Schiavitù
liberale: ultimo atto?
Non enim te abiecerunt, sed me, ne regnem super eos
(1 Sam 8, 7).
«Non te hanno rigettato, ma me, perché
io non regni su di loro». La richiesta di avere un re, che gli anziani
d’Israele avevano avanzato al profeta Samuele, è giudicata da Dio come un
implicito rifiuto della Sua sovranità, esercitata per mezzo dei giudici da Lui
scelti di volta in volta. Anche gli sviluppi politici del pensiero liberale,
nella storia contemporanea, rappresentano un tentativo di soppiantare la
regalità di Cristo, sebbene non sempre in modo dichiarato. Malgrado la
manifesta inconciliabilità, sul piano pratico e speculativo, tra il liberalismo
e la visione tradizionale dello Stato, si è persino voluto dare al primo un
volto cattolico, avviando così una graduale erosione, in tutti gli ambiti,
della coscienza cristiana, non più regolata dalla Rivelazione e dal Magistero,
bensì dalle direttive statali e dalle idee del pensiero dominante. In tal modo
la maggioranza del clero e dei fedeli, oggi, si sente più vincolata dalle
disposizioni dell’autorità civile che non dalla legge divina.
I “credenti” sono ormai convinti di
esser diventati adulti, capaci di decidere da sé su tutto mediante le
istituzioni democratiche. Tale pretesa maturazione, tuttavia, alla prova dei
fatti risulta piuttosto una regressione a uno stadio primitivo: al vertiginoso
progresso tecnologico, infatti, si contrappone un abissale crollo morale e
spirituale, che chiunque può osservare in ogni ambiente e classe sociale. Una
vistosa incapacità di riflettere si coniuga a comportamenti di una sconfortante
superficialità che sfocia spesso in atti di gravità inaudita, compiuti senza
averne consapevolezza o sulla base di false opinioni. Dio sa fino a che punto è
effettivamente coinvolta la responsabilità individuale, talvolta fortemente
limitata da ignoranza o errore incolpevoli; ciò non toglie però che il male
venga sempre più spesso commesso, con estrema leggerezza, in forme
intollerabili e in modo irreparabile, a offesa del Creatore e a danno delle
creature.
L’involuzione culturale e religiosa
cominciata negli anni Sessanta del secolo scorso ha provocato un’inversione del
processo di crescita, sprofondando molti nostri contemporanei in un pantano di immaturità
umana e spirituale. Il mito della libertà assoluta, sciolta da qualsiasi norma
o riferimento, si è risolto in realtà in una schiavitù mentale e operativa di
cui le persone non sono consapevoli e da cui non accettano in alcun modo di
lasciarsi liberare. L’èra dell’autodeterminazione totale, di fatto, è quella
della manipolazione globale attuata dai poteri occulti, mediante i mezzi di comunicazione,
facendo leva su capricci puerili, bisogni indotti e meccanismi regressivi. Il
mondo politico che ha respinto la sovranità divina, ora, vuole imbavagliarci
perfino riguardo ai dati più incontrovertibili della natura umana, come quelli
attinenti alla duplice identità sessuata.
I cattolici, nell’inesorabile avanzata
del nemico, sembrano ipnotizzati dalla “pandemia” creata ad arte, mentre la
gerarchia è muta e latitante, salvo qualche flebile voce che critica debolmente
una legge definita non necessaria
(guai a dire che è cattiva!). In tal modo ci si arrende senza neanche
combattere: è come ammettere che i sodomiti sono in quanto tali portatori di
speciali diritti, ma non hanno bisogno di ulteriori protezioni legali, in
quanto i privilegi di cui già godono sono sufficienti (e sono effettivamente
tanti!). Con queste premesse, la battaglia è già persa in partenza. A ben
vedere, lo è fin da quando molti cattolici, negli anni Settanta, si
dichiararono contrari al divorzio e all’aborto ma, con la scusa di non poter
decidere per gli altri, votarono contro l’abrogazione delle leggi che li
avevano legalizzati. Come dire: io non ammetto l’omicidio, ma non voglio
coartare, a motivo di un’opinione personale, la libertà di chi vuole uccidere.
A dire il vero, la responsabilità non
può essere addossata tutta sui poveri fedeli, confusi e fuorviati da una
gerarchia che, in generale, ha smesso di insegnare la qualità oggettiva degli
atti morali, i quali sono intrinsecamente buoni o cattivi. Di recente, un
insigne porporato di tendenze “conservatrici”, che per decenni ha diretto la
politica italiana, ha qualificato l’oggettivismo
medievale come l’errore opposto al moderno relativismo, quasi che i
fondamenti filosofici della dottrina cattolica fossero qualcosa di superato e
la giusta posizione andasse individuata nel mezzo tra la verità e la menzogna.
Anche nella Chiesa, come vedete, la malattia alligna da decenni, camuffata con
la scelta del male minore e
incrementata – anziché curata – con la preferenza per le posizioni equilibrate… La difesa senza riserve della verità e del
bene oggettivi, anche per i benpensanti di casa nostra, sa troppo di
integralismo e, in ogni caso, è divisiva
(il peggiore peccato in assoluto!).
Ci vorrebbe qualcuno che spiegasse a
questi sedicenti adulti, capaci di autodeterminarsi in tutto facendo a meno
della legge divina, che l’Essere – che ciò piaccia o meno – precede
necessariamente ogni nostro pensiero, deliberazione e azione, i quali non Lo determinano, anzi sarebbero
impossibili senza di Lui (volutamente al maschile perché è una realtà
personale, dato che non può mancare di una qualità posseduta dagli esseri
particolari che siamo noi). Se, senza Dio (come, in virtù della rivelazione
naturale, lo chiamano gli uomini di ogni tradizione culturale) non possiamo
nulla e neppure esisteremmo, è quantomeno assurdo che pretendiamo di decidere e
di agire a prescindere da Lui. Ogni norma morale è radicata nell’Essere, il
quale, in quanto fondamento dell’esistente, è anche principio della sua
conoscenza e regola del suo funzionamento.
San Bonaventura sintetizza mirabilmente
questa verità designando il Creatore come causa essendi
(causa dell’esistere), ratio intelligendi (criterio di
comprensione) e ordo vivendi (ordine del vivere).
Nelle sue opere egli attacca spesso, con appassionate invettive, quanti la
misconoscevano a favore delle loro teorie perverse, che fuorviavano le menti e
le precludevano alla grazia. Oggi assistiamo a un processo di distorsione dell’intelletto
di un’ampiezza e una profondità mai viste, con le gravi ricadute sul piano
morale cui abbiamo accennato. L’esclusione di Dio dai vari ambiti della
società, a cominciare dall’educazione, ha causato l’oscuramento della ragione e
la perversione della volontà, con una vistosa accelerazione in questi ultimi
anni. L’oppressione mentale di chi non può nemmeno pensare autonomamente sta
conducendo i Paesi “sviluppati” verso la follia collettiva, funzionale ai piani
dei burattinai occulti.
In nome dei famosi diritti umani, il liberalismo ha creato un mondo disumano. Il
pensiero su cui si fonda, oltre ad aver soffocato la fede, ha pure spento il
lume della ragione naturale, in modo che gli uomini, credendo alle sue
ingannevoli promesse, accettassero spontaneamente la schiavitù peggiore della
storia, fino a sentirsi colpevoli persino di esistere. L’evoluzionismo e
l’ecologismo, ulteriori mutazioni del medesimo virus, li han condotti a
considerarsi un incidente di percorso, degli intrusi che disturbano l’equilibrio
della natura e il cui numero andrebbe ridotto il più possibile. Ogni azione è
sorvegliata in nome della salute pubblica o della salvaguardia dell’ambiente.
Il risultato finale, dunque, contraddice le premesse in modo clamoroso, ma è
indubitabilmente quello perseguito fin dall’inizio. La misteriosa riunione di
questi giorni a Villa Doria Pamphili, a Roma, sembra intesa a pianificare il
coronamento del piano; ma il Cuore divino del Re e il Cuore immacolato della
Regina hanno altri progetti.
Il
Signore sconvolge i disegni delle nazioni; biasima i pensieri dei popoli e
riprova i progetti dei principi. Invece il disegno del Signore rimane in
eterno, i pensieri del suo cuore di generazione in generazione
(Sal 32, 10-11).
Grazie Don Elia per questa ennesima perla. Sulla ignoranza incolpevole, invece, ho molti dubbi, come ho già detto in passato.
RispondiEliminaOggi abbiamo un livello di istruzione e di conoscenza che difficilmente giustifica una ignoranza invincibile.
Ritengo, in generale, logicamente, che si tratta di ignoranza colpevole, frutto di mancanza di zelo e, soprattutto, di superbia. Più che di ignoranza, forse, é più corretto parlare di cecità spirituale, a mio parere, anch'essa colpevole.
Antonio
La misericordia cerca tutte le attenuanti possibili, ma è chiaro che davanti a Dio tutto è scoperto, compreso il grado di colpevolezza di ogni persona.
EliminaAbbiamo rinnegato il battesimo, riappropriandoci di quella libertà che il Signore ci dona al momento in cui crea la nostra anima. Libertà che è elemento imprescindibile per crescere,in questa vita, nell'amore, ed allenarci a diventare degni figli di Dio. L'umanità, ma quel che è gravissimo, la nomenclatura ecclesiastica, per paura di perdere la propria autodeterminazione, rinnegano le leggi di Dio, rinnegando Dio stesso, (unico e vero), e si sprofondano di nuovo nel peccato originale. Mantengono però, non si sa come, quell'anelito inconscio di Dio, che tormenta ogni uomo, (Signore ci hai fatti per te, e il nostro cuore non ha pace finché non riposa in te), ed allora, per conciliare le due cose, diventano panteisti. Tutto ciò che è in natura è buono, (anche i comportamenti contro natura), e l'unico credo professato è l'ecologismo accompagnato da un libertarismo senza limiti. Mitizzatno infine questa vita terrena come se fosse fine a se stessa e non strumento per arrivare all'altra. Da noi in Toscana si usa dire:"siamo alle porte coi sassi", per affermare che siamo alla resa dei conti. La pazienza di nostro Signore non può essere infinita.
RispondiEliminaUna credenza in una "divinità" panteista è molto meno impegnativa della fede nel Dio vivente, che esige obbedienza; ma è vero che il conto da pagare, prima o poi, arriva.
EliminaECONE VINCERA',don Elia?
EliminaE' la Chiesa che deve vincere.
Eliminacertamente,la Chiesa vincerà.Sia fatto tutto ciò che il Salvatore vuole nella certezza che Egli è e sarà sempre pronto ad aiutarci a portare la croce,qualunque essa sia.
EliminaIn principio .....Dio vide quanto aveva fatto, ed ecco,
RispondiEliminaera cosa molto buona
https://www.youtube.com/watch?v=dyPCqTZtCcM&feature=youtu.be
«Consacrali [santificali] nella verità. La tua parola è verità. Come tu hai mandato me nel mondo, anche io ho mandato loro nel mondo» (Gv 17, 17-18)
Elimina"Alcune parole tratte dalla preghiera sacerdotale di Gesù…alla vigilia della mia ordinazione sacerdotale si impressero particolarmente nel mio cuore…Il termine «santo» esprime la particolare natura di Dio. Lui solo è Il Santo. L’uomo diventa santo nella misura in cui inizia a stare con Dio. Stare con Dio significa scardinamento del puro io e il suo divenire una sola cosa con il tutto della volontà di Dio. Questa liberazione dall’io può tuttavia risultare molto dolorosa e non è mai compiuta una volta per tutte. Con il termine «santifica» può tuttavia essere intesa molto concretamente anche l’ordinazione sacerdotale che significa appunto la rivendicazione radicale dell’uomo da parte del Dio vivo per il suo servizio…Il solo lavacro che può realmente purificare gli uomini è la verità, è Cristo stesso. Ed egli è anche la veste nuova accennata nell’esteriore vestizione cultuale... Significa: immergili completamente in Gesù Cristo affinché valga per loro quel che Paolo ha indicato come l’esperienza fondamentale del suo apostolato: 'Non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me' (Gal 2,20). Così, alla sera di quella vigilia, si è impresso profondamente nella mia anima che cosa significa davvero l’ordinazione sacerdotale al di là di ogni aspetto cerimoniale: significa essere sempre di nuovo purificati e pervasi da Cristo così che è Lui a parlare e agire in noi, e sempre meno noi stessi. E mi è divenuto chiaro che questo processo del divenire una cosa sola con lui e il superamento di ciò che è solo nostro dura tutta la vita e racchiude anche sempre dolorose liberazioni e rinnovamenti…Un’indicazione di cammino in tutta la mia vita" ("Dal profondo del nostro cuore", Cantagalli Edizioni, 2020)
https://www.gloria.tv/post/WnM1jeT7JWS828v8VZduU7HJM
Questo giorno memoria dei Santi Pietro e Paolo è per me giorno di gratitudine verso il Signore per la guida di questo Pietro le cui qualita'hanno così attratto l'anima mia tanto da farmi nuovamente percepire l'"Effata'" dello Spirito Santo . Grata per tutto quello che per mezzo di lui mi e' stato donato prego la Vergine Madre di intercedere per lui , per tutti i Sacerdoti e per me affinche'la Sua materna intercessione ci ottenga di sperimentare ogni giorno, nella fede, il miracolo dell’"effatà" . Amen
Jubilate Deo (Recorded 1989) (Live) · Regensburger Domspatzen, Georg Ratzinger
RispondiEliminahttps://www.youtube.com/watch?v=9P4xqPcy5Q0