Iam enim securis ad radicem arborum posita est.
(Mt 3, 10)

sabato 31 dicembre 2022

 

Dio è nato: esulta e ama!

 

 

Caritas Dei diffusa est in cordibus nostris per Spiritum Sanctum, qui datus est nobis (Rm 5, 5).

Non c’è dubbio che, al nostro tempo, l’uomo abbia toccato un culmine non ancora raggiunto nella satanica ribellione al Creatore. Molti sono tentati di puntare il dito contro i promotori del sedicente nuovo ordine mondiale, dei quali vengono diffuse con enfasi deliranti affermazioni circa la morte di Dio e la falsità della fede in Gesù Cristo. Non si può fare altro che compatire l’assurdità di queste dichiarazioni del tutto prive di senso: come potrebbe morire l’Essere stesso sussistente, in virtù del quale anch’essi esistono, o risultare infondata una dottrina che due millenni di critiche e attacchi non hanno potuto neppure scalfire? Gli allucinati ideologi del forum economico mondiale giungono addirittura a sostenere di aver ottenuto poteri “divini”, dimostrando così di non conoscere affatto il significato delle parole: quel termine si riferisce infatti a un altro ordine di esistenza, quello detto soprannaturale, radicalmente distinto da quello dell’essere partecipato, il quale è da esso separato da un abisso ontologico che il pensiero umano non è in grado nemmeno di concepire.

Circoscrivere la ribellione a quella cerchia di psicopatici, tuttavia, sarebbe un comodo escamotage per non fare i conti con le proprie responsabilità: tutta la società, almeno nel mondo occidentale, si è lasciata contagiare dai virus mortali della “cultura” postmoderna, ingoiando senza resistenza alcuna le colossali menzogne propinate dal sistema educativo e mediatico. Gran parte della gente, anche se si considera credente, tira a campare immersa nel materialismo nichilistico inculcato dalla macchina del consumismo; non trovando più motivi per vivere e morire, in un egocentrismo individualistico sempre più esasperato si aggrappa al momentaneo e illusorio benessere che le promettono le stridule sirene dell’edonismo. Malgrado la potenza dell’apparato socio-politico-economico che, per volere della mafia finanziaria, ha prodotto questa situazione distopica, le responsabilità individuali non sono annullate, ma solo in parte attenuate: anche chi, essendosi volontariamente lasciato assordare dal chiasso del mondo, ha smesso di ascoltare la voce della coscienza, ha la sua dose di colpa.

La moderna ribellione a Dio, che oggi si manifesta nelle prometeiche quanto ridicole pretese del turbocapitalismo tecnocratico, ha radici ben più antiche. La prima grande rivoluzione, con la quale è iniziato lo scardinamento dell’ordine costituito, è quella luterana: lo studente di Erfurt, violento e lussurioso, che era entrato in convento senza vocazione, ma soltanto per sfuggire alla pena capitale in seguito all’uccisione di un collega in duello, si credette ispirato da Dio nell’inventarsi una nuova dottrina al solo scopo di liberarsi dal conflitto interiore che lo attanagliava per la sua incapacità di osservare le esigenze morali dello stato sacerdotale e religioso. Il disgraziato fu certamente favorito da contingenze politiche e sociali, ma rimane comunque il prototipo della rivolta radicale contro ogni autorità, della Chiesa e dello Stato, basata sulla negazione della realtà oggettiva in nome di opinioni soggettive prive di fondamento. È proprio con lui che, anche grazie alla stampa, nasce la propaganda, cioè la manipolazione sistematica delle masse tramite la diffusione di idee rozze ed elementari, ma di facile presa emotiva e capaci di innescare reazioni collettive.

Luterani – non a caso – furono Kant, Hegel e Marx (sebbene, l’ultimo, solo nominalmente). È sul terreno malsano del loro pensiero che si è sviluppata la “teologia” tedesca contemporanea, la quale altro non è che un’ideologia ribelle e blasfema che, prendendo a pretesto i mali della Chiesa attuale, pretende di modificarne qualunque struttura, anziché cercare il modo di reprimere gli abusi che i suoi stessi orientamenti hanno causato. Anche qui, come pure nel mondo, si è provocata la crisi in modo artificiale onde imporre poi soluzioni che demoliscano l’ordine stabilito per sostituirlo con un sistema perverso e pervertitore. Poiché si vocifera che un esponente di quell’ambiente starebbe per esser nominato nuovo prefetto alla Dottrina della Fede, bisogna intensamente pregare perché ciò non avvenga oppure, se il Signore lo permetterà nei Suoi disegni, perché serva ad aprire gli occhi a quei cattolici che ancora si illudono che vada tutto bene o, per lo meno, si possa ottenere un qualche dialogo con chi manifestamente persegue la trasformazione della Chiesa in associazione umanitaria al servizio del nuovo ordine mondiale.

Queste considerazioni, naturalmente, non sono un’istigazione ad abbandonare la barca di Pietro. Coloro che incitano alla rivolta e alla disobbedienza non sono altro che imitatori di Lutero, anche se lo fanno in nome della Tradizione o del vero Papa. Essi si son purtroppo lasciati contagiare dallo spirito del mondo e, senza avvedersene, finiscono col favorire il nemico, dividendo e indebolendo ulteriormente la Sposa di Cristo. I cattolici dalla fede umile e robusta, invece, sanno che nessuno, neanche un pontefice sovvertitore o qualche prelato vaticano, potrà mai rubare loro il tesoro che possiedono: la fede, che dona loro la pace con Dio, la grazia santificante e la speranza della gloria celeste. Con la preghiera assidua, la meditazione della divina Parola, la comunione frequente e la carità operosa, sono in grado di sopportare qualsiasi prova traendone anzi vantaggio e vanto, dato che la tribolazione li fa crescere nella pazienza, saggia le loro virtù e rende incrollabile la loro speranza, la quale non inganna chi sperimenta intimamente l’amore di Dio e lo irradia intorno a sé grazie all’azione dello Spirito Santo, che lo diffonde nel suo cuore (cf. Rm 5, 1-5).

Il Re divino, per dispensarci tale inestimabile ricchezza, è voluto nascere in una stalla e morire su una croce, così da salvare noi, deboli ed empi, quando ancora eravamo peccatori e nemici, dagli effetti nefasti delle nostre scelte: come dubitare di fronte a una prova così eclatante della Sua carità, sommamente pura e disinteressata? come temere di mancare l’obiettivo, ora che siamo riconciliati, se il Suo amore è giunto a tanto nei confronti di chi lo respingeva (cf. Rm 5, 6-11)? Va da sé che dobbiamo cooperare con tutte le forze con la grazia attiva in noi, sia per non perderla con il peccato mortale, sia per accrescerla sempre più in vista della gloria; ma nessuno al mondo potrà mai indurci a tradire se non vogliamo, a meno che non decidiamo di soggiacere volontariamente alla seduzione. Non dimenticare che il diavolo è talmente astuto da saperti ingannare perfino sotto l’apparenza del bene, per ragioni speciose di zelo e di fedeltà al Signore. Per capire da quale spirito sei guidato o lo è qualcun altro, verifica se in esso c’è carità genuina; qualora manchi e al suo posto si rinvengano i segni della superbia, non è certamente il Santo, ma l’immondo.

«La destra del mio Giusto ti ha raccolto. […] Io sono il Signore, tuo Dio, che ti prende per mano e ti dice: “Non temere; io ti ho soccorso”. […] Tu esulterai nel Signore, ti allieterai nel Santo d’Israele» (Is 41, 10.13.16 Vulg.). Guardando il Bimbo appena nato e deposto nella greppia, lasciati sussurrare queste parole piene di tenerezza e abbandona il cuore a gioiosa gratitudine. Nessuna rivolta umana potrà mai neppure incrinare l’eterna Sua sovranità d’amore, ma si risolverà piuttosto sempre a danno dell’uomo stesso, che si condanna da sé al medesimo tormento cui si è sottoposto Lucifero nella sua insensata volontà di indipendenza da Colui che gli ha dato l’essere. Il mondo attuale vuole la felicità in opposizione all’unica sorgente di essa, in un testardo atteggiamento di sfida e di trasgressione, procurandosi così un’infelicità indicibile. Prolunghiamo allora la carità che il Figlio di Dio ha avuto con noi nel redimerci, trasmettendo a quanti ne sono lontani la gioia contagiosa di conoscerlo e di amarlo: «Il Verbo si fece carne e abitò fra noi: abbiamo visto la sua gloria, la gloria che possiede come Unigenito dal Padre, pieno di grazia e di verità» (Gv 1, 14).


6 commenti:

  1. Bellissima riflessione come sempre! C'è molta confusione e per la verità non mi piace l'opposizione al papa e le critiche distruttive. Siamo d'accordo sul fatto che c'è ambiguità nel suo pontificato e bisogna stare molto attenti a non lasciarsi trascinare e tradire. Però ritengo che sia molto importante pregare per lui. I grandi santi nei confronti dei papi che erano controversi non si opponevano e non criticava o ma pregavano e li ammontavano. Ora mi pare si stia creando , con i vari santoni e preti che si sono distaccati dalla Chiesa,maggiore confusione e non incremento della fede. Vorrei chiederle una cosa padre Elia, che non c'entra niente con la sua riflessione di oggi, ma vista la confusione che c'è vorrei che facesse una disamina accurata come solo lei sa fare, su tutti questi messaggi che arrivano dai vari veggenti di tutto il mondo . Vedo che molte persone le seguono e questo mi impensierisce non poco. Stiamo prendendo una brutta piega. Chiarisca per favore tutto questo. Grazie

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    1. Ho ripetutamente scritto che non bisogna prestare fede a nessuna pretesa rivelazione di cui, per mezzo di una rigorosa inchiesta dell'autorità ecclesiastica, non sia stata riconosciuta in modo indubitabile l'origine soprannaturale. Dato che quasi sempre si tratta di illusioni umane o di inganni diabolici, la prudenza esige che ci si astenga comunque dal prenderle in considerazione, anche per evitare di commettere un peccato grave contro il primo comandamento rendendo culto a qualcosa che non viene da Dio.

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  2. Grazie Padre Elia, che bello leggere parole di verità,

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  3. Santo Padre, Santita', amato Santo Padre...come ci si rivolge ad un Pontefice? Non lo so ! Avrei voluto tanto vederVi, vedere i Vostri occhi buoni ed indulgenti quando, seguitando il programma stabilito per Papa Giovanni Paolo II, Vi hanno portato a visitare la mia Parrocchia. Ero lì, in terza fila,all'uscita della Chiesa, e dicevo tra me e me che se anche la marea della gente mi avesse impedito di vederVi mi sarebbe bastato toccare la Vostra tunica per riempirmi il cuore di gioia, così come avvenne all'emorroissa.. .Non e' accaduto niente di quanto avevo vagheggiato. In seguito ho desiderato di scriverVi e di inviarVi in dono un piccolo ramoscello di ulivo abilmente prodotto dai maestri vetrai di Murano, ma, a causa della mia timidezza, neanche questo si e' potuto concretizzare. Papa Benedetto XVI " De Gloria Olivae".... . Santo Padre, amato Santo Padre, (bambino mio come Vi chiamavo in segreto a causa della manifesta sempre piu' accentuata Vostra fragilita'), ora affido al mio Angelo Custode di manifestarVi finalmente il mio amore filiale,il mio affetto, la mia gratitudine per quel 2005, il mio anno dell'Effata'. Grazie Santo Padre , riposate in pace ! Elle

    Al centro c’è una piccola parola che riassume tutto il messaggio e tutta l’opera di Cristo. Marco la riporta nella lingua stessa in cui Gesù la pronunciò: «effatà», che significa: «apriti». C’è una chiusura interiore, che riguarda il nucleo profondo della persona, quello che la Bibbia chiama il «cuore». E’ questo che Gesù è venuto ad «aprire», a liberare, per renderci capaci di vivere pienamente la relazione con Dio e con gli altri. Ecco perché dicevo che questa piccola parola, «effatà - apriti», riassume in sé tutta la missione di Cristo. Egli si è fatto uomo perché l’uomo, reso interiormente sordo e muto dal peccato, diventi capace di ascoltare la voce di Dio, la voce dell’Amore che parla al suo cuore, e così impari a parlare a sua volta il linguaggio dell’amore, a comunicare con Dio e con gli altri. Per questo motivo la parola e il gesto dell’«effatà» sono stati inseriti nel Rito del Battesimo, come uno dei segni che ne spiegano il significato: il sacerdote, toccando la bocca e le orecchie del neo-battezzato dice: «Effatà», pregando che possa presto ascoltare la Parola di Dio e professare la fede. Mediante il Battesimo, la persona umana inizia, per così dire, a «respirare» lo Spirito Santo, quello che Gesù aveva invocato dal Padre con quel profondo sospiro, per guarire il sordomuto.
    Commento di Benedetto XVI

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  4. IL RICORDO
    Benedetto, vero amante della bellezza del rito tradizionale della Messa
    ECCLESIA09-01-2023
    Questo papa è stato forte nella fede, vero amante della bellezza e della fermezza incorruttibili del rito tradizionale della Santa Messa, ha dato il primato alla preghiera, alla visione soprannaturale e all'eternità. Questa eredità vincerà grazie all'intervento della Divina Provvidenza, che non abbandona mai la sua Chiesa.
    https://lanuovabq.it/it/benedetto-vero-amante-della-bellezza-del-rito-tradizionale-della-messa

    Amante di Gesu' Cristo Nostro Signore, amante della Luce, amante della bellezza in ogni suo aspetto perche' riverbero della Bellezza di Dio, perche' rimanda a Dio. "Cooperatores Veritatis" e nulla di piu', subditum.

    "Poi discese con loro, andò a Nazaret e stava loro sottomesso.."

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  5. Benedetto XVI “Doctor Caritatis”. Profezia della Lettera ai vescovi lefebvriani
    Di Don Mattia Rosa
    GEN 9, 2023
    https://vanthuanobservatory.com/2023/01/09/benedetto-xvi-doctor-caritatis-profezia-della-lettera-ai-vescovi-lefebvriani/

    L’inno alla carità (1Corinzi 13,1-13)
    1Se anche parlassi le lingue degli uomini e degli angeli,
    ma non avessi la carità,
    sono come un bronzo che risuona o un cembalo che tintinna.
    2E se avessi il dono della profezia
    e conoscessi tutti i misteri e tutta la scienza,
    e possedessi la pienezza della fede così da trasportare le montagne,
    ma non avessi la carità,
    non sono nulla.
    3E se anche distribuissi tutte le mie sostanze
    e dessi il mio corpo per esser bruciato,
    ma non avessi la carità,
    niente mi giova.
    4La carità è paziente,
    è benigna la carità;
    non è invidiosa la carità, non si vanta,
    non si gonfia,
    5non manca di rispetto,
    non cerca il suo interesse, non si adira,
    non tiene conto del male ricevuto,
    6non gode dell'ingiustizia,
    ma si compiace della verità.
    7Tutto copre, tutto crede,
    tutto spera, tutto sopporta.
    8La carità non avrà mai fine.
    Le profezie scompariranno;
    il dono delle lingue cesserà e la scienza svanirà.
    9La nostra conoscenza è imperfetta e imperfetta la nostra profezia.
    10Ma quando verrà ciò che è perfetto,
    quello che è imperfetto scomparirà.
    11Quand'ero bambino, parlavo da bambino,
    pensavo da bambino, ragionavo da bambino.
    Ma, divenuto uomo,
    ciò che era da bambino l'ho abbandonato.
    12Ora vediamo come in uno specchio, in maniera confusa;
    ma allora vedremo a faccia a faccia.
    Ora conosco in modo imperfetto, ma allora conoscerò perfettamente,
    come anch'io sono conosciuto.
    13Queste dunque le tre cose che rimangono: la fede, la speranza e la carità;
    ma di tutte più grande è la carità!

    Le Sue tre Encicliche : Fede. Speranza, Carita'

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