Iam enim securis ad radicem arborum posita est.
(Mt 3, 10)

sabato 4 marzo 2023


Vade retro, schisma!

 

 

Ciò che più addolora, nell’attuale congiuntura ecclesiale, non è la protervia di quanti negano, nelle parole o nei fatti, la dottrina di fede e di morale trasmessa, ma la leggerezza e superficialità di coloro che invocano lo scisma come soluzione di ogni problema. Istigare a un passo di rottura è tanto più colpevole quanto più alta è la responsabilità ricoperta: se tale condotta è riprensibile per un laico, come va giudicata, se tenuta da un chierico? Trattandosi di materia gravissima, c’è da sperare che manchi la piena avvertenza. In tal modo, infatti, non solo si espongono le anime alla dannazione eterna, ma si minaccia pure l’unità visibile della Sposa di Cristo, per la quale Egli ha versato tutto il Suo sangue e della quale è perciò estremamente geloso. L’insistenza nel presentare l’atto scismatico compiuto da monsignor Lefebvre come una decisione doverosa, o almeno inevitabile, rappresenta di conseguenza un insulto al Redentore crocifisso.

Si può senz’altro concordare su molti punti dell’analisi effettuata dal vescovo francese, la quale fornì a suo tempo un’efficace chiave di lettura degli sconvolgimenti seguiti al Concilio Vaticano II (sebbene non si sia spinta fino all’origine ultima della rivoluzione modernista, ossia alle trame della massoneria giudaica infiltratasi nella Chiesa). Questo non basta tuttavia a giustificare quella sua scelta, che creò un precedente pericolosissimo: il sottrarre se stesso e i propri seguaci alla giurisdizione dei legittimi Pastori per erigere una sorta di Chiesa parallela, con autonoma gerarchia e struttura territoriale. Vien da pensare più allo spirito gallicano che non a quello genuinamente cattolico quando, ancora oggi, si sente designare la suprema autorità come Roma: Rome dit ceci, Rome veut cela… Che la Provvidenza sappia trarre il bene anche dal male non significa che le decisioni cattive diventino per ciò stesso buone e assurgano addirittura a modelli da imitare.

Un po’ di chiarezza

Ordinare dei vescovi senza mandato pontificio costituisce uno dei delitti più deleteri che si possano perpetrare nella Chiesa; se lo si commette in nome della difesa della Tradizione, è pure una lampante contraddizione, dato che la necessità di preservare la comunione gerarchica obbedendo al Papa non è un lusso per la dottrina cattolica. Tale crimine è punito con la scomunica latae sententiae riservata alla Sede Apostolica; l’unilaterale atto di clemenza da parte di Benedetto XVI non portò, purtroppo, allo sperato pentimento dei quattro ordinati, mentre l’ordinante era già morto senza riconciliarsi. Ora, un vescovo scomunicato, essendo separato dal Corpo Mistico, compie ogni atto di culto in modo sacrilego e ordina sacerdoti illegittimamente, seppur validamente, ponendoli così in una situazione canonica irregolare. Per tali motivi, normalmente, è severamente proibito ai fedeli sia assisterne alle celebrazioni, sia ricevere da loro i Sacramenti, sia sostenerli in qualunque maniera, poiché il fare ciò rappresenta un’implicita approvazione dello stato risultante dalla loro grave disobbedienza.

L’aver concesso a quei sacerdoti la facoltà di assolvere e ai fedeli l’autorizzazione a partecipare alle loro liturgie è uno strappo al diritto ecclesiastico in un ambito in cui è strettamente legato al diritto divino. Finora abbiamo esitato a imporre divieti che non infligge nemmeno la Santa Sede; tuttavia non possiamo considerare normale questa evidente violazione dell’ordine stabilito dal Signore né chiudere gli occhi sui danni spirituali che ne riportano tante persone. La palese incongruenza di tali concessioni, oltre a costituire uno spinoso dilemma ecclesiologico e canonico, spinge infatti i fedeli a prestar fede all’insegnamento e alla predicazione di ministri sacri che distorcono la dottrina al fine di legittimare la propria pastorale abusiva. Un esempio particolarmente istruttivo, a questo proposito, sono le acrobazie intellettuali, peraltro facilmente confutabili, miranti a negare il carattere scismatico delle ordinazioni episcopali del 1988: disonestà sfacciata o estremo accecamento?

Frutti velenosi

Chi dà credito a discorsi del genere, specie se privo delle necessarie conoscenze teologiche, rischia di lasciarsi manipolare mentalmente con un metodo graduale, ma molto efficace, fino a diventare, senza rendersene conto, un fanatico affetto da una forma delirante che lo rende tanto più violento quanto più è intransigente: l’evidenza del reale, infatti, è sostituita da una rappresentazione ideologica della realtà che altera la percezione oggettiva dei fatti e delle situazioni. Se tale sindrome risulta pericolosa negli affari terreni, quali nefaste conseguenze avrà in quelli celesti? Non ci stancheremo di ripetere che non abbiamo il minimo interesse a sollevare polemiche, ma siamo mossi unicamente dalla sollecitudine per il bene delle anime, che vediamo esposte a tanti pericoli. Distoglierle da un tipo di essi non significa abbandonarle a quello opposto, bensì aiutarle – come ci sforziamo di fare da diversi anni – a vedere e seguire la strada giusta, cosa che richiede la perfetta appartenenza alla Chiesa.

La libertà interiore propria di chi persegue esclusivamente la gloria di Dio e la salvezza del prossimo ci rende insensibili alle ingiuste critiche, da qualunque parte provengano; non essendo dei politici, non siamo diretti dalla ricerca del plauso e del consenso, ragion per cui non ci preoccupiamo di attenuare gli ammonimenti né di imbellettare la verità. Su questa via, oltre a subire gli strali dei puri, può altresì capitare a un sacerdote di sentirsi erudire da laici che pensano evidentemente d’esser più istruiti di lui; è una buona occasione per esercitare l’umiltà e la pazienza, nonché per verificare fino a che punto lo stato o la disponibilità allo scisma possa offuscare la vista interiore e spingere a capovolgere l’ordine che regge il Corpo Mistico. Il generalizzato rifiuto dell’obbedienza gerarchica, del resto, non può non sfociare, a lungo termine, in quell’atteggiamento di somma superbia per il quale chierici e fedeli si ergono a giudici supremi e inappellabili di qualunque cosa o persona.

Sguardo carnale o soprannaturale?

Tutto ciò – non è superfluo ribadirlo – ha ben poco di cattolico, ma molto di protestante, nello spirito dei puritani del Mayflower. Considerata la situazione critica in cui versa la Chiesa, si pensa di poterne guarire i mali con mezzi puramente umani, separandosi da essa per formare una “razza pura”, come già i donatisti e tanti altri eretici del passato. Qui sta l’insidia più nascosta: nello snaturare la vita di fede e di grazia con nozioni nominalistiche e prescrizioni legalistiche utili solo a nutrire la falsa sicurezza di sentirsi al sicuro in un’impalcatura vuota, nella quale manca la viva relazione con Dio e non si cresce effettivamente nelle virtù, bensì in una pratica esteriore priva di autentica carità. La presunzione di chi, in forza di essa, si sente perfetto lo acceca sul reale stato dell’anima e spenge in lui la capacità, inerente al sensus fidei, di vedere le cose in una luce soprannaturale; perciò, non riconoscendo più i propri peccati, si convince di avere il compito di salvare la Chiesa e di essere in grado di farlo con le azioni dettate dalle sue passioni.

Chi invece, rimanendo unito alla Vite, persevera umilmente nella preghiera e nell’adempimento dei propri doveri di stato, con incrollabile fiducia nella Provvidenza e indefettibile sottomissione agli imperscrutabili decreti divini, riceve la grazia di scorgere in ogni circostanza la mano di Dio, che dirige la storia con infallibile sapienza, al punto che anche i Suoi nemici, loro malgrado, cooperano alla realizzazione dei Suoi piani. Con profonda serenità, allora, egli non smette di compiere la sua piccola parte, per quanta abiezione e abnegazione richieda, ben sapendo che anch’essa concorre alla completezza del disegno. Neppure le più angoscianti scoperte lo sgomentano né arrestano, come il venire a sapere, per esempio, che gran parte dei vertici ecclesiastici è sotto ricatto economico o morale – come pure, peraltro, diverse formazioni tradizionaliste, nonostante sbraitino notte e dì, avendo fatto di ciò la propria ragion d’essere, contro la corruzione del clero conciliare. Dimmi chi gestisce le tue finanze e ti dirò chi sei: che tu sia uno scismatico o il capo della gerarchia, il sospetto è che tu venga manovrato dalla mafia ebraica per adulterare o dividere la Chiesa.

Il primato della preghiera

Se è vero che bisogna pur fare qualcosa, l’impegno più urgente – non basterà mai ripeterlo – è gettarsi in ginocchio davanti al tabernacolo (sul serio, però, non a parole). È là che bisogna implorare lo Sposo di fare quel che non possiamo fare noi, ripetendogli con una fiducia piena d’amore: Exsurge, Christe, adiuva nos, et libera nos propter nomen tuum (Sorgi, o Cristo, aiutaci e liberaci a lode del tuo nome); Salva nos, Christe salvator, per virtutem sanctae crucis: qui salvasti Petrum in mari, miserere nobis (Salvaci, Cristo salvatore, per la potenza della santa Croce; tu che salvasti Pietro nel mare, abbi pietà di noi). La fede viva ci assicura che siamo ascoltati e che, senza la preghiera, saremmo in condizioni ben peggiori. Per essere esauditi, dobbiamo però supplicare con quell’umile riverenza che scaturisce dalla consapevolezza dei nostri peccati e, di contro, dal riconoscimento dell’infinita maestà di Colui che invochiamo, che va fedelmente servito in qualsiasi evenienza.


13 commenti:

  1. Oggi alla preghiera davanti al Signore esposto (in una cappella gestita da suore non "scismatiche"), sono stato quasi rimproverato da una fedele perché al Padre Nostro dicevo "non ci indurre".

    La suora, interpellata dall'anziana fedele scandalizzata (sottolineo "anziana" e "scandalizzata"), è stata più diplomatica, ma sempre propendendo per la nuova versione.

    Queste sono le mie esperienze quando ancora mi capita di dovermi interfacciare con la Chiesa riveduta e aggiornata del post concilio.


    Gli scimatici sarebbero i Lefebvriani?

    Mons. Lefebvre si troverà forse a bruciare nell'inferno?

    Io mi sento scismatico al pensiero di fare communio in sacris con i seguaci della liturgia rivoluzionata e predicatori delle eresie conciliari, piuttosto che quando vado a Messa dalla FSSPX.

    Che altro posso dirle?

    Forse è meglio che chiuda subito i commenti anche a questo post, perché più bergoglio e i vescovi complici continuano ad adorare i demoni amazzonici e dare scandali continui su ogni fronte, meno pecorelle troverà disponibili ad ascoltare la sua voce di condanna a chi resiste in faccia alla massoneria ecclesiastica.

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    1. Caro Giovanni, l'anziana fedele e la suora diplomatica vanno commiserate come vittime di un pluridecennale inganno; non è il caso di sentirsi punti più di tanto per incidenti del genere.
      Mentre sulla sorte eterna di monsignor Lefebvre non possiamo dir nulla (dato che potrebbe essersi pentito all'ultimo istante), lo stato di scisma dei suoi seguaci è un fatto oggettivo, in quanto non obbediscono al Romano Pontefice, pur riconoscendolo nominalmente.
      Il problema della "communio in sacris" non sussiste, poiché non abbiamo a che fare con eretici dichiarati (come i protestanti), bensì con persone che, sia pure nell'errore, possono essere in buona fede per ignoranza invincibile.

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  2. Caro don Elia, grazie di cuore per farci comprendere, sempre con estrema chiarezza, queste problematiche così gravi e complesse. E' grazie a lei se ho compreso la situazione attuale senza farmi fuorviare da superficiali miei ragionamenti, propri di chi non ha una formazione specifica sulle questioni ecclesiali.
    Il suo zelo apostolico, il suo amore per la Chiesa e per la salvezza delle anime dei fedeli, le rendono onore. Il Signore la benedica e la ricompensi ampiamente.

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  3. Dio benedica l'IBP per questa santa iniziativa di trasmettere la Via Crucis, così i fedeli che fossero impossibilitati a recarsi in Chiesa possono seguirla anche da casa. Deo gratias!
    In diretta streaming dalla Cappellina della Casa San Clemente in Roma, la Santa Via Crucis - 3 Marzo 2023
    https://www.youtube.com/watch?v=hvaUh0yjV9I
    Casa San Clemente IBP - Roma

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  4. Un altro post di rara limpidezza in tempi cosi'torbidi.
    Mi sentirei solo di stemperare le accuse di superbia tout court, io conosco alcuni frequentatori della FSSPX e sono convinto agiscano in buona fede senza rendersi conto dell'errore.
    Mi segno la preghiera e cerchero'in questa Quaresima di recitarla davanti al Tabernacolo.
    Santa Quaresima.

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  5. Caro don Elia,
    Le scrivo queste poche righe, senza nessuna pretesa che mi risponda, né tanto meno che mi pubblichi - cosa peraltro, cui si è guardato bene dal fare in molti casi, in passato, naturalmente per non sviare soprattutto il gregge, già abbastanza sviato dall'attuale "governo" della Santa Chiesa.
    Vengo al punto. La seguo da alcuni anni e ho trovato in Lei un autentico Pastore delle anime, soprattutto durante la "farsa pandemica". Invece non sempre ho condiviso - sebbene ne sono convinto, Lei sia mosso dalle più sante intenzioni a salvezza delle anime - la critica aspra e risentita avverso una parte dei cd. "tradizionalisti". Ma soprattutto, mi ha amareggiato, e da Lei, non me lo aspettavo: la recidiva, nel rispolverare la solita affermazione erronea, molto cara ai modernisti, che Mons. Lefebvre sia stato scismatico, e sia stato scomunicato giustamente. Tutto falso ! Lo stesso BXVI, non ha operato soltanto un atto di misericordia, ma ha fatto giustizia, ad un "santo" prelato, annullando un atto illegittimo!! Egli, fece degli errori, ma fu uno dei pochi che difese la Tradizione liturgica.... Il resto sono "se e ma", secondo me, per quel che può valere il mio giudizio dinanzi ad un chierico dalka formazione teologica di tutto rispetto. Sono sincero. Faccio inoltre presente che non sono né lefevriano, né un integralista, ma un semplice fedele, con tutto il carico di peccati , che si sforza per quanto può di piacere a Dio. Non aggiungo altro... Le assicuro le mie preghiere, Padre
    Sia lodato Gesù Cristo, Ave Maria.

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    1. Carissimo Sergio, non c'è affatto asprezza né risentimento nelle considerazioni qui svolte circa una parte del mondo tradizionalista, ma solo quella severità che richiede la percezione dei pericoli spirituali cui sono esposte le anime.
      Riguardo a monsignor Lefebvre, il carattere scismatico della sua decisione di ordinare vescovi senza mandato pontificio è un fatto incontrovertibile e risulta dalla stessa costituzione divina della Chiesa; in questo caso, di conseguenza, la scomunica non è una pena inflitta "a posteriori" (che potrebbe essere giusta o meno), ma un mero prendere atto dello stato di separazione posto in essere da quell'azione.
      Se il sanzionato può considerare nulla la sanzione senza che ciò sia stato riconosciuto dalla competente autorità in seguito a ricorso, salta tutto l'ordinamento giuridico e ognuno, nella Chiesa, può sentirsi autorizzato a fare ciò che vuole. Un'idea così folle è peggiore di quelle dei modernisti e trova posto solo in una visione distorta della realtà, mirante a legittimare qualcosa che non si può legittimare. Proprio per questo raccomando a tutti la vigilanza verso la propaganda ideologica dei lefebvriani.
      Ringrazio per le preghiere e per l'opportunità offertami di chiarire questo punto.

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  6. Siano lodati Gesù e Maria!

    Rev.do Don Elia, questa volta non sono d'accordo con lei. Benedetto XVI ha rimosso la scomunica a Mons. Lefebvre dopo la sua morte - cioè senza che Mons. Lefebvre abbia potuto dire/operare alcunché. Il Papa, custode della Fede, come ha potuto rimuovere la scomunica se nulla é cambiato in Mons. Lefebvre?

    L'unica possibilità é che la scomunica non fosse valida e, per santa prudenza, procedesse a rimuoverne la scomunica senza spiegarne i motivi. Ben diverso potrebbe essere il discorso per i 4 Vescovi ordinati da Mons. Lefebvre e tutt'ora viventi, ma rimuovere la scomunica ad un defunto, non ha senso se non perché la scomunica non sia stata corretta.

    Ave Maria

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    1. La scomunica è stata revocata solo ai quattro vescovi viventi, dato che i defunti non sono più soggetti al diritto canonico.
      Sulla validità della scomunica a monsignor Lefebvre ho risposto sopra.

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  7. Secondo Lei, partecipare alle riunioni di preghiera del Rinnovamento nello Spirito va bene oppure no ?
    Norrmalmente tali riunioni sono frequentate da persone molto ignoranti che non ha nessun senso critico nei confronti di Brrgoglio.

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    1. Stia lontana da quelle riunioni. La mancanza di senso critico non vale solo nei confronti di Bergoglio, ma riguarda tutto quello che si fa e si dice in quel contesto. L'autorità gerarchica non ha mai verificato che i fenomeni ricorrenti in quelle "preghiere" siano realmente di origine soprannaturale.

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  8. D'accordo ma l'espressione "fedelmente servito" potrebbe essere esteso anche all'operato di Lefebvre, almeno secondo il di lui convincimento; preghiamo anche affinchè lo Spirito Santo operi con vigore sui cuori afflitti dei suoi servitori e sulle anime di tutti i cattolici per donare il discernimento necessario ad affrontare questo periodo di grande tribolazione

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    1. Il discernimento è senz'altro un dono da chiedere allo Spirito Santo, ma presuppone pure l'esercizio della retta ragione, per il quale la considerazione della realtà oggettiva prevale sui convincimenti soggettivi dei singoli individui. La grazia, lungi dal sopprimerla o renderla superflua, suppone l'attività naturale dell'uomo e la eleva.

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