Una
cosa
che il Vaticano II non disse
che il Vaticano II non disse
Fra i testi che erano stati predisposti
dalla commissione preparatoria per l’ultimo concilio (ma che furono tutti cassati dai rivoluzionari che ne presero il controllo), spicca una perla
di rara chiarezza espositiva e precisione dottrinale, lo schema di costituzione
dogmatica sulla custodia del deposito trasmesso. La trattazione, condensando la
teologia tradizionale della Chiesa Cattolica, associa diversi temi, già allora
scottanti e più che mai attuali: conoscenza della verità, esistenza di Dio,
creazione del mondo, Rivelazione pubblica e assenso di fede, sviluppo della
dottrina, rivelazioni private, ordine naturale e soprannaturale, peccato
originale, Novissimi, soddisfazione redentrice. Lo scopo di un concilio è
sempre stato quello di correggere gli errori e ribadire la verità, definendo –
se necessario – dei dogmi. I suoi documenti non devono aver bisogno di
interpretazione, ma offrire orientamento certo mediante asserzioni il più possibile
univoche. Il nostro, in poche, lapidarie righe, dirime una questione ancora
oggi molto urgente.
«Per quanto riguarda le rivelazioni
private che si sostiene abbiano avuto luogo dopo la morte degli Apostoli, il
Sacro Sinodo dichiara che devono essere sottoposte interamente al giudizio dei
Pastori della Chiesa, per evitare che i fedeli vengano ingannati, siccome il
Cristo ci avvertì che “falsi profeti sorgeranno e sedurranno molti” (Mt 24,
11); dichiara parimenti che sono degne di considerazione soltanto quando sono
in totale accordo con le verità contenute nel tesoro pubblico della fede e
promuovono lo sviluppo della vita cristiana sotto la direzione dei Pastori. […]
Insegna altresì che né dobbiamo, né possiamo dare alle rivelazioni private,
nemmeno a quelle approvate, l’assenso della fede cattolica, ma soltanto
l’assenso della fede umana, secondo le regole della prudenza, se queste
indicano che tali rivelazioni sono probabili e piamente credibili» (Atti del
Concilio Vaticano II, Depositum custodi.
Schema di costituzione dogmatica sulla salvaguardia dell’integrità del deposito
della fede, 32).
Queste affermazioni così sintetiche, ma
non meno efficaci, presuppongono una serie di verità che al nostro tempo
risultano quanto meno offuscate nella coscienza di molti cattolici. Occorre
anzitutto ricordare che la Rivelazione pubblica si è definitivamente conclusa
con la morte dell’ultimo apostolo. Le verità che bisogna conoscere per salvarsi
sono già tutte note; non c’è alcun mistero che debba ancora esser svelato prima
della Parusia, come se Dio si fosse riservato qualche segreto in vista di
un’epoca particolare, la quale coinciderebbe – guarda caso – con la nostra.
Qualora una dottrina, a partire da una presunta rivelazione privata, si
presenti come una verità tenuta nascosta alle precedenti generazioni cristiane
e rivelata soltanto in tempi recenti quale complemento indispensabile per la salvezza,
potete esser certi che è falsa. Tale pretesa, infatti, contraddice apertamente
quanto la Chiesa afferma circa la chiusura e la completezza della Rivelazione,
insinuando oltretutto che il Verbo, somma verità, avrebbe ingannato o per lo
meno defraudato quanti vissero prima.
Immaginatevi allora che a noi sia stata
concessa una via di santificazione che un san Benedetto, un san Francesco, una
santa Caterina, una santa Teresa… abbiano completamente ignorato. A loro
sarebbe dunque toccato farsi santi con mezzi che, per quanto accompagnati da
grazie straordinarie, non reggono il confronto con quello concesso a noi, che
di quelle grazie e delle loro virtù non abbiamo nemmeno una pallida idea. La
via della santità è sempre stata un arduo sentiero in salita, ma per noi il
Signore avrebbe approntato un’autostrada che ci condurrebbe alla mèta in tempi
brevissimi e con pochissimo sforzo. Basterebbe – tanto per fare un esempio –
pensare di compiere un atto qualsiasi nella volontà divina per raggiungere
istantaneamente la perfezione suprema. A questo punto vien da chiedersi a che
cosa servano ancora la Chiesa, il Vangelo, i Sacramenti… a questi eletti
arrivati d’un balzo all’apice della vita cristiana. In effetti possono farne
tranquillamente a meno, specialmente in caso di quarantena forzata.
Eventuali rivelazioni private non
aggiungono nulla di nuovo al deposito della fede, ma mirano o a ravvivare
l’adesione a una determinata verità, o a spronare alla conversione, o a
introdurre nuove forme di culto e di devozione, ma sempre sulla base di dogmi
già definiti. Il documento in questione afferma esplicitamente che, per evitare
gli inganni da cui il Signore stesso ci ha messo in guardia, esse vanno
sottoposte al giudizio dei Pastori. I successori degli Apostoli, con quello di
Pietro alla loro testa, sono le uniche persone abilitate, in virtù della grazia
di stato, a compiere tale discernimento; nessun altro è autorizzato a prendere
decisioni, mediante giudizio privato, su un presunto fenomeno soprannaturale,
neanche se ha provocato un movimento mondiale. Se poi l’Ordinario del luogo, al
termine di una regolare inchiesta canonica, ha emesso un giudizio negativo,
l’ostinazione nella propria opinione soggettiva e la conseguente disobbedienza
sono peccati gravi contro il primo comandamento (almeno materialmente, se non
c’è piena avvertenza).
Riguardo a profezie, messaggi e
apparizioni, l’autorità ecclesiastica è sempre stata molto prudente, dato che,
nella maggior parte dei casi, si tratta di inganni umani o anche diabolici.
L’atteggiamento preliminare, di conseguenza, è una sana diffidenza, una sorta
di presunzione di falsità che va smentita con prove certe e inoppugnabili della
soprannaturalità del fatto, nell’umile consapevolezza che un fenomeno, se viene
davvero da Dio, finisce comunque con l’imporsi, a dispetto delle opposizioni
umane. Se però esso non è «in totale accordo con le verità contenute nel tesoro
pubblico della fede» e non promuove «lo sviluppo della vita cristiana sotto la
direzione dei Pastori», non va nemmeno preso in considerazione. Questa
condizione, poi, è necessaria, ma non sufficiente. Anche il diavolo, infatti,
conosce perfettamente la dottrina cattolica ed è persino disposto a provocare
un temporaneo aumento di fervore religioso, pur di recare danno alle anime con
illusioni spirituali e alla Chiesa con il discredito gettato sulla sua funzione
di insegnamento.
Perché si possa riconoscere il carattere
soprannaturale di un fenomeno, bisogna che esso sia perfetto sotto ogni riguardo
ed esente dal minimo difetto, che è incompatibile con l’agire divino.
Un’ulteriore conferma è fornita dall’accrescimento delle virtù in chi ne è
destinatario, soprattutto dell’umiltà, dell’abnegazione e dell’obbedienza. L’insubordinazione
alla legittima autorità e lo sfruttamento del fatto a vantaggio personale sono
sufficienti per escluderne con certezza l’autenticità; i veri veggenti si
sentono indegni dei favori divini e rifuggono con orrore da ogni forma di
pubblicità, preferendo il nascondimento e l’umiliazione. La vita di santa
Bernardetta, successivamente all’apparizione, fu essa stessa un miracolo di
santità, pur nel mezzo di prove durissime. La storia è una guida sicura, visto
che Dio non si contraddice e non muta modo di operare. Non serve a nulla
arrampicarsi sugli specchi per giustificare evidenti stranezze, millanterie e
incongruenze; come ci insegna la saggezza popolare, il diavolo fa le pentole,
ma non fa i coperchi.
Alle rivelazioni private approvate dalla
Chiesa, infine, non si può comunque prestare un assenso di fede divina, ma di
fede meramente umana. Il primo è l’assenso che siamo tenuti a dare alle verità
contenute nella Rivelazione pubblica: esso implica un’adesione motivata dall’autorità
di Dio (che ne è l’autore e non può né ingannarsi né ingannare) e consistente
nel pieno ossequio dell’intelletto e della volontà a quanto da Lui rivelato (il
quale è necessario per la salvezza ed è reso possibile dalla grazia); così il
Concilio Vaticano I nella Costituzione dogmatica Dei Filius
sulla fede cattolica, al capitolo terzo (DS 3008). Il secondo è l’assenso che
la ragione dà a qualcosa che, in base alle regole del sano discernimento, le
risulta probabile e credibile. È logico e naturale, allora, dare credito a ciò
che l’autorità della Chiesa ha riconosciuto come di origine divina, anche se
non è indispensabile né ai fini della salvezza né per l’appartenenza al Corpo
Mistico. Una rivelazione privata che pretenda di imporsi come qualcosa di
necessario od obbligatorio denuncia da sé la propria falsità.
L’amore che porto alle anime mi spinge a
metterle severamente in guardia. Non è un modernista che vi parla o qualcuno
che escluda a priori la possibilità
stessa di manifestazioni celesti; ho anzi cercato di mostrare la profonda continuità
tra il Concilio Vaticano I e quello che, se non fosse stato deliberatamente
deviato, avrebbe dovuto completarlo. Abbiamo considerato solo un esempio di ciò
che il Vaticano II avrebbe dovuto ribadire, ma si potrebbe tenere un intero
corso sui contenuti dei suoi documenti preparatori, poi rigettati in aula.
L’importante è che chi, senza uscire dal solco della Tradizione, vuol rimanere
cattolico si abbeveri a fonti sicure, anziché a rigagnoli solo in apparenza
sani. Chi ama la montagna sa bene che, quando si ha sete, non bisogna scambiare
per un ruscello lo scolo di una stalla… Confidando nell’intelligenza e nella
rettitudine di chi mi legge, spero di non dover tornare sull’argomento. C’è di
che tenersi abbondantemente occupati, anche al presente, con la preghiera e con
l’adempimento dei propri doveri di stato.
in questo tempo cosi desolato molti agnelli hanno dimostrato di avere fede più dei pastori.Agnelli che molti pastori disprezzano,combattono e spesso perseguitano perchè sanno ciò che i pastori non sanno,perchè odono dalla Voce di Dio quello che i pastori non sanno ascoltare,perche spiegano la Rivelazione, semplificata da Dio, meglio di tanti boriosi pastori e principi della Chiesa. Perchè stupirsi di tutte queste "Voci"se sono in perfetta adesione alla Rivelazione!Ogni tempo ha i suoi profeti,da sempre.Terribile sarebbe il silenzio Divino.Molte "voci " di oggi continuano a divulgare, non un nuovo Vangelo, ma aiutano a vedere con maggior Luce il mistero del Vangelo di Cristo che continua sempre a rivolgere le Sue attenzioni ai "piccoli".
RispondiEliminaGrazie ancora don Elia, in questi momenti di grande confusione é importante avere riferimenti certi.
RispondiEliminaVorrei sapere se e dove è possibile consultare gli schemi preparatori, tipo quello sulla "libertà religiosa".
Antonio
https://cardinalschusteravarese.wordpress.com/schemi/
EliminaBuonasera Don Elia,
Eliminasecondo lei - se è possibile dare un giudizio - come sarebbe stato il Concilio Vatincano II se avessero utilizzao questi schemi poi rigettati?
Luca
"Nei casi riguardanti rivelazioni private è meglio credere che non credere. Infatti, se tu credi, ed é proprio vero, sarai felice di avere creduto, poiché la nostra Santa Madre lo ha chiesto. Se, al contrario, avrai creduto e sarà provato falso, riceverai tutte le grazie come se fosse stato vero, perché hai creduto essere vero" (Papa Urbano VIII)
RispondiEliminaQual è la fonte? E' un testo del Magistero o una sua opinione personale?
EliminaNon dimentichiamo che Urbano VIII stabilì regole severe per la divulgazione di presunte rivelazioni.
Chiarissimo come sempre don Elia. Troppo spesso sento brave persone cattoliche confidare nelle rivelazioni di "apparizioni" quasi come se fossero brani evangelici.
RispondiEliminaEsattamente si chiamava "De Tollerantia religiosa", Del card. Ottaviani.
RispondiEliminaÈ citato in vari libri, come quello sul concilio del prof. De Matteo.
Vorrei poterlo leggere, se fosse possibile.
Antonio
Bisogna cercarlo negli "Acta synodalia S. Concilii oecumenici Vaticani II".
EliminaGentilissimo don Elia, leggo con piacere i sui articoli settimanali che trovo molto interessanti. In quest' ultimo articolo, parlando delle rivelazioni private in generale, dei criteri da adottare e a chi spetta il compito di definirle autentiche o meno, fa esplicito riferimento al "Vivere nella Divina Volontà". Dal suo modo di esprimersi si comprende benissimo che lei non ha alcuna conoscenza in merito. E giudicare senza prima conoscere non è corretto. Le spiego brevemente. Si tratta di un DONO DI DIO e consiste nell'avere come vita propria la stessa Volontà di Dio, vita vissuta da Gesù nostro Signore e da Maria Santissima. Non si tratta di un dono qualunque, né di una virtù, né di un carisma e neanche di una cosa spirituale. Si tratta della stessa Volontà Divina onnipotente, santissima ed eterna di Dio. Egli desidera che viviamo in perfetta comunione di vita con Lui, che lo amiamo con il Suo Stesso Amore, offrendoci il suo stesso Cuore, la Sua Adorabile Volontà, il Cuore delle Tre Divine. Da due mila anni sale al cielo incessantemente la preghiera rivolta al Padre con la richiesta che venga il Suo Regno e che sia fatta la Sua Volontà come in cielo così in terra, richiesta fatta per primo da Gesù stesso e poi consegnata ai suoi apostoli. E il Padre, nella maturità dei tempi, sceglie un' umile creatura, Luisa Piccarreta, detta la "santa", e in lei dà inizio al compimento del Suo Ideale, del Suo Decreto eterno, perché sia conosciuto nella Chiesa e nel mondo intero che il Suo Divin Volere sia in noi quello che è in Dio, la Sua Vita, la Sua Felicità, la Sorgente di tutte le Sue Opere. Luisa è una donna priva di cultura, vive per 60 anni inchiodata in un letto, si sostiene soltanto con il Pane Eucaristico. Per obbedienza ai suoi confessori scrive tutto ciò che Vive in modo straordinario. Questi scritti meravigliosi sono intitolati da Gesù : Il Regno della mia Divina Volontà nella creatura - Libro di cielo-- Il richiamo della creatura nell'ordine, al suo posto e nello scopo per cui fu creata da Dio. La sua Causa di beatificazione è stata aperta il 1994. È stata sempre sotto l'autorità dei suoi Confessori, santi sacerdoti, tra cui Sant'Annibale Maria Di Francia, incaricati dall'autorità della Chiesa. Il nostro amato papa emerito, Benedetto XVI, nella sua prima enciclica "Deus Caritas est" scrive:" Il sì della nostra volontà alla Sua unisce intelletto, volontà e sentimento nell'atto totalizzante dell'amore (...) La storia d'amore tra Dio e l'uomo consiste appunto nel fatto che questa cresce in comunione di pensiero e di sentimento e, così, il nostro volere e la Volontà di Dio coincidono sempre di più: la Volontà di Dio non è più per me una volontà estranea, che i comandamenti mi impongono dall'esterno, ma è la mia stessa volontà" La esorto di accostarsi con umiltà agli scritti di Luisa, sicuramente ringrazierà il Signore per questo grandioso Dono destinato a noi tutti suoi figli amati. Che il Signore ci benedica nella Divina Volontà. Rosina Maio
RispondiEliminaCarissima Rosina, il mio giudizio si fonda sulla conoscenza diretta dei testi e della dottrina. La Sua esposizione sintetica conferma pienamente quanto da me affermato.
EliminaL'adempimento del decreto eterno di Dio è cominciato con l'Incarnazione ed è giunto a pienezza con la Pentecoste. Con quest'opera Dio ci ha dato tutto quanto era necessario per la nostra salvezza; non c'è nessun altro dono da attendere prima della venuta del Signore nella gloria.
La vita cristiana consiste nella partecipazione, in Cristo, alla vita di Dio, non nell'identificazione della vita dell'uomo con quella della Trinità, cosa del resto impossibile. L'unione della volontà umana a quella divina avviene con l'adesione sempre più perfetta della prima alla seconda, le quali rimangono sempre distinte, a qualunque grado di esperienza mistica. Perfino nella Persona di Cristo, sebbene la volontà umana sia perfettamente sottomessa a quella divina, esse continuano ad essere distinte; affermare il contrario è un'eresia condannata dal III Concilio di Costantinopoli nel 681. Pretendiamo forse che il Padre ci doni una santità più perfetta di quella del Verbo incarnato?
Quando papa Benedetto XVI afferma che "la Volontà di Dio [...] è la mia stessa volontà", si riferisce non alla facoltà volitiva in se stessa, ma all'oggetto del volere: in altre parole, io voglio ciò che Dio vuole. Questo risultato richiede una severa ascesi e la pratica costante di tutte le virtù, senza le quali si cade nelle illusioni spirituali. Una dottrina che esoneri da questo sforzo rende la santificazione personale semplicemente impossibile.
grazie padre Elia di questa sua spiegazione. Era proprio il punto in cui non trovavo sintonia con le spiegazioni che ho ascoltato, a partire dagli scritti della Piccarreta, sulla divina volontà. Come se da Luisa in poi, Dio avesse aggiunto un dono in più, la possibilità per la persona di fondere la propria volontà con quella divina cosicchè ogni atto divenga divino. Invece per l'uomo rimane sempre la sua parte umana "io voglio ciò che Dio vuole. Questo risultato richiede una severa ascesi e la pratica costante di tutte le virtù, senza le quali si cade nelle illusioni spirituali. Una dottrina che esoneri da questo sforzo rende la santificazione personale semplicemente impossibile."
EliminaNon sono d'accordo p. Elia, mi scusi.... Io non so nulla di teologia, anzi, essendo una neo convertita letteralmente "mi bevo" tutto quello che più mi avvicina a Cristo e al Suo regno, naturalmente oltre il Vangelo...
RispondiEliminaTrovo "incredibile" che Gesù voglia avvicinarsi a noi anche in modi non convenzionali... Affascinante..
E se lei mette in discussione una sola di queste persone mistiche (non solo donne, ricordiamoci di Cornacchiola), allora tutte sono dubitabili... Io adoro la Valtorta e leggere del colloquio di Gesù con Giuda (magistralmente letto da Claudia Koll) mi sembra solo un arricchimento del Vangelo, non uno stravolgimento..
Per favore non dica che avere fede non si basa sulle impressioni o sensazioni, c'è già chi lo fa!!
Carissima Alda, la fede si basa sulla verità rivelata. Non c'è bisogno di conoscere la teologia, ma è sufficiente il Catechismo di san Pio X.
EliminaLe esperienze mistiche devono essere riconosciute autentiche dall'autorità ecclesiastica, stabilita dal Signore. Per questo non bisogna "bersi" qualsiasi cosa, presi dall'entusiasmo o dalle sensazioni, perché quello è un campo in cui il demonio ci inganna molto facilmente. La Chiesa ha un'esperienza bimillenaria in questo ambito e raccomanda perciò la prudenza.
13 Luglio 1917 - La terza delle sei apparizioni della Madonna alla Cova da Iria
RispondiEliminaIl 13 luglio alla Cova da Iria, verso mezzogiorno, sono presenti alcune migliaia di fedeli. Il padre di Francesco e di Giacinta, Manuel Marto, è presente accanto ai figli; la madre di Lucia, Maria Rosa dos Santos, assiste da lontano per non farsi riconoscere.
Suor Lucia scrive nella IV Memoria:
Poco tempo dopo che eravamo arrivati alla Cova da Iria, presso il leccio, in mezzo ad una grande folla, recitando il rosario, vedemmo il riflesso della solita luce, poi la Madonna sul leccio.
- Che cosa volete da noi ? Le chiesi.
- Voglio che veniate qui il 13 del mese prossimo, che si continui a recitare il rosario tutti i giorni in onore di Nostra Signora del Rosario, per ottenere la pace nel mondo e la fine della guerra, perché Lei sola può soccorrervi.
- Vorrei domandarvi chi siete e di fare un miracolo perché tutti credano che ci apparite.
- Si continui a venire qui tutti i mesi. Al mese di ottobre dirò chi sono, quello che voglio e farò un miracolo che tutti potranno vedere per credere.
- A questo punto formulai alcune domande [alla Madonna]; non ricordo quali. Quello che ricordo è che la Madonna disse che bisognava recitare il rosario per ottenere queste grazie durante l’anno. Essa poi continuò:....
http://www.reginamundi.info/madonna-di-fatima/terza-apparizione-madonna-di-fatima.asp
prima lettera ai Corinti 14,5
RispondiElimina"1Ricercate la carità. Aspirate pure anche ai doni dello Spirito, soprattutto alla profezia. 2Chi infatti parla con il dono delle lingue non parla agli uomini, ma a Dio, giacché nessuno comprende, mentre egli dice per ispirazione cose misteriose. 3Chi profetizza, invece, parla agli uomini per loro edificazione, esortazione e conforto. 4Chi parla con il dono delle lingue edifica se stesso, chi profetizza edifica l'assemblea. 5Vorrei vedervi tutti parlare con il dono delle lingue, ma preferisco che abbiate il dono della profezia; in realtà è più grande colui che profetizza di colui che parla con il dono delle lingue, a meno che egli anche non interpreti, perché l'assemblea ne riceva edificazione"