Teniamoci pronti
Cum accepero tempus, ego
iustitias iudicabo (Quando avrò preso il tempo, io
emetterò le sentenze; Sal 74, 3).
Dio,
ovviamente, ha fissato ogni Sua azione dall’eternità; per evocare la Sua maestà
trascendente, la Scrittura si esprime però in un linguaggio antropomorfico,
quello di un grande sovrano che, quando gli tornerà comodo, si degnerà di
occuparsi delle faccende dei suoi sudditi. Anche nelle circostanze storiche in
cui gli empi sembrano trionfare, la fede ci assicura che, in un momento
prestabilito con somma sapienza, il Signore interverrà per ripristinare
l’ordine violato e liberare i Suoi servi oppressi da coloro che invano Lo
avversano. Senza questa chiave soprannaturale, rischiamo di appiattire lo sguardo
in una prospettiva del tutto orizzontale, prigionieri di un modo puramente
umano di valutare la situazione in cui ci troviamo; così ci esponiamo alla
tentazione di trovare una soluzione a modo nostro, che accorci l’attesa e ci
dia l’impressione di poter finalmente uscire da un imbuto che sembra tappato…
ma col pericolo di ritrovarci, in realtà, in un vicolo cieco.
L’uomo
di fede attende con sicurezza che Dio compia la Sua opera, collaborando con Lui
mediante il fedele adempimento dei suoi attuali doveri. Non è, questo, un
inerte fideismo spiritualistico, dato che la perseveranza nei propri impegni,
protratta a lungo in condizioni avverse, richiede al contrario una forte tempra
interiore e un’attività intensa, seppure ben regolata onde non esaurire le
energie prima del tempo. Il Signore si aspetta da ognuno che, in modo umile e
puntuale, nel momento presente e nelle modalità consentite, esegua la Sua
volontà conosciuta; ulteriori opere di apostolato, per non provenire da sottili
inganni del demonio propinati sotto apparenza di bene, possono nascere solo da
ispirazioni soprannaturali che, oltre al discernimento di un esperto, saranno
certificate dai frutti e dal tempo. Un criterio infallibile della loro origine
celeste è l’obbedienza alla legittima autorità in ciò che è lecito e la
docilità alle indicazioni di un buon maestro di spirito.
È
senz’altro opportuno astenersi dall’insistere in modo ossessivo sugli stessi
temi, sia perché i fedeli vanno nutriti in modo completo, così da non
trasformarsi in fanatici di una sola battaglia, sia perché l’accanimento può
tornare a vantaggio degli avversari, ai quali è utile avere un nemico
pittoresco da prendere a bersaglio per rafforzare la narrazione dominante
ridicolizzando le voci dissenzienti. Le pecorelle del Signore, nondimeno, hanno
bisogno di una parola obiettiva e pacata che regolarmente le incoraggi e
rassicuri nella lotta, piuttosto che di reti clandestine che, proprio a motivo
della loro segretezza, non possono raggiungere se non quei pochi che ne sono
messi a conoscenza in modo selettivo e, quindi, ingiusto. Ancor più
preoccupante, tuttavia, è l’ipotesi della formazione di Chiese sotterranee
che si pongano come alternativa a quella ufficiale, idea che sfocerebbe
inevitabilmente in una deriva di carattere settario: «Da tutte le altre parti
si rischia la perdizione; la salvezza c’è solo qui»… qualcosa di
abbondantemente già visto.
A
parte la penosa incombenza, per il povero cristiano già abbastanza smarrito e
confuso, di dover scegliere tra diverse aggregazioni che rivendicano ognuna il
sigillo dell’autentico cattolicesimo e minacciano il fuoco eterno alle
rimanenti, ciò che par sfuggire a certo zelo riformatore, pur generoso, è la gravissima
responsabilità di trascinare bravi giovani in una situazione irregolare che,
con ogni probabilità, non potrà esser mai più sanata. Nessun vescovo accoglierà
un sacerdote ordinato senza incardinazione, il quale rimarrà così condannato a
nascondersi per tutta la vita, vivendo di espedienti e operando nella
clandestinità, con il non trascurabile rischio di essere scomunicato insieme
con chi l’ha consacrato. Arrogarsi il diritto di stabilire se una sanzione è
valida o meno significa ribaltare l’ordine inerente alla costituzione divina
della Chiesa e crearne di fatto un’altra, parallela, intorno alla propria
persona; questa, però, è una storia già successa, con l’effetto di una frattura
non ancora ricomposta e, forse, non più ricomponibile.
Che
un vescovo, nell’ordinare altri vescovi senza mandato pontificio e incorrendo
perciò ipso facto nella scomunica latae sententiae riservata al Romano
Pontefice, affermi nell’omelia, nel tentativo di giustificare il suo atto, di
esser rimasto l’unico a incarnare la Tradizione (con scarsa considerazione, peraltro,
per il vescovo coconsacrante), equivale praticamente a pretendere che la Chiesa
Cattolica non sussista più se non in lui e nella sua opera… cosa,
evidentemente, non sostenibile da chiunque abbia un minimo di fede e di buon
senso. Un accecamento del genere non si spiega se non mediante l’ostinato
convincimento di dover risolvere a modo proprio un problema, indubbiamente
gravissimo, che supera le forze umane, piuttosto che affidarlo umilmente alla Provvidenza
con la certezza che non mancherà di intervenire in risposta alle suppliche e penitenze
di tanti. Quella decisione ebbe fra l’altro per conseguenza – e non delle meno
dannose – quella di imprimere un marchio infamante pure su quanti conservavano
la Messa tradizionale in modo legittimo, sospettati tutti indistintamente, a
partire da quel momento, di scisma, di eresia e delle peggiori nefandezze.
Prima
di lanciarsi in un’avventura dai risvolti imprevedibili, dunque, occorre rientrare
in sé stessi e gettarsi ai piedi del Signore per chiedergli luce, così da poter
verificare se il progetto concepito è davvero conforme alla Sua volontà o non
nasce piuttosto da un proposito umano o, peggio, da una tentazione camuffata. È
il bene della Chiesa e delle anime che lo esige, oltre alla prospettiva certa
di doverne rendere conto a Dio, il quale non chiama nessuno a risanare un male
che non sia alla sua portata. Se nei piani divini la svolta fosse imminente, oltretutto,
non resterebbe altro che rodersi le mani per il resto della vita, una volta
imboccata una strada senza ritorno. Seguiamo allora le vie della Provvidenza
mettendoci semplicemente al Suo servizio là dove ci troviamo e come possiamo,
certi che il poco che siamo in grado di offrirle sarà trasformato in modo
meraviglioso, come i cinque pani e i due pesci forniti da un ragazzo dietro indicazione
dell’apostolo Andrea (cf. Gv 6, 8-9). Nessuno di noi immagina neppure ciò che
il Signore può realizzare con un nulla, purché abbiamo una fede viva, una
speranza perseverante e una carità operosa.
Pur
non potendo far previsioni sul futuro né pretendendo di usurpare i diritti di
Dio sulle vicende umane, abbiamo la possibilità di formulare ipotesi
ragionevoli. Che l’occupante del Soglio petrino assista alla Veglia pasquale
senza presiederla, lasci le ordinazioni sacerdotali al Vicario e compaia
all’udienza generale in sedia a rotelle, non è indizio di ottima salute. Che i
cardinali si consultino fra loro e circoli un testo concernente i requisiti del
prossimo papa, fa pensare che si stiano preparando a un conclave non lontano.
Che un influente biografo di Giovanni Paolo II raccolga informazioni sul
porporato ungherese, accreditatosi in questi anni come un solido punto di
riferimento, è segno che lo si considera un possibile candidato.
L’esasperazione accumulatasi, in quest’ultimo novennio, in ogni ambiente e
corrente ecclesiale sospinge tutti a bramare stabilità, tranquillità e
chiarezza. Se i conservatori sono estenuati dalle continue picconate al diritto
e alla dottrina, i progressisti son delusi dalla mancata attuazione delle
riforme auspicate; da un estremo all’altro del ventaglio, poi, si vive nel
terrore di inattese sfuriate o di imprevedibili colpi di testa.
Senza
per questo sottovalutare i gravi danni già inferti alla Chiesa, occorre
comunque rilevare che cambiamenti troppo radicali (come l’abolizione del
celibato sacerdotale e l’ammissione delle donne al sacramento dell’Ordine) non
sono avvenuti, probabilmente a motivo della spada di Damocle che pende su
questo pontificato, vale a dire dell’anomala modalità della rinuncia di
Benedetto XVI, che potrebbe renderlo nullo. Il fatto che, da due anni, un
giornalista privo di competenze specifiche in materia insista con ossessiva frequenza
su questo punto sa tanto di velata minaccia, per interposta persona, da parte
di una corrente della Curia che, in tal modo, starebbe frenando la deriva.
Intanto le diocesi, con un nuovo diversivo, son tenute occupate con l’ennesima
trovata del nulla pastorale, il sinodo sulla sinodalità. Il discutere di
aria fritta serve a nascondere la latitanza pastorale di una gerarchia che
parla tanto di ascolto, ma fa orecchie da mercante alla richiesta di
guida e protezione che giunge dai cattolici fedeli, abbandonati ai soprusi
dello Stato e all’arbitrio del basso clero. Per questo, piuttosto che
accarezzare sogni di Chiese parallele e metterci fuori gioco da soli, dobbiamo
resistere tenendoci pronti per il momento in cui sarà richiesta la nostra
opera.
Grazie Rev.Padre per la Vostra fermezza!
RispondiEliminaNon ci sono gia', purtroppo, molte, troppe chiese?
Ci siamo consacrati alla Santa Vergine, dunque siamo servi, anzi schiavi. Ai seguaci di Cristo e' richiesto di essere forti : "vivere militare est" . La nostra forza e' Lei che resto' in piedi sotto la Croce finche' la settima spada le trapasso' il cuore. Insieme a Lei, con l'aiuto di Lei, avvinti a Lei offriremo questo martirio spirituale . Ella lo ha gia' vissuto e continuamente lo ri-vive per causa del corpo mistico e lo offre all'Eterno Padre. Soltanto Lei puo' darci la fortezza necessaria per restare in piedi sulla barca mentre i venti soffiano al contrario, mantenendo fissi i nostri occhi sul Salvatore. Nelle Vostre mani , Madre, affidiamo il nostro spirito, tutta la nostra vita e l'ultimo nostro giorno. Siano lodati Gesu',Giuseppe e Maria!
Revedendo,
RispondiEliminami permetto di intervenire su un punto. Il “giornalista privo di competenze specifiche” non è mio parente né ho guadagno alcuno a difenderlo, anche perché la verità e la logica si difendono da sole e si reggono perfettamente in autonomia. Lo reputo uno strumento docile alla Provvidenza, e se dovesse crollare perché uomo soggetto alla concupiscenza della carne e della volontà, gli sarei comunque grato senza perdere la fiducia nel suo operato.
Faccio solo presente che la limpidezza delle analisi svolte e la coordinazione delle nozioni esposte nell’analisi della Magna Quaestio sono inoppugnabili dal punto di visto scientifico, e nessuno per il momento è arrivato a confutare nulla per via empirica o razionale.
C’è stato qualcuno che in questa faccenda ha avuto la forza di metterci la faccia con nome e cognome, con ore di studio accompagnate solo dalla preghiera costante di qualche povero “piccolo” che in questa fatica vedeva aprirsi una luce nel baratro vigente del buio tombale di una gerarchia assente. Non vado ad insegnarle nulla, ma Lei conosce meglio di me questi passi:
Sta scritto nei profeti: E tutti saranno ammaestrati da Dio.(Gv 6,45)
Né alcuno avrà più da istruire il suo concittadino,
né alcuno il proprio fratello, dicendo:
Conosci il Signore!
Tutti infatti mi conosceranno,
dal più piccolo al più grande di loro. (Is 8,11)
Non si prenda troppo sotto gamba il laicato. Questo sarà il vostro rifugio e la vostra arca nei tempi prossimi. Troppi santi e mistici hanno annunciato il rinnovamento della Chiesa proveniente dal laicato
Non vi capiti un giorno di chiedere a qualche povero operaio insignificante: “Con quale autorità fai queste cose? E chi ti ha dato questa autorità?”. Potreste sentirvi domandare a vostra volta:
“Non vi dirò con quale autorità faccio queste cose, perché la vostra grandezza vi impedisce di vedere il vero ed il buono”
Questa espressione celeste sia la nostra lode quando qualcosa non lo capiamo o ci risulta insolito rispetto ai nostri canoni:
«Ti benedico, o Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai tenuto nascoste queste cose ai sapienti e agli intelligenti e le hai rivelate ai piccoli. (Mt 11,25)
Non ho rilevato la mancanza di competenze specifiche per criticare il giornalista o la sua tesi, ma per giustificare la supposizione che dietro di lui ci sia un "suggeritore" più esperto che non possa esporsi personalmente, ma gli abbia indicato gli elementi su cui indagare dal punto di vista canonico in una materia delicatissima.
EliminaAncor meno intendo squalificare il laicato; al contrario, sono estremamente grato a molti fedeli verso i quali ho grandi debiti di riconoscenza che cerco di estinguere con le mie preghiere, pur sapendo che solo il Signore potrà ricompensarli adeguatamente.
Chiedo scusa, cosa consisterebbe la nostra opera al di là della preghiera.... grazie!
RispondiEliminaNel fare ognuno il proprio dovere, secondo il suo stato e la sua vocazione, là dove il Signore lo ha posto, sapendo per fede che tutto concorre alla realizzazione dei piani della Provvidenza.
EliminaCaro don Elia, questo suo articolo mi cade, come si suol dire a fagiolo.
RispondiEliminaUn mio caro amico si è da tempo allontanato dalla chiesa cosiddetta modernista, e lo posso capire, ma ora lui e la sua famiglia seguono da tempo una "nuova" chiesa l'istituto mater boni consigli di Verrua.
In varie occasioni ho ascoltato i racconti delle loro riunioni, il celebrare la messa in maniera tradizionale, il sentirsi vicini a Dio etc.etc.
Venendo al punto caro Padre, il mio amico, pochi giorni fa mi ha chiesto se sono disponibile ad essere di nuovo cresimato, perché loro sostengono che la mia fatta oramai quasi 40 anni fa non è da ritenersi valida perché fatta da sacerdoti, mi passi il termine semplicistico, non validi perché seguaci delle dottrine post conciliari.
Verrebbe a celebrare un Vescovo belga, nominato da non so chi....ma penso che il tutto, se non ricordo male, derivi da un Vescovo asiatico che ai tempi contrario ai dettami del Concilio nomino a sua volta altri Vescovi.
Ora Le chiedo cosa ne pensa di questa "nuova" chiesa e se sia giusto ricresimarsi.
Grazie e che Dio, la protegga.
Sergio.
Carissimo Sergio, l'Istituto Mater Boni Consilii è un'aggregazione sedevacantista, i cui membri sono cioè convinti che dal 1958 la Chiesa sia priva del Papa; di conseguenza tutti gli atti pontifici successivi, compresa la cosiddetta riforma liturgica con i nuovi riti di ordinazione, sarebbero nulli. Ora, questo non è ammissibile a motivo dell'indefettibilità della Chiesa, che è una verità di fede. Non è possibile che la Chiesa militante venga meno e sopravviva unicamente in una piccola società conosciuta da pochissimi, dato che ciò metterebbe la maggior parte delle anime nel pericolo di perdersi e smentirebbe la parola stessa di Gesù, secondo cui le "porte degli inferi" non avrebbero mai prevalso (cf. Mt 16, 18).
EliminaLa crisi attuale non si risolve separandosi dall'unica Chiesa di Cristo per formarne un'altra parallela; ciò non fa altro che accrescere ulteriormente la confusione e la divisione. Non devi assolutamente farti cresimare di nuovo, sia perché la tua Cresima è valida e non può essere ripetuta, sia perché compiresti un atto scismatico con cui ti porresti fuori della Chiesa.
Grazie p. Elia! La Divina Provvidenza mi ha soccorsa e incoraggiata con le sue parole! Sono circa 2 anni che la seguo e mi è stato e mi è di grande aiuto spirituale, non immagina quante volte mi ha risollevata! Di tutto ciò il Buon Dio gli renda il merito! Io continuo a pregare per lei perché il suo operato raggiunga anime affamate è stanche per risollevare, ritemprarle, sfamarle! Grazie! Nei Sacri Cuori di Gesù e di Maria e nel Cuore Castissimo di s. Giuseppe! F. R.
RispondiEliminaGrazie di cuore per le preghiere, di cui ho sempre bisogno e che ricambio con il costante ricordo all'altare.
EliminaCaro padre, leggo sempre e volentieri I suoi articoli, ma questa volta ho faticato parecchio, non comprendendo il suo messaggio in toto. Vorrei anche porle leseguenti domande: come un giovane di retta fede e coscienza frequentare un seminario"ufficiale" x restare nella chiesa e conservare la formazione rettamente cattolica. Inoltre potrebbe ,nei prossimi articoli, usare un linguaggio semplice e accessibile a tutti??? Ringrazio e saluto in cordis Jesu et Mariae
RispondiEliminaMi sono dovuto esprimere in modo un po' criptico per non mettere in pericolo le persone cui alludevo e alle quali, soprattutto, sono rivolti certi messaggi.
EliminaPer il momento bisogna evitare nel modo più assoluto i seminari diocesani, almeno in Italia. Le uniche vie percorribili sono quelle offerte dagli istituti tradizionali, come la Fraternità Sacerdotale San Pietro e l'Istituto di Cristo Re Sommo Sacerdote.
È vero che per essere incardinato, un sacerdote deve prestare una sorta di giuramento di fedeltà, di accettazione di quanto concerne i documenti dell'invalido ed apostata conciliabolo vaticano II?
RispondiEliminaLo scrisse una volta don Nitoglia, se ben ricordo.
Se questo fosse vero significa che i sacerdoti incardinati oggi hanno formalmente avvallato opere diaboliche come Nostra Aetate e Dignitatis Humanae?
Spero che questa inaccettabile imposizione, simile ai ricatti "vaccinali", non sia applicata da tutti i vescovi.
Il giuramento prestato in vista dell'incardinazione, poco prima dell'ordinazione diaconale, concerne l'obbedienza all'Ordinario del luogo e al Magistero in generale; non è esplicitamente citato il Vaticano II (almeno non lo era nel testo su cui ho giurato io). Ora, si può legittimamente giurare fedeltà al solo Magistero autentico, non a quello dubbio; a mio parere, quindi, è sufficiente applicare questa riserva.
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