Iam enim securis ad radicem arborum posita est.
(Mt 3, 10)

sabato 28 marzo 2020


Lo spettro della morte
e la preghiera



Deus ultionum Dominus; Deus ultionum libere egit (Sal 93, 1).

La nostra società gaudente e spensierata, assorbita da una spasmodica ricerca del piacere dei sensi, risucchiata nel vortice del consumismo edonistico, pervenuta allo stadio terminale del nichilismo assoluto, si era illusa di esorcizzare la paura più profonda e ancestrale escludendo il pensiero della morte o trasformandola in spettacolo. L’ossessione del godimento in ogni sfaccettatura mascherava un delirio di onnipotenza che, con infastidito cinismo, relegava nell’oblio decessi e malattie che colpivano sempre qualcun altro. Vita e salute sembravano un possesso definitivo, inattaccabile, sempiterno… finché non è comparsa quella che è subito diventata l’epidemia per antonomasia, la quale, a prescindere dalla sua gravità effettiva, ha fatto dimenticare tutte le precedenti, imponendosi come una minaccia globale e capillare al tempo stesso. Un virus finora ignoto, mutante e insidioso, pare serpeggiare nelle strade deserte, dove, in un’atmosfera surreale, i rari passanti temono perfino di incrociare il tuo sguardo o di rivolgerti un saluto, deviando dalla loro traiettoria per evitare finanche di sfiorarti.

Di colpo son cessati divertimenti e baccanali, si sono svuotati ristoranti e balere; angosciose fobie traspaiono su facce terree, fino a ieri gaie di ciò che abbonda sulla bocca degli stolti. L’atmosfera di libertà sfrenata, non più redarguita nemmeno dalla religione, s’è subitamente mutata in clima di attonita e silente sottomissione; l’andazzo anarcoide dell’individualismo esasperato ha ceduto il posto a una terrorizzata acquiescenza a ordinanze dittatoriali. Come in un mondo composto di schiavi, gli insubordinati non sanno se temere più l’intransigenza dei loro superiori o la delazione dei loro pari. La schiavitù dorata ha inaspettatamente mostrato il suo vero volto, togliendo ai sudditi molti dei diversivi che la rendevano almeno sopportabile. Con un colpo di Stato non dichiarato, il capo di un governo non eletto ha assunto pieni poteri. Reti sociali e mezzi di comunicazione, da cui tutti ormai dipendono, martellano le menti con ordini perentori e colpevolizzanti. Le forze dell’ordine, pagate dai cittadini per garantirne la sicurezza, li trattano da potenziali criminali, controllandone gli spostamenti con procedure persecutorie.

In questa situazione mai sperimentata, più d’uno ricomincia a sentire il bisogno di rivolgersi a Chi sta sopra di noi e può aiutarci. Qua e là si torna ad invocare i patroni di città e paesi; la gerarchia cattolica divulga sussidi di preghiera e fissa appuntamenti per suppliche corali, seppure a distanza; con pudore, nelle case, qualcuno reimpara il segno della croce, ma quasi vergognandosi come di una cosa sconveniente, quando nessuno si imbarazza più delle peggiori volgarità e sconcezze. Alla trepida speranza che Qualcuno – se c’è – possa far qualcosa, si mescola il timore di esser sorpresi in un cedimento al bigottismo; eppure, sconvolti e disorientati dalla minaccia esplosa all’improvviso, si cerca aiuto. Nessuno, tuttavia, sembra interrogarsi sulla ragione di quanto sta succedendo. Preti e vescovi si sgolano a ripetere che Dio non punisce; a chi può dunque venire in mente che si debba cambiare qualcosa per placare il Suo sdegno? Come ci si può scuotere dall’assuefazione a peccati gravissimi che son diventati la norma?

Il nostro Paese – anzi, l’umanità intera – merita ben di peggio. Gli innumerevoli aborti, la distruzione della famiglia, la prassi eutanasica, la corruzione a tutti i livelli, l’alluvione di impurità, pornografia e pratiche contro natura reclamano punizioni ben più severe: «Il Signore è il Dio dei castighi; il Dio dei castighi ha agito liberamente» (Sal 93, 1). Chi, carico com’è di peccati, si sognerà di discutere con Lui di ciò che ha stabilito? «Chi oserà venire a contesa con me? Affrontiamoci» (Is 50, 8). Ma proprio i Suoi ministri, nello sforzo – non richiesto – di scagionarlo da eventuali, assurde accuse, Lo mettono in ridicolo, incoraggiando oltretutto una fiducia temeraria e spingendo i cuori a indurirsi sempre più. È così che, invece di ravvedersi, i disperati si abbandonano alla lussuria in un estremo tentativo di esorcizzare la paura della morte, come a Berlino assediata nella primavera del ’45. Perché voi Pastori non date voce all’appello divino alla conversione, com’è vostro compito? Temete forse la reazione dei nemici di Dio o del mondo incredulo? Siete diventati ciò che siete per dare la vita per la Chiesa o per assicurarvi una buona pensione? E se poi non ci arrivate…? Non sapete che il giudizio sarà tanto più duro quanto maggiore è la responsabilità? «Il giudizio è severo contro coloro che stanno in alto» (Sap 6, 5). Cosa aspettate a convertirvi anche voi?

Su ciò che è più necessario vi siete arresi senza combattere ai governanti della terra. Il Signore, tuttavia, si è servito della vostra codarda incredulità per impartire una lezione al Suo popolo, che Lo aveva stancato con troppe comunioni sacrileghe o senza fede, con troppe pagliacciate a storpiatura del Santo Sacrificio, con troppe irriverenze e trascuratezze verso l’Eucaristia… e ora se n’è visto privato all’improvviso, mentre i luoghi riservati al culto, abitualmente adibiti agli usi più diversi, ora sono inaccessibili. Non vorrà forse dirci qualcosa, il Giudice dei vivi e dei morti? Non ci sta forse dando un salutare avvertimento? Non ha forse fatto misericordiosamente in modo che fossimo trattenuti dall’aggravare ulteriormente il carico delle nostre colpe e delle relative pene? Possibile che i semplici lo capiscano immediatamente e che voi, con tutti i vostri studi e la grazia di stato che vi assiste, facciate tanta fatica ad ammetterlo? «Stolti e tardi di cuore, fino a quando zoppicherete da entrambi i piedi?» (Lc 24, 25; 1 Re, 18, 21).

In nome della famosa collegialità, avete delegato la vostra autorità di diritto divino a un burocrate della conferenza episcopale che ha trattato da solo con i rappresentanti dello Stato tenendo loro testa unicamente per assicurarsi una fetta del denaro destinato al sostegno delle imprese, per poi informarvi di decisioni gravissime a cose fatte, imponendovele al contempo con un’inaccettabile ingerenza nel governo delle vostre diocesi, di cui tocca a voi rispondere davanti a Dio. Facile scaricarsi così le spalle da ogni responsabilità… Vostro malgrado, certo, avete cooperato ai piani correttivi della Provvidenza, ma questo non attenua la condanna che incombe su di voi, né vi esime dalla necessità di un serio esame di coscienza. Anche voi, troppo spesso, trattate i sudditi come nemici, penalizzando e respingendo proprio i  più fedeli. Non sarà perché la loro sola presenza e il loro zelo sono un tacito rimprovero della vostra tiepidezza? Non sarà perché sono un pungolo alla vostra coscienza illanguidita? Cosa deve ancora succedere perché vi ravvediate? Lo spettro della morte deve forse bussare anche alla porta dietro la quale vi siete barricati?

Come potete, in una prova simile, abbandonare il gregge senza guida, senza conforto, senza la grazia dei Sacramenti? Vi sembra giusto lasciare l’iniziativa ai singoli parroci, caricandoli così, implicitamente, di ogni responsabilità, qualora ci siano problemi? Pensate che tutto si sia risolto con il decreto della Penitenzieria Apostolica che concede indulgenze plenarie e autorizza le assoluzioni generali? Ma come si fa a lucrare l’indulgenza se è così difficile confessarsi e comunicarsi? e quale contrizione potrà avere chi neppure sa di essere assolto a distanza? Fino a che punto deve arrivare questa commedia dell'assurdo? Quanto ancora volete tirare la corda del vostro formalismo clericale? Avete più cura di mettervi in pace la coscienza o delle reali necessità delle anime a voi affidate? A quanto pare, la sottomissione all’autorità civile giustifica qualunque omissione e prevale su qualsiasi altra istanza, quando invece sarebbe toccato proprio a voi rivendicare la libertà e la dignità della Chiesa contro questa dittatura mascherata da regime democratico.

L’intenzione delle Preci leonine, ormai, si attaglia perfettamente anche a noi, oltre che ai cristiani già perseguitati in diverse parti del mondo: pro conversione peccatorum, pro libertate et exaltatione Sanctae Matris Ecclesiae… Preghiamo, cari fedeli, supplichiamo insieme, umiliati e contriti, il Dio dei castighi, sia perché liberi la Chiesa da questi funzionari del sacro, collusi con i poteri mondani, che le hanno tolto ogni mezzo di sussistenza spirituale, sia perché tocchi i cuori dei peccatori e di quanti sono cattolici solo di nome in modo che, con la loro conversione, plachino l’ira divina e cooperino al bene di tutti. Da secoli e secoli, la liturgia di sempre Lo invoca così: «Ti preghiamo, Dio onnipotente: concedi a noi, che veniamo afflitti in conseguenza delle nostre azioni, di riprender fiato con la consolazione della tua grazia». Per essere esauditi, tuttavia, non possiamo ignorare un’esigenza inaggirabile: «che trattiamo i tuoi santi Misteri con un ossequio senza finzione e li assumiamo sempre con un animo pieno di fede». Con questa intenzione, trasformate i disagi e le limitazioni della libertà che vi sono imposti in uno strumento di penitenza donatovi dalla Provvidenza, così da renderli spiritualmente fecondi con la loro libera accettazione ed offerta.

Concede, quaesumus, omnipotens Deus: ut, qui ex merito nostrae actionis affligimur, tuae gratiae consolatione respiremus. Da nobis, quaesumus, omnipotens Deus: ut sancta tua, quibus incessanter explemur, sinceris tractemus obsequiis, et fideli semper mente sumamus (Colletta e Postcommunio della Quarta Domenica di Quaresima).

8 commenti:

  1. "Nel fango affonda lo stivale dei maiali".
    Grazie per questa sana sferzata che sa di antiche e mai più ritrovate catechesi di un tempo. Che Dio la Benedica e che noi tutti, cattolici appassionati più per Grazia che per volontà, possiamo davvero riassaporare la Messa con maggior e più attenta devozione.
    Sia lodato Gesù Cristo ora è sempre.

    RispondiElimina
  2. Amen.
    Grazie don Elia per queste parole lucide, taglienti e "scomode" come scomoda è stata la presenza terrena del Verbo per i duri di cuore.

    RispondiElimina
  3. Non si può contendere con i malvagi .Amare,credere e sperare. Non abbiamo creduto al Signore dei miracoli,non ci siamo fidati. E’stato più facile chiudere le chiese e sprangare le porte ai fedeli che si sono ribellati ma, troppo pochi. Dio si piega all’amore ma si sdegna davanti all’indifferenza. Dove sono i credenti,quanti sono. Alla messa di stasera,con le porte sprangate,ci si conta a colpo d’occhio,cosi tutti i giorni.
    I fedeli sono stati convinti che pregare a casa è come pregare davanti al tabernacolo,la Comunione spirituale può sostituire quella reale, ci possiamo confessare con Dio. Un bel colpo di mano. Il virus si è anche dimostrato un ottimo cavallo di Troia per assestare un colpo quasi mortale alla Fede. Le coscienze tacciono,ubriacate da questo vino drogato, distribuito come una medicina per loro bene, da questi traditori che si nascondono dietro la circolare dello stato laico. Pure codardi. Possiamo essere eroi senza essere martiri,oppure dei traditori codardi. A noi la scelta della parte.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Il virus si è dimostrato un'ottimo pretesto per portare a termine il lavoro di demolizione del cattolicesimo. Nel vuoto della loro apostasia, certi ecclesiastici non possono fare altro che spingere i fedeli nel vuoto di una finta religione.

      Elimina
    2. Fedeli alla Parola di Cristo abbiamo ancora sacerdoti che danno la Sacra Eucarestia.
      Anche noi non lasciamoli soli e andiamo a trovare Gesù in chiesa.

      Elimina
  4. L’arcivescovo Carlo Maria Viganò ha rilasciato un’importante intervista in inglese a “The Remnant” sulla situazione della Chiesa, il coronavirus, e il rapporto fra questa pandemia e lo stato del mondo e della fede cristiana.
    Ecco due passi significativi:

    D - Papa Francesco ha invitato il 25 Marzo a recitare il Pater noster tutti i Cristiani, indipendentemente dal fatto che siano Cattolici, per chiedere a Dio la fine della pandemia, e ha lasciato intendere che anche chi professa altre religioni poteva unirsi alla sua preghiera.
    R - Il relativismo religioso insinuato dal Concilio ha cancellato la persuasione che la Fede Cattolica sia l’unica via di salvezza e che il Dio Uno e Trino che adoriamo sia l’unico vero Dio. Papa Bergoglio ha affermato, nella Dichiarazione di Abu Dhabi, che tutte le religioni sono volute da Dio: questa è non solo un’eresia, ma una forma di gravissima apostasia ed una bestemmia. Perché́ affermare che Dio accetta di esser adorato indipendentemente da come Egli si è rivelato, significa vanificare l’Incarnazione, la Passione, la Morte e la Resurrezione del nostro Salvatore. Significa rendere inutile lo scopo per cui esiste la Chiesa, la ragione per cui milioni di Martiri hanno offerto la loro vita, per cui esistono i Sacramenti, il Sacerdozio e lo stesso Papato. Purtroppo, proprio quando si dovrebbe espiare l’oltraggio alla Maestà di Dio, vi è chi chiede di pregarLo assieme a chi rifiuta di onorare la Sua Santissima Madre proprio nel giorno della sua festa. È questo il modo più̀ appropriato per ottenere la fine della pestilenza?

    D - Qual è il messaggio di Vostra Eccellenza a quanti oggi hanno la responsabilità̀ di difendere e guidare il gregge di Cristo?
    R - È indispensabile e indifferibile una vera e propria conversione del Papa, della Gerarchia, dei Vescovi e di tutto il clero, così come dei Religiosi. I laici lo reclamano, mentre soffrono in balia della confusione per la mancanza di guide fedeli e sicure. Non possiamo permettere che il gregge che il divino Pastore ci ha affidato per governarlo, proteggerlo e condurlo alla salvezza eterna sia disperso da mercenari infedeli. Dobbiamo convertirci, tornare ad essere totalmente di Dio, senza compromessi col mondo. I Vescovi devono riprendere coscienza della propria Autorità̀ Apostolica, che è personale, che non può̀ esser delegata a soggetti intermedi come le Conferenze Episcopali o i Sinodi, i quali hanno snaturato l’esercizio del ministero apostolico, recando gravi danni alla costituzione divina della Chiesa come Cristo l’ha voluta. Basta sentieri sinodali, basta con una malintesa collegialità̀, basta con questo assurdo senso di inferiorità̀ e cortigianeria verso il mondo; basta con l’uso ipocrita del dialogo al posto dell’annuncio intrepido del Vangelo; basta con gli insegnamenti di false dottrine e il timore di predicare la purezza e la santità̀ di vita; basta con i silenzi pavidi davanti all’arroganza del Male. Basta con la copertura di ignobili scandali: basta con la menzogna, l’inganno e le vendette! La vita cristiana è una milizia, non una spensierata passeggiata verso il baratro. A ciascuno di noi, in ragione dell’Ordine Sacro che abbiamo ricevuto, Cristo chiede conto delle anime che abbiamo salvato e di quelle che abbiamo perduto per non averle ammonite e soccorse. Torniamo all’integrità̀ della Fede, alla santità dei costumi, al vero Culto gradito a Dio. Conversione e penitenza, dunque, come ci esorta la Vergine Santissima, Madre della Chiesa. A Lei, tabernacolo dell’Altissimo, chiediamo di ispirare nei Pastori questo eroico slancio per la salvezza della Chiesa e per il trionfo del Suo Cuore Immacolato.

    https://www.marcotosatti.com/2020/03/30/vigano-la-pandemia-punisce-anche-linfedelta-della-chiesa/

    RispondiElimina
  5. Riflessione sulla Passione del Signore: il banchetto di Betania
    Nella cena a Betania, in cui Maria onora Cristo, diventa palese la cattiveria di Giuda: costui infatti, morso dalla sua superbia, decide di vendere Cristo.
    https://www.youtube.com/watch?v=0qzR3PqDHWY
    rev. don Vilmar Pavesi, FSSP associatus

    RispondiElimina
  6. Catechesi Mariana sulle apparizioni di Fatima
    Laus Mariæ!
    Rev. don Vilmar Pavesi, FSSP associatus
    https://www.youtube.com/watch?v=XSd6YFUvLL0

    Troverete la precedente catechesi al seguente link: https://youtu.be/m6Je9ZUGwaE
    "Maria, da parte sua, custodiva tutte queste cose,meditandole nel suo cuore "(Lc 2,19)

    RispondiElimina