e, come non ci siamo cascati allora, non ci caschiamo neanche stavolta.

Nel frattempo i cristiani della Siria vengono massacrati dalle milizie islamiche, cui i “liberatori” dal regime di Assad han lasciato mano libera. L’assoluta indifferenza della comunità internazionale non ci stupisce più di tanto: per i pupazzi dei governi “democratici” e degli inutili quanto dispendiosi organismi sovranazionali esiste soltanto la causa ucraina. Addolora ben di più l’assordante silenzio della Santa Sede, troppo occupata – evidentemente – a tenere in vita un cadavere. I poveri siriani hanno però il sacrosanto diritto di esser difesi dai tagliagole armati dai sionisti, così come i cattolici tutti quello di sapere se il Papa è vivo o morto e cosa diavolo (è proprio il caso di dirlo) stia succedendo in Vaticano.


AGGIORNAMENTO

La fotografia diffusa Domenica 16 Marzo può essere di chiunque, dato che non si vede il volto, oppure può riferirsi a un precedente ricovero. C’è inoltre un’incongruenza: non è necessario, infatti, che un prelato indossi il camice e la stola per una preghiera privata. In definitiva, il fatto che la sala-stampa della Santa Sede non sia in grado di presentare una fotografia in cui il Papa sia riconoscibile in modo inequivocabile è un ulteriore, pesante indizio che non ci stiano dicendo la verità. Poiché la Chiesa attraversa una fase estremamente delicata, nella quale non è chiaro chi la stia realmente dirigendo né con quali intenzioni, offriamo al Signore le sofferenze e il martirio di tanti cristiani della Siria e del Libano affinché siano sventate le manovre dei Suoi nemici.

Quel che si può arguire con sufficiente verisimiglianza è che stiano prolungando artificialmente il pontificato corrente per portare avanti il progetto con cui intendono sovvertire la struttura divinamente costituita della Chiesa. A ciò fa pensare la decisione di estendere il processo sinodale fino al 2028, decisione annunciata in una lettera inviata a tutti i vescovi. È un colpo di mano tanto riprovevole quanto inammissibile: non si prendono provvedimenti di tale peso quando il Papa – ammesso che non sia già morto o in stato vegetativo – non è più in grado di esercitare il suo ufficio, ma li si lascia al successore. Non è chiaro, peraltro, il richiamo finale del testo, pubblicato nella Rete, alla confidenzialità dei suoi contenuti: esso è solo l’introduzione a un’altra missiva, che deve rimanere segreta?

Comunque sia, il metodo seguito è inconfondibilmente quello marxista-leninista, tipico delle assemblee degli anni Settanta: un ristretto numero di ideologi impone il proprio programma facendolo passare per volontà popolare mediante adunanze astutamente manipolate di “rappresentanti” accuratamente selezionati. L’impressione, per gli ingenui, è che tutto provenga dal basso, quando invece tutto è pianificato dall’alto secondo un assoluto centralismo totalitario. Mentre gli esecutori materiali sono pervertiti ricattabili a piacimento, le menti pensanti sono “asceti” dotati di un perfetto dominio delle passioni e – almeno a quanto appare – irreprensibili. Ciò non è però frutto della cooperazione con la grazia, ma di un non comune sviluppo dell’ego.

La cosa più stomachevole è che approfittino dell’impossibilità di operare del loro capo per imporre ai vescovi, in nome di un vuoto neologismo (sinodalità), un ulteriore restringimento della loro già compromessa autorità, che tuttavia è di diritto divino. I sovvertitori delle istituzioni che costituiscono la struttura portante della Chiesa terrena procedono con una spudoratezza che rasenta il grottesco. Interpelliamo perciò con viva apprensione i Santi del Paradiso, soprattutto i grandi Pontefici del passato, perché vengano in aiuto alla Chiesa militante con la loro potente intercessione, facendoci sentire la loro compagnia nella Santa Messa e ribaltando le nostre misere sorti.


sabato 8 marzo 2025


Dio ci guardi dai “veri cattolici”

 

 

Dio si ricordò di Noè e di tutti i viventi e di tutto il bestiame che era con lui nell’arca e Dio mandò un vento sulla terra e le acque si abbassarono (Gen 8, 1).

Il diluvio aveva portato via tutti coloro che non erano nell’arca, travolti dai flutti e sprofondati negli abissi. Ora, chiuse le cataratte del cielo, il Creatore faceva soffiare uno spirito benefico perché le acque evaporassero a poco a poco. Con grande pazienza, Noè aspettò diversi mesi che riapparisse la terra asciutta e, prima di uscire dall’arca con tutti i suoi ospiti, si trattenne ancora due settimane per esser certo che fosse di nuovo possibile vivere all’esterno (cf. Gen 8, 2ss). Il Patriarca non ebbe la temeraria insofferenza di chi vuole forzare i tempi, ma si rimise tranquillamente a quelli fissati dalla Provvidenza, così come, con perfetta obbedienza a Dio e totale noncuranza dello scherno umano, si era dedicato con calma e ponderazione alla costruzione del mezzo di salvezza.

Attualità di un’antica storia

Sono decenni che la Chiesa terrena è sommersa da un diluvio di abusi, scandali ed errori. Molti si dimenano in modo scomposto e dannoso per la pretesa di accelerare il processo di risanamento, quasi che ai fini di un’opera così grandiosa e delicata bastassero le idee e le forze umane e che la sua riuscita non dipendesse invece dai decreti divini e da grazie soprannaturali. Il termine utilizzato dalla Genesi per indicare il vento (rūaḥ), in altri contesti designa lo Spirito di Dio: «Manderai il tuo Spirito e saranno creati e rinnoverai la faccia della terra» (Sal 103[104], 30). Non c’è dubbio che lo Spirito Santo soffi a beneficio di chi è ancora spiritualmente vivo (perché si è rifugiato nell’arca e vi è rimasto chiuso per tutto il tempo necessario), non certo di chi è affogato.

Tanti sedicenti cattolici, per ragioni apparentemente sacrosante, hanno deciso di non restare dentro; così sono tragicamente annegati con quegli stessi empi e miscredenti da cui intendevano distinguersi. Quando tra poco – a Dio piacendo – cesserà l’alluvione e comincerà a spirare una tiepida brezza che lentamente asciugherà le acque, essi non ne avranno alcun giovamento, a meno che, per un miracolo della misericordia divina, non chiedano di esser riammessi fra gli inquilini dell’arca. A noi che, per pura grazia, siamo di quelli, servirà peraltro un’inesauribile pazienza nel collaborare all’opera di ampio respiro con cui il Cristo ripulirà la Sposa dal fango, così che torni a splendere della Sua luce e bellezza; se però siamo ben disposti, Egli stesso ce la donerà, come del resto ha fatto finora.

È forse presunzione affermare di molti che sono usciti dall’arca? Purtroppo è una costatazione che si impone da sé: chi ha perso la carità si è tagliato fuori del Corpo Mistico; spesso, con dichiarazioni imprudenti o con l’adesione a capi scismatici, si è messo fuori anche della società visibile, checché ne pensi soggettivamente. Ma come si può concludere che qualcuno abbia perso la carità? Chi è roso dall’odio, seppur mascherato da giusta indignazione, non può certamente possederla; chi si augura che qualcuno muoia, inoltre, si colloca al posto di Dio e dei Suoi insindacabili decreti. È sì lecito chiedergli di porre termine a una prova, ma rimettendo a Lui tempi e modi, non certo decidendo in luogo di Lui come e quando, senza crucciarsi dell’eterna rovina di un’anima.

Perdere la fede allo scopo di difenderla?

Anche a costo di venir sommersi dai peggiori insulti, rimaniamo fermi come uno scoglio sotto la violenza dei marosi ripetendo gli stessi moniti fino alla nausea, se necessario. Ci sono persone a tal punto accecate dalla superbia e intossicate dalla rabbia che ogni tentativo di curarle sortisce l’effetto contrario; la speranza è che queste esortazioni siano utili a chi è ancora recuperabile. Il male è tanto più grave quanto più alto è il rischio di perdere, oltre alla carità, anche la fede: chi infatti si arroga il diritto di emettere una sentenza definitiva su un altro pretende di sostituire il proprio giudizio a quello del Creatore e in tal modo, almeno implicitamente, Lo rinnega, come dimostrato dal fatto che non ne accetta la volontà e si ribella alle prove da Lui disposte.

Chi, dando credito alle fandonie di scomunicati, si ritiene autorizzato a condannare il Papa e la Chiesa intera non fa nient’altro che giudicare, in ultima analisi, Dio stesso, il quale, nei Suoi imperscrutabili disegni, ha permesso il verificarsi della situazione in cui ci troviamo. Poiché la fede è l’assenso dell’intelletto e della volontà alle verità rivelate da Dio e dalla Chiesa proposte a credere, si può senz’altro arguire che chi si colloca al di sopra di ogni autorità umana e divina l’abbia perduta, per quanto sia convinto di volerla preservare – convinzione che lo rende irrimediabilmente refrattario a qualsiasi tentativo di farlo ragionare. Ora, la carità può anche essere riacquistata con una sincera confessione… ma la fede, una volta persa pensando di averla, che cosa potrà più restituirla?

Tragico è l’unico aggettivo che viene in mente per descrivere uno stato di spirito che nemmeno un Dostoevskij avrebbe saputo immaginare. La più splendida vittoria del diavolo non è quella riportata con i bergogliani, bensì quella ottenuta con i loro più aspri contestatori, che si considerano veri cattolici perché odiano un moribondo e vomitano continuamente quest’odio non solo contro di lui, ma anche contro chiunque non voglia lasciarsi infettare dal loro morbo. Gli uni e gli altri peccano contro lo Spirito Santo, escludendosi così da ogni possibilità di perdono. Vorremmo urlare l’allarme ai loro orecchi, ma essi sembrano ormai completamente sordi; vorremmo scriverlo in cento lingue, ma essi sembrano ormai completamente ciechi.

Ancora e sempre fiducia e coraggio

Dobbiamo essere immensamente grati al Signore di averci preservati dal cadere nel laccio dei vari “salvatori”, autoproclamatisi capi di altrettante “vere Chiese” che sono in competizione l’una con l’altra per accaparrarsi il consenso di gente frustrata e rabbiosa, mentre rischiano di esser manipolate da manovratori occulti che hanno tutto l’interesse a spaccare e delegittimare la Chiesa Cattolica. I nemici di Cristo se la godono anche grazie a loro, oltre che a colui che ha finora protetto e promosso prelati corrotti e libertini: sopraffina astuzia di Satana, che fa concorrere al compimento dei suoi piani quelli che ha prima divisi e contrapposti… ma che viene a sua volta usato dalla Provvidenza nella realizzazione di disegni infinitamente più sapienti!

Tale gratitudine deve infonderci una fiducia incrollabile nel trionfo del bene, una determinazione inflessibile nell’adempimento del nostro dovere e un coraggio indomabile nel resistere ad abusi e ingiustizie, capace di sopportare virilmente tutte le intemperie, che provengano da destra o da sinistra. Così non ci accadrà di ritrovarci fra coloro che, per proteggersi da sé dal disordine, finiscono col considerarsi autosufficienti e fanno delle proprie opinioni la misura di tutte le cose: in poche parole, pretendono di ergersi a principio del loro essere. Ma guarda: è esattamente il peccato di Lucifero! Se invece è vero – com’è vero – che Dio riceve più gloria dalla conversione di un peccatore che non dalla sua dannazione, continuiamo a importunarlo con le nostre suppliche, così che l’esito della prova sia felice per tutti.

La Scrittura dice: «Siamo passati attraverso il fuoco e l’acqua; tu ce ne hai tratti per farci riprendere fiato» (Sal 65, 12). È necessario che quanti vogliono piacere a Dio passino attraverso qualche tribolazione. […] Teniamo fermo, sopportiamo, siamo discepoli dell’Apostolo, che dice: «Pazienti nella tribolazione» (Rm 12, 12).Rendiamo grazie a Dio in tutto (cf. 1Ts 5, 18) […]. State attenti al termine della resistenza; non disperate, non scoraggiatevi (san Barsanufio di Gaza, Lettere, 74).


sabato 1 marzo 2025


Emergenza assoluta

 

 

Succede anche ai potenti: che la situazione, a un certo punto, si ribalti. Colui che per dodici anni ha tenuto in pugno la Chiesa Cattolica ora è tenuto in ostaggio dai suoi più stretti collaboratori, che non vogliono lasciarlo morire prima di aver sistemato i loro affari e promosso il maggior numero possibile di amici. La comunicazione ufficiale non è affatto credibile riguardo alle condizioni di Jorge Mario Bergoglio: non è plausibile che siano necessarie ventiquattro ore per ottenere il referto di un esame radiologico in un caso così illustre; non è plausibile che egli scherzi, si alzi e lavori, ma non faccia neanche un cenno di saluto dalla finestra ai fedeli radunati a pregare per lui; non è plausibile sostenere che si rimetterà, quando ci si astiene dal fornire qualunque elemento a sostegno.

Alle voci che sia già morto si accavallano indiscrezioni secondo cui il malato alternerebbe periodi di sedazione profonda a momenti di lucidità, durante i quali sarebbe in grado di riconoscere le persone presenti, seppure sotto ossigeno ad alti flussi. Non si tratta solo, evidentemente, di scongiurare un’altra crisi respiratoria, che potrebbe essergli fatale; sembra piuttosto un caso di accanimento terapeutico nei confronti di un paziente oncologico allo stadio terminale. La carenza di ossigeno nel sangue e nei tessuti (ipossia) causa inoltre gravi danni agli organi, nonché forte sonno e deficit cognitivi; prima che sia troppo tardi, negli spiragli in cui è vigile, al pontefice vengono perciò sottoposte decine di nomine episcopali, se non anche – speriamo – qualche decreto dagli effetti disastrosi.

Uno non può più nemmeno morire quando è scoccata l’ora, se dalla sua sopravvivenza dipendono fortissimi interessi non solo ecclesiastici, ma anche geopolitici. L’analogia con le storie distopiche e la prassi dei regimi totalitari è lampante. Vien da pensare che la Chiesa terrena sia finita negli artigli di un malefico potere occulto che manovri i suoi vertici, così come i governi degli Stati e gli organismi sovranazionali. Chi ha la fede, ovviamente, sa bene che nessuna potenza, che sia umana o diabolica, potrà mai prevalere sulla Sposa di Cristo; egli non può nascondersi, nondimeno, che la situazione odierna sia quanto meno drammatica, visto che il suo capo visibile non è più in grado di dirigerla e non si sa chi ne tenga effettivamente il timone né cosa intenda fare.

Il Segretario di Stato è probabilmente, in questo momento, l’uomo più potente; ciò non ci rassicura affatto, se ricordiamo che nel 2019 fu invitato alla riunione torinese del Bilderberg Club. Accanto a lui riemerge periodicamente dall’ombra il novantenne decano del collegio cardinalizio, per dieci anni responsabile della nomina di pessimi vescovi e presumibilmente, benché in pensione, ancora molto influente. Ben più giovane, ma non meno ammanicato, è l’alfiere della Sant’Egidio, il romanesco presidente della Conferenza Episcopale Italiana, la quale ha di recente decretato che i sodomiti siano manifestamente accolti nei seminari, dopo averli già celatamente infestati per decenni. Non proprio brillante è stata la gestione di questi casi da parte dell’astro nascente della diocesi del Papa.

In queste condizioni, c’è da temere qualche colpo di mano da parte di coloro che mirano a ridurre la Chiesa a mera agenzia socio-assistenziale o di quelli che si affannano a coprire i misfatti dei pervertiti piazzati dal moribondo in alte posizioni. Tale congiuntura estremamente delicata richiede un impegno supplementare di preghiera e di sacrificio. Esorto perciò tutti voi a offrire rosari e penitenze perché i piani dei nemici di Dio siano sventati e la barca di Pietro riceva presto un nuovo nocchiere (magari santo e capace, se lo meritiamo). Egli avrà un compito formidabile da svolgere a beneficio del Popolo di Dio e dell’intera umanità; il Signore già lo conosce, ma attende la nostra generosa cooperazione nell’attuazione dei Suoi disegni di salvezza.

Non deludiamolo ancora una volta con la nostra sfiduciata impazienza, ma doniamoci a Lui senza riserve e con rinnovato fervore. Eleviamo ardenti suppliche alla Madre della Chiesa, la Beata Vergine Maria; al suo Patrono, san Giuseppe; al suo Difensore, san Michele Arcangelo; alle sue Colonne, i santi apostoli Pietro e Paolo. Non tralasciamo il ricorso all’uomo limpido e mite che ha pagato la sua fedeltà al Signore con dieci anni di prigionia e una morte oscura, il compianto papa Benedetto XVI. È pur vero che il culto pubblico, per ora, non è consentito, ma la preghiera privata non è proibita: che dal suo seggio di gloria interceda per la Sposa di Cristo, che fu da lui amata fino all’annientamento di sé e si trova adesso in un pericolosissimo frangente. Quanto ai traditori, non dimentichiamo i salmi imprecatori: Deus meus, pone illos ut rotam

Mio Dio, rendili come turbine e come pula di fronte al vento! Come fuoco che brucia la selva e come fiamma che incendia i monti, così perseguili con la tua tempesta e sgomentali col tuo furore (Sal 82, 14-16).


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